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TEL./FAX: 0832.328627
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sul suo sito
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CD
Archivio News
2010
Archivio news
15 dicembre 2010 -
Pubblicato
l'elenco delle
attività svolte dal WWF Salento nel 2010
14 dicembre 2010 -
Proiezione del film “The age of stupid” il
16 dicembre 2010 presso il Circolo Zei alle ore 21:00
The
age of stupid
è un
film-documentario del regista Franny Armstrong sui cambiamenti
climatici. Citato come uno dei film più importanti del nostro tempo, è
stato sostenuto da Greenpeace, da Friends of the Earth, WWF e Tck Tck
Tck; è stato presentato al Parlamento dell’Unione Europea, al comitato
di consulenza di Obama, alla Banca Nazionale, all’Epa americana (agenzia
per la protezione ambientale), all’ONU.
Interpretato
dal candidato agli Oscar Pete Postlethwaite, The age of stupid è
una storia ambientata in un futuro non troppo lontano, nel 2055; si
racconta di un uomo che vive in solitudine in un mondo stravolto e
devastato dai cambiamenti climatici, ponendosi un interrogativo: perché
non è stato salvato in tempo il pianeta Terra?
Per incuria e
sconsideratezza, forse stiamo attraversando, cinici e indifferenti, the
age of stupid, l’età della stupidità, degli interventi dilazionati,
delle decisioni non prese, dei ritardi non recuperati.
Di fronte
all’allarme generale suscitato dal cambiamento del clima, la politica
ambientale internazionale si muove con lentezza e difficoltà per gli
ostacoli frapposti dai diversi stati nazionali sotto la pressione di
forti poteri economici.
Nonostante
sia stata riconosciuta la necessità di non aumentare il riscaldamento
globale della terra, non sono stati definiti gli obiettivi a medio
termine dei Paesi industrializzati, né sono stati indicati gli
investimenti necessari per affrontare una così complessa problematica.
Intervenire
in tempo per far fronte a un problema drammatico dagli effetti
devastanti è ormai un obbligo, esercitare una forte pressione su chi ha
potere e responsabilità decisionale è un dovere.
In tale
contesto l’associazione WWF Salento e l’associazione Greenpeace di Lecce
in collaborazione con il Circolo Zei propone giovedì 16 dicembre la
visione del film “The age of stupid” presso lo stesso circolo in via
Corte dei Chiaramonte, 2 a Lecce alle ore 21:00, per stimolare la
riflessione critica su tematiche di dimensione planetaria attraverso un
lavoro di analisi, interpretazione e valutazione del messaggio, si
promuove la formazione di un cittadino maturo e responsabile, capace di
inserirsi attivamente nella società, apportando un contributo personale
nella consapevolezza di avere nelle proprie mani il futuro dell’umanità.
‘MATERIALE
SU THE AGE OF STUPID’
WWF Italia
http://www.wwf.it/client/render.aspx?root=4203 (italiano)
Immagini
http://www.ageofstupid.net/photos -
http://www.ageofstupid.net/pr_resources (inglese)
Materiali per
la stampa
http://www.ageofstupid.net/press-pack (inglese)
Trailer
http://www.ageofstupid.net/video/trailer
(inglese)
Clip Electronic Press Kit
http://www.ageofstupid.net/video
(inglese)
Locandina
dell’evento
14 dicembre 2010 -
Lecomotiva - Prendi l'ecotreno per fare la spesa bio:
ultima tappa in partenza da Lecce
L'iniziativa Lecomotiva ha preso il via sabato 13
novembre ed è stato un viaggio sui treni storici locali alla scoperta
delle bellezze del territorio pugliese e dei prodotti biologici
presentati nei mercatini allestiti nelle piazze delle stazioni
coinvolte.
Ora siamo giunti all'ultima tappa del nostro viaggio prevista per sabato
prossimo 18 dicembre.
Il treno partirà da Lecce in
mattinata per raggiungere prima Nardò per
una breve escursione e infine Gallipoli,
dove verrà allestito il mercatino biologico e un mercatino natalizio.
Vi contatto perchè ci piacerebbe molto avere un vostro
supporto in termini di diffusione dell'iniziativa per
far partecipare a questa ultima giornata di un progetto che ha riscosso
molta attenzione, quanta più gente possibile del territorio.
Il biglietto per salire a bordo della Lecomotiva ha un costo simbolico
di € 5,00 e può essere acquistato online suwww.voglioilbiglietto.it e
presso La Clinica dell'Accendino a Lecce.
Il programma
dettagliato -
http://www.insiemeuropanet.it
10 dicembre 2010 -
Efficienza energetica ed obiettivi di
Kyoto. Secondo uno studio, l'Italia attraverso l'efficienza energetica
può tagliare le emissioni di 28 Mt entro il 2020
Ieri
a Roma si è svolto il convegno su “Efficienza energetica: le aziende
italiane alla sfida del clima”, promosso da AzzeroCO2 in collaborazione
con Legambiente e Kyoto Club.
Nel corso dell'incontro, è
stato presentato uno
studio realizzato dall’Istituto di ricerche Ambiente Italia, nel
quale si afferma che,
intervenendo con politiche e
incentivi per migliorare l’efficienza energetica
in alcuni settori strategici - edifici, impianti termici per
riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda sanitaria,
azionamenti elettrici, autoveicoli e bike sharing -
è possibile raggiungere una
riduzione dei consumi energetici di circa 9 Mtep e delle emissioni di
CO2 di 28 Mt entro il 2020.
Tagli ai consumi e alle emissioni raggiungibili attraverso interventi
che, oltretutto, si ripagano da soli perché sulla base della spesa
ipotizzabile, dei tempi di vita utile degli interventi e del mancato
costo di acquisto dell’energia, il saldo dell’operazione risulta
positivo, con un attivo di 16 miliardi di euro.
Riguardo agli obiettivi che l’Italia
deve raggiungere al 2020 in termini di emissioni di CO2, secondo lo
studio, con la crisi economica si può stimare che, già a partire da
quest’anno, si è toccata la quota obiettivo fissata dall’Unione Europea.
Per il nostro Paese diventa quindi strategico evitare che risalga la
curva delle emissioni una volta usciti dalla crisi, mentre ancora più
interessante diventa la possibilità per l’Italia di un passaggio degli
obiettivi europei al 2020 a -30%”.
Questa
ricerca mette in evidenza i vantaggi di una seria politica per
l'efficienza. Le aperture della Cina a Cancun impongono un innalzamento
dell'obiettivo europeo di riduzione delle emissioni al 30% nel 2020,
come richiesto anche dal Parlamento europeo nelle scorse settimane.
In conclusione, considerato che circa
la metà delle riduzioni verranno dalle azioni sull'efficienza energetica
e viste le straordinarie ricadute economiche ed occupazionali,
evidenziate dallo studio presentato, risulta fondamentale rilanciare in
Italia una nuova ed incisiva politica di efficienza energetica.
Sintesi a cura
di
Ing. Grazio V. Passaseo
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06 dicembre 2010 -
GSE, consultazione pubblica per la
Guida al fotovoltaico integrato. I moduli dovranno sostituire i
componenti architettonici. I produttori potranno inviare osservazioni
entro il 13 dicembre
Ci sarà tempo fino al 13
dicembre per inviare al GSE eventuali osservazioni in merito alle nuove
modalità operative previste nella Guida all'Integrazione architettonica
del fotovoltaico pubblicata dal 3 dicembre sul sito del gestore.
Solo componenti
ad hoc
Con il Terzo Conto Energia il premio per l'integrazione architettonica
verrà riservato agli impianti fotovoltaici che utilizzano moduli e
componenti speciali sviluppati specificatamente
per integrarsi e sostituire
elementi architettonici degli edifici
(Per quanto stabilito nel titolo III -Impianti
fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative del DM 6/8/2010).
Gli impianti, entrati in esercizio a partire dal 1 gennaio 2011, devono
avere una potenza non inferiore a 1 kW e non superiore a 5 MW e potranno
beneficiare del premio i soggetti persone fisiche, persone giuridiche,
soggetti pubblici o condomini di unità immobiliari ovvero di edifici.
La tariffa
incentivante sarà articolata
secondo i valori indicati:
1kW ≤ P ≤ 20kW 0,441€/kWh
20kW < P ≤ 200kW 0,40 €/kWh
200kW < P ≤ 5000 kW- 0,37€/kWh
Il FV deve
diventare componente d'architettura
Sulla base delle rigide prescrizioni per il riconoscimento del premio
per l'integrazione emerge che "il modulo fotovoltaico non è più mero
generatore di energia, ma diventa
un nuovo componente
dell'architettura con una
funzione che lo rende parte integrante dell'edificio" spiega
Gerardo Montanino,
direttore della divisione operativa del GSE.
"Gli attori coinvolti non sono
più soltanto i produttori di celle o moduli, ma l'intera industria delle
costruzioni. E' una sfida che interessa tutti, poiché il fotovoltaico
entra de facto
nei nostri edifici, non soltanto perché
abbiamo bisogno di edilizia "sostenibile" dal punto di vista energetico,
ma perché diventa materia di architettura" continua Montanino.
REQUISITI
DEL FOTOVOLTAICO INTEGRATO
Con questa guida, il GSE vuole individuare tali definizioni, modalità e
regole tecniche, in modo tale da definire univocamente i requisiti che
deve avere un modulo o un componente fotovoltaico al fine di essere
considerato integrato architettonicamente.
La guida, completa di schemi
illustrativi che agevolano la comprensione del testo, segue il principio
comune ad altri sistemi di incentivazione europei basati
sull'integrazione in architettura, che la superficie fotovoltaica, oltre
a produrre energia, deve garantire le prestazioni del componente
edilizio che sostituisce. Ai produttori viene lasciato tempo fino al 13
dicembre per inviare eventuali osservazioni
alla casella di posta:
consultazione.FTV@gse.itQuesto indirizzo
e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
CARATTERISTICHE DEL
MODULO
Al fine di accedere alle tariffe gli impianti fotovoltaici dovranno
utilizzare moduli e componenti con le seguenti caratteristiche:
1.
moduli e
componenti speciali, sviluppati specificatamente per integrarsi e
sostituire elementi architettonici di edifici quali:
a) coperture degli edifici;
b) superfici opache verticali;
c) superfici trasparenti o semitrasparenti;
d) superfici apribili e assimilabili quali porte, finestre e vetrine
anche se non apribili comprensive degli infissi;
2. moduli e
componenti che abbiano significative innovazioni di carattere
tecnologico;
3. moduli
progettati e realizzati industrialmente per svolgere, oltre alla
produzione di energia elettrica anche funzioni architettoniche
fondamentali quali:
a) protezione e regolazione termica
dell'edificio;
b) tenuta all'acqua e impermeabilizzazione della struttura edilizia
sottesa;
c) tenuta meccanica comparabile con l'elemento edilizio sostituito.
INSTALLAZIONE DEL
MODULO
I
moduli, inoltre, dovranno essere installati secondo le seguenti
modalità:
1. i moduli devono sostituire
componenti architettonici degli edifici;
2. i moduli devono comunque svolgere
una funzione di rivestimento di parti dell'edificio, altrimenti svolta
da componenti edilizi non finalizzati alla produzione di energia
elettrica;
3. da un punto di vista estetico, il
sistema fotovoltaico deve comunque inserirsi armoniosamente nel disegno
architettonico dell'edificio.
Le tariffe sono erogate per un
periodo di venti anni, a decorrere dalla data di entrata in esercizio
dell'impianto e rimangono costanti per l'intero periodo di
incentivazione.
Fonte: rinnovabili.it
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06 dicembre 2010 -
Clima, la svolta della Cina. "Sì al
taglio dei gas serra"
Settimana conclusiva del summit a
Cancun. Dopo aver provocato il fallimento della conferenza di
Copenaghen, oggi Pechino apre a impegni vincolanti e trascina anche
l'India. Gli esperti: "Riduzioni attuali del tutto insufficienti"
di ANTONIO
CIANCIULLO
CANCUN - Un passo indietro
del Giappone e un passo avanti della Cina. Un rapporto di Greenpeace che
parla di un aumento del 3 per cento della mortalità per ogni grado di
aumento della temperatura e la preoccupazione dei delegati per il
documento base del negoziato ancora non pronto. La settimana conclusiva
del vertice Onu di Cancun che ha per posta il futuro del clima si è
aperta rispettando il copione degli ambientalisti all'assalto e delle
istituzioni titubanti. Ma, mentre migliaia di indios si preparano a
marciare sul palazzo della conferenza per far valere i diritti di chi
rischia di perdere tutto per colpa del cambiamento climatico, sono
arrivate le prime sorprese.
La più importante è il ruolo che Pechino sembra intenzionata a giocare:
dopo aver dato il contributo fondamentale nel fallimento della
conferenza di Copenaghen del dicembre scorso, è tornata di nuovo in
prima fila ma in una veste opposta. Per la prima volta la Cina ha fatto
un'apertura importante aprendo la strada al negoziato per impegni
vincolanti sul taglio dei gas serra da definire in tempi rapidi e da
attuare a partire dal 2020. In questa prospettiva sta anche esaminando
la possibilità di realizzare un sistema interno di permessi di
emissione: una possibilità che si lega al ruolo di principale produttore
di energie rinnovabili che Pechino ormai ha conquistato.
E' stato il capo negoziatore cinese Su Wei a dichiararsi favorevole a
una soluzione di compromesso che, rinviando a un secondo momento la
discussione sulla quantificazione
dei tagli di emissioni serra, punti a un impegno globale nella lotta
contro il riscaldamento climatico: "Stiamo aspettando segnali fin dal
2005. Oggi è tempo di avere una conferma del Protocollo di Kyoto
espressa in termini cristallini'".
Anche l'India, l'altra nuova potenza che aveva bloccato Copenaghen,
segue a ruota l'apertura cinese riaprendo di fatto i giochi. E di fronte
a una nuova disponibilità a trovare un accordo generale (pur omettendo
per il momento i numeri) l'irrigidimento di Giappone e Canada - che
avevano annunciato di non voler partecipare alla seconda fase del
protocollo di Kyoto (dopo il 2012) - potrebbe sciogliersi.
L'alternativa del resto è difficile da prendere in considerazione. Il
Climate Action Tracker, il programma scientifico di valutazione
indipendente realizzato da Ecofys, Climate Analytics e Potsdam Institute
for Climate Impact Research, ha calcolato che le riduzioni derivanti
dagli impegni dei paesi dell'accordo di Copenhagen sono del tutto
insufficienti: porteranno a fine secolo a un surriscaldamento del
pianeta oltre i 3 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Le proposte
più avanzate sul tavolo negoziale sono infatti la metà dei tagli
necessari per avere buone possibilità di limitare il riscaldamento a 2
gradi. Insomma, continuando sulla strada del rinvio di ogni decisione
sulla fuoriuscita dall'era del petrolio, la febbre del pianeta
continuerà a crescere fino ad arrivare a una soglia non compatibile con
la presenza di 9 miliardi di esseri umani. Fonte: repubblica.it
06 dicembre 2010 -
Terzo conto energia. Dal GSE le
regole tecniche per le tariffe incentivanti. Più chiarezza nella
procedura di istruttoria tecnico amministrativa condotta dal GSE.
Il
GSE ha pubblicato un documento guida
che descrive le modalità, i criteri e le
regole tecniche per la presentazione della domanda per il
riconoscimento degli incentivi agli impianti fotovoltaici, ai sensi del
Decreto interministeriale del 6 agosto 2010 e Version:1.0 e dell’art. 13
della Delibera ARG/elt n.181/2010.
L'obiettivo
del documento - si legge nella nota accompagnatoria - è di rendere
trasparente e chiara l'intera fase di istruttoria tecnico amministrativa
condotta dal GSE, finalizzata alla verifica dell'esistenza dei requisiti
richiesti e all'individuazione della pertinente tariffa da riconoscere.
A tal fine le
regole tecniche di dettaglio utilizzate durante la valutazione
sono descritte ed approfondite nelle Appendici A - D al documento, anche
con l'ausilio di schede, tabelle, schemi grafici e foto illustrative.
Il testo si
articola in tre parti:
1° parte (capitoli 2 e 3):
illustra le definizioni e le
regole, queste ultime
direttamente derivate dalla normativa di riferimento, utilizzate nella
fase di valutazione delle richieste;
2° parte (capitoli da 4 a 8): esplicita le tre
principali fasi in cui si
divide il processo di riconoscimento degli incentivi: presentazione
richiesta, valutazione documentazione e comunicazione esito;
3° parte (capitoli 9 e 10): descrive il passaggio dall'ammissione agli
incentivi alla
stipula della convenzione tra
GSE e Soggetto Responsabile.
Nell'Allegato
1 è riportato lo schema del
flusso del processo di riconoscimento degli incentivi, mentre nell'Allegato
2 sono riportati i formati dei
modelli da utilizzare in fase di richiesta degli incentivi e premi.
Integrazione
architettonica
I criteri per l'attribuzione delle
tariffe per le applicazioni innovative finalizzate all'integrazione
architettonica (Titolo III del Decreto) sono invece pubblicati
separatamente in una specifica Guida predisposta dal GSE, come richiesto
al comma 3 dell'articolo 11 dello stesso Decreto.
Modulo
on-line per la prevedibilità delle immissioni
IL GSE ricorda che è richiesta
la compilazione di uno specifico modulo on-line per la raccolta delle
informazioni tecniche di impianto. Questa nuova procedura si rende
necessaria a seguito dalla
Delibera ARG/elt 4/10
"Procedura per il miglioramento della prevedibilità delle immissioni
dell'energia elettrica prodotta da impianti alimentati da fonti
rinnovabili non programmabili relativamente alle unità di produzione non
rilevanti" e interessa sia impianti fotovoltaici che impianti
fotovoltaici a concentrazione, di potenza superiore a 200 kW.
Tali informazioni sono necessarie ad una prima analisi di fattibilità
della telelettura, da parte del GSE della fonte primaria, mediante
l'installazione di apparecchiature presso gli impianti.
Le modalità
per la compilazione dei suddetti moduli on line sono riportate in
Appendice E.
Fonte.rinnovabili.it
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06 dicembre 2010 -
Da Greenpeace la
classifica dei grandi inquinatori italiani. Il gruppo industriale più
inquinante è Enel: la sua centrale a carbone “Brindisi sud” ha prodotto
13 Mt di CO2 nel 2009
Quanto inquinamento producono i
grandi gruppi industriali italiani? Un'interessante classifica, lanciata
da Greenpeace Italia, rivela che al primo posto della graduatoria dei
“Grandi Inquinatori 2009” si posiziona (per il quarto anno consecutivo)
il colosso Enel,
seguito da Edison
e dal Gruppo
Saras.
Tra i grandi impianti,
il più inquinante è la
centrale Enel a carbone “Brindisi sud”,
che ha emesso nel 2009 13 milioni le tonnellate (Mt) di CO2, seguita
dalla Centrale Edison di Taranto con 5,9 Mt di CO2 e la raffineria Saras
di Sarroch con 5,2 Mt di anidride carbonica.
Emissioni ridotte
solo del 3% rispetto al 1990
Rispetto a queste cifre, il
dato positivo è che nel 2009 le emissioni di CO2 si sono ridotte
passando dai 538,6 milioni di tonnellate del 2008 a quota 502 milioni,
un calo dovuto alla crisi economica e all'effetto degli interventi di
efficientamento energetico. Tuttavia, sottolinea Greenpeace,
rispetto al 1990 la
diminuzione è stata di solo il 3%, meno della metà dell'obiettivo
fissato dal Protocollo di Kyoto.
Anzi, le emissioni della centrale Enel a carbone “Brindisi sud”
registrate nel 2009, hanno superato ampiamente le quote e i limiti di
10,4 Mt di CO2 imposti dalla Direttiva europea sulle emissioni (Emission
Trading Scheme).
Calo costante
delle emissioni nel termoelettrico
Comunque, i dati degli ultimi
cinque anni dimostrano una riduzione costante delle emissioni del
settore termoelettrico, passate
dalle 147 Mt del 2005 alle 122,2
del 2009. Il merito –
evidenzia l'associazione ambientalista - è anche della
massiccia diffusione delle fonti
rinnovabili, il cui contributo
sulla produzione totale di energia elettrica ha ormai superato il 20%.
Obiettivi 2020 a
rischio
“Esiste un ampio margine per
aumentare questa quota di energie verdi, ma si continua a puntare sul
carbone e, in un futuro più lontano, sul nucleare. Le centrali a carbone
autorizzate o in corso di autorizzazione prevedono un totale di circa
40 nuovi Mt di
CO2. Se realizzate – avverte
Greenpeace - impediranno all'Italia di raggiungere i suoi obiettivi di
riduzione delle emissioni al 2020 e potranno gravare sui contribuenti
per centinaia di milioni di euro. In particolare, il piano di
investimenti di Enel comporterebbe quasi il raddoppio delle sue
emissioni di CO2”.
Secondo Greenpeace, è questo il
momento giusto “per orientare il nostro sistema economico produttivo
verso soluzioni innovative, basate sulle fonti rinnovabili e
l'efficienza energetica, capaci di generare occupazione sostenibile e
durevole, migliorare la qualità dell'ambiente e della vita delle
persone”.
Critiche al
Decreto rinnovabili
Alla luce dei dati della
classifica sui grandi inquinatori dell'anno, l'associazione
ambientalista chiede al Governo una revisione della bozza di decreto
legislativo di attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione
dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. Si tratta secondo Greenpeace
di un provvedimento che, nonostante alcuni aspetti positivi, “assesta
un colpo mortale allo sviluppo dell'energia eolica e colpisce il
comparto fotovoltaico,
riducendo il meccanismo degli incentivi in maniera disordinata”.
Fonte: energoclub.org
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02 dicembre 2010 -
Detrazioni 55%, il Governo
si impegna a portarle a regime. Al Senato il Governo accoglie un ordine
del giorno nel quale si impegna a rendere stabile il bonus fiscale
In commissione Bilancio al
Senato il Governo ha accolto un ordine del giorno al ddl Stabilità (ex
Finanziaria 2011) in cui “si
impegna a considerare l’opportunità di portare a regime le detrazioni
per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio
esistente - detrazione del 55%
delle spese sostenute - introdotte dalla legge finanziaria 2007 e più
volte prorogate dalle leggi di bilancio successive”. Ciò al fine di dare
“una positiva risposta alla richiesta di stabilità del quadro normativo
proveniente dall’intera filiera produttiva interessata da tali
agevolazioni”.
L'ordine del giorno recepito
dal Governo è stato presentato dal
senatore di Bolzano Oskar
Peterlini (SVP), e
sottoscritto dai colleghi Thaler Ausserhofer e Pinzger. Peterlini spiega
di aver proposto questo odg “al fine di portare a regime queste
detrazioni. La permanenza di queste agevolazioni contribuirebbe non poco
a dare certezze sia agli operatori economici che ai cittadini”.
55% prorogato al
2011
Ricordiamo che la detrazione Irpef
del 55% delle spese per interventi di riqualificazione energetica degli
immobili è stata prorogata al 31 dicembre 2011 da un emendamento al
disegno di legge di Stabilità (Finanziaria 2011) approvato nel novembre
scorso dalla Camera. Il provvedimento, ora all'esame del Senato, prevede
la ripartizione del bonus in 10 quote annuali di pari importo, anziché
in 5 come previsto attualmente. L'emendamento mantiene l'attuale assetto
del bonus, conservando sia l'aliquota del 55% per tutti gli interventi
di riqualificazione energetica degli edifici che la procedura
semplificata che permette ai privati di compilare in via telematica la
documentazione senza l'aiuto di un tecnico.
Proposta per
estenderlo all'antisismica
Un altro ordine del giorno,
presentato dal Partito Democratico, è stato approvato nei giorni scorsi
dalla Camera e propone di estendere il 55% anche al consolidamento
antisismico degli edifici. Fonte: anit.it
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01 dicembre 2010 -
Decreto rinnovabili, nel
2015 addio ai certificati verdi. Esame della seconda parte del Dlgs sui
nuovi meccanismi d'incentivazione. Dal 2013 passaggio graduale dai
certificati verdi alla tariffazione feed in.
Eliminazione dei meccanismo dei
certificati verdi entro la fine del 2015: è una delle novità contenute
nello schema di decreto legislativo, approvato ieri dal Consiglio dei
Ministri, per l'attuazione della direttiva 2009/28/CE, del 23 aprile
2009, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili.
Il decreto, spiega una nota del
ministero dello Sviluppo economico, “provvede alla razionalizzazione ed
all’adeguamento del sistema di incentivi per produrre e utilizzare l’
energia rinnovabile, per la produzione di energia elettrica e termica;
all’individuazione di misure volte all’incremento dell’efficienza
energetica nei vari settori di utilizzo dell’energia; alla necessaria
semplificazione delle procedure autorizzative; allo sviluppo delle
infrastrutture di rete necessarie per il pieno sfruttamento delle fonti
rinnovabili. Il provvedimento definisce anche modalità relative alla
diffusione delle informazioni, al monitoraggio dell’avanzamento rispetto
agli obiettivi”.
Riforma
incentivi in vigore dal 1° gennaio 2013
Riguardo alla riforma del sistema di incentivi alle rinnovabili, il
provvedimento stabilisce che la produzione di energia elettrica da
impianti alimentati da fonti rinnovabili, entrati in esercizio entro il
31 dicembre 2012, è incentivata con i meccanismi vigenti, ferma
l'applicazione di alcuni correttivi. Per gli impianti che entreranno in
esercizio a partire dal 1° gennaio 2013, invece, si applicheranno
incentivi che consistono in
tariffe per i piccoli impianti
fino a 10 MW e in aste al ribasso per gli impianti di dimensioni
maggiori. Per gli impianti a
biomasse, biogas e bioliquidi, caratterizzati dalla dipendenza del costo
dell’energia dal costo della materia prima, è prevista invece una
tariffa “binomia” con una parte legata all’andamento dei costi della
materia prima.
Con il passaggio al nuovo sistema di
incentivazione, viene abrogata la parte che stabilisce l’incremento
della quota minima di elettricità prodotta da impianti alimentati da
fonti rinnovabili da immettere nel sistema elettrico nazionale.
L’energia elettrica importata a partire dal 1° gennaio 2012 non è
sottoposta all’obbligo di immissione solo nel caso in cui concorra al
raggiungimento degli obiettivi imposti a livello Ue per le rinnovabili,
ma a partire dal 2013 è previsto che la quota d’obbligo si riduca
linearmente fino ad azzerarsi nel 2015.
Fine del
meccanismo dei certificati verdi
La bozza di decreto, spiega il MSE, “apporta chiarezza in merito ai
certificati di origine dell'elettricità prodotta da fonti rinnovabili,
che non potranno più essere utilizzati ai fini del raggiungimento degli
obiettivi nazionali di sviluppo delle fonti rinnovabili”. Per quanto
riguarda gli incentivi all'eolico, viene previsto che
il GSE ritiri annualmente i
certificati verdi fino al 2015,
“eventualmente eccedenti quelli necessari per il rispetto della quota
d’obbligo. Il prezzo di ritiro dei predetti certificati è pari al 70%
del prezzo di cui al citato comma 148”. Sarà modificato il calcolo di
questi incentivi attraverso decreti attuativi da emanare entro il 2012.
Gli
strumenti di incentivazione
Il decreto prevede i seguenti strumenti di incentivazione: incentivo per
il biometano immesso nella rete; fondo a favore dello sviluppo
dell’infrastruttura per il teleriscaldamento e il teleraffreddamento;
incentivi per la produzione di energia elettrica da impianti alimentati
da fonti rinnovabili; contributi per la produzione di energia termica da
piccoli impianti; potenziamento del sistema di incentivi per
l’efficienza energetica, attraverso i certificati bianchi; fondi in
favore dello sviluppo tecnologico ed industriale.
Interventi per lo sviluppo delle reti elettriche
Il provvedimento stabilisce che “ai distributori di energia elettrica
che effettuano interventi di ammodernamento secondo i concetti di smart
grid spetta una maggiorazione della remunerazione del capitale investito
per il servizio di distribuzione". Tali interventi "consistono
prioritariamente in sistemi per il controllo, la regolazione e la
gestione dei carichi e delle unità di produzione, ivi inclusi i sistemi
di ricarica di auto elettriche”.
Compiti
dell'Aeeg in materia di accesso alle reti elettriche
In materia di accesso alle reti elettriche, vengono definiti ulteriori
compiti per l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, che “entro il
30 giugno 2013 e successivamente ogni due anni”, deve aggiornare “le
direttive di cui all’articolo 14 del decreto legislativo 29 dicembre
2003, n. 387, perseguendo l’obiettivo di assicurare l’integrazione delle
fonti rinnovabili nel sistema elettrico nella misura necessaria per il
raggiungimento degli obiettivi al 2020”.
Collegamento degli impianti di produzione di biometano alla rete del gas
naturale
Nella bozza di Dlgs si legge: “entro tre mesi dalla data di entrata in
vigore del presente decreto, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas
emana specifiche direttive relativamente alle condizioni tecniche ed
economiche per l'erogazione del servizio di connessione di impianti di
produzione di biometano alle reti del gas naturale i cui gestori hanno
obbligo di connessione di terzi”.
Teleriscaldamento e teleraffrescamento
Per favorire lo sviluppo dell'infrastruttura per il teleriscaldamento e
il teleraffrescamento, il decreto assimila le infrastrutture destinate
all'installazione di reti di distribuzione di energia da fonti
rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento “alle opere di
urbanizzazione primaria di cui all'articolo 16, comma 7, del decreto del
Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, nei casi e alle
condizioni definite con il decreto di cui al comma 4”. “In sede di
pianificazione e progettazione – si legge nel provvedimento - anche
finalizzate a ristrutturazioni di aree residenziali, industriali o
commerciali, nonché di strade, fognature, reti idriche, reti di
distribuzione dell'energia elettrica e del gas e reti per le
telecomunicazioni, i comuni verificano la disponibilità di altri
soggetti terzi a integrare apparecchiature e sistemi di produzione di
energia da fonti rinnovabili e di reti di teleriscaldamento e
teleraffrescamento, anche alimentate da fonti non rinnovabili”.
Sostegno
per la produzione di energia termica da rinnovabili e per l'efficienza
Le risorse per l’erogazione degli incentivi trovano
copertura sul gettito delle
componenti delle tariffe del gas naturale.
In particolare, viene stabilito che le misure e gli interventi di
incremento dell’efficienza energetica e di produzione di energia termica
da fonti rinnovabili sono incentivati mediante contributi a valere sulle
tariffe del gas naturale per gli interventi di piccole dimensioni, e
mediante il rilascio dei certificati bianchi per gli altri interventi.
Incentivo
per gli impianti cogenerativi
“Gli impianti cogenerativi entrati in esercizio dopo il 1 aprile 1999 e
prima della data di entrata in vigore del decreto legislativo 8 febbraio
2007, n. 20, riconosciuti come cogenerativi ai sensi delle norme
applicabili alla data di entrata in esercizio, hanno diritto, qualora
non accedano ai certificati verdi né agli incentivi definiti in
attuazione dell’articolo 30, comma 11, della legge n. 99/09, a un
incentivo pari al 30% di quello definito ai sensi della medesima legge
per un periodo di cinque anni a decorrere dall’entrata in vigore del
decreto di definizione del predetto incentivo, sempreché, in ciascuno
degli anni del predetto periodo, continuino ad essere cogenerativi ai
sensi delle norme applicabili alla data di entrata in esercizio”.
Misure in
materia di efficienza energetica
Al fine di sostenere l’efficienza energetica è stabilito che ENEA, anche
nelle more di riorganizzazione dell’ente, svolga ed avvii tutte le
attività nel settore e trasmetta al Mse 15 schede standard per la
quantificazione del risparmio energetico in settori come la diffusione
di automezzi elettrici e gas, interventi nel settore informatico,
illuminazione efficiente, apparecchiature ad alta efficienza per il
settore terziario e industriale, misure di efficientamento nel settore
della distribuzione idrica, risparmio di energia nei sistemi di
telecomunicazioni e uso delle tecnologie delle comunicazioni ai fini del
risparmio energetico e recuperi di energia.
Fondo
rotativo per Kyoto
Novità anche in materia di interventi del Fondo rotativo per Kyoto: la
durata massima dei finanziamenti a tasso agevolato per Regioni ed enti
locali non potrà superare i 180 mesi (nella Finanziaria 2007 erano 72
mesi).
I
commenti
“Lo schema del decreto legislativo sulla promozione dell'uso
dell'energia da fonti rinnovabili è composto da luci ed ombre, ma il
fatto stesso che sia stato approvato in tempo, essendo il 5 dicembre il
termine entro il quale i Paesi membri dell’Unione europea devono
adeguare i propri strumenti legislativi, e in un frangente politico in
cui il Governo si avvia inesorabile alla caduta va rimarcato
positivamente, grazie essenzialmente al lavoro svolto dal
sottosegretario Saglia e dai tecnici del Ministero dello Sviluppo
economico”. Questo il commento del
senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche
relative ai cambiamenti climatici.
“Altro aspetto che va accolto
positivamente – aggiunge Ferrante - è che si prevede a regime
sostanzialmente l’uscita
dal meccanismo dei certificati verdi,
e il passaggio
alla tariffazione cosiddetta feed in,
in linea con quanto chiedevamo da tempo e come è del resto in uso nei
maggiori paesi europei. Non sfuggono però evidenti criticità, che
rischiano di rallentare lo sviluppo del mercato delle fonti rinnovabili,
a partire dall’aspetto previsto nello schema del decreto legislativo che
delinea nella
fase di transizione una
riduzione troppo
drastica dei certificati verdi,
misura che può seriamente mettere a repentaglio i progetti in essere. I
tempi poi eccessivamente dilatati per la definizione dei tempi in cui si
fissano i parametri fondamentali per l’entrata in vigore del nuovo
sistema graveranno sugli operatori e sulle imprese, costrette ad una
improduttiva situazione di impasse,che dovrebbe essere ridotta con dei
tempi sicuramente più ravvicinati”.
Il
commento di Aper
Anche Aper (Associazione produttori di energia da rinnovabili) “apprezza
nel complesso l’impostazione dei principi alla base dello schema di
decreto legislativo di recepimento della direttiva rinnovabili
28/2009/CE licenziato oggi dal Consiglio dei Ministri”. La modifica
principale riguardante il superamento graduale del regime di sostegno
dei certificati verdi per i nuovi impianti a partire dal 2013 e
l’introduzione di un incentivo sulla produzione definito in via
amministrata, secondo Aper “va
nella giusta direzione di introdurre maggiori elementi di stabilità,
certezza e di efficienza nel settore, nonché di ridurre i possibili
elementi di speculazione”.
Tuttavia, sottolinea l'Associazione, “occorrerà intervenire per
implementare con maggior celerità di quanto previsto dal testo odierno
(12 mesi) i decreti attuativi che dovranno definire in termini
quantitativi e di operatività i nuovi meccanismi di sostegno. Dodici
mesi appaiono troppi e rischiano di prolungare il periodo di sostanziale
stasi dei nuovi sviluppi dei progetti imprenditoriali”.
Assosolare su limitazione fotovoltaico in aree agricole
Critiche sono arrivate da Assosolare per la
limitazione posta per gli
impianti fotovoltaici a terra realizzati su aree agricole, prevista
dall'articolo 8 dello schema
di decreto legislativo. L'installazione di impianti fotovoltaici nella
campagne sarà possibile solo se conformata con l'attività principale
dell’agricoltore. Si tratta, secondo il presidente Gianni Chianetta, di
“un pesante freno allo sviluppo del settore fotovoltaico in Italia”, una
scelta “in contrasto con i recenti provvedimenti, come le linee guida ed
il terzo Conto Energia, e che innalzerà nuovamente la valutazione
'rischio Paese' per tutti gli investitori. Se questa scelta venisse
confermata – aggiunge Chianetta - pregiudicherebbe significativamente il
raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva europea
sull'energia da fonti rinnovabili, che prevede l'utilizzo del 17% di
energia da fonti rinnovabili entro il 2020”.
Bocciatura da Anev
A bocciare il decreto è Anev (Associazione nazionale energia del vento),
secondo cui il provvedimento “non consente di raggiungere l’obiettivo
vincolante dell’Italia, bloccherà i nuovi investimenti e mette a rischio
quelli esistenti”. Secondo Anev, “la
previsione inconcepibile di
voler tagliare retroattivamente le remunerazioni per gli impianti a
fonti rinnovabili, oltre che
ledere diritti acquisiti e mettere in crisi investimenti effettuati,
comporterà il fallimento di molte società”. Per l'Associazione, “si
salveranno solo i grandissimi gruppi, il default delle iniziative e la
conseguente immediata perdita occupazionale stimabile da subito in 5mila
unità e nel medio periodo in almeno altri 10mila posti di lavoro”.
Anev chiede quindi a Governo e
Parlamento una modifica del testo, “almeno per scongiurare la
catastrofica conseguenza certa di bloccare le nuove iniziative e di far
fallire parte di quelle esistenti”. Fonte: fresialluminio.it
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01 dicembre 2010 -
Rinnovabili, in Puglia
pronte le Linee guida regionali. Dalla Giunta primo via libera al
documento che individua le aree non idonee all'installazione degli
impianti
La Giunta regionale pugliese ha
adottato ieri in prima lettura le
Linee Guida regionali in materia
di energie rinnovabili, che
dopo l'esame delle commissioni regionali competenti e il via libera
definitivo della Giunta, dovrebbero entrare in vigore il 1° gennaio
2011.
Adottate a distanza di pochi
giorni dal pronunciamento del Consiglio di Stato, che con una sentenza
ha dichiarato illegittime le norme della Regione Puglia del 2006 in
materia di installazione di impianti eolici, le Linee Guida regionali
individuano le
aree non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili.
Redatto dai Servizi “Energia, Reti e infrastrutture per lo Sviluppo”,
“Assetto del Territorio”, “Ecologia” e “Agricoltura” e composto da oltre
200 pagine, il testo si adegua alle Linee Guida Nazionali.
Procedure
informatizzate
Grazie ai sistemi informatici sono previste procedure più veloci e
semplificate, nella quali convergono una serie di sottoprocedimenti
(come quelli per la tutela del paesaggio, dell’ambiente e della salute).
“La Regione Puglia – ha spiegato l'assessore
allo Sviluppo economico e vice presidente Loredana Capone
– ha compiuto il grande sforzo di
equilibrare le esigenze dello
sviluppo con quelle dell’ambiente, del paesaggio e dell’agricoltura.
Inoltre il procedimento autorizzativo è stato adeguato alle Linee Guida
nazionali che per molti aspetti sono debitrici dell’esperienza pugliese.
Tutto questo è stato compiuto in soli 90 giorni, contro i sette anni che
abbiamo dovuto attendere per le linee guida nazionali”. “In questo
documento – ha aggiunto Capone – la ricostruzione delle aree non idonee
è particolarmente importante perché
le linee guida nazionali
chiariscono che le Regioni non sono titolari sulle quote di energie
rinnovabili. Quindi la
legislazione regionale non può stabilire la quota massima di impianti
sul suo territorio.
Non potendo agire sulle quote
abbiamo agito sulle aree non idonee.
Così accompagniamo lo sviluppo senza distruggere la bellezza del nostro
territorio”.
Pareri
entro 180 giorni
“È stato studiato un sistema – spiega una nota regionale - che mette
insieme il procedimento amministrativo con i dati di carattere
territoriale attraverso due portali, quello dell’Area Politiche per lo
Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione www.sistema.puglia.it e il SIT, il
multipremiato Sistema Informativo Territoriale, che contiene mappe e
informazioni di carattere territoriale accessibili anche da parte di chi
propone l’installazione di un impianto.
Così è possibile arrivare
all’espressione del parere entro il 180° giorno”.
“La documentazione – prosegue
il comunicato - sarà generata da Sistema.Puglia per l’aspetto
amministrativo e dal SIT per quello cartografico, anche gli allegati
dovranno avere formato digitale e il tutto viaggerà con la posta
elettronica certificata, inclusa la corrispondenza tra le
amministrazioni.
Si calcola che solo per questo aspetto saranno risparmiati 45 giorni.
Il nuovo meccanismo autorizzativo sarà illustrato all’inizio di dicembre
durante il Festival dell’Innovazione, dopo partirà una sperimentazione
di un mese con il rilascio delle 'password test'”.
Fonte: rinnovabili.it
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30
novembre 2010
-
ENEA: + 17% la produzione
di energia verde nel 2009. Bene l'occupazione ma manca una soddisfacente
filiera industriale italiana delle rinnovabili
Nel 2009 il consumo interno di
energia da fonti rinnovabili è aumentato del
16%
e rappresenta ormai un quinto dei consumi complessivi di elettricità. La
produzione di energia elettrica da rinnovabili è cresciuta del
17%,
pari a poco meno di un quarto del totale della produzione nazionale.
Questi e altri dati sono contenuti
nel Rapporto “Energia
e Ambiente – Analisi e Scenari 2009”
dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo
sviluppo economico sostenibile), presentato oggi a Roma. Il documento,
giunto alla sua 11a edizione, presenta in modo sintetico le dinamiche in
atto nel sistema energetico nazionale e internazionale, mettendo anche
in luce, attraverso le proprie analisi di scenario, i percorsi
tecnologici che secondo l'Enea consentirebbero all’Italia di dirigersi
verso uno sviluppo di tipo sostenibile e di avviare un processo di
rilancio dell’industria in settori quali l’efficienza energetica, le
fonti rinnovabili, il nucleare e l’uso di fonti fossili con tecnologie
“pulite” CCS (Carbon Capture and Storage).
La domanda di energia in Italia
Dal rapporto emerge anzitutto un
calo del 5,8% della domanda di energia primaria
dell’Italia nel 2009 rispetto all’anno precedente, con una contrazione
significativa delle fonti fossili e una contemporanea crescita di
rinnovabili e importazioni di energia elettrica. La domanda italiana di
energia per fonte risulta composta per il 41% da petrolio, per il 36% da
gas, per il 5% energia elettrica importata e per il 7% da combustibili
solidi. Rispetto alla media UE la composizione della domanda è
caratterizzata da un maggior ricorso al petrolio, al gas e
all’importazione costante di energia elettrica.
Consumi finali per settore e
dipendenza dall'estero
Rispetto all’anno precedente, i consumi finali di energia sono diminuiti
complessivamente del 5,2%, con settori maggiormente colpiti dal calo
della produzione industriale (trasporti -1,8%; settore civile +3,5%;
industria -20%). Per quanto riguarda il livello di dipendenza energetica
dall’estero, nel 2009 è rimasto sostanzialmente invariato, attestandosi
intorno all’85%, rispetto a circa il 70% della media dei 27 Paesi UE. La
contrazione della produzione
industriale nel 2009 ha
comportato anche un calo della produzione nazionale di energia elettrica
pari all’8,5%, con una diminuzione del 3,6% nel settore termoelettrico,
basato per il 44% circa sul gas naturale. La fattura energetica
dell’Italia è scesa a poco più di 41 miliardi di euro, in forte calo
rispetto al picco di circa 57 miliardi toccato nel 2008.
Rinnovabili e incentivi
Sul fronte delle energie rinnovabili, settori quali il fotovoltaico,
l’eolico, i rifiuti e le biomasse hanno registrato l’incremento più
significativo, raggiungendo una
quota pari al 32% del totale
dell’energia prodotta da fonti rinnovabili,
che comprendono anche settori “tradizionali” quali l’idroelettrico e il
geotermico.
Secondo il rapporto Enea, in
Italia le politiche d’incentivazione alle rinnovabili non hanno inciso
nello sviluppo di una soddisfacente filiera industriale nazionale,
diversamente da quanto verificatosi, ad esempio, in Germania. Nel
settore delle rinnovabili, i dati più recenti indicano una
propensione dell’Italia ad
importare componenti superiore alla media dei Paesi UE
(a 15), principalmente nel settore fotovoltaico.
Produzione e consumo di energia
Nello studio l'Enea ha preso in esame due tipologie di scenario. Negli
scenari di “riferimento”,
che individuano l’evoluzione tendenziale del sistema con la normativa
attuale, si prevede che i consumi finali di energia riprendano a
crescere con il superamento della crisi economica.
Viceversa, negli
scenari di “intervento”,
che delineano i trend del sistema con l’introduzione di misure più
stringenti in materia di energia e ambiente, i consumi energetici
potrebbero ridursi ulteriormente per effetto dell’accelerazione
tecnologica nei settori dell’efficienza energetica, delle rinnovabili,
del nucleare e della CCS. Complessivamente nel lungo termine (al 2050),
i consumi di energia negli scenari di “intervento” risulterebbero di
oltre il 20% inferiori a quelli degli scenari di “riferimento”.
Emissioni di gas serra
Per effetto del calo dei consumi di energia,
le emissioni di CO2 nel 2009 si
sono ridotte di circa il 15% rispetto al 2005.
Per mantenere questa tendenza a decrescere, tuttavia, occorrerà
intervenire nel sistema energetico con misure più stringenti. Negli
scenari di “intervento”, la riduzione delle emissioni deriverebbe
essenzialmente dal calo della domanda di energia, come conseguenza
dell’incremento di efficienza, di un uso più razionale dell’energia, di
una maggior diffusione di tecnologie low-carbon nella generazione
elettrica (rinnovabili, nucleare e CCS) e di una crescita della
produzione termica da fonti rinnovabili. Negli scenari di “intervento”
al 2050, le emissioni si ridurrebbero complessivamente di oltre un terzo
rispetto ai trend identificabili negli scenari di “riferimento”.
Investimenti nelle tecnologie
low-carbon
A dispetto della crisi economica internazionale e nonostante
l’abbassamento dei prezzi petroliferi, a livello mondiale gli
investimenti 2009 in renewable energy technologies sono aumentati del
230% rispetto al 2005.
Secondo lo studio Enea l’Italia
manifesta difficoltà nella tenuta competitiva della propria base
industriale nei nuovi settori delle tecnologie low-carbon.
Negli ultimi anni, gli investimenti italiani in questi settori hanno
mostrato un apprezzabile tasso di crescita (persino superiore a quello
degli Stati Uniti, secondo Paese in termini di investimenti totali dopo
la Cina), ma risultano ancora scarsamente concentrati sull’innovazione
tecnologica.
Green economy
Dal rapporto emerge come gli occupati nel settore dell'energia, che
include le rinnovabili ed il risparmio energetico, “sono
aumentati con un tasso medio
annuo di crescita di circa il 43%,
passando da circa 5.800 unità nel 1993 a 14.140 unità nel 2008”.
Tuttavia, “il vero 'boom' si è avuto dal 2003 al 2008 con un incremento
di quasi tre volte il valore iniziale (+167%)”.
La
formazione,
si legge nel rapporto, “ha un impatto positivo sul 'placement' nel
settore, impatto che è tanto più rilevante se la formazione è realizzata
attraverso Master universitari specialistici di secondo livello”. Per il
settore ambientale, comprensivo del settore energetico, il 68% degli
occupati ha trovato una collocazione rispondente al livello formativo
acquisito. In particolare, il 31% circa ha un lavoro nell'ambito delle
professioni scientifiche e di elevata specializzazione, il 31,7% svolge
professioni di tipo tecnico e il 5,2% è collocato nelle posizioni di
legislatore, dirigente, imprenditore.
Fonte: fire.it
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30
novembre 2010
-
Malattie da inquinamento
arrivano i "medici sentinella". Una rete di sanitari di famiglia per
segnalare in tempo reale dal territorio i casi di cancro ed altre
patologie tra i loro assistiti. L'esempio recente della discarica di
Caserta. Intanto l'Italia "conquista" il record di tumori infantili
nell'Occidente
di ARNALDO D'AMICO
LI CHIAMANO "medici sentinella"
perché segnalano a un centro dati nazionale cosa sta succedendo ai loro
pazienti con cadenza quotidiana o settimanale. In genere sono medici di
famiglia e sinora sono stati reclutati per "avvistare" i primi casi di
influenza e prevedere il picco dell'epidemia annuale, tenere sotto
controllo l'andamento dell'Aids o la diffusione del diabete con ottimi
risultati, sia in Italia che in altri paesi europei. A differenza degli
studi epidemidemiologici, le "sentinelle" colgono in tempo reale
l'andamento della salute di una popolazione indicando subito il da
farsi, senza aspettare i due anni in media necessarie alle indagini più
accurate. La proposta ora è di includere le patologie da inquinamento
tra quelle che i medici "sentinella" dovranno avvistare e segnalare.
L'iniziativa è dell'Associazione dei medici per l'ambiente, sezione
italiana dell'International society of doctor for the environment (Isde)
che ne ha spiegato la necessità in un recente convegno tra esperti e
funzionari delle agenzie sanitarie e ambientali di varie Regioni
italiane e paesi europei presso il comune di Bologna.
Le patologie di origine ambientale sono in aumento. Ma preoccupa più di
tutte il cancro nei bambini, considerato dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità la spia più sensibile di un ambiente malsano, in espansione
generalizzata.
Nei bambini italiani tra 0 e 14 anni sono saliti da 150 casi per milione
di nati a 175 in appena un trentennio. Peggio
va tra i 15 e i 19 anni dove ora si contano 270 casi l'anno. "Con
l'invidiabile record di decessi nel mondo occidentale e che manterremo
perché i casi di cancro in età pediatrica in Italia sono in crescita, in
particolare entro il primo anno di vita, del 3,2% l'anno, e sono la
prima causa di morte infantile", spiega Ernesto Burgio, coordinatore
scientifico dell'Isde. Un trend che ha spinto proprio in questi giorni i
pediatri oncologi italiani (Aieop) a siglare un'alleanza internazionale
per la cura delle lucemie, uno dei tumori più in crescita tra i bambini,
dopo quelli cerebrali.
"La causa principale delle neoplasie infantili sta nella diffusione
capillare in aria, acqua e cibi delle "molecole mimetiche" - dice
Burgio - sostanze diverse tra loro ma che, una volta entrate nel
corpo, rivelano una capacità comune, quella di "mimare" l'azione
regolatrice di alcune molecole naturali".
È il caso noto da tempo - hanno spiegato gli esperti - degli
interferenti endocrini (diossine da combustione di rifiuti
indifferenziati, Bpa e altri additivi esalati dalle plastiche, alcuni
pesticidi e fitofarmaci, ecc) che, appunto, interferiscono con gli
ormoni, causando malformazioni genitali, sterilità, tumori al seno e
testicolo, diabete e altre gravi patologie. Recente invece la scoperta
che alcune sostanze agiscono come i sofisticati regolatori genetici (che
la scienza sta svelando di recente), attivando o spegnendo geni al pari
delle molecole prodotte dal Dna per gestire il proprio funzionamento.
Stanno rivelando questa capacità molti dei 105 mila composti chimici
introdotti sinora nell'ambiente. Ma anche alcuni metalli liberati nelle
acque da scarichi industriali, dalle discariche e nell'aria da tutti i
processi di combustione, da quelli dei termovalorizzatori a quelli dei
motori. Arsenico, cadmio, piombo, alluminio e mercurio i più pericolosi.
Inoltre si accumulano nell'ambiente e nei corpi.
Utilissime le prime "sentinelle" schierate. "Non solo per la rapidità
con cui segnalano aumenti di patologie gravi - spiega Roberto Romizi,
presidente di Isde Italia - Ma perché, rilevando direttamente le
malattie causate dagli inquinanti introdotti nell'ambiente, ne colgono
gli effetti sinergici, mentre l'epidemiologia può indagare una o poche
sostanze per volta". E la sinergia tra inquinanti liberati da una
discarica si può scoprire subito. Venti medici di famiglia della
provincia di Caserta, coordinati da Giacomo Pulcino, hanno mappato la
distribuzione sul territorio dei loro assistiti colpiti da tumori,
bronchite cronica, allergie e patologie gastrointestinali. Hanno
scoperto così che i malati di queste patologie sono oltre il doppio tra
chi risiede a un chilometro dalla discarica di "Lo Uttaro" rispetto a
chi vive a 3 chilometri. I risultati sono stati comunicati agli
amministratori locali. Si attende una reazione. Fonte:
repubblica.it (30 novembre 2010)
30
novembre 2010 -
Clò: "Le rinnovabili ci
costano troppo. E fanno ingrassare aziende tedesche e cinesi". Alberto
Clò denuncia la crescita eccessiva dei sussidi che pesano già l'8% in
bolletta.
Continua a tenere banco il tema della
riforma (ormai non più rinviabile) degli incentivi alle energie
rinnovabili, giudicati da diversi addetti ai lavori “troppo generosi” e
soprattutto troppo impattanti sui costi delle bollette delle famiglie
italiane.
A intervenire sulla spinosa
questione è oggi
Alberto Clò (foto), docente di
economia industriale a Bologna ed ex ministro dell'Industria,
considerato uno dei maggiori esperti italiani di politiche energetiche.
Intervistato dal settimanale di economia il Mondo, Clò ha posto
l'accento sull'eccessiva
crescita degli incentivi alle fonti rinnovabili,
che vanno a scaricarsi in larga parte sulle famiglie e sugli utenti di
energia elettrica. “Ormai arrivano quasi al 20% delle bollette. È
troppo. Nel 2010 il solo fotovoltaico costerà quasi 1 miliardo di euro
di sussidi, e negli anni successivi potremmo arrivare fino a 4 miliardi
di euro. È decisamente troppo”.
Il
settore delle rinnovabili va moralizzato
Dell'eccessivo peso del sistema incentivante sulle bollette
aveva parlato nei giorni scorsi anche il presidente dell'Autorità per
l'Energia, Alessandro Ortis: “stiamo caricando la bolletta di qualcosa
come l'8% - aveva detto Ortis intervenendo ad un convegno - e, se non
interveniamo per rendere più efficiente il meccanismo, rischiamo di
arrivare al 20% al 2020”. Nell'intervista a Il Mondo Clò ha anche
sollevato il
problema della moralità del settore delle rinnovabili in Italia.
“Dove ci sono i sussidi – spiega - si genera una massa enorme di
richieste, molte volte finalizzate a ottenere l'autorizzazione senza poi
sviluppare realmente il progetto. Le autorizzazioni sono difficili da
ottenere, e quindi acquisiscono un valore economico. Succede allora che
ci sono soggetti che se le fanno rilasciare solo per rivenderle. Un
fenomeno che va fermato”.
Manca una
filiera italiana nel settore
Occorre dunque moralizzare il settore, propone l'ex ministro, ma non
basta: i sussidi
alle rinnovabili andrebbero trasformati in volano per una grande
industria nazionale del settore,
come ha fatto la Germania. “Stiamo arrivando al paradosso – sottolinea -
per cui i nostri sussidi fanno prosperare aziende tedesche e cinesi, e
finiscono agli italiani in parti minime”.
Commisurare gli incentivi ai costi sostenuti
La rimodulazione degli incentivi dovrebbe inoltre andare nella direzione
di una loro commisurazione ai costi effettivamente sostenuti, “con un
premio per le soluzioni più efficienti”. Inoltre, sottolinea Clò,
bisognerebbe prevedere “nuovi
investimenti nella distribuzione di energia,
che permettano di sfruttare adeguatamente il carattere discontinuo delle
rinnovabili”, e poi “puntare
al risparmio energetico, che
in Italia viene colpevolmente trascurato”.
Fonte: energymanager.net
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30
novembre 2010 -
Approvato schema Dlgs per
obblighi minimi su rinnovabili. La DIA lascerà il posto alla DIRE. Più
rigidi gli obblighi per edifici nuovi, pubblicità immobiliare con la
classe energetica e qualificazione degli installatori.
Rivoluzionerà il modo con cui fino ad
oggi abbiamo considerato l'uso delle rinnovabili. Produzione energetica,
edifici, trasporti, incentivi e anche la qualificazione
dell'installatore sono toccati dallo schema di decreto legislativo,
approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, per l'attuazione della
direttiva 2009/28/CE, del 23 aprile 2009, sulla promozione dell'uso
dell'energia da fonti rinnovabili, comunemente definita direttiva RES (Renewable
Energy Sources).
Il Decreto dovrà effettuare un
passaggio di verifica alle Commissioni parlamentari e in Conferenza
Unificata prima del definitivo
varo, ma già delinea delle tappe importanti che vale la pena ricordare.
Con l'entrata in vigore del
decreto per installazione di impianti per rinnovabili verrà sostituita
la DIA (ora scia SCIA) indicata nel DM del 10 settembre 2010 (Linee
guida sulle rinnovabili) con la DIRE (Denuncia
di impianto alimentato da energia rinnovabile e comunicazione di
impianto alimentato da energia rinnovabile).
Ma vedremo anche un radicale
cambiamento delle abitudini progettuali. Dall'entrata in vigore del
decreto ci sarà l'obbligo
di coprire con rinnovabili termiche il 20% del fabbisogno di energia
termica (per ACS, riscaldamento e raffreddamento) in nuovi
edifici. Ogni anno successivo
all'entrata in vigore del decreto tale quota salirà di un 10%.
Inoltre cesserà di essere
obbligatorio la consegna del certificato energetico nelle locazioni, se
l'immobile ne è sprovvisto.
Ma le tappe successive riservano
altre sorprese:
1 gennaio 2012: indicazione della
classe energetica negli annunci immobiliari
1 gennaio 2013: nuovo meccanismo d'incentivazione delle rinnovabili
elettriche tramite aste
1 gennaio 2013: obbligo di
qualificazione degli installatori di rinnovabili termiche ed elettriche
Incrementare le rinnovabili e ridurre i costi per lo Stato
Il provvedimento mira al
potenziamento e alla razionalizzazione del sistema per incrementare
l’efficienza energetica e l’utilizzo di energia rinnovabile ed ha fra
gli obiettivi principali quello di "diminuire
gli oneri “indiretti” legati al processo di realizzazione degli impianti
alimentati da fonti rinnovabili (dall’autorizzazione alla connessione,
all’esercizio), così da potere intervenire riducendo i costi specifici
di incentivazione" si legge
nella nota di Palazzo Chigi.
"Si raggiunge - prosegue la nota governativa- in questo modo il
duplice obiettivo di incrementare la produzione di energia da fonti
rinnovabili per rispettare i target europei e di
ridurre gli oneri specifici di
incentivazione a carico dei consumatori finali di energia".
Questi gli strumenti di incentivazione previsti dallo
schema:
- incentivo per il
biometano immesso nella
rete;
- fondo a favore dello sviluppo dell’infrastruttura per il
teleriscaldamento
e il teleraffreddamento;
-incentivi per la produzione di
energia elettrica
da impianti alimentati da fonti rinnovabili;
- contributi per la produzione di
energia termica
da piccoli impianti;
- potenziamento del sistema di incentivi per l’efficienza energetica,
attraverso i certificati bianchi;
- fondi in favore dello sviluppo tecnologico ed industriale.
Come si arriva al
recepimento della direttiva RES
Il decreto vedrà la luce probabilmente nella seconda metà del 2011,
salvo passaggi legislativi non preventivabili. Eppure se ne parla da
tempo e già nella Legge comunitaria 2009 (4 giugno 2010, n. 96) sono
stati dettati criteri direttivi per l'attuazione della direttiva
2009/28/CE. A luglio 2010 il Ministero dello Sviluppo ha poi trasmesso
il Piano d'azione sulle fonti rinnovabili alla Commissione europea,
redatto dall'Italia in attuazione dell'articolo 4 della direttiva
2006/32/CE e della Decisione 30 giugno 2009, n. 2009/548/CE.
Con il Piana Nazionale d'Azione
l'Italia ha fissato un obiettivo pari al 17% delle quota complessiva di
energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia da
conseguire nel 2020. Lo schema di decreto odierno definisce gli
strumenti, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale,
finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi
fino al 2020 in materia di quota complessiva di energia da fonti
rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e di quota di energia da
fonti rinnovabili nei trasporti. Con la sua entrata in vigore verranno
abrogate le disposizioni previste nelle direttive 2001/77/CE e
2003/30/CE.
Cosa è l'energia
rinnovabile?
Secondo quanto riportato nello
schema è da intendersi
energia da fonti rinnovabili l'energia
proveniente da fonti rinnovabili non fossili, vale a dire "energia
eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica,
idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di
depurazione e biogas". Non sarebbe stato inserito il recupero di energia
termica e questo potrebbe comportare alcuni problemi di calcolo per la
quota di rinnovabile nella produzione di freddo tramite pompe di calore
invertibili nei nuovi edifici. A tal proposito la legge chiarisce che
sono da intendersi tali gli edifici per i quali verrà richiesto il
permesso di costruire dopo l'entrata in vigore del decreto. C'è da
aspettarsi una corsa agli uffici tecnici nei prossimi mesi.
DIA, no SCIA, ora
DIRE
Per gli impianti solari
termici, i
piccoli impianti fotovoltaici
su edifici e quelli a terra fino a 20 kW (di cui ai paragrafi 11 e 12
delle Linee Guida sulle rinnovabili) la DIA verrà sostituita dalla
"DIRE" (Denuncia di impianto alimentato da energia rinnovabile e
comunicazione di impianto alimentato da energia rinnovabile), che
contiene misure acceleratorie per quanto riguarda i tempi di
acquisizione dei pareri della stessa amministrazione comunale e con il
richiamo, negli altri casi, alle norme della conferenza di servizi. Alla
DIRE va allegato il preventivo per la connessione redatto dal gestore
della rete e accettato dal proponente.
Le Regioni potranno estendere la DIRE
per impianti fino ad 1 MW stabilendo anche i casi in cui la
presentazione di più progetti riconducibili al medesimo soggetto per la
realizzazione di impianti alimentati dalla stessa fonte rinnovabile e
localizzati nella medesima area, sono da considerare come un unico
impianto.
Autorizzazione
Unica
L'autorizzazione
unica, già indicata nelle
Linee Guida rimarrà il regime di riferimento per gli impianti
rinnovabili di maggior potenza e viene introdotto il principio di
responsabilità per il danno dovuto all'inosservanza "dolosa o colposa"
per il mancato rispetto del termine di conclusione del procedimento.
Nella schema di decreto si legge: «Il termine massimo per la conclusione
del procedimento unico non può essere superiore a centottanta giorni
comprensivi della procedura di verifica di assoggettabilità di cui
all'art. 20 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive
modificazioni e integrazioni, nel caso in cui tale verifica si concluda
con l'esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale.
Nel caso di impianti sottoposti a valutazione di impatto ambientale il
termine massimo per la conclusione del procedimento unico non può essere
superiore a 90 giorni al netto dei tempi previsti dall'art. 26 del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni e
integrazioni per il provvedimento di valutazione di impatto
ambientale.».
Sonde geotermiche
Relativamente all'energia
geotermica a bassa entalpia si rimanda ad un decreto successivo che deve
essere emanato entro tre mesi che definirà
le prescrizioni per la posa in opera degli impianti di produzione di
calore destinati al
riscaldamento e alla climatizzazione di edifici, cui si applica la DIRE.
Pompe di calore
L'installazione di pompe di calore da
parte di installatori qualificati, destinati unicamente alla produzione
di acqua calda e di aria negli edifici esistenti e negli spazi liberi
privati annessi, è considerata estensione dell'impianto idrico-sanitario
già in opera.
Entro 120 giorni dalla data di
entrata in vigore del decreto, e successivamente con frequenza almeno
biennale, UNI e CEI trasmettono al Ministero dello sviluppo economico
una rassegna della vigente normativa tecnica europea e dei marchi
energetici e di qualità ecologica applicabili ai componenti, agli
impianti e ai sistemi che utilizzano fonti rinnovabili. La rassegna
include informazioni sulle norme tecniche in elaborazione.
Fonti rinnovabili negli
edifici di nuova costruzione e negli edifici esistenti sottoposti a
ristrutturazioni rilevanti
Nel caso di edifici nuovi o edifici
sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, l'impianto di produzione di
energia termica deve essere progettato e realizzato in modo da coprire
tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti
rinnovabili le seguenti percentuali dei consumi previsti per l'acqua
calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento:
a) il 20 per cento quando la
richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata entro il primo
anno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto
legislativo;
b) il 30 per cento quando la
richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata entro l'anno
successivo all'anno indicato alla lettera a);
c) il 40 per cento quando il
pertinente titolo edilizio è rilasciato entro l'anno successivo all'anno
indicato alla lettera b);
d) il 50 quando il pertinente titolo
edilizio è rilasciato entro l'anno successivo all'anno indicato alla
lettera c).
A seguito delle nuove quote minime
viene abrogato l'obbligo di produrre almeno il 50% di ACS previsto
nell'articolo 4, commi 22 e 23, del D.P.R. 2 aprile 2009 n. 59.
Gli impianti alimentati da fonti
rinnovabili realizzati ai fini dell'assolvimento degli obblighi di cui
al comma 1 accedono agli incentivi statali previsti per la promozione
delle fonti rinnovabili, limitamente alla quota eccedente quella
necessaria per il rispetto dei medesimi obblighi.
Bonus volumetrici
I progetti di edifici di nuova
costruzione e di ristrutturazioni rilevanti su edifici esistenti, che
assicurino una copertura dei consumi di calore, di elettricità e per il
raffrescamento in
misura superiore di almeno il 30%
rispetto ai valori minimi obbligatori di cui all'allegato 3, beneficiano
in sede di rilascio del titolo edilizio di un bonus volumetrico del 5%,
fermo restando il rispetto delle norme in materia di distanze minime tra
edifici e distanze minime di protezione del nastro stradale.
Tetti pubblici
I soggetti pubblici possono concedere
a terzi, mediante meccanismi di gara, i tetti degli edifici di proprietà
per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da
fonti rinnovabili operanti in regime di scambio sul posto.
Certificazione
energetica degli edifici
L'Italia pone parziale correzione ai
rilievi mossi dalla Commissione in merito alla piena attuazione delle
direttiva 2002/91/CE sull'efficienza energetica in edilizia. Verrà fatto
obbligo nei contratti di compravendita o di locazione di edifici o di
singole unità immobiliari di inserire apposita clausola con la quale
l'acquirente o il conduttore danno atto di aver ricevuto le informazioni
e la documentazione in ordine alla certificazione energetica degli
edifici.
Nel caso di
locazione, la
disposizione si applica solo agli edifici e alle unità immobiliari già
dotate di attestato di certificazione energetica in base ai commi 1, 1
bis, 1 ter e 1 quater. Su questo aspetto occorrerà valutare la
legislazione di raccordo per quelle regioni che hanno introdotto
esplicitamente questo obbligo.
Annunci
immobiliari
Nel caso di offerta di trasferimento
a titolo oneroso di edifici o di singole unità immobiliari, a decorrere
dal 1 gennaio 2012, gli annunci commerciali di vendita riportano
l'indice di prestazione energetica contenuto nell'attestato di
certificazione energetica.
Sistemi di
qualificazione degli installatori
Dal 2013 la
qualifica professionale per l'attività di installazione su piccola scala
di caldaie, caminetti e stufe a biomassa, di sistemi solari fotovoltaici
e termici sugli edifici, di sistemi geotermici a bassa entalpia e di
pompe di calore è conseguita col possesso dei requisiti tecnico
professionali e di un
esame in esito al quale viene
rilasciato un attestato.
L'esame comprende una prova pratica mirante a verificare la corretta
installazione di caldaie o stufe a biomassa, di pompe di calore, di
sistemi geotermici poco profondi o di sistemi solari fotovoltaici o
termici.
La qualificazione degli installatori avrà una durata limitata nel tempo
e il rinnovo è subordinato alla frequenza di un corso di aggiornamento,
in forma di seminario o altro.
Protranno effettuare la formazione
gli enti accreditati, il produttore dell'apparecchiatura o un
associazione.
Entro il 31 dicembre 2012, le Regioni
e le Province autonome attivano un programma di formazione per gli
installatori o procedono al riconoscimento di fornitori di formazione,
dandone comunicazione al Ministero dello sviluppo economico e all'ENEA.
Non ci sarà più scampo per errori e
installatori impreparati. I titoli di qualificazione saranno resi
accessibili al pubblico per via informatica, a cura del soggetto che li
rilascia. Fonte: energymanager.net
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29
novembre 2010 -
Report denuncia: per non
comprare i Certificati Verdi i gestori importano energia che per Saglia
non è rinnovabile. Allo Stato costa 1 MLD di euro.
La
trasmissione della Gabanelli denuncia anche il ritardo cronico per le
compensazioni di fine anno per lo scambio sul posto.
Incentivazioni
esagerate che pesano sulla bolletta, piccoli produttori penalizzati
rispetto ai grandi, energia importata dall'estero certificata come
rinnovabile e invece prodotta da centrali nucleari, infiltrazioni
mafiose.
È un quadro fatto più di ombre che di
luci quello tracciato ieri sera dalla trasmissione Report di Milena
Gabanelli, che ha individuato le distorsioni dell'industria delle
rinnovabili in Italia e del sistema di incentivazione che ne ha
consentito il grande sviluppo attuale, come nel caso del fotovoltaico
grazie al Conto Energia o dell'eolico attraverso i Certificati Verdi.
Le richieste di
allacciamento a Terna
Un primo dato emerso è che
Terna, la società responsabile della trasmissione di energia sulla rete,
ha ricevuto richieste di allacciamento per nuovi impianti rinnovabili
pari 120 mila megawatt, mentre in Italia il picco di potenza richiesta è
meno della metà (56mila MW). Un dato che fa dire a Tullio Fanelli,
commissario dell'Autorità per l'energia, che gli incentivi alle
rinnovabili sono “esagerati”. Nel 2010 raggiungono già quota
3 miliardi e 200 milioni
di euro, pagati dai
consumatori attraverso la componente A3 della bolletta.
Il Conto Energia
fotovoltaico penalizza i piccoli produttori
Sono finanziati in questo modo
anche gli incentivi del Conto Energia per il fotovoltaico, come ha
spiegato Milena Gabanelli. Si tratta, però, di un meccanismo che
favorisce i grandi
produttori a discapito dei possessori di impianti domestici, che in
tanti non vengono pagati per l'energia immessa in rete.
“C’è voluta la crisi – sottolinea la Gabanelli - per rendersi conto che
è un meccanismo perverso che versa soldi su chi ha soldi. Dal 1 gennaio
gli incentivi cominceranno a calare, per questa ragione c’è la corsa ad
allacciarsi entro capodanno.
Il piccolo,
invece, quello che ha reso autosufficiente la propria abitazione, o la
sua piccola azienda, e consuma meno di quel che produce, la differenza
la immette in rete (perché l’energia non si può stoccare, va consumata
subito). Costoro hanno diritto, a fine anno, ad un conguaglio, tanto hai
prodotto, tanto hai consumato: la differenza te la rimborsano. Ora,
siccome sono stati introdotti dei sistemi di calcolo per i quali ci
vuole una laurea,
questi rimborsi non arrivano”.
Durante la trasmissione sono state mostrate interviste al direttore
delle operazioni del GSE e all'AD di Enel Green Power che si
rimpallavano le responsabilità sui ritardi.
I certificati
verdi
Un altro meccanismo incentivante, che
però riguarda l'eolico e le biomasse e non il fotovoltaico, è quello dei
certificati verdi, che vengono venduti da chi produce energia da
biomassa o da eolico e devono essere acquistati da chi inquina di più,
cioè dai produttori di energia attraverso il petrolio, il gas o il
carbone.
Il ricorso ai
certificati d'origine
Per essere esentati
dall'obbligo costoso dei certificati verdi i produttori di energia da
fonti fossili ricorrono sempre più di frequente all'espediente
di importare energia dall'estero, certificata come “rinnovabile” dal
gestore della rete straniero.
Questi certificati d'origine, il cui controllo è di competenza del Gse,
costano meno dei
certificati verdi: circa 1
euro e 50 centesimi per MWh importato rispetto ai 4 o 5 euro per MWh dei
CV. Ma in realtà, secondo quanto dichiarato dal sottosegretario al
ministero dello Sviluppo economico, Stefano Saglia,
buona parte di questa energia
elettrica importata dall'estero non è “verde”, ma bensì proviene da
impianti nucleari francesi.
L'azienda Esperia Spa da tempo denuncia che è impossibile dimostrare che
l'energia accompagnata dal certificato d'origine sia effettivamente
verde, e ha presentato in proposito un esposto alla procura di Milano.
“Morale: i 500 milioni regalati ai produttori stranieri li abbiamo
sempre pagati noi”, commenta la giornalista e conduttrice di Report.
A causa di questa finta energia
certificata verde il valore dei certificati verdi “è precipitato perché
l’offerta è il doppio della domanda. E come succede per i pomodori che
vengono distrutti per non far diminuire il prezzo di mercato, va a
finire – sottolinea la Gabanelli - che il gestore dei servizi acquista i
certificati verdi invenduti:
1 miliardo ci è costata l’anno
scorso questa operazione, anche questo spalmato in bolletta”.
Non diminuisce la
produzione da fonti fossili
Nonostante gli investimenti
miliardari nelle rinnovabili in generale e nell'eolico in particolare, “non
è diminuita di un kilowatt la produzione da fossile,
e per quel che riguarda il rinnovabile, nonostante queste concentrazioni
si arriva a malapena al 6%. Ci sono voluti sette anni per approvare le
linee guida, in questi sette anni le regioni hanno fatto quello che
volevano”. Il problema, conclude la Gabanelli, “è che non esiste ancora
un piano energetico nazionale che stabilisca dove autorizzare, quanti
impianti ci servono e ogni regione alla fine si è regolata a modo suo”.
Fonte: rinnovabili.it
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26
novembre 2010 -
Premi per l'eccellenza
nella gestione ambientale, proclamati i vincitori. Tra i premiati un
ente britannico che applica il risparmio energetico e il fotovoltaico a
30.000 case popolari.
Ieri
a Bruxelles sono stati proclamati i vincitori dei premi 2010 del sistema
europeo di ecogestione e di audit (European Eco-Management and Audit
Scheme – EMAS)
per l'eccellenza nella gestione ambientale.
I sei vincitori, scelti da una giuria
composta da sei esperti nel campo della gestione ambientale, sono stati
premiati per l'uso efficiente delle risorse, tema che include il consumo
di acqua e di energia, la produzione di rifiuti e le emissioni di CO2.
Sandwell Homes (UK)
Tra gli enti pubblici, è stata
premiata la Sandwell Homes, organizzazione di edilizia popolare con sede
a West Bromwich, nelle West Midlands, che offre servizi di gestione,
riparazione e manutenzione a circa 30 000 alloggi di proprietà comunale.
Oltre a ridurre
il consumo di energia e l'impiego di materie prime
nelle case che gestisce, questa organizzazione
utilizza pannelli
solari e cellule fotovoltaiche per coprire una parte del proprio
fabbisogno energetico.
L'impegno degli inquilini è incoraggiato mediante il progetto
“Eco-champions” e gli esempi di buone pratiche sono condivisi su un sito
web ecologico.
Università di
scienze applicate di Eberswalde (Germania)
Tra i vincitori anche
l'Università di scienze applicate di Eberswalde (Germania),
specializzata nello sviluppo sostenibile delle zone rurali, che si è
distinta per l'impiego
di tecnologie informatiche “verdi”,
ossia per avere scelto computer e server in base al loro consumo di
energia e alla possibilità di essere smontati e riciclati. Questo ateneo
è stato inoltre premiato per avere lanciato appalti verdi per l'acquisto
di materiale e attrezzature per ufficio, per essersi dotata di un
sistema di riscaldamento a pellet e per l'uso di elettricità verde e
pannelli solari. È inoltre attento a sensibilizzare gli studenti sulle
questioni inerenti alla sostenibilità.
Ecoprint AS (Estonia)
Questa tipografia, che ha sede
nella contea di Tartu, si prefigge di sviluppare la
“stampa ecologica”,
il primo servizio di stampa rispettoso dell'ambiente nel mercato estone.
Tra gli ottimi risultati conseguiti spiccano l'uso dell'acqua piovana
nel sistema di bagnatura, che si ritiene faccia consumare ben 60% in
meno d'acqua, una riduzione del 44% della carta da ufficio e risparmi
energetici dovuti all'impiego dell'energia eolica e solare.
Oxfam-Solidarité
(Belgio)
Oxfam-Solidarité presta aiuto a oltre
25 paesi mediante gli incassi dei propri negozi di prodotti alimentari e
di artigianato. L'organizzazione prolunga la vita dei vecchi computer
offrendo un servizio di riutilizzo e riciclaggio. Più del 40% dei
computer raccolti sono riparati e venduti in negozi di seconda mano,
mentre quelli che non possono essere riparati vengono smontati, se ne
riutilizzano alcune parti e il resto è inviato al riciclaggio.
Oxfam-Solidarité ha usato in due anni il 20% in meno di carta e ha
ridotto del 10% le emissioni di CO2 generate dai trasporti rivedendo la
pianificazione e gli itinerari delle missioni.
Mahou S. A.
(Spagna)
“Crescere senza far crescere
l'impatto ambientale”: è il motto del produttore di birra spagnolo
Mahou-San Miguel, che produce più dell'80% della birra spagnola
esportata, ha
ridotto i rifiuti da discarica di oltre il 90% grazie ad un maggiore
ricorso alla raccolta differenziata.
Il sistema di gestione dell'energia, abbassando il fabbisogno di calore
e ricorrendo al
biogas come fonte alternativa
di combustibile, ha permesso di ridurre di oltre il 45% le emissioni di
CO2 negli ultimi dieci anni.
Soc.
Coop. Dog Park a r.l. (Italia)
Ad aggiudicarsi il premio Emas è
stata infine anche l'associazione di beneficenza Dog Park a r.l. con
sede a Napoli, che si occupa di cani randagi e abbandonati, offrendo
loro un rifugio, assistenza quotidiana e cure mediche. La giuria ha
apprezzato il modo in cui questa organizzazione fa un uso efficiente
delle risorse, riducendo ad esempio del 30% il consumo d'acqua
necessaria per le attività quotidiane di pulizia degli animali e del
canile e riutilizzando la carta da ufficio come lettiera nelle cucce.
Dog Park usa inoltre la tecnologia fotovoltaica per trasformare la luce
solare in elettricità. Fonte: rinnovabili.it
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25
novembre 2010 -
Strasburgo vota sì
all'obiettivo del 30% per le emissioni di CO2. Sarà la posizione
dell'Europa al vertice di Cancun: portare dal 20 al 30% l'obiettivo del
2020.
Era già stato proposto a luglio da
Francia, Germania e Gran Bretagna e ora anche i 292 deputati del
Parlamento europeo sembrano essere d'accordo. Oggi, infatti a Strasburgo
in vista del vertice COP dei 16 a Cancun,
si è deciso di
proporre un innalzamento dal 20 al 30% degli obiettivi di taglio
delle emissioni di CO2 entro il 2020.
I parlamentari europei hanno adottato
la risoluzione con 292 voti a favore, 274 contrari e 38
astensioni. La delegazione ufficiale di 15 deputati, durante la seconda
settimana di conferenza sul clima a Cancun, potrà fare pressione
sui negoziati in corso forte del mandato ricevuto.
I costi di
obiettivi più stringenti
"Una riduzione del 30% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020
rappresenterebbe un vero incentivo per l'innovazione e l'azione nel
contesto internazionale", avevano sostenuto i tre paesi promotori,
aggiungendo che "Il passaggio al 30% è ora stimato costare
solo 11 miliardi di euro
in più che il costo originale
per il raggiungimento della riduzione del 20%".
Ma dal 20 al 30
e' possibile?
Sarebbe un'utopia secondo alcuni. Un'idea confermata anche dai recenti
dati forniti da una ricerca condotta da WWF ed Ecofys che, monitorando i
4 Paesi con le valutazioni più elevate (Germania, Danimarca, Irlanda e
Svezia), ha scoperto che attualmente i quattro Stati "modello"
raggiungono solo la metà degli obiettivi necessari, il che equivale al
punteggio ‘D’. Scetticismo è stato poi espresso anche in merito agli
obiettivi di risparmio energetico (20%) che vedono l'Europa
boccheggiare.
Paesi in
via di sviluppo
Per quanto riguarda il rapporto con i Paesi in via di sviluppo, la
risoluzione odierna stabilisce che i Paesi membri Ue continuino ad
adempire agli impegni presi nel periodo post-kyoto, finanziando anche la
fase del "fast start" con i 7,2 miliardi di euro promessi. Altri soldi,
precisamente 30 miliardi di euro, dovranno inoltre essere impiegati,
sempre secondo Strasburgo, per costituire un fondo globale sui
cambiamenti climatici entro il 2020.
Deforestazione
Il Parlamento, infine, si è occupato anche delle foreste, chiedendo il
sostegno degli Stati membri sia per evitare che i boschi siano
rimpiazzati da piantagioni commerciali, sia per il piano "REDD+". Questa
iniziativa punta a ridurre le emissioni dovute alla deforestazione e al
degrado forestale, attraverso incentivi che rendano conveniente
mantenerle intatte piuttosto che abbatterle.
Fonte: rinnovabili.it
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25
novembre 2010 -
Confindustria:
“dall'efficienza un potenziale di 238 mld”. Una strategia industriale
fondata sull'efficienza energetica produrrebbe in 10 anni 1,6 milioni di
nuovi posti di lavoro.
Una maggiore crescita e 1,6 milioni
di nuovi posti di lavoro potrebbero essere ottenuti in 10 anni
attraverso una politica industriale che ha come obiettivo l'efficienza
energetica.
Lo ha sottolineato Confindustria nel
corso del convegno “Efficienza energetica: tutela dell'ambiente e
opportunità di crescita”, organizzato ieri a Peschiera del Garda come
primo appuntamento del road show che l'organizzazione delle imprese
italiane promuove su tutto il territorio nazionale per illustrare le sue
proposte per l'efficienza energetica, con il patrocinio del Ministero
dello Sviluppo Economico e del Ministero dell'Ambiente. Dopo la prima
tappa in Veneto, i seminari del road show sbarcheranno nelle regioni
Toscana, Piemonte, Abruzzo, Basilicata, Sicilia e Friuli Venezia Giulia.
Le
eco-filiere industriali italiane
“L'efficienza energetica – ha spiegato il
presidente di Confindustria
Verona, Andrea Bolla - può
essere una linea politica da perseguire come Paese. Sul fronte delle
attività produttive l'Italia
dispone di intere filiere industriali che sono leader mondiali di
risparmio energetico e tra le nostre eccellenze:
caldaie, motori elettrici, illuminazione, aziende dell'edilizia
sostenibile, trasporti, solo per citarne alcuni. Investire
sull'efficienza energetica – ha aggiunto Bolla - significa fare una
scelta chiara di politica industriale che profila le nostre produzioni
anche a livello internazionale”.
I settori
più promettenti
Nel corso del seminario è stato presentato il documento programmatico di
Confindustria e il
Piano straordinario
sull'efficienza energetica,
che individua gli ambiti rilevanti nei quali risulta più efficace
incentivare l'efficienza e fornisce una valutazione degli effetti delle
misure sull'intero sistema economico, dei vantaggi per la collettività e
delle ripercussioni sul bilancio dello Stato. Dal punto di vista dei
risultati di risparmio di energia fossile, il documento programmatico di
Confindustria identifica alcuni settori promettenti:
illuminazione pubblica e privata
(18,2 Mtep),
cogenerazione (12,6 Mtep),
trasporti su
gomma (12 Mtep),
pompe di calore
(11,7 Mtep),
elettrodomestici (10,8 Mtep),
riqualificazione
energetica dell'edilizia residenziale
(8,8 Mtep),
motori elettrici e inverter
(5,5 Mtep),
caldaie a condensazione (4,9
Mtep) e UPS
(1,5 Mtep).
L'impatto
socio-economico
Da una politica industriale in questi settori si potrebbe ottenere un
aumento del valore della produzione totale dell'economia pari a circa
238 miliardi di euro, con un
incremento dell'occupazione, tra il 2010 e il 2020, di circa
1,6 milioni di unità di
lavoro standard. Secondo lo
studio di Confindustria, aziende e istituzioni dovrebbero comprendere
che ritorni economici anche nel breve termine possono essere ricavati
investendo nell'efficienza energetica secondo logiche corrette, una
strategia che favorirebbe anche il vantaggio competitivo.
Fonte: fresialluminio.it
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24
novembre 2010 -
Gas serra, sotto la lente
le misure adottate dai Paesi Ue. Per arrivare entro il 2050 a
un'economia a basse emissioni, spiega il rapporto WWF-Ecofys, gli sforzi
dovranno essere triplicati.
Per ottenere la decarbonizzazione
entro il 2050, i Paesi dell'Unione europea dovranno triplicare i loro
sforzi, al momento non ancora sufficienti.
È quanto rivela il
Climate Policy Tracker, un
nuovo strumento di monitoraggio lanciato dal
WWF
e da Ecofys
a pochi giorni dal Summit sul clima, Cop16, che si terrà dal 29 novembre
al 10 dicembre a Cancun, in Messico. Il rapporto e il relativo sito
(http://www.climatepolicytracker.eu), il cosiddetto Climate Policy
Tracker dell’Unione Europea, forniscono per la prima volta un
quadro aggiornato delle
misure di controllo dei gas serra in tutta l’UE
basato su un’analisi dei singoli Stati Membri e dei singoli settori. “Il
Climate Policy Tracker è uno strumento potente, capace di misurare
l’impatto delle politiche e la loro efficacia. Questo strumento consente
al pubblico di identificare i settori delle politiche che richiedono
maggiore attenzione e nei quali l’azione per la riduzione delle
emissioni risulta più efficace”, ha spiegato Niklas Höhne, direttore
della divisione Energy & Climate Policy di Ecofys.
Implementate solo un terzo delle azioni necessarie
Il Climate Policy Tracker rivela che attualmente vengono implementate
solo un terzo delle azioni necessarie per indirizzare i paesi dell’UE
verso il raggiungimento dell’obiettivo di una economia a basse emissioni
di carbonio entro il 2050 (con la riduzione dell’emissione dei gas serra
dell’80-95%). “I tagli radicali delle emissioni necessari per
raggiungere gli obiettivi per il 2050 dovranno essere attuati in tutta
l’economia. Gli Stati Membri dovranno analizzare a fondo tutte le loro
politiche per affrontare i punti deboli. Inoltre, dovranno impegnarsi
per perfezionare l’implementazione delle politiche UE”, ha dichiarato
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.
Si può
fare di più
Secondo il monitoraggio di WWF ed Ecofys, i 4 Paesi che registrano le
valutazioni più elevate -
Germania, Danimarca, Irlanda e
Svezia - attualmente
raggiungono solo la metà degli obiettivi necessari, il che equivale al
punteggio ‘D’. “Pertanto – commenta il WWF - non sarebbe adeguato
definirli come dei leader, perché dovranno raddoppiare i loro sforzi per
orientarsi verso un’economia a bassa intensità di carbonio”. Il rapporto
evidenzia anche in una speciale “Mappa delle politiche virtuose” alcune
politiche
nazionali particolarmente efficaci, tra cui il Conto Energia applicato
in Italia sul fotovoltaico.
Secondo gli ambientalisti, i risultati evidenziati dal Climate Policy
Tracker evidenziano un aspetto incoraggiante. “Se gli Stati Membri
seguiranno l’esempio del paese che registra i risultati migliori in
relazione a ciascuna area delle politiche e in ciascun settore –
sottolinea l'associazione ambientalista in una nota - potranno
raggiungere i due terzi degli obiettivi necessari, pari al doppio della
media attuale. Questo significa che gli strumenti sono disponibili, ma
le politiche non vengono attuate in modo diffuso”.
La
situazione dell'Italia
Secondo il report, l’Italia ha introdotto
alcune valide iniziative
attraverso le sue politiche che però non si combinano tra loro per
creare una strategia completa
verso il raggiungimento di una “zero carbon economy”. Inoltre,
sottolineano gli ambientalisti, “la scelta di tornare al
nucleare
in campo energetico probabilmente sottrarrà importanti risorse alle
future politiche per la riduzione delle emissioni di carbonio. L’energia
nucleare è un elemento importante della Strategia Energetica Nazionale
(che attualmente non esiste) e nel futuro il 25% dei consumi dovrebbe
provenire da questa fonte. Oltre ad altri aspetti ambientali, è prevista
una forte opposizione alla costruzione di impianti nucleari, che molto
probabilmente ritarderà e ridimensionerà i risultati attesi in termini
di riduzione dei gas serra”.
Azzeccati
gli incentivi alle rinnovabili e all'efficienza
L'uso delle rinnovabili rappresenta secondo gli ambientalisti un
successo per l’Italia, “stimolato garantendo un sistema di
feed-in-tariff (conto energia) di lungo termine. A seconda della
tecnologia, l’orizzonte temporale varia dai 15 ai 20 anni. Questo si
abbina a un impegno per le rinnovabili che viene sostenuto da un
programma per il rilascio di certificati verdi”. Il WWF cita anche la
detrazione
fiscale del 55% sulle
riqualificazioni energetiche degli edifici, prorogata dalla Finanziaria
2011 fino al 31 dicembre 2011. “Durante gli ultimi due anni (2009 e
2010) – prosegue il comunicato - è stato in vigore un incentivo fiscale
del 55% per le misure finalizzate all’efficienza energetica negli
edifici, compresi i sistemi solari-termici, isolamento e sostituzione
dei vetri, un provvedimento che si auspica venga riconfermato in
futuro”.
Altre
misure da implementare
Per gli ambientalisti un passo ulteriore dell’Italia verso la
‘decarbonizzazione” è l’intenzione di obbligare l’utilizzo del
fotovoltaico per gli edifici con superfici superiori a 1.000 m2 e dei
sistemi solari termici nel caso di installazioni o sostituzioni di
sistemi di riscaldamento. “Purtroppo – sottolineano - la legislazione in
materia è stata rinviata al gennaio del 2011 e i decreti attuativi non
sono ancora stati emessi. Tra le aree che richiedono miglioramenti vi è
sicuramente l’implementazione delle varie strategie e politiche, ancora
non sufficiente. Nel settore edilizio gli standard esistono, ma in
mancanza di sanzioni e di applicazione delle disposizioni l’attuazione
non è completa mentre le strettoie burocratiche ostacolano fortemente il
processo”.
In Ue più
sostegno alle rinnovabili che all'efficienza
“Ciascun paese può vantare i suoi successi, e i policy maker dovrebbero
apprendere le lezioni che derivano dalle pratiche migliori attuate in
tutta l’Europa. Tuttavia, nel complesso i punteggi registrati sono
bassi. Il
sostegno alle energie rinnovabili è molto diffuso in tutta l’Europa
e in questo settore si registrano i progressi più significativi,
mentre i settori
dell’efficienza energetica, dei trasporti e dell’industria sono in
ritardo,” ha aggiunto Höhne.
“Tutti i paesi e la UE nel suo complesso hanno bisogno di implementare
la legislazione finalizzata alla decarbonizzazione entro il 2050,
altrimenti la situazione sarà ingovernabile. Attualmente notiamo anche
che gli obiettivi climatici del 2020 richiedono un potenziamento e che
chiedere una riduzione del 20% non è sufficiente, un simile obiettivo
non ci permetterà di raggiungere l’obiettivo di una low-carbon economy
entro il 2050,” conclude Midulla.
Fonte: energoclub.org
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24
novembre 2010 -
GSE: nuova procedura
telematica per il Conto Energia. Dal 1° dicembre sarà più semplice e
rapido richiedere al Gestore gli incentivi per gli impianti
fotovoltaici.
Per semplificare l’accesso al
Conto Energia fotovoltaico, il Gestore Servizi Energetici (GSE) avvierà
dal 1° dicembre 2010 una
nuova procedura telematica
che consentirà a tutti i titolari di impianti fotovoltaici di richiedere
gli incentivi in maniera più semplice, veloce ed economica.
“Il solo utilizzo di procedure
informatiche consente di ridurre sensibilmente il tempo necessario per
l’ammissione al Conto Energia ed aumenta l’efficienza del servizio”,
sottolinea in una nota il Gse.
Accesso
al Conto Energia solo via web
L'iniziativa segue il successo della fase sperimentale per l'utilizzo
della nuova procedura, avvenuta nel corso del 2010, che ha dimostrato
un’effettiva
riduzione dei tempi di valutazione delle richieste di incentivi.
L’accesso alle tariffe incentivanti avverrà esclusivamente attraverso il
portale web (www.gse.it) e tutti i documenti necessari per richiedere
gli incentivi dovranno essere inviati al GSE esclusivamente mediante
formato elettronico. “La crescita esponenziale, in Italia, di impianti
fotovoltaici e di soggetti pubblici e privati che richiedono i relativi
incentivi al GSE – prosegue la nota - ha suggerito l’adozione di un
sistema gestionale che consenta di offrire un servizio ancora più
efficiente ed economicamente più vantaggioso sia per gli utenti che per
le Pubbliche Amministrazioni”.
Per utilizzare al meglio la nuova
procedura telematica (con benefici anche per l'ambiente, grazie al
notevole risparmio di carta) il GSE ha reso disponibile una guida
all’utilizzo del portale informatico. Fonte: rinnovabili.it
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24
novembre 2010 -
L'Italia deferita alla
Corte di Giustizia europea per l'inquinamento atmosferico. Anche Cipro,
Portogallo e Spagna in tribunale per il mancato rispetto delle norme UE.
Sotto
sollecito di Janez
Potočnik, commissario per
l'ambiente, la Commissione Europea è ricorsa infine alla Corte di
giustizia contro Cipro, Italia, Portogallo e Spagna.
Motivo del deferimento: violazione dei valori limite di qualità
dell'aria.
Per le quattro nazioni è stato, infatti, registrata un'alta percentuale
di particolato fine, meglio conosciuto come
PM10,
senza che sia stata prodotto un efficace impegno da parte dei governi
per affrontare e risolvere il problema delle emissioni nocive.
Ennessimo monito
Mancati adempimenti che, nel nostro caso, non sono purtroppo nuovi: in
tema di qualità dell'aria, la Commissione europea aveva, infatti, già
inviato lo scorso 5 maggio al governo italiano un ultimo monito riguardo
i livelli di inquinamento da particelle sottili.
"L'inquinamento atmosferico - aveva duramente sottolineato in tale
occasione Janez Potočnik - continua a causare ogni anno più di 350.000
morti premature in Europa. In Italia sono ancora troppi i luoghi
dove, per ogni 10.000 abitanti, più di 15 persone muoiono prematuramente
solo a causa del particolato. Gli Stati membri devono continuare a
prendere sul serio le norme europee di qualità dell'aria e adottare i
provvedimenti necessari per ridurre le emissioni".
L'Italia
e la Direttiva europea per la qualità dell'aria
Con la direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità di aria e ambiente in
Europa, impone agli Stati membri un limite massimo per la concentrazione
di PM10, materiale presente nell'atmosfera in forma di particelle
microscopiche altamente dannose per la salute.
Stando a questo provvedimento, che ciascun Stato avrebbe dovuto recepire
prima del 11 giugno 2010, spettava agli Stati membri conformarsi ai
valori limite fissati.
Il decreto legislativo di
recepimento della direttiva comunitaria sulla qualità dell'aria ambiente
(2008/50/CE), è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, su proposta
del Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a fine luglio 2010.
Bersagli principali del provvedimento, che interviene per fissare i
valori e gli obiettivi di qualità dell'aria ambiente, ossia quella
presente nella troposfera, sono i
materiali particolati minuti
(PM10 e PM2,5), gli ossidi di
azoto, gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), i
composti organici volativi
(Cov) e le sostanze che contribuiscono alla formazione dell'ozono a
livello del suolo.
Deroghe
Agli Stati membri è lasciata aperta la possibilità di derogare
dall'obbligo di rispetto dei limiti di PM10 fino al giugno 2011, ma tale
deroga è soggetta ad una serie di condizioni.
Innanzi tutto, il Paese deve dar prova di aver intrapreso misure per
rispettare gli obblighi entro il termine prorogato. Spetta inoltre allo
Stato membro
mettere in atto un piano per la qualità dell'aria,
con provvedimenti di abbattimento pertinenti per ogni zona considerata
per la qualità dell'aria.
Ma, dal 2005, anno dell'entrata
in vigore della normativa, Cipro, Italia, Portogallo e Spagna non si
sono attivati efficacemente per uniformarsi ai valori limite per il
PM10.
Nonostante le quattro nazioni abbiano fatto domanda per la proroga, la
Commissione non ha ritenuto, quindi, ci fossero condizioni sufficienti
per concederla.
Le città italiane
Il nostro Paese ha addirittura collezionato risultati negativi. Tutti i
nostri centri urbani con più di mezzo milione di abitanti vedono
peggiorare il loro stato di salute. È quanto emerge dalla XVII edizione
di Ecosistema Urbano, l'annuale ricerca di Legambiente e Ambiente Italia
sullo stato di salute ambientale dei comuni capoluogo italiani
realizzata con la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore.
Ultimo
avvertimento della CE per adeguarsi alla normativa 2008/50/CE
L'aspetto dell'inquinamento
atmosferico è stato oggetto di altri provvedimenti nella giornata
odierna. Dopo la lettera di diffida in data 16 luglio 2010, Repubblica
ceca, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Romania,
Slovenia e Spagna, restano i
nove i paesi aderenti all'UE che ancora non hanno adottato la normativa
2008/50/CE.
Su raccomandazione del
Commissario per l'ambiente
Janez Potočnik
(foto), la Commissione Europea ha dunque fatto giungere ai nove stati un
monito affinché aderiscano all'iniziativa europea anti inquinamento.
In assenza di provvedimenti da parte degli imputati, la Commissione
potrà deferire gli stessi alla Corte di giustizia europea.
Fonte: ecologiae.it
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23
novembre 2010 -
Fotovoltaico, in Spagna
pesanti tagli agli incentivi. Dal 2011 le tariffe del conto energia
caleranno del 45% per gli impianti a terra, e del 25% per i grandi
impianti su tetto
Se in Germania e Francia i costi
delle bollette aumentano per sostenere i generosi incentivi al
fotovoltaico, in Spagna il governo Zapatero punta invece a risparmiare
denaro pubblico tagliando le tariffe feed-in del conto energia.
Venerdì scorso il ministero
dell'Economia di Madrid ha annunciato a partire dal 2011 una riduzione
delle tariffe per gli
impianti a terra
(oggi pari a 25,8 eurocent/kWh) del
45%,
mentre per gli
impianti su tetto il taglio
sarà del 25%
per quelli più grandi (oggi la tariffa è di 28,6 eurocent/kWh) e del
5%
per quelli di dimensioni più ridotte (attualmente incentivati con 32
eurocent/kWh). Inoltre, gli incentivi al fotovoltaico – finora
applicabili all'intera vita utile dell'impianto – potranno valere per un
arco temporale
massimo di 25 anni: una norma,
questa, retroattiva che si applica anche agli impianti già in funzione,
contro la quale l'associazione spagnola di settore (Asif) ha annunciato
un'azione legale.
Penalizzati
gli impianti a terra
A subire di più gli effetti della riduzione degli incentivi saranno gli
impianti a terra, che per alcuni anni non risulteranno convenienti dal
punto di vista economico (almeno fin tanto che il costo dei moduli e dei
componenti non caleranno di una certa misura), mentre gli impianti su
tetto integrati potranno ancora crescere a 250 MW installati nel 2011
(contro i 35 MW del 2010) e a 260 MW nel 2012.
Fuga
all'estero degli operatori
“La riforma degli incentivi obbliga l'industria fotovoltaica spagnola a
cercare altri mercati”, avverte Asif, che sottolinea come essa è “quarta
al mondo dopo Cina, Germania e Giappone e ha una capacità produttiva di
1.000 MW annui”. Con i tagli al conto energia il mercato fotovoltaico
spagnolo sarà dimezzato e gli operatori iberici probabilmente
guarderanno sempre più a Paesi esteri come la Germania, la Francia,
l'Italia, l'Europa orientale e gli Stati Uniti.
I costi
per lo Stato degli incentivi
Secondo il ministero dell'Economia di Madrid,
le nuove tariffe incentivanti
consentiranno allo Stato di risparmiare 607,2 milioni di euro nei
prossimi tre anni. Nel 2009
gli incentivi al fotovoltaico sono costati circa
3 miliardi di euro,
e finora il settore ha raggiunto gli
8.673 MW installati.
A partire dal 2009, tuttavia, il mercato spagnolo ha fermato la sua
corsa e ora i pesanti tagli agli incentivi decisi dal governo
contribuiranno a ridurre i posti di lavoro e i benefici occupazionali
finora conseguiti.
Fonte: rinnovabili.it
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23
novembre 2010 -
A Taranto il Gruppo
Marcegaglia si converte al fotovoltaico. Dismessa la produzione di
caldaie industriali, l'azienda leader nell'acciaio lavorerà nel settore
del fotovoltaico
Il gruppo Marcegaglia, attivo nel
settore della trasformazione dell'acciaio, a Taranto dismette la
produzione di caldaie industriali e si riconverte all'energia pulita e
in particolare al fotovoltaico.
In questa città della Puglia, regione
dove il gruppo industriale ha interessi anche nel trattamento dei
rifiuti per produrre energia oltre che nel turismo, Marcegaglia produrrà
infatti pannelli e lamiere per il fotovoltaico a partire dall'inizio del
2011.
Problemi
con la produzione di caldaie industriali
“Il piano originario, che portò anche ad un trasferimento di produzione
da Ravenna a Taranto, prevedeva le caldaie industriali e la produzione
di pannelli per tetti e pareti”, ricorda
Antonio Marcegaglia,
amministratore delegato del gruppo insieme alla sorella Emma
(già presidente di Confindustria). “Problemi di costi e di competizione,
uniti al fatto che le caldaie industriali sono un’attività diversa
rispetto alla vocazione del nostro gruppo, ci hanno portato – spiega
Antonio Marcegaglia intervistato da La Gazzetta del Mezzogiorno.it - a
passare la mano in questo settore già da alcuni anni. E così abbiamo
ceduto il ramo turbogas ai nostri partner americani, che ora producono
presso terzi, mentre le caldaie per incenerimento industriale le abbiamo
cedute ad Ansaldo Energia”.
Pannelli
e lamiere per il fotovoltaico
Il piano di riconversione prevede ora un cambio di business in direzione
di un settore nuovo per il gruppo, già leader mondiale nella
trasformazione dell’acciaio con 5.3 milioni di tonnellate lavorate ogni
anno. “A Taranto ci siamo concentrati sui
pannelli fono-assorbenti per
copertura
ma soprattutto - questa è la
novità - si lavorerà nel fotovoltaico.
Per lo stabilimento, 90mila metri quadrati, abbiamo definito –
sottolinea l'a.d. di Marcegaglia - un piano di investimenti da 15
milioni di euro che, sommato alla ristrutturazione della logistica, sale
a 30 milioni. Faremo le prove a metà dicembre per partire con la
produzione tra un mese-un mese e mezzo. In particolare,
costruiremo pannelli e lamiere
grecate con lamine fotovoltaiche a film sottile al silicio amorfo,
nonché lamiere curve fotovoltaiche”.
Nasce
“Taranto Solar”
Ma le iniziative del gruppo nel campo delle energie rinnovabili non si
fermano qui. “Altra iniziativa importante – spiega Antonio Marcegaglia -
è la costituzione
di “Taranto Solar” insieme ad Enel Green Power
per realizzare e gestire un impianto fotovoltaico per la produzione di
energia elettrica della potenza nominale di 3,2 MW. I pannelli sono
installati su tutti i fabbricati industriali del complesso di Taranto.
Produrremo energia per il nostro fabbisogno cedendo all’Enel la parte
eccedente. A Taranto, a seguito della riconversione, peraltro condivisa
dai sindacati, l’occupazione è scesa da 200 a 150 unità attraverso
pensionamenti ed esodi, ma contiamo comunque di risalire”.
Fonte: energymanager.net
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23
novembre 2010 -
Incentivi, utilizzati 20
mln per 3.610 eco-edifici. Esaurito in 15 giorni il fondo unico per gli
incentivi del Mse, poco gettonati gli immobili ad alta efficienza
energetica
Si è esaurito il fondo unico per gli
incentivi messo a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico lo
scorso 3 novembre, per consentire a consumatori e imprese di utilizzare
i 300 milioni di euro destinati nell'aprile scorso al sostegno degli
acquisti in vari settori merceologici.
Con un decreto firmato lo scorso 21
ottobre dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, erano stati
riassegnati i 110 milioni di euro, non ancora prenotati per gli
incentivi, a un fondo unico comune per tutti i settori, disponibile per
le prenotazioni dei rivenditori e consumatori a partire dal 3 novembre
scorso.
Gli incentivi per
gli eco-immobili
Dall'aprile scorso sono stati
acquistati grazie all'incentivo per gli ecoedifici
3.610 immobili ad alta
efficienza energetica per un totale di quasi 20 milioni di euro.
Ricordiamo che l'importo dell'agevolazione all'acquisto era di 116 euro
al metro quadro per un massimo di 7.000 euro per le case in classe A e
83 euro al metro quadro per un massimo di 5.000 euro a quelle in classe
B.
I risultati per
gli altri settori
Questi i risultati diffusi ieri
dal MSE per gli altri settori:
macchine agricole e movimento
terra: oltre 13.000 mezzi, per
un importo prenotato di oltre 76 milioni di euro;
nautica:
circa 2.900 motori fuoribordo per circa 2,4 milioni di euro e 303
contributi a stampi per scafi da diporto, per un importo di 37,5
milioni;
motocicli: circa 33.000
motocicli, per oltre 16 milioni di euro di contributi, e circa 1.000
biciclette a pedalata assistita.
Cucine componibili:
85.500 pezzi per un importo di circa 60 milioni di euro;
banda larga:
circa 530 mila contributi concessi per un importo di oltre 26 milioni di
euro;
elettrodomestici: quasi
500.000 pezzi per un importo di oltre 41 milioni di euro di contributi;
altri incentivi
(gru, rimorchi, efficienza energetica…): 20,5 milioni.
“Con l'operazione incentivi –
spiega una nota del MSE - si è voluto dare un
concreto aiuto a settori
trainanti del nostro sistema produttivo
che, pur in difficoltà, mantengono grandi capacità competitive e una
forte propensione all'export (come nel caso dell'industria nautica - che
esporta il 55% del fatturato - la filiera del legno-arredo legata alle
cucine, o la produzione di nicchia delle gru a torre per l'edilizia); ma
anche sostenere
la propensione all'acquisto dei cittadini di beni di più largo consumo
(nel caso degli incentivi alla vendita di motocicli, elettrodomestici e
per la navigazione in banda larga)”.
Il ministero calcola che circa 167
milioni di euro sono andati a incentivare settori che hanno un impatto
diretto sui consumatori finali, mentre i fondi restanti sono andati a
beneficio di un'utenza più business oriented.
Fonte: rinnovabili.it
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22
novembre 2010 -
Manca poco più di un mese
per recepire le Linee guida per le rinnovabili. Un'occasione per fissare
le proprie regole a vantaggio del paesaggio e degli operatori
Dopo l'entrata in vigore (3
ottobre 2010) delle Linee Guida nazionali per l'autorizzazione degli
impianti alimentati da fonti rinnovabili, sono state
diverse le associazioni e gli
enti che si sono proposti di aiutare le Regioni
a recepire correttamente il provvedimento.
Oltre ad Aper e Assosolare, che già
da ottobre si sono rese disponibili ad avviare un'azione di dialogo con
tutte le Regioni, in questi giorni si è aggiunta anche Legambiente
umbra, la quale ha scritto una lettera alla Presidente della Regione,
Catiuscia Marini, affinché l'ente
non perda questa
occasione per fissare le proprie regole.
Entro
gennaio 2011
I tempi, di fatti, stringono. "Entro
gennaio 2011 - ha affermato
Legambiente - le
Regioni dovranno stabilire delle regole per integrare le fonti
rinnovabili nel territorio. In
caso contrario, infatti - ricorda l'associazione - da febbraio si
dovranno utilizzare le indicazioni (incomplete) delle Linee Guida".
Legambiente, inoltre, si è
detta disposta a
contribuire a costruire un confronto ampio per condividere una visione
di forte sviluppo delle rinnovabili
che permetta all'Italia di raggiungere gli obiettivi europei.
Regole
chiare e precise
Le fonti rinnovabili esigono infatti, scrive Legambiente, un
quadro di regole chiaro
ed univoco per garantire alle diverse fonti la più efficace integrazione
ambientale e paesaggistica.
Questo risultato può essere ottenuto solamente definendo sia le aree
idonee per la progettazione degli impianti che introducendo criteri più
corretti per la loro progettazione e integrazione. Due le principali
linee da seguire:
analisi del territorio
per l'individuazione delle aree e criteri che permettano di
orientare la
progettazione verso un'attenta integrazione
degli edifici nel paesaggio.
Regole
trasparenti
Alle Linee, inoltre, sempre secondo Legambiente, si deve accompagnare la
trasparenza dei processi per garantire la legalità ai cittadini. Per
ottenere ciò è necessario che le Regioni si impegnino a dare
notizia di tutte le
procedure, norme e vincoli che riguardino i progetti da fonti
rinnovabili attraverso un sito internet
adeguatamente aggiornato.
Fonte:energymanager.net
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22
novembre 2010 -
Detrazione 55%, cosa
cambia con la rateazione in 10 anni. Ripartito in 10 quote annuali, il
bonus fiscale effettivo viene eroso dall'inflazione e passa dal 55% al
47%
Erano tre nel 2007, nel 2008 sono
passate da tre a dieci a scelta del contribuente per poi diventare
cinque negli ultimi due anni.
A partire dal 1° gennaio 2011,
diventano dieci
le rate annuali con cui deve essere divisa la detrazione fiscale del 55%,
prorogata al 31 dicembre 2011 dal disegno di legge di Stabilità votato
venerdì scorso dalla Camera e ora al vaglio del Senato. A meno di una
modifica a Palazzo Madama che ripristini l'attuale ripartizione in 5
anni del bonus, la diluizione in 10 anni rende la detrazione di fatto
meno appetibile per i contribuenti.
Il 55%
eroso dall'inflazione
In un articolo, Il Sole 24 Ore ha calcolato che, dopo dieci anni, lo
sconto fiscale effettivo passa dal 55% al
47%,
mentre dopo cinque anni la detrazione reale diventa del 50,5%. Ciò è
dovuto all'inflazione, che si “mangia” una parte del 55% che il fisco
restituisce negli anni. Inoltre, scrive il quotidiano confindustriale,
“se la proposta diventerà legge nei termini attuali,
chi non riuscirà a effettuare il
bonifico di pagamento entro il 31 dicembre vedrà dimezzato l'importo da
portare in detrazione con la
dichiarazione dei redditi presentata nel 2012. Per una spesa di 20mila
euro, ad esempio, si passerà da 2.200 a 1.100 euro all'anno. Inoltre, su
dieci anni l'inflazione peserà di più, e quindi la somma che 'tornerà'
in tasca ai contribuenti sarà più bassa in termini reali”.
Nel
cassetto il Piano B
Nel caso in cui non fosse stata prorogata la detrazione con le attuali
modalità, era pronto un “Piano
B” elaborato dal ministero
dello Sviluppo economico, il quale fissava limiti di spesa e abbassava
al 41% l'aliquota per gli infissi. La decisione finale è stata però
quella di mantenere – almeno fino al 31 dicembre 2011 – l'attuale
assetto del bonus, conservando sia l'aliquota del 55% per tutti gli
interventi di riqualificazione energetica degli edifici che la procedura
semplificata che permette ai provati di compilare in via telematica la
documentazione senza l'aiuto di un tecnico. Entro 90 giorni dal termine
dei lavori, il contribuente deve inviare i documenti all'Enea via web,
mentre per gli interventi che proseguono per più periodi di imposta, è
prevista una comunicazione telematica all'Agenzia delle Entrate entro il
31 marzo 2011.
Le
proposte del PD
Nel frattempo, il Partito Democratico è al lavoro per ottenere in Senato
il ripristino della rateazione di 5 anni del 55%, e per ampliarne la
portata. In proposito, venerdì scorso la Camera ha approvato un ordine
del giorno del PD che mira ad estendere la detrazione anche al
consolidamento antisismico degli edifici. Ma le proposte non si fermano
qui. “Continueremo ad insistere perché una misura che ha questo impatto
sulla crescita e che produce riduzione del lavoro nero e dell’evasione
fiscale divenga una
misura stabile
– ha spiegato il deputato del Pd Raffaella Mariani - e possa
allargarsi ad altri
settori come ad esempio edifici pubblici e case popolari”.
Fonte: edilportale.it
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19
novembre 2010 -
Assolterm: “il solare termico
ha bisogno di un Conto Energia”.
Per sostenere lo sviluppo del settore, Assolterm propone un sistema di
incentivazione sul modello del conto energia fotovoltaico
“Proponiamo
un modello di incentivo che vada
a premiare la produzione di energia termica, sul modello di quanto
fatto con il Conto energia per il fotovoltaico.
Una misura che si applicherebbe agli impianti superiori ai 30 metri
quadri, prevedendo invece una tariffa forfettaria per le
installazioni inferiori a questa taglia, e che verrebbe finanziato
con una componente prelevata sulla bolletta del gas”.
A lanciare la
proposta è (Associazione italiana del solare termico), intervenendo
durante la giornata di studio a EnerSolar+, il salone dedicato alle
tecnologie solari svoltosi a Fieramilano Rho. Valeria
Verga, Segretario generale di Assolterm
Il mercato del solare termico in
Italia
Il mercato del solare termico ha visto negli ultimi anni uno sviluppo
significativo in Italia, passando dai 130 MWth del 2006 ai quasi
300 MWth del
2008,
quindi più che raddoppiando l'installato annuale (+120%). Nonostante la
crisi economica che ha portato a una lieve flessione nel 2009 (-4%),
ad oggi la
capacità installata ha superato gli 1,4 GWth,
equivalenti a una superficie di installato pari a 2 milioni di metri
quadri. Risultati importanti sono stati ottenuti anche sul piano
industriale, dove il
potenziale
produttivo delle imprese ha superato il GW,
dando lavoro ad oltre 4.000 persone per un giro di affari nel 2009 pari
a 400 milioni di euro. “Numeri che fanno del nostro Paese il secondo
mercato europeo, anche se per densità, cioè metri quadri installati per
migliaia di abitanti, la media italiana, con 18 kWth equivalenti a 26
metri quadri, ci vede al di sotto della media delle altre realtà del
Continente - ha ammesso Valeria Verga -. Proprio per dare maggiore
impulso al settore che ha potenzialità immense e con l'obiettivo di
raggiungere 1 metro quadro di installato per abitante al 2020, occorre
pensare a nuovi sistemi di sostegno”.
“Tale
obiettivo - ha spiegato Verga - ci consentirebbe di
portare il totale installato a 42 GWth,
in modo da coprire il 25% del totale di 14 Mtep termici, pari al 25%
della quota fissata per la produzione di energia termica da fonte
rinnovabile nell'ambito del Pacchetto 20/20/20”.
Conto energia
per il solare termico
Da qui la proposta di un Conto Energia per sostenere
lo sviluppo del solare termico, una misura che
avrebbe notevoli ricadute positive anche dal punto
di vista socio-economico in termini di creazione di
nuovi posti di lavoro e di ricchezza, considerando
che ogni 100 metri quadri di installato corrisponde
un posto di lavoro a tempo pieno e un giro di affari
pari a 100.000 euro.
Confermare il
55% per almeno 5 anni
Accanto al nuovo strumento andrebbero rafforzati e
stabilizzati i provvedimenti già in vigore. “In
primo luogo – ha detto Verga - il sistema di
detrazioni fiscali del 55% per gli interventi di
riqualificazione energetica che andrebbe
implementato
per un arco temporale almeno di 5 anni,
in netta controtendenza rispetto a quanto sta
facendo il governo che lo ha riconfermato solo per
il 2011, spalmando inoltre la detrazione su 10 anni,
rispetto ai 5 attuali, scelta che ci vede ovviamente
del tutto contrari”.
Obbligo
solare e semplificazione amministrativa
Altro provvedimento basilare, secondo Assolterm, è
rendere
veramente effettivo l'obbligo di produzione del 50%
di acqua calda sanitaria da fonti rinnovabili nel
caso di edifici di nuova costruzione e di
ristrutturazioni.
Un obbligo, ha ricordato il segretario generale di
Assolterm, “peraltro già previsto dalla normativa in
vigore, ma di fatto rispettato solo in pochissime
Regioni”. Infine, la semplificazione amministrativa.
“Ancora oggi – ha sottolineato Verga -
manca un
chiaro riferimento normativo uniforme su tutto il
territorio,
in particolare per quanto riguarda le aree
vincolate, come gran parte dei nostri centri urbani
e ciò sicuramente rappresenta un freno per la
diffusione degli impianti”. Fonte: assolterm.it
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18 novembre
2010 -
Domenica 21 ottobre scopri la biodiversità,
escursione a San Cataldo nell’area S.I.C. retrostante la darsena.
In tutta Italia il WWF, in collaborazione con l’Associazione Nazionale
Musei Scientifici Italiani, Orti Botanici ed Acquari promuove
l'iniziativa "BiodiversaMente", che ha ricevuto il patrocinio del
Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali e, mediante
l'organizzazione di visite a tema, iniziative speciali ed escursioni
guidate intende richiamare l'attenzione di tutti sull'importanza ed il
valore della biodiversità, della ricerca e della scoperta scientifica, a
cui danno un apporto fondamentale le istituzioni museali, universitarie
e scientifiche.
Il WWF
Salento, Domenica 21 novembre p.v. dalle ore 9,30, organizza una seconda
escursione, dopo quella ben riuscita del 24 ottobre u.s. per consentire
a tutti di apprezzare la biodiversità naturale salentina sempre più
maltrattata e in forte rarefazione.
L'escursione
a piedi si svolgerà a San Cataldo nell’area retrostante la darsena dove
sono presenti aree naturalistiche (habitat) di elevato pregio
scientifico e paesaggistico molto ricche di biodiversità (aree S.I.C.)
con l’ausilio di una guida naturalistica d’eccezione,
il Prof. Silvano Marchiori
- Laboratorio di Botanica e Orto Botanico Di.S.Te.Ba. dell’Università
del Salento.
L’appuntamento è alle ore 9,30 in piazza Palio presso l’ingresso del
Palazzetto dello Sport. Si raggiungerà la località attraverso la bici, o
pullman di linea (SGM) o attraverso il sistema del car pooling.
I
partecipanti sono invitati a portare video-camere o macchine
fotografiche, per documentare il "bello", sperando di non dover
riprendere il "brutto" che offende l'ambiente.
Le riprese
video e fotografiche saranno pubblicate sul sito dell’Associazione
www.wwfsalento.it.
Al termine
dell’escursione, prevista per le ore 12,30 circa si metteranno a dimora
alcune piante messe a disposizione dell’Orto Botanico dell’Università
del Salento dedicate ai bambini più piccoli della città in occasione
della tradizionale “Festa degli alberi” che ricorre appunto il 21
novembre.
In caso di
maltempo l’iniziativa sarà spostata alla domenica successiva. Si
consigliano abbigliamento e scarpe adeguate all'attività di escursione
(in particolare stivali in gomma per eventuale presenza di pozzanghere e
fango).
L'escursione
è GRATUITA. PARTECIPATE NUMEROSI!
Info e prenotazione
(obbligatoria): 329.8168510 - 339.2742742 - 328.2258018 -
lecce@wwf.it
Leggi il comunicato stampa
- Vai alla nostra sezione dedicata alla
biodiversità
rassegna stampa
18
novembre 2010 -
Seminario "Impatti sui cambiamenti climatici nel
Salento" - 15 novembre 2010
Sono stati presentati dati storici ed elaborazioni secondo diversi
modelli matematici e tutti sembrano concordare sul fatto che, per la
Puglia, nei prossimi 40 anni dovremo aspettarci un innalzamento delle
temperature da 2 a 4 °C.
Gli incrementi maggiori si avranno nelle
massime estive, con estati veramente torride; incrementi importanti
anche nelle minime estive e leggeri rialzi nelle temperature invernali,
che comunque si alzeranno, sia nelle minime che nelle massime.
Per quel che riguarda le precipitazioni,
ci si aspetta un andamento annuale stabile, ma concentrazioni di eventi
anche alluvionali nelle mezze stagioni, specie quella autunnale, mentre
sembra che si azzereranno le precipitazioni estive.
Tutto questo, porterà a dover spostare le
semine, anticipandole e, forse, ad introdurre nuove colture.
Per il vino e l'olio, ci si aspetta un
calo di produzione, ma un possibile miglioramento della qualità.
Per il mare, si osserva già una
tropicalizzazione delle specie sia di fauna che di flora.
Le aree maggiormente interessate da
questi cambiamenti saranno quelle del tavoliere e parte delle murge.
Per il Salento, si prevedono influssi
relativamente moderati, sia per temperature che per precipitazioni, ma
rischi maggiori di eventi climatici estremi (trombe d'aria, tempeste,
etc).
Concludendo, non si
può negare che ci sia anche l'azione e la corresponsabilità delle
attività umane in questi cambiamenti climatici che stiamo vivendo, ma
non sono da escludere che ci siano delle concause indipendenti dall'uomo
e che ci siano anche dei corsi e ricorsi storici.
sintesi curata da Ing. Grazio Passaseo
Comitato
Tecnico-Scientifico WWF Salento
Leggi
gli abstracts degli inteventi
18
novembre 2010 -
Certificati bianchi, nuova scheda per le pompe di
calore elettriche.
L'Autorità per l'energia
approva la scheda n. 27 che estende i TEE
all'installazione di pompe di calore elettriche
Con la
delibera EEN 15/10 del 15 novembre 2010,
l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha approvato una
nuova scheda tecnica, la
n. 27,
per la quantificazione dei risparmi energetici relativi
all’installazione di pompa di calore elettrica per produzione di acqua
calda sanitaria in impianti unifamiliari nuovi ed esistenti.
Per questa
tipologia di intervento sarà quindi consentito di ottenere i
certificati bianchi (o titoli di efficienza
energetica), cioè crediti rilasciati in seguito ad interventi
per una gestione più efficiente dell'energia che possono in seguito
essere rivenduti. L'Autorità per l'energia ha deciso di escludere dal
campo di applicabilità della scheda n. 27 le installazioni avvenute
nella zona climatica F, e di eliminare la previsione di un obbligo di
garanzia e assistenza di almeno cinque anni sugli apparecchi.
Le decisioni
dell'Autorità
Viene confermato “il
valore minimo
ammissibile di COPN pari a 2,5”
e accolta la proposta degli operatori “in merito all’opportunità di
non prevederne sin da subito l’aumento ad un valore pari a 3 a
decorrere dall’anno 2013,
bensì di valutare nel tempo l’opportunità di una sua variazione in
funzione dell’evoluzione del mercato”. La delibera prevede inoltre
“di
non differenziare
i valori di risparmio specifico tra scaldacqua preesistente,
in funzione del tipo,
e scaldacqua di
nuova installazione
e di adottare per tutti i casi i valori di RSL
medi pesati calcolati per il caso delle nuove installazioni, al fine
di semplificare la rendicontazione e di ridurre gli oneri
documentali”.
Gli
interventi oggetto della nuova scheda tecnica n. 27 potranno essere
rendicontati a partire dal 1° gennaio 2011. Fonte: rinnovabili.it
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18
novembre 2010 -
TRAFFICO ILLECITO
DI RIFIUTI PER PRODURRE ENERGIA
Sulla carta impianto per la produzione di
energia pulita, nella realtà centro per lo smaltimento di polveri, terre
contaminate e fanghi inquinanti contenenti metalli che superavano i
limiti massimi previsti. Si tratta dell'impianto di coincenerimento " Riso
Scotti Energia spa"
di Pavia posto ieri sotto sequestro, dopo più di un anno di indagini
condotte dal Corpo forestale di Pavia e dalla Scientifica di Roma.
"Il
coinceneritore – commenta Ugo Mereu, comandante regionale della
Lombardia del Corpo forestale – sulla carta era un vero e proprio fiore
all’occhiello, poiché serviva a smaltire uno scarto della produzione e,
al contempo, a creare energia rinnovabile da reimpiegare in azienda".
Dirty Party
L'operazione "dirty party", che ha portato l'arresto di 7 persone, ha
scoperto che tra il 2007 e il 2009 l'impianto ha generato giro d'affari
di circa 30 milioni di euro e, nel frattempo, ha gestito illecitamente
40mila tonnellate di rifiuti. Il tutto era reso possibile da false
analisi di laboratorio.
Energia pulita?
In origine l'impianto, nato tra il 2001-2002, era destinato, attraverso
una centrale a biomasse, allo smaltimento della
lolla,
scarto biologico derivante della lavorazione del riso. In seguito,venne
autorizzato a smaltire anche rifiuti speciali non pericolosi.
Dall'indagine però si scoperto che frequentemente la
lolla di riso
veniva miscelata con scarti industriali
e, in seguito, venduta senza alcuna autorizzazione per la produzione di
lettiere per animali, in particolare pollame e suini, e per la
produzione di pannelli di legno. Fonte: ecologiae.it
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17
novembre 2010 -
Enel:
raddoppiare il fotovoltaico e sestuplicare l’eolico
Il ricorso
al
nucleare
non fermerà le
rinnovabili.
Anzi, siccome per il nucleare ci vuole ancora tanto, probabilmente i
prossimi progetti riguarderanno
esclusivamente le fonti pulite.
Ne è convinto
Ingmar Wilhelm,
responsabile dell’Area Sviluppo Italia Divisione Energie Rinnovabili
dell’Enel,
il quale, presentando i dati della sua ricerca a Roma durante il forum
“Ambiente e sicurezza”, ha spiegato che in Italia ci sono le
potenzialità per
raddoppiare il ricorso
all’eolico
(che già è tra i primi al mondo) e
sestuplicare la produzione di
energia solare,
attualmente la sesta al mondo.
Le
potenzialità ci sono perché se l’Italia è davvero il Paese del sole, il
Gigawatt di potenza installato al 2010
è troppo poco.
Anzi, spiega Wilhelm che per la fine di quest’anno si prevede già di
raddoppiare questa potenza, portandola a
2 Gw,
ma entro 10 anni le potenzialità ci sono tutte per far arrivare tale
capacità a
12,7 Gw.
Minori sono
le potenzialità dell’eolico, ma solo perché già ora è già molto
presente. Attualmente infatti la potenza installata è di
5,6 Gw,
ed in 10 anni si prevede di
raggiungere i 12,1 Gw,
più dell’energia che si prevede possano produrre le 5 centrali nucleari
in programmazione sul suolo nazionale.
Per l’Italia
sole e vento sono le fonti più importanti in prospettiva, ma ci dobbiamo
ancora confrontare con alcune difficoltà, come la rete elettrica ancora
non in grado di integrare completamente queste fonti. L’Italia deve
trovare un ritmo costante di sviluppo, e questo coinvolge anche processi
legislativi, ad esempio sugli incentivi Fonte: ecologiae.com
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16
novembre 2010 -
Bruxelles,
corridoi prioritari per gas e elettricità.
Entro il 2012 sarà pronta
la mappa dei corridoi per il trasporto di
elettricità, gas e petrolio.
L'Unione europea ha bisogno di investire circa 200 miliardi di euro nei
prossimi 10 anni per rinnovare, ampliare e costruire nuove reti
energetiche e di gas naturale nel tentativo di raggiungere i suoi
obiettivi ambientali e sostenere la sua crescita economica.
Queste le
parole che il Commissario europeo per l'energia,
Günther Oettinger,
ha pronunciato durante l'odierna conferenza stampa per presentare i
corridoi per il trasporto di elettricità, gas e petrolio. Il Commissario
ha anche aggiunto: "In futuro dovremo investire più di quanto abbiamo
investito negli ultimi 10 anni, ma, soprattutto, dobbiamo farlo
velocemente".
"Energia 2020"
Un concetto sicuramente già sentito visto che proprio la scorsa
settimana lo stesso Oettinger ha presentato la Comunicazione "Energia
2020" che definisce le priorità energetiche per il prossimo decennio e
delinea le azioni da adottare per affrontare le sfide del risparmio
energetico, della realizzazione di un mercato caratterizzato da prezzi
competitivi e forniture sicure, della promozione del primato tecnologico
e di negoziati effettivi con i nostri partner internazionali.
Le linee
strategiche per l'energia individuate dalla commissione
Cinque le priorità individuate dalla Commissione: risparmio energetico,
mercati e infrastrutture energetici paneuropei integrati, politica
energetica, competitività e confronto dei prezzi. Sulla base di queste
priorità, la Commissione proporrà iniziative e proposte legislative
concrete entro i prossimi 18 mesi.
Tassativa la
scadenza riguardante il completamento del mercato interno dell'energia.
Entro il 2015
nessuno Stato membro dovrà rimanere isolato.
Nei prossimi dieci anni sono necessari nell'Ue
investimenti infrastrutturali complessivi per un valore di 1.000
miliardi di euro.
Mappa per il
trasporto
Oggi il Commissario è tornato a parlare dell'argomento, proponendo però
soluzioni "concrete" per le infrastrutture. Oettinger, infatti, ha
voluto definire la
mappa dei
corridoi per il trasporto verso l'UE di petrolio, elettricità e gas.
Questa mappa, definita "urgente per raggiungere gli obiettivi prefissi",
servirà come base per future concessioni di permessi e finanziamenti ai
progetti dell'Unione. In particolare, essa punta a garantire
collegamento tra i mercati continentali di quei paesi che sono
praticamente isolati in termini energetici dall'Ue.
Settore elettrico
Nel settore elettrico sono stati definiti
4 corridoi
principali:
una rete off-shore posizionata nel Mar del Nord e connessa con l'Europa
settentrionale e centrale per trasportare energia prodotta nei parchi
eolici alle grandi città; un'interconnessione nell'Europa
sud-occidentale; una nell'Europa centrale e sud-orientale e l'intergrazione
del mercato baltico in quello europeo.
Corridoi del gas
Per quanto riguarda il settore gas,
tre i corridoi
previsti.
Il primo a Sud, il secondo un corridoio Nord-Sud nell'Europa
occidentale, mentre il terzo riguarda l'integrazione del mercato
energetico baltico. Sulla base di questi corridoi già definiti, nel 2012
saranno individuati altri progetti di interesse europeo.
Snodi
Snodo cruciale dei nuovi corridoi di approvvigionamento sarà l'Italia
che, insieme a Portogallo e Spagna, vedrà nei prossimi anni un interno
sviluppo del settore rinnovabile, in particolare eolico e solare. Questo
accadrà soprattutto perché questi Paesi avranno un ruolo chiave nei
collegamenti con il Nord Africa. Infatti,
entro il 2020,
circa 10 GW di energia verde potrebbero essere prodotti nei paesi del
Mediterraneo meridionale e orientale.
Nuovi collegamenti a sud
Oltre al già esistente collegamento tra Spagna e Marocco, che dovrebbe
aumentare la capacità da 1.400 a 2.100 MW, nel
2017 dovrebbe
entrare in funzione tra Italia e Tunisia una nuova rete elettrica.
Bruxelles inoltre auspica lo sviluppo di altri collegamenti tra il
nostro Paese e Montenegro, Albania e Croazia.
Gasdotti
Altra
sfida importante
per l'Italia sarà quella dei gasdotti del "Corridoio del sud",
il quale legherà l'Ue ai bacini dei produttori di Caspio e Medio
Oriente. Al momento i progetti di Nabucco, Itgi, Tap e ''White Stream''
risultano 'in fase di sviluppo, mentre si stanno studiando altre
possibili opzioni che puntano a Golfo Persico ed Egitto. Fonte:
energymanager.net
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16
novembre 2010 -
Detrazione 55%,
Camera approva emendamento di proroga.
Inserito dal relatore
Marco Milanese, proroga l'incentivo anche nel 2011
ma con diluizione delle detrazioni in 10 anni
anziché 5
E' stato appena approvato alla Camera l'emendamento del Governo alla
Legge di Stabilità per la proroga nel 2011 della detrazione fiscale del
55%,
spalmata su 10 anni
anziché su cinque
come previsto attualmente.
Riportiamo
il testo dell'emendamento:
Art. 1 Comma 47-bis.
"Le disposizioni di cui
l'articolo 1, commi da 344 a 347, della legge 27 dicembre 2006, n. 296,
si applicano, nella misura ivi prevista, anche alle spese sostenute
entro il 31 dicembre 2011. La detrazione spettante ai sensi del presente
comma è ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Si applicano,
per quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 24,
della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e all'articolo 29, comma 6 del
decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni,
della legge 28 gennaio 2009, n.2."
Impatto finanziario della
proroga
Il sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas ha spiegato che la
proroga porterà un maggior gettito nel 2011 per circa 124,8 milioni. Si
registrerà invece un rosso per le finanze dello stato negli anni
successivi: meno 32,4 milioni nel 2012, meno 292,8 milioni nel
2013, per stabilizzarsi su un'incidenza annua di 168,2 mioni dal 2014.
Il maggior
gettito Iva di 124 milioni del 2011 sarà destinato all'autotrasporto.
PD: ci batteremo per
ripristinare i 5 anni e per ampliare la detrazione
"Spalmare su dieci anni la detrazione del 55%, anziche' su cinque come
attualmente, e' un risultato deludente che indebolisce la misura e la
rende meno appetibile per i cittadini e meno competitiva per imprese",
afferma a caldo Ermete Realacci del PD, preannunciando una battaglia a
Palazzo Madama. "E' un errore e il Pd si battera' in Senato per
ripristinare il credito di imposta del 55% in edilizia con le attuali
modalità''.
"Continueremo ad insistere perché una misura che ha questo impatto sulla
crescita e che produce riduzione del lavoro nero e dell’evasione fiscale
divenga una
misura stabile
– aggiunge Raffaella Mariani - e possa
allargarsi ad altri settori come ad esempio
edifici pubblici
e case popolari".
Si potrebbe migliorare la
misura...
“Si prenderanno in considerazione gli eventuali elementi migliorativi
contenuti nella proposta del Ministero dello Sviluppo economico sulle
ristrutturazioni edilizie eco-compatibili”, ha dichiarato
Marco Milanese,
relatore del disegno di legge di stabilità,
“anche se, tecnicamente, essendo una proroga – ha aggiunto - si
dovrebbero riprendere gli elementi della misura già in vigore. In ogni
caso al ministero dell'Economia spettano le valutazioni di ordine
finanziario, sulle coperture e sui saldi”.
Piano B dal MSE
Ricordiamo che il ministero dello Sviluppo economico, nel caso in cui
non venisse prorogato lo sconto del 55% alla Camera, ha preparato un
Piano B che prevede limiti di spesa e un abbassamento dell'aliquota al
41% per gli infissi.
Petizione di Uncsaal
Un'ipotesi, questa, che non piace al settore dei serramenti.
Uncsaal
(Associazione confindustriale delle imprese italiane che operano nel
comparto dell’involucro edilizio), ha infatti lanciato insieme a
FederlegnoArredo
una petizione indirizzata al presidente del Consiglio, ai ministri,
sottosegretari e commissioni competenti in cui si chiede la riconferma
del 55% oltre il 2010 con le attuali modalità di fruizione,
senza alcuna rimodulazione delle aliquote e senza la penalizzazione di
alcuni prodotti rispetto ad altri.
Finora la petizione ha già raccolto 1.000 adesioni fra costruttori di
serramenti, istituzioni, progettisti e cittadini italiani. Fonte:
fresialluminio.it
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16
novembre 2010 -
Saglia: pronto un Piano B se non c'è la proroga del
55% nella manovra in Aula.
Ancora assente
l'emendamento promesso da Vegas per la proroga della
detrazione 55%. Il piano B prevede limiti di spesa e
41% per gli infissi
La discussione generale della Legge di Stabilità è iniziata oggi in aula
alla Camera ma finora non è stato ancora presentato l'emendamento
annunciato dal Governo per la proroga oltre il 2010 della detrazione
fiscale del 55%sulle riqualificazioni energetiche degli edifici.
La
possibilità dell'inserimento nel ddl della Finanziaria della proroga per
il 2011 del bonus resta ancora aperta, assieme a quella di una sua
riconferma nell'ambito del decreto Milleproroghe previsto a fine anno.
“Spero che il governo possa dare una soluzione positiva e che questa
soluzione possa essere condivisa da maggioranza e opposizione”, ha
dichiarato il
relatore alla Legge di
Stabilità, Marco Milanese,
riferendosi alla proroga dell'eco-bonus. Come ha annunciato in
Commissione il vice ministro dell'economia, Giuseppe Vegas,
il Governo sta lavorando
ad un approfondimento per valutare i costi e gli effetti di una
eventuale proroga del 55%.
Rimodulazione
delle aliquote
Secondo indiscrezioni riportate da Il Sole24Ore, il sottosegretario allo
Sviluppo economico, Stefano Saglia, proporrebbe un nuovo assetto della
detrazione che prevede la
conferma
dell'aliquota del 55% per interventi quali cappotti isolanti, tetti,
pannelli solari,
e invece un'aliquota
del 41% per la sostituzione delle finestre e degli impianti termici.
Per tutti gli interventi di riqualificazione energetica Saglia ipotizza
una riduzione dei tetti di spesa: 440 euro al metro quadrato per le
finestre, 600 euro al metro quadrato per i pannelli solari e 9000 euro
per gli impianti termici.
Pronto un piano B
“Auspichiamo una proroga dell'ecobonus – ha detto Saglia interpellato
dai giornalisti alla Camera - però, se bisogna contenere l'impatto sui
conti pubblici, abbiamo messo a punto un piano B per il 2011”. La
proposta alternativa, avanzata al Governo per l'emendamento al ddl sulla
Legge di stabilità, comporterebbe una
spesa di soli 150
milioni per il 2011, a fronte dei circa
2 miliardi di euro richiesti in 4 anni per l'ecobonus. Il piano B punta
a “individuare interventi che abbiano maggiore ritorno in termini di
risparmio energetico” con il “minore esborso possibile”, e prevederebbe
un'agevolazione fiscale selettiva al 55% per il 2011, e del 41%
per gli infissi.
Se l'emendamento non entrerà in Finanziaria si cercherà un altro
articolato nel quale inserirlo, ha assicurato il sottosegretario.
Favorite le
imprese edili?
“Se quanto scritto sulle pagine del giornale finanziario corrispondesse
al vero si tratterebbe di
ipotesi punitive
per il settore del serramento, per l’industria e l’artigianato in
generale”,
ha commentato GuidaFinestra.it. “Ci sembra che si preparino
grandi favori per
le imprese edili.
Come ci sembrano inaccettabili le proposte per quanto riguarda i
produttori di serramenti esterni. Sono proposte che complicano
inutilmente la vita dei cittadini, che favoriscono qualcuno e puniscono
tutti gli altri.
Perché non
proporre invece
– si chiede il sito web dedicato a serramenti, facciate strutturali e
architettura -
un 50% secco per
tutti gli interventi?”.
Fonte: fresialluminio.it
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16
novembre 2010 -
Crollano gli investimenti
nell'eolico italiano. Diminuisce la
remunerazione degli impianti a causa del crollo del
valore dei certificati verdi. Le banche tagliano i
finanziamenti.
Rispetto alle attese, che prevedevano
di raggiungere i 6000 MW installati, nel 2010 l'eolico italiano arriverà
a quota 5.600 MW, con un calo della crescita rispetto ai primi sei mesi
dell'anno.
A fare il punto sulle
prospettive dell'eolico è
Simone Togni, segretario
nazionale dell'Anev
(Associazione nazionale energia del vento). In un articolo del Corriere
della Sera, Togni ha dichiarato: “A metà anno c'è stato un crollo
verticale degli investimenti, perché
il valore dei certificati verdi
è sceso troppo e le banche non finanziano più i nuovi progetti.
Si stanno realizzando solo i progetti già finanziati all'inizio
dell'anno. Tutto il resto si è fermato”.
Crolla il
valore dei certificati verdi
Il valore dei certificati verdi, infatti, è calato del 10% l'anno,
passando dai 140 euro a megawattora nel 2006 ai circa 80 euro di oggi.
Il risultato è stata la
progressiva diminuzione della
remunerazione dell'investimento
in impianti eolici e a fonti rinnovabili in generale (ad eccezione del
fotovoltaico incentivato con il Conto Energia), e le banche hanno quindi
tagliato i finanziamenti. “In parte, la perdita di valore dei
certificati è stata compensata – spiega Togni - dalla maggiore
efficienza: oggi i costi di produzione dell'eolico sono più bassi di
quattro anni fa”.
Oneri
sugli impianti
Tuttavia, sull'eolico e sulle rinnovabili grava il peso di oneri quali
l'Ici, l'aumento
degli affitti dei terreni, il 5% di compensazione ai comuni.
Secondo il segretario nazionale di Anev, questi oneri non hanno altra
logica che quella di “bloccare gli investimenti, perché le compensazioni
ambientali non si possono imporre alle imprese che producono energia
verde, è espressamente vietato da una direttiva comunitaria”.
In arrivo
decreto con la riforma degli incentivi
Ricordiamo che sul tema della revisione dei meccanismi incentivanti alle
energie rinnovabili – tra i quali anche i certificati verdi –, ormai
imminente con il recepimento nell'ordinamento nazionale della direttiva
2009/28/CE,
il sottosegretario allo Sviluppo
economico, Stefano Saglia, ha annunciato nei giorni scorsi una riduzione
degli incentivi “in virtù del miglioramento delle tecnologie”,
per evitare il finanziamento non di investimenti ma di rendite, come
purtroppo è successo in alcuni casi come per le storture sull’import non
certificato. Se lasciassimo tutto così com’è – ha detto Saglia - nel
2020 l’esborso per incentivi alle rinnovabili costerebbe agli italiani 9
miliardi di euro. Lasceremo comunque un sistema di finanziamenti tra i
più alti in Europa”. “Dopo l’ok al conto energia – ha annunciato il
sottosegretario - siamo alla vigilia del recepimento della direttiva
europea che
fisserà fino al 2020 gli incentivi e regole per il settore dando così
certezze agli investitori”.
Fonti: rinnovabili.it
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16
novembre 2010 -
Eolico sui tetti: “serve un
cambio di mentalità”. Nella mente degli italiani
c'è poco spazio per l'eolico sui tetti degli
edifici, ma le soluzioni per adattarlo agli ambienti
urbani esistono.
Quando si parla di fonti di energia
pulita la stragrande maggioranza dei cittadini pensa subito al
fotovoltaico sul tetto, mentre l'eolico o il geotermico vengono
concepiti spesso solo nella forma dei grandi impianti.
Giovanni D'Agata,
membro del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di
Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sottolinea
come nell'ambito delle energie rinnovabili il passaggio tra il dire e il
fare non è così facile e immediato. In particolare, l'obiettivo posto
dall'Unione europea di avere entro il 31 dicembre 2020 tutti i nuovi
edifici a energia quasi zero, cioè ad altissima prestazione energetica,
in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo sia coperto in
misura significativa da energia da fonti rinnovabili, richiede per
essere raggiunto l'utilizzo di tutte le fonti alternative disponibili,
incluso quindi anche l'eolico.
Micro e
mini eolico
Di conseguenza, sottolinea D'Agata, l'equivalenza energia pulita nel
contesto urbano = fotovoltaico nell'immaginario degli italiani dovrà
allargarsi anche ad altre tecnologie come l'eolico di piccole dimensioni
- micro impianti
o mini impianti di potenza fino a 5 kW di picco
- installabile sul tetto dei condomini e degli edifici delle città.
La
Venturbina
Fino ad oggi questi mini impianti eolici hanno trovato poca diffusione
per motivi estetici e di decoro urbano, ma sono già state studiate
soluzioni per adattare l'eolico all'ambiente urbano. Un esempio è la “Venturbina”,
una turbina micro
eolica orizzontale che non ha bisogno di pali ma ruota lungo un asse
longitudinale, con una
dimensione modulare pari alla facciata esposta del palazzo. Sviluppata
da Enatek, questa turbina è installabile su qualsiasi tetto grazie a
dimensioni contenute (300x150x150 cm), ed è in grado di
sfruttare l'effetto parete,
raggiungendo nelle performance picchi del 200% superiori a turbine con
le medesime potenze nominali.
Fonte: rinnovabili.it
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16
novembre 2010 -
Ortis: gli incentivi
alle rinnovabili pesano troppo in bolletta.
Senza una riforma, dice il presidente Aeeg, gli
incentivi alle energie verdi copriranno il 20% del
costo delle bollette nel 2020.
Le energie rinnovabili sono “risorse
e soluzioni tecnologiche sacrosante da perseguire perché ne va della
diversificazione delle coperture del nostro paese, ne va della tutela
ambientale, ne va delle ricadute industriali e ne va dello stimolo alla
ricerca e lo sviluppo”. E tuttavia, il sistema incentivante va gestito
considerando “la responsabilità molto grossa che abbiamo nell'utilizzo
delle risorse connesse con gli incentivi”, poiché derivano soprattutto
dai prelievi sulle bollette.
Lo ha sottolineato il
presidente dell'Autorità
per l'Energia, Alessandro Ortis
(foto), in occasione di un convegno promosso
dalla Fondazione Luigi Einaudi. “È vero che arrivano soldi dall'Unione
Europea e dal governo - ha detto Ortis - ma il grosso sono soldi dei
nostri concittadini che vengono pagati bimestre dopo bimestre in
bolletta”. Solo nel 2010, ha ricordato il presidente dell'Autorità per
l'Energia, “arriveremo a
3 miliardi della componente A3 relativa gli incentivi,
escluse le fonti assimilabili. Stiamo caricando la bolletta di qualcosa
come l'8% e, se non interveniamo per rendere più efficiente il
meccanismo,
rischiamo di arrivare al 20% al 2020”.
Utilizzo
efficiente degli incentivi
In questa situazione, sottolinea Ortis, occorre “sostenere le
rinnovabili ma in termini di efficienza, in modo che questi soldi dei
contribuenti siano usati nel modo migliore. Per questo, stiamo lavorando
con il governo e il parlamento per riordinare il sistema degli
incentivi” e nel frattempo si punta a promuovere “monitoraggi e
controlli più adeguati per verificare l'utilizzo corretto di questi
fondi”. Ciò vale anche per le
reti,
anch'esse finanziate attraverso i prelievi dalle bollette dei
contribuenti, e senza le quali “le rinnovabili non vanno da nessuna
parte”, ricorda Ortis.
Fonte: energymanager.net
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15
novembre 2010 -
PUNTA
PEROTTI WWF: “L’AREA DEVE RIMANERE
INEDIFICABILE”
La revoca della
confisca dei terreni di Punta Perotti, paradossalmente coerente con il
tormentato e tortuoso iter giuridico che ha caratterizzato l'intera
vicenda, pone il problema del futuro di quell’area che, secondo il WWF,
deve rimanere assolutamente inedificabile escludendo definitivamente
ogni possibilità di ricostruzione.
Per il
presidente del WWF Puglia Antonio de Feo: “Punta Perotti è stata
l'espressione della deturpazione ambientale di un territorio e del suo
successivo recupero. Traendo esempio dal passato, oggi, l'auspicio
minimo è quello che si sviluppino tutte le azioni necessarie per la
salvaguardia ambientale dello stesso territorio, evitando vecchi
errori”.
Da un punto
di vista ambientale e paesaggistico, poco importa se a sbagliare siano
stati i soggetti privati o pubblici, certo è che lo scempio era davvero
enorme sotto tutti i punti di vista, scempio a cui fortunatamente grazie
anche al coraggio del Comune di Bari si è rimediato con l'abbattimento.
Oggi non occorre dunque tanto recriminare rispetto alla nuova decisione
dei magistrati di restituzione dei terreni, ma guardare al futuro di
queste aree perché c'è da scommettere che se queste rimarranno in mano
ai privati nell'attuale stato vincolistico saranno oggetto di progetti e
proposte che, seppure differenti dalle ormai defunte "saracinesche",
comunque andranno ad insistere in un luogo che va mantenuto libero ed
aperto nell'interesse di tutta la città di Bari.
Chi può
dunque fare qualcosa? Gli strumenti urbanistici del Comune
e quelli del piano paesaggistico in capo alla Regione dovrebbero dare
una risposta di garanzia. Il WWF ritiene però che forse la
soluzione definitiva stia in uno sforzo congiunto di tutte le
Amministrazioni per portare questi terreni in proprietà pubblica.
Bari, 15 novembre 2010
Ufficio Stampa
WWF Puglia 080-5210307
www.wwf.it/stampa
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il comunicato stampa
12
novembre 2010 -
Conto Energia 2010, dal Gse
la procedura per le comunicazioni fine lavori.
Previsto il termine del 30 giugno 2011 per l'entrata
in esercizio degli impianti che intendono usufruire
degli attuali incentivi.
In una nota, il
Gestore Servizi Energetici (GSE)
ricorda che le tariffe incentivanti del Conto Energia fotovoltaico
previste per l’anno 2010 “sono riconosciute a tutti i soggetti che,
entro il 31 dicembre 2010, abbiano concluso l'installazione
dell'impianto fotovoltaico. Inoltre, è necessario che entro la medesima
data sia stata comunicata all'amministrazione competente al rilascio
dell'autorizzazione, al gestore di rete e al GSE la fine lavori e che
l’entrata in
esercizio non sia oltre il 30 giugno 2011”.
La Legge n. 129 del 13 agosto 2010
(c.d. “Salva Alcoa”), infatti, ha spostato dal 31 dicembre 2010 al 30
giugno 2011 il termine per l'entrata in esercizio degli impianti
fotovoltaici richiesto per poter ancora beneficiare degli incentivi del
secondo Conto Energia, in scadenza a fine anno. La condizione prevista è
però che entro il 31 dicembre 2010 gli impianti fotovoltaici siano
completati e che entro la stessa data sia comunicata la fine lavori.
Procedura
operativa
Il GSE rende noto inoltre di aver
predisposto una procedura operativa che illustra i requisiti necessari e
le modalità per la presentazione delle comunicazioni di fine lavori allo
stesso GSE. L’invio delle comunicazioni di fine lavori avverrà
esclusivamente per via telematica attraverso una specifica sezione del
portale applicativo web, attualmente dedicato al conto energia, alla
quale sarà possibile accedere nel periodo compreso tra il 1 dicembre
2010 e il 31 dicembre 2010. Nei prossimi giorni verrà pubblicata una
guida che illustrerà le funzionalità dell’applicazione del portale
fotovoltaico. Fonte: gse.it
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sezione dedicata al settore Energia
11
novembre 2010 -
Rinnovabili, in arrivo il decreto per la revisione
degli incentivi. Il provvedimento, che recepisce
la direttiva 2009/28/CE, riduce gli incentivi in
virtù del miglioramento delle tecnologie
“Il governo scommette sulle
rinnovabili. Dopo l’ok al conto energia siamo alla vigilia del
recepimento della direttiva europea (la 2009/28/CE, n.d.r.) che fisserà
fino al 2020 gli incentivi e regole per il settore dando così certezze
agli investitori”.
Lo ha annunciato il
sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia,
nel corso di un seminario organizzato ieri a Roma dal GSE. Il
provvedimento, che la prossima settimana dovrebbe andare all'esame del
Consiglio dei ministri, “punta tra l’altro – ha spiegato Saglia - a
ridurre gli incentivi in virtù
del miglioramento delle tecnologie,
per evitare il finanziamento non di investimenti ma di rendite, come
purtroppo è successo in alcuni casi come per le storture sull’import non
certificato.
Se lasciassimo tutto cosi com’è,
nel 2020 l’esborso per incentivi alle rinnovabili costerebbe agli
italiani 9 miliardi di euro.
Lasceremo comunque un sistema di finanziamenti tra i più alti in
Europa”.
Le proposte delle Associazioni
di settore
Ricordiamo che nei giorni scorsi le Associazioni italiane del settore
delle rinnovabili hanno sottoscritto un documento congiunto, inviato
agli organi del MSE e ai Presidenti delle Commissioni Ambiente e
Attività Produttive di Camera e Senato, nel quale viene proposta una
revisione dei meccanismi di promozione della produzione di energia da
fonti rinnovabili, in modo che l'Italia possa raggiungere gli obiettivi
fissati dalla Direttiva europea 2009/28/CE e conseguire lo sviluppo
industriale
senza ledere il consumatore
finale in termini economici.
Nel documento viene sottolineata da un lato la necessità di garantire la
stabilità e prevedibilità del quadro normativo che disciplina il
supporto alla produzione di energia da fonte rinnovabile, dall'altro di
raggiungere un maggior livello di chiarezza e accessibilità delle
procedure.
Borsa Italiana si apre
all'industria delle rinnovabili
“Sulle rinnovabili si registrano in Italia gli incentivi più alti a
livello europeo, ma c’è bisogno che questo sistema porti allo sviluppo
di una rete industriale e cioè a filiere che creano lavoro per poter
diventare un grandissimo driver di sviluppo”, ha dichiarato nel corso
del seminario
Emilio Cremona, presidente del
Gse. Il convegno, dal titolo
“Borsa Italiana incontra l'industria delle rinnovabili”, è stato
l'occasione per annunciare un'iniziativa che Borsa Italiana e GSE
organizzeranno il prossimo 8 marzo a Palazzo Mezzanotte a Milano.
L'obiettivo è quello di
attirare gli investitori del
mercato italiano (finora sono
in totale 1.280 provenienti da 40 Paesi diversi)
verso le aziende italiane attive
nel settore delle rinnovabili.
“L’iniziativa dell’8 marzo servirà a presentare alla platea di
investitori internazionali gli scenari di sviluppo e le opportunità di
investimento anche per le aziende delle rinnovabili non quotate”, ha
spiegato il ceo di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi.
Gli esempi
“A parte qualche eccezione come Enel green power, le altre aziende delle
rinnovabili quotate del mercato italiano – ha sottolineato Jerusalmi -
hanno una capitalizzazione tra i 50 e i 100 milioni di euro.
Enel Green power
all’inizio della negoziazione lo
scorso 4 novembre si è presentata con una capitalizzazione di 8
miliardi, ha raccolto un ammontare di 2,6 miliardi di cui 1,95 da
investitori retail italiani”. Oltre a Enel Green Power, anche aziende
attive nel settore dell’energia come
Enel
e
Eni
“sono i blue chip del settore, grazie all’alta
capitalizzazione e ai dividendi certi”, ha spiegato il ceo di Borsa
Italiana. Fonte:fire.it
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sezione dedicata al settore Energia
10
novembre 2010 -
Vegas: nella
legge di Stabilità non c'è spazio per proroga
detrazione 55%. Salta
l'emendamento di FLI sulla proroga. "Non ci sono
soldi", ma per gli analisti costa di più
non prorogare
Questa mattina i titoli di
molti giornali economici salutano come defunta la detrazione fiscale del
55%. A recitare il de profundis sarebbero state le parole del vice
ministro all'Economia
Giuseppe Vegas
(a sx nella foto) sull'impossibilità di inserire nella legge di
Stabilità la proroga degli incentivi. "Servono 7 miliardi per dare
ossigeno al Paese" aveva annunciato Tremonti e "ne abbiamo solo 5,5".
Salta
l'emendamento di FLI
A parte le molte fiduciose aspettative in realtà quello che salta è
l'emendamento relativo alla proroga proposto da Futuro e LIbertà. "Come
Futuro e Liberta'
chiediamo che nell'emendamento
del governo alla legge di Stabilita' ci sia il rifinanziamento delle
agevolazioni fiscali per
chi interviene sull'edilizia esistente per il risparmio energetico, il
famoso 55% di credito fiscale in dieci anni fino a un tetto massimo di
100mila euro, per le ristrutturazioni volte al risparmio energetico".
Così si era espresso a Radio Radicale il vicecapogruppo vicario di Fli
Benedetto Della Vedova.
Dopo l'ordine del giorno votato dalla
Commissione Ambiente, favorevole alla proroga, e quello della
Commissione Industria è quindi giunto l'emendamento di Futuro e
Libertà che ha iniettato ottimismo negli operatori. Ancora nella
giornata di ieri il problema non era tanto proroga sì, proroga no, ma
l'eventuale esclusione di alcuni settori, come quello dei serramenti a
rischio di riduzione di aliquota incentivante.
Non ci
sono i soldi
Della Vedova individuava buoni motivi per il rifinanziamento: "E' una
misura virtuosa che chiediamo venga rifinanziata.
Il costo ci e' stato detto
sarebbe intorno ai 400 milioni, ma gli analisti ci spiegano che se uno
allarga un po' i conti si accorge che la misura sostanzialmente non ha
costo, nel senso che poi e'
difficile seguire tutti i rivoli che poi ritornano alle finanze
pubbliche. Noi chiediamo che questa misura venga rifinanziata" aveva
dichiarato a Radio Radicale.
Ma da doccia fredda sulle
speranze di proroga è appena giunta da Giuseppe Vegas, sottosegretario
all'economia.
"Non trova spazio nella legge di
stabilita' la proroga al 2011 della detrazione irpef del 55% sulle spese
per l'efficientamento energetico degli edifici".
Ma
l'Europa va nella direzione opposta
Paradossale che la notizia giunga proprio nel giorno in cui l'Europa
annuncia un maxi piano da 1.000 miliardi per l'energia 2020 , a seguito
del quale dalla seconda metà di giugno saranno messi a disposizione
degli Stati Membri e dei privati, tre le altre cose, fondi per l'efficientamento
energetico e ristrutturazioni degli edifici pubblici e privati.
E' certo che la partita non
sarà finita qui, a meno che il Governo non voglia trovarsi contro
l'intero mondo
confindustriale che con Finco
che ha trasmesso al Governo un dettagliato calcolo
sui benefici economici della Detrazione.
Ultima speranza:
il Milleproroghe
L'annuncio del vice di Tremonti, nonostante interpretazioni
allarmistiche, andrebbe opportunamente considerato come un
ritardo annunciato.
Nel mese scorso Giuseppe Vegas aveva già individuato nel milleproroghe
la sede ideale per l'eventuale proroga dell'incentivo. Ha cambiare le
carte in tavola e a spingere verso l'inserimento nella legge di
Stabilità è stato l'emendamento di Futuro e Libertà. Tuttavia lo stesso
sottosegretario allo Sviluppo,
Stefano Saglia
aveva annunciato al Sole24Ore che l'eventuale proroga sarebbe stata
inserita nella legge di fine anno, però "se troviamo i fondi". Nella
Legge di Stabilità non si sono trovati e ora la questione è tutta sul
metodo di calcolo del costo della detrazione per le casse
dello Stato
Ma quanto
costa la detrazione 55% allo Stato?
Secondo Finco, Enea e Cresme il conto è in pari: sono
entrati nelle casse dell'Erario 6.350 miliardi per maggiori interventi a
fronte di 6.110 miliardi non incassati.
Ma ministero
dell'Economia individua nel conteggio uno "sbilancio"
di 1,7 miliardi di euro. "A
questa cifra s arriva solo calcolando anche il minor gettito per la
riduzione
delle accise" denuncia
Ciro Mendola
di Finco, cioè la riduzione
dei fabbisogni energetici degli immobili comporta un minore consumo di
energia e di conseguenza un minor incasso di imposte e accise
sull'energia. "Sarebbe come dire - spiega una nota Finco- che
occorre fumare di più perché il Monopolio statale dei tabacchi incassi
di più ...non credo che questa possa essere una voce da prendere in
considerazione".
Cosa il Ministero
dell'Economia non conteggia?
Se il conto approssimato di Finco
configura uno scenario pari e patta per la detrazione, che perde solo
per il meccanismo di calcolo delle minori accise dello Stato, secondo
Finco occorre considerare anche le altre voci che fanno propendere per
la proroga delle detrazione:
a)
l'anticipo del gettito derivante dalla
ritenuta d'acconto del 10%
sui lavori cui sono
applicabili le detrazioni d'imposta del 36 e del 55%, che riduce
nell'immediato il fabbisogno dell'Erario;
b)
il fatto che si paghino
sanzioni di 550milioni,
crescenti senza correttivi, per le multe per emissione di CO2;
c)
la
valorizzazione del
patrimonio immobiliare
stimata in circa il 6%, con un impatto sulla futura tassazione delle
rendite sia in conto capitale che per
Ici;
d)
ma soprattutto,
senza il 55%,
quale sarebbe stato realmente il fatturato "imponibile"? Si chiede Finco.
Il 55% viene detratto da un
fatturato in parte significativa "indotto"dalla misura stessa, non su un
valore acquisito che si sarebbe in ogni caso realizzato. E' evidente
infatti che - in carenza - molti avrebbero scelto di non effettuare gli
interventi e che quindi le relative imposte sarebbero state minori.
Vantaggi per il
sistema Paese
Finco delinea successivamente gli ulteriori
vantaggi di carattere generale quali il
sostegno all'occupazione,
l'impulso
all'innovazione tecnologica
ed in generale alla filiera delle industrie delle costruzioni,
l'incremento del
comfort
degli immobili e quindi le
minori spese sanitarie
ipotizzabili (Amici della
Terra ha stimato questo costo in 800 milioni), l'implementazione del mix
energetico nazionale nonché la forte riduzione di emissioni di CO2,
aspetto quest'ultimo che diventa particolarmente rilevante nell'ottica
degli impegni che il Governo Italiano ha preso in sede Comunitaria.
I costi economici
e sociali per la mancanza della proroga
Se invece il rinnovo venisse negato, si determinerebbe l'interruzione
del processo di innovazione tecnologica e di efficientamento energetico
in atto; si verificherebbe un'inversione di rotta per quanto riguarda il
crescente risparmio energetico e la sempre più diffusa cultura
ambientale.
Costa di più non prorogare
In ultimo, chiarisce Finco, il
mancato rinnovo provocherebbe un
aggravio per le
casse dello Stato a partire dal 2011, a causa degli effetti per minori
incassi delle Entrate a seguito delle detrazioni per interventi
effettuati fino al 2010, non compensati del maggior gettito dovuto al
bonus.
Fonte: energymanager.net
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10
novembre 2010 -
Edilizia e trasporti nelle priorità energetiche
dell'UE.
Un piano da 1000 miliardi. La Commissione proporrà
incentivi per ristrutturazioni e risparmio
energetico entro la metà del 2011
Il Commissario
europeo per l'energia, Günther Oettinger, aveva
anticipato in una intervista al Sole24Ore il
maxipiano europeo per le reti energetiche.
Alla testata italiana il commissario
dichiarò di avere in mente importanti progetti in ambito di investimenti
riguardanti i "certificati bianchi" e l'edilizia.
Strategia
per il 2020
La Commissione europea ha, infatti, presentato proprio oggi una nuova
strategia per un'energia competitiva, sostenibile e sicura. La
Comunicazione "Energia
2020" definisce le priorità energetiche per il prossimo decennio
e delinea le azioni da adottare per affrontare le sfide del risparmio
energetico, della realizzazione di un mercato caratterizzato da prezzi
competitivi e forniture sicure, della promozione del primato tecnologico
e di negoziati effettivi con i nostri partner internazionali.
Cinque le
priorità individuate dalla Commissione: risparmio energetico, mercati e
infrastrutture energetici paneuropei integrati, politica energetica,
competitività e confronto dei prezzi.
Sulla base di queste priorità, la Commissione proporrà iniziative e
proposte legislative concrete entro i prossimi 18 mesi.
1.000
miliardi di euro per gli investimenti infrastrutturali
Tassativa la scadenza riguardante il completamento del mercato interno
dell'energia.
Entro il 2015 nessuno Stato membro dovrà rimanere isolato.
Nei prossimi dieci anni sono
necessari nell'Ue investimenti infrastrutturali complessivi per un
valore di 1.000 miliardi di euro.
Per accelerare i principali progetti
strategici Ue, la Commissione propone di semplificare e accorciare la
procedura di rilascio dei permessi, fissando un termine massimo per
l'ottenimento dell'autorizzazione definitiva e dei finanziamenti Ue. Uno
sportello unico dovrebbe coordinare tutti i permessi necessari per la
realizzazione del progetto.
Risparmio
energetico
Per quanto riguarda il risparmio energetico,
la Commissione vuole
concentrarsi principalmente su trasporti e edilizia.
Per aiutare i proprietari di abitazioni e le autorità locali a
finanziare le misure di ristrutturazione e di risparmio energetico, la
Commissione
proporrà
incentivi agli investimenti e strumenti di finanziamento entro la metà
del 2011.
Il settore pubblico dovrebbe tener
conto degli aspetti relativi all'efficienza energetica nell'acquisizione
di lavori, servizi e prodotti. Nel settore industriale, i certificati di
efficienza energetica potrebbero costituire un incentivo per le imprese
a investire in tecnologie a basso consumo energetico.
Coordinare la politica energetica
Inoltre, l'Ue propone di coordinare la politica energetica nei confronti
dei paesi terzi, specialmente nelle relazioni con i partner
fondamentali. Nel quadro della politica di vicinato,
la Commissione propone di
estendere e di approfondire il trattato che istituisce la Comunità
dell'energia ad altri paesi che vogliono partecipare al mercato Ue
dell'energia. Viene anche
annunciata un'importante cooperazione con l'Africa, mirante a fornire
energia sostenibile a tutti i cittadini di quel continente.
Prezzi e
innovazione
La Commissione, infine, ha avanzato l'idea di
avviare nuove misure sul
confronto dei prezzi e di
lanciare quattro
progetti in settori chiave per la competitività dell'Europa:
nuove tecnologie per le reti intelligenti e stoccaggio dell'energia
elettrica, ricerca sui biocarburanti di seconda generazione e
partenariato "città intelligenti" per promuovere il risparmio energetico
a livello locale.
Fonte: anit.it
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10
novembre 2010 -
Eurisko: "Italiani ancora
confusi sulle classi energetiche". I
prodotti verdi piacciono ma i consumatori li
preferiscono se certificati da un'autorità
indipendente
Cresce
l'attenzione verso il mercato dei prodotti eco-compatibili,
ma le incertezze, dovute principalmente alla poca chiarezza e tutela
durante l'atto dell'acquisto, spingono gli italiani a guardare ancora
con cautela a questo mercato.
Consumatori ancora diffidenti
Questo è quanto emerge dalla ricerca
Eurisko
"Prodotti green:
avvertenza d'uso", commissionata
all'ente di ricerca da Underwriters Laboratories (UL). Su un campione di
oltre mille italiani è risultato che, nonostante per l'84%
di essi non si tratti di una moda passeggera,
i consumatori non si sentono ancora tutelati e assistiti. Essi chiedono
maggiore chiarezza e informazione (82%) e un impegno concreto da parte
delle istituzioni e degli stessi produttori.
Inoltre, solo il
3% del campione è
disposto a spendere di più per un prodotto eco-compatibile.
Questo perché si aspetta che siano i produttori ad accollarsi il peso
del processo di rinnovamento. Inoltre il
67% delle persone vorrebbe fosse
certificato da parte terza e
non lasciato al libero arbitrio dei produttori attraverso
autodichiarazioni o autocertificazioni.
Confusione sulle classi energetiche
D’altronde, il mondo “green” è ancora foriero
di molte incertezze e ignoranze come dimostra la ricerca. Secondo lo
studio, appena la
metà del campione conosce “solo vagamente” la classificazione energetica,
malgrado gli incentivi statali e le campagne di pubblicità progresso in
tal senso. Un
italiano su tre ancora confonde la classe energetica A con quella C,
immaginando che la prima sia meno efficiente.
Puntare
sulla comunicazione
Secondo i ricercatori, per riuscire a smuovere questa preoccupazione, un
ruolo importante può essere svolto dalla
comunicazione. Una sua
regolazione deve essere regolata per evitare che nel gran “calderone
verde” si possano nascondere
troppe comunicazioni false, non sostanziate o fuorvianti riguardo ai
presunti benefici dei prodotti dal punto di vista ambientale. Il
cosiddetto “greenwash”
risulta, infatti, un fenomeno in ascesa a livello globale.
In
aumento le denunce per false autodichiarazioni
Secondo l’inglese Advertising Standards Authority (ASA)
il numero di denunce legate alle
dichiarazioni di eco-sostenibilità dei prodotti raddoppiano di anno in
anno. Per questo la
comunicazione, e ancor di più le dichiarazioni e certificazioni verdi,
devono essere vere e verificabili nel tempo, come richiesto dal 67%
degli italiani. Fonte:
rinnovabili.it
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9
novembre 2010 -
Solare
fotovoltaico a una svolta epocale - Italia tra i
paesi leader
L'energia
solare potrà soddisfare il 5%
del fabbisogno elettrico mondiale entro il 2020 e il 9% della
domanda globale di energia
elettrica al 2030, secondo il
rapporto
"Solar generation 2010"
pubblicato da
Greenpeace International
e
EPIA
(Associazione
europea delle industrie fotovoltaiche).
«Il
solare fotovoltaico
è una soluzione che risponde
all'esigenza urgente di produrre
energia pulita
e rispettosa dell'ambiente
- commenta
Domenico Belli,
responsabile della
campagna Energia e Clima di
Greenpeace -. Gli investimenti
mondiali sul solare fotovoltaico hanno raggiunto il record di 35
miliardi di euro nel 2009 e si prevede di arrivare a 70 miliardi nel
2015. L'Italia
è tra i Paesi più attivi, con quasi 1 miliardo di
investimenti.»
Nei prossimi cinque anni il costo dei
moduli fotovoltaici
scenderà del 40%, dopo essere già
sceso della stessa percentuale dal 2007 a oggi. In questo modo, il
prezzo dell'energia prodotta dal solare potrà competere con quello delle
altre fonti energetiche, anche senza gli incentivi pubblici e la
"grid parity".
Nei prossimi tre/cinque anni, quindi, il fotovoltaico sarà una realtà
per la maggior parte dei Paesi industrializzati, dove il costo
dell'energia è sempre molto alto.
Il solare sarà determinante anche per
la fornitura di
energia globale,
specie nei Paesi in via di sviluppo. Entro il 2030, infatti, oltre 2,5
miliardi di persone potranno accedere all'energia elettrica grazie a
questa tecnologia. Non solo, per ogni Kwh prodotto dai pannelli, si
calcola un risparmio di 0,6 Kg di
CO2
immessa in atmosfera, un contributo
importante per la lotta al cambiamento climatico.
«Il solare fotovoltaico si dimostra
una tecnologia chiave nella lotta al cambiamento climatico che assicura
l'accesso diffuso all'energia da
fonti rinnovabili
- continua Belli -. I
miglioramenti tecnologici e l'abbassamento dei costi faranno raddoppiare
entro 5 anni l'incidenza del fotovoltaico nella fornitura di energia
primaria.»
Se le politiche di incentivazione non
verranno ridotte, la potenza del solare fotovoltaico installata a
livello globale potrà raggiungere i 180 GW al 2015. Un bel salto, se si
pensa che all'inizio del 2010 la potenza installata era di 23 GW. In
questo, l'Italia avrà un peso importante con i suoi 8 GW programmati dal
Piano d'Azione Nazionale
che, senza gli
ostacoli burocratici e politici alla sua diffusione, potrebbero essere
di più. Servono politiche a supporto di questa tecnologia che diano
certezze alle imprese e ai cittadini.
Oltre ai benefici ambientali, il
solare fotovoltaico assume un ruolo sempre più importante sia come
strumento di stabilizzazione dei
costi energetici,
sia come creatore di nuova
occupazione.
Ad oggi, sono 230.000 le persone occupate nel mondo nel settore
fotovoltaico e saranno 1.5 milioni nel 2015; in Italia, secondo un
rapporto Ires/Cgil,
a metà del 2009 gli occupati nel settore erano circa 6.000 e, ad oggi,
se ne calcolano circa 10.000.
Fonte:
Infobuildenergia
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9
novembre 2010 -
Emissioni
industriali, l'Ue adotta norme più severe
BRUXELLES.
Ieri il Consiglio
dell'Unione
europea ha adottato una normativa che consentirà di ridurre le emissioni
dei grandi impianti di combustione in tutta l'Ue e che dovrebbe portare
ai cittadini europei benefici sotto il profilo ambientale e sanitario,
tra cui un calo dei decessi prematuri stimato in 13.000 casi l'anno. Le
norme più severe in materia di emissioni industriali erano state
proposte dalla Commissione Ue nel dicembre 2007 ed oggi spiega che «La
nuova normativa consentirà inoltre notevoli risparmi grazie alla
riduzione degli oneri amministrativi e condizioni più eque per il
settore industriale».
Le maggiori installazioni industriali
rappresentano una quota considerevole delle emissioni totali dei
principali inquinanti atmosferici: l'83% per il biossido di zolfo (SO2),
il 34% per gli ossidi di azoto (NOx), il 43% delle polveri e del 55% dei
composti organici volatili (Voc), hanno anche altre importanti impatti
ambientali, comprese le emissioni in acqua e nel suolo, la produzione di
rifiuti e il consumo di energia. Le emissioni degli impianti industriali
sono stati quindi oggetto di legislazione a livello europeo per un certo
tempo. Dal 1970 sono state elaborate varie direttive che hanno portato
all'adozione di diversi testi legislativi principali. La proposta
riformula sette direttive esistenti (la direttiva Ippc e sei direttive
settoriali) in un unico, più chiaro e coerente strumento legislativo.
Ecco cosa prevede la nuova direttiva:
Applicazione più
rigorosa delle migliori tecniche disponibili.
La direttiva sulle emissioni industriali riunisce e aggiorna sette atti
normativi vigenti. Il testo è incentrato sull'applicazione più rigorosa
delle migliori tecniche disponibili (Bat, Best available techniques); le
conclusioni relative alle Bat diventano il punto di riferimento del
processo di autorizzazione. La proposta rivede i limiti minimi di
emissione applicabili ai grandi impianti di combustione in tutta l'Ue
per renderli conformi alle Bat. Queste disposizioni dovrebbero garantire
che i gestori degli impianti industriali applichino le Bat in modo più
uniforme, in modo da creare condizioni più eque nel settore. La
Commissione ritiene che le conclusioni relative alle Bat siano
essenziali affinché queste siano attuate in modo chiaro, trasparente e
applicabile in tutti gli Stati membri.
Stimolare l'ecoinnovazione
e ridurre gli oneri non necessari a carico degli operatori.
La maggiore
importanza attribuita alle BAT sarà una chiara indicazione per il
settore industriale affinché si impegni a conseguire l'elevato
rendimento ambientale descritto nelle conclusioni relative alle Bat al
minor costo possibile. La direttiva stabilisce inoltre che gli Stati
membri devono promuovere attivamente le tecniche emergenti, favorendo un
circolo virtuoso di costante miglioramento del rendimento ambientale
delle industrie nell'Ue. La direttiva, riconoscendo che gli oneri
amministrativi superflui sono dannosi per l'industria europea e la sua
competitività sul mercato mondiale, riduce tali oneri in misura di 32
milioni di euro l'anno a livello di Ue. Negli anni a venire la
Commissione continuerà a collaborare con gli Stati membri per affrontare
il problema degli oneri amministrativi superflui a livello nazionale in
sede di attuazione della direttiva.
Ridurre le
emissioni dei grandi impianti di combustione.
Nonostante il notevole calo delle
emissioni ottenuto negli ultimi vent'anni, gli impianti a combustibile
fossile impiegati nel settore energetico costituiscono ancora una delle
fonti principali di emissioni di inquinanti atmosferici. La direttiva
stabilisce limiti più severi per le emissioni dei maggiori impianti
dell'UE al fine di garantire che questi applichino le Bat. I vantaggi
derivanti dalla riduzione delle emissioni sono quantificabili tra 7 e 28
miliardi di euro l'anno, compreso il calo dei decessi prematuri stimato
in 13 000 casi l'anno. I risparmi deriveranno dalle minori ripercussioni
dei grandi impianti di combustione sulla salute dei cittadini dell'Ue,
tenendo conto dei costi di attuazione a carico dei gestori (ad esempio
per l'installazione degli impianti di abbattimento). La direttiva
garantisce che questi impianti riducano in maniera considerevole le
emissioni dannose e nel contempo assicura la flessibilità necessaria per
garantire la sicurezza della fornitura di energia a breve e lungo
termine nell'Ue.
Migliorare gli
strumenti per verificare e garantire il rispetto delle norme.
Nella nuova direttiva
sono stati ottimizzati diversi meccanismi di cui gli Stati membri
possono avvalersi per verificare e garantire il rispetto della
normativa. Sono state potenziate le disposizioni relative al
monitoraggio e alla comunicazione delle emissioni e alle ispezioni
ambientali ed è stata migliorata anche la possibilità di accesso alle
informazioni da parte del pubblico. Grazie alla maggiore chiarezza delle
disposizioni di attuazione per gli Stati membri, per la Commissione sarà
più facile assicurare la completa applicazione della direttiva.
Secondo il commissario europeo
all'ambiente, Janez Potočnik, «Il voto con cui il Consiglio ha adottato
la nuova direttiva sulle emissioni industriali è una pietra miliare
nella lotta contro l'inquinamento da fonti industriali nell'UE. Grazie
alla direttiva, i cittadini europei saranno tutelati come meritano. La
nuova normativa rafforzerà in modo sostanziale il quadro giuridico
vigente, consentirà di ridurre ulteriormente l'inquinamento dell'aria e
altre forme di inquinamento ambientale e darà un impulso importante all'ecoinnovazione».
La direttiva entrerà in vigore 20
giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione
europea, prevista entro la fine del 2010. Gli Stati membri avranno poi
due anni di tempo per recepire la direttiva nella legislazione nazionale
e dare inizio all'attuazione. Fonte: greenreport.it
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9
novembre 2010 -
Dal Governo la
ricetta per migliorare la qualità dell'aria nelle
scuole: piante mangiasmog!. Il
Governo scopre la pessima IAQ (Indoor Air Quality)
scolastica, ma si dimentica dei sistemi di
ventilazione
Basterà veramente l'utilizzo di
piante "mangia veleni" o vernici foto-catalitiche, come suggerito sul
sito del Governo italiano, per ridurre il livello di sostanze
inquinanti all'interno delle scuole italiane?
Il consiglio sembra paradossale, ma è
quanto emerso dal convegno
"Qualità dell'aria nelle scuole:
un dovere di tutti, un diritto dei bambini INSIEME SI PUO' - Esperienze
del progetto SEARCH", organizzato
dal
Ministero dell'Ambiente,
Federasma (Federazione delle
Associazioni Italiane di sostegno ai materiali asmatici e allergici) e
l'Ispra,
presentato a Roma il 4 novembre e pubblicato sul sito di Palazzo Chigi.
Progetto
internazionale Search
Lo studio nazionale si inquadra nell’ambito del progetto internazionale
SEARCH (School Environment And Respiratory Health of Children) promosso
e finanziato dal Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con il REC (Regional
Environmental Center for Central ad Eastern Europe), per valutare
l´esposizione ai principali inquinanti all´interno degli edifici
scolastici. Un lavoro che, a livello europeo, ha visto la misurazione
con protocolli comuni standardizzati degli
inquinanti indoor in 243 scuole
di 6 Paesi diversi
ed ha analizzato la funzionalità respiratoria (spirometrie) di oltre
5.000 bambini tra gli 11 e i 12 anni.
Interazioni tra inquinamento
outdoor e indoor
Lo studio nazionale ha dimostrato le interazioni esistenti tra
inquinamento esterno e indoor. Se, infatti, da una parte il traffico, le
fermate di autobus e altre fonti fanno salire i valori delle
polveri sottili
(PM10) nelle aule, facendo registrare concentrazioni anche superiori
agli 80 µg/m3, un ulteriore contributo arriva anche dall’uso del
gesso per la lavagna.
Inoltre, all'interno degli edifici scolastici le concentrazioni di
formaldeide
sono risultate più elevate rispetto alla media delle altre scuole
europee, anche se rimangono lontane dai livelli di pericolosità indicati
dall’OMS.
Progetto
pilota HESE
Quest'ultimo dato certamente non sorprende dato che, non più di 2 mesi
fa, la stessa conferma è arrivata anche dallo studio pilota
HESE
(Effetti dell’ambiente scolastico sulla salute). Il progetto, al quale
ha partecipato l’Ifc-Cnr, ha monitorato la qualità dell’aria nelle aule
scolastiche e le possibili implicazioni sulla salute respiratoria degli
alunni su un campione di scuole situate a Siena e Udine, Aarhus
(Danimarca), Reims (Francia), Oslo (Norvegia) e Uppsala (Svezia)
frequentate da più di 600 alunni con età media di 10 anni.
Maglia nera per l'Italia
Come rilevato dalla ricercatrice Marzia Simoni, collaboratrice
dell’Unità di epidemiologia ambientale polmonare dell’Istituto di
fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc) di Pisa,
la
maglia nera è stata consegnata
alla Danimarca (circa 170 mg/m³), seguita dall’Italia (circa 150 mg/m³).
"In questi due Paesi - afferma Simoni - le PM10 risultano spesso
superiori persino allo standard Epa per esposizione a breve termine (150
mg/m3)". Quanto alla
CO2,
riferisce la ricercatrice, “il valore standard suggerito dall’Ashrae
(American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning
Engineers) per esposizione a lungo termine (mille ppm, parti per
milione) viene superato nel 66% delle aule europee con Italia, Francia e
Danimarca prime a quasi 1900 ppm.
Le concentrazioni di PM10 e CO2
risultano correlate,
cioè all’aumentare di un inquinante corrisponde un aumento dell’altro”.
Per risolvere il problema
dell'inquinamento nelle aule scolastiche, lo studio pilota ha suggerito
agli edifici scolastici di
provvedere ad un'adeguata
ventilazione, utilizzando, ad esempio, la ventilazione meccanica,
la quale può risultare molto più efficace di quella naturale.
I suggerimenti
proposti degli esperti
di Ispra e Min. Ambiente
Di differente avviso gli esperti incaricati dal Governo. Tra i
suggerimenti utili per migliorare l'inquinamento nelle aule, propongono
di adottare piante "mangia veleni" come la
Felce di Boston,
capace di rimuovere la formaldeide dall’ambiente al tasso di 20
microgrammi/ora, o l’Areca
che riduce, al tasso di 19 microgrammi/ora, xilene e toluene presenti
all’interno.
Altro suggerimento, qualora si
volessero ritinteggiare classi o palestre, è l'utilizzo di
vernici foto-catalitiche
o ecoattive, che trasformano le sostanze inquinanti in residui innocui
(sali minerali, calcio, etc), fungendo da agenti anti-inquinanti e
antibatterici.
Piante tropicali
o ventilazione?
Da questi studi emerge dunque che l'inquinamento a livello scolastico è
un problema da non sottovalutare, tanto che sia la ricerca nazionale che
il progetto pilota ci offrono dei possibili strumenti per migliorarlo.
Ora sta a noi scegliere; la valutazione non è facile: meglio cambiare, o
prevedere un impianto di ventilazione, magari con recupero di calore
risparmiando sui costi di riscaldamento, o coltivare una pianta "mangia
veleno"?
Fonte: rinnovabili.it
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9
novembre 2010 -
Crisi
dell'edilizia, Cresme: ci salveranno le
riqualificazioni residenziali. Nel
quadriennio 2007-2010 il settore ha perso il 20%.
Nel 2011 la ripresa solo da Piano Casa e
riqualificazioni residenziali
Passato e presente nero, anzi
nerissimo, per il mercato delle costruzioni che, secondo il 18° Rapporto
Congiunturale realizzato dal Cresme, nel quadriennio 2007-2010 ha subito
una perdita complessiva intorno al 20%.
L'anno peggiore? Sicuramente il 2009
che, come già riportato precedentemente da uno studio Federcostruzioni,
per il mercato mondiale è stato uno dei peggiori, tanto da far
registrare un calo degli investimenti del 3,56%. Dello stesso parere
anche Ance che già a giugno aveva denunciato un calo del 7,7% degli
investimenti nel settore rispetto al 2008.
Mai registrato una tale
contrazione
Preoccupato dell'attuale situazione il direttore del Cresme,
Lorenzo Bellicini,
il quale ha esaminato le principali fasi critiche del settore
costruzioni dal secondo dopoguerra, rilevando la gravità dell'attuale
congiuntura. "Nel primo periodo (triennio 1975-1977) - ha dichiarato
Bellicini - la contrazione del mercato fu dell'11,7%, nel secondo
periodo (biennio 1982-1983) del 7,5%, nel terzo (1993-1994) del 9,1%,
oggi siamo di fronte ad una crisi innanzitutto più lunga e soprattutto
dagli effetti ben più rilevanti con una erosione di circa un quinto del
mercato''.
Calo del 6%
In termini di analisi delle stime sull'andamento e sulle prospettive del
settore sono due i dati più rilevanti. Il primo riguarda il
peggioramento della stima
relativa all'anno 2010
rispetto a quanto previsto alla fine del 2009, passata da un meno 2,8% a
meno 5,9%, mentre il secondo concerne la
contrazione della crescita
preventivata nel 2011 da un 1,6% a un +0,9%.
''Nella nostra previsione - ha
sottolineato Bellicini - peggiorano i dati delle nuove costruzioni
residenziali e, non residenziali, mentre migliora e torna positiva la
stima degli
investimenti in riqualificazione
residenziale,
ma in misura assai più contenuta rispetto alla perdita del nuovo. Il
risultato è che nel 2010 il mercato delle costruzioni complessivamente
registrerà un ulteriore calo intorno al 6%".
Prospettive per il 2011
Le speranze per la ripresa dell'anno 2011 vengono affidate al
Piano Casa 2
e all'ampliamento del patrimonio esistente, iniziative che dovrebbero,
sempre secondo Bellicini, iniziare a produrre i primi effetti sul
mercato residenziale. Il risultato sarà la ripartenza di un nuovo ciclo
edilizio con una crescita comunque inferiore all'1%.
"In caso contrario - conclude il
direttore del Cresme - anche il 2011 avrà un andamento in perdita
e l'avvio del nuovo ciclo verrà rimandato al 2012. Ciò anche come
conseguenza del trend ancora negativo del mercato pubblico dovuto allo
'slittamento' dei programmi delle grandi opere e alla contrazione della
spesa degli enti locali, che nel 2010 tocca anche le Aziende Speciali.
Più dinamica del previsto dovrebbe invece essere nel 2011 la domanda di
riqualificazione residenziale che dovrebbe caratterizzare il prossimo
ciclo edilizio''.
Fonte : anit.it
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5
novembre 2010 -
Green economy, la
classifica per regioni.
Le Regioni più
verdi d'Italia, secondo l'indice IGE della
Fondazione Impresa, sono Trentino Alto Adige,
Toscana e Basilicata.
Per comprendere lo stato della green
economy in Italia, la Fondazione Impresa ha elaborato uno specifico
Indice di Green Economy (IGE)
che definisce una graduatoria sullo stato dell’arte dell’economia verde
in Italia sulla base di nove indicatori di performance su business
prioritari (energia elettrica da fonti rinnovabili, agricoltura
biologica), abitudini verdi (raccolta differenziata e smaltimento dei
rifiuti), efficienza energetica (valore aggiunto prodotto/consumi totali
di energia).
Secondo l'IGE, le regioni più “green”
d’Italia sono attualmente Trentino Alto Adige, Toscana e Basilicata e a
seguire Calabria, Valle d’Aosta e Veneto.
Produzione di elettricità da
fonti idriche e non
Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica da fonti idriche,
a distinguersi sono le regioni settentrionali: al primo posto la Valle
d’Aosta (24.657 KWh pro-capite), seguita dal Trentino Alto Adige (9.684
KWh pro-capite) e Friuli Venezia Giulia (1.707 KWh pro-capite). Nella
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non idriche
(eolico, solare, geotermico, biomasse), invece, le regioni meridionali –
secondo l'indice IGE – recuperano posizioni nella classifica: i primi
sei posti sono occupati da Toscana (1.534 KWh pro-capite), Molise (1.427
KWh pro-capite), Basilicata (986 KWh pro-capite), Puglia (659 KWh
pro-capite), Sardegna (651 KWh pro-capite) e Calabria (616 KWh
pro-capite).
Efficienza energetica
Per quanto riguarda l’indicatore sull’efficienza energetica, le Regioni
ai primi posti sono il Molise (14,1 €/KG di petrolio equivalente), Lazio
(13,7), Calabria (12,9), Campania (12,9), Liguria (11,6) e Lombardia
(10,3). “Le migliori prestazioni delle regioni meridionali – si legge
sul sito della Fondazione Impresa - sono da imputarsi anche alla storica
caratteristica di essere economie meno industrializzate e di conseguenza
meno 'energivore'. Sulle regioni settentrionali grava viceversa la
maggiore industrializzazione, rendendo prioritari tutti gli interventi
capaci di incentivare una migliore efficienza energetica dei sistemi di
produzione e degli usi privati e abitativi”.
Raccolta differenziata e
agricoltura biologica
Le Regioni più impegnate sul fronte della raccolta differenziata dei
rifiuti, secondo l'indice IGE, sono Trentino Alto Adige (56,8%/totale
rifiuti urbani), Veneto (52,9%), Piemonte (48,5%), Lombardia (46,2%),
Emilia Romagna (42,7%) e Friuli Venezia Giulia (42,6%). Le regioni
meridionali primeggiano invece negli indicatori relativi agli operatori
(agricoltori, trasformatori, commercianti) attivi nell'agricoltura
biologica: al primo posto la Basilicata (569,3 operatori/100 mila
abitanti), seguita da Calabria (326,2), Puglia (153,8), Umbria (149,3),
Sicilia (147,1) e Marche (144,8). Nella classifica relativa alla
superficie destinata all’agricoltura biologica, i primi sei posti sono
occupati da Basilicata (20,7 superficie di agricoltura biologica/SAU),
Calabria (17,7), Sicilia (16,5), Lazio (11,8), Toscana (11,8) e Puglia
(11,7). Fonte: rinnovabili.it
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5
novembre 2010 -
Nucleare,
nominati i vertici dell'Agenzia per la sicurezza.
Nel Consiglio
Direttivo, guidato da Umberto Veronesi, anche due
ingegneri nucleari e due magistrati
“Prende il via la fase operativa
dell'istituzione dell'agenzia per la sicurezza nucleare, organismo che
rappresenta uno snodo fondamentale nell'ambito del complesso iter che
porterà l'Italia ad integrare con il nucleare la sua strategia
energetica nazionale”.
Così i ministri dell'Ambiente e dello
Sviluppo economico, Prestigiacomo e Romani, hanno commentato la nomina
da parte del Consiglio dei ministri dei componenti del Consiglio
Direttivo dell'Agenzia
per la Sicurezza Nucleare,
l'organo che dovrà gestire il percorso per il ritorno del nucleare in
Italia. Alla presidenza è stato nominato l'oncologo
Umberto Veronesi,
già ministro della Sanità e attualmente senatore del Partito
Democratico, mentre come commissari sono stati designati
Maurizio Cumo
(professore ordinario di Impianti Nucleari presso la facoltà di
Ingegneria dell’Università di Roma La Sapienza) e
Marco Enrico Ricotti
(professore ordinario presso il Dipartimento Energia, Divisione Energia
Nucleare del Politecnico di Milano),
Michele Corradino
(capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e docente di diritto
amministrativo) e
Stefano Dambruoso
(magistrato, già sostituto procuratore della repubblica di Milano).
Veronesi si dimetterà da
senatore
Le nomine dovranno ora passare al vaglio del Parlamento per i pareri di
legge. “Sono orgoglioso della fiducia delle istituzioni nei miei
confronti – ha dichiarato Umberto Veronesi, annunciando che si dimetterà
dal Senato – sono convinto che l'Italia debba riprendere questa sua
avventura. Se fossi contro il nucleare non avrei mai accettato di
portare avanti un'impresa così difficile, complessa, ma soprattutto
utile al Paese”.
I compiti dell'Agenzia
Organo operativo e diretta espressione del governo, l'Agenzia per la
sicurezza nucleare dovrà proporre – prima della fine del 2013, data
prevista di inaugurazione del primo cantiere - i criteri per
l'individuazione delle macro-aree potenzialmente idonee ad ospitare
centrali nucleari, certificare i singoli siti proposti dagli operatori
per la costruzione delle centrali e, una volta che le imprese avranno
fatto i progetti, condurre le istruttorie tecniche sui progetti
definitivi dei reattori e rilasciare un parere vincolante al Governo.
Inoltre, l'Agenzia avrà il compito di
dialogare con le amministrazioni locali, richiedere loro pareri ed
autorizzazioni, acquisire la Valutazione di Impatto Ambientale (Via) e
l'Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia). Al contempo l'Agenzia dovrà
individuare le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale delle
scorie e rilasciare al governo un ulteriore parere vincolante sul
singolo sito. Per il deposito la Sogin ha già individuato una lista di
52 siti potenzialmente idonei. L'Agenzia dovrà definire anche le
modalità di gestione delle scorie che, in attesa del Deposito Nazionale,
saranno custodite all'interno delle centrali. Una volta completata la
costruzione del reattore, l'Agenzia agisce da supervisore svolgendo i
collaudi degli impianti e le verifiche sulla corretta applicazione delle
prescrizioni nei reattori, ricevendo dagli operatori le informazioni su
eventuali incidenti nell'impianto. In caso di mancato rispetto delle
prescrizioni di sicurezza, l'Agenzia potrà sospendere l'attività di una
centrale.
Cirn: era meglio un ingegnere a
capo dell'Agenzia
Qualche osservazione critica alla nomina di Umberto Veronesi come
presidente dell'Agen è arrivata dal
Comitato Italiano per il
Rilancio del Nucleare (Cirn),
che avrebbe preferito la designazione di un ingegnere dato che la
sicurezza di cui il nuovo ente dovrà occuparsi implica prevalentemente
competenze ingegneristiche e non mediche. Inoltre, secondo il Cirn,
l'accostamento della professione di Veronesi con la questione del
nucleare sembrerebbe quasi accreditare che essa porti rischi aggiuntivi
alla salute. “Comunque in questo momento che ci riempie di soddisfazione
e per il quale ci siamo per anni battuti - dichiara il segretario del
Cirn Giorgio Prinzi - non possiamo che vedere il 'bicchiere mezzo
pieno'. Il professor Umberto Veronesi è un sincero convinto assertore
del ritorno dell’Italia alla produzione elettrica da fonte nucleare e
sotto questo punto di vista è una garanzia di saldezza nell’impegno e di
tenacia nel perseguirlo. Inoltre, è stato affiancato da competenze
tecniche di indubbio valore e da coraggiose, oltre che competenti e
prestigiose, quali quella del magistrato Stefano Dambruoso, che conosco
personalmente da anni e che stimo profondamente”.
Proteste degli ambientalisti
Per i senatori Ecodem
Roberto Della Seta
e
Francesco Ferrante,
l'Agenzia nucleare “sarà solo il braccio operativo e di propaganda del
governo”; secondo il
WWF
“il nucleare è una scelta pericolosa e sbagliata e la nuova Agenzia non
garantisce effettivo controllo e imparzialità”. Timori sono stati
espressi anche da
Legambiente.
“Questa Agenzia non ci tranquillizza affatto. Anzi, francamente ora
siamo veramente preoccupati”, ha detto il presidente di Legambiente,
Vittorio Cogliati Dezza. Fonte: enea.it
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5
novembre 2010 -
Il bike sharing
non sta in piedi.
La pubblicità non
investe sulle bici pubbliche e il modello rischia di
saltare
Citybike, Vélib, StadtRAD, Bikemi.
Diversi nomi, per un'unica tendenza: il bike-sharing, diventato una vera
e propria mania delle principali capitali europee.
Il servizio prevede postazioni bici
collocate nei
punti strategici della città
e lo scopo è chiaro: stimolare gli abitanti a scegliere le due ruote
come mezzo di trasporto alternativo per muoversi nei centri urbani.
Si comincia da Rennes
Apripista è stata la Francia. Prima
Rennes, nel 1998,
seguita a ruota da
Lione,
con un programma pubblico di noleggio biciclette su larga scala lanciato
nel 2005. Ma la più celebre resta
Parigi
che,
con la sua Vélib,
è riuscita in pochi anni a modificare i modelli di comportamento su
strada dei parigini.
1.451 posti noleggio, per
un totale di
20.600 biciclette
disponibili. Soddisfatta la popolazione locale: il 96% dei parigini
nota, infatti, come la città sia diventata più piacevole e meno
congestionata, grazie a Vélib. Il successo della rete di biciclette
pubbliche francesi ha dettato moda, fungendo da esempio per gli altri
grandi centri europei.
E poi il resto d'Europa
A seguire il modello parigino la catalana
Barcellona,
che nello stesso anno ha inaugurato Bicing, seguita da
Londra,
entrata nella rete delle città europee con servizio di noleggio bici lo
scorso luglio, nella
speranza, secondo le parole
del sindaco Boris Johnson,
“di fare uscire i londinesi
dalle auto”. A
tale scopo, la capitale inglese è andata oltre il semplice bike sharing,
imponendo ai propri cittadini una “tassa anti traffico”, volta a ridurre
gli ingorghi di auto.
Il modello di finanziamento
La maggior parte dei servizi di bike sharing funzionano grazie a
sistemi di partnership tra pubblico e privato.
Lione, Stoccolma, Parigi, Londra,
sono solo alcuni dei numerosi centri europei che hanno preso accordi con
compagnie pubblicitarie. Le concessionarie di pubblicità forniscono il
comune con migliaia di biciclette a titolo gratuito (o sottocosto), in
cambio di
spazi pubblicitari
resi disponibili sia
sulle biciclette
stesse, che
in vari punti strategici della
città.
Ma, se in alcune città questo basta a finanziare i costi di gestione e
manutenzione del sistema,
non tutti i centri possono
dire lo stesso. La capitale finlandese, ad esempio, si è trovata
costretta a sospendere il servizio per la prossima estate: Helsinki
sperava di potersi rifare delle incombenti spese grazie alla pubblicità,
ma si è dovuta ricredere.
Gli ostacoli italiani
Stessa sorte, o quasi, è toccata alle nostre principali città.
Meno bici per mancanza fondi
anche per
Milano,
che installerà, infatti, non più di una quarantina di rastrelliere, al
posto delle 100 originariamente previste: un ridimensionamento dettato
da ragioni economiche, che circoscrive per ora il bike sharing al solo
centro storico. E anche
Roma
non è da meno, lamentando un servizio vittima
di tanti impedimenti,che ha conseguentemente fatto registrare una
scarsissima adesione e magri introiti. Anche a
Genova
il progetto "Due ruote in città" è ancora lontano dall'essere avviato:
gli esemplari di bici elettriche, o meglio “a pedalata assistita”,
concepiti in virtù della conformazione fisica del capoluogo ligure,
restano ancora troppo pochi (55 city bike).
Un modello per tutta Europa
Gli
oneri finanziari
potrebbero essere ridotti se i
progetti di bike sharing europei adottassero lo
stesso modello,
si ipotizza da più parti. Pionieri, anche questa volta, i francesi, che
hanno recentemente lanciato un dibattito per proporre una
prima standardizzazione dei
sistemi di noleggio bici a
livello
regionale,
per agevolare i sistemi di finanziamento e contenere il margine di
rischio. Fonte: energymanager.net
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5
novembre 2010 -
La detrazione
fiscale del 55% sia stabilizzata ed estesa alle P.A.
Lo chiedono le Commissione Ambiente e
Attività Produttive della Camera nei pareri alla Legge di stabilità 2011
di Rossella Calabrese
02/11/2010 - La Commissione Ambiente
della Camera chiede che sia stabilizzata la detrazione fiscale del 55%
per la riqualificazione energetica degli edifici.
Al termine dell’esame della
Legge di stabilità 2011,
la Commissione ha dato parere favorevole, con la raccomandazione di
“prorogare in maniera stabile gli incentivi per la ristrutturazione e la
riqualificazione energetica degli edifici, anche in considerazione degli
evidenti benefici che essa ha prodotto finora in termini di sviluppo
economico, sostegno alla piccola e media impresa ed emersione del lavoro
non regolare”.
In fase di discussione il deputato Ermete Realacci (PD) ha ricordato
gli “straordinari risultati” della detrazione del 55%, che hanno
generato un volume d’affari di circa 11 miliardi di euro e sono stati
usati da circa 800 mila famiglie producendo ogni anno 50 mila nuovi
posti di lavoro.
“La loro
soppressione - ha detto Realacci - avrebbe effetti disastrosi per
un’intera filiera produttiva che coinvolge ormai migliaia di piccole e
piccolissime aziende industriali e artigianali su tutto il territorio
nazionale”. Per Realacci è necessario non solo difendere questo
importante strumento di politica ambientale ma estenderlo agli
interventi per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio rispetto al
rischio sismico.
Anche
la
Commissione Attività Produttive
della Camera, in un ordine del
giorno approvato la scorsa settimana, ha chiesto al Governo di
riconfermare la misura fiscale per la riqualificazione energetica degli
edifici, trasformandola in intervento strutturale fra tutte le
tecnologie riconosciute effettivamente efficienti, ed estendendo il
beneficio fiscale alle amministrazioni pubbliche.
Secondo la Commissione, sebbene la crisi attuale
non permetta misure di sviluppo realizzate con incremento della spesa
pubblica, sarebbe comunque un’occasione di crescita economica e sociale
valorizzare gli obiettivi previsti dal patto di Kyoto e dalla UE in tema
di riduzione delle emissioni di C02 e di sviluppo delle
rinnovabili, i cosiddetti paramenti 20-20-20, puntando su una politica
industriale sostenibile che coniughi energie rinnovabili ed efficienza
energetica.
La Commissione ha ricordato un recente
studio di Confindustria
che ha stimato in 14 milioni di euro l’impatto economico per il nostro
Paese, se si attuasse una politica di incentivi differenziati per le
rinnovabili e si confermassero le detrazioni fiscali per l’efficienza
energetica. Riguardo alle detrazioni del 55%, secondo la Commissione,
sarebbe energeticamente più corretto fare riferimento a tutte le misure
e programmi di miglioramento dell’efficienza energetica richiamati
dall’Allegato III della
Direttiva 2006/32/CE(pompe
di calore, caldaie efficienti, sistemi di teleriscaldamento e
raffreddamento, sistemi di isolamento di pareti e tetti, doppi/tripli
vetri alle finestre, lampade a risparmio energetico, generazione
domestica di fonti di energia rinnovabile, ecc.).
Fonte:
rinnovabili.com
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5 novembre
2010 -
Gli italiani, il turismo, gli animali e la caccia.
Sondaggio
realizzato per il Ministero del Turismo.
L’impatto della tutela degli animali e della
caccia sull’immagine dell’Italia all’estero e sul turismo
L’88% degli italiani ritiene che sia importante
che la politica si occupi attivamente della tutela degli animali
ed il 77% che l’Italia dovrebbe adeguarsi al contesto europeo
per quanto riguarda la tutela degli animali. In generale la
grande maggioranza degli intervistati (83%) è convinta che se in
Italia ci fosse più rispetto per gli animali, l’immagine del
nostro paese all’estero migliorerebbe.
L’80% degli intervistati dichiara che avrebbe
paura a fare escursioni nei boschi nei periodi di apertura della
stagione di caccia, mostrando che l’offerta di turismo-natura in
quei periodi potrebbe essere penalizzata.
Parlando di caccia, l’80% è convinto che andrebbe
vietata o maggiormente
regolamentata, mentre il 18% ritiene che la
regolamentazione della caccia vada bene così com’è ora o
andrebbe resa meno rigida.
Rispetto all’ipotesi della totale
abolizione della caccia, il 60% si dichiara
favorevole mentre il 36% è contrario. Inoltre il 63% degli
intervistati è convinto che abolendo la caccia l’Italia
migliorerebbe la sua immagine all’estero.
Le misure di sicurezza sulla caccia sono
giudicate sufficienti solamente per il 15% degli intervistati,
mentre il 76% è convinto che andrebbero aumentate. In
particolare non rilasciando la licenza di caccia prima dei 21
anni e dopo i 70 (87% d’accordo) e aumentando la distanza del
divieto di caccia dalle case (85% d’accordo).
L’80% degli intervistati è inoltre favorevole ad
introdurre il divieto di caccia nei terreni privati senza
l’autorizzazione del proprietario.
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biodiversità -
Leggi il
sondaggio
5
novembre 2010
-
Più trasparenza
sui costi dell'elettricità prodotta con nuove
centrali nucleari.
L'elettricità prodotta da centrali nucleari costa il
16% in più di quella prodotta da centrali a gas e il
21% in più di quella da centrali a carbone.
Dall'analisi, compiuta dalla
Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sui costi dell'elettricità
prodotta da nuove centrali nucleari con quella prodotta da nuove
centrali a gas e a carbone, risulta che il costo dell' elettricità da
centrali nucleari è mediamente di 72,8 Euro/MWh, più elevato rispetto ai
61 Euro/MWh delle centrali a gas (meno 16%) e ai 57,5 Euro/MWh delle
centrali a carbone (meno 21%). Il confronto si basa sull'analisi di 8
studi recenti -pubblicati fra il 2008 e il 2010- ( Agenzia Nucleare
dell' Ocse, Ufficio del Budget del Congresso USA, Dipartimento
dell'Energia Usa, Massachusetts Institute of Technology, Commissione
Europea, Camera dei Lords, Electric Power Research Institute e Moody's).
Questi studi, analizzati nel
Rapporto della Fondazione per lo
Sviluppo Sostenibile,
pubblicato sul
numero 5 della rivista "Gazzetta
Ambiente", fanno un confronto
fra i costi dell'elettricità prodotta dalle nuove centrali nucleari, con
una conclusione convergente:
sarà più cara di quella prodotta
con nuove centrali a gas o a carbone.
Sul tema dei costi effettivi dell'elettricità prodotta dalle nuove
centrali nucleari serve quindi trasparenza : un argomento così
delicato e importante non può essere affrontato con superficialità.
A maggior ragione in Italia, dove il nucleare sarebbe ancora più caro
rispetto ai Paesi dove è già sviluppato. Si dovrà infatti ripartire da
zero, importare reattori che non produciamo, tener conto delle
caratteristiche del nostro territorio, affrontare le forti opposizioni
locali, considerare i tempi prevedibilmente più lunghi di realizzazione
delle centrali.
Il
programma nucleare italiano,
inoltre, con i suoi 100 TWh e 13.000 MW di nuove centrali entro il
2030,
non può semplicemente essere aggiunto all'esistente che comprende uno
sviluppo delle
rinnovabili
(circa 100 TWh entro il 2020), di
nuove centrali a gas e a carbone
in costruzione o in fase avanzata di autorizzazione (almeno altri 10.000
MW entro il 2020), perché la
crisi economica e le politiche
di risparmio e di efficienza energetica stanno configurando una futura
crescita moderata dei consumi
elettrici.
I
conti
così non tornano: i costi del
nucleare cresceranno, infatti, ulteriormente se l'elettricità nucleare
diventa eccedente. Per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di
CO2, anche dopo il 2020, è prioritario e meno costoso puntare sul
risparmio e sull'efficienza energetica con ampie possibilità nei
trasporti, nel riscaldamento, nelle apparecchiature elettriche, negli
elettrodomestici e apparecchi elettronici, nell'illuminazione,
nell'industria e negli edifici. Per il 2020 c'è un obiettivo di sviluppo
delle energie rinnovabili reso obbligatorio da una direttiva europea;
dopo il 2020 diverse fonti
rinnovabili potrebbero poi
essere meno costose del
nucleare. Anche
la cattura e il sequestro della CO2,
prodotta dalle centrali alimentate con combustibili fossili, che si sta
cominciando a sperimentare anche in Italia, dopo il 2020 sarà una
tecnologia che si prospetta meno costosa .
Rapporto della Fondazione per lo sviluppo
sostenibile
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4
novembre 2010
-
Sondaggio: il
solare piace a due italiani su tre.
Secondo un
Rapporto il 66% degli italiani pensa di ricorrere al
fotovoltaico per il proprio fabbisogno energetico
Due italiani su tre sono favorevoli
al solare (66%) e l'80% considera quella del sole l'energia del futuro,
seguita da quella eolica (28%). La propensione per il nucleare resta
stabile, al 18%.
È quanto emerge dal
terzo rapporto sul solare
realizzato da IPR Marketing per conto della Fondazione Univerde
e presentato
al convegno “Green economy-New society”, ecologia è economia,
organizzato nell'ambito della rassegna Ecomondo, a Rimini, dalla
Fondazione presieduta dall'ex ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro
Scanio.
Il 66% è per il
solare
Il rapporto fotografa un Paese sempre
più convinto della necessità delle energie ambientali. Rispetto al primo
rapporto del 2009, quando gli italiani che prendevano in considerazione
la possibilità di ricorrere al solare/fotovoltaico erano il 54%, la
percentuale è aumentata del 12%, portando
al 66% la quota di chi considera
il ricorso a questa possibilità.
I più propensi risultano essere gli adulti tra i 35 e i 54 anni (76%), i
residenti del Centro Italia (75%) e in pari misura (69%), le donne e i
residenti del Sud.
Il 48% conosce
gli incentivi per il fotovoltaico
Secondo il rapporto, per il 90% degli
italiani (+6% rispetto alla precedente rilevazione) è
necessario che il Governo
preveda maggiori incentivi,
mentre la conoscenza della possibilità di usufruire di incentivi per
l'installazione dei pannelli fotovoltaici cresce fino a sfiorare ormai
la maggioranza assoluta degli italiani (48%, +4%).
Preferenza per
solare ed eolico
La maggioranza degli italiani è
convinta della necessità di un futuro energetico puntato sulle fonti
rinnovabili: al primo posto si conferma la preferenza per il solare
(79%, stabile rispetto alle precedenti rilevazioni), seguita dalla
preferenza per l'eolico (28%, +3% rispetto alla scorsa rilevazione),
mentre
resta stabile al
di sotto del 20% (18%) la propensione per il nucleare.
Fonte:rinnovabili.it
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4
novembre 2010
-
Recuperare il
calore di scarto dai processi industriali.
I primi risultati. L'audit avviato
da Turboden mostra un risparmio possibile di 1000
GWhel annui.
Molti processi
industriali, in contesti territoriali con grande
consumo di energia, producono calore con un
contenuto energetico non valorizzato. Nasce da qui
l’idea di un’indagine circoscritta ad un determinato
territorio, con lo scopo di valutare il reale
risparmio in termini di energia e di riduzione di
CO2.
È questo l'obiettivo del
progetto H-REII (Heat Recovery
in Energy Intensive Industries), lanciato dalla società bresciana
Turboden
in collaborazione con la Provincia di Brescia, il CSMT (Centro Servizi
Multisettoriale Tecnologico), l'Associazione Industriale Bresciana (AIB)
e la Federazione Italiana Uso Razionale Energia (FIRE).
Valorizzare il calore di scarto
Il progetto, che rientra nel
programma europeo LIFE+,
nasce dalla necessità di contribuire allo sviluppo di politiche di
supporto alla realizzazione di innovativi interventi di recupero del
calore di scarto da processi industriali altamente energivori (siderurgie,
cementifici, fonderie di
alluminio e non ferrosi, trattamenti termici,
industrie del vetro, industrie
chimiche...),
così da permettere un drastico abbattimento delle emissioni globali di
CO2.
Risparmio
energetico
L’indagine, al momento unica nel suo genere per questa tipologia di
aziende destinatarie, si svolge in una realtà fortemente
industrializzata quale il territorio di Brescia. Da una valutazione
preliminare e dai risultati di alcuni audit energetici effettuati nei
mesi scorsi, è stato possibile stimare un potenziale di circa
316.000 ton/annue di CO2
evitate ed oltre
500 GWh/annui di energia elettrica risparmiata
mediante la realizzazione di circa 60 impianti per il recupero del
calore (mediamente di taglia intorno a 1 MWel), con tecnologia ORC.
“La normativa di riferimento nel
settore recupero calore da processi industriali (Heat Recovery) – spiega
Marco Baresi, responsabile del progetto in Turboden
- è in evoluzione a livello comunitario, nazionale, regionale e
provinciale. Brescia (ed in generale la Regione Lombardia) è una realtà
con molti processi industriali che producono calore ad alto contenuto
energetico non valorizzato adeguatamente.
Il recupero calore da processi
industriali (HR), congiunto alla produzione di energia elettrica,
– conclude Baresi – è la risposta ideale per una reale riduzione di
CO2”.
Primi
risultati del progetto H-REII
Finanziato nel 2009 dalla Commissione Europea,
H-REII sta già portando esiti
positivi.
Turboden ha diffuso i primi risultati dell'audit energetico realizzato
all'interno del progetto Heat Recovery in Energy Intensive Industries.
Le potenzialità di recupero calore
con tecnologia ORC (Organic Rankine Cycle) nei tre settori investigati (siderurgie,
cementifici e vetrerie)
consentirebbero, a
livello nazionale,
una produzione di energia fino a
1.025 GWhel/anno
e una riduzione di CO2 fino a 625.000 tonnellate all'anno.
Il risparmio energetico potenziale è
pari a circa l’8%
di quanto previsto dal piano di efficienza energetica realizzato dal
Governo nel settore industriale. Un risparmio simile equivale
all’energia consumata da 1 milione di lampadine da 100W accese per un
intero anno.
A conferma delle potenzialità del
recupero di calore, le finalità del progetto H-REII sono state recepite,
informano i responsabili del progetto, nelle “Proposte di CONFINDUSTRIA
per il Piano Straordinario di Efficienza Energetica” presentato lo
scorso 23 settembre a Roma, occasione nella quale è stata ribadita la
necessità di un sistema di incentivazione adeguato.
Fonte: fire.it
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4
novembre 2010
-
Rinnovabili: 1000 euro a
istruttoria per installare impianti
In arrivo nuovi oneri: 50centesimi
per ogni chilowatt di potenza elettrica per gli eolici e 1euro per ogni
chilowatt di energia proveniente da fotovoltaici o biomasse
Gli imprenditori di energie pulite
dovranno pagare mille euro per avviare l'istruttoria finalizzata ad
ottenere l'autorizzazione unica, più un onere specifico a seconda
dell'impianto: in particolare 50centesimi per ogni chilowatt di potenza
elettrica se si tratta di impianti eolici e 1euro per ogni chilowatt di
energia proveniente invece da impianti fotovoltaici o da biomasse.
A renderlo possibile sono le Linee Guida nazionali in materia di energia
rinnovabile che consentono alle Regioni di adeguare gli oneri
istruttori.
Per la Puglia la motivazione è contrastare l'attività di intermediari e
di speculatori, che cercano di ottenere autorizzazioni uniche per poi
rivenderle agli imprenditori.
Oltre agli oneri appena descritti, ne sono stati individuati altri anche
per ottenere l'autorizzazione a realizzare opere di connessione alla
rete elettrica di trasmissione e di distribuzione.
In sostanza occorrerà pagare mille euro per essere autorizzati a
realizzare un collegamento alla rete di media tensione, il doppio,
quindi 2mila euro, per connettersi alla rete di alta tensione a 150
chilovolt (kV), 5mila euro per collegarsi alla rete attraverso una
stazione di trasformazione da 150 a 380 kV.
Fino ad oggi l'importo per gli oneri istruttori era di 1.500 euro in
tutto, senza distinzione né per la tipologia di impianto, né per la
grandezza. Oggi l'autorizzazione unica per installarlo potrebbe arrivare
a costare anche decine di migliaia di euro tra oneri istruttori e
autorizzazioni alla connessione.
La Giunta regionale ha stabilito inoltre che le nuove norme si
applichino non solo a chi presenta domanda dal 26 ottobre, ma anche a
tutte le richieste inviate nei 180 giorni precedenti (cioè a partire dal
28 aprile 2010), per le quali non risulti avviato formalmente il
procedimento.
"Abbiamo costruito – ha detto la Vice Presidente della Regione Puglia e
Assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone – un deterrente forte
nei confronti degli speculatori nel campo delle rinnovabili.
Oggi abbiamo richieste per più di 36mila megawatt. Dobbiamo porre un
argine e allo stesso tempo creare le condizioni perché i pugliesi
risparmino sulla bolletta.
Quello appena descritto è, insieme con l'estensione della Valutazione di
Impatto Ambientale ai piccoli impianti, uno dei primi decisivi passi in
questa direzione. Un'azione resa possibile purtroppo solo oggi, per
l'uscita tardiva delle Linee Guida nazionali, che permettono alle
Regioni di adeguare gli oneri istruttori".
21 ottobre 2010 - Legge regionale sulla valutazione dell'impatto
ambientale: retroattività a 180 giorni
Il Consiglio regionale ha approvato e il Presidente della Regione, Nichi
Vendola, ha promulgato le modifiche e le integrazioni alla legge
regionale n. 11/2001 sulle "Norme sulla valutazione dell'impatto
ambientale".
In sintesi, le modifiche alla legge riguardano l'obbligo del Via per gli
impianti a partire da 1 MW (gli impianti di produzione pari o superiore
a un megawatt sono stati assoggettati alla valutazione d'impatto
ambientale); l'obbligo del Via a 3 MWe per gli impianti integrati in
edifici (il testo della legge prevede un limite di assoggettabilità a
Via pari a 3 MWe per gli impianti ricadenti in aree industriali dismesse
o integrati in edifici in aree produttive. Per gli impianti ricadenti in
aree naturali protette o in aree di particolare pregio urbanistico ed
agricolo è invece prevista una riduzione ulteriore del limite a 0,5 MWe.
Viene inoltre vietato l'uso di erbicidi o veleni per distruggere le
piante erbacee nelle aree dove sorgono gli impianti eolici e
fotovoltaici esistenti e di nuova installazione, con l'obiettivo di
preservare le risorse del suolo) e la retroattività per 6 mesi.
Le legge ha una retroattività di 180 giorni. Restano in vigore le
disposizioni precedenti per le procedure relative alle istanze
presentate in epoca anteriore e comunque per le procedure per le quali
sia stata convocata la Conferenza di Servizi.
Nelle maglie di questa retroattività cadranno, secondo la Regione, circa
un quarto delle domande pendenti.
Inoltre si esentano dalla Via gli impianti di fotovoltaico strutturale
(quelli sui tetti), assoggetandoli alla semplice dichiarazione di inizio
attività (Dia).
La legge, dichiarata urgente, è stata pubblicata sul Bollettino
Ufficiale della Regione n. 159 (supplemento 1 in allegato) ed è entrata
in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione.
13 ottobre 2010 - Installazione nuovi impianti: via libera all'anti
deregulation
Approvati ieri, durante il Consiglio regionale, i criteri anti
deregulation per la Valutazione d'impatto ambientale. Le nuove norme
prevedono di abbassare da 10 a 1 megawatt (a 3 per le zone industriali
dismesse su proposta di Sel e a 0,5 per gli impianti in aree protette)
il limite oltre la quale è necessario richiedere l'autorizzazione per
l'installazione di nuovi impianti.
Si è trattato di un adeguamento alla normativa nazionale che, di fatto,
nel 2009, aveva sconfessato la legge 31 del 2008, approvata dalla
giunta, che innalzava a 10 megawatt, la soglia per i nuovi impianti.
Il vulnus che ha spinto il governo ad adottare norme riparatrici è stato
creato dalla Corte Costituzionale, che aveva impugnato la citata legge
regionale. Si era così creata una fase di vuoto legislativo, nella quale
il business energetico si era sviluppato senza controllo. Bisognava
porre un freno
Il disegno di legge che oggi è stato approvato in aula "diventa - come
ha spiegato il presidente della Quinta Commissione, Donato Pentassuglia
- la norma attraverso la quale si può riprendere il controllo del
territorio per aree di pregio, cercando di coniugare la tutela del
territorio con l'attenzione al settore produttivo".
Così la votazione: 35 voti favorevoli (Udc compresa) 24 contrari e un
astenuto.
Le legge ha una retroattività di 180 giorni che la vicepresidente
Loredana Capone ha definito "sostenibile". Restano in vigore le
disposizioni precedenti per le procedure relative alle istanze
presentate in epoca anteriore e comunque per le procedure per le quali
sia stata convocata la Conferenza di servizi. Inoltre si esentano dalla
Via gli impianti di fotovoltaico strutturale (quelli sui tetti),
assoggetandoli alla semplice dichiarazione di inizio attività (Dia).
12 ottobre 2010 - Fotovoltaico: proposta anti deregulation del Pd
Sarà discusso oggi, in consiglio regionale, il ddl proposto dalla giunta
per modificare le norme sulla valutazione d'impatto ambientale per gli
impianti eolici e fotovoltaici.
Si innesta nel contesto, la proposta del Pd di una legge quadro sulle
energie da discutere prossimamente che recepisca le linee guida
nazionali in materia.
Nello specifico, la pdl del Pd si rappresenta come tentativo di porre un
freno alla "deregulation" e tutelare l'ambiente, le famiglie che
otterranno agevolazioni se si doteranno di mini impianti sui tetti delle
loro case (il riferimento alla proposta di Vendola è evidente) e gli
agricoltori attraverso facilitazioni normative per coloro che
realizzeranno impianti integrati su serre che preservino le produzioni
agricole.
8 ottobre 2010 - Valutazione di Impatto Ambientale: via libera delle
commissioni regionali
Ancora novità dalla Regione in materia di modifiche alle norme sulla
"valutazione dell'impatto ambientale" il cui percorso di audizione si è
concluso in quarta e quinta commissione del Consiglio Regionale,
(rispettivamente "Industria, Commercio, Artigianato, Turismo e Industria
Alberghiera, Agricoltura e Foreste, Pesca Professionale, Acquacoltura"
ed "Ecologia, Tutela del Territorio e delle Risorse Naturali, Difesa del
suolo, Risorse Naturali, Urbanistica, Lavori Pubblici, Trasporti,
Edilizia Residenziale")
Come annunciato in un precedente articolo, nella mattinata di ieri, le
Commissioni del Consiglio Regionale della Puglia "Attività produttive" e
"Ambiente" hanno approvato il disegno di legge che modifica le norme
sulla valutazione dell'impatto ambientale.
Sarà proprio il disegno di legge con le modifiche alle norme sulla
valutazione di impatto ambientale (Via) il primo argomento all'ordine
del giorno del Consiglio Regionale della Puglia, martedì prossimo, 12
ottobre.
In merito, l'assessore all'Ambiente, Lorenzo Nicastro, si era espresso
già una settimana fa, quando aveva sottolineato l'importanza di "fornire
indirizzi operativi e programmatici che consentano da un lato, di
indirizzare lo sviluppo di nuovo eolico o fotovoltaico verso nuove
frontiere e, dall'altro, di sviluppare nuovi segmenti di produzione di
energia da fonti rinnovabili".
La norma ha ridotto il limite di applicabilità della Via da 10 MWe
(previsti dalla l.r. 31/08) ad 1 MWe per tutti gli impianti
fotovoltaici.
Inoltre è prevista una riduzione ulteriore del limite a 0,5 MWe per gli
impianti ricadenti in aree naturali protette o in aree di particolare
pregio urbanistico e agricolo.
Sono stati inoltre approvati alcuni emendamenti fatti propri dallo
stesso Nicastro, tra i quali due proposti dai consiglieri della "Puglia
per Vendola", Angelo Disabato, Giovanni Brigante e Francesco Laddomada.
Il primo, spiega una nota regionale, prevede di operare fino a tre
megawatt senza valutazione d'impatto ambientale per impianti sui tetti
nelle aree industriali anche dismesse.
Il secondo riguarda gli interventi di manutenzione delle aree dove
sorgono gli impianti eolici e fotovoltaici esistenti e di nuova
installazione. La proposta prevede che in quei territori sia vietato
l'uso di erbicidi o veleni per distruggere le piante erbacee per
preservare le risorse del suolo.
"Si tratta - prosegue la nota - di un preciso impegno programmatico
della Puglia per Vendola che trae ulteriore conferma dall'impegno preso
a Bruxelles dal presidente Nichi Vendola in occasione della firma di un
accordo tra i sindaci europei e americani nella lotta ai cambiamenti
climatici: la solarizzazione integrale delle città con pannelli
fotovoltaici su ogni tetto".
"La Puglia produce energia eolica e fotovoltaica più di chiunque in
Italia. E' adesso importante - conclude la nota - un riequilibrio in
favore della salvaguardia dei territori. L'energia pulita richiede un
ambiente altrettanto pulito: questo è per noi fondamentale rispetto
all'idea di una Puglia migliore".
Già il presidente della quinta commissione, Donato Pentassuglia aveva
precedentemente ricordato, in una nota, che la Regione Puglia
rappresenta "una delle punte più avanzate nello scenario nazionale, in
tema di sviluppo energetico delle fonti alternative".
Il Pear (Piano energetico ambientale regionale) del 2007, rappresenta il
quadro programmatico di riferimento per le questioni energetiche.
"Pur non rilevando limiti vincolanti alla produzione di energia da fonti
alternative, vengono forniti valori obiettivo per le varie fonti
rinnovabili (4000 MW per la produzione di energia elettrica da eolico e
200 MW per la produzione di energia elettrica da fotovoltaico)".
Positivo il commento del partito dell'Idv Puglia.
"Come si vede, dunque, il Governo regionale prosegue la propria attività
di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili con una impostazione
moderna che favorisce la realizzazione di impianti integrati e
l'armonizzazione degli stessi nel contesto territoriale ed ambientale
circostante.
La valutazione di impatto ambientale non rappresenta un appesantimento
burocratico bensì uno strumento che consente una valutazione
approfondita dei potenziali impatti e la partecipazione democratica
delle istituzioni e di ogni cittadino alla scelte che riguardano il
proprio territorio.
L'adeguamento dei limiti sulla Via, peraltro necessario ed urgente alla
luce della sentenza della Corte Costituzionale e della tardiva
approvazione delle linee guida nazionali, si inserisce nella più ampia
strategia ed attività del governo regionale di armonizzazione delle
politiche energetiche e sviluppo delle fonti rinnovabili".
Fonte: iltaccoditalia.info
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3
novembre 2010
-
Scorie
nucleari, Bruxelles propone norme comuni per il loro
smaltimento. La Commissione UE istituirà un
quadro normativo vincolante che garantirà
l'applicazione e il rispetto delle regole
La Commissione Europea oggi ha
proposto
norme di sicurezza per lo smaltimento del combustibile
esaurito e dei rifiuti radioattivi prodotti nelle centrali nucleari,
nell'ambito della medicina e della ricerca.
Agli Stati membri la Commissione
chiede di mettere a punto
programmi nazionali che
indichino quando, dove e in che modo intendano costruire i depositi di
stoccaggio.
Ovviamente, il tutto sarà vincolato dalle norme di sicurezza concordate
a livello internazionale che, se violate, potrebbero portare a pesanti
sanzioni.
Quadro
normativo
Per non incorrere in possibili ammende, la
Commissione intende istituire un
quadro normativo giuridicamente vincolante
al fine di garantire l'applicazione
delle norme comuni elaborate nell'ambito dell'Agenzia internazionale per
l'energia atomica (AIEA) agli Stati UE.
Günther Oettinger, commissario
europeo per l'energia, ha dichiarato: "Il problema della sicurezza
riguarda tutti i cittadini e tutti i paesi dell'UE, siano essi a favore
o contro l'energia nucleare. Dobbiamo assicurarci di applicare le norme
di sicurezza più rigorose esistenti al mondo per proteggere i cittadini,
l'acqua e il suolo dalla contaminazione nucleare. La sicurezza non
conosce confini.
Un incidente che avviene in un
paese può avere effetti devastanti anche in altri".
Punti salienti
Nello specifico la direttiva
stabilisce che
entro quattro anni dall'adozione
della direttiva gli Stati membri sono tenuti a elaborare programmi
nazionali comprendenti: piani
per la costruzione e la gestione di impianti di smaltimento, un
calendario preciso per la loro realizzazione, le tappe fondamentali e le
attività necessarie per applicare il tipo di smaltimento previsto, la
valutazione dei costi e i sistemi di finanziamento prescelti. I
programmi nazionali in seguito devono essere notificati e la Commissione
può chiedere agli Stati membri di modificarli.
Siti condivisi
Inoltre, due o più Stati membri
possono decidere di utilizzare un deposito per lo stoccaggio definitivo
dei rifiuti ubicato sul territorio di uno di essi; non è consentito
esportare scorie nucleari destinate allo smaltimento definitivo verso
paesi non Ue; l'opinione pubblica deve essere informata dagli Stati
membri e coinvolta nel processo decisionale relativo alla gestione delle
scorie nucleari;
le norme di sicurezza elaborate
dall'Aiea sono rese giuridicamente vincolanti
e prevedono tra l'altro l'istituzione di un'autorità
indipendente che rilasci le autorizzazioni a costruire i depositi.
Fonte: energymanager.net
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2
novembre 2010
-
Commissione
Ue, linee guida per armonizzare energia eolica e
biodiversità. Per integrare l'eolico nel
paesaggio comunitario è indispensabile la
programmazione strategica.
La Commissione Ue ha recentemente
pubblicato le linee guida
"Orientamenti sulla collocazione
dei parchi eolici in zone naturali protette",
un vademecum per integrare al meglio le turbine eoliche in aree con un
ricco patrimonio di biodiversità da tutelare.
Programmazione strategica
Gli orientamenti pubblicati sottolineano l'importanza
di una buona programmazione strategica e la necessità di sottoporre i
progetti di nuovi parchi eolici a valutazioni adeguate e di qualità.
Effettivamente, una cattiva progettazione degli impianti eolici può
incidere in maniera gravosa sugli habitat e sulle specie del territorio
ospitante.
"I nuovi orientamenti - ha affermato
Janez Potočnik, commissario europeo per l'ambiente, - forniranno agli
Stati membri e all'industria indicazioni più chiare su come sviluppare
attività e parchi eolici che rispettino i requisiti Natura 2000. Non
sono stati apportati cambiamenti alla normativa o alle politiche in
materia, si tratta semplicemente di orientamenti più precisi sulla
legislazione vigente. Lo scopo è quello di assicurare che gli
obiettivi legati all'energia rinnovabile siano raggiunti nel pieno
rispetto della normativa UE sulla protezione delle specie naturali.".
Progetto
Natura 2000
Il progetto
Natura 2000, rete ecologica a
livello transnazionale costituita da quasi 26.000 siti ubicati nei 27
Stati membri, è stato istituito dalla direttiva "Habitat" del 1992 e
copre quasi il 18% del territorio dell'UE. Il suo scopo è
assicurare la
conservazione e l'uso sostenibile di aree di grande valore per la
biodiversità,
nonché la sopravvivenza a lungo termine delle specie e degli habitat
europei più preziosi e maggiormente in pericolo. Natura 2000 non è un
sistema di rigorose riserve naturali da cui è esclusa ogni attività
umana. Sebbene la rete comprenda, ovviamente, riserve naturali, gran
parte del terreno continuerà a rimanere di proprietà privata, ponendo in
rilievo la necessità di una futura gestione sostenibile, dal punto di
vista ecologico, economico e sociale. Fonte: rinnovabili.it
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2
novembre 2010
-
Le
rinnovabili tra le eccellenze del made in Italy
Oltre al cibo, alla moda e al design, il Paese scopre un altro settore
importante per esportare all'estero le eccellenze italiane: l'industria
delle rinnovabili. A sostenerlo il Gestore dei Servizi Energetici - la
società guidata da Emilio Cremona e Nando Pasquali - durante la
presentazione del IX Forum Annuale del Comitato Leonardo tenutosi
a Roma in Campidoglio. Nel corso del Convegno sono stati presentati i
risultati di un sondaggio condotto dall'Istituto con l'obiettivo di
delineare l'immagine e la percezione del Made in Italy all'estero, con
particolare attenzione a due mercati di riferimento (Cina e Stati
Uniti).
La ricerca è stata integrata da un focus sul settore delle energie
rinnovabili presentato dal GSE in cui è emerso che il mercato nazionale,
sostenuto dagli impegni comunitari, può realmente costituire un
trampolino di lancio per l'industria italiana in un settore le cui
prospettive di crescita sono ampiamente confermate a livello globale. Il
timore di analisti e osservatori di riduzioni degli investimenti a causa
della crisi economica e finanziaria internazionale si è dimostrato
infondato: il comparto ha resistito meglio di molti altri settori
industriali registrando una flessione di soli 6 punti percentuali nel
2009 rispetto all'anno precedente. Questo risultato dimostra la solidità
del settore ed è riconducibile principalmente alla vitalità dei mercati
del sudest asiatico, Cina in particolare, i cui investimenti sono
cresciuti del 25% circa rispetto all'anno precedente, compensando almeno
in parte l'andamento negativo di Europa, Medio Oriente e Africa (-15%)
da un lato, delle Americhe (-26%) dall'altro. Allo scopo di identificare
le prospettive di crescita più interessanti e le possibili aree di
investimento, è utile dare uno sguardo alla valutazione dei potenziali a
medio termine (2020), per le differenti tecnologie energetiche
rinnovabili a livello mondiale (fonte IEA). A livello globale, le
maggiori prospettive di sviluppo per le rinnovabili sono in Cina ed
Europa; tra i Paesi europei spicca il potenziale realizzabile in
Francia, Germania, Spagna; buone e addirittura superiori a quelle
indicate nel Piano di Azione Nazionale sono anche le prospettive di
sviluppo per le rinnovabili in Italia. Attualmente i settori di business
italiani, per fonte rinnovabile, maggiormente consolidati sono:
-
biomasse: Il settore industriale
maggiormente coinvolto è quello della termotecnica;
-
eolico: Il settore industriale
maggiormente coinvolto è: il meccanico per l'onshore e l'elettrico
per l'off-shore;
-
solare: I punti di forza
dell'industria italiana sono l'installazione; la produzione di
inverter; i serbatoti di accumulo; la componentistica idraulica ed
elettrica; le centraline. Il settore industriale maggiormente
coinvolto è quello chimico, mentre tra le nuove opportunità di
business ci sono il solare termodinamico e il film sottile;
-
geotermico: L'Italia ha la
leadership a livello globale, soprattutto nel settore delle
perforazioni. Tra le nuove opportunità di business c'è lo
sfruttamento di rocce calde secche, mentre il settore industriale
maggiormente coinvolto è quello minerario;
-
idrico: tra le nuove opportunità
di business c'è il mini-hydro e il micro-hydro; le aziende italiane,
in molti casi grandi gruppi quotati in borsa, sono spesso presenti
nei principali progetti mondiali, soprattutto in Africa e Sud
America; il settore industriale maggiormente coinvolto è quello
edile.
Fonte:
Infobuildenergia.it
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2
novembre 2010
-
La regina
del vento è in crisi: Vestas chiude 5 stabilimenti
Abituati a enumerare i successi e i progressi delle rinnovabili, con
migliaia di MW installati ogni mese in tutto il pianeta, non può certo
passare inosservato l'annuncio del maggior produttore di turbine eoliche
del pianeta, la danese Vestas, che avviato negoziati interni per
chiudere cinque suoi stabilimenti in Danimarca e Svezia e razionalizzare
gli uffici nel resto d'Europa, tagliando la forza lavoro di 2.800 unità
entro la metà del 2011. A pesare sulla
scelta della multinazionale del vento sono le cattive previsioni per il
2011: Vestas si aspetta infatti tra i 7 e gli 8 GW di ordini nel 2011
rispetto ai 8 - 9 GW di quest'anno. Eppure anche il 2010 non è stato
certo un anno record per Vestas: nel primo trimestre c'era stata
una perdita netta di 82 milioni di euro, nel secondo trimestre il rosso
è stato di 119 milioni. Nel terzo trimestre l'azienda ha invece generato
ricavi per 1.722 milioni di euro, il cinque per cento in meno rispetto
ai 1.814 milioni di euro fatturati nello stesso periodo dello scorso
anno.
I cattivi numeri arrivano dopo
un 2009 di crescita e, dunque, impongono all'azienda di riconsiderare la
propria strategia sul mercato: più nel dettaglio Vestas ha in programma
di chiudere le sue fabbriche danesi di Skagen, Rudkøbing, Viborg,
Nakskov e una fabbrica aggiuntiva a Lidköping, Svezia. Parte della
produzione dovrebbe essere trasferita in Spagna, tuttavia il più grande
taglio di posti di lavoro in qualsiasi ufficio sarà presso il quartier
generale della Vestas, dove sono previsti ben 568 licenziamenti. Ditlev
Engel, presidente e amministratore delegato di Vestas, ha cercato di
minimizzare la situazione sostenendo che la ristrutturazione è
necessaria per mantenere la competitività a lungo termine della società.
«Vestas deve sempre essere in grado di competere nei confronti dei
costi di trasporto asiatico. E questo purtroppo non è possibile
con l'attuale eccesso di capacità Nord Europa, dove il livello di costo
è troppo elevato». «Oggi è più conveniente per Vestas fabbricare
una turbina eolica in Spagna e spedirla via in nave per la Svezia
piuttosto che produrla direttamente in Danimarca», ha aggiunto
Enegel, sostenendo che, nonostante il calo delle vendite, la posizione
di mercato Vestas non è mai stata così forte'. Ma che qualche problema
ci sia lo ha ammesso lo stesso Engel in un'intervista alla Reuters: i
problemi per la compagnia danese nascerebbero dal fatto che i governi
europei, indebitati per via della crisi, non stanno investendo in nuovi
progetti energetici. «Molti paesi stanno affrontando un impegnativo
2011 in termini di deficit di bilancio e di altre questioni finanziarie.
È difficile immaginare che ci sia molta attività in questo settore».
A seguito dell'annuncio il titolo Vestas ha perso terreno su tutte le
principali piazze finanziarie mondiali.
Fonte: Energia24Club.it
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2
novembre 2010
-
L’ambiente
preoccupa 7 italiani su 10
Secondo la
ricerca realizzata da
Lorien Consulting
e dal mensile
La Nuova Ecologia
e presentata al
forum QualEnergia,
per 7 italiani su 10 le questioni ambientali sono da affrontare con
urgenza.
Inquinamento
e
spreco di risorse
si collocano infatti al secondo posto nella classifica delle maggiori
preoccupazioni degli intervistati, subito dopo il lavoro, scelto da 9
italiani su 10.
A
livello nazionale
le questioni prioritarie sono considerate i
rifiuti
e la promozione delle
energie rinnovabili,
ritenute urgenti da oltre la metà del campione (58,6%).
A livello locale,
invece, l'attenzione si sposta su mobilità e trasporti, considerati i
problemi più urgenti dal 46,5% degli intervistati.
Oltre il 75%
degli italiani sostiene che a livello pubblico si potrebbe fare molto di
più per l’ambiente e il 61,5% ritiene inefficiente l’operato delle
amministrazioni locali. Tra le fonti rinnovabili più conosciute, al
primo posto troviamo solare e fotovoltaico, (65%), seguiti da eolico e
idroelettrico.
Il nucleare è
citato soltanto da 2 italiani su 10 e il 58% si definisce contrario agli
investimento nel nucleare nella Penisola. Se poi la centrale fosse
costruita nella regione di residenza, la percentuale sale al 66%.
Tra i
comportamenti sostenibili degli italiani, la percentuale di chi utilizza
lampadine a risparmio energetico
è pari al 98%, i pannelli solari termici sono scelti dal 47,5% e quelli
fotovoltaici dal 47,3%.
Fonte:
www.tecnici.it
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2
novembre 2010
-
Declino dell'energia eolica nel 2010. Nel 2011
atteso un nuovo "boom".
Un
report Boomberg registra l'arretramento degli Usa,
ma la Cina trascinerà la ripresa.
L'industria eolica mondiale ,
secondo quanto previsto dall'ultimo report della Bloomberg New Energy
Finance,
nel 2010 registrerà un
declino.
Quest'anno saranno, infatti, avviati parchi per un totale di 37.700 MW,
ossia il
2% in meno rispetto al 2009.
Questo calo,
secondo i ricercatori, è giustificato da una flessione degli
investimenti programmati nel 2008-2009, periodo in cui si ha avuto
inizio la crisi economica. La situazione risulta particolarmente grave
negli Usa, dove la la ricerca annovera
una contrazione del 39%.
Crescita dell'eolico nel
2011
Non solo brutte notizie giungono però dal report. Infatti, nel
2011 si dovrebbe
verificare un'inversione di tendenza.
La società sostiene infatti che l'anno prossimo saranno installati circa
45 GW di capacità,
derivanti anche dall'utilizzo di nuove turbine eoliche. Il trend poi,
sempre secondo la società, dovrebbe confermarsi in crescita,
facendo registrare una
media di 48 GW nel 2012-2013.
Trascinatrice di questo incremento sarà ancora una volta la Cina che
rispetto al 2009, anno in cui ha stabilito il record di 14 GW,
installerà il 25% di capacità in più.
Fonte:
rinnovabili.it
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2
novembre 2010
-
Centrali a
biomasse, Report denuncia la filiera "lunga".
Un'inchiesta di Report rivela come il cippato per le
centrali a biomasse spesso proviene dall'estero, con
notevoli costi ambientali.
Le centrali a
biomasse sono utili all'ambiente e all'economia se di piccole dimensioni
e se bruciano residui di boschi e di segherie, in un'ottica di filiera
corta, per rendere autosufficienti i piccoli paesi. La stessa cosa non
si può dire per le centrali di grandi dimensioni, che per essere
alimentate devono acquistare biomasse fuori provincia, fuori regione e
perfino all'estero.
A tracciare
un quadro di luci e ombre sulle centrali a biomasse è stata un'inchiesta
della trasmissione Report di Milena Gabanelli, andata in onda domenica
scorsa, che ha riconosciuto la bontà per il territorio e l'ambiente di
un modello basato sulla filiera corta e, per quanto riguarda le centrali
alimentate a legno cippato, basate sull'utilizzo degli scarti delle
segherie locali e del legname recuperato dalla pulizia dei boschi.
Troppe centrali in una stessa
zona
Il problema
evidenziato è la grande diffusione su tutto il territorio nazionale
delle centrali a biomassa, dovuta anche agli incentivi statali
(certificati verdi, che però a partire dal 2011 non dovranno più pesare
sulla finanza pubblica), con il rischio che in una stessa zona (come in
Garfagnana) ce ne siano troppe. La conseguenza è che
in molti acquistano il
legname fuori regione e all'estero,
non solo in Europa ma anche da Cile, Nigeria, Indonesia, Brasile,
Argentina, alla faccia della filiera corta.
Costi energetici, ambientali ed
economici
Trasportare
su distanze così grandi il legname comporta alti costi energetici e
ambientali, per non parlare poi dell'aumento dei gas serra causato dal
disboscamento del suolo. Ma i costi diventano anche economici: la
carenza di legno causa l'aumento dei costi dei pannelli per
l'arredamento, calano i consumi e l'industria dei produttori del legno
semilavorato rischia di entrare in crisi, insieme a tutta la filiera
dell'arredamento. “ Le
centrali a biomasse sono un'ottima idea
– ha riassunto la Gabanelli chiudendo la trasmissione -
se di piccole dimensioni e se bruciano residui di boschi e di segherie e
utilizzano tutta l’energia prodotta per riscaldare magari piccoli paesi.
Il fine dovrebbe essere
quello di diventare autosufficienti e non di lucrare.
Diversamente si rischia di compromettere un patrimonio, di mettere in
crisi un settore dell’economia, a noi costa di più, e alla fine magari
si inquina, quanto con il gasolio”.
L'esempio di Prato allo Stelvio
L'inchiesta
di Report ha citato l'esempio positivo di
Prato allo Stelvio,
Comune in Val Venosta premiato come il più “rinnovabile” d'Italia. Oltre
ad avere una piccola centrale idroelettrica da 80 kW e una centrale a
biogas, ad utilizzare il fotovoltaico e l'eolico, questo Comune dispone
di una centrale a biomassa che produce energia elettrica e termica per
il teleriscaldamento degli abitanti. Se nella confinante Valtellina il
prezzo dell'acqua calda è di 11,5 centesimi al kwh,
nel comune di Prato allo
Stelvio il costo è di 7 centesimi.
Questo perché tutti gli abitanti sono soci della cooperativa e ciascuno
ha voce in capitolo, e i soldi in esubero vengono reinvestiti per avere
energia a buon prezzo. Fonte: rinnovabili.it
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2
novembre 2010
-
Nuovi
fondi europei in arrivo per le energie verdi
Il Consiglio e il Parlamento europei hanno raggiunto un accordo che
prevede fino a 146 milioni di euro di fondi per creare uno strumento che
finanzia iniziative di efficienza energetica ed energia rinnovabile.
L'intesa, riferisce una nota del gruppo dei liberaldemocratici
dell'Europarlamento, è stato raggiunta con la presidenza di turno belga
dell'Ue, dopo l'adozione di un rapporto in Commissione Industria,
ricerca ed energia, che modifica il Piano per il recupero dell'economia
europea e consente l'uso dei soldi non spesi per i ''progetti verdi''. "Il
Parlamento europeo - spiega Lena Ek, eurodeputata svedese - ha
duramente combattuto per arrivare al massimo di fondi possibile per
investimenti in progetti di efficienza energetica. Lanciando progetti di
questi tipo, creeremo posti di lavoro, renderemo più verde l'economia e
diventeremo meno dipendenti dai paesi produttori di petrolio''.
Le iniziative a cui verranno
assegnati i fondi includono quelle per l'edilizia pubblica e privata che
impieghi fonti rinnovabili e/o tecnologie di efficienza energetica,
oltre all'energia rinnovabile decentralizzata a livello locale e
l'integrazione nella rete elettrica, trasporti urbani puliti, ma anche
''reti intelligenti''. Le risorse verranno gestite da intermediari
finanziari pubblici per massimizzare un impatto a breve termine.
Fonte: Ansa.it
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2
novembre 2010 -
Risparmio
energetico: efficienza meno cara del fotovoltaico
La produzione
annua di 1kWh con il
fotovoltaico
costa, in termini di investimento 5 euro, mentre per risparmiare sempre
1kWh annuo, con l’efficienza
energetica,
di euro ne bastano 1,8. A mettere in risalto questo dato è stata l’Adiconsum
nel sottolineare, di conseguenza, come il futuro dell’energia pulita
passi innanzitutto attraverso l’efficienza e non prevalentemente
attraverso la produzione di energia da
fonti rinnovabili.
L’ Associazione
dei Consumatori,
tra l’altro, ha formulato alcune proposte per le rinnovabili, tra cui
quella di dire no alle
incentivazioni
per gli impianti fotovoltaici a terra, ovverosia quelli in campo aperto,
mentre vanno incentivati quelli che vengono realizzati ed integrati
nelle costruzioni.
Inoltre,
secondo l’Adiconsum servono finanziamenti per sostenere la
ricerca
per le nuove tecnologie sulle rinnovabili, non occorre dare incentivi
agli impianti di produzione di
energia pulita
senza che questi non siano stati prima completamente allacciati alla
rete nazionale, ed occorre inoltre collegare le incentivazioni
all’entità reale degli
investimenti
effettuati in modo tale da prevenire la formazione di rendite
ingiustificate.
Di
conseguenza, gli
obiettivi che l’Italia
deve conseguire entro il 2020,
così come definito in sede comunitaria, passano per le fonti
rinnovabili, ma prima di tutto attraverso l’efficienza energetica che
secondo l’Adiconsum dovrebbe essere messa al centro delle politiche e
delle azioni di Governo al fine di sostenere ed agevolare gli interventi
di efficienza energetica pianificati e messi in atto dalle famiglie e
dalle imprese.
In tale
ambito rientra immancabilmente il cosiddetto
“bonus al 55%”
sull’efficienza energetica, ovverosia le
detrazioni fiscali
sui costi sostenuti per gli interventi che secondo l’Associazione dei
Consumatori andrebbero sia stabilizzati in termini di durata, in modo da
dare sicurezza alle famiglie ed agli operatori del settore, sia
migliorati introducendo, ad esempio, misure di
“portabilità”
delle detrazioni stesse, nonché azioni in grado di agevolare l’accesso
al
credito
attraverso il canale bancario.
Fonte:
www.ecologiae.com
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31 ottobre
2010 -
Dalla Camera un
primo segnale sulla proroga della detrazione del 55%.
Commissioni Industria e Ambiente sono favorevoli.
Dal PD un emendamento per estendere le agevolazioni
agli interventi antisismici
Dalla Camera
dei Deputati giungono alcuni segni che fanno pensare con ottimismo in
merito alla trasformazione della detrazione del 55% in intervento
strutturale. La
Commissione Industria,
nell'esame del disegno di legge Stabilita` 2011 (DDL 3778/C) ha
presentato un Ordine del giorno, accolto da Governo, sul sistema degli
incentivi alle fonti rinnovabili.
Con il
documento approvato si impegna l`Esecutivo a: ``dare seguito al sistema
di incentivi alle fonti rinnovabili, anche in grado di
promuovere la ricerca e
lo sviluppo di nuove tecnologie
e a riconfermare la misura fiscale ai fini della riqualificazione
energetica degli edifici, trasformandola in intervento strutturale fra
tutte le tecnologie riconosciute effettivamente efficienti,
estendendo il
beneficio fiscale anche alle amministrazioni pubbliche``.
Il Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico,
Stefano Saglia,
intervenendo in seduta, ha confermato la condivisione del Governo delle
richieste contenute nell`Ordine del giorno, ``ritenendo le fonti
rinnovabili una risorsa essenziale per il Paese, pertanto degne di una
opportuna incentivazione``.
Il giorno precedente, anche la
Commissione
Ambiente
della Camera dei Deputati, sempre nell'ambito dell'analisi della legge
di Stabilità, ha raccomandato "di
prorogare in maniera stabile
gli incentivi per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica
degli edifici", specificando che tale proroga va fatta "anche in
considerazione degli evidenti benefici che essa ha prodotto finora in
termini di sviluppo economico,
sostegno alla
piccola e media impresa ed emersione del lavoro non regolare."
Passo ulteriore è stato compiuto dal
Partito
Democratico
che punta alla trasformazione dell'intervento da temporaneo a
strutturale. ‘'Abbiamo presentato un
emendamento
alla manovra di bilancio per rendere permanente l'agevolazione del 55%
per la riqualificazione energetica degli edifici in scadenza il prossimo
31 dicembre 2010. La proposta estende le agevolazioni anche agli
interventi per il
consolidamento antisismico degli edifici.
Una novita' importante e' che dal 1 gennaio 2011 anche gli
alloggi sociali
ex Iacp
potranno essere ristrutturati sia dagli enti che dagli inquilini
assegnatari beneficiando delle detrazioni fiscali''. Lo ha dichiarato
Raffaella Mariani,
capogruppo Pd della commissione Ambiente della Camera.
''I dati di Confindustria - ha ricordato
Laura Puppato,
capogruppo Regione Veneto del Pd, intervenuta ad un convegno a Padova
sul futuro sostenibile - dicono che dagli interventi per aumentare
l'efficienza energetica possono derivare a livello nazionale
in dieci anni
oltre un milione e seicentomila nuovi posti di lavoro.
Un volano di sviluppo pensato dal centrosinistra, aggiunge Ermete
Realacci, che ha coinvolto una platea molto piu' ampia di quella che e'
riuscita a coinvolgere al Nord il famoso Piano Casa''.
Fonte: anit.it
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28 ottobre 2010 -
Sostenibilità, da Rockwool il nuovo report 2010.
Dire addio alle bollette elettriche con edifici ad alta efficienza
energetica.
Perché
accettare che gli edifici consumino circa il 40% dell'energia mondiale,
se si può costruire una nuova casa così isolata ed efficiente, in grado
di produrre più energia di quanta ne consumi?
Il Sustainability report 2010, pubblicato quest'anno dal gruppo Rockwool,
fornisce la formula per creare più di un milione di posti di lavoro
green, conseguire un risparmio energetico di un valore di miliardi di
euro, dimezzare le emissioni di CO2 e migliorare la qualità di vita e
ambientale. Tutto parte dagli edifici. La relazione denuncia, infatti,
un enorme potenziale inutilizzato (75%), che potrebbe, invece,
contribuire a migliorare e rendere efficienti abitazioni e uffici.
Cosa stiamo aspettando?
“Milioni
di persone vivono in vecchie case non isolate,
fredde ed esposte a correnti d'aria durante l'inverno e sovra riscaldate
durante l'inverno”, dichiara
Eelco van Heel,
a capo del gruppo Rockwool, azienda specializzata in sistemi di
isolamento termico ed acustico.
“Il denaro è
disponibile. Ha bisogno solo di essere ri-diretto”,
assicura van Heel, ricordando come i maggiori paesi in via di sviluppo
stiano spendendo miliardi di dollari in sovvenzioni energetiche. Le
economie di nazioni come Giappone, India, Cina, Stati Uniti e la stessa
UE, consumano più energia di quanta ne possano produrre.
Nell'arco di due decenni
le importazioni di energia dell'UE raggiungeranno i 671 miliardi dollari
l'anno,
pari a circa 2.000 dollari a cittadino. Sicuramente alcuni di questi
soldi potranno essere spesi intelligentemente per ridurre gli sprechi di
energia.
Una sfida da cogliere
L'efficienza
energetica
è la chiave più importante per un futuro a basse emissioni. Secondo
l'Agenzia internazionale dell'energia essa
potrebbe arrivare ad
abbattere le emissioni nocive del 56%.
E le case passive - in grado di assicurare il benessere termico senza
alcun impianto di riscaldamento "convenzionale" - sono identificate tra
i maggiori mezzi in grado di diminuire
i preoccupanti cambiamenti climatici. I rapporti Ecofys
comunicano che,
standardizzando ai
parametri di efficienza energetica gli edifici esistenti, si possono
salvare nella sola Europa ben 460 milioni di tonnellate di CO2,
pari a 270 miliardi di euro in costi energetici annuali.
Fonte: anit.it
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28 ottobre
2010
- Rinnovabili, incentivi da ripensare.
Le
Associazioni del settore chiedono una revisione per conto energia,
tariffa onnicomprensiva, certificati verdi e bianchi, detrazione 55%.
Rivedere i
meccanismi di promozione della produzione di energia da fonti
rinnovabili, in modo che l'Italia possa raggiungere gli obiettivi
fissati dalla Direttiva europea 2009/28/CE e conseguire lo sviluppo
industriale senza ledere il consumatore finale in termini economici.
È questa la
proposta sottoscritta dalle Associazioni del settore delle rinnovabili (Aiel,
Anev, Anest, Anie-Gifi, Aper, Assolterm, Assosolare, Federpern, Fiper,
Fire, Greenpeace Italia, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club, Legambiente e
Wwf Italia) in un documento congiunto inviato agli organi del MSE e ai
Presidenti delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive di Camera e
Senato.
Norme più stabili e chiare
Il documento,
intitolato “Proposte per i meccanismi di promozione della produzione di
energia da fonti rinnovabili”, propone la
razionalizzazione e
armonizzazione dei meccanismi di incentivazione delle energie
rinnovabili,
in modo da garantire l'accettabilità sociale delle azioni che saranno
intraprese nell'ambito dell'imminente recepimento dell'ordinamento
nazionale della direttiva 2009/28/CE. Le associazione di settore
sottolineano da un lato la necessità di garantire la stabilità e
prevedibilità del quadro normativo che disciplina il supporto alla
produzione di energia da fonte rinnovabile, dall'altro di raggiungere un
maggior livello di chiarezza e accessibilità delle procedure.
Incentivi per la produzione
elettrica
Per quanto
riguarda il
Conto Energia
e la
Tariffa Onnicomprensiva,
meccanismi che si sono dimostrati funzionali rispettivamente per il
fotovoltaico e il solare termodinamico e per impianti sotto 1 MW (200 kW
per l’eolico), si tratta secondo le Associazioni di
garantirne la stabilità
nel tempo e di adeguarli in funzione del calo dei costi di produzione
dell’energia.
Invece, si legge nel documento, “il sistema dei
Certificati Verdi,
anche per via dei continui stravolgimenti di cui è stato oggetto, non
sembra più in grado di garantire lo sviluppo di un siffatto modello di
produzione di energia da fonti rinnovabili, soprattutto a causa
dell’instabilità delle sue regole, della sua complessità, della sua
inefficienza allocativa, dell’eccessiva volatilità dei prezzi e
dell’incapacità di promuovere iniziative in grado di innescare un
effetto filiera”. Per evitare rallentamenti e innescare l'effetto
filiera il documento propone di
abbinare ai Certificati
Verdi dal 1 gennaio 2012 un feed-in premium,
cioè un regime che prevede il rilascio di un incentivo P per ciascun kWh
prodotto in impianti alimentati da fonti rinnovabili.
Incentivi per la produzione
termica
Per quanto
riguarda la produzione termica, le Associazioni sottolineano la
necessità, per raggiungere gli obiettivi indicati nel Piano d'Azione
Nazionale, di introdurre delle modifiche sostanziali al sistema di
incentivazione attuale, costituito da due tipologie di incentivi: i
certificati bianchi e le detrazioni fiscali del 55%. Occorre in
particolare fornire certezze agli investitori e ai finanziatori su un
orizzonte che arrivi almeno al 2020; minimizzare l’impatto sulle
tariffe; promuovere il rafforzamento della filiera tecnologica delle FER
termiche e di quella dell’approvvigionamento delle biomasse.
Certificati bianchi
Per il
meccanismo dei certificati bianchi (o titoli di efficienza energetica),
il documento propone la sua
estensione oltre il 2012
e l'introduzione di “un’indicizzazione
del rimborso in tariffa basata anche sull’andamento del mercato,
con un tetto massimo al prezzo dei titoli basato sulla determinazione di
una penale standard come avviene sul mercato delle emissioni di gas
serra”. Inoltre, andrebbe assicurata, “in aggiunta alla bancabilità, la
possibilità di ritiro
annuale dei titoli eccedenti gli obblighi ad un prezzo predefinito dall’AEEG
nell’ordine dei 60-70 Euro/tep indicizzati sul paniere di vettori
energetici adottato al momento per il rimborso in tariffa; il soggetto
che ritira (ad esempio il GSE) potrebbe rivendere i titoli sul mercato
nel triennio successivo in caso di mercato corto, potenzialmente
recuperando l’extraonere in tariffa”. Per le fonti rinnovabili termiche
(e per altri interventi di efficienza energetica ritenuti idonei)
andrebbe anche previsto un adeguato coefficiente moltiplicativo dei
risparmi, distinto per fonte.
Detrazione 55%
Le
Associazioni suggeriscono inoltre di mantenere le detrazioni fiscali del
55% “per i vantaggi che presentano per i piccoli impianti, oltreché per
i benefici per il bilancio dello Stato collegati all’emersione dal
nero”, assicurandone “una
durata estesa fino al
2020,
con la possibilità per l’MSE d’accordo con il Ministero delle Finanze e
il MATTM di
modificare le aliquote
su tre basi (55%, 45% e 36%)
e di aggiungere nuovi interventi. La copertura dei costi andrebbe legata
alle tariffe di distribuzione o a una carbon tax”.
Altre misure
Il documento
ritiene fondamentale accompagnare il sistema incentivante con altre
misure: ad esempio rendere operativo su tutto il territorio nazionale
l'”obbligo di rinnovabili” introdotto dal D.Lgs. 311/06; rendere più
chiara la legislazione vigente sulla semplificazione amministrativa
dell'installazione di
impianti solari termici
in aree non vincolate
(D. Lgs. 115/08 e D.L. 40/10); definire criteri chiari e uniformi su
tutto il territorio nazionale per l'installazione di
impianti solari termici
in aree vincolate.
Inoltre, andrebbe previsto “un sistema di rottamazione dei vecchi
apparecchi di riscaldamento a legna domestici, obsoleti e inefficienti
(stufe, termocamini, ecc) con l’introduzione
di un incentivo per la loro sostituzione con apparecchi a biomasse
legnose
(pellet, cippato, legna a pezzi) di nuova generazione ad alta efficienza
e basse emissioni, certificati secondo le norme europee”.
Fonte: energymanager.net
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28 ottobre 2010 -
Greenpeace: il costo del fotovoltaico
calerà del 40% entro il 2015.
Secondo il
rapporto “Solar generation 2010”, il fotovoltaico potrà soddisfare il 9%
della domanda mondiale di energia elettrica nel 2030.
Secondo il
rapporto “Solar generation 2010”, pubblicato ieri da Greenpeace
International e da EPIA (Associazione europea delle industrie
fotovoltaiche), entro il 2020 l’energia solare potrà soddisfare il 5%
del fabbisogno elettrico mondiale, e il 9% della domanda globale di
energia elettrica nel 2030.
“Il solare
fotovoltaico è una soluzione che risponde all’esigenza urgente di
produrre energia pulita e rispettosa dell’ambiente - sottolinea
Domenico Belli,
responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace
-. Gli investimenti mondiali sul solare fotovoltaico hanno raggiunto il
record di 35 miliardi di euro nel 2009 e si prevede di arrivare a 70
miliardi nel 2015.
L’Italia è tra i Paesi
più attivi, con quasi 1 miliardo di investimenti”.
In calo il costo dei moduli
fotovoltaici
Secondo il
rapporto,
nei prossimi cinque anni
il costo dei moduli fotovoltaici scenderà del 40%,
dopo essere già sceso della stessa percentuale dal 2007 a oggi. In
questo modo, il prezzo dell’energia prodotta dal solare potrà competere
con quello delle altre fonti energetiche, anche senza gli incentivi
pubblici e la “grid parity”. Nei prossimi tre/cinque anni, quindi, il
fotovoltaico sarà una realtà per la maggior parte dei Paesi
industrializzati, dove il costo dell’energia è sempre molto alto.
Incidenza del fotovoltaico nella
fornitura di energia primaria
Inoltre, il
solare sarà determinante anche per la fornitura di energia globale,
specie nei Paesi in via di sviluppo.
Entro il 2030, infatti,
oltre 2,5 miliardi di persone potranno accedere all’energia elettrica
grazie a questa tecnologia.
Per ogni Kwh prodotto dai pannelli, si calcola un risparmio di 0,6 Kg di
CO2 immessa in atmosfera, un contributo importante per la lotta al
cambiamento climatico. “Il solare fotovoltaico – afferma Belli - si
dimostra una tecnologia chiave nella lotta al cambiamento climatico che
assicura l’accesso diffuso all’energia da fonti rinnovabili. I
miglioramenti tecnologici e l’abbassamento dei costi faranno raddoppiare
entro 5 anni l’incidenza del fotovoltaico nella fornitura di energia
primaria”.
180 GW di potenza installata
entro il 2015
Se le
politiche di incentivazione non verranno ridotte, la potenza del solare
fotovoltaico installata a livello globale potrà raggiungere i 180 GW nel
2015, rispetto ai 23 GW registrati all’inizio del 2010. Secondo
Greenpeace,
l’Italia avrà un peso
importante con i suoi 8 GW programmati dal Piano d’Azione Nazionale,
che però potrebbero essere di più senza gli ostacoli burocratici e
politici alla sua diffusione, e con politiche a supporto di questa
tecnologia che diano certezze alle imprese e ai cittadini.
Nuovi posti di lavoro
Oltre ai
benefici ambientali, il solare fotovoltaico assume un ruolo sempre più
importante sia come strumento di stabilizzazione dei costi energetici,
sia come creatore di nuova occupazione. Ad oggi, sono
230.000 le persone
occupate nel mondo nel settore fotovoltaico
e saranno 1.5 milioni nel 2015; in Italia, secondo un rapporto Ires/Cgil,
a metà del 2009 gli occupati nel settore erano circa 6.000 e, ad oggi,
se ne calcolano circa 10.000.
Fonte: rinnovabili.it
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27 ottobre 2010 - Vecchie lampadine o
mini-riscaldatori?
Due
importatori tedeschi vendono legalmente le lampadine bandite dall'UE.
Il veto UE di
commerciare lampadine che consumano più di 60 watt, non ha fermato
Siegfried Rotthaeuser e il suo fratellastro. I due uomini d'affari
tedeschi hanno infatti trovato un modo di aggirare il divieto europeo:
dopo averlo studiato attentamente, i due hanno, infatti, trovato un modo
per mettere legalmente sul mercato le lampadine a incandescenza a più di
60W.
Ribattezzate
Heatballs, le vecchie lampadine sono ora in vendita come mini
produttrici di
calore.
Più calore che luce
Constatato che le vecchie lampadine a filamento convertono circa il 95%
della energia in calore, i due hanno lanciato un vero e proprio
business che non va a infrangere alcuna normativa UE.
L'agenzia stampa Reuters rivela che “Rotthauser e il suo fratellastro
importano e distribuiscono lampadine da 75 e 100 watt, lasciando che la
fase di produzione resti
in Cina
e la vendita risulti legale, poiché
il calore costituisce il 95% della loro resa complessiva, contro il 5%
di luce”.
Alle
critiche, Rotthauser risponde che
parte del ricavato andrà
in un progetto per salvare la foresta pluviale,
considerato dall'uomo d'affari ”come un modo migliore di tutelare
l'ambiente. Meglio che investire in lampade a risparmio energetico, che
contengono mercurio tossico”, conclude polemicamente Rotthause.Fonte:
rinnovabili.it
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27 ottobre 2010 - Premiate le città verdi europee 2012
e 2013.
Nantes e Vitoria-Gasteiz riconosciute per le loro politiche eco friendly
Quattro
europei su cinque vivono in cittadine o metropoli. Questo significa che
la loro qualità di vita dipende fortemente dagli sforzi delle autorità
locali per migliorare l'ambiente urbano - prevedendo, ad esempio, spazi
verdi, una buona gestione dei rifiuti e un efficiente trasporto
pubblico.
E' da queste
considerazioni che si sviluppa il
premio europeo "Capitale
verde dell'anno”.
L'obiettivo?
Premiare
quei
centri urbani dove sono
state messe in atto politiche di sviluppo urbano sostenibile,
con l'auspicio che divengano modelli anche per le altre città europee.
Acclamate come vincitrici per questa edizione del Premio la spagnola
Vitoria-Gasteiz, capoluogo della comunità autonoma dei Paesi Baschi, e
la francese Nantes.
A presentare le due città vincitrici, il commissario UE per l'ambiente
Janez Potočnik
che ha aperto la cerimonia ufficiale tenutasi il 21 ottobre a Stoccolma,
capitale verde europea nel 2010.
Ricompensate
per i tentativi di rendere i propri spazi urbani eco-compatibili, senza
stravolgere il proprio tessuto abitativo,
Vitoria-Gaseitz e Nantes
sono state riconosciute rispettivamente come vincitrici per il 2012 ed
il 2013.
apoluogo
basco vincitore 2012
Vitoria-Gasteiz, situata nel nord della Spagna, ha compiuto grandi
progressi nel
rendere più ecologico un
ambiente urbano di tipo tradizionale.
Il centro storico della città è circondato da una cintura verde,
un'ampia area semi-naturale che ha completamente risanato quella che un
tempo era una zona degradata. Questa
Green Belt
assicura che nessuna abitazione disti più di 300 metri dagli spazi
verdi. Vitoria spicca, infatti, tra le città europee con la media più
alta, rispetto alla sua densità di abitanti ed alle sue dimensioni, di
zone adibite a parchi pubblici: ben
42 metri quadrati di verde a persona.
I quartieri moderni con larghe strade e viali alberati sono immersi nel
verde dei giardini e dei parchi interni o contigui alla città e diverse
misure sono all'oggi in atto per
supportare ed
incrementare la biodiversità dei servizi eco sistemici.
La città ha, inoltre, fatto fronte alla scarsità d'acqua, riuscendo a
ridurre nettamente il consumo idrico nell'arco degli ultimi dieci anni.
Stimolata dall'ambizioso
obiettivo di ridurre il consumo domestico di acqua al di sotto dei 100
litri pro capite al giorno,
la giunta comunale ha intrapreso in questi anni numerosi investimenti
nel settore idrico.
Nantes,
città verde 2013
Soprannominata la Venezia dell'ovest, in virtù della sua posizione
geografica, alla confluenza di molti corsi d'acqua, l'agglomerato
cittadino è attraversato, infatti, dalla Loira, dall'Erdre, dalla Sèvre,
dalla Chézine e dal Cens, nonché da numerosi ruscelli, per la maggior
parte canalizzati e ormai generalmente sotterranei.
Proprio la sua capacità di congiungere
con successo le sue aree urbani verdi e blu,
ha distinto Nantes nella competizione europea Città verde. Un
percorso urbano di snoda
lungo i due principali fiumi
(la Loira e l'Erdre), attraverso un programma di
gestione sostenibile
dell'acqua.
La
conservazione di flora e
fauna locale
sono un altro aspetto particolarmente sentito dalla popolazione
autoctona: numerose aree verdi naturali attorniano, infatti, la città.
Infine, Nantes è stata premiata anche in considerazione dell'ambiziosa
politica adottata per i trasporti pubblici. E' stata ,infatti, la
prima delle città francesi a reintrodurre i tram elettrici,
conseguendo come risultato una qualità dell'aria decisamente
invidiabile: il comune si aspetta così di
ridurre le emissioni
nocive di almeno un quarto, entro il 2020 .
Fonte: energymanager.net
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27 ottobre 2010 - Anche la Francia, dopo la Germania,
alza le bollette per incentivare il fotovoltaico.
La nuova voce sulle bollette ha aumentato il costo dell'energia del 6%.
A fine
settembre le prime pagine dei quotidiani tedeschi preannunciavano
allarmisticamente un aumento delle bollette elettriche di 70 euro a
famiglia a partire del 2011 (leggi). La causa starebbe nei favorevoli
incentivi concessi al fotovoltaico (circa 8 miliardi stimati nel 2010)
che hanno spinto privati e investitori a puntare su questa rinnovabile
solare anche nelle poco assolati lander dell'Europa centrale.
Ora la
notizia giunge da Parigi. I consumatori francesi, viziati dal modesto
costo dell'energia nel paese d'Oltralpe, quest'estate hanno registrato
criticamente un primo, modesto ma significativo, aumento:
+3% per le famiglie e
+4-5,5% per le Pmi.
Si tratta del dato più alto registrato da luglio 2003. Ma per gennaio
2011 un
ulteriore rincaro del 3%
è stato preannunciato dal Governo. Uno scenario simile non si presentava
in Francia dagli anni'80, epoca della costruzione del parco nucleare.
Exploit del FV
La causa di questo nuovo aumento è da ricercarsi nell'esplosione del
fotovoltaico che, nel 2009, complici i generosi incentivi protrattisi
nel tempo di 0,58 euro a kW, ha registrato un grosso incremento. La
potenza del parco impianti FV francese si è, infatti, moltiplicata per
dieci nel giro di un solo biennio, passando dagli
81 MW di fine 2008 agli
850 MW di fine 2010.
Per sostenere l'energia verde ancora non competitive, EDF è obbligata ad
acquistare l'energia elettrica generata dai pannelli solari ad un tasso
10 volte superiore al suo prezzo sul mercato all'ingrosso. Ciò avrebbe
avuto un'influenza negativa di circa 1,6 miliardi di euro nei conti del
colosso francese.
Il contributo al servizio pubblico dell'elettricità
Nelle
bollette elettriche francesi, la nuova voce di spesa figurerà con il
nome di CSPE (contributo al servizio pubblico di energia elettrica),
tassa con cui i consumatori contribuiranno a finanziare l'acquisto di
elettricità FV prodotta in Francia da parte della compagnia Edf.
Il
CSPE
ha ricevuto accoglienze contrastanti in patria. In sua difesa si è
schierato Michel
Deifenbacher,
autore dell'emendamento: "Non si può volere lo sviluppo delle fonti
rinnovabili e non assumersene i costi". Mentre l'UFC, Associazione di
difesa dei consumatori, si è detta "sbalordita". In proposito
Caroline Keller,
portavoce dell'organizzazione, ha dichiarato: "E' un cattivo segno: già
l'impennata di agosto doveva far pensare". Ma la Keller punta l'indice
sul conflitto d'interessi del Governo, azionista di Edf e beneficiario
diretto del miglioramento dei conti del fornitore elettrico d'Oltralpe.
Fonte: rinnovabili.it
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26 ottobre 2010 -
UE: LEGNO ILLEGALE BANDITO A PARTIRE
DAL 2013.
Via libera
dal Consiglio dei ministri Ue per la Concorrenza alle nuove regole che
vietano l'immissione di legname illegale o di prodotti derivati sul
mercato dei 27.
Le nuove
disposizioni, che entreranno in vigore nel 2013, prevedono che gli
operatori indichino dove è stato acquistato il legno e a chi è stato
venduto, e che gli importatori garantiscano la legalità delle loro
importazioni. Le eventuali illegalità potranno essere colpite dagli
Stati membri con sanzioni anche penali.
Il voto del
Consiglio dei ministri Ue per la Concorrenza ha confermato la decisione
del Parlamento europeo nel luglio scorso di bandire l'importazione e il
commercio di legno fuorilegge. Il bando riguarda i settori più diversi,
dall'industria della carta a quella degli arredamenti, dalla legna da
ardere ai pannelli per pavimenti fino alle traversine per i binari delle
ferrovie.
Il nuovo
regolamento sarà pubblicato tra un paio di settimane sulla Gazzetta
ufficiale europea, ma entrerà in vigore solo 27 mesi dopo, nel
febbraio 2013.
Fonte: fresialluminio.it
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26 ottobre 2010 -
Rinnovabili e
nucleare: riflessioni sui costi all’utente
Qualche
giorno fa
Roberto Longo,
Presidente dell'Associazione
Produttori Energia da Fonti Rinnovabili
(APER), in occasione del suo intervento all'assemblea
annuale
dell'Associazione, ha parlato di
costi dell'energia
elettrica,
di
nucleare
e di
fonti rinnovabili.
Longo ha
presentato una serie di
numeri.
Numeri veri, non quelli della
propaganda e della politica .
Un piccolo
imprenditore italiano acquista l' energia
elettrica
a
192 Euro/ MWh,
un prezzo largamente
superiore
a quanto pagato dai suoi concorrenti europei.
Il
costo industriale
è pari a
52 Euro/ MWh,
appena il
27%.
Ne consegue
che un eventuale
ricorso al nucleare
può incidere solo sul
27%
del
costo finale
dell'energia elettrica.
In
particolare, ipotizzando che la
fonte nucleare
copra il
25%
del fabbisogno energetico (come vorrebbe il governo) ed ammettendo, per
assurdo, che i costi di produzione da nucleare
siano zero,
il risparmio in bolletta ammonterebbe al
25%
del costo industriale, cioè,
13 Euro/ MWh.
Il costo
finale risulterebbe, quindi, uguale a
192 - 13 = 179 Euro/ MWh.
Longo ha poi
parlato del
costo sopportato
dalla collettività per la
diffusione delle
rinnovabili,
attraverso la
componente tariffaria A3
della bolletta.
Il
3,12%
per i piccoli imprenditori.
Appena il
2%
per le
utenze domestiche.
Ma se il
costo finale
è pari a
192 Euro/ MWh
ed il
costo industriale
è uguale a
52 Euro/ MWh,
la differenza di
140 Euro/ MWh
a cosa è dovuta?
È chiaro che
questa assurda
sproporzione tra costo industriale dell'energia e costo finale al
consumatore non può essere valutata che in termini politici,
perché racchiude e copre fiscalità indiretta, finanziamento per
l'espansione dei campioni nazionali (da dove giungono le risorse per
l'espansione all'estero di Terna ed Enel se non dalle nostre bollette?),
inefficienze (perché in Italia abbiamo i più alti costi di sistema
elettrico d'Europa?), sussidi vari (nel 2008 abbiamo riconosciuto, per
remunerare un servizio di interrompibilità che non è mai stata
utilizzato, oltre 500 Milioni di € ai grandi consumatori industriali ).
Fonte:
zeroemission.tv
La bolletta “della luce”
Poiché l’energia nucleare ha solo la funzione di produrre energia
elettrica, parliamo quindi del prezzo del Kwh che ci ritroveremo, quando
e se faranno le centrali annunciate , nelle bollette “della luce”.
Dalle prime indiscrezioni a proposito delle quattro centrali nucleari
che si vorrebbero costruire in Italia (entrata in funzione il 2020)
lasciano perplessi i costi presentati dall’Enel. Infatti, fuori dai
confini nazionali, i costi per la costruzione delle centrali risultano
essere almeno doppi di quanto dichiarato dalla società elettrica.
(Fonte: “Qualenergia”, Direttore scientifico, Gianni Silvestrini)
Il DOA, il Dipartimento dell’Energia degli USA, già nel 2004 diceva che
il costo di 1 Kwh da fonte nucleare era di 6,13 cent. $, superiore a
quello prodotto dalle altre fonti: 4,96 cent. $ da Gas naturale
(metano); 5,05 cent. $ da eolico; 5,34 cent. $ da carbone. Nel 2009 lo
stesso DOA ci comunica (Fonte: Greenpeace) che nuovo reattore nucleare
ordinato oggi e che entrerà in funzione nel 2020 produrrà energia a 10,5
cent. $ per Kwh.
Domanda: quanto si dovrà pagare il Kwh del nucleare fra 8-10 anni, tempo
minimo necessario per l’entrata in funzione, visto anche i costi
vertiginosamente crescenti per l’acquisto dell’uranio? Si può concludere
dicendo che una ipotetica concorrenza in futuro con l’energia elettrica
ottenuta dalle vere fonti alternative, fotovoltaico in primis, potrà
avvenire solo non conteggiando i costi della costruzione, dello
smaltimento delle scorie, del riprocessamento delle barre, del
decomissioning, della bonifica dei siti contaminati. Ma chi pagherebbe
questi costi se non compariranno nelle bollette “della luce”? Certo non
le imprese private che oggi si vorrebbero coinvolgere per aggirare
formalmente l’esito dei tre referendum del 1987. Come sempre noi che
siamo lo Stato, con la cartella delle tasse.
Fonte: ambientescienze.it
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26 ottobre 2010 -
Eolico sui tetti: “serve un cambio di mentalità”.
Nella mente degli italiani c'è poco spazio per l'eolico sui tetti degli
edifici, ma le soluzioni per adattarlo agli ambienti urbani esistono
Quando si
parla di fonti di energia pulita la stragrande maggioranza dei cittadini
pensa subito al fotovoltaico sul tetto, mentre l'eolico o il geotermico
vengono concepiti spesso solo nella forma dei grandi impianti.
Giovanni D'Agata ,
membro del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di
Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sottolinea
come nell'ambito delle energie rinnovabili il passaggio tra il dire e il
fare non è così facile e immediato. In particolare, l'obiettivo posto
dall'Unione europea di avere entro il 31 dicembre 2020 tutti i nuovi
edifici a energia quasi zero, cioè ad altissima prestazione energetica,
in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo sia coperto in
misura significativa da energia da fonti rinnovabili, richiede per
essere raggiunto l'utilizzo di tutte le fonti alternative disponibili,
incluso quindi anche l'eolico.
Micro e mini eolico
Di conseguenza, sottolinea D'Agata, l'equivalenza energia pulita nel
contesto urbano = fotovoltaico nell'immaginario degli italiani dovrà
allargarsi anche ad altre tecnologie come l'eolico di piccole dimensioni
-
micro impianti o mini
impianti di potenza fino a 5 kW di picco
- installabile sul tetto dei condomini e degli edifici delle città.
La Venturbina
Fino ad oggi questi mini impianti eolici hanno trovato poca diffusione
per motivi estetici e di decoro urbano, ma sono già state studiate
soluzioni per adattare l'eolico all'ambiente urbano. Un esempio è la “Venturbina”,
una
turbina micro eolica
orizzontale che non ha bisogno di pali ma ruota lungo un asse
longitudinale,
con una dimensione modulare pari alla facciata esposta del palazzo.
Sviluppata da Enatek, questa turbina è installabile su qualsiasi tetto
grazie a dimensioni contenute (300x150x150 cm), ed è in grado di
sfruttare l'effetto
parete,
raggiungendo nelle performance picchi del 200% superiori a turbine con
le medesime potenze nominali.
Fonte:
rinnovabili.it
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26 ottobre 2010 - Enea: “detrazione 55% anche sui
lavori che proseguono nel 2011".
Per usufruire del bonus fiscale sulle spese sostenute nel 2010 non è
necessario che i lavori si concludano entro il 31 dicembre
La
continuazione nel 2011 dei lavori di riqualificazione energetica degli
edifici non impedisce ai contribuenti di usufruire della detrazione
fiscale del 55% sulle spese sostenute entro il 31 dicembre 2010, anche
nel caso in cui il bonus fiscale non sia prorogato oltre il 2010.
La
precisazione arriva dall'Enea con la
Faq numero 65
del 21 ottobre 2010, che chiarisce alcuni dubbi sollevati dalle imprese
e dagli installatori in seguito a una precedente e diversa posizione
dell'Enea. Alla domanda di un contribuente che nel 2010 ha avviato
interventi di riqualificazione energetica di un immobile, la cui
conclusione potrebbe non avvenire entro il 31 dicembre 2010, data di
scadenza della detrazione 55% (a meno di eventuali proroghe), l'Enea
anzitutto risponde che “In attesa di comunicazioni relative ad un
possibile prosieguo delle detrazioni, allo stato attuale per usufruire
delle agevolazioni fiscali del 55% è opportuno che i lavori di
efficientamento energetico dell’immobile siano conclusi entro il 31
dicembre 2010 e in ogni caso tutte le spese dovranno essere pagate entro
questa data”.
I lavori possono
continuare nel 2011
Tuttavia, afferma la Faq n. 65, “per venire incontro alle esigenze degli
utenti che non riuscissero a concludere i lavori entro il 2010, in
accordo con l’Agenzia delle Entrate, si ritiene che detti
lavori possano anche continuare nel 2011,
fermo restando che eventuali spese sostenute in quest’anno (ossia nel
2011, ndr) non possono essere ritenute detraibili”.
Documenti all'Enea entro
90 giorni dalla fine lavori
Viene poi chiarito che anche in questo caso l'invio della documentazione
all'Enea va effettuata entro 90 giorni dalla fine dei lavori. “La
richiesta di detrazione dovrà essere trasmessa ad ENEA sempre entro 90
giorni dal termine dei lavori attraverso il sito telematico ovvero,
qualora questo dovesse essere disattivato nel corso dell'anno, secondo
modalità che saranno in seguito specificate su questo sito”. Per venire
incontro alle esigenze dei contribuenti che termineranno i lavori per
esempio nei mesi di aprile o maggio 2011, il funzionamento del sito per
l'inoltro delle pratiche, di solito disattivato alla fine di marzo,
potrebbe quindi essere prolungato, oppure potrebbe essere consentita la
spedizione dei documenti via posta.
Comunicazione
all'Agenzia delle Entrate
Quanto detto finora vale a condizione che la detrazione del 55% non
venga prorogata oltre il 31 gennaio 2010. Si legge infatti nella Faq n.
65: “Quanto sopra vale in caso di mancato rinnovo delle detrazioni per
il 2011”. Inoltre, “il
mancato termine dei lavori nel 2010 va comunicato telematicamente
all'Agenzia delle Entrate entro il 31 marzo 2011,
specificando quanto pagato nel 2010”.
Fonte: enea.it
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26 ottobre 2010 -
Conto Energia 2011, dall'Autorità le
modalità attuative.
Con la
delibera Arg/elt 181/2010 definite le modalità di attuazione del D.M. 6
agosto 2010 sul terzo Conto Energia.
L'Autorità
per l'Energia ha pubblicato ieri sul suo sito internet la delibera Arg/elt
181/2010 del 20 ottobre, che definisce la modalità di attuazione del
decreto interministeriale (Ministero dello Sviluppo Economico e
Ministero dell’Ambiente) 6 agosto 2010, inerente il
terzo Conto Energia
(2011-2013) che entrerà in vigore alla scadenza (il 31 dicembre 2010)
dell'attuale sistema incentivante per il fotovoltaico.
Le
disposizioni attuative definite dall'Autorità sono riportate nell' Allegato
A
alla delibera ed entrano in vigore a partire dal
1° gennaio 2011.
Vengono indicate, tra l'altro, le modalità, i tempi e le condizioni per
l'erogazione delle nuove tariffe incentivanti, e determinate le modalità
con le quali le risorse per l'erogazione delle tariffe incentivanti e
del premio, e per la gestione delle attività previste dal decreto,
trovano copertura nel gettito della componente tariffaria A3 delle
tariffe dell'energia elettrica.
Requisiti per l'accesso alle
tariffe
Per garantire
certezza, equità di trattamento e non discriminazione a tutti i soggetti
responsabili che intendono usufruire delle tariffe incentivanti e del
premio previsti con il terzo Conto Energia, la delibera dell'Aeeg
prevede che, per quanto riguarda l'accesso alle tariffe incentivanti, il
soggetto responsabile dell'impianto dichiari di rispettare i requisiti
per l'ammissibilità previsti dal decreto 6 agosto 2010, nonché:
- di essere
proprietario del bene immobile ove è installato l’impianto o,
diversamente, disporre dell’autorizzazione sottoscritta dal
proprietario, o dai proprietari, di tale bene immobile, qualora detto
proprietario/i sia/siano diverso/i dal soggetto responsabile;
- di aver
conseguito tutte le autorizzazioni necessarie alla costruzione e
all’esercizio dell’impianto, nel rispetto dei vincoli architettonici e
paesaggistici, della normativa esistente in materia di sicurezza durante
le attività di costruzione ed esercizio dell’impianto e dei relativi
allacciamenti.
Obblighi per il soggetto
responsabile nella gestione dell'impianto
Per quanto
riguarda la gestione dell'impianto fotovoltaico, il soggetto
responsabile deve:
- non
alterare le caratteristiche di targa delle apparecchiature di misura e
non modificare i dati di misura registrati dalle medesime;
- consentire
l’accesso all’impianto e alle relative infrastrutture, comprese quelle
di misura dell’energia elettrica prodotta, al soggetto attuatore e agli
altri soggetti di cui il soggetto attuatore può avvalersi per
l’espletamento delle attività di verifica e controllo;
- comunicare
al soggetto attuatore il/i nuovo/i numero/i di matricola a sostituzione
di quello/i precedente/i, nel caso in cui uno o più pannelli e/o
convertitori della corrente continua in corrente alternata che
compongono l’impianto, a seguito di danni o avarie non riparabili e che
ne rendano necessaria la sostituzione, venga/vengano sostituito/i con
altri di pari potenza;
- comunicare
al GSE ogni altra modifica relativa all’impianto fotovoltaico che
potrebbe comportare modifiche nell’erogazione delle tariffe incentivanti
o dell’eventuale premio, ivi incluse manutenzioni straordinarie,
dismissioni o furti.
Altre disposizioni attuative
La delibera
Arg/elt 181/2010 prevede inoltre che, ai fini dell'attuazione di quanto
disposto dall’articolo 18 del decreto ministeriale 6 agosto 2010, i
soggetti responsabili di impianti fotovoltaici che hanno diritto alle
tariffe incentivanti siano soggetti ai medesimi obblighi previsti dalla
deliberazione n. 90/07; inoltre, al fine di attuare quanto previsto
dall'articolo 20, è previsto che il GSE aggiorni le modalità di calcolo
del premio per impianti fv abbinati ad un uso efficiente dell'energia,
di cui all’articolo 7 del decreto ministeriale 19 febbraio 2007, nonché
gli Allegati A3a e A3b di cui alla deliberazione n. 90/07 e li
sottoponga alla verifica dell’Autorità.
Portale informativo dal Gse
Infine, a
partire dal
15 novembre
i soggetti responsabili degli impianti saranno tenuti ad utilizzare il
portale informativo predisposto dal GSE al fine di registrarsi, inserire
i dati del proprio impianto e trasmettere per via informatica i
documenti necessari.
Fonte: gse.it
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20 ottobre 2010
-
Deliberazione 20 ottobre 2010 - ARG/elt 181/10
- Conto energia - Attuazione del decreto del Ministro dello Sviluppo
Economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare 6 agosto 2010, ai fini dell’incentivazione della
produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della
fonte solare
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21 ottobre 2010 -
Sabato 23 e domenica 24 ottobre scopri la biodiversità.
In tutta Italia il 23 e
24 ottobre il WWF, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei
Scientifici Italiani, Orti Botanici ed Acquari promuove l'iniziativa "BiodiversaMente",
che
ha
ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del
Territorio e del Mare e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
e, mediante l'organizzazione di visite a tema,
iniziative speciali ed escursioni guidate intende richiamare
l'attenzione di tutti sull'importanza ed il valore della biodiversità,
della ricerca e della scoperta scientifica, a cui danno un apporto
fondamentale le istituzioni museali, universitarie e scientifiche.
Il WWF Salento,
Domenica 24 ottobre dalle ore 9,30, organizza la prima di una serie di
escursioni per consentire a tutti di apprezzare la biodiversità naturale
salentina sempre più in maltrattata e in forte rarefazione.
L'escursione si svolgerà
nell'area di San Ligorio, tra macchie, boschi e oliveti secolari, con
l'ausilio di guida naturalistica e con percorso a piedi della durata di
circa due ore.
I partecipanti sono invitati a
portare video-camere o macchine fotografiche, per documentare il
"bello", sperando di non dover riprendere il "brutto" che offende
l'ambiente.
Le riprese video e
fotografiche saranno pubblicate sul sito dell’Associazione
www.wwfsalento.it.
Il ritrovo è
fissato presso il Palazzetto dello Sport (piazza Palio) alle ore 9.00.
Al
termine dell'escursione, prevista per le ore 11,00 circa, con coloro che
saranno attrezzati di bicicletta si partirà alla volta del parco di
Rauccio, dove saranno accolti nel Centro di Educazione Ambientale del
WWF presso l'omonima masseria. Sarà presentata, anche con audiovisivi,
una sintesi degli studi e delle ricerche effettuati dall’Associazione
sull'area del Parco e in altre aree del Salento.
In caso di maltempo
l’iniziativa sarà spostata alla domenica successiva. Si consigliano
abbigliamento e scarpe adeguate all'attività di escursione.
L'escursione è
GRATUITA.
PARTECIPATE NUMEROSI!
Info e prenotazione
(obbligatoria): 329.8168510 - 339.2742742 - 328.2258018 -
lecce@wwf.it
Leggi il comunicato stampa
- Vai alla nostra sezione dedicata alla
biodiversità
21 ottobre 2010 -
Detrazione 55%, online tutte le novità.
Dall'Agenzia delle Entrate la guida aggiornata sulle procedure da
seguire per usufruire del bonus fiscale.
L'Agenzia
delle Entrate ha pubblicato sul suo sito internet la nuova guida “Le
agevolazioni fiscali per il risparmio energetico”, utile vademecum sulla
detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica degli
edifici, introdotta nel 2007.
La nuova
guida contiene anche gli ultimi aggiornamenti sulle procedure da seguire
per beneficiare del bonus fiscale, relativi alle recenti modifiche
normative. In particolare, “quando i lavori proseguono oltre un periodo
d'imposta, è stato introdotto l' obbligo
di inviare all'Agenzia delle Entrate in via telematica una comunicazione
entro 90 giorni dal termine del periodo di imposta nel quale sono
iniziati i lavori”. Un'altra novità riguarda l'obbligo, per gli
interventi eseguiti dal 2009, di “ripartire
la detrazione in cinque rate annuali di pari importo
(per il 2008 andava da un minimo di tre ad un massimo di 10 anni, mentre
solo per l'anno 2007 c'era l'obbligo di ripartire la spesa in 3 rate
annuali uguali)”. Inoltre, con il decreto 6 gennaio 2010 del ministro
dello Sviluppo economico, “è stata
sostituita la tabella
dei valori limite della trasmittanza termica”.
Gli adempimenti richiesti e i
vari tipi di intervento ammessi
Nella guida
"sono descritti i vari tipi di intervento per i quali si può fruire
dello sconto fiscale e gli adempimenti necessari per ottenerlo. In
sintesi:
- la
detrazione dalle imposte sui redditi (Irpef o Ires) è pari al 55% delle
spese sostenute, entro un limite massimo che varia a seconda della
tipologia dell'intervento eseguito;
-
l'agevolazione non è cumulabile con altri benefici fiscali previsti da
disposizioni di legge nazionali o altri incentivi riconosciuti dalla
Comunità Europea;
- non è
necessario effettuare alcuna comunicazione preventiva di inizio dei
lavori all'Agenzia delle Entrate;
- i
contribuenti non titolari di reddito d'impresa devono effettuare il
pagamento delle spese sostenute mediante bonifico bancario o postale (i
titolari di reddito di impresa sono invece esonerati da tale obbligo);
- è previsto
l'esonero dalla presentazione della certificazione energetica per la
sostituzione di finestre, per gli impianti di climatizzazione invernale
e per l'installazione di pannelli solari;
- dal 1°
luglio 2010, al momento del pagamento del bonifico effettuato dal
contribuente che intende avvalersi della detrazione, le banche e le
Poste Italiane Spa hanno l'obbligo di effettuare una ritenuta del 10% a
titolo di acconto dell'imposta sul reddito dovuta dall'impresa che
effettua i lavori". Fonte: enea.it
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20 ottobre 2010 -
GSE: NEL 2009 3,7 MILIARDI DI EURO DI INCENTIVI ALLE RINNOVABILI
3,7 miliardi di euro
gli
oneri a carico dei
consumatori per fonti rinnovabili
nel 2009.
Ad
annunciarlo è il
Gse nell'audizione
presso la commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato,
sviluppata con lo scopo di effettuare un’indagine conoscitiva sulla
strategia energetica nazionale. Tra certificati verdi, tariffe
onnicomprensive, conto energia per il solare fotovoltaico e CIP6,
l'onere complessivo a
carico dei fruitori è stato, per l'anno 2009, pari a circa 2,7 miliardi
di euro,
a fronte di una produzione realizzata di circa 25 TWh.
Includendo anche l'onere
per il sostegno delle fonti assimilate,
il carico complessivo sale, attestandosi a circa
3,7 miliardi di euro.
Nel corso
della presentazione, Il GSE riporta le stime dell’ Autorità
per l’energia in merito a
un eventuale scenario futuro, prevedendo
un quadro di incentivi
decrescenti
. Supponendo di realizzare tutto il potenziale di sviluppo delle energie
rinnovabili per la generazione elettrica entro il 2020,
il costo annuo da sostenere per gli incentivi raggiungerà i 7 miliardi
di euro
(di cui 3,5 per il solo fotovoltaico).
''Obiettivo per i prossimi anni sarà quello di ridurre il peso economico
delle incentivazioni per il consumatore finale di energia,
agendo
in particolar modo
sull'innovazione
finalizzata a ridurre il costo delle tecnologie verdi''
, ha spiegato a tal proposito GSE.
Fonte: gse.it
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19 ottobre 2010 -
Beni culturali ed efficienza energetica, l'EURAC guida un progetto
europeo.
Esperti e associazioni metteranno in fila otto casi-studio per definire
la strategie d'intervento nei centri storici.
Finanziato
dall’UE all’interno delle misure
per contrastare la crisi
economica,
è partito 3ENCULT, ambizioso progetto di risanamento energetico degli
edifici storici europei.
La sfida è
stata raccolta dall' Accademia
Europea di Bolzano
(EURAC), in vece di rappresentante di un consorzio di
22 partner
provenienti da dieci paesi europei e da diversi ambiti di attività.
Sotto la guida dell’Istituto
per le Energie Rinnovabili di EURAC,
un team di tecnici, imprenditori, urbanisti ed esperti in conservazione
dei beni culturali, si occuperanno di
migliorare l’efficienza
energetica di edifici di interesse storico e architettonico.
Vecchio Continente,
vecchio patrimonio
Il progetto, lanciato ad Innsbruck, si è sviluppato in considerazione
della
specifica situazione
europea:
in un continente come l’Europa, dove gran parte degli edifici sono stati
costruiti in epoche che non consideravano criteri di efficienza
energetica, applicare questi parametri solo sul nuovo comparto edile non
basta. Costruire efficientemente solo sul nuovo, in Europa, permette di
contenere i consumi, ma non riesce a incidere significativamente sul
risparmio energetico complessivo. Si è reso dunque necessario pensare
anche al
risanamento energetico
dei numerosi palazzi storici esistenti,
che caratterizzano i centri storici di gran parte delle città europee.
Una sfida impegnativa, poiché si tratterà di
conciliare efficienza
energetica e attenzione a elementi architettonici
di valore culturale-artistico particolarmente delicati, spesso sotto
diretta tutela delle Belle Arti.
Molteplici casi di
studio
3ENCULT pone così un
obiettivo importante per
il Vecchio Continente,
condotto nel rispetto dell'ambiente e del nostro patrimonio culturale.
I
centri di ricerca
saranno affiancati nei lavori da
enti pubblici,
associazioni e piccole e medie imprese.
L'equipe di esperti si occuperà di analizzare otto casi-studio, fornendo
materiale utile per interventi di risanamento energetico su altri
edifici storici. “Per sua natura
ogni edificio storico
rappresenta un caso a parte,
per cui non è possibile adottare soluzioni universali. Noi intendiamo
fornire delle indicazioni su come siamo giunti a definire il tipo di
intervento da realizzare; in questo modo mettiamo a disposizione degli
interessati uno schema di riferimento completo e testato” ha spiegato
Alexandra Troi,
vice-direttrice dell’Istituto per le Energie Rinnovabili dell’EURAC
e coordinatrice del progetto. Fonte: agenziacasaclima.it
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18 ottobre 2010 -
Benefici sanitari e ambientali con il 55%.
La detrazione 55%, osserva l'associazione ambientalista, consente anche
di ridurre i costi sanitari e ambientali e va prorogata fino al 2020.
I benefici
economici e sociali prodotti dal meccanismo delle detrazioni fiscali del
55% si estendono anche agli aspetti sanitari e ambientali.
A
sottolinearlo è l'associazione ambientalista
Amici della Terra
che appoggia l’appello lanciato giovedì da Assolterm e Assotermica
per la proroga del bonus fiscale del 55% per la riqualificazione
energetica degli edifici. “Le valutazioni di beneficio per le casse
dello Stato degli interventi di risparmio energetico negli edifici –
dice
Andrea Molocchi,
Responsabile Studi degli Amici della Terra
- devono tener conto anche della riduzione dei costi ambientali e
sanitari associati al risparmio energetico consentito dal meccanismo
delle detrazioni. I miglioramenti energetici consentono di contenere le
emissioni inquinanti in atmosfera delle caldaiette autonome e degli
impianti centralizzati in ambito urbano, contribuendo in maniera
decisiva al
miglioramento della
qualità dell'aria e alla tutela della salute.
Questo beneficio si riflette anche in
minori costi della
sanità, pubblica e privata,
evitando accessi al pronto soccorso e ricoveri ospedalieri,
principalmente per malattie polmonari dovute a esposizioni acute e
croniche”.
Risparmio economico per
le casse dello Stato
“Bisogna inoltre – aggiunge Molocchi - contabilizzare il
risparmio economico per
le casse dello Stato derivante dagli sforamenti nelle quote di CO2
nei cosiddetti “settori non-ETS”, ai sensi della nuova normativa europea
al 2020. C'è una dimensione del risparmio energetico che viene spesso
trascurata, ma che è di grande rilievo economico, sia per le casse dello
stato che per la collettività, che trova negli interventi sull'edilizia
in ambito urbano la sua espressione di maggiore utilità pubblica”.
Riduzione dei costi
ambientali con il 55%
“Le nostre analisi si riferiscono ai risultati delle detrazioni
elaborati dall’ENEA per il 2008, ultimo anno per cui sono disponibili i
dati a consuntivo. Assumendo un orizzonte temporale di 20 anni di
benefici di risparmio energetico derivanti dai 247.000 interventi del
2008, dai dati ENEA si ricava un risparmio energetico di
39 TWh termici
(quasi 2 TWh l’anno). In base alla nostra stima – spiega il Responsabile
Studi degli Amici della Terra - il risparmio di costi ambientali per la
collettività degli interventi del solo 2008 ammonta a circa
800 milioni di euro.
Si tratta di benefici “spalmati” su un ventennio, attualizzati ai valori
attuali. Il risparmio per le casse delle Stato risulta di circa
320 milioni di euro
(40%),
anch’esso fruibile su più anni”.
Prorogare il 55% fino al
2020
“Dato che il meccanismo delle detrazioni è stato introdotto nel 2007 ed
è in scadenza alla fine del 2010, la nostra stima dei benefici
ambientali attesi per il complesso degli interventi nei quadriennio è di
circa
2,5 miliardi di euro,
una cifra che è destinata a moltiplicarsi solo a patto che il meccanismo
delle detrazioni sia reso strutturale e
prorogato almeno fino al
2020.
Il meccanismo delle detrazioni – conclude Molocchi - non solo permetterà
all’Italia di conseguire gli obiettivi comunitari su energia e clima, ma
costituisce un vero e proprio vitalizio: per i consumatori che ne
beneficiano, per la salute di tutti i cittadini e per il bilancio dello
Stato. Fonte: fresialluminio.it
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15 ottobre 2010 -
FIEC: le
costruzioni “verdi” sono una priorità europea.
Per la presidente della Federazione imprese europee di costruzioni il
mercato necessita di investimenti nelle costruzioni ecosostenibili
“L’industria
delle costruzioni può contribuire in maniera
sostanziale al raggiungimento degli obiettivi
dell’Europa in materia di sostenibilità e questa
sfida richiede tutto il nostro impegno nella ricerca
in prodotti e processi innovativi, in formazione e
in sicurezza.”
Lo ha
dichiarato la presidente di FIEC (Federazione Industria Europee delle
Costruzioni),
Luisa Todini
(foto), intervenendo nell’ambito della XXXVI
edizione delle Giornate Internazionali di Studio, Challenge21, in corso
a Rimini.
L'eco-sostenibilità un'opportunità per il settore
“La realizzazione di costruzioni sostenibili – ha
detto Todini - rappresenta reali opportunità per il
settore sia dal punto di vista degli investimenti e
dell’innovazione, sia da quello dello sviluppo di
nuovi posti di lavoro. Oggi in Europa ci sono circa
160 milioni di edifici residenziali e commerciali e
il tasso annuo di ristrutturazione è molto basso,
appena l’1%, malgrado due edifici esistenti su tre
non sia conforme agli standard di efficienza
energetica.
In
Italia il 52% degli edifici, circa 11,4 milioni di
unità, non è mai stato sottoposto a ristrutturazione
e il 40% del patrimonio abitativo esistente è stato
edificato oltre mezzo secolo fa”. Alcune settimane
fa la Todini, commentando con favore la proposta del
presidente della Commissione europea, José Manuel
Barroso, di finanziare con Eurobond e PPP la
realizzazione dei grandi progetti infrastrutturali
europei, aveva dichiarato: “Noi costruttori
accogliamo con entusiasmo i futuri piani di azione
sull'efficienza energetica e sulle fonti di energia
e siamo pronti a contribuire con la nostra
esperienza alla formulazione di obiettivi realistici
e alla loro messa in pratica.
I
potenziali risparmi energetici negli edifici
esistenti sono molto alti e soprattutto ottenibili
con costi ragionevoli”.
Gli
ostacoli
Secondo la presidente di Fiec, “benché il mercato si
presenti assolutamente bisognoso di investimenti in
costruzioni 'verdi', esistono alcuni ostacoli per lo
sviluppo di questo settore. Tra questi, un
sistema normativo in Europa frammentato e
disomogeneo
e la
carenza di incentivi fiscali e finanziari
strutturali,
senza dimenticare che le gare pubbliche tendono
ancora ad essere fondate sul prezzo più basso
piuttosto che sull’offerta economicamente più
vantaggiosa, che potrebbe invece dare spazio allo
sviluppo di tecniche innovative”.
Informazione ai cittadini
Luisa Todini ricorda che “anche in Italia, da una
recente indagine condotta dall’ANCE presso le
imprese associate, emerge un
forte interesse da parte delle aziende per la
realizzazione di immobili ad alto rendimento
energetico:
nel 2010 verranno fabbricati 22,8% di edifici
sostenibili in più rispetto al 2009.” “Noi come FIEC
- conclude Todini - stiamo stimolando istituzioni,
associazioni di categoria e imprese, ad investire
nella formazione dei ‘green jobs’. D’altra parte
riteniamo opportuno
informare correttamente il cittadino
delle reali potenzialità delle costruzioni
energetiche aiutandolo a riconoscere i prodotti
altamente performanti e le grandi opportunità di
risparmio che a lungo termine è possibile ricavare
da questo tipo di costruzioni”.
Fonte: anit.it
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15 ottobre 2010 -
AEEG: DA GENNAIO
NUOVE REGOLE PER BOLLETTE PIÙ CHIARE E COMPLETE
“Nuove bollette con nuove regole” sono in arrivo a
partire da gennaio 2011, per venire incontro alle
esigenze dei consumatori.
La conferma
arriva dal
presidente dell'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas, Alessandro
Ortis. “La
gente ha ragione di chiedere bollette più chiare – ha dichiarato Ortis -
perché bisogna capire bene quello che si paga e quello che si compera.
Dobbiamo continuare a sforzarci per far sì che le aziende mandino delle
bollette, e qui sta il vero problema, che siano al tempo stesso
chiare e complete”.
Le nuove bollette, definite insieme alle associazioni dei consumatori,
dovranno contenere “tutti i dettagli, in quanto la bolletta è una vera e
propria fattura; se qualcuno la dovesse contestare – osserva il
presidente dell'Aeeg - deve avere la disponibilità di elementi che
permettano di analizzare tutto ciò che va oppure che non va”.
Per facilitare la lettura della bolletta da parte di
quei consumatori interessati solo alle informazioni
essenziali, l'Autorità per l'Energia ha “immaginato
che la bolletta si sviluppi in
due
parti: una molto sintetica e una parte allegata con
tutti i dettagli
per chi invece intende fare un'analisi più
approfondita”, spiega Ortis, sottolineando che si
tratta di “un giusto compromesso per rendere la
bolletta al tempo stesso completa e sufficientemente
chiara”. Fonte: gse.it
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14 ottobre 2010 -
Modifica delle norme sulla valutazione
dell'Impatto Ambientale (VIA) in Puglia. Depositate le
osservazioni del WWF Puglia.
Leggi il comunicato stampa
14 ottobre 2010 -
Fotovoltaico made in Italy: il caso biellese
G razie ai finanziamenti a fondo
perduto stanziati dalla R. Piemonte, a Biella è nata una importante
realtà produttiva nel settore del fotovoltaico
Biella Produces” è il nome di
un progetto che mira ad attrarre nuove realtà imprenditoriali nel
territorio biellese, attraverso una nuova modalità di sostegno che
sfrutta leggi e opportunità messe in campo dalla Regione Piemonte con il
Contratto di insediamento.
Questo Contratto consiste nel
favorire l’atterraggio e lo sviluppo in Piemonte di investimenti diretti
esteri, volti a creare nuovi posti di lavoro, a sviluppare l’indotto e
le filiere di fornitura, ad agire da volano per il consolidamento del
tessuto imprenditoriale locale. Si propone inoltre di favorire il
reinvestimento in Piemonte di imprese che hanno delocalizzato
all’estero, l’insediamento di impianti produttivi da parte di imprese
italiane non ancora presenti sul territorio piemontese.
Finanziamenti a
fondo perduto
Sono ammesse all’agevolazione le imprese piemontesi a partecipazione o
controllo estero, che hanno delocalizzato all’estero ma che intendono
reinvestire in Piemonte e le aziende italiane non ancora presenti in
Piemonte. Possono beneficiare del contributo a fondo perduto le aziende
che realizzeranno nuovi impianti di produzione di beni o servizi, centri
direzionali, centri di ricerca e sviluppo, progetti di ricerca
industriale e sviluppo sperimentale che generano nuova occupazione.
L’entità del contributo varia dai 300 mila euro, per gli organismi di
ricerca senza scopo di lucro, ai
7 milioni e 500 mila euro,
per le imprese. Salvo diversa disposizione del Contratto, l’impianto
produttivo deve essere mantenuto in Piemonte per almeno 10 anni dalla
data di stipula, garantendo il contenuto occupazionale per 5 anni
dall’entrata a regime.
Fotovoltaico made
in Biella
Dal punto di vista logistico l’area industriale Biellese mette a
disposizione dei nuovi imprenditori strutture equivalenti a 500.000 mq
di superficie distribuiti in 82 Comuni della Provincia. Di queste
opportunità ha beneficiato ad esempio la
V-Energy
srl, una delle poche aziende produttrici di moduli fotovoltaici in
Italia, che nella fase di start up ha ricevuto da Biella Produces un
finanziamento di 1.841.000 euro, a cui si sono aggiunti servizi di
consulenza e supporto logistico che hanno permesso alla società V-Energy
di farsi conoscere dapprima a livello regionale e poi nazionale.
L'azienda, nata nel 2008, ha una
linea di produzione con una potenza produttiva
annua di 7 MW su 8 ore, che possono
diventare 20 MW su 3 turni. La sua sede è un immobile di 2.800 metri
quadrati destinato fino a qualche anno fa alla produzione tessile. “Nel
territorio biellese la gente è nata e cresciuta in un contesto
industriale e quindi meglio sa rispondere ad una sfida nuova in tale
settore. Siamo più che soddisfatti delle nostre maestranze – dice
Maurizio
Beggiato, consigliere delegato di V-Energy
- che abbiamo formato da zero, dato
che nessuna delle persone che lavora con noi aveva esperienze lavorative
precedenti nel settore. I nostri collaboratori, con un’età media al di
sotto dei 30 anni, hanno imparato un lavoro nuovo, anche attraverso
corsi di formazione, motivazione e professionalizzazione finanziati
dalla Regione Piemonte”.
L'azienda oggi conta 25 dipendenti,
destinati ad aumentare entro la fine dell'anno, e ha chiuso il 2009 con
un fatturato di 4 milioni di euro, ma prevede un aumento a 12 milioni
per il 2010 grazie all'aggiunta di una seconda linea produttiva.
V-Energy intende mantenere una propria identità di produzione
industriale in Italia, ma guarda anche ai mercati esteri e vuole
spingersi verso paesi come la Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria,
Francia, Regno Unito e Nord Africa. Fonte: rinnovabili.it
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13 ottobre 2010 -
Lecce: allarme radon nelle
scuole. Non solo PM10 e CO2 nell'aria delle scuole: in provincia di
Lecce 37 istituti risultano contaminati dal pericoloso gas.
Secondo lo
studio pilota europeo HESE (Effetti
dell’ambiente scolastico sulla salute), l'aria delle scuole
europee risulta inquinata con una esposizione degli alunni alle PM10 e
alla CO2 superiore ai limiti consigliati.
Ciò che lo studio, presentato lo
scorso settembre, però non dice è il livello di esposizione delle scuole
al
radon,
noto ormai da tempo per essere un gas cancerogeno. In proposito, il
quotidiano online pugliese Il tacco d'Italia ha pubblicato oggi
un'inchiesta dalla quale emerge che in provincia di Lecce 37 istituti
scolastici sono contaminati dal radon. Il dato risulta da un
monitoraggio effettuato dalla Provincia di Lecce in tutte le scuole.
Livelli
preoccupanti di radon in tre istituti di Casarano
Di queste 37 scuole in cui si sfiora il limite di sicurezza, 9
riguardano il Comune di Casarano, dove i dirigenti scolastici – così
come i genitori dei bambini - non hanno alcuna certezza che gli alunni
sotto la loro responsabilità non respirino il pericoloso gas radon. “Le
scuole a Casarano sono nove, ma le percentuali più preoccupanti
riguardano solo tre Istituti”, precisa l'assessore
all'Ambiente, Attilio De Marco.
“Il Decreto Legislativo 241/00 stabilisce i limiti di concentrazione
media annua di radon nei luoghi di lavoro ed, espressamente, anche nelle
scuole. In particolare, per le scuole dell'infanzia e dell'obbligo, il
limite (chiamato livello d'azione) è fissato in 500 Bq/m3. Bene,
per questi tre edifici
- spiega De Marco, intervistato dal quotidiano Il tacco d'Italia -
è più del doppio,
il dato è superiore ai 1000 Bq/m3.
Negli edifici scolastici in cui è stato riscontrato il superamento del
limite di legge vanno intraprese entro tre anni azioni di risanamento.
Nel caso in cui il valore di concentrazione medio annuo rilevato sia
inferiore al livello d'azione, ma superiore a 400 Bq/m3 (80% del limite
di legge), il decreto prevede l'obbligo della ripetizione della misura.
Per quanto riguarda le restanti sei scuole superano, anche se non in
maniera così lampante, il livello d'azione”.
Come ridurre la
concentrazione di radon
Per ridurre la concentrazione di radon negli edifici esistono due
soluzioni: aumentare la ventilazione dei locali (ad esempio aprendo le
finestre), oppure agire sulla fonte inquinante, diminuendo l'ingresso
del gas all'interno degli ambienti. A Casarano l'Amministrazione
comunale ha consigliato la prima soluzione, ma l'assessore De Marco
starebbe studiando due possibili interventi: la impermeabilizzazione
della pavimentazione e la realizzazione di un pozzetto sui quattro lati
degli edifici interessati, allo scopo di creare ricircolo d'aria e far
fuoriuscire il gas grazie all'ausilio di ventole aspiratrici.
L'esempio del
Comune di Senna Lodigiana
In Italia il Comune che negli ultimi mesi si è più distinto nella guerra
al radon è quello di Senna Lodigiana, che ha avviato nel marzo scorso
una campagna di misurazione del gas
negli edifici pubblici, che sarà poi estesa a tutte le abitazioni
private. Fonte: casaeclima.com
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13 ottobre 2010 -
Rinnovabili, la Regione
Puglia modifica le norme sulla VIA. Approvata dal Consiglio
regionale la nuova legge che assoggetta a VIA gli impianti con
produzione pari o superiore a 1 MW.
Il Consiglio regionale della Puglia,
con 35 voti favorevoli, 24 contrari e un astenuto, ha approvato il
disegno di legge che modifica e integra la legge regionale del 2001
relativa alla Valutazione di impatto ambientale (Via).
“Il vulnus che ha costretto il
governo ad adottare questa norme riparatrici, cerotto, come le ho più
volte definitive, è stato creato dalla Corte Costituzionale”, ha
spiegato l'assessore
regionale all'Ambiente, Lorenzo Nicastro.
La scelta politica della Puglia, fin dalla prima ora del governo Vendola,
è stata quella di puntare sullo sviluppo energetico delle fonti
alternative, in particolare nel settore eolico e del fotovoltaico. Nel
tempo i valori obiettivo sono risultati superiori a quelli stabiliti nel
Piano energetico ambientale regionale (Pear). Per queste ragioni, il
disegno di legge approvato ieri dal Consiglio regionale “diventa – ha
spiegato il presidente della quinta commissione, Donato Pentassuglia –
la norma attraverso la quale si può
riprendere il controllo del
territorio per aree di pregio,
cercando di coniugare la tutela del territorio con l’attenzione al
settore produttivo”.
VIA per gli
impianti a partire da 1 MW
“Si tratta di norme molto importanti perché consentono di riprendere il
controllo del territorio per quanto riguarda, in particolare, le aree di
pregio, cercando di rendere sostenibili sia la tutela dell’ambiente che
la produzione da rinnovabili”, ha sottolineato
Angelo Disabato,
capogruppo de La Puglia per Vendola in Consiglio regionale. “Gli
impianti di produzione pari o superiore a un megawatt sono stati
assoggettati alla valutazione d’impatto ambientale.
Ciò per evitare che il territorio sia occupato da strutture
sproporzionate e affinché la produzione di energia rinnovabile avvenga
nel rispetto dell’ambiente. Si consente inoltre – aggiunge Disabato - da
un lato di orientare le rinnovabili verso soluzioni tecniche
all’avanguardia come la solarizzazione delle città annunciata dal
presidente Nichi Vendola nei giorni scorsi a Bruxelles, dall’altro di
sviluppare nuove fonti di produzione come, ad esempio, la geotermia”.
VIA
a 3 MWe per gli impianti integrati in edifici
Il testo della legge prevede un
limite di assoggettabilità a VIA pari a 3 MWe per gli impianti ricadenti
in aree industriali dismesse o integrati in edifici in aree produttive.
Per gli impianti ricadenti in aree naturali protette o in aree di
particolare pregio urbanistico ed agricolo è invece prevista una
riduzione ulteriore del limite a 0,5 MWe. Viene inoltre vietato l'uso di
erbicidi o veleni per distruggere le piante erbacee nelle aree dove
sorgono gli impianti eolici e fotovoltaici esistenti e di nuova
installazione, con l'obiettivo di preservare le risorse del suolo.
Retroattività di
6 mesi della legge
Le legge ha una retroattività di 180 giorni: le nuove norme si applicano
quindi alle procedure in corso relative alle istanze presentate entro i
180 giorni precedenti l’entrata in vigore della legge. Restano in vigore
le disposizioni precedenti per le procedure relative alle istanze
presentate in epoca anteriore e comunque per le procedure per le quali
sia stata convocata la Conferenza di servizi.
Una parte importante del dibattito in
aula ha riguardato l’emendamento con il quale il governo regionale
introduce l’impegno
di adeguarsi attraverso un Regolamento alle linee guida del Governo.
L'opposizione ha quindi puntato il dito sulla “inopportunità di
sottrarre ai consiglieri la prerogativa di legiferare su questa materia
importante”. La Regione Puglia, attraverso gli assessori Capone e
Nicastro, ha spiegato che i tempi imposti da Roma sono così stringati da
avere la necessità di adottare quanto prima norme conformi alle linee
guida. Fonte: regione.puglia.it
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12 ottobre 2010 -
Megacentrale fv, c'è il progetto ma la Puglia non sa dove metterla.
Sarebbe un investimento doppio di
quello di 700 milioni di euro della Fiat a Pomigliano d’Arco per
produrvi la Panda, e addirittura triplo dell’altro da 500 milioni
previsto dalla British Gas per costruire il rigassificatore di Brindisi.
Ma di cosa si sta parlando? Di un investimento di ben 1,5 miliardi di
euro del gruppo tedesco Be4Energy per costruire in Puglia la più
grande centrale fotovoltaica al mondo da 250 MW. Si pensi che per
insediarla in un unico sito sarebbero necessari 750 ettari di
superficie, pari a 1.050 campi di calcio di misure regolamentari,
corrispondenti secondo la Fifa a 105 metri di lunghezza per 68 di
larghezza. Per avere poi un’idea di cosa significherebbe questa centrale
in termini di capacità di generazione, si pensi che la più potente oggi
installata in Italia è quella di Montalto di Castro nel Lazio da 24
MW.
Il nuovo
complesso energetico, una volta in esercizio, potrebbe soddisfare i
consumi di 130mila famiglie ovvero — calcolando un numero medio di
tre componenti per nucleo familiare — di 390 mila abitanti, pari
ad oltre un terzo di quelli di Napoli, a tutti quelli di Bari e di
alcuni Comuni del suo hinterland, e ad oltre sei volte quelli di Matera.
Il progetto è stato presentato nei giorni scorsi al Ministero dello
Sviluppo Economico, ai tecnici della sua task force per l’occupazione e
ai sindacati nell’ambito della vertenza riguardante lo stabilimento di
Castellaneta in provincia di Taranto, dismesso ormai da anni dal gruppo
tessile Miroglio, ed ancora oggi con 223 lavoratori in cigs dei quali
la società tedesca assorbirebbe 180 unità per il montaggio e la
manutenzione delle migliaia di pannelli necessari; ed è opportuno
rilevare che l’ulteriore proroga della cassa integrazione straordinaria
è stata accordata proprio per l’esistenza di questa ipotesi di
investimento. I funzionari ministeriali allora, dopo averne analizzato
un primo schema, hanno inviato alla Regione Puglia, competente per le
relative autorizzazioni, l’intero progetto che è in via di approfondita
valutazione tecnica presso gli assessorati allo sviluppo economico,
all’ambiente e all’assetto del territorio, dal momento che — come è
stato sottolineato da Davide Pellegrino, direttore
dell’assessorato allo sviluppo economico — «l'insediamento della
megacentrale, pur molto interessante per le sue dimensioni che
confermano la capacità della Puglia e delle sue politiche industriali di
attrarre quelli di grande taglia, solleva tuttavia problemi
paesaggistici, ecologici e tecnologici, riferibili peraltro questi
ultimi ai non facili allacciamenti alle reti di trasmissione presenti
nel Tarantino».
Certo, la Regione Puglia ha compiuto alcuni anni orsono una scelta
strategica in materia di energie rinnovabili, risultando così oggi in
Italia la prima per capacità di generazione installate e MW prodotti
nell’eolico e nel fotovoltaico, mentre altre centinaia di impianti
simili sono in attesa di esame e approvazione. E’ cresciuto di
conseguenza nell’industria regionale il settore delle tecnologie e
dell’impiantistica legato alle rinnovabili che annovera, fra gli altri,
il megaimpianto della multinazionale tedesca Vestas che, proprio
a Taranto, costruisce aerogeneratori di grande potenza con 600 addetti e
un vasto indotto. Ma questa corsa ‘‘al vento e al sole’’ —
promossa dalla Regione anche con l’intento di ridurre l’impiego di olio
combustibile, carbone e metano nelle imponenti centrali da anni in
esercizio in Puglia — ha finito col creare complessi interrogativi (e
relativi dibattiti) per l’uso crescente di suoli agricoli e l’ubicazione
dei vari parchi energetici che hanno indotto la Giunta regionale a
regolamentare e mitigare i vari insediamenti. Un investimento di 1,5
miliardi di euro — con pochi precedenti nella storia industriale della
Puglia e del Mezzogiorno, almeno nell’ultimo quindicennio — se da un
lato assicurerebbe rioccupazione per chi, da anni in attesa di tornare
al lavoro, sopravvive oggi con 750 euro al mese, dall’altro potrebbe
essere rifiutato proprio in base a valutazioni di carattere ecologico,
anche se riferite (paradossalmente) ad una centrale sia di pure di
enormi dimensioni ad energia solare.
I tecnici della Regione pertanto valutano la possibilità di proporre
ai tedeschi di non concentrare l’investimento in un unico sito, ma
di distribuirlo anche in altre aree della Puglia, e forse anche in
Basilicata e in Campania, nel rispetto dei rispettivi piani energetici e
previo confronto ufficiale con le Autorità delle due regioni vicine. Vi
sarebbe in ogni caso da esaminare e se possibile risolvere con i tecnici
di Terna il non facile problema degli allacciamenti dell’unico grande
impianto, o dei vari siti di generazione se si optasse per questa
soluzione, alle reti di trasmissione che in alcune aree del Sud sono
già sovraccariche. Comunque, se l’intero progetto fosse realizzato
in più zone del Meridione potrebbe configurarsi in tal modo un
esempio di federalismo orizzontale che vedrebbe associarsi più Regioni
del Sud per risolvere un problema nel loro reciproco interesse e in
quello più ampio del Paese. Insomma questa proposta di investimento
— che per dimensioni finanziarie, tipologia e complesse problematiche
sollevate nel territorio interroga sino in fondo le capacità
amministrative della Regione Puglia — dimostra tuttavia ancora una volta
la forza attrattiva del Mezzogiorno ove già da decenni si
localizzano impianti di settori strategici dell’industria italiana e di
tante multinazionali estere. Fonte: energymanager.net
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12 ottobre 2010 -
Danimarca, una tassa di
scopo per gli edifici spreconi. Le imposte alimenterebbero un
“libretto di risparmio energetico”.
La scorsa settimana la
Commissione danese per
il Clima ha annunciato la
possibilità di passare,
entro il 2050,
all’utilizzo
esclusivo di energia generata da fonti rinnovabili
per alimentare i consumi del Paese. L'idea non sembra così dirompente
dal momento che molti studiosi ritengono che le fonti fossili andranno
progressivamente esaurendosi entro quarant'anni.
Stretta
sulle performance degli edifici
La roadmap danese per il 2050 prevede
tra i primi passi la riduzione
dei fabbisogni degli edifici,
ormai universalmente riconosciuti come fagocitatori del 40% dell'energia
dell'UE.
Su queste inefficienze la
Danimarca vuole intervenire con decisione. Si comincierà con il graduale
irrigidimento del 75% dei requisiti energetici degli edifici,
un percorso che dovrebbe concludersi entro il 2020. E per recuperare
l'esistente una cura da cavallo.
La tassa
di scopo
La Commissione danese, con l'introduzione della tassa sui combustibili
fossili, fornirà maggiori
incentivi per
realizzare
migliorie volte al risparmio
energetico negli edifici.
Tuttavia, novità più importante apportata nel comparto edile danese,
sono le imposte
fissate per i proprietari di immobili spreconi, pubblici e privati.
Si tratta di una tassa di scopo, inversamente proporzionale alla classe
energetica, che confluirebbe su un libretto di risparmio con il quale
finanziare futuri interventi di contenimento energetico.
Il
libretto di risparmio energetico
Secondo la
Commissione, il
versamento annuale sul conto si determinerà per metro quadrato di
superficie riscaldata, sulla
base dello standard energetico dell'edificio (etichettatura con scala
AG). Gli edifici rispondenti ai più alti standard saranno esentati da
tali versamenti. Il
conto potrà
successivamente
essere utilizzato per
ottenere una
consulenza certificata in
merito a interventi di ristrutturazione energetica e, successivamente,
come contributo alla realizzazione dell'opera stessa.
Ma siamo certi che i proprietari
dovranno aggiungere del proprio per conseguire significativi incrementi
di classe. Sarà infatti questa la base sulla quale il governo
conteggierà le nuova imposta. Fonte: anit.it
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12 ottobre 2010 -
Uncsaal: senza 55% perdita
di 1 mld per il comparto serramenti. In una lettera alle
Commissioni
parlamentari, Uncsaal sottolinea l'impatto sul comparto della mancata
proroga della detrazione.
Nell'ambito della sua campagna
di sensibilizzazione del Governo e del Parlamento per la conferma delle
detrazioni del 55% oltre la scadenza del 31 dicembre 2010,
Uncsaal (Unione dei produttori
di serramenti metallici) ha inviato ai membri delle Commissioni
competenti di Senato e Camera l'analisi sull’impatto dell’abolizione del
55% sul comparto italiano dei serramenti.
Il documento, elaborato dall’Ufficio
Studi Economici Uncsaal in collaborazione con l’Università della
Svizzera Italiana, è già stato consegnato all’On. Luigi Casero,
sottosegretario del Ministero dell’Economia e Finanze, in occasione del
suo intervento all’Assemblea Generale Uncsaal svoltasi lo scorso 2
ottobre a Milano, nel quale ha confermato l’orientamento del Governo per
la riconferma del 55% subordinata però ad una ricognizione degli impatti
di spesa e dell’unitarietà della richiesta da parte degli organismi di
rappresentanza del mondo industriale. Il sottosegretario ha sottolineato
come le future scelte di politica industriale dell’esecutivo dovranno
essere orientate alla cancellazione di sussidi a pioggia, concentrando
gli incentivi esclusivamente su fronti in grado di produrre reali
benefici alle imprese e al sistema paese.
Perdita di 1
miliardo di euro per il comparto dei serramenti
Nella lettera alle Commissioni
parlamentari, Uncsaal sottolinea la grande apprensione che stanno
vivendo le imprese italiane della filiera dei serramenti in questi mesi
che ci separano dal 31 dicembre, ed evidenzia come senza il 55% l’intero
comparto italiano dei serramenti, a causa di un crollo generalizzato
della domanda, si
ridimensionerà di circa un miliardo di euro
(350.000.000 solo riguardo il settore metallico) comportando la chiusura
di centinaia di aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro. La
mancata proroga della detrazione produrrebbe secondo Uncsaal grandi
sofferenze in un settore industriale che negli ultimi anni ha effettuato
ingenti investimenti in innovazione di prodotto (con un incremento del
70% rispetto agli anni precedenti) e sarebbe messa
a repentaglio, solo nel primo
anno, la sopravvivenza di circa il 9% delle imprese.
La detrazione 55%
conviene al fisco
Uncsaal nella lettera ha poi ribadito
come il 55% sia solo apparentemente una voce di spesa, poiché lo sgravio
Irpef sugli interventi per l’efficienza energetica non solo fa
risparmiare energia ed emissioni, ma conviene anche economicamente:
infatti in 4 anni il ritorno per il sistema paese di questa misura è
stato di quasi 4 miliardi di euro superiore alla cifra spesa, o meglio
non incamerata, dallo Stato. Fonte: fresialluminio.it
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sezione dedicata al settore Energia
12 ottobre 2010 -
Giovedì 14 ottobre ore 21,00
Masseria Le Cesine. Musicisti per Natura
Giovedì
14 ottobre alle ore 21,00
La Riserva Naturale dello Stato "Le
Cesine" WWF Italia organizza
Musicisti per Natura con
Aperitivo e Jazz dal vivo.
Costo
€. 10,00 - Prenotazione obbligatoria - Info e prenotazioni al numero
329/8315714
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all'Oasi "Le Cesine"
7 ottobre 2010 -
Rinnovabili, la Toscana punta al
50% della produzione elettrica.
La Regione intende raddoppiare la produzione di elettricità da
rinnovabili, per raggiungere l'autonomia energetica senza il nucleare.
Raddoppiare
la produzione di energia elettrica dalle fonti rinnovabili: è
l'obiettivo della Regione Toscana, annunciato dal governatore Enrico
Rossi nel corso del seminario “Toscana e Usa: collaborazione per
un futuro più pulito”, organizzato da Ministero dello Sviluppo
Economico, Istituto nazionale per il Commercio Estero, Regione
Toscana, Toscana Promozione, Consolato Generale degli Stati Uniti a
Firenze e dalla sede fiorentina della New York University.
Si tratta di “un obiettivo che vogliamo
realizzare per essere più autonomi, ridurre l'inquinamento e contribuire
a sviluppare un settore strategico come quello energetico.
Un'opportunità da cui imprese americane e toscane potranno trovare
occasioni di lavoro e di collaborazione”, ha detto Rossi di fronte a una
platea di ricercatori italiani e americani e rappresentanti di 23
imprese italiane e 12 statunitensi, interessate a trovare nuove strade
di cooperazione e collaborazione nel settore delle energie rinnovabili.
Puntare al 50% della produzione
da rinnovabili
“Oggi in Toscana – ha aggiunto il presidente
della Regione - importiamo il 25% di energia. Del 75 % di quella
prodotta in casa, il 47% arriva da fonti fossili e il
28% da fonti rinnovabili.
L’obiettivo è colmare quel deficit del 25% attraverso l’incremento di
produzione elettrica da fonti rinnovabili. In questo modo avremo una
regione in cui
il 50% della produzione
di energia elettrica sarà costituito da energie rinnovabili.
Il che ci consentirà anche tecnicamente di
rinunciare al nucleare.
La Regione è pronta a dare il proprio contributo. A questo proposito
entro la fine dell’anno i 53 milioni di fondi comunitari dedicati
all’energia verranno assegnati per finanziare una parte dei 1200
progetti di impianti di produzione da rinnovabili. Così potremo attivare
una mole di investimenti pari a circa
250 milioni di euro”.
Il ruolo della geotermia
In questa prospettiva un ruolo di primo piano
sarà giocato dalla geotermia, una fonte della quale la Toscana detiene
il primato e dalla quale
produce più di 5
miliardi di kWh in 32 centrali.
Enel Green Power, alla quale la legge nazionale ha assicurato una
conferma delle concessioni fino al 2024, dovrà però lavorare con la
Regione e le istituzioni locali per individuare tecnologie utili a
migliorare le prestazioni ambientali delle centrali, creare sinergie e
favorire la nascita di poli industriali-artigianali capaci di utilizzare
il calore geotermico, come nell’agroalimentare e nel settore
florovivaistico. “Con Enel Green Power e altre imprese del settore – ha
detto Rossi - vogliamo lavorare per costruire il distretto energetico
regionale e al tempo stesso per portare avanti progetti in grado di
sviluppare ricadute positive in termini di attività e occupazione nelle
aree della geotermia. Siamo più interessati a questi che alla trattativa
sulle royalties”.
Polo energetico e tecnologico
costiero
Per lo sviluppo delle rinnovabili centrale
sarà il ruolo del polo energetico e tecnologico costiero. “La nostra
costa – ha spiegato il presidente - è stata interessata nel tempo dalla
presenza dei principali impianti energetici toscani. Ma si è operato in
ordine sparso. Vorremmo invece costituire un tavolo per creare quelle
sinergie in grado di dare vita a un
distretto energetico
della costa
supportato da un centro di ricerca regionale su energia e green economy.
Questo sarà uno dei temi centrali del prossimo Piano regionale di
sviluppo le cui linee generali saranno presentate in consiglio a
novembre”. Fonte: energymanager.net
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sezione dedicata al settore Energia
6 ottobre 2010 -
Alleanza tra i sindaci Ue e
Usa contro il global warming. Siglato accordo tra i sindaci Usa e le
Regioni Ue per la lotta ai cambiamenti climatici. Vendola: “in Puglia
piano per il solare su ogni tetto”
“Stiamo immaginando una
solarizzazione integrale delle città: il pannello fotovoltaico per ogni
condominio, per ogni abitazione, per ogni ospedale, scuola, capannone
industriale o serra agricola”. Così il
presidente della Regione Puglia,
Nichi Vendola, in occasione
dell’ottava edizione degli Open days 2010, la settimana europea delle
regioni e delle città, ha annunciato il piano della sua regione per
portare il fotovoltaico su ogni tetto.
Vendola, che è anche coordinatore
politico della sezione cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile
della Piattaforma di monitoraggio EU2020 del Comitato delle Regioni, a
Bruxelles ha detto che “stiamo cercando di mettere insieme tutti i
governi dei territori, delle regioni, delle province, dei comuni
d'Europa, per ragionare su cosa possiamo fare in prima persona, dal
punto di vista di un nuovo modello energetico, di governo dell'acqua,
del ciclo dei rifiuti”. Vendola cita l'esempio della sua regione, dove
“abbiamo ad esempio deciso di sfruttare l'energia del sole e del vento:
ora la Puglia è primo produttore italiano di energia fotovoltaica ed
eolica. E aver impiantato una grande industria delle rinnovabili sta
convincendo i cittadini a cambiare il proprio stile di vita”.
Accordo tra le
Regioni Ue e i sindaci statunitensi
Nell'ambito degli Open days si
è svolto ieri un evento di grande valore simbolico, e cioè la firma di
un protocollo di cooperazione tra il
Patto dei sindaci europei (Covenant
of Mayors), la Commissione
Europea, il Comitato delle Regioni e la
Conferenza dei sindaci
statunitensi, tutti uniti per
la lotta ai cambiamenti climatici attraverso lo scambio delle buone
pratiche e un lavoro congiunto sui piani di sostenibilità. “Ognuno di
noi, in Usa e Ue, sta realizzando un grande lavoro in termini di
efficienza energetica e protezione ambientale per il nostro Pianeta”, ha
dichiarato il sindaco di Burnsville (Minnesota) e presidente della
Conferenza dei sindaci americani, Elizabeth Kautz. “Ognuno di noi in Usa
- ha sottolineato Kautz - ha firmato il patto per il clima: siamo 1.044
sindaci, per ridurre le nostre emissioni del 7% rispetto al livello del
1990. Ogni città farà i suoi calcoli e poi metteremo insieme i piani di
sostenibilità, ma l'obiettivo è diventare massa critica”, creando una
rete di collegamento fra l'America e l'Europa.
Puntare sulle
buone pratiche sul territorio
Secondo Nichi Vendola, “c'è
bisogno di
collegare le attività dei governi e le comunità internazionali alla vita
quotidiana e allo stile di comportamento dei territori.
Non c'è dubbio che osservando i dati statistici si possa rimanere
sconfortati dall'incidenza delle buone pratiche territoriali rispetto ai
dati globali dell'inquinamento e dei mutamenti climatici. Il rischio
però è di non capire che le buone pratiche possono diventare una felice
epidemia”. Sempre nell'ambito del dibattito pubblico intitolato “Climate
change: Working together across the Atlantic”, è intervenuta anche
Mercedes Bresso,
presidente del Comitato delle Regioni,
che ha sottolineato come “la strategia dell'Europa fissata per il 2020
invita tutti i cittadini e le città a sviluppare una crescita
intelligente, cioè capace di innovazione, ambientalmente e socialmente
sostenibile”. Fonte:
energymanager.net
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6 ottobre 2010 -
L'UE rilancia sul taglio
delle emissioni: -30% entro il 2020. Leinen: "Sarà un vantaggio sia
per l'Europa che per i Paesi in via di sviluppo"
"Se l'UE vuole agire nel proprio
interesse economico, il target di riduzione delle emissioni di
CO2 entro
il 2020 dovrebbe passare dal 20% al 30%".
E' quanto affermato in una
risoluzione approvata dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo,
la quale evidenzia l'importanza degli impegni assunti sul fronte degli
aiuti ai Paesi in via di sviluppo, per far progredire i negoziati
internazionali alla prossima conferenza Onu sul clima, prevista a Cancun
in Messico.
30% di
CO2 in meno = più crescita economica
"Se l'Ue non è leader nella protezione del clima, sarà perdente della
crescita economica - ha dichiarato Joe Leinen, presidente della
Commissione Ambiente UE -. La Commissione Europea deve agire sia nel
proprio interesse che in favore dei paesi in via di sviluppo più
vulnerabili portando gli obiettivo di riduzione al 30%".
Il presidente ha poi affermato che,
fino ad oggi, gli
obiettivi sulle
riduzioni assunti dall'Europa sono sempre stati legati agli impegni
presi da altri Paesi e mai ai proprio interessi.
Un
proposta già sentita
L'Europa accelera, dunque, ancora una volta, sul taglio delle emissioni
puntando ad una riduzione più massiccia entro il 2020. Già a
luglio, però, Francia,
Germania e UK avevano affidato alle pagine del Financial Times questa
richiesta attraverso un
commento firmato da Ministro dell'ambiente francese Louis Borloo,
dall'omologo tedesco Norbert Roettgen, e dal segretario al cambiamento
climatico inglese Chris Huhne. "L'Unione europea dovrebbe aumentare il
suo obiettivo sul taglio delle emissioni. Una riduzione del 30% rispetto
ai livelli del 1990 entro il 2020 rappresenterebbe un vero incentivo per
l'innovazione e l'azione nel contesto internazionale", scrivono i tre.
Costi
Inoltre, i tre esponenti governativi ricordano che
i costi per passare da un taglio del 20 a uno del 30 sono inferiori alle
aspettative (48 miliardi di
euro anziché i 70 previsti), in quanto la crisi ha già ridotto di fatto
le emissioni. "Il passaggio al 30% è ora stimato costare solo 11
miliardi di euro in più che il costo originale per il raggiungimento
della riduzione del 20%".
Fonte: rinnovabili.it
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5
ottobre 2010 -
Uk, rete di biogas da acque reflue domestiche
-
Biometano derivante dalle fognature alimenta
200 abitazioni a Didcot.
La nuova era dell'energia rinnovabile sta
iniziando in Gran Bretagna. Ad annunciarlo è stato il Segretario
britannico al cambiamento climatico e all'energia Chris Huhne, il quale
ha fieramente annunciato che "per la prima volta nel Regno Unito, la
popolazione è in grado di cucinare e riscaldare le proprie case con gas
generati dalle acque reflue domestiche".
E'stato
infatti inaugurato oggi, 5 ottobre, presso Didcot, nella Contea di
Oxfordshire, un impianto in grado di servire 200 abitazioni con biogas
prodotto dal trattamento delle acque fognarie.
Il progetto è
nato dall'unione tra la Thames Water, British Gas e la Scotia Gas
Networks, sull'onda degli incentivi promessi dal governo inglese per le
compagnie produttrici di biogas derivante da fonti totalmente
rinnovabili.
Recupero di parte solida
La collaborazione tra le tre società è sorta dunque con il preciso
obiettivo di recuperare la parte solida contenuta nelle acque reflue per
trasformarle in biometano e a questo scopo è stata concepito a Didcot un
insediamento di digestori altamente specializzati. Proprio tramite un
processo di assimilazione anaerobica il biogas che si ottiene a fine
processo risulta completamente depurato, pronto per l'uso domestico e
"conforme ai più elevati standard", come ha voluto precisare John Morea,
rappresentante della Scotia Gas.
La reazione della popolazione
In una congiuntura che sempre più ci vede alla ricerca di nuove, residue
fonti da cui trarre energia, l'iniziativa di ricavare gas naturale e
pulito dagli scarti umani pare non scandalizzare affatto la popolazione
inglese, che ha anzi acclamato l'esempio di Didcot, auspicandosi si
tratti del primo di una serie di villaggi serviti dal nuovo biogas. La
National Grid ha, infatti, stimato che grazie a questo tipo di gestione
delle acque reflue in meno di 10 anni il mercato del gas potrà
beneficiare di un contributo pari al 15% di biogas sul totale prodotto.
Il portavoce
della British Gas Martin Orrill ha comunicato alla stampa inglese che
rifornire le case di biometano ottenuto riqualificando i liquami di
origine umana, vuole essere un avanzamento in questa direzione, proprio
per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2010. Orrill ha infine
aggiunto che gli abitanti di Didcot possono sentirsi fieri di essere
coinvolti in questo inusuale, quanto vantaggioso, tentativo di
riciclaggio. Fonte: rinnovabili.it
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5 ottobre 2010 -
Sabato 23 e domenica 24 ottobre scopri la biodiversità.
Nell’ Anno
Internazionale della Biodiversità e
in coincidenza con lo svolgimento della Decima Conferenza delle Parti
sulla Diversità Biologica a Nagoja (18-29 ottobre) il WWF, in
collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici Italiani,
Orti Botanici e Acquari, promuove BiodiversaMente.
Su
tutto il territorio nazionale il 23
e il 24 OTTOBRE Musei Scientifici, Orti Botanici e Acquari programmeranno visite
tematiche ed iniziative speciali per
promuovere il valore della biodiversità, della ricerca e della scoperta
scientifica ed il ruolo fondamentale svolto dalle istituzioni museali
per la conservazione della biodiversità. In questo fine settimana
speciale ci saranno anche visite
guidate in aree protette e nelle Oasi WWF.
BiodiversaMente ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente,
della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali.
5 ottobre 2010 -
Pubblicati
i percorsi relativi al Progetto
MIUR – WWF
2007-2009, sulla Sostenibilità,
negli Annali
della Pubblica Istruzione .
Sono stati
inseriti sul sito della Pubblica istruzione dedicata agli
Annali della Pubblica
Istruzione .
i percorsi, delle scuole salentine, relativi al Progetto
MIUR – WWF 2007-2009, sulla Sostenibilità,
all'interno della
RIVISTA TRIMESTRALE DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E
DELLA RICERCA
Numero 128-129/2009 - Il progetto «Percorsi di Educazione per la
Sostenibilità nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione»
L’educazione allo sviluppo sostenibile è un requisito fondamentale per
rendere i cittadini maggiormente consapevoli della complessità e della
fragilità del contesto ambientale in cui viviamo e dell’assoluta
necessità di tutelarlo.
http://www.annaliistruzione.it/riviste/quaderni/rivistaquaderni.htm
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settore Educazione
4 ottobre 2010 -
Casero: "ridurre i
contributi a fondo perduto per prorogare il 55%". Questa l'ipotesi
allo studio del vice-Tremonti, che punta il dito contro trucchi
utilizzati da committenti e imprese per “aggirare” il fisco.
“Esiste la possibilità di lavorare
sulla proroga del 55% che ha dato diversi benefici al settore.
Cercheremo di reintrodurla nell'ambito della salvaguardia complessiva
del debito pubblico. Dal punto di vista del recupero di gettito è
servita un po' di più di altri benefici fiscali”.
Lo ha dichiarato il
sottosegretario all'Economia e Finanze, Luigi Casero
(nella foto), nel corso del suo intervento “Il
Governo e gli strumenti a disposizione delle imprese per superare la
crisi”, che si è svolto lo scorso 2 ottobre all'Assemblea Generale di
Uncsaal. Tra le questioni affrontate in questa Assemblea generale, in
primo piano l'auspicata
proroga al 2011 della detrazione
fiscale del 55%
per gli interventi di
riqualificazione energetica degli edifici, in scadenza al 31 dicembre
2010.
Come committenti
e imprese aggirano il Fisco
“Lo strumento del 55% si è dimostrato
utile e può essere messo in campo nell’ambito di un progetto complessivo
di salvaguardia dei conti pubblici”, ha sottolineato Casero, che poi ha
accennato ad alcuni trucchi utilizzati da committenti e imprese per
“aggirare” il fisco. “Un'anomalia di questo Paese è che il singolo
contribuente pianifica la propria spesa, per cui abbiamo riscontrato che
mentre ad esempio dichiara tutto dove c'è il 55% poi vengono fatte altre
operazioni in nero sempre nell'ambito della ristrutturazione della casa
in altri settori in modo tale che tratta lo sconto sulla parte”.
Inutilità degli
incentivi a pioggia
Chiusa questa parentesi, Casero ha
poi dichiarato: “le associazioni del settore dell’edilizia devono essere
consapevoli che alcuni incentivi non fiscali, quelli a pioggia e
sull’occupazione in alcune parti del Paese e in alcuni settori,
si sono
rivelati inutili o hanno creato delle truffe.
Confindustria da questo punto di vista deve prendere una posizione
chiara e rinunciare ad alcuni incentivi a pioggia, per cercare di
destinare quei fondi a riduzioni fiscali mirate in alcuni settori che
possono portare allo sviluppo dei settori e dell'Italia”.
Riconvertire i
fondi per finanziare il 55%
Pertanto, “si tratta di ridurre i
contributi dati a fondo perduto a imprese che spesso non crescono e
invece – ha detto il sottosegretario - occorre
destinare questi fondi
consistenti per le detrazioni alle imprese che reinvestono gli utili o
per le manovre sul 55%
o altre manovre che servono a rilanciare le imprese”. Rivolgendosi a
Uncsaal, Casero ha aggiunto: “la vostra pressione esercitata in questi
mesi sul Governo sarebbe bene farla anche nei riguardi delle
associazioni di settore, perché anche lì si gioca una partita
importante, facendo ben capire che questi incentivi mirati servono non
solo alla salvaguardia del singolo settore ma alla salvaguardia del
sistema economico del Paese. È quello che cercheremo di fare nei
prossimi mesi e che cercheremo di portare a casa per dare una risposta a
chi ce la chiede, a chi come voi lavora sul campo per riuscire a fare
crescere questo Paese”. Fonte.fresialluminio.it
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2-3 ottobre 2010 -
EUROBIRDWATCH 10 - Il
più importante evento europeo dedicato al BIRDWATCHING
nella Zona Umida della Salina
di Margherita
di
Savoia
2 e 3 ottobre 2010 alle ore 9.00
Anche quest’anno
il Comune di Margherita di Savoia, la LIPU provinciale di Foggia e l’Atisale
S.p.A., allo scopo di sensibilizzare la popolazione locale alla difesa
della natura selvatica e a tutte le creature che vi abitano con
particolare riguardo nei confronti degli uccelli che fungono da ottimi
indicatori ambientali, organizzano escursioni e visite guidate
gratuite alla scoperta degli uccelli selvatici in migrazione nella Zona
Umida della Salina di Margherita di Savoia, proprio in queste
settimane infatti milioni di uccelli selvatici lasceranno l’Europa per
migrare verso l’Africa, dove trascorreranno l’inverno.
Il pubblico
partecipante potrà visitare la Zona Umida della Salina di Margherita di
Savoia e praticare il birdwatching sotto la guida del personale del
Corpo Forestale dello Stato.
Tutte le
osservazioni ornitologiche effettuate nel corso delle visite saranno
raccolte all’interno di un database europeo ed elaborate anche dal
Corpo Forestale dello Stato - Ufficio della Biodiversità, per la stesura
della statistica nazionale relativa alle specie di uccelli acquatici
migratori.
L’evento,
patrocinato dal Corpo Forestale dello Stato, da Federparchi e dal
Ministero dell’Ambiente, mira a far conoscere al grande pubblico il
miracolo della migrazione degli uccelli, i gravi pericoli che li
minacciano e far maturare la consapevolezza che tutti insieme possiamo e
dobbiamo salvarli.
La
manifestazione, che si tiene nell’ambito del 2010 Anno Internazionale
della Biodiversità e si svolgerà contemporaneamente in 32 Paesi europei,
si terrà in Italia nelle 32 Oasi e Riserve gestite dalla LIPU e,
inoltre, in altre decine di siti naturalistici (parchi, riserve, siti di
Rete Natura 2000, aree importanti per gli uccelli “IBA”).
L’EuroBirdwatch
è coordinato da BirdLife International, la più grande rete mondiale di
associazioni per la tutela della natura e degli uccelli selvatici (LIPU
è il rappresentante italiano). L’operazione fornirà dettagli sulla
migrazione degli uccelli (quanti individui e quali specie solcheranno in
quei giorni i cieli d’Europa) e inoltre ci dirà molte cose sullo stato
di salute della natura nel nostro Paese, in quanto gli uccelli selvatici
sono efficaci e riconosciuti indicatori della qualità dell’ambiente che
ci circonda.
Grazie al
supporto delle decine di migliaia di persone che aderiranno all’Eurobirdwatch
(nell’edizione dello scorso anno i partecipanti in Europa furono quasi
70mila) BirdLife International chiederà ai leader dei Paesi della
Convention sulla Diversità Biologica (CBD) di Nagoya (Giappone) un
impegno forte e concreto per salvare la biodiversità.
AVVERTENZE
PER I PARTECIPANTI:
2 e 3 ottobre
2010 - ore 9.00
Raduno presso
Centro percorsi Cultura-Natura
Via Africa
Orientale, 50 a Margherita di Savoia
Muniti
di mezzo di trasporto
Necessaria
la prenotazione
info@museosalina.it
Durata
3 ore circa
EQUIPAGGIAMENTO:
Scarpe da ginnastica, abbigliamento comodo e di colore in sintonia con
l'ambiente naturale.
Si suggerisce cappello, zainetto, borraccia,
guida tascabile per le piante e gli animali, taccuino e matita,
binocolo, macchina fotografica.
REGOLE DA SEGUIRE
durante le visite nelle Riserve e negli ambienti naturali:
Cerca di restare
il più possibile in silenzio o, se
necessario, parla sottovoce, così non disturberai gli animali e ti sarà
più facile vederli o ascoltarne la "voce".
Osserva ogni cosa
con molta attenzione: e ti accorgerai che ci sono mille particolari che
ad un primo sguardo ti erano sfuggiti.
Rispetta
qualunque cosa che e' intorno a te, non lasciare traccia del tuo
passaggio e ricordati che puoi portar via solo i ricordi, le emozioni ed
eventualmente delle immagini fotografiche.
Leggi
il comunicato stampa -
guarda il
manifesto
29
settembre 2010 -
2050, grazie alle
rinnovabili elettricità a meno di 70 centesimi al giorno. Il punto
dei senatori Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, sullo studio "Roadmap
2050"
Diminuire dell'80% le emissioni
di CO2 al 2050, rispetto al 1990, stoppando l'effetto serra
"comporterebbe, nello scenario peggiore, una bolletta di 250 euro l'anno
per la famiglia media europea" senza costi superiori per i consumatori
"se si seguirà la strada delle energie rinnovabili", perché il
costo futuro dell'elettricità per una famiglia si
potrà attestare a meno di 70 centesimi al giorno.
Questo è quanto è emerso dalla
"Roadmap 2050: guida
pratica a un'Europa progredita e a basso livello di emissioni",
progetto presentato a Roma dalla European Climate Foundation in un
incontro promosso dai senatori Pd Roberto Della Seta, capogruppo del Pd
in Commissione Ambiente, e Francesco Ferrante, responsabile per il Pd
delle politiche relative ai cambiamenti climatici.
Scenario
possibile
“Un Europa con un’economia a basse emissioni di carbonio, in linea con
gli obiettivi economici, ambientali e di sicurezza energetica
dell’Unione europea non solo è
sicuramente possibile, ma è
anche un traguardo conveniente per tutti,
a partire dai cittadini che possono veder alleggerite notevolmente le
loro bollette" hanno dichiarato i due senatori, i quali ritengono
possibile lo scenario presentato dalla Roadmap a patto che si inizi ad
agire entro il 2015.
Nucleare
Della Seta e Ferrante hanno poi espresso il loro parere anche in merito
al nucleare: "A fronte dei dati chiarissimi dello studio la strada dell’energia
nucleare perde ancor di più ragione d’essere:
l’energia atomica ha come fattori negativi che lo rendono chiaramente
anti economico i problemi della sicurezza, del mantenimento e dello
smaltimento delle scorie, costi non solo enormi, ma anche difficili da
prevedere e da quantificare esattamente".
Fonte: fire.it
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2 4
settembre 2010 -
AEEG, 166 MILIONI
INDEBITAMENTE PERCEPITI DA RINNOVABILI O CIP6
A seguito dell'attività di controllo
svolta negli ultimi cinque anni l'Autorità per l'energia, con la
collaborazione della Cassa conguaglio per il settore elettrico (CCSE),
ha individuato 166 milioni di euro di incentivi indebitamente
percepiti da impianti a fonti assimilate o rinnovabili; le somme
recuperate andranno a favore delle bollette dei consumatori.
Lo rende noto l'AEEG precisando
che dall'inizio dell'attività di verifica sono state effettuate 130 le
ispezioni, su un parco di centrali per una potenza complessiva di 9.350
MW, il 43% circa costituito da impianti alimentati da fonti assimilate,
cioè di origine fossile. Ricordiamo che secondo il Cip 6, risultano
alimentati da fonti assimilate gli
impianti di cogenerazione
e quelli che utilizzano calore di recupero e fumi di scarico, gli scarti
di lavorazione e/o di processo, le fonti fossili prodotte esclusivamente
da giacimenti minori.
“A seguito di queste verifiche
- spiega il
presidente dell'Autorità Alessandro Ortis
- è stato possibile avviare
azioni di recupero amministrativo di incentivi, indebitamente percepiti,
per circa 166 milioni di euro; di questi, più di 110 milioni sono già
stati versati. Il tutto si è
sviluppato con efficienza, perché il costo per i controlli effettuati è
stato inferiore a 1,5 milioni di euro. I recuperi vanno a vantaggio
diretto dei consumatori, a contenimento delle bollette”.
COLLABORAZIONE TRA AEEG E GSE
A partire dal 1° luglio 2010, in attuazione della legge 99/09,
l'Autorità ha iniziato ad avvalersi del Gestore dei servizi
energetici (GSE) per lo svolgimento delle attività tecniche di
controllo, mirate all'accertamento e alla verifica dei costi degli
oneri di sistema posti a carico dei consumatori. A questo fine
l'Autorità ha previsto (delibere GOP 71/09 e 43/10) la continuità
operativa del Comitato di esperti presso il GSE, nonché
dell'Albo degli esperti ispettori che sarà ampliabile con nuovi
bandi di selezione. In questo modo, ed anche attraverso l'approvazione
di un Disciplinare di avvalimento per il GSE, l'Autorità ha
inteso dare ulteriore impulso alle attività di controllo, ispezione e
verifica rispetto all'utilizzo corretto ed oculato dei fondi messi a
disposizione degli operatori, anche a sostegno delle fonti rinnovabili.
Tav. 1
Verifiche ispettive in materia di impianti di produzione incentivata
svolte con la CCSE
Gennaio 2005 - 30 giugno 2010
|
|
IMPIANTI |
|
DI CUI ANCHE COGENERATIVI |
|
N. |
MW |
% |
N. |
MW |
% |
Assimilati CIP6 |
27 |
3.176 |
|
12 |
2 150 |
|
Assimilati ex CIP n. 34/90 |
5 |
532 |
|
6 |
237 |
|
Assimilati eccedenze |
18 |
286 |
|
4 |
81 |
|
TOTALE ASSIMILATI* |
50 |
3.994 |
42,7% |
22 |
2.468 |
|
Cogenerativi puri |
44 |
4.752 |
|
|
|
|
TOTALE COGENERATIVI |
44 |
4.752 |
50,8% |
66 |
7.220 |
77,2% |
Biomasse |
17 |
269 |
|
|
|
|
Biogas |
3 |
14 |
|
|
|
|
Eolico |
1 |
22 |
|
|
|
|
RSU |
15 |
300 |
|
|
|
|
TOTALE RINNOVABILI |
36 |
605 |
6,5% |
|
|
|
TOTALE |
130 |
9.351 |
100,0% |
|
|
|
(*)Le fonti energetiche
'assimilate' sono risorse di origine fossile; secondo il Cip 6,
risultano alimentati da fonti assimilate: gli impianti di cogenerazione,
gli impianti che utilizzano calore di recupero e fumi di scarico; gli
impianti che utilizzano gli scarti di lavorazione e/o di processo; gli
impianti che utilizzano fonti fossili prodotte esclusivamente da
giacimenti minori.FONTE: gse.it
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23
settembre 2010 -
GIOVEDÌ 23 SETTEMBRE LIBERAZIONE DI
“RITA” UNO STUPENDO FENICOTTERO ROSA: SIMBOLO VIVENTE DELLA NATURA
Domani, Giovedì 23 Settembre 2010, alle ore 10.00, presso la località
Foce Aloisa, Ex S.S. 159 (delle Saline del Comune di Margherita di
Savoia, nel territorio della Riserva Naturale Statale Salina di
argherita di Savoia, al fine di incrementare nell’area la popolazione
del Fenicottero Rosa (Phoenicopterus roseus), sarà
effettuato il rilascio di un giovane esemplare recuperato dagli
attivisti del WWF lo scorso mese di agosto.
Il
volatile ferito è stato prontamente consegnato alla Polizia Municipale
del Comune di Margherita di Savoia e successivamente trasferito
all’Osservatorio Faunistico del Centro recupero rapaci della Regione
Puglia di Bitetto.
Grazie
alle cure mediche impartite presso il Centro, l’animale è stato
pienamente recuperato e domani finalmente potrà riprendere il volo.
Sarà
una vera festa per la Natura perché si tratta dell’unico caso in Puglia
di rilascio di un esemplare cresciuto in cattività e si spera che la
popolazione di fenicotteri rosa preesistente presso la Foce
accolga la piccola Rita (questo il nome che è stato dato al giovane
volatile).
“Si
tratta di un importante evento per la tutela della Biodiversità”,
evidenzia il Presidente del WWF Puglia Antonio de Feo, “perché il
Phoenicopterus roseus è un esempio di fauna autoctona protetta per
la quale nel corso degli ultimi anni è stata sviluppata una strategia
internazionale di conservazione”.
“Nel
bacino del Mediterraneo”, evidenzia Matteo Orsino Consigliere Regionale
del WWF Puglia, “la gran parte della popolazione è concentrata nel
settore occidentale e fondamentali per la sopravivenza della specie sono
le Saline di Margherita di Savoia, diventate nel 1977 Riserva Naturale
dello Stato e nel 1979 zona umida di valore internazionale ai sensi
della Convenzione di Ramsar, proprio per la considerevole importanza
faunistica conseguita”.
Al
suggestivo momento di liberazione del Fenicottero Rosa, il WWF Puglia
sarà rappresentato dagli attivisti del WWF Bari.
Leggi
il comunicato stampa -
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alla biodiversià
23
settembre 2010 -
La ricetta ANCE per proroga detrazione 55% e certificazione energetica
Puntare su interventi davvero efficaci e per
certificare il nuovo meglio professionisti controllati da un ente terzo.
Con l'avvicinarsi della legge di Stabilità in
autunno il Parlamento avrà l'opportunità di prorogare la detrazione del
55% per lavori di riqualificazione energetica. "Speriamo - aveva
affermato Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, dopo
l'approvazione dell’ordine del giorno presentato dal Partito Democratico
per garantire continuità al credito di imposta del 55% - che il Governo
non parli con lingua biforcuta e confermi quanto promesso al Parlamento.
Se le buone intenzioni saranno mantenute o meno sarà possibile
verificarlo presto nella manovra finanziaria”.
Da più parti sono giunte le
voci delle associazioni di categoria per la proroga dell'incentivo,
nelle modalità in cui lo abbiamo conosciuto nel passato. Ma a smuove le
acque è l'Ance, per bocca del vice presidentre, Piero Torretta, che
propone sulle pagine del Sole24Ore una differente modulazione che
sicuramente suciterà accese prese di posizione.
"In quattro anni l'incentivo del 55%, afferma Torretta, è andato
sostanzialmente a contribuire alla
sostituzione di
serramenti esterni e alla installazione di pannelli solari.
Interventi certamente utili perché hanno consentito un risparmio di
energia del 20% ma poco significativi rispetto agli obiettivi del
Paese". Si tratta di una visione in linea con quella espressa dall'ENEA
negli ultimi mesi a seguito del monitoraggio dei benefici conseguiti
dalla collettività attraverso l'incentivo del 55%.
La ricetta Ance
"Chiediamo she sia fissata una soglia di consumo da raggiungere, 90-95
kWh m2a," il doppio di quanto si riuscirebbe a conseguire oggi a seguito
degli interventi sopra descritti, ha spiegato Torretta al quotidiano di
Confindustria. Ance qundi guarda con maggior interesse ad interventi
d'isolamento, che secondo i dati raccorti dall'ENEA (vedi sotto) sono
stati pochi nel numero ma molto efficaci nella sostanza.
Certificazione di qualità per il nuovo
Ma Ance propone anche una ricetta per incentivare le nuove costruzioni
ad elevata efficienza. "Già oggi- afferma Toretta -il 30% dei nuovi
alloggi si colloca nelle classi A e B, ma va avviata una politica
d'incentivi per
ridurre il peso
degli extracosti che le imprese sostengono per andare
oltre i limiti di legge". Secondo Torretta il bonus di settemila euro
per alloggio di classe A stanziato dal decreto incentivi va a benefici
di immobili già realizzati e non stimola le nuove costruzioni. Ma gli
sforzi dovrebbero essere indirizzati anche sul come
comunicare le
qualità del prodotto al alta efficienza. Torretta
ipotizza ad una certificazione degli edifici di fascia energetica
elevata svolta da professionisti controllati da un ente terzo che
garantisca anche la qualità dell'eseguito. A tutto vantaggio del
consumatore.
LA POSIZIONE DELL'ENEA
“Per
tutte queste ragioni - commenta Giancarlo Valentini - è auspicabile una
proroga delle detrazioni, da decidersi però al più
presto per dare certezze ai produttori, agli installatori, ai
professionisti e agli utenti al fine di poter programmare le proprie
attività almeno a medio termine e venire incontro alle esigenze di
tutti i cittadini. Quindi, una volta dimostrato la ragione per cui il
Paese ha bisogno, soprattutto in questa fase, di continuare ad investire
è altrettanto evidente,
La posizione di Ance non è
del tutto isolata. Anche l'ENEA nel convegni degli ultimi mesi ha
lasciato intendere che per continuare la detrazione dovrà essere
modulata differentemente.
CAMBIARE
PER CONTINUARE
Il primo obiettivo - ha
speigato Gianpaolo Valentini, a capo del gruppo efficienza energetica
dell'ENEA, è quello di eliminare alcune criticità.
Infissi sotto osservazione
Una delle “storture" più evidenti emerse dalle indagini è che
circa il 50% degli interventi si sono indirizzati sulla sostituzioni di
infissi, 275mila in tre anni, per un costo medio di 7000
euro, che hanno prodotto un investimento complessivo di circa 2 mld di
euro a fronte di un risparmio energetico medio per tipologia
dʼintervento di 2, 56 MWh.
Esattamente pari
a un decimo del risparmio ottenuto attraverso la coibentazione di tetti
e solai
(20,56 MWh), eseguite nel 3-4% dei casi, e 1/5
della sostituzione dellʼimpianto termico (11,97 MWh). “Visto il grande
successo ottenuto dalla sostituzione di infissi (circa il 48% di tutti
gli interventi), indice di un mercato maturo, occorrerebbe forse pensare
qui ad una rimodulazione dell’agevolazione - ha commentato Valentini a
proposito di questi risultati-. La direzione sembra essere quella di
privilegiare, sempre che permanga la detrazione sugli infissi, gli
interventi che consentano di conseguire una
sensibile
riduzione di energia primaria piuttosto che il rispetto di un paramentro
di trasmittanza"
abbastanza agevole da conseguire, che
ha messo sullo stesso piano produttori che fanno dell’efficienza il
proprio atout di vendita con altri che si sono limitati solamente ad
aggiornare le produzioni.
Iter
burocratico leggero
Secondo l'ENEA i requisiti tecnici richiesti agli interventi per
usufruire delle detrazioni comportano spese alcune volte ritenute dagli
utenti “eccessive” a sostenersi; il limitato periodo della detrazione,
per alcune opere (soprattutto ai sensi del comma 344), che comportano
investimenti importanti, con difficoltà consente di rientrare in 5 anni
della spesa sostenuta per incapienza reddituale; le procedure, in
termini di documentazione necessaria, vengono ritenute ancora troppo
laboriose; le agevolazioni non sono accessibili alle imprese per
immobili di loro proprietà ma che non sono “strumentali” all’esercizio
delle attività. Compatibilmente con le esigenze del Ministero delle
Finanze, si potrebbe pensare a riportare il periodo della detrazione a
scelta dall’utente (da 3 a 10 anni), soprattutto nel caso di opere di
notevole entità (di solito ai sensi del comma 344).
Caratterizzazione degli interventi nel triennio 2007-2009.
Fonte: energoclub.it
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23
settembre 2010 - Altro che risparmio: bisogna consumare più energia.
Per Franco Battaglia il
risparmio energetico è inutile e dannoso, perché riduce il nostro
benessere
Il
risparmio energetico è inutile, dannoso e catastrofico: parola di
Franco
Battaglia
(nella foto), docente di Chimica ambientale
all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ed editorialista
del Giornale, noto per le sue battaglie contro il fotovoltaico e le
rinnovabili in generale.
Battaglia illustra la sua
opinione partendo dalla definizione della parola “risparmio”:
risparmiare non significa “non sprecare” e neppure servirsi di un bene
in modo più efficiente.
L'efficienza,
infatti, non comporta un risparmio ma al contrario un maggior consumo di
un bene: “dopo aver prodotto frigoriferi più efficienti,
ci siamo dotati di congelatori”, osserva Battaglia. Proprio perché
l’efficienza energetica dei Paesi industrializzati sta migliorando al
ritmo dell’1.7% l’anno, i consumi d’energia degli stessi crescono al
ritmo del 2.2%.
Risparmiare vuol dire ridurre il benessere
Ma allora cosa significa
“risparmiare”? Secondo il professore, “ evitare
di usare un bene ove si desidererebbe altrimenti: non
riscaldarsi quando si desidera stare più al caldo, né rinfrescarsi
quando si desidera stare più al fresco e andare a piedi quando si
desidera andare in auto”. Quindi, per Battaglia risparmiare energia vuol
dire ridurre il nostro benessere ed essere più poveri.
Consumare più energia con il carbone e il nucleare
Risparmiare un bene finito,
d'altronde, non ha alcun senso. Le fonti fossili sono infatti destinate
ad esaurirsi e risparmiarne un 10% sposterebbe solo di 10 anni in avanti
il momento in cui le generazioni future resteranno a secco di petrolio.
Pertanto, conclude Battaglia, “sarebbe auspicabile che i consumi di
energia aumentino”: per mantenere il benessere di chi sta bene e per
aumentare quello di chi sta male i primi dovrebbero conservare gli
stessi livelli di consumo di energia e i secondi dovrebbero aumentarli.
Ciò è possibile
solo se l'energia costa di meno ed è disponibile
in modo più abbondante, e cioè attraverso il carbone e il nucleare.
Fonte: casaeclima.it
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23
settembre 2010 -
Rinnovabili, al via indagine conoscitiva al Senato.
La Commissione Industria
esaminerà la strategia energetica nazionale e le problematiche legate
allo sviluppo delle rinnovabili in Italia
Nel corso della seduta del
21 settembre scorso della Commissione Industria del Senato, è stata
approvata la proposta avanzata dai senatori del PD Tomaselli, Bubbico e
Garraffa per una Indagine conoscitiva sulla strategia energetica
nazionale, con particolare riferimento allo sviluppo delle energie
rinnovabili in Italia.
Nel corso dei lavori della
Commissione, più volte nelle ultime settimane, il gruppo del PD – si
legge in un comunicato - aveva sottolineato l'opportunità di focalizzare
l'attenzione dell’organo parlamentare sulle
problematiche
legate allo sviluppo di impianti di produzione di energia elettrica da
fonti rinnovabili, con particolare riguardo al Mezzogiorno,
e di approfondire nel contempo le
ragioni
dell’aumento di fenomeni speculativi, a volte legati
alla stessa eterogeneità delle procedure autorizzative individuate dalle
diverse regioni italiane.
Varato il
Conto Energia 2011 e le Linee Guida per le rinnovabili
Il tema, di particolare attualità, si intreccia, a sua volta, con una
serie di recenti novità normative emanate nelle ultime settimane. Tra
queste, l'introduzione del nuovo sistema di incentivi per le rinnovabili
attraverso il cosiddetto “conto energia”e l'emanazione, da parte del
Governo, delle Linee guida sulle fonti rinnovabili pubblicate lo scorso
18 settembre e che le Regioni dovranno recepire entro novanta giorni.
“Siamo particolarmente
soddisfatti – ha commentato il senatore Tomaselli - che la Commissione
abbia accolto la nostra proposta di una Indagine conoscitiva che possa
evidenziare un quadro d’insieme dello sviluppo dell'energia da fonti
rinnovabili nel Paese che, ovviamente, non potrà essere disgiunto
dall'approfondimento della stessa strategia energetica nazionale che il
Governo si è impegnato a presentare al Parlamento. Il significativo
incremento di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che
nel Paese si è avviato - nell'ottica di raggiungere gli obiettivi
concordati in sede europea con l'adozione del pacchetto “20-20-20” -
dovrà essere accompagnato da una significativa riduzione del ricorso ai
combustibili fossili, nell'ambito di un equilibrato mix energetico e
promuovendo una maggiore efficienza energetica”.
Focus
sulla Puglia
“Un'attenzione particolare, nell'ambito dell'Indagine – spiega Tomaselli
- sarà dedicata alla
Puglia,
regione oramai leader nello sviluppo delle rinnovabili, in cui, però, si
stanno evidenziando problematiche complesse sia in relazione alla
normativa finora adottata che in ordine al tema della sostenibilità
ambientale di una così larga diffusione di impianti da rinnovabili.
Fonte: energymanager.net
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23
settembre 2010 -
La nebbia dei veleni sopra Taranto
e il governo vara il decreto salva Ilva. Liberalizzate le emissioni di benzoapirene con un decreto legge del
governo Berlusconi pubblicato il 13 agosto. Ecco come appare il cielo di
Taranto, avvolto in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici
dell´Ilva
di GIULIANO FOSCHINI
L'Ilva vista dal lungomare di Taranto con il
cielo oscurato da una nube di veleni
Il 13 agosto del 2010 in
Italia c´era qualcuno che lavorava. Era il governo Berlusconi e, quella
mattina, ha partorito un decreto legge «per inquinare meglio e di più»,
denunciano le associazioni ambientaliste. A partire da Taranto dove, se
mai ce ne fosse bisogno, le fotografie scattate negli ultimi giorni
raccontano di una città sempre più avvolta in una nebbia fitta e
pericolosa di fumi tossici dell´Ilva.
Il 13 agosto del 2010 in Italia c´era qualcuno che lavorava. Era il
governo Berlusconi e, quella mattina, ha partorito un decreto legge «per
inquinare meglio e di più», denunciano le associazioni ambientaliste. A
partire da Taranto dove, se mai ce ne fosse bisogno, le fotografie
scattate negli ultimi giorni raccontano di una città sempre più avvolta
in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva. La pietra
dell´ultimo scandalo è appunto questo decreto legge con il quale si
sospende una vecchia legge, valida dal primo gennaio del 1999, che
poneva il limite di un nanogrammo al metrocubo di emissioni di
benzoapirene. Fino al 31 dicembre del 2012, dice il decreto legge
pubblicato il 15 settembre, nelle città superiori ai 150mila abitanti
invece non ci sarà più alcun limite. Libertà assoluta di inquinare.
«Una vergogna» ha tuonato il parlamentare dell´Italia dei valori
Pierfelice Zazzera che ha già presentato un´interrogazione parlamentare.
Secondo Zazzera, infatti, la legge di Ferragosto altro non è che un
decreto «salva Ilva». «Una sanatoria - spiega il deputato - per aiutare
Riva e l´Ilva sotto indagine dalla procura di Taranto proprio per
disastro ambientale legato allo sforamento dei limiti di benzoapirene».
Una tesi questa, però, che l´azienda rifiuta categoricamente: «Quello -
dicono - era un obiettivo di qualità e non di legge ma comunque da anni
le nostre tecnologie ci permettono di essere tranquillamente sotto quel
limite».
In realtà sul benzoapirene proprio nelle ultime settimane si era
scatenata una guerra con le associazioni ambientaliste nella quale era
intervenuta anche la Regione con l´assessore all´Ambiente, Lorenzo
Nicastro, che aveva convocato tavoli tecnici con l´Arpa e chiesto il
rispetto delle regole. «Così si annulla tutto - dice però Alessandro
Marescotti di Peacelink - Quel decreto ha evitato all´Ilva l´adozione di
misure di contenimento delle emissioni cancerogene degli idrocarburi
policiclici aromatici, una famiglia di componenti fra cui ci sono dei
cancerogeni, come il benzoapirene che è un killer spietato. Grazie a
questa legge non rischieranno più quello che invece sembrava invece
inevitabile, e cioè il blocco della cokeria, la parte più pericolosa di
tutto l´impianto». Proprio Peacelink un anno fa aveva fatto uno studio
comparativo sul benzoapirene sostenendo che la quantità di veleno
emanata è equivalente a fumare mille sigarette all´anno, bambini
compresi. «Non è un caso - conclude Marescotti - perché non può esserlo
che il Governo abbi avviato l´iter del decreto salva-Ilva il 13 maggio,
cioè quando l´Arpa, noi e la Regione avevamo cominciato a denunciare con
forza il problema del benzoapirene a Taranto». Fonte:repubblica.it
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23
settembre 2010 -
Scorie nucleari, individuati i 52 siti possibili.
Annunciata un'azione congiunta Italia-Francia per
far inserire dalla UE il nucleare tra le fonti rinnovabili
Questa mattina i cittadini
italiani si sono svegliati con una diversa attenzione sulla questione
nucleare. Un articolo del Corriere della Sera, basato su alcune
indiscrezioni, annuncia che la Sogin, società controllata dal Tesoro per
la gestione degli impianti nucleari, dopo un anno di lavori, ha
individuato i futuri depositi radioattivi. Le zone più coinvolte, sparse
su tutto il territorio italiano, sono quelle della Maremma, del
Viterbese, del Piacentino e del Monferrato. A queste si aggiungono le
colline emiliane e l'area di confine tra Puglia e Basilicata:
52 siti di circa 300 ettari potenzialmente idonei.
Criteri
per i siti di stoccaggio
Che si sia vicini ad un primo risultato lo confermerebbero anche le
parole del direttore per lo sviluppo sostenibile del Ministero
dell'Ambiente, Corrado Clini, che, intervenendo a un seminario
organizzato dall'ambasciata francese e dallo stesso Ministero, ha
esposto i
parametri per
individuare i siti di stoccaggio: "Bisogna affrontare le
criticità rappresentate dalla forte antropizzazione del nostro Paese, la
sua fragilità idrogeologica e sismica, la disponibilità variabile
dell’acqua, le caratteristiche dei corpi idrici ricettori degli scarichi
termici. Insomma la ricetta non è unica: la tipologia degli impianti
deve essere commisurata alle caratteristiche delle aree interessate
dagli insediamenti”.
Incentivi
La scelta del deposito, che dovrà essere in grado di accogliere, oltre
alle scorie, anche il parco tecnologico e il centro ricerche, che a loro
volta ospiteranno circa 1000 ricercatori, non sarà imposta. Benché la
nascente Agenzia per la sicurezza nucleare sulla scelta del sito avrà un
peso molto importante, anche le Regioni dovranno infatti essere
d'accordo. Per questo motivo sarà creata una sorta di asta:
la comunità che
accetterà i depositi radioattivi sarà compensata con forti incentivi
economici.
34
provvedimenti ancora da adottare
Tutto è dunque "quasi" pronto. La prima pietra per il nucleare dovrebbe
essere deposta nel 2013, ma, vista la mancanza di un'autorità in
materia, il
ritardo di un
anno sulla tabella di marcia è praticamente assicurato.
Lo conferma anche il direttore Corrado Clini: "Il timing non è stato
rispettato perché finora si è costruita un’impalcatura senza
strumentazioni. Ci sono 34 provvedimenti da adottare e questa cifra dà
l’idea che sono molte le problematiche che vanno messe in ordine.
Occorre
concentrarsi sui nodi strategici per lo start up che sono la creazione
dell’Agenzia di sicurezza nucleare, la strategia
nucleare (rispetto al piano energetico nazionale), i parametri per
individuare le aree".
Nucleare:
fonte rinnovabile
Questa però non è l'unica criticità rilevata da Clini, il quale annuncia
un'azione verso la UE per una migliore considerazione dell'energia
nucleare: “Il parteneariato (in materia nucleare) stretto con la Francia
può avere come obiettivo non solo lo sviluppo delle tecnologie, ma anche
quello di
fare inserire a
livello europeo il nucleare tra le fonti pulite".
Piemonte:
una scelta insensata
Sulla questione "scelta del sito" si sono espressi anche gli Onorevoli
piemontesi Luigi Bobba, Massimo Fiorio e Mario Lovelli del Partito
Democratico, i quali ritengono un'assurdità
definire il Monferrato e la zona appenninica delle Bormide luoghi idonei
ad ospitare il nucleare.
Le ragioni che sostengono
questa tesi sono semplici: "Se Sogin ha escluso le zone ad alta densità
abitativa e a rischio sismico, allora non ha senso prendere in
considerazione il Monferrato (zona sismica, fortemente antropizzata e
sede di un importante acquedotto) né tanto meno le Bormide, che sono
area montana che hanno conosciuto una complessa opera di bonifica da
poco conclusa. Ricordiamo, inoltre, che è in via di conclusione l’iter
per il riconoscimento del Monferrato insieme ai territori di Langhe e
Roero a patrimonio dell’Unesco".
Ciò che i tre esponenti del
Pd piemontese auspicano è "che la mappatura dei luoghi idonei ad
ospitare il deposito nazionale sia realizzata secondo
criteri davvero ragionevoli".
Fonte: energymanager.net
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21
settembre 2010 -
Prima bozza del decreto energia tedesco.
Focus sulle rinnovabili mentre le riqualificazioni
energetiche dovranno raddoppiare il loro tasso annuo
La
bozza del decreto per l'energia sviluppata dai ministeri tedeschi per
l'economia e per l'ambiente, prevede anche delle linee guida per
l'approvvigionamento energetico sostenibile, affidabile e a prezzi
accessibili, con un focus particolare sulle energie rinnovabili. L'idea
è di avere un lungo periodo, fino al 2050, per raggiungere gli obiettivi
preposti, tra cui quello di ridurre il fabbisogno energetico per il
riscaldamento degli edifici.
Più
riqualificazioni
Per farlo è necessario un raddoppio del tasso annuo di riqualificazioni
edilizie, dall'1% al 2%. Entro il 2020, infatti, il fabbisogno
energetico per il riscaldamento dovrà essere ridotto del 20%, ed entro
il 2050 dell'80%. Inoltre, il rapporto di fornitura di energia
rinnovabile dovrà aumentare in modo significativo.
Maggiori
incentivi
In particolare il decreto prevede aiuti governativi ai proprietari che
soddisfino determinati requisiti durante le riqualificazioni. Il
programma di incentivazione percepirà fondi supplementari pari a 200
milioni di euro l'anno e un programma comunitario di sostegno per
l'efficienza energetica nelle riqualificazioni urbane sarà avviato da
parte della banca statale KfW. FONTE: Energymanager.net
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21
settembre 2010 -
Secondo contatore dedicato alla pompa di calore: novità / autore Marco Saccone
Il 19 Aprile 2010
l’ AEEG, l’agenzia delle tariffe energia elettrica e gas ha
deliberato cio’ che era nell’aria da tempo: è stato abolito il limite a
3,3 Kw per l’installazione di un secondo contatore dedicato alla pompa
di calore.(secondo
contatore testo di legge in pdf).
Come tutti sappiamo la
politica energetica italiana è palesemente orientata al gas. Le tariffe
elettriche sono state costruite di conseguenza: più è alto il consumo di
energia elettrica, maggiore è il costo del KW/h. Così il legislatore ha
pensato di disincentivare il consumo di energia elettrica, obiettivo
condivisibile, se non fosse che ha finito per disincentivare l’utilizzo
di tutti gli elettrodomestici, inclusi quelli estremamente efficienti e
a zero emissioni come le pompe di calore.
Questa politica è miope per
almeno tre ragioni.
Primo, non considera che
l’incremento di efficienza dei motori elettrici di qualunque genere è
molto maggiore rispetto ai normali motori a combustione; secondo, non
considera che l’energia elettrica è producibile da fonti rinnovabili e
non è una risorsa fossile in esaurimento. Terzo, non considera che
l’evoluzione della rete della distribuzione dell’energia elettrica è
molto più promettente rispetto a quella del gas che è ha vincoli fisici
di trasporto. (Basti vedere cosa succede con le smart grid negli Stati
Uniti).
Il secondo contatore è stato
intordotto perchè aiutasse lo sviluppo delle pompe di calore. Chiunque
installasse una pompa di calore in casa poteva far richiesta per avere
un secondo contatore dedicato che, piombato sulla pompa di calore,
funzionasse con una tariffa agevolata e flat, bloccata, intorno ai 0,185
e/kwh. Il vincolo risiedeva nella potenza disponibile dell’utenza. Se
superiore ai 3,3 KW, non era possibile richiedere e installare un
secondo contatore dedicato alle pompe di calore.
Da oggi, con l’AEEG ha
modificato l’articolo della disposizione precedente rendendo possibile
l’installazione del secondo contatore dedicato anche per le utenze la
cui potenza installata sia superiore ai 3,3 KW possono richiedere il
secondo contatore.
Timidi passi verso una
politica energetica orientata allo sviluppo delle rinnovabili, verso il
raggiungimento degli obbiettivi di contenimento di emissioni di CO2,
verso l’obbiettivo 20-20-20 definito a livello di Unione Europea.
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21
settembre 2010 -
Scenario 2016: 2,4 GW per il fotovoltaico integrato.
Entro i prossimi 6 anni, uno studio prevede per il
BIPV ricavi fino a 4 mld di dollari
Relegati finora entro una
nicchia di mercato ristretta a causa sia dell'elevato costo dei moduli
che della poca esteticità, il film sottile sembrerebbe pronto a
prendersi una rivincita sul mercato. La previsione è dell'istituto di
analisi Pike Research, secondo cui la crescita di questo
mercato sarà più
di 10 volte entro il 2016, portandosi a circa 2,4 GW a livello mondiale.
4 mld di
dollari entro il 2016
Anche se più difficile da prevedere la Pike affronta anche la questione
dei ricavi annuali del mercato all’ingrosso, stimati in questo caso
intorno ai
4 miliardi di
dollari sempre entro il 2016.
Alla base del rinnovato
trend di crescita, spiega l’analista Dave Cavanaugh, c’è la rapida
diminuzione del costo per watt istallato. “Inoltre, le istallazioni
stanno diventando molto più semplici con l’entrata sul mercato di
nuovi
moduli ad alta efficienza in CIGS. Allo stesso tempo,
stanno migliorando le qualità estetiche con l’introduzione ad esempio di
tegole fotovoltaiche in grado di fondersi perfettamente con le coperture
degli edifici”.
Condizioni di mercato favorevoli
Effettivamente nel 2009 il calo dei prezzi per i moduli fotovoltaici ha
portato alla riduzione del costo totale di un sistema BIPV. Inoltre, la
crescente standardizzazione dei tetti solari e dei pannelli fotovoltaici
ridurrà ancora di più il costo del sistema. Le cause del calo dei costi
per i moduli fotovoltaici è in parte dovuto al
crollo dei prezzi
del silicio. Il prezzo del polisilicio ammonta a circa
70 $/kg,
un quinto del prezzo in vigore all'inizio del 2008, e un
ulteriore dimezzamento è possibile a medio termine. A titolo di
confronto: nel 1995 un kg di silicio costava 800 $ e il prezzo di una
cella da 1W era vicino ai 300 $.
Esempio
svizzero
A causa della forte erosione dei prezzi, la
banca svizzera Sarasin ha previsto per il 2010 una
crescita del 40% per il mercato fotovoltaico a livello mondiale.
Per il BIPV, Francia e Italia sono mercati interessanti, in particolare
a causa del
persistere di un
alto Conto Energia e un bonus per l’integrazione nell’edificio.
I banchieri svizzeri consigliano alle imprese di non sviluppare
ulteriormente le loro capacità, ma piuttosto di adeguare i costi in
linea con il calo dei prezzi e di rafforzare le attività di vendita. FONTE: energymanager.net
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21
settembre 2010 -
ENEA: esperimento a Frascati conferma fattibilità reattore a Fusione
Nucleare. Funzionerà forse tra 40 anni, ma oggi è stata
confermata la validità progettuale del reattore europeo ITER
L'Enea annuncia che nei
Laboratori dell'ENEA di Frascati è stato
completato un esperimento sulla fusione nucleare commissionato dai
progettisti della macchina ITER che sarà il più grande
prototipo per la fusione nucleare. L'esperimento ha consentito di
confermare la validità del progetto. Quando in ITER verranno prodotti
500 MW di fusione, i neutroni generati depositeranno l'80% di tale
potenza nei componenti che circondano la camera di reazione che devono,
pertanto, essere progettati in modo tale da proteggere completamente i
superconduttori mantenuti a temperatura vicina allo zero assoluto.
La
nascita di ITER
Il progetto internazionale
ITER
(International Thermonuclear Experimental Reactor) rappresenta il
prossimo passo nello sviluppo dell'energia di fusione. ITER sarà il
primo impianto a fusione di dimensioni paragonabili a quelle di di una
centrale elettrica convenzionale, ed ha il compito di dimostrare la
fattibilità scientifica e tecnologica della fusione come fonte di
energia. Il progetto dettagliato di ITER è stato messo a punto negli
ultimi anni sulla base di un'intensa attività di Ricerca e Sviluppo
condotta in numerosi centri di ricerca, università e industrie di tutto
il mondo a cui hanno partecipato centinaia di ricercatori e tecnici.
Unione Europea, Giappone, Federazione Russa, Stati Uniti, Cina, Corea
del Sud e India hanno siglato ufficialmente l'accordo per la
realizzazione di ITER il 28 giugno 2005 a Mosca.
La costruzione è cominciata nel 2007 nel sito europeo di Cadarache nel
sud della Francia.
Si inizia
negli anni '90
L'Italia partecipa al progetto di fusione con il "Tokamak di Frascati.
Qui sono stati condotti numerosi esperimenti su prototipi di componenti
che costituiscono oggi il data base sperimentale per la procedura
autorizzativa alla realizzazione di ITER.
Il Generatore di Neutroni di
Frascati è una camera toroidaile dalla larghezza di 90 cm all'interno
della quale viene 'sparato' il plasma. Si va avanti dai primi anni
novanta, tutte le settimane. Al plasma vengono aggiunti pochi
milligrammi di deuterio. Con sistemi di sconfinamento magnetico viene
mantenuto a distanza costante dalle pareti del cilindro. L'intera
apparecchiatura e' raffreddata con sistemi ad azoto liquido.
A ogni sessione sperimentale il plasma gira per due secondi. A ogni
sparo si registrano i paramenti per indagare soprattutto le interazioni
con i componenti. Lo scopo della fusione sta nel portare il plasma,
composto di deuterio e trizio, entrambi isotopi dell'idrogeno, a
temperature solari di 100 milioni di gradi. Fondendosi, i neutroni
generano particelle di elio e si produce energia che, attraverso il
differenziale di massa nel mantello viene trasformata in calore.
La conferma delle ipotesi progettuali
Ma con oggi si è registrata una tappa importante per il percorso
dell'umanità nella fusione nucleare."Un prototipo del sistema (oltre un
metro di spessore) - spiega Enea in una nota - che comprende il
mantello, il vessel e i magneti superconduttori è stato realizzato e
irraggiato con il Generatore di Neutroni del Centro ENEA di Frascati.
Il debolissimo riscaldamento di origine nucleare risultante nei
materiali superconduttori è stato misurato mediante dosimetri ad alta
sensibilità, opportunamente calibrati, e confrontato con le previsioni
ottenute con calcoli numerici.
Grazie alla
accuratezza delle misure e dei calcoli è stato possibile confermare che
i calcoli di progetto forniscono risultati corretti entro un'incertezza
totale inferiore al 10%".
Non solo esperimenti
Ma L'Enea parteciperà
attivamente alla costruzione del reattore ITER. Si è appena aggiudicata
una commessa insieme alla
CRIOTEC Impianti
Srl, esperta nella realizzazione di componenti operanti
alle bassissime temperature, e la
TRATOS Cavi S.p.a, leader a livello
internazionale nella produzione di cavi elettrici, elettronici e a fibre
ottiche, di tipo Cable-In-Conduit (CIC) da utilizzarsi per la
costruzione dei magneti per il reattore internazionale ITER e per quello
giapponese JT-60SA.
La commessa, che avrà la durata di 5 anni per un valore pari a circa 49
milioni di Euro, verrà gestita da un costituendo consorzio denominato
ICAS (Italian Consortium for Applied Superconductivity), che sarà
coordinato dall'ENEA. Fonte: enea.it
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21
settembre 2010 -
Da ENEA il primo Atlante delle biomasse.
Si tratta di un database
online che contiene la produzione potenziale di biomasse e biogas e la
loro distribuzione sul territorio italiano
Sapere che al Nord si
produce più paglia di mais rispetto al Sud o che in Calabria c’è molta
più potatura di olivo della Puglia è un’informazione utile per chi
decide di investire nello sviluppo di filiere energetiche locali.
Finora le informazioni sulle
quantità di biomasse producibili in Italia erano frammentarie: una
lacuna ora risolta grazie a un progetto realizzato dall’ENEA,
sulla base di un accordo con il Ministero dello Sviluppo Economico, che
ha richiesto da parte dell’Agenzia un grosso impegno nella raccolta e
nell’elaborazione dei dati.
Banca
dati online
Si tratta dell’Atlante delle Biomasse, una banca dati online (www.atlantebiomasse.enea.it),
che contiene la produzione potenziale di biomasse e biogas e la loro
distribuzione sul territorio nazionale. L’Atlante è suddiviso in
sette categorie
che comprendono le biomasse agricole e forestali, come legname, paglia e
gusci di frutta, le colture energetiche e i biogas da allevamento suino
e bovino, da scarti di macellazione e da rifiuti urbani.
Utilizzato un software GIS
Oltre a visualizzare i dati sulla produzione di biomasse, l’utente può
produrre con pochi click la mappa del territorio d’interesse. Il
database infatti utilizza un
software GIS,
ossia un sistema informativo territoriale, e permette di
incrociare i dati sulla produzione con quelli sul territorio. Per
utilizzare l’Atlante l’utente non deve installare nessun programma,
basta avere un comune software di navigazione in internet.
Telerilevamenti satellitari
I dati sulla disponibilità della biomassa forestale sono stati ricavati
da telerilevamenti satellitari, come pure l’uso del suolo e gli elementi
cartografici e infrastrutturali. L’Atlante contiene tutti gli elementi
della moderna cartografia elettronica, come vie di comunicazione, aree
protette, zone urbane, immagini satellitari. I geodatabase delle
biomasse sono scaricabili come tabelle Excel, ma anche messi a
disposizione in modalità WMS (web map server) per essere utilizzati in
formato geografico da utenti professionali. Fonte: enea.it
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20
settembre 2010 -
In Gazzetta le Linee Guida per le rinnovabili. Rispunta la DIA.
Criteri nazionali unitari per i nuovi impianti,
comunicazione d'inizio attività per impianti in edilizia libera. DIA o
SCIA per i piccoli impianti?
Dopo oltre due mesi
dall'approvazione in Conferenza Unificata fanno la loro apparizione
sulla Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre le Linee guida per
l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.
Avranno 90 giorni le Regioni
per adeguarsi alle
Linee Guida
amministrative. Si tratta del tanto atteso
provvedimento, predisposto dal
Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero
dell'Ambiente e con il Ministro per i Beni e le Attività Culturali,
che giovedì 8 luglio è stato approvato dalla Conferenza
Stato-Regioni-Enti Locali insieme al
terzo Conto
energia fotovoltaico.
Le Linee Guida nazionali
riguardano l' Autorizzazione
Unica per la realizzazione di impianti di produzione di
energia da fonti rinnovabili. L'obiettivo è definire
modalità e
criteri unitari sul territorio nazionale per assicurare
uno sviluppo ordinato delle infrastrutture energetiche. A fine giugno
Piemonte
e Umbria
hanno anticipato alcune indicazioni delle linee
Guida sottraendo ai nuovi impianti fotovoltaici fette di territorio
considerato di pregio. Ma le due Regioni avevano giocato "d'azzardo"
perché mancava ancora una normativa nazionale a cui adeguarsi.
Tutela
dei professionisti e dei cittadini
"Con le Linee Guida approvate dalla Conferenza Unificata vengono
fornite regole
certe
che favoriscono gli investimenti e consentono di
coniugare le esigenze di crescita e il rispetto dell'ambiente e del
paesaggio" afferma il sottosegretario allo Sviluppo Stefano Saglia, ma
soprattutto consentono a tecnici e professionisti di avere un
indicazione
chiara delle tipologie d'impianto, fonte per fonte, che possono accedere
a DIA e ad attività di edilizia libera.
Si tratta, come
chiarisce una nota del ministero dello Sviluppo di regole per
la trasparenza amministrativa
dell'iter di autorizzazione, individuando i contenuti delle istanze, le
modalità di avvio e svolgimento del
procedimento
unico di autorizzazione.
Tutela
del territorio
Le linee guida avranno l'ulteriore funzione di determinare i criteri e
le modalità di
inserimento degli
impianti nel paesaggio e sul territorio, con particolare
riguardo agli impianti eolici (per cui è stato sviluppato un allegato ad
hoc). Nelle intenzioni delle regioni e del Governo occorre puntare verso
un giusto mix tra
esigenze di sviluppo del settore e tutela del
territorio:
eventuali aree
non idonee all'installazione
degli impianti da fonti
rinnovabili possono essere individuate dalle Regioni esclusivamente
nell'ambito dei provvedimenti con cui esse fissano gli strumenti e le
modalità per il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di
sviluppo delle fonti rinnovabili. In sostanza, le regioni non
potranno acriticamente sottrarre aree di territorio agli impianti per le
fonti di energia rinnovabile in assenza di un quadro d'interventi atti a
conseguire gli obiettivi imposti dalla UE e dal
Piano nazionale sulle rinnovabili.
Autorizzazione e comunicazione uniche
Vi sarà un sistema di
autorizzazione
unica
rilasciata dalle Regioni per la costruzione,
l'esercizio e la modifica degli impianti di produzione di energia
elettrica da fonti rinnovabili di maggiore importanza. Ma anche un
sistema di
comunicazione
unica, da inviare on-line al Comune competente (insieme
alla documentazione) per gli impianti considerati opere di edilizia
libera di maggiore rilevanza; e infine un
terzo sistema facilitato, basato esclusivamente sulla Dia
(ora SCIA), per gli impianti domestici più piccoli.
Via per
gli impianti sopra 1 MW
Assicurare uno sviluppo ordinato delle infrastrutture energetiche,
definendo modalità e criteri unitari su tutto il territorio nazionale: è
questo l'obiettivo delle Linee Guida predisposte dal ministero dello
Sviluppo economico di concerto con i ministeri dell'Ambiente e per i
Beni e le Attività culturali. Entrando nello specifico, è prevista la
verifica di assoggettabilità alla
Valutazione
d'impatto ambientale (Via) per gli impianti da fonti
rinnovabili di potenza nominale complessiva
superiore a 1 MW.
Dia per i
piccoli impianti
Secondo Nella legge vine indicato che sarà sufficiente la
denuncia di
inizio attività (Dia ora SCIA) per la realizzazione di
impianti fotovoltaici sugli edifici, con superficie dei pannelli non
superiore a quella del tetto. Basterà la Dia /SCIA anche per i mini
impianti con capacità di generazione inferiore a 20 kW e per gli
impianti elettrici di cogenerazione a biomasse, con capacità massima
inferiore a 1000 kWe (piccola cogenerazione) e a 3.000 kWt. La sola
Dia/SCIA è prevista anche per gli impianti a biomasse, aventi capacità
di generazione al di sotto dei 200 kW, e per gli impianti eolici con
capacità inferiore a 60 kW e le torri anemometriche per la misurazione
temporanea del vento, con fase di rilevazione superiore ai tre anni.
Sarà infine sufficiente la denuncia di inizio attività per gli impianti
idroelettrici e geotermoelettrici, con capacità di generazione inferiore
a 100 kW.
DIA O
SCIA??
Il testo licenziato dalla Conferenza Unificata non ha tenuto però conto
degli aggiornamenti normativi introdotti con la manovra finanziaria
(legge 122 art. 49). La Segnalazione Certificata d'inizio attività
sostituisce la DIA (Denuncia d'inizio attività) ma la Scia non è
perfettamente sovrapponibile alla DIA. Come una recente nota
interpretativa di Calderoli ha indicato la SCIA
riguarda tutti
gli interventi finora soggetti alla “dichiarazione di inizio attività”
(Dia), anche nel caso dell'edilizia, e cioè
manutenzione
straordinaria su parti strutturali,
restauro,
ristrutturazione edilizia “leggera”. La Scia
non si applica
invece agli interventi più rilevanti – soggetti al
permesso di costruire e alla Super-Dia – e cioè ristrutturazioni
“pesanti”, ampliamenti e nuove costruzioni e presumibilmente nuovi
impianti. Dunque, la nota chiarisce che l'ambito di applicazione del
nuovo istituto è quello della Dia e non può estendersi agli ambiti
propri degli altri titoli abilitativi: avviare nuove costruzioni solo
sulla base della Scia, per esempio, non è possibile.
Vincoli
Nel caso poi di preesistenti vincoli paesaggistici, ambientali e
culturali, vale quanto è già previsto per la Dia, e cioè la
possibilità di
acquisire in via preventiva il parere della Soprintendenza
e poi presentare al comune la segnalazione certificata di inizio
attività. Fonte: rinnovabili.it
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21
settembre 2010 -
IEFE: le rinnovabili attirano più investimenti.
Secondo uno studio, nel 2009
gli investimenti mondiali nell'energia pulita hanno superato quelli
nelle energie tradizionali
Nel
2009, per il secondo anno consecutivo, i nuovi investimenti nel mondo in
energie rinnovabili, pari a
163 miliardi di
dollari, hanno superato quelli nelle energie
tradizionali, portando le rinnovabili a coprire il 25% della generazione
elettrica mondiale.
È quanto emerge da un
rapporto di ricerca realizzato dello IEFE, l’Istituto di economia e
politica dell’energia e dell’ambiente dell’Università Bocconi, in
collaborazione con Ernst & Young. Lo studio ha rilevato che la crescita
record interessa non solo i nuovi investimenti industriali ma anche le
operazioni straordinarie: contando il valore delle acquisizioni, il
valore degli investimenti raggiunge i
223 miliardi di
dollari.
Le politiche dei Governi
In questo contesto i governi
non sono rimasti con le mani in mano: ad oggi sono
più di 100 i Paesi che hanno messo in campo
politiche di promozione e misure di sostegno delle energie rinnovabili.
“Le istituzioni governative, in particolare nei paesi emergenti, giocano
un ruolo importante sviluppando politiche energetiche ed economiche per
attrarre investimenti diretti nel paese e alimentare una vera e propria
‘industria’ delle rinnovabili”, spiega
Andrea Paliani,
partner di Ernst & Young.
L'Europa sarà superata dall'Asia
L'area geografica ancora
maggiormente coinvolta risulta essere l' Europa
con 43,7 miliardi di investimenti nel 2009, ma è
destinata ad essere superata dall'Asia,
che ha raggiunto investimenti pari a 40,8 miliardi grazie alla
fortissima crescita cinese. Il 43% degli investimenti riguarda l’eolico,
il 18% il solare e il 17% i biocarburanti. Il 17,5% della produzione
mondiale di energia da fonti rinnovabili si concentra nei 27 Stati
dell’Unione europea; il primo paese in Ue risulta la Svezia con il 16%,
mentre in Italia viene prodotto il 13% dell'energia da fonti rinnovabili
generata in Europa.
Investimenti all'estero delle imprese italiane
Da un'indagine rivolta alle
imprese italiane che svolgono attività di produzione e vendita di
energia e condotta nei primi quattro mesi del 2010, emerge che
più del 45% del campione ricava dall’estero meno
del 5% del fatturato, mentre
circa il 13%
fattura fuori Italia più del 40%. Dal momento che i
costi delle tecnologie rappresentano tra il 70% e il 90% del costo di
produzione dell’energia, nella scelta di internazionalizzazione risulta
decisiva l’affidabilità della filiera a monte. Tuttavia le imprese
manifatturiere (tecnologie e componenti) italiane investono ancora poco
all’estero.
Secondo la ricerca a
preoccupare non è tanto il ritardo con cui l’industria italiana ha
intrapreso il processo di internazionalizzazione, quanto la sua
concentrazione geografica nelle aree più vicine. Il
33% degli
investimenti riguarda l’Unione europea, il
22% i Balcani,
mentre solo una quota minoritaria degli investimenti è rivolta alle aree
a più alta attrattività di breve e lungo termine: Asia, Nord e Sud
America, Africa. Fonte: europa.eu
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20
settembre 2010 -
In Gazzetta Ufficiale il Conto Energia 201.
Decreto che taglia gli incentivi per il
fotovoltaico a partire dal 2011 e fino al 2013
Sulla Gazzetta Ufficiale n.
197 del 24 agosto 2010 è stato pubblicato il decreto interministeriale
(Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente) 6 agosto
2010, recante “Incentivazione della produzione di energia elettrica
mediante conversione fotovoltaica della fonte solare”.
Il decreto definisce il
terzo Conto Energia (2011-2013) che entrerà in vigore alla scadenza (il
31 dicembre 2010) dell'attuale sistema incentivante per il fotovoltaico.
Entro 60 giorni da oggi 25 agosto 2010, data di entrata in vigore del
decreto, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas dovrà definire, con
uno o più provvedimenti, le modalità, i tempi e le condizioni per
l'erogazione delle nuove tariffe e la loro copertura finanziaria con la
componente A3 della bolletta elettrica.
Tagli
agli incentivi
Per gli impianti che entreranno in funzione a partire dal 2011, è
previsto un taglio degli incentivi che arriverà al
18%
alla fine del prossimo anno. Per gli impianti che entreranno in
esercizio nel 2012 e nel 2013 è stabilita un'ulteriore riduzione delle
tariffe del
6%
all'anno, mentre per gli anni successivi si provvederà con un nuovo
decreto. La riduzione degli incentivi è comunque più contenuta per i
piccoli impianti e più marcata per quelli con maggiori dimensioni.
Tre
categorie di tariffe
Il decreto prevede una suddivisione in tre categorie delle tariffe che
andranno a decrescere a seconda del periodo di entrata in esercizio
degli impianti: dopo il 31 dicembre 2010 ed entro il 30 aprile 2011;
dopo il 30 aprile 2011 ed entro il 31 agosto 2011; dopo il 31 agosto
2011 ed entro il 31 dicembre 2011. Inoltre, vengono distinte due
tipologie di impianti, quelli realizzati sugli edifici e tutti gli
altri, e individuate sei classi di potenza: da 1 a 3 kW, da 3 a 20 kW,
da 20 a 200 kW, da 200 a 1000 kW, da 1000 a 5000 kW e oltre 5000 kW.
Premi in
tariffa
Gli impianti fotovoltaici realizzati su edifici, operanti in regime di
scambio sul posto, possono beneficiare di un premio aggiuntivo – fino al
30%
di maggiorazione della tariffa – nel caso siano
abbinati ad un
uso efficiente dell’energia. Per gli impianti ubicati in
aree industriali, commerciali, cave o discariche e in comuni sotto i
5.000 abitanti è previsto un incremento della tariffa del
5%,
che sale al
10%
per gli impianti installati in sostituzione di coperture in eternit o
comunque contenenti amianto.
Impianti
integrati innovativi e a concentrazione
Infine, il decreto riconosce un particolare sistema tariffario, con
incentivi più alti, per gli impianti fotovoltaici
ad alta
integrazione architettonica e per quelli che sfruttano
la tecnologia del
solare a
concentrazione.
Fonte: fire.it
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14
settembre 2010 -
Aria inquinata nelle scuole, Italia e Danimarca ultime in Europa.
Secondo uno studio in molte scuole europee l'aria è
inquinata: la ventilazione meccanica risulta molto più efficace di
quella naturale
Nelle
aule scolastiche è necessario provvedere a un'adeguata ventilazione,
come la ventilazione meccanica: nelle scuole europee l'aria risulta
infatti inquinata con una esposizione degli alunni alle PM10 e alla CO2
superiore ai limiti consigliati.
Sono questi i risultati
dello
studio pilota HESE (Effetti dell’ambiente scolastico
sulla salute), al quale ha partecipato l’Ifc-Cnr e che ha monitorato la
qualità dell’aria nelle aule scolastiche e le possibili implicazioni
sulla salute respiratoria degli alunni. Coordinato dal prof. Piersante
Sestini dell’Università di Siena, lo studio è stato condotto su un
campione di scuole situate a Siena e Udine, Aarhus (Danimarca), Reims
(Francia), Oslo (Norvegia) e Uppsala (Svezia) frequentate da più di 600
alunni con età media di 10 anni.
Aria
inquinata in due terzi delle aule
I primi risultati riportati in un articolo dall’European Respiratory
Journal, la più importante rivista europea di settore, di cui è primo
autore Marzia Simoni, collaboratrice dell’Unità di epidemiologia
ambientale polmonare dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio
nazionale delle ricerche (Ifc) di Pisa, indicano che, in due terzi delle
aule, a causa della mancanza di
una adeguata ventilazione, vi è una esposizione di PM10 e CO2 superiore
ai limiti consigliati, con la conseguenza che i bambini
soffrono di problemi respiratori con frequenza maggiore alla media.
Il
monitoraggio
“Sono stati misurati all’interno e all’esterno delle scuole fattori
ambientali quali temperatura, umidità relativa, polveri respirabili,
anidride carbonica, biossido d’azoto, composti organici volatili, ozono,
allergeni, muffe, focalizzandosi sulla concentrazione, nelle aule, di un
inquinante (PM10, polveri respirabili con diametro fino a dieci micron)
e di un indicatore di scarsa qualità dell’aria da affollamento in
ambienti poco ventilati (anidride carbonica)”, spiega
Giovanni Viegi,
direttore dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim)
del Cnr di Palermo. “Inoltre – aggiunge Viegi - sono
state raccolte informazioni su sintomi e malattie respiratorie, in
particolare la presenza, nell’ultimo anno, di sibili, tosse secca
notturna e rinite e pervietà nasale, cioè il grado di apertura delle
narici, insufficiente. Un sottocampione di bambini è stato sottoposto ad
alcuni test clinici (tra cui spirometria, test allergologici cutanei,
rinometria acustica, raccolta di secrezioni nasali, valutazione
dell’irritazione degli occhi”.
Maglia
nera a Danimarca e Italia
La ricercatrice Marzia Simoni spiega che “per la concentrazione di PM10,
la soglia suggerita dall’Epa (Environmental Protection Agency) per
esposizioni a lungo termine, 50 microgrammi (mg) per m3, risulta
superata nel 78% delle aule monitorate. La maglia nera spetta alla
Danimarca
(circa 170 mg/m³), seguita dall’Italia
(circa 150 mg/m³): in questi due Paesi le PM10 risultano spesso
superiori persino allo standard Epa per esposizione a breve termine (150
mg/m3)”. Quanto alla CO2, riferisce la ricercatrice, “il valore standard
suggerito dall’Ashrae (American Society of Heating, Refrigerating and
Air-Conditioning Engineers) per esposizione a lungo termine (mille ppm,
parti per milione) viene superato nel 66% delle aule europee con Italia,
Francia e Danimarca prime a quasi 1900 ppm. Le concentrazioni di PM10 e
CO2 risultano correlate, cioè all’aumentare di un inquinante corrisponde
un aumento dell’altro”.
L'importanza della ventilazione meccanica
Secondo gli studiosi è importante il ruolo di un’adeguata ventilazione
per mantenere una buona qualità dell’aria nelle aule. “Dove
è installato un sistema di ventilazione meccanica (in
tutte le aule svedesi e in parte delle norvegesi),
la concentrazione
di inquinanti risulta sempre sotto i livelli di guardia”,
dice la ricercatrice. “Secondo l’Ashrae, il ricambio d’aria minimo nelle
scuole dovrebbe essere di 8 litri al secondo per persona. In circa il
70% delle aule – avverte Simoni - questo valore non viene raggiunto: nel
100% in Francia, nel 94% in Italia e nell’86% in Danimarca.
Il ricambio è
insufficiente nel 97% delle aule con ventilazione naturale
(apertura delle finestre),
rispetto al 13%
di quelle con ventilazione meccanica”.
L'impatto
sulla salute dei bambini
Le ricadute dell'inquinamento sulla salute degli alunni sono evidenti.
“I circa due bambini su tre esposti a livelli elevati, rispetto agli
altri, riportano sibili e tosse secca notturna con maggior prevalenza di
circa 3,5 volte e rinite in frequenza doppia, anche considerando gli
effetti dell’esposizione a fumo passivo a casa, oltre a una pervietà
nasale significativamente minore”, aggiunge Viegi. “Per la prima volta -
conclude il direttore dell’Istituto di biomedicina e immunologia
molecolare (Ibim) del Cnr di Palermo - lo studio HESE ha permesso un
corretto confronto della situazione ambientale nelle scuole europee,
grazie anche alla standardizzazione delle misurazioni eseguita ad
Uppsala, e sottolinea la necessità, da parte delle autorità di sanità
pubblica, di promuovere la consapevolezza dell’impatto che la qualità
dell’aria può avere sulla salute dei bambini”.
Secondo Viegi “sarebbe
auspicabile effettuare future ricerche in un campione più esteso e in
altri Paesi dell’Unione Europea. All’interno degli edifici anche basse
concentrazioni di inquinanti possono avere effetti dannosi sulla salute
se l’esposizione è prolungata e i bambini sono particolarmente
vulnerabili poiché respirano una quantità di aria superiore, in
proporzione al peso, e i loro meccanismi di difesa sono ancora in fase
di crescita”.
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8
settembre 2010 -
Innovazione ed energia: 500 milioni per le imprese del Sud In arrivo tre bandi del MSE per le aziende di Sicilia, Campania,
Puglia e Calabria
Sbloccati dal Ministero
dello Sviluppo Economico 500 milioni di euro a favore delle imprese del
Mezzogiorno che effettuano investimenti produttivi innovativi, per la
ricerca e le energie rinnovabili.
Ministero dello Sviluppo
Economico - Istituzione di un nuovo regime di aiuto in favore di
investimenti ..
Il Ministro dello Sviluppo Economico ad interim,
Silvio Berlusconi, ha firmato tre decreti destinati alle aziende di
Sicilia, Campania, Puglia e Calabria,
nel quadro dell’intesa programmatica siglata con queste ultime, in
attuazione della programmazione europea. Colmando il vuoto della vecchia
legge n. 488/1992, sono stati emanati tre nuovi bandi a favore di
imprese piccole, medie e grandi.
A seguito dell’avvio dei decreti nei territori
della convergenza, è in corso di valutazione, in sede programmatica, la
richiesta di
Basilicata
e
Sardegna di estendere il regime
nei rispettivi territori grazie all’utilizzo delle risorse liberate
della vecchia programmazione 2000-2006.
I bandi (che attuano il regime di aiuti
introdotto dal
DM 23 luglio 2009
riguardano i settori innovativi produttivi: industrializzazione dei
risultati di ricerca, utilizzo di tecnologie innovative, energie
rinnovabili, efficienza energetica.
Nel dettaglio i tre decreti disciplinano
termini, modalità e procedura per la concessione ed erogazione delle
agevolazioni, previste in contributo a fondo perduto ed un finanziamento
agevolato, in favore di:
1) programmi di investimento finalizzati
all’industrializzazione dei programmi qualificati di
ricerca e
sviluppo sperimentale, per un
importo stanziato di 100 milioni di euro a valere su fondi PON;
2) programmi di investimento finalizzati al
perseguimento di specifici obiettivi di
innovazione,
miglioramento competitivo e tutela ambientale
(attività del settore alimentare, attività di fabbricazione di
apparecchiature elettriche, attività di produzione di biotecnologie) per
un importo stanziato di 100 milioni di euro a valere su fondi PON;
3) programmi di investimento riguardanti la
produzione di beni strumentali funzionali allo sviluppo di
fonti di
energia rinnovabili
e al
risparmio
energetico nell’edilizia, per un
importo stanziato di 300 milioni di euro su fondi POI.
“La pubblicazione dei tre decreti” - ha detto
Gianluca Esposito, Direttore Generale per l’incentivazione delle
Attività Imprenditoriali del Ministero dello Sviluppo Economico -
“rappresenta un traguardo importante per il dicastero che, grazie a un
percorso di rinnovamento degli aiuti alle imprese, ha superato la
vecchia logica degli aiuti a pioggia ed ha introdotto la cultura del
risultato. Questo vuol dire che se le imprese non realizzeranno
l’investimento, nel rispetto di tutti gli standard stabiliti, sin dai
primi stadi di avanzamento, non beneficeranno di alcun aiuto.
L’erogazione di queste risorse, a valere sui programmi europei PON
ricerca e competitività e POI Energie Rinnovabili” - ha aggiunto
Esposito - “consentirà di dare un ulteriore impulso al sistema
produttivo nella direzione del riposizionamento competitivo delle
imprese su scala globale”.
Tutte le informazioni sulla procedura per la
presentazione della domanda saranno reperibili sul sito
www.sviluppoeconomico.gov.it.
I programmi di investimento potranno essere
presentati telematicamente a partire dal novantesimo giorno successivo
alla pubblicazione dei decreti sulla Gazzetta Ufficiale, attesa nei
prossimi giorni.
L’esame delle domande avverrà secondo la
procedura valutativa cosiddetta“a sportello” prevista dall’art. 5 del
Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n.123 e rispetterà l’ordine
cronologico di presentazione delle istanze.
Fonte:
Ministero dello
Sviluppo Economico
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6
settembre 2010 -
Dalla UE 114 milioni agli enti locali per efficienza energetica e
rinnovabili. Un Fondo per riqualificazione energetica delle abitazioni,
produzione di energia da fonti rinnovabili, mobilità urbana
La Commissione
Industria del Parlamento europeo ha approvato, il 2 settembre scorso, lo
stanziamento di 114 milioni di euro per le città, le regioni e gli enti
locali per progetti di efficienza energetica e fonti rinnovabili
Le risorse provengono dai fondi non spesi del
Programma energetico europeo per la ripresa, lanciato nel luglio 2009
per favorire la ripresa economica, che conta su un bilancio di quasi 4
miliardi di euro.
Il risparmio energetico - si legge nella
Relazione - è il mezzo più diretto ed economicamente più efficace che
l’UE ha a disposizione per raggiungere i propri obiettivi strategici,
ovvero la lotta contro i cambiamenti climatici, la sicurezza degli
approvvigionamenti energetici e il conseguimento di uno sviluppo
economico e sociale sostenibile.
Il contributo agli investimenti nelle energie
sostenibili - spiega ancora il documento - risulta più efficace quando
viene concentrato a livello comunale e locale. La ristrutturazione
energetica delle abitazioni, gli impianti decentralizzati per la
produzione di energia da fonti rinnovabili, i piani di mobilità urbana
necessitano di molto lavoro da parte di gente qualificata, il cui
impiego non si presta a delocalizzazione. Si tratta pertanto di attività
fortemente creatrici di posti di lavoro.
Inoltre, a livello locale, le energie
sostenibili partecipano chiaramente allo sviluppo di altre politiche,
quali l’integrazione sociale o il miglioramento della qualità di vita, e
contribuiscono a rendere attrattive le comunità locali agli occhi delle
imprese e dei turisti.
L’UE propone quindi di utilizzare le risorse
disponibili per istituire uno specifico strumento finanziario specifico
volto a sostenere lo sviluppo di progetti redditizi nel settore
dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili e a facilitare il
finanziamento degli investimenti in tale settore, soprattutto in
ambiente urbano. Beneficiarie dello strumento saranno le autorità
pubbliche comunali, locali e regionali e l’iniziativa si avvarrà del
successo del “Patto dei Sindaci”, firmato da oltre 1.600 regioni e città
europee.
Tra i progetti da finanziare rientrano gli
interventi su edifici pubblici e privati, la produzione combinata di
calore ed elettricità e le reti di teleriscaldamento e/o di
teleraffreddamento ad alto rendimento energetico (soprattutto a partire
da fonti di energia rinnovabili), le fonti energetiche rinnovabili
decentrate e integrate nel contesto locale, i trasporti urbani puliti e
le infrastrutture locali, quali reti elettriche e contatori intelligenti
e un’illuminazione stradale efficiente.
L’attuazione dello strumento sarà affidata ad
intermediari finanziari, quali gli IFI (Istituzioni Finanziarie
Internazionali), selezionati sulla base della loro capacità di usare i
fondi nel modo più efficiente ed efficace. Gli intermediari finanziari
dovranno istituire meccanismi di finanziamento che garantiscano un
potente effetto leva tra i fondi dell’UE e il totale degli investimenti
mobilitati, in modo da incrementare significativamente gli investimenti
in tutta l’UE. Fonte: energymanager.net
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6
settembre 2010 -
I costi del nucleare tra previsioni e realtà.
A Cernobbio presentata la possibilità di
risparmiare col nucleare tra i 4,5 e gli 11 mld di euro all'anno.
Dall'Europa però arrivano segnali diversi
Si rinnova il dibattito sul nucleare dopo la presentazione, avvenuta a
Cernobbio il 5 settembre, della ricerca
"Il nucleare per
l'economia, l'ambiente e lo sviluppo", realizzata da The
European House-Ambrosetti per Enel e Edf.
Secondo il rapporto il nucleare garantirebbe al Paese
un risparmio
compreso tra i 4,5 e gli 11 miliardi di euro all'anno,
tagliando gli attuali costi dell'energia del
20-30%.
Insorge, però, il Partito Democratico che ribadisce l'invito a puntare su
efficienza energetica e fonti rinnovabili, portando a sostegno della
loro tesi il fallimento di alcune centrali nucleari già in funzione.
Diminuire la
dipendenza dall'estero
Ciò che emerge dal rapporto è che, ad oggi, l'Italia è
l'unico Paese del
G8 con una produzione elettrica superiore ai 250 TWh l'anno a non
disporre di energia nucleare, tanto che per oltre 7/8
del fabbisogno dipende dall'estero. Tesi sostenuta anche dal capo
economista della Iea (Agenzia internazionale per l'energia),
Fatih Birol,
che, intervenendo all'incontro, sottolinea come il
nucleare permetterebbe al Paese non solo di
diminuire la sua dipendenza dall'estero , ma anche di
tagliare le emissioni di anidride carbonica (fino a 381mila tonnellate
in 10 anni).
Il
programma governativo
Inoltre, stimando una domanda di energia elettrica annua di 439 TWh
(+36% dal 2010), il costo della produzione con le politiche attuali
sarebbe di 49 miliardi di euro, mentre con il nucleare scenderebbe a 44
miliardi.
Per quanto
riguarda le rinnovabili, esse risultano comunque più onerose: 488 i
miliardi stimati contro i 431 miliardi del nucleare.
Quanto alle ricadute sull'occupazione, se entro il 2013 verrà avviata la
costruzione delle 8 centrali da 1600 MW previste dal piano governativo
per fronteggiare la sfida energetica, per la costruzione di ogni
centrale verrebbero
impiegati circa
5.000 addetti, mentre la gestione ne utilizzerà 200.
Pro e
contro il nucleare
Certo, sottolinea anche Birol, sono ancora molti gli scogli da superare.
In primis, e non è cosa da poco, il varo di un piano energetico
nazionale e successivamente gli alti costi iniziali per la costruzione
degli impianti e lo smaltimento delle scorie. Nel rapporto costi
benefici, sottolinea però l'ad di Enel, Fulvio Conti, il nucleare è
vincente. "Il nostro progetto sul nucleare è aperto al contributo di
altri operatori che volessero aggiungersi all'investimento, ma anche a
grandi clienti energivori", ha sottolineato Conti, ricordando che
Enel-Edf vogliono restare gestori e investitori a maggioranza, ma
lasciano spazio anche alla partecipazione dei privati.
Anche Edison - ha osservato l’ad Umberto Quadrino - parteciperà al piano
per il nucleare, ovviamente al fianco di Edf che è già suo partner, con
una quota del 20% che ricalca la sua attuale parte di produzione
dell’energia in Italia. "Se parte il progetto come tutti sperano,
sicuramente Edison vi farà parte con una quota al 20%" pari a circa 4
miliardi, spalmati su circa 10 anni.
Davvero
il nucleare costa meno?
Un
secco
NO al piano governativo arriva però dall'opposizione che
accusa la maggioranza di non avere una strategia di costruzione del
sistema e un piano per la gestione delle scorie radioattive o per lo
smantellamento delle centrali esistenti. "Aspettiamo da mesi -
sottolinea Stella Bianchi, responsabile Ambiente Pd - che il governo
chiarisca questi elementi essenziali. Gli appelli non servono a nulla:
non si può parlare di confronto senza coinvolgere enti locali e
cittadini. La verità - continua Bianchi - è che tutto questo affannarsi
sul nucleare sta facendo perdere tempo all'Italia, mentre dovremmo
concentrarci subito su risparmio energetico e fonti rinnovabili".
Alla protesta innescata dal Pd, si aggiunge anche
Greenpeace
Austria che ha aperto il sito "Stop Berlusconi", una petizione in
tedesco per dire no ai piani atomici del Governo italiano.
Gli austriaci sono infatti preoccupati dell'apertura di una possibile
centrale nucleare in Veneto, probabilmente a Chioggia.
I
fallimenti del nucleare
A sostegno di queste tesi, i dati sul
fallimento di
alcune centrali europee. Ad esempio, a Olkiluoto
(Finlandia) entro il 2009 doveva essere completata un centrale nucleare
da 1600 MW di energia. Doveva essere il fiore all’occhiello per il
lancio internazionale del reattore francese EPR, il modello che Enel
intenderebbe installare anche nel nostro Paese, invece ritardi ed
extracosti si susseguono tanto che, se tutto andrà bene,
il reattore
inizierà a funzionare solo nel 2013, con quattro anni di
ritardo rispetto alle previsioni.
Stessa sorte
capitata anche al sito francese di Flamanville, al quale
verrà consegnato con 2 anni di ritardo e con un costo maggiorato del 50%
il reattore EPR.
Il progetto della centrale
bulgara di Beleme
è invece stato sospeso a causa degli alti costi,
stimati in prima
battuta a 4 miliardi di euro, che hanno raggiunto quota 9 miliardi di
euro.
Per questo motivo il ministro bulgaro
dell'economia, Traicho Traikov, ha deciso di lasciar perdere. FONTE: energymanager.net
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6
settembre 2010 -
la sede dell'Associazione riapre alle
attività
SABATO 11 settembre 2010
Informiamo tutti che la sede
dell'Associazione riapre alle attività con diverse novità SABATO 11
settembre 2010 a partire dalle ore 18,30. Vi aspettiamo.
22 luglio 2010 -
L'Ue
vuole la fine degli incentivi al carbone.
Fonte:agenziaradicale.com
Presto l'Europa potrebbe finirla con il carbone. Per la
precisione, entro il primo ottobre 2014. Con una sorprendente presa di
posizione, la Commissione Ue presieduta da Josè Manuel Barroso ha
dichiarato la ferma intenzione di chiudere definitivamente i
rubinetti degli aiuti al settore carbonifero. Tutte le aziende
produttrici del minerale fossile verranno, grazie ad una normativa
europea, completamente abbandonate sulla loro strada.
Gli Stati membri
dell'UE saranno costretti a non erogare più i finanziamenti alle aziende
del settore,
glorioso quanto obsoleto, delle estrazioni di carbone (su cui paesi come
la Germania e l'Inghilterra hanno costruito le basi delle loro
economie). 26 miliardi di euro in cinque anni, dal 2003 al 2008, erogati
senza criterio dai 27 membri dell'Unione.
"Tutte le miniere che
non fanno utili devono chiudere" ha dichiarato Joaquim Almunia.
Il principio cui ci si appella è semplicissimo: la necessità di
giustizia nei confronti dei concorrenti che operano senza aiuti di Stato,
con una mossa che va anche nell'interesse di contribuenti e governi, ora
che la pressione per il risanamento finanziario è più forte. Le aziende
carbonifere soldi ne riceveranno ancora: per il riassetto e la
riorganizzazione legati alla cessazione d'attività. Solo nel 2008 i
governi europei hanno erogato 2,8 miliardi di euro di sussidi, che
andranno a calare sempre più fino alla cessazione totale nel 2014. Poi
chi sarà in rosso dovrà chiudere. La legge del mercato, applicata
forse tardivamente.
La fine definitiva di
un'era che ha cambiato radicalmente la vita dell'essere umano. Secondo
per importanza solo alla scoperta del fuoco e della ruota, il carbone ha
modificato completamente il corso della storia dell'umanità: motore
della rivoluzione industriale sette-ottocentesca e addirittura alla
base della moderna Europa; nel 1950 il carbone ispirò Robert Schuman,
gettando le basi per il processo di unità europea e dando vita, nel
1951, alla Ceca (Comunità del carbone e dell'acciaio).
Con il passare degli
anni le miniere e i giacimenti di carbone del Vecchio Continente però
sono diventati sempre meno importanti: nel 1973 i nove membri
dell'Europa estraevano 233 milioni di tonnellate di fossile l'anno. Oggi
i 27 membri ne estraggono 147 milioni, il 2,5% della produzione
mondiale. Il mercato del carbone oggi si muove ad oriente, in Cina,
che detiene il record mondiale di estrazione (47% del totale).
Ogni anno l'Europa importa 180 milioni di tonnellate di combustibile
fossile per far fronte al fabbisogno delle sue centrali. In Italia il
15% dell'energia elettrica proviene dal carbone. In Germania il 40%;
difatti il governo tedesco ha espresso forti perplessità in merito al
provvedimento.
Ma non è solo un
discorso economico. L'Europa, come è noto, ha ambizioni "verdi".
Incentivi agli impianti eolici, solari, geotermici, non hanno senso se
poi il mercato viene inquinato dall'industria del carbone, la cui
produzione interna in Europa comporta inoltre un altissimo volume di
emissioni di CO2 e polveri varie. Con costi elevatissimi.
Ora ne dovranno
discutere i governi prima ed il Parlamento europeo poi. Forse la Befana,
dal 2014, porterà ai bimbi d'Europa non più carbone ma oli vegetali.
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29 agosto 2010 - 5 settembre 2010 -
Dal 29 agosto al 5 settembre il Salento è un’oasi di vita.
Parchi
naturali e aree protette si aprono alla curiosità del visitatore in
tutta la loro bellezza avvolgendolo nella fascinazione di un ambiente
naturale che corre lungo direttrice obbligate: mare e palude, grotte e
torri costiere, paesaggio rurale e siti di interesse archeologico
“persi” tra macchia mediterranea, uliveti secolari, pinete costiere e
boschi di rara vegetazione. Qui, in un continuo di emozioni, la
vacanza-avventura diventa benessere per corpo, mente e anima. Anche a
tavola. I sapori del mare e della terra sono la cornice perfetta di un
programma di ospitalità articolato nella molteplicità delle proposte ma
semplice nella sua fruizione.
Le proposte dell'Associazione WWF Salento nel PARCO NATURALE REGIONALE BOSCO E PALUDI DI RAUCCIO:
Prenotazioni: WWF Salento - Centro
educ. Ambientale Rauccio
(+39) 0832328627 - 3392742742 - e-mail:
lecce@wwf.it
Domenica 29 agosto
- h. 9.30-12.30
"Alla scoperta del Parco: in bici tra natura, storia ed
arte"
Partenza dall'Abbazia di Cerrate. Visita al complesso storico-artistico
e, attraverso strade interpoderali, visita alle masserie "Giampaolo", "Monacelli"
e "Coccioli". Il percorso si conclude presso il nostro CEA di Rauccio.
Il gruppo sarà guidato in bici dal Prof. Alessandro Calcagnile con la
collaborazione del Prof. Rosario Rizzo.
Lunedì 30 agosto
- h. 9.30-12.30
"Alla scoperta della biodiversità: le piante alimentari
spontanee e aromatiche".
Appuntamento al nostro CEA di Rauccio. Accoglienza e presentazione
dell'argomento a cura del Prof. Antonio Rodia e partenza presso la
tenuta "Solicara" i cui titolari offriranno un aperitivo a base di
piante aromatiche.
Martedì 31 agosto
- h. 9.30-12.30
"Alla scoperta del mondo delle api".
a cura del Prof. Rosario Gatto - CEA Rauccio.
Mercoledì 1 settembre
- h. 9.30-12.30
"Alla scoperta della biodiversià del Parco di Rauccio" (SIC, habitat e
piante rare).
A cura della curatrice dell'Orto Botanico dell'Università
del Salento Prof.sa Rita Accogli.
Giovedì 2 settembre
- h. 9.30-12.30
"Alla scoperta del Parco: aspetti storico-geografici e naturalistici".
A cura del Prof. Vittorio De Vitis - CEA Rauccio.
Per un errore di stampa sulle brochure dell'APT era
prevista l'iniziativa "L'archeologia nel Parco: Laboratorio per ragazzi"
che, invece, è spostata al Sabato 4 settembre.
Venerdì 3 settembre
- h. 9.30-12.30
"Alla scoperta della biodiversità del paesaggio: Rauccio, Cervalura e
Acquatina".
A cura del Prof. Vittorio De Vitis - CEA Rauccio.
Sabato 4 settembre
- h. 9.30-12.30
"L'archeologia nel Parco: Laboratorio per ragazzi".
Il Laboratorio si terrà nei pressi del CEA WWF di Rauccio (nella stessa
area interessata all'allestimento di un "Sentiero Natura") a cura della
Prof.sa Maria Laura Spano responsabile del Museo Archeologico dei
Ragazzi (è previsto un piccolo contributo di €. 3,00).
Per un errore di stampa sulle brochure dell'APT era
prevista l'iniziativa "Alla scoperta del Parco: aspetti
storico-geografici e naturalistici" che, invece, è spostata al Giovedì 2
settembre.
Contatti -
Elenco completo delle iniziative
22
Luglio 2010 -
E Vendola incalza anche l´Enel "A
Brindisi ridurre le emissioni"
Giuliano Foschini
Si sta studiando la possibilità di
catturare parte dell´anidride carbonica. Oggi nel porto arrivano circa 8
milioni di tonnellate di carbone all´anno Dicono i tecnici della Regione
che «la fase due è già cominciata». Martedì il presidente della Regione,
Nichi Vendola, ha annunciato che dopo aver affrontato il problema
dell´Ilva di Taranto e delle diossine, sarebbe toccato allo stabilimento
Enel di Cerano e all´anidride carbonica. Ieri il primo passo è stato
fatto: nel pomeriggio il Governatore ha incontrato Roma il direttore
generale di Enel, Fulvio Conti insieme con l´assessore all´Ambiente
Michele Losappio. «Abbiamo chiesto ufficialmente la verifica del piano
energetico sul polo di Cerano. Abbiamo chiesto all´Enel la disponibilità
a ridurre la produzione di Co2 del 10 per cento nei primi mesi del 2009.
E un´ulteriore riduzione del 15 per cento, per un totale del 25, quindi
in un cronoprogramma da definire». «L´incontro - dice l´Enel in una nota
- è stato ritenuto da entrambe le parti un utile passo in avanti nella
giusta direzione del dialogo e della condivisione delle strategie da
adottare in campo energetico, un settore fondamentale per la regione
Puglia e per l´intero paese. Le parti hanno concordato nella necessità
di proseguire il confronto che dovrà coinvolgere tutte le istituzioni
nazionali e locali interessate».
Ieri infatti Conti ha prospettato una serie di possibilità per la
riduzione delle emissioni. Da un lato c´è l´ipotesi del tombamento del
Co2, un progetto pilota in Europa presentato dall´Enel nei giorni
scorsi: si sta studiando la possibilità di catturare parte dell´anidride
carbonica prodotta, liquefarla e stoccarla sotto terra. L´altra
alternativa prospettata è un ammodernamento degli impianti che
comporterebbe un´automatica diminuzione delle emissioni, «possibilità
questa - spiega Losappio - che non preclude alternative al fossile.
L´Enel ritiene la probabilità come aggiuntiva ma anche potenzialmente
sostitutiva». La Regione ha spiegato all´Enel che l´atteggiamento che
avrà d´ora in avanti è lo stesso avuto con l´Ilva a Taranto:
«Collaborazione, coordinamento - continua l´assessore - Ma purché si
arrivi a quello che noi riteniamo l´unico obiettivo possibile: e cioè la
riduzione delle emissioni. Se questo non avverrà, andremo dritti sulla
nostra strada. Abbiamo dato già dimostrazione che ne siamo capace».
La centrale di Cerano non è un posto qualsiasi. Dicono i dati che è il
più grande polo a carbone d´Europa, il maggior produttore di anidride
carbonica industriale nel continente. Oggi nel porto di Brindisi
arrivano circa 8 milioni di tonnellate di carbone all´anno. «Nel
rispetto di Kyoto e nella programmazione della Regione quelle tonnellate
devono diminuire, compensate dalla produzione delle fonti alternative»
dice la Regione. Quella produzione, infatti, determina fattori di
inquinamenti importanti. In alcuni tratti importantissimi. Da attività
di monitoraggio del sottosuolo, condotta nel 2006, nelle campagne più
vicine alla struttura, è emerso come su 243 punti, solo 12 non fossero
contaminati da metalli pesanti e pesticidi. In alcuni punti è stata
vietata la coltivazione, parti di terreno sono stati espropriate. A
Torchiarolo, paesino di cinquemila abitanti, a pochi chilometri dalla
zona industriale si registrano superamenti di polveri sottili manco
fosse una metropoli. L´Arpa sta attendendo i risultati di un´analisi
capillare sulla presenza di microinquinanti nell´aria proprio per
indagare la presenza di pericoli per la popolazione. Che intanto ha
paura. Nei mesi scorsi gli agricoltori di Cerano - che oggi non hanno
più i propri ampi - hanno presentato un esposto in procura per capire le
responsabilità dell´inquinamento. Non solo. Temono anche per la loro
salute: una serie di studi mette in correlazione alcune patologie (come
per esempio il tumore alla vescica) con l´inalazione di determinate
particelle presenti nel carbone utilizzato dalla centrale fino a non
molto tempo fa. Allegati all´esposto ci sono le storie e le malattie di
alcuni agricoltori (alcuni morti) che negli anni si sono ammalati di
leucemia linfatica cronica, carcinoma basocellulare multicentrico
ulcerato, neoplasie alla vescica, neoplasie prostatiche, metastasi
polmonari. Fonte: Espresso
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22
Luglio 2010 -
Rinnovabili, le osservazioni delle Regioni al PAN.
Detrazione 55%, rinnovabili
termiche e burden sharing tra le questioni sollevate in merito al Piano
d'azione nazionale per le rinnovabili.
La Conferenza delle Regioni e delle
Province autonome dello scorso 8 luglio ha espresso parere favorevole al
“Piano d'azione nazionale per le energie rinnovabili” (PAN), posto in
consultazione dal ministero dello Sviluppo economico fino al 10 luglio e
poi trasmesso alla Commissione europea.
La Conferenza delle Regioni ha però
consegnato al Governo alcune “osservazioni” e ha subordinato il “via
libera” all’impegno da parte del Governo a coinvolgere in modo più
fattivo le Regioni e Province autonome nelle successive fasi di
definizione del Piano.
Confermare la detrazione 55%
Le Regioni ritengono assolutamente condivisibili i principi di massima
che hanno guidato il Ministero nella stesura del documento, quali ad
esempio la necessità di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento
energetico, la riduzione dei costi dell’energia, la promozione di
filiere tecnologiche innovative e la tutela ambientale. Manifestano però
la loro preoccupazione per la previsione di un ridimensionamento della
detrazione del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, in
scadenza il 31 dicembre 2010.
Burden
sharing e industria nazionale “verde”
Inoltre, definiscono “troppo vaghi e poco convincenti” gli scenari
definiti nel Piano per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, chiedono la
definizione di nuovi strumenti per la promozione delle fonti energetiche
rinnovabili nel settore termico e la presentazione di proposte
metodologiche per l'attuazione del cosiddetto “burden sharing”,
chiedendo di essere coinvolte nella loro predisposizione. Le Regioni
osservano poi che i meccanismi finora promossi per incentivare i settori
delle rinnovabili e dell'efficienza energetica non sono stati
accompagnati da un parallelo sviluppo di una industria nazionale
“verde”.
Adeguare la rete elettrica esistente
Inoltre, sottolineano l’importanza di limitare, per l’Italia, le
importazioni di biocarburanti da paesi non UE ai soli biocarburanti in
linea con i criteri di sostenibilità per le biomasse liquide (previsti
dalla direttiva FER 2009/28/CE); e, al fine di garantire l'aumento delle
rinnovabili nella produzione elettrica, chiedono l’impegno esplicito del
Ministero per sostenere gli interventi di adeguamento della rete
esistente e per definire meccanismi sanzionatori per i comportamenti non
idonei tenuti dai soggetti gestori.
Fonte:regioni.it
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22
Luglio 2010 -
Meglio un tetto bianco. Parola di
Steven Chu. Il DOE investe in tetti bianchi e
riflettenti,
un sistema veloce ed economico per aiutare il clima e risparmiare soldi
“Se
stai pensando di
sostituire il tetto di casa tua, pensa ad un tetto bianco.”
Così afferma il Dottor
Steven Chu,
Segretario all'Energia per gli Stati Uniti d'America. “Economicamente
parlando, non cambia tra montare un tetto bianco piuttosto che uno nero
o grigio”. E di fatto, il Dottor Chu ha già dato ordine di riqualificare
i tetti di tutti
gli edifici del Dipartimento con tetti bianchi o riflettenti.
Chu questa settimana ha messo sotto i riflettori della stampa i vantaggi
nel raffreddamento degli edifici che i tetti bianchi sono in grado di
produrre, quando
combinati con un impianto d'aria condizionata.
Stiamo parlando di un potenziale di risparmio che si aggira intorno ai
735 milioni di
dollari annui, se l'85% degli
edifici americani fosse munito di coperture bianche o riflettenti.
I “tetti freddi” sono uno dei sistemi
più veloci e a costi ridotti
per ridurre le emissioni di CO2 globali. Potrebbero ridurre
drasticamente il cosiddetto “effetto
isola di calore”, il fenomeno
che determina un microclima più caldo all'interno delle aree urbane
cittadine, per cui si soffre, tra le altre cose, del caldo assorbito
dalle superfici degli edifici e dall'asfalto. Uno studio del Lawrence
Berkeley Laboratory ha dimostrato che
l'aumento della riflettività
del manto stradale e delle
coperture in aree
urbane con popolazione
superiore a 1 milione di abitanti,
ridurrebbe le emissioni di 1,2
miliardi di tonnellate ogni anno.Fonte:
energoclub.org
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22
Luglio 2010 -
LA POLEMICA Irene Grandi e Cristicchi suonano a Cerano Protestano i fan:
"E' la
centrale della morte"
I due cantanti annunciano una data in
Puglia, alla centrale Enel 'Federico II', e la rete si scatena. Da anni
al centro di battaglie ambientaliste, per GreenPeace è il primo killer
del clima in Italia: 270 ettari per una potenza di 2.640 megawatt e
emissioni pari a 14,9 milioni di tonnellate annue di anidride carbonica
di KATIA RICCARDI
ROMA -
Su Facebook
la stanno implorando di non andare a
suonare. Utenti e fan scrivono da giorni sulla bacheca del profilo
(ufficiale) di Irene Grandi, da quando è stato annunciato un concerto,
il 7 agosto, sponsorizzato dall'Enel alla centrale di Cerano, provincia
di Brindisi, in riva al Mare Adriatico. Le chiedono di rinunciare, di
non salire su quel palco, di ascoltare le loro storie. Di rendersi
conto. Così le spiegano che quella di Cerano, dove suonerà anche Simone
Cristicchi nell'ambito della ressegna "correnti musicali", è anche detta
"la centrale assassina". La centrale della morte.
Quella dell'Enel 'Federico II', è infatti una centrale termoelettrica a
carbone e per estensione è la più grande centrale a carbone d'Italia e
una tra le maggiori d'Europa, con un'estensione di circa 270 ettari. Le
sostanze che rilasciano i composti solubili che emette negli anni hanno
contaminato suolo, sottosuolo e falda idrica. I contadini hanno
rinunciato ai raccolti, i casi di cancro sono oltre la media europea. La
zona idrogeologica è a rischio dissesto nonostante l'area sia sottoposta
a vincoli rigorosi.
I fan brindisini sono i più delusi, e nelle poche righe concesse dalla
'bacheca' urlano alla loro maniera. Ma né Irene Grandi né Simone
Cristicchi danno segni di voler rinunciare. La cantante senese ha
pubblicato un breve comunicato, in cui giustifica la società e
ribadisce: "Nei live di alcuni artisti vengono calcolate le emissioni
prodotte e per compensare si interviene con progetti di riforestazione
nelle zone in cui si tiene il concerto". Ma nessuno è stato contento.
Ma il messaggio firmato dall'artista su Facebbok, continua con il tono
ufficiale da comunicato: "Cerco di rispettare l'ambiente attraverso i
piccoli gesti di ogni giorno (...). Da anni Enel sta lavorando con la
musica. L'attività della centrale di Cerano è svolta nel pieno rispetto
dei severi limiti di legge sulle emissioni, poste proprio a tutela della
salute e dell'ambiente. Nel prossimo biennio sono previsti oltre 300
milioni di euro di nuovi investimenti per abbattere ulteriormente le
emissioni che sono controllate continuamente da una rete di centraline
per il monitoraggio e per il controllo della qualità dell'aria che
analizza di continuo i residui della combustione presenti nell'aria. I
dati sono trasmessi in tempo reale sia alle Autorità competenti per il
controllo (Comune e Provincia di Brindisi, ARPA regionale, etc.), che ai
Comuni limitrofi all'impianto", scrive, forse, l'artista.
"Partecipo al concerto di Cerano perché credo sia possibile attraverso
azioni mirate (ammodernamento centrali, diminuzione dell'anidride
carbonica prodotta, nuovi investimenti per abbattere ulteriormente le
emissioni, riconversione a carbone pulito delle centrali a carbone)
costruire un futuro in cui le scelte energetiche e il rispetto
dell'ambiente vadano in una sola direzione. Mi hanno colpito le tante
mail arrivate, da cantante durante il concerto, chiederò all'Enel di
impegnarsi sempre di più con scelte lungimiranti per la tutela
dell'ambiente, nel rispetto della salute e della vita.", conclude lei. E
i fan, non sono brindisini, si scatenano contro la cantante di 'Bruci la
città'
La Puglia aspetta un segnale d'empatia. I Sud Sound
System anche. E uno dei commenti sul profilo di Facebook a Irene
Grandi, è proprio del collettivo pugliese, firmato da Nando. Chiede "per
favore...". Ma altri commenti sono più duri, diretti. Delusi. Sono
migliaia. "Mancano 19 giorni allo S'Concerto di irEnel grandi nel
cimitero (centrale) a carbone di Cerano", scrive Frank L. "Irene ti
chiedo con il cuore in mano di rinunciare al live di Cerano, i
comunicati sono carta e le decisioni si possono rivedere...", digita
Stefano. E ancora. "Per noi l'Enel è come un'arma usata in guerra che
provoca delle vittime innocenti e che con questi concerti, dimostra di
sbattersene altamente di tutto e tutti", dice Emanuele.
"Irene, sembra che tu abbia dato dei visionari a tutti quelli che ti
hanno chiesto di non suonare a Cerano, purtroppo ti bagli tantissimo
perché non lo sono", dice Filomena. "Ehi Irè! Ricordati...quando verrai
a ballare in Puglia...quando sarai sul palco di Cerano...con tutta
quella gente che è li per ascoltare te...prima di iniziare a cantare...se
sarai un po' tesa...chiudi gli occhi...e fai un bel respiro...", provoca
Vituzzo. "Chiediamo solo un gesto d'amicizia", afferma Angelo.
La centrale è un dente che duole. Irene Grandi avrà a che fare con gli
abitanti di Brindisi, con i militanti di
Greenpeace
arrestati per aver calato dal tetto della
centrale lo striscione: "First Climate Killer in Italy" (Primo killer
del clima in Italia). Avrà contro i contadini. Tutti quelli che sanno
bene che la centrale termoelettrica vanta una potenza di 2.640 megawatt
ed emette 14,9 milioni di tonnellate all'anno di anidride carbonica
(CO2).
Sul sito Filippo G. è preciso, si rivolge a entrambi i cantanti e
spiega: "Le analisi svolte dal ministero dell'Ambiente e validate
dall'Arpa hanno riscontrato la presenza di pesticidi e metalli pesanti
oltre i limiti consentiti nelle coltivazioni di ortaggi destinati alla
vendita, nel sottosuolo e nella falda profonda del territorio compreso
tra Brindisi e Cerano. Ossidi di azoto e di zolfo, oltre a
nanoparticellle e microinquinanti di vario genere danzano allegramente
nei polmoni degli ignari (o quasi) salentini. In questo scenario la
città di Lecce appare colpita direttamente dalle incidenze neoplastiche
diffuse dal Registro tumori jonico salentino. La classifica delle tre
province salentine configura proprio Lecce al primo posto con
un'incidenza pari all'11,8 per cento dei casi di tumore alle vie
respiratorie, seguita dai due poli industriali del territorio, Brindisi
(9,3 per cento) e Taranto (8,3 per cento)".
Le facce del libro mettono video di
YouTube.
Chiedono che la musica non li tradisca. Sono pronti a perdonare la loro
eroina. Ma deve andare via, non salire sul palco. "Iren(e)diti conto,
Grandi potresti esserlo davvero", dice Federico F. che non considera
l'ignoranza di una situazione una scusante. A volte fare l'artista è
complicato. Così, gli utenti hanno aperto il gruppo:
I veri brindisini boicottano i
concerti dell'Enel.
"C'è poco da fare qui, iscrivetevi al gruppo e invitate i vostri amici...credo
che nessuno avrà il coraggio, almeno tra i giovani, di andare al
concerto. I ragazzi del 'No al carbone' saranno amministratori del
gruppo .
L'appello per Irene Grandi e Simone Cristicchi passa anche dalle voci in
coro dei Sud Sound System che scrivono: "Non sappiamo se siete informati
o meno di quello che produce la centrale a carbone Federico II, ma
sappiamo che come noi avete la necessità di comunicare usando il
linguaggio della musica, un linguaggio che supera le barriere. La
centrale di Cerano è la seconda fabbrica italiana per emissioni di
diossina e la prima per anidride carbonica. Ha fatto e sta facendo
ammalare gli abitanti del salento. Tutto questo è documentato da
primari, ricercatori, giornalisti e dall'amministrazione regionale. La
musica è amore, è vita, la centrale di Cerano no. Come avrete capito le
informazioni riguardo a questa quotidiana ingiustizia sono spesso
confinate alla nostra regione, vi chiediamo di riflettere e, se ve la
sentite, di spendere la vostra voce per dire 'no' a tutto questo".
Fonte:Repubblica
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22 Luglio 2010 -
In Italia 8 centrali nucleari entro il 2019. Scaglia e Prestigiacomo
a Washington: interesse
per il reattore americano. Annunciata la tabella di marcia per il piano
nucleare.
Dopo aver sventagliato la possibilità
che Caorso torni ad ospitare una centrale nucleare, Stefano Scaglia,
sottosegretario allo Sviluppo Economico, al termine del Forum
sull'Energia organizzato da Obama, ha dichiarato che entro il 2019
l'Italia potrebbe avere otto reattori nucleari di nuova generazione in
esercizio, probabilmente del modello americano AP1000. Scaglia è entrato
nei particolari di fronte alla platea di Washington, ha parlato di
quattro centrali da 1.600 MW e di accordi già avviati tra Enel e la
francese Edf. Ma con questo non vuole intendere che chiude le porte ad
altre ipotesi, tra cui appunto il reattore AP1000, prodotto dalla
Westinghouse Electric Company di Pittsburgh.
Autorizzazioni nel 2013 fine lavori per il 2019
Proprio ieri il sottosegretario, insieme ad una delegazione capitanata
dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha visitato il sito
di produzione del reattore. Scaglia ha concluso confermando l'interesse
crescente per questa tecnologia americana, di dimensioni ridotte e
complementare ai sistemi francesi. La tabella di marcia è la seguente:
nel 2013 si dovrebbero ottenere le autorizzazioni per le otto centrali
che saranno ultimate entro il 2019. Le centrali saranno finanziate a due
mani, stato e regioni, anche se non sarà una trattativa facile. La
mancanza di consenso popolare potrebbe essere più forte dei vantaggi
economici a delle forniture energetiche gratuite promesse.
Il Governo non
deve scegliere i siti
Anche la Prestigiacomo, in conferenza stampa, assicura il suo impegno
per riuscire a posare la “prima pietra” del piano nucleare entro massimo
“due o tre anni”. Un buon segno, ricorda, è la fondazione ufficiale
dell'Agenzia per la Sicurezza, dopo due anni di pianificazione. E
risponde alle domande sulla scelta dei siti affermando che non è
competenza del Governo questa decisione. Il Governo sceglie i criteri di
fondo a cui il progetto deve attenersi, ma in Italia c'é molta
confusione sul tema nucleare, a detta del ministro. Fonte: fire.it
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21 Luglio 2010 -
Linee Guida rinnovabili, per i piccoli impianti basterà la Dia.
Comunicazione unica al Comune
per gli impianti di maggiore rilevanza, prevista la Via per gli impianti
oltre 1 MW.
Un sistema di
autorizzazione unica
rilasciata dalle Regioni per
la costruzione, l'esercizio e la modifica degli impianti di produzione
di energia elettrica da fonti rinnovabili di maggiore importanza. Ma
anche un sistema di
comunicazione unica,
da inviare on-line al Comune competente (insieme alla documentazione)
per gli impianti considerati opere di edilizia libera di maggiore
rilevanza; e infine un
terzo sistema facilitato, basato esclusivamente sulla Dia,
per gli impianti domestici più piccoli.
Questi, in sintesi, i tre punti
principali previsti dalle
Linee Guida nazionali per le
energie rinnovabili,
approvate lo scorso 8 luglio dalla Conferenza Stato-Regioni-Enti locali
unitamente al Conto Energia 2011. A partire dalla pubblicazione del
testo in Gazzetta Ufficiale, le Regioni avranno 90 giorni di tempo per
adeguarsi alle Linee Guida. Che però sono state anticipate per taluni
aspetti da alcune Regioni – come il Piemonte e l'Umbria– che hanno
adottato dei provvedimenti per porre un freno al proliferare degli
impianti fotovoltaici su terreni agricoli e in aree vincolate.
Via
per gli impianti sopra 1 MW
Assicurare uno sviluppo ordinato delle infrastrutture energetiche,
definendo modalità e criteri unitari su tutto il territorio nazionale: è
questo l'obiettivo delle Linee Guida predisposte dal ministero dello
Sviluppo economico di concerto con i ministeri dell'Ambiente e per i
Beni e le Attività culturali. Entrando nello specifico, è prevista la
verifica di assoggettabilità alla
Valutazione d'impatto ambientale
(Via) per gli impianti da
fonti rinnovabili di potenza nominale complessiva
superiore a 1 MW.
Dia
per i piccoli impianti
Sarà sufficiente la
denuncia di inizio attività
(Dia) per la
realizzazione di impianti fotovoltaici sugli edifici, con superficie dei
pannelli non superiore a quella del tetto. Basterà la Dia anche per i
mini impianti con capacità di generazione inferiore a 20 kW e per gli
impianti elettrici di cogenerazione a biomasse, con capacità massima
inferiore a 1000 kWe (piccola cogenerazione) e a 3.000 kWt. La sola Dia
è prevista anche per gli impianti a biomasse, aventi capacità di
generazione al di sotto dei 200 kW, e per gli impianti eolici con
capacità inferiore a 60 kW e le torri anemometriche per la misurazione
temporanea del vento, con fase di rilevazione superiore ai tre anni.
Sarà infine sufficiente la denuncia di inizio attività per gli impianti
idroelettrici e geotermoelettrici, con capacità di generazione inferiore
a 100 kW.
Il
caso Puglia
Va ricordato infine che la stessa Corte Costituzionale, con la sentenza
n. 119 del 22 marzo 2010 con la quale bocciava la semplificazione degli
iter autorizzativi prevista dalla R. Puglia, aveva denunciato i
gravi problemi derivanti
dall'assenza delle Linee Guida nazionali.
In Puglia una Legge regionale (la n. 31/2008), in deroga alle norme
nazionali, aveva innalzato a
1 MW
le soglie massime di potenza per la realizzazione di impianti di
produzione d'energia da fonti rinnovabili, fissate dal Decreto
legislativo n. 387 del 2003 – e confermate oggi dalle Linee Guida
nazionali - a 60 kW per l'eolico, 20 kW per il fotovoltaico, 200 kW per
la biomassa. La Regione Puglia aveva pertanto reso possibile realizzare
con una semplice DIA, una sorta di auto-certificazione, impianti
industriali da fonte eolica, fotovoltaica e da biomasse, fino a potenze
di 1 MW.
La Corte Costituzionale ha però
dichiarato incostituzionale la legge regionale n. 31/2008, ricordando
che “maggiori soglie di capacità di generazione e caratteristiche dei
siti di installazione per i quali si procede con la disciplina della DIA
possono essere individuate solo con decreto del Ministro dello sviluppo
economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare, d’intesa con la Conferenza unificata, senza che
la Regione possa provvedervi autonomamente”. Nella sentenza,
la
Consulta ha quindi rinviato la definizione dei limiti per la sola Dia
alle Linee Guida nazionali,
che ora sono finalmente in via di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Fonte: rinnovabili.it
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15 Luglio 2010 -
Detrazione 55%, niente proroga
oltre 2010. Per ora. Il maxiemendamento alla manovra
fiscale non rifinanzia il credito d'imposta per le ristrutturazioni
energetiche. Si spera nella legge di Stabilità
La grande mobilitazione delle forze
politiche ed imprenditoriali è riuscita a correggere alcuni
provvedimenti inseriti nel testo iniziale della manovra fiscale (DL
78/2010). Nel maxiemendamento si conferma pertanto il
regime
d'incentivazione dei certificati verdi
e
viene corretta la
deregulation edilizia
attraverso paletti inseriti in
extremis nella SCIA, la segnalazione certificata d'inizio attività che
andrà a sostituire per le attività d'impesa il permesso di costruire e
la DIA.
“Grazie alla mobilitazione delle
associazioni ambientaliste e all’impegno dell’opposizione il governo è
stato costretto a escludere le autorizzazioni paesaggistiche e
ambientali dalle norme della finanziaria sulla cosiddetta
semplificazione burocratica (SCIA) " dichiarano i senatori del PD
Roberto Della Seta e Francesco Ferrante tra i primi che avevano
denunciato l’azzeramento delle autorizzazioni paesaggistiche.
Ma
non c'è la proroga del 55%
“Nella finanziaria – continuano i senatori del PD - restano invece altre
norme che avranno un impatto molto negativo sulle politiche ambientali.
Resta in generale la totale assenza della green economy come frontiera
di innovazione tecnologica e di competitività economica". "Basti dire –
concludono Ferrante e Della Seta - che malgrado le richieste arrivate da
numerose rappresentanze sociali
non è stato rifinanziato il
credito d’imposta per le ristrutturazioni energetiche degli edifici,
che ha consentito l’apertura di decine di migliaia di cantieri, e
favorito il risparmio d’energia e la riduzione dei consumi di
combustibile fossile”.
Green economy addio
''Bel capolavoro -afferma fabrizio Vigni -a capo di EcoDem: si
spalancano le porte al condono edilizio (attraverso la sanatoria
catastale)" . "Come si fa a pensare – continua Vigni - di non prorogare
gli incentivi fiscali del 55 per cento per il risparmio energetico nelle
abitazioni e per il solare termico? Anche in questo caso si mette il
bastone tra le ruote ad una politica virtuosa, dal carattere
anticiclico, che nel settore dell'edilizia ha prodotto lavoro,
innovazione, sviluppo''.
L'ultima spiaggia sembra essere la
Legge di Stabilità in autunno.
Ma quanto
costa allo Stato la detrazione del 55%
La realtà dei fatti, come ha spiegato l'Enea, è che la Detrazione del
55% è un provvedimento”anticiclico” cioè che innesca l'economia, come ha
fatto negli ultimi due anni.
Nel
quadriennio
il costo totale dellʼinvestimento è stato stimato in 11,7 miliardi di
euro che comporterebbero un mancato gettito per lʼerario di 6,445
miliardi. Una piccola manovra finanziaria, da qui le preoccupazione di
Tremonti. Eppure
questi investimenti hanno cominciato a rendere e il valore di questa
rendita lo calcola il Cresme,
a cui LʼEnea ha affidato lo studio. Secondo Cresme il
risparmio sulla bolletta
energetica è stimabile in 3,2 miliardi
di euro. Il dato è valutato su uno specchio temporale di 8 anni, ma si
sa che i benefici degli interventi vanno oltre. A questi si
aggiungerebbero 3,3 miliardi di gettito fiscale aggiuntivo (IVA, Irpef,
Ires delle imprese e dei professionisti coinvolti). Ulteriori 3,8
miliardi sarebbero imputabili allʼincremento dei valori immobiliari.
Quindi il
beneficio del Sistema Paese ammonterebbe a circa 10 miliardi a fronte
dei 6,4 a cui avrebbe dovuto “rinunciare” lʼerario.
Ma il sacrificio sembra sia valso la pena perché nelle valutazioni
precedenti non sono stati computati una serie di benefici indubbi e non
facilmente quantificabili, come:
• start-up imprese green economy
• nuova occupazione (in termini sociali e fiscali, soprattutto per i
giovani)
• emersione sommerso
• vantaggi ambientali
• contenimento penali europee
A onore della cronaca va però
riportato che
lo stimolo della detrazione ha
mosso “solamente” il 47% degli investimenti prodotti. Infatti, secondo
quanto emerso da un indagine del Cresme, il 52% degli di coloro che
hanno beneficiato della detrazione avrebbero dato corso agli interventi
anche in assenza del beneficio del 55%, anche se è lecito ipotizzare in
misura minore e con un sommerso maggiore.
E se non
si continuasse?
Nel caso che la detrazione non venisse prorogata, Cresme
stima un aggravio per le casse
dello Stato a partire dal 2011,
causato dall’interruzione del maggiore gettito generato dagli
investimenti. Ma non andrebbero sottovalutati nemmeno il rallentamento
delle potenzialità di innovazione tecnologica e di efficientamento
energetico degli edifici; l'interruzione della crescita virtuosa del
risparmio energetico e della limitazione della emissione di CO2; il
disimpegno pubblico alla crescita culturale in ambito ambientale, che
non gioverebbe ad un Paese che ha tutto da guadagnare dalla tutela del
proprio patrimonio.
“Per
tutte queste ragioni - commenta Gianpaolo Valentini a capo del GDL
efficienza energetica dell'Enea - è auspicabile una proroga delle
detrazioni, da
decidersi però al più presto per dare certezze ai produttori, agli
installatori, ai professionisti e agli utenti al fine di poter
programmare le proprie attività almeno a medio termine e venire incontro
alle esigenze di tutti i cittadini. Quindi, una volta dimostrato la
ragione per cui il Paese ha bisogno, soprattutto in questa fase, di
continuare ad investire è altrettanto evidente, agli occhi dellʼEnea il
motivo per cui la detrazione dovrà essere modulata differentemente".
Il
bilancio energetico della Detrazione 55%
Nel 2007 sono state inoltrate 106mila domande per investimenti pari a
1,453 mld di euro e un beneficio energetico di 786 GWh. Nel 2008 le
domande sono salite a 247.800 per investimenti, pari a 3,5 mld con un
beneficio energetico di 1961 GWh. Il dato è un poʼ drogato della
ipotizzata sospensione della detrazione con il Dlgs 185, poi ritirata.
Infatti nellʼanno successivo cʼè stato un leggero calo, 238mila
interventi (dato provvisorio) che hanno indotto investimenti per 2,930
mld. Il risparmio energetico ottenuto è stato di 1656 GWh. Interessante
notare
in questʼultimo anno un calo dei prezzi medi per
intervento, indotto dalla concorrenza intervenuta e dai nuovi prodotti.
Fonte: www.rinnovabili.it
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14 Luglio 2010 -
Green design per l'educazione.
Dagli esperti USA una proposta per ridisegnare l'istruzione,
fulcro per città più intelligenti e un pianeta più sostenibile
Trung Le, un dei principali education
designer dello studio americano Cannon Design, sulle pagine di
Fastcodesign.com, ha sviluppato una propria ricetta per un migliore
equilibrio tra le nostre limitate risorse planetarie e la rapida
espansione della popolazione umana.
Il
ruolo delle città
Più della metà dell'umanità intera vive in città e la cifra è destinata
a salire del 70% entro il 2050. Questo perché i centri urbani sono
supportati da una diversità di sistemi interconnessi e da infrastrutture
che migliorano la condizione umana. Data la densità demografica e la
massa critica delle politiche economiche, le città, con il loro capitale
sociale e intellettuale, diventano poli di innovazione interconnessi tra
di loro.
L'importanza
della scuola
L'istruzione è però fondamentale per un florido sistema urbano, Trung Le
suggerisce quindi di ridisegnare l'istruzione per sviluppare città più
intelligenti e un pianeta più sostenibile. La sua idea è “copiata” dal
marketing di McDonald's, secondo cui bisogna aprire un fast food ogni
25.000 persone. Una formula che si potrebbe utilizzare con le scuole,
assegnandone un certo numero di piccole dimensioni per ogni quartiere di
ogni città con una passeggiata di massimo 20 minuti tra la scuola e
tutte le case della zona designata. Costruire scuole più vicino a casa,
serve a mantenere i quartieri più sicuri e a ridurre drasticamente i
costi di trasporto visto che, in questo modo, gli autobus scolastici non
servono più.
Concezione
obsoleta
Inoltre, tra i banchi di scuola, bisogna educare alla sostenibilità e
coinvolgere maggiormente i bambini su questi temi, magari insegnando le
pratiche del Leed direttamente nelle ore scolastiche. Un principio di
innovazione da applicare a tutte le fasce d'età. Secondo Le, bisogna
anche ripensare l'ambiente scolastico in generale, cambiando la
pedagogia attuale e la sua dipendenza da un approccio prettamente
didattico. E anche la costruzione stessa della scuola, ferma alla
tipologia “fabbrica del diciannovesimo secolo” deve essere rinnovata,
con spazi e ambienti più sostenibili e moderni, che siano da esempio e
da insegnamento per i giovani occupanti.
Fonte: Klimahouse2011
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14 Luglio 2010 -
Europa a 27: gli obiettivi del
20-20-20 dell'Italia e degli altri Paesi. Eurostat elenca
i numeri delle rinnovabili nei 27 stati membri. Italia sotto la media
Aumenta il consumo energetico
soddisfatto dalle rinnovabili nell'Europa a 27, tanto che nel 2008 è
stato il 10,3% del totale.
Ma, se a livello europeo ci viene
mostrato un vero "boom" in materia di rinnovabili, l'Italia non è da
meno. Ovviamente c'è ancora da lavorare, ma i dati sono incoraggianti.
Nel Bel Paese infatti il
consumo
energetico soddisfatto dalle rinnovabili si è attestato nel 2008 attorno
al 6,8%, dato
sì sotto la media europea (10,3%), ma in crescita rispetto al 5,2%
dell'anno precedente. Ora l'obiettivo assunto dall'Italia in ambito
comunitario è quello di raggiungere il 17% entro il 2020; ciò implicherà
una forte diffusione delle tecnologie esistenti e l'introduzione
accelerata di quelle in fase di sviluppo.
Indagine Eurostat
Questi i dati raccolti da un'indagine Eurostat che conferma l'aumento
della quota di consumo energetico soddisfatta dalle rinnovabili sia
nell'Europa a 27, nel 2008 è
stata del 10,3% del totale, che nei singoli Stati. Il dato, senza
dubbio, costituisce un passo avanti verso l'obiettivo del 20% contenuto
nella direttiva comunitaria "20-20-20" e fa ben sperare per i prossimi
10 anni. Il cammino è ovviamente ancora lungo, ma i dati
confermano un amento rispetto al
2007 (9,7%)
che fa ben sperare.
Primato svedese
Nel dettaglio, sempre in riferimento al consumo totale, la quota più
elevata da fonti rinnovabili (triennio 2006-2008) appartiene a Svezia,
Finlandia, Lettonia, Austria e Portogallo. Il
paese svedese si riconferma,
dunque, re assoluto grazie al suo 44,4% sul consumo energetico
nazionale,
mentre le altre seguono distanziate dalla capolista di almeno 15 punti
percentuali.
Fanalini
di coda
Al contrario,
chiudono la classifica Malta con il valore più basso (0,2%),
Lussemburgo (2,1%), il Regno Unito (2,2%), i Paesi Bassi (3,2%) e Belgio
(3,3%).
Per quanto riguarda gli
incrementi maggiori, questi sono stati registrati in Austria (dal 24,8%
nel 2006 al 28,5% nel 2008),
Estonia (dal 16,1% al 19,1 ), Romania (dal 17,5 al 20,4%), Portogallo
(dal 20,5% al 23,2%) e Slovacchia (dal 6,2 % all’8,4%).
|
2006 |
2007 |
2008 |
obiettivo 2020 |
EU27 |
8,8 |
9,7 |
10,3 |
20 |
Belgio |
2,7 |
3,0 |
3,3 |
13 |
Bulgaria |
9,3 |
9,1 |
9,4 |
16 |
Rep.Ceca |
6,4 |
7,3 |
7,2 |
13 |
Danimarca |
16,8 |
18,1 |
18,8 |
30 |
Germania |
6,9 |
9,0 |
8,9 |
18 |
Estonia |
16,1 |
17,1 |
19,1 |
25 |
Irlanda |
3,0 |
3,4 |
3,8 |
16 |
Grecia |
7,2 |
8,1 |
8,0 |
18 |
Spagna |
9,1 |
9,6 |
10,7 |
20 |
Francia (escluso Guyana
francese,
Guadeloupe, Martinique e Réunino) |
9,6 |
10,2 |
11,0 |
23 |
Italia |
5,3 |
5,2 |
6,8 |
17 |
Cipro |
2,5 |
3,1 |
4,1 |
13 |
Lettonia |
31,3 |
29,7 |
29,9 |
40 |
Lituania |
14,7 |
14,2 |
15,3 |
23 |
Lussemburgo |
0,9 |
2,0 |
2,1 |
11 |
Ungheria |
5,1 |
6,0 |
6,6 |
13 |
Malta |
0,1 |
0,2 |
0,2 |
10 |
Olanda |
2,5 |
3,0 |
3,2 |
14 |
Austria |
24,8 |
26,6 |
28,5 |
34 |
Polonia |
7,4 |
7,4 |
7,9 |
15 |
Portogallo |
20,5 |
22,2 |
23,2 |
31 |
Romania |
17,5 |
18,7 |
20,4 |
24 |
Slovenia |
15,5 |
15,6 |
15,1 |
25 |
Slovacchia |
6,2 |
7,4 |
8,4 |
14 |
Finlandia |
29,2 |
28,9 |
30,5 |
38 |
Svezia |
42,7 |
44,2 |
44,4 |
49 |
Gran Bretagna |
1,5 |
1,7 |
2,2 |
15 |
Fonte Eurostat
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12 Luglio 2010 -
Governo: contro lo smog incentivi
per veicoli commerciali e recupero energetico nel pubblico. Fondo per
riqualificazioni energetiche in edifici pubblici. Introdotti anche
divieti alla circolazione in migliaia di comuni della cintura padana
E' stato predisposto in tutta
velocità dal Ministro Prestigiacomo (ancora non è stato pubblicato il
testo definitivo) per evitare una multa della Unione Europea. Si tratta
di un
disegno di legge (Disposizioni
in materia di emissioni di PM10 e di ossidi di azoto)
che interviene significativamente sui valori di inquinamento dell'aria
in considerazione dei picchi registrati in almeno
cinquanta
zone del territorio nazionale.
Divieti
per i mezzi pesanti
Il disegno di legge prevede l'introduzione di divieti e limiti alla
circolazione del traffico per diverse categorie di mezzi di trasporto:
gli autobus e i pullman (categorie M2 e M3) e i mezzi N2 e N3 (gli
autocarri) con motorizzazioni Euro 1, Euro 2 ed Euro 3 senza Fap
non potranno circolare
dalle 7 alle 23 nelle aree in cui le polveri sottili (Pm10), negli
ultimi tre anni hanno oltrepassato i limiti previsti.
Incentivi
per mezzi commerciali leggeri Euro 5
Ma non ci sono solamente divieti nel disegno di legge. Vengono anche
introdotti incentivi per l'acquisto di veicoli di nuova immatricolazione
o classe di omologazione Euro 5, in sostituzione di veicoli commerciali
classificati nella categoria N1 ed Euro 0.
Riqualificazione energetica edifici pubblici
Nel medesimo provvedimento il Governo pone attenzione anche al
patrimonio immobiliare pubblico. Viene infatti istituito un
Fondo di rotazione (da
quantificare) per interventi di riqualificazione energetica per gli
edifici pubblici,
installazione di pannelli solari, sostituzione di impianti di
climatizzazione invernale con impianti a caldaie di condensazione.
Nel Ddl sono anche previste misure di
limitazione e contenimento delle emissioni inquinanti delle navi
all'ormeggio.
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12 Luglio 2010 -
BIOMASSE LOCALI E SVILUPPO
TERRITORIALE, AL VIA UN BANDO EUROPEO.
Elaborare Piani d'Azione Regionali
e/o locali per lo sviluppo e lo sfruttamento delle biomasse (legnose, da
rifiuti, da allevamento, ecc.) per la produzione di energia. È questo
l'obiettivo del progetto europeo
BIO-EN-AREA
(acronimo che sta per “miglioramento delle politiche regionali per la
bioenergia e lo sviluppo territoriale”), il cui bando si è aperto nei
giorni scorsi.
Con un budget complessivo di
3.160.000 euro e cofinanziato
con i Fondi
Europei di Sviluppo Regionale (FESR),
il progetto coinvolge sette Paesi europei:
Italia con l'Agenzia provinciale
per l’Energia della Provincia di Trento,
Spagna,
Irlanda,
Svezia,
Estonia,
Grecia,
Slovacchia.
Tra gli obiettivi, individuare nelle Regioni partner delle aree
svantaggiate che agiscano come “aree
pioniere”
nello sfruttamento sostenibile di bio-risorse locali a fini energetici
per promuovere, attraverso questa iniziativa, lo sviluppo
socio-economico dei territori.
Il progetto prevede quindi
l’implementazione di
sotto-progetti territoriali
all'interno delle Regioni partner,
che saranno selezionati in base al
bando
pubblicato il 16 giugno 2010 sul sito del progetto: www.bioenarea.eu. Il
bando ha una dotazione complessiva di
1.400.000 euro
di cui circa 200.000 euro sono riservati ai
partecipanti della Provincia autonoma di Trento. Ciascuno dei
sotto-progetti presentati dovrà coinvolgere almeno tre autorità locali o
enti di diritto pubblico, situati nei territori di tre diverse Regioni
partner. I progetti vanno presentati entro il
20 settembre 2010.
Maggiori informazioni, anche in
italiano, sono disponibili sul sito dell'Agenzia Provinciale per
l'Energia (APE): www.energia.provincia.tn.it
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10 Luglio 2010 -
Linee Guida per autorizzazione di
impianti da rinnovabili. Ok da conferenza
Stato-Regioni. Definiti criteri unitari e procedure semplificate per
impianti da rinnovabili sul territorio nazionale.
Avranno 90 giorni le Regioni per
adeguarsi alle
Linee Guida amministrative per
le fonti rinnovabili. Il conto
alla rovescia partirà con la pubblicazione del testo in GU. Si tratta
del tanto atteso provvedimento, predisposto dal
Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero
dell'Ambiente e con il Ministro per i Beni e le Attività Culturali,
che giovedì 8 luglio è stato approvato dalla Conferenza
Stato-Regioni-Enti Locali insieme al
terzo Conto energia fotovoltaico.
Le Linee Guida nazionali riguardano
l'Autorizzazione
Unica per la realizzazione di
impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. L'obiettivo è
definire modalità
e criteri unitari sul territorio nazionale
per assicurare uno sviluppo ordinato delle infrastrutture energetiche.
Pochi giorni addietro
Piemonte e Umbria
hanno
anticipato alcune indicazioni delle linee Guida sottraendo ai nuovi
impianti fotovoltaici fette di territorio considerato di pregio. Ma le
due Regioni avevano giocato "d'azzardo" perché mancava ancora una
normativa nazionale a cui adeguarsi.
Tutela
dei professionisti e dei cittadini
"Con le Linee Guida approvate dalla Conferenza Unificata vengono
fornite regole certe
che favoriscono gli
investimenti e consentono di coniugare le esigenze di crescita e il
rispetto dell'ambiente e del paesaggio" afferma il sottosegretario allo
Sviluppo Stefano Saglia, ma soprattutto consentono a tecnici e
professionisti di avere un
indicazione chiara delle
tipologie d'impianto, fonte per fonte, che possono accedere a DIA e ad
attività di edilizia libera.
Si tratta, come chiarisce una nota del ministero dello Sviluppo di
regole per la
trasparenza amministrativa
dell'iter di autorizzazione, individuando i contenuti delle istanze, le
modalità di avvio e svolgimento del
procedimento
unico di autorizzazione.
Tutela
del territorio
Le linee guida avranno l'ulteriore funzione di determinare i criteri e
le modalità di
inserimento degli impianti nel paesaggio e sul territorio,
con particolare riguardo agli impianti eolici (per cui è stato
sviluppato un allegato ad hoc). Nelle intenzioni delle regioni e del
Governo occorre puntare verso un giusto mix tra
esigenze di sviluppo del
settore e tutela del territorio:
eventuali aree non idonee
all'installazione degli
impianti da fonti rinnovabili possono essere individuate dalle Regioni
esclusivamente nell'ambito dei provvedimenti con cui esse fissano gli
strumenti e le modalità per il raggiungimento degli obiettivi europei in
materia di sviluppo delle fonti rinnovabili. In sostanza, le regioni
non potranno acriticamente sottrarre aree di territorio agli impianti
per le fonti di energia rinnovabile in assenza di un quadro d'interventi
atti a conseguire gli obiettivi imposti dalla UE e dal
Piano nazionale sulle rinnovabili.
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08 Luglio 2010 -
Dalla UE nuove regole sulle
emissioni industriali. Limiti più severi dal
2016, anticipati al 2012 per le centrali elettriche. Legambiente
attacca: "I vecchi impianti inquineranno per altri 10 anni"
Già dal 2012 le nuove
centrali
elettriche ed energetiche
dovranno rispettari limiti più stingenti sulle emissioni inquinanti. Dal
2016 il giro di
vite sulle emissioni di sostanze nocive,
quali ossido d'azoto, anidride solforosa e polveri sottili,
coinvolgeranno anche gli altri impianti industriali. In sintesi sono
questi i contenuti della Direttiva UE sulle emissioni industriali,
approvata mercoledì 7 luglio, con 639 voti a favore, 35 contrari e 10
astensioni. Il testo, frutto di un accordo col Consiglio dei Ministri,
cercherà di colmare le gravi lacune dell'attuale
legislazione comunitaria sulle emissioni inquinanti.
Le nuove regole potrebbero invece non
applicarsi
mai a un certo numero d'impianti
di vecchia data,
nel caso questi cessino ogni attività nel 2023 o 17.500 ore di lavoro
dopo il 2016. Le nuove centrali elettriche ed energetiche dovranno
comunque conformarsi alle nuove regole entro il 2012.
Obiettivi
Obiettivo della Direttiva, che riunisce sette diverse legislazioni in
materia, inclusa la Direttiva sui grandi impianti di combustione e
quella sulla Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC),
è il
miglioramento della protezione dell'ambiente e della
salute.
Soddisfatto il relatore per il PE,
Holger Krahmer: " Dopo oltre due anni di negoziati difficili, abbiamo
raggiunto un compromesso che contribuirà a migliorare l'attuazione della
direttiva. Rispetto alla situazione attuale, l'accordo offre maggiore
chiarezza e condizioni eque in tutta Europa sui requisiti ambientali per
gli impianti industriali".
Possibilità di deroghe
La nuova direttiva offre ai governi nazionali anche
flessibilità
nell'applicazione delle limitazioni per le centrali elettriche e la
possibilità di sospendere le regole, sotto certe condizioni, per un
circoscritto numero d'impianti.
I Governi dovranno però
dimostrare che i costi relativi all'applicazione dei nuovi limiti sono
sproporzionati rispetto ai benefici in termini ambientali,
a causa di ragioni tecniche o circostante locali specifiche. Per evitare
che tale flessibilità porti a una disapplicazione ingiustificata delle
nuove regole, ogni decisione di questo tipo dovrà essere seguita da una
valutazione
d'impatto ambientale.
La nuova direttiva, spiega
Legambiente in una nota, "prevede la possibilità per gli Stati membri di
concedere agli
operatori di grandi impianti di
combustione deroghe sull’applicazione delle BAT (Best Available
Techniques) fino al 30 giugno 2020
attraverso la redazione di Piani nazionali da inviare entro la fine del
2013 alla Commissione per la loro verifica ed eventuale approvazione. Si
tratta in particolare delle vecchie centrali a carbone responsabili di
circa il 90% delle emissioni industriali di anidride solforosa (SO2) e
ossidi di azoto (NOx) con un forte impatto sulla qualità dell’aria e la
salute dei cittadini europei. Potranno comunque usufruire di deroghe
anche gli impianti che non rientrano nei Piani nazionali approvati dalla
Commissione".
Le
critiche di Legambiente
"Gli
impianti industriali e le centrali a carbone che finora hanno potuto
inquinare senza adeguarsi alle BAT potranno continuare a farlo per
almeno un altro decennio
– ha sottolineato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di
Legambiente – mentre i cittadini italiani dovranno continuare a pagare i
costi ambientali e sanitari provocati dall’attività inquinante di questi
impianti”. Critiche che sono state ribadite da Ciafani anche per ciò che
riguarda i criteri di applicazione della BAT (best available techniques)
che “continuano a mantenere la forma di "linee guida" e non di criteri
legalmente vincolanti”.
Italia: Ilva di Taranto peggior impianto per inquinamento atmosferico
In Italia la
nuova normativa verrà applicata ai grandi impianti industriali e alle
centrali a carbone
già in notevole ritardo rispetto ai limiti meno rigorosi previsti dalla
normativa vigente.
Secondo i dati riportati nell’E-Prtr
l’European Pollutant Release and Transfer Register – in corso di
validazione da parte dell’Ispra – nel 2008 è stata l’Ilva di Taranto a
raggiungere il poco invidiabile traguardo del peggior impianto
industriale per inquinamento atmosferico. Sono state circa 248.000 le
tonnellate di monossido di carbonio prodotte dallo stabilimento pugliese
insieme a 12.500 tonnellate di ossidi di azoto (NOx), 12.700 tonnellate
di ossidi di zolfo (SOx), 11,2 tonnellate di piombo, 105 kg di mercurio
e i 97 grammi di diossine e furani.
Fonte:www.Energymanager.net
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07 Luglio 2010 -
Piemonte e Umbria, freno sugli
impianti Fv a terra. Meno consumo di terreni agricoli e con vincoli
territoriali. Incentivi ad impianti su edifici e in aree marginali
Si scalda l'attivita legislativa
delle Regioni in attesa della Conferenza Unificata di domani in cui si
discuterà anche delle linee guida nazionali sugli impianti per
rinnovabili. Tra le regioni che non hanno saputo attendere l'atto
d'indirizzo nazionale ci sono il Piemonte e l'Umbria, le cui Giunte si
sono espresse nelle ultime ore nel merito del provvedimento, togliendo
fette di territorio "dall'aggressione" del fotovoltaico a terra.
La
moratoria del Piemonte
La Giunta regionale del Piemonte ha approvato un disegno di legge, che
ora passa all'esame del Consiglio, per regolamentare l’utilizzo del
territorio finalizzato ad ospitare impianti fotovoltaici a terra.
“La posizione dell’amministrazione su
questi temi - spiega l’assessore
all’Energia, Massimo Giordano
- è nota: al suo insediamento, questa Giunta sta lavorando per la
definizione di
nuovi strumenti di incentivazione al fotovoltaico sulla superficie di
edifici e in aree marginali. È
fra le nostre priorità
porre un freno al proliferare di
questi impianti su terreni agricoli e con vincoli territoriali.
In questi anni c’è stata un’eccessiva crescita di tali installazioni,
che hanno deturpato intere aree del territorio piemontese. Si impone
quindi una regolamentazione”.
In arrivo
le linee guida nazionali
Domani, ha ricordato l'assessore, sarà all'ordine del giorno della
Conferenza unificata Stato-Regione-Autonomie locali l'adozione delle
linee guida
nazionali con le quali viene riconosciuto alle Regioni l’obiettivo di
salvaguardia dei territori,
disciplinando il corretto sviluppo delle energie da fonti rinnovabili.
“Il problema di disciplinare questo utilizzo – sottolinea Giordano - è
comune a tutti. Noi abbiamo deciso di intervenire con un disegno di
legge, su cui stiamo lavorando, perché da molti anni attendiamo
l’approvazione delle linee guida a livello nazionale”.
“Come è nostra abitudine - conclude
l’assessore - intendiamo sottoporre il testo del disegno di legge a
tutti gli attori interessati, con particolare riferimento alle
amministrazioni locali e al mondo dell’agricoltura”.
Stretta di vite anche dalla
Giunta Umbra
Non ha perso tempo neanche la Giunta regionale dell'Umbria che ha
emanato la terza delibera (in quattro mesi) sull'installazione dei
pannelli solari volta alla "minimizzazione dell'impatto paesaggistico
connesso alla realizzazione di impianti per la produzione di energia
mediante l'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili - solare
fotovoltaica - con moduli al suolo e potenza superiore a 20 kW". Questa
iniziativa legislativa, che pone un
vincolo ad impianti in aree di
interesse paesaggistico e storico,
avrebbe suscitato qualche dubbio nella stessa maggioranza poiché
''simili provvedimenti spettano alla Conferenza Stato Regioni (in
programma per l'8 luglio)''.
La nuova delibera prevede che nelle
aree non classificate di particolare interesse agricolo,
la realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli al suolo è
consentita fino alla potenza di 1 MW senza vincoli specifici. Sono
precluse all'installazione i centri storici, gli edifici di particolare
interesse architettonico e paesaggistico, le aree boscate e i parchi, i
terreni con produzioni agricole di qualità, le aree classificate come
beni paesaggistici. Nelle aree di particolare pregio
non ci sono vincoli per piccoli
impianti in autoconsumo certificato
dalle fatturazioni dei consumi.
Utilizzare le aree compromesse
Le disposizioni non riguardano gli impianti fotovoltaici integrati su
tetti di edifici civili e capannoni industriali, che costituiscono
"interventi da privilegiare" , come ha spiegato l'assessore regionale
all'Ambiente Silvano Rometti durante la conferenza stampa di
presentazione. L'assessore ha chiarito che "per la localizzazione degli
impianti fotovoltaici sono
da preferire le aree produttive e le aree "compromesse"
come quelle di pertinenza o adiacenti alle reti infrastrutturali viarie,
ferroviarie, alle reti elettriche di alta tensione, alle aree produttive
artigianali e industriali, a quelle utilizzate per depuratori, impianti
di trattamento, recupero e smaltimento rifiuti e aree di cava e di
giacimento di cava, stabilendo per queste aree specifici criteri".
Fonte: Assosolare
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07 Luglio 2010 -
Certificati verdi, salvi con nuovo
emendamento in Commissione. Se approvato
ridotta del 30% la quota di ritiro dal 2011, i risparmi sul Cip6
finanzierebbero la Ricerca. Il PD: "una toppa peggiore del buco"
Forse le telefonate di Marcegaglia a
Berlusconi hanno avuto un certo effetto, forse il tiro di polemiche sul
contestato art. 45 della manovra fiscale, osteggiato dalla stessa
maggioranza ha smosso il ministro Tremonti. Finalmente oggi è arrivato
in Commissione Bilancio del Senato un
nuovo emendamento che
manterrebbe l'obbligo di riacquisto dei certificati verdi
invenduti da parte del GME. Ma il nuovo emendamento prevede di mantenere
anche il finanziamento alla ricerca universitaria così come indicato nel
primo emendamento proposto dal relatore Azzollini.
L'emendamento in discussione in
questa ore in Commissione Bilancio prevede il mantenimento dell'obbligo
di riacquisto da parte del GME, ma
metterebbe in condizione il
Governo di fare cassa dalle economie derivanti dalle convenzioni per
l'abolizione volontaria anticipata dei contributi Cip6
. Dal 2011
ci sarebbero i risparmi per i consumatori grazie a una
diminuzione del 30% (rispetto al
2010) dei certificati verdi,
prevedendo che almeno l'80% di tale riduzione derivi dal contenimento
della quantità di certificati verdi in eccesso.
Nelle intenzioni del Governo c'è la creazione delle condizioni affinché
il prezzo di ritiro da parte del Gestore sia sempre inferiore al prezzo
di vendita dei CV sul mercato, evitando così le distorsioni che si sono
verificate nel passato.
Le reazioni
dell'opposizione
"Non ci sono scorciatoie e anche l'ultimo emendamento proposto dal
relatore questa mattina è una toppa peggiore del buco in quanto da una
parte insiste nell'introduzione di una nuova tassa a carico dei
cittadini e dall'altra non risolve il pasticcio sui certificati verdi" -
dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile delle politiche
per i cambiamenti climatici del Pd. - "O si cancella l'articolo 45, come
abbiamo chiesto fin dall'inizio della discussione di questa manovra,
rimandando ad un confronto più organico e approfondito sul sistema di
incentivazione delle rinnovabili, o si
aumenta la quota d'obbligo di acquisto di certificati verdi da parte dei
produttori di energia da fonti fossili
come richiesto dai Senatori Sanna e
Bubbico) in modo da trasferire i costi dal cittadino alle imprese più
inquinanti" - conclude Ferrante. Fonte:
www.rinnovabili.it
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06 Luglio 2010 -
Parchi, industrie, condono: I tre
"schiaffi"
della manovra.
La legge finanziaria sferrà tre colpi devastanti all'economia
reale, quella che corre nei binari della legalità e produce beni invece
di speculazioni
ROMA
- Il condono che i giorni pari entra in Finanziaria e i giorni dispari
esce. I parchi con i fondi che vengono dimezzati annullando 30 anni di
sforzi e di successi anche economici. Le industrie rinnovabili bloccate
a metà corsa, punendo gli imprenditori che hanno scommesso sul futuro.
Tre colpi devastanti. Dritti sul bersaglio dell'economia reale, quella
che corre nei binari della legalità e produce beni invece di
speculazioni.
L'aspetto ambientale della manovra finanziaria ha un potenziale talmente
rovinoso da aver creato un'onda di rigetto che ha spinto più volte il
governo a fare un passo indietro. Ma a ogni passo indietro sono seguiti
due passi avanti. Risultato: le minacce restano ancora lì. Ecco i rischi
principali.
Condono.
Siamo all'ennesimo replay. Replay dell'effetto diretto e dell'effetto
annuncio. Il condono Berlusconi del 2003 ha prodotto 40 mila nuove case
illegali nel corso dell'anno e 82 mila case nei due anni precedenti,
quelli di attesa dell'evento annunciato. Il ripetersi dei colpi di
spugna finisce per cancellare il senso della normativa rischiando di
creare assuefazione e abitudine all'illegalità e di consegnare un'altra
quota di potere alle ecomafie. Inoltre, come nota il responsabile green
economy del Pd Ermete Realacci, i condoni rendono tutti meno sicuri: "I
morti per la frana ad Ischia che ha spazzato via una casa abusiva su un
costone ad alto rischio di smottamento prefigurano uno scenario in cui
il malgoverno del territorio si traduce in un aumento secco del
pericolo". Andiamo incontro a un periodo in cui, a causa dei cambiamenti
climatici, il rischio di dissesto territoriale aumenterà e invece di
ridurlo si esaspera ulteriormente.
Articolo 45.
Smantellare il meccanismo dei certificati verdi non porterà un euro
nelle casse dello Stato ma ne toglierà parecchi. Ci sono impianti di
rinnovabili per 4,6 miliardi di euro già realizzati e altri per 2,7
miliardi in fase di completamento: bloccando i certificati verdi si
bloccano i pagamenti. "E' come se si rendesse impossibile pagare le rate
del mutuo di una casa", spiega Simone Togni, segretario dell'Anev,
l'associazione dei produttori eolici. "Vorrebbe dire consegnare gli
impianti alle banche, che non avrebbero la possibilità di gestirli e li
chiuderebbero. Tradotto in termini energetici ed economici approvare
l'articolo 45 porterebbe dunque a tre danni. Primo: si rinuncia a 3,5
miliardi di chilowattora di energia pulita. Secondo: si toglie dal
bilancio dello Stato il gettito fiscale garantito dalle industrie che
vengono chiuse; al 2020 saranno 8 miliardi di gettito fiscale mancante.
Terzo: scatterebbero sanzioni da parte di Bruxelles per un valore
complessivo di alcuni miliardi, e saremmo costretti a pagare per il
mancato rispetto degli obiettivi europei".
Parchi.
Il dimezzamento dei fondi per la rete nazionale dei parchi (attualmente
50 milioni di euro) cancellerebbe il percorso che ha faticosamente
portato il nostro paese ad avere più del 10 per cento di territorio
tutelato ottenendo benefici non solo in termini ambientali ma anche per
l'indotto creato da uno dei pochi segmenti turistici che in Italia
continua a crescere. "Io utilizzo 500 mila euro per far funzionare i
comandi della Forestale e 300 mila euro per le misure anti incendio", fa
presente Domenico Pappaterra, presidente del parco nazionale del
Pollino. "Se me li toglieranno si perderà il beneficio che riesco a
garantire, circa 500 ettari l'anno di bosco salvato. Questi 500 ettari
valgono 3 milioni di euro e assorbono 500 mila tonnellate di anidride
carbonica. Il taglio del governo non è un buon affare da nessun punto di
vista". Fonte: Repubblica
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06 Luglio 2010 -
Conto energia 2011, giovedì in
Conferenza Unificata. Le Regioni valuteranno
la versione definitiva del decreto. Confermato il taglio del 6% a
quadrimestre da gennaio 2011
Giovedì la seduta della Conferenza
Unificata discuterà le
Linee guida per le rinnovabili
e la
bozza del Conto Energia 2011.
Lo ha annunciato il ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto,
che parteciperà alla riunione insieme al ministro Tremonti. L'attesa
bozza per il rinnovo nel 2011 degli incentivi per il Conto Energia
fotovoltaico è stata esaminata dai gruppi tecnici delle regioni nelle
sedute del 22 e 24 giugno scorso e successivamente trasmessa dal
Ministero dello Sviluppo alle associazioni di categoria, agli enti
interessati e all'Authority.
I contenuti sembrerebbero essere
definitivi; lo stesso Sottosegretario Stefano Saglia ha anticipato
durante la presentazione del portale corrente.it il calo graduale del 6%
al quadrimestre dell'incentivo nel 2011 e 2012. Affinché il tutto sia
confermato si attende però il pronunciamento della Conferenza Stato
Regioni e la pubblicazione in G.U. del Decreto.
Ma anche questa volta potrebbe
saltare l'incontro. Nella stessa riunone Governo e Regioni dovranno
discutere della Manovra. "Come facciamo - afferma Chiamparino,
presidente Anci - a dare un parere se non abbiamo avuto un incontro
politico con il governo per capire se ci sono i margini per
riequilibrare la manovra?''.
Validità del nuovo conto energia
Lasciando da parte la querelle politica che sta investendo il settore
delle rinnovabili anticipiamo i contenuti della bozza del nuovo conto
energia, che entrerà in vigore il prossimo gennaio e rimarrà valido sino
a tutto il 2013, momento entro il quale si attende il Decreto che
definirà le tariffe e le modalità per gli anni successivi.
Secondo la bozza circolata gli
impianti verrebbero divisi in diverse
classi di potenza con incentivi
decrescenti: da 1 a 3 kW; da 3
a 20 kW; da 20 a 200 kW; tra 200 e 1000 kW; dai 1000 kW a 5mila kW; e
oltre 5mila kW. Prima un impianto superiore a 20 kWp aveva lo stesso
incentivo di un impianto multimegawatt. Ora ci sono
vari scaglioni, l’ultimo dei
quali di 1.000 kWp a salire”.
La bozza del conto energia prevede
tre variazioni di tariffe nel corso del 2011, con un calo del 6% ogni
quadrimestre, a partire dal primo gennaio. Alla
fine dell'anno la decurtazione sarà del 18% rispetto a oggi. Scenderà di
un ulteriore 6% l'anno sia nel 2012 che nel 2013.
Potenza incentivabile fino a 3mila MW
Riguardo la potenza incentivabile, la bozza di decreto prevederebbe un
aumento dagli attuali 2 mila MW fino ai 3 mila MW. A questa potenza
andrebbero aggiunti altri 200 MW per il fotovoltaico a concentrazione e
ulteriori 300 MW
per gli impianti integrati con caratteristiche innovative.
Gli impianti che hanno potenza sino a
200 Kw potranno usufruire del regime di scambio sul posto anche dopo la
scadenza degli incentivi
Il Decreto specifica anche gli ambiti
di cumulabilità degli incentivi con altri ricevuti da enti in conto
capitale e chiarisce da subito la non cumulabilità con le detrazioni
fiscali.
DUE
TIPOLOGIE DI TARIFFE
La bozza del
Conto Energia divide gli impianti in “Altri impianti” e “Impianti
realizzati su edifici”
Scompare la definizione di
“parzialmente integrati” e di “integrati”che
ha consentito di interpretare in modo molto ampio le prescrizioni della
Guida del GSE all'integrazione, favorendo l'accesso a tariffe
particolarmente incentivanti di interventi architettonicamente poco
significativi. Infatti, secondo i dati forniti dal GiFI (marzo 2010),
solo il 7% degli impianti installati nel 2009 non avrebbe alcuna
integrazione, mentre ben il 62% degli impianti risulta parzialmente
integrato, e il 31% integrato. Guardando le statistiche sotto l'aspetto
della potenza installata troviamo il 32% di potenza non integrata (gli
impianti a terra sono di maggiori dimensioni) il 38% parzialmente
integrati e il 30% integrati. E palese che un quadro di questo tipo
contrasti con l'esperienza visiva di ciascuno relativamente agli
impianti poco integrati nel panorama delle città o sui capannoni
industriali.
Nella tabella che segue si riportano
le tariffe attualmente previste dalla bozza del Decreto, tariffe non
ancora confermate:
GLI
IMPIANTI SU EDIFICI
Il decreto dedica ampia parte alla definizione delle caratteristiche
degli impianti installati su edifici. Queste sono indicate nell'allegato
2 e specificano che per accedere alla tariffa gli impianti devono
rispettare le seguenti prescrizioni:
-Moduli installati sui tetti piani o
coperture con pendenza fino a 5° (altezza massima rispetto al piano 30
cm)
-Moduli complanari installati sui
tetti a falda
-Installazione su tetti differenti
rispetti a quanto sopra ma con tolleranze di più meno 10°
-Moduli utilizzati come frangisole di
superfici trasparenti e collegati alla facciata
Si specifica che pergole, serre,
tettoie e pensiline non rientrano nella definizione di edificio e
accederebbero ad una tariffa media tra le due.
A migliore comprensione delle
tipologie ammesse verrà predisposta una apposita guida dal GSE entro
fine anno.
PREMI
Il nuovo decreto individua anche premi del 5% in funzione delle aree in
cui sorge l'impianto (discariche, cave, ex aree industriali, siti da
bonificare ecc.) e se installato in sostituzione di coperture in eternit.
Viene confermato il premio fino al
30% per impianti realizzati su edifici che conseguano anche un
miglioramento del fabbisogno di energia dell'involucro
edilizio per il fabbisogno estivo ed invernale, anche
con interventi parziali eseguiti in tempi successivi, purché ciascun
intervento riduca il fabbisogno di almeno il 10%.
Relativamente al
nuovo
viene introdotto
un premio del 30% per un miglioramento del 50% degli indici di
prestazione energetica estiva (solo involucro) ed invernale indicati nel
DPR 59/09.
IMPIANTI FOTOVOLTAICI INTEGRATI CON CARATTERISTICHE INNOVATIVE
Un apposito articolo del decreto è dedicato alla definizione delle
tariffe incentivanti per impianti realizzati con moduli e componenti
speciali,
sviluppati appositamente per sostituire elementi architettonici
che rispondono alle indicazioni dell'allegato 4 del decreto. Per questa
tipologia di impianti le nuove tariffe confrontate con quelle
precedenti, riferite agli impianti totalmente integrati, sono di fatto
ridotte in alcuni casi dello 0,5%. Più precisamente: da 1 a 20 kW 0,44
euro kWh; da 20 a 200 kW 0,40 euro kWh; sopra 0,37 euro kWh.
In realtà su questo aspetto le cose
si complicano perché secondo il decreto i moduli dovrebbero assolvere a
funzioni fondamentali quali:
- la protezione e regolazione termica
dell'edificio (trasmittanza termica comparabile con quella del
componente architettonico sostituito);
- la tenuta all'acqua;
- la tenuta meccanica.
Se queste funzioni risultano
assolvibili dai componenti d'involucro fv vetro-vetro, che facilmente
possono sostituire gli elementi trasparenti, a parere nostro, sarebbero
di difficile conseguimento, almeno nella formulazione attuale del
decreto, dai componenti opachi, quali moduli per facciate ventilate o
elementi di copertura opachi, quali tegole. Dalla lettura del decreto
sembrerebbe che le prestazioni debbano esse assicurate dal solo modulo
che integra il fotovoltaico, quando nella pratica costruttiva è il
pacchetto costituente il componente edilizio che assolve questa
funzione. Sembra quasi che il legislatore voglia indirizzare
l'industria fotovoltaica verso la produzione di componenti edilizi
pacchettizzati con caratteristiche fotovoltaiche. Fonte:
www.energymanager.net
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06 Luglio 2010 -
ELENA: sostegno a città e regioni
per uno sviluppo sostenibile. Dalla Commissione
europea 1 miliardo di euro per sostenere progetti di efficienza
energetica su larga scala
Attualmente, le aree urbane sono
responsabili per il 70-80% del consumo energetico e delle emissioni di
CO2 in Europa. Per questo motivo, diverse città e regioni europee hanno
elaborato piani ambientali ed energetici ambiziosi. Molte però devono
rinunciare a queste politiche sostenibili poiché non dispongono delle
capacità tecniche necessarie per sviluppare programmi di investimento di
ampio respiro.
Il
programma ELENA
Proprio per venire incontro a questi ambiziosi progetti, nel 2009 la
Commissione Europea insieme alla Banca Europea per gli investimenti
(BEI) hanno varato il meccanismo ELENA (European Local ENergy Assistance),
nato proprio con l'obiettivo di sostenere progetti di efficienza
energetica e di energia rinnovabile per un valore di oltre 1 miliardo di
euro nel 2010.
Per conseguire tale obiettivo, ELENA
intende erogare 30 milioni di euro tramite il programma Energia
intelligente per l’Europa (EIE) al fine di aiutare città e regioni a
mettere in atto progetti di investimento praticabili nei settori
dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e dei trasporti
urbani sostenibili.
Come
funziona?
Il meccanismo
aiuta gli enti locali e regionali dei paesi che partecipano al programma
EIE. Tramite
studi di fattibilità e di mercato offre assistenza nella fase di
definizione dei programmi di investimento. Vengono, inoltre, offerte
attività di orientamento all’elaborazione di piani aziendali, allo
svolgimento di audit energetici e al rispetto delle rigorose procedure
delle gare di appalto. Per garantire che le località interessate
ricevano il sostegno necessario, ciascun progetto di investimento viene
valutato da tecnici ed economisti della BEI.
Primo
firmatario
La Diputació de
Barcelona (provincia di
Barcellona) è stata il primo ente a ottenere il sostegno di ELENA.
Grazie all’accordo, la provincia riceverà
2 milioni di euro per finanziare
l’assistenza tecnica
necessaria ai fini dell'elaborazione di un programma di investimenti da
500 milioni di euro. Tale programma dovrebbe consentire di raggiungere
una capacità
fotovoltaica di 87,5 MWp
(ovvero 1,5 milioni di m2 di superficie fotovoltaica), in grado di
generare fino a 114 GWh di elettricità all’anno.
150.000-200.000 ton di CO2 in meno all'anno
Nel complesso, si punta a un
risparmio di 280 GWh all’anno.
Le emissioni di CO2, inoltre, saranno ridotte mediamente di
150.000-200.000 tonnellate all'anno, mentre da un punto di vista sociale
verranno creati 4.500 nuovi posti di lavoro. A livello locale, la
Diputació de Barcelona è diventata un pioniere nel campo del cambiamento
climatico:
tramite il suo
piano energetico per il periodo 2002-2012, la provincia mira a ridurre
il consumo energetico del 17% e le emissioni di gas a effetto serra del
20%.
56
nuove attività a Barcellona
I finanziamenti, che potrebbero essere creati grazie al meccanismo,
aiuteranno Barcellona ad avviare
56 attività delineate nel piano
energetico,
tutte misure ambientali inserite nell’ambito dei trasporti sostenibili,
della gestione dei rifiuti, dell’edilizia sostenibile e dell’efficienza
energetica.
Ad esempio, il comune di
Mataró ha
investito in una rete sotterranea di tubature lunga 13 km che servirà a
fornire riscaldamento
(utilizzando fonti di energia rinnovabile) e acqua calda a 14 edifici
pubblici. Grazie all’aiuto offerto dal meccanismo, la provincia di
Barcellona può stimolare gli altri suoi comuni ad adottare misure
ambientali simili.
Di per sé fondamentale, l’assistenza
tecnica e finanziaria fornita da ELENA sarà
determinante per
garantire che gli enti locali riescano a portare a termine i propri
programmi di sviluppo sostenibile.
Fornendo loro gli strumenti utili a
vincere le sfide poste dal cambiamento climatico, l’UE può aiutare gli
attori locali a sviluppare soluzioni proprie.
FONTE: Energoclub
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05 Luglio 2010 -
Europa: il 62% dei nuovi impianti
produce energia verde. Con tale tasso di crescita
nel 2020 raggiungeremo il 35/40% da FER del consumo complessivo di
energia elettrica in tutta Europa
Pubblicato oggi dalla European
Commission's Joint Research Centre (JRC), il rapporto
"Renewable
Energy Snapshots" all'interno del
quale è stato rilevato che
le fonti energetiche rinnovabili rappresentano il 62% (17 GW) della
capacità di generazione di energia elettrica installata nell'UE a 27 nel
2009. La
quota, rispetto al 2008, è salita di ben 5 punti percentuali. Il report
si basa principalmente su due tipi di dati: quelli provenienti dai paesi
UE e quelli forniti da Eurostat, Ufficio Statistico delle Comunità
Europee.
Cauto
ottimismo
Ecco ciò che è emerso dalla consultazione del report.
Nel 2009, in termini assoluti,
circa il 19,9% (608TWh) del consumo totale di energia elettrica in
Europa (3042 TWh) proveniva da fonti energetiche rinnovabili.
Tra queste il contributo maggiore è arrivato dall'energia idroelettrica
(11,6%), seguita da eolico (4,2%), biomasse (3,5%) e solare (0,4%).
Per quanto riguarda le costruzioni di
nuove aree produttrici di energia rinnovabile, sempre per l'anno 2009,
il
37,1% di queste è sono state destinate all'eolico,
il 21% al fotovoltaico, il 2,1% alle biomasse, l'1,4% all'idroelettrico
e, infine, lo 0,4% all'energia solare a concentrazione. Il restante 38%
è stato invece così suddiviso: 24% per le centrali elettriche a gas,
8,7% per quelle a carbone, 2,1% per il petrolio, 1,6% per
l'incenerimento dei rifiuti e altrettanto per il nucleare.
Se i tassi di crescita annuali
verranno mantenuti,
nel 2020 potremmo produrre da
fonti rinnovabili fino a 1400 TWh di elettricità, ossia il 35-40% del
consumo complessivo in tutta Europa.
Ovviamente ciò dipende da diversi fattori, soprattutto dalle politiche
comunitarie in materia di rendimento elettrico, ma costituirebbe
sicuramente un grosso aiuto per il raggiungimento dell'obiettivo del 20%
(entro il 2020) per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Sintesi dei
risultati
In seguito mostriamo in pillole i risultati emersi dalla consultazione
delle 53 pagine del report.
Energia eolica:
con oltre 74 GW di capacità installata nel
2009, è già stato
superato l'obiettivo prefissato per il 2010, ossia i 40 GW.
Ora il nuovo obiettivo è quello di
raggiungere entro il 2020 230 GW
di capacità installata (40 GW off-shore) che forniranno il 20% del
fabbisogno elettrico europeo.
Biomassa:
se continua il trend positivo la produzione di energia elettrica da
biomassa potrebbe raddoppiare, passando dai
108 TWh del 2008
ai 200 TWh nel 2010.
Solare
a concentrazione (CSP):
in Europa la capacità installata è relativamente piccola: 0,430 GW in
maggio 2010, circa lo 0,5% del totale anche se in costante aumento. Si
stima che circa
20 GW potrebbero essere installati entro il 2020
se verrà realizzata l'European Solar Industry Initiative (ESII).
Solare
fotovoltaico:
dal 2003 a oggi la capacità totale installata è raddoppiata ogni
anno. Nel 2009 ha
raggiunto i 16 GW, pari al 2%
della capacità complessiva. La crescita continuerà, come per il 2010,
tanto che sono attesi impianti fino a 10 GW.
Altre
fonti:
tecnologie come la geotermia, lo sfruttamento delle maree e del moto
ondoso sono ancora in fase di sviluppo. Tuttavia potrebbero essere
introdotte sul mercato entro il prossimo decennio.
Per quanto
concerne la generazione idroelettrica non è previsto nessun aumento.
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05 Luglio 2010 -
PD: "Il Governo mantiene l'art. 45
perché servo di lobby dei potenti". Il Cip6 nel 2009 è costato il doppio dei
certificati verdi
Mancano poche ore alla
conclusione della discussione sulla Manovra in Commissione Bilancio del
Senato e il confronto si fa più serrato. Venerdì l'emendamento Azzolini
che non cancellava l'art. 45, ma che destinava due terzi dei risparmi
alla ricerca. Oggi il Presidente dell'AEEG, Alessandro
Ortis, risponde alla
maggioranza definendo l'emendamento "l'istituzione di una nuova imposta
poco trasparente". Non si scompone il Senatore Azzolini che spiega di
"aver presentato questo emendamento sulla destinazione dei risparmi dei
Certificati Verdi che dovrà però passare l'esame
della praticabilità tecnica".
Ma qualora le valutazioni
dovessero anche essere negative non si sposta la questione della
cancellazione dell'obbligo di riacquisto dei certificati verdi.
"Niente da fare: sono
stati bocciati in Commissione tutti i nostri emendamenti"
dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile per le politiche
per i cambiamenti climatici del Pd, che rincara la dose e denuncia altri
sprechi che avvengono nel settore energetico.
"L'articolo 45 che, è bene
ricordare, vale
circa 500 milioni in bolletta,
ovvero un decimo di quanto avviene in Germania. Il governo dovrebbe
concentrarsi sui veri
sprechi come ad esempio il Cip6
(i contributi dati alle fonti assimilate quali
inceneritori, risidui a raffinazione ecc. ),
con cui per anni si è regalato a petrolieri e produttori di energia
elettrica da fonti fossili miliardi e miliardi di euro: solo nel 2009
oltre 1milardo e 100 milioni. Oppure - continua Ferrante - il Governo
dovrebbe sanare l'incredibile
vicenda per cui la mancanza di un cavo di collegamento tra la Sicilia e
continente costa al Paese circa 800 milioni all' anno,
gentile concessione ai produttori che hanno la fortuna di avere impianti
in Sicilia. Ma se il governo affrontasse il tema Cip6 e il collegamento
Sicilia-continente dovrebbe entrare in conflitto con lobbies molto
potenti e influenti. Fonte: ANSA
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03 Luglio 2010 -
COMITATO
INTERCOMUNALE CONTRO LA CENTRALE A BIOMASSA DI CAVALLINO
NOBIOMASSECAVALLINO@ALICE.IT
COMUNICATO
STAMPA
Centrale a Biomasse di Cavallino:
verso il no della Regione.
Dal
tavolo tecnico confermate le criticità già espresse da ARPA, ASL e
Provincia di Lecce nel sub procedimento per il rilascio
dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.
Si è tenuta nella giornata di ieri,
nella sede dell’Assessorato alle Attività Produttive della Regione
Puglia, l’ennesima conferenza di servizi per il rilascio
dell’Autorizzazione Unica alla realizzazione e all’esercizio della tanto
contestata centrale a biomasse di Cavallino, alla luce del mancato
rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) da parte della
Provincia di Lecce.
Presenti per la società richiedente,
la TG ENERGIE RINNOVABILI SRL, il Prof. Calò, l’Avv. Viola e
una squadra formata da una decina di esperti, tra legali, ingegneri e
agronomi. Il Comune di Cavallino era rappresentato dallo
staff del suo Ufficio Tecnico, nelle persone dell’Arch. Ciccarese e
del Geom. De Giorgi ed assistito dallo studio legale
Sticchi-Damiani.
Intervenuti anche il Comune di San
Donato, con l’Assessore Dell’Anna, l’Ing. Nicolaci e
l’assistenza dell’Avv. Andrea Memmo e le associazioni portatrici
di interessi diffusi ammesse ad assistere ai lavori, nelle persone del
Dott. Federico Serafino per il Comitato di San Donato contro
la Centrale a Biomasse di Cavallino e il Dott. Toma Paolo
Giovanni del Comitato per la Tutela della Salute di Cavallino e
Castromediano anche in rappresentanza dei Grilli Salentini.
Assenti la Provincia di Lecce
oltre all’ASL che, anche in relazione alla documentazione
prodotta dalla TG Energie Rinnovabili successivamente al parere negativo
dell’8 giugno, ha fatto pervenire una nota in cui ribadisce la propria
posizione. A tal riguardo, l’Avv. Viola, per conto della propria società
assistita, ha tenuto ad evidenziare l’ovvietà del parere della ASL,
nella parte in cui l’Azienda Sanitaria fa riferimento all’immissione
in atmosfera di microinquinanti, e – di contro - a
contestare i paventati danni per la salute, facendo con ciò
rimando alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), nella quale tali
evenienze non erano emerse.
Anche l’ARPA Puglia, presente
con tre giovanissimi ma altrettanto valenti ingegneri, ha
ribadito i pareri espressi in precedenza, lamentando l’impossibilità ad
esprimere un parere sugli atti prodotti dalla società istante
nell’ambito dello Studio di Impatto Ambientale (SIA), non essendone
stata mai interessata.
Le contestazioni della TG Energie
sono state tante quante le 32 osservazioni dell’ARPA che, per merito
dell’acume e della tenacia dell’Ing. Barbara Valenzano, si sono
quasi tutte dissolte di fronte alle puntuali precisazioni della
validissima collaboratrice del Dott. Giorgio Assennato, Direttore
Generale dell’Agenzia regionale, la quale non ha esitato ad esporre di
fronte alla nutrita schiera di esperti della società, le motivazioni
poste alla base di ciascuna osservazione, dovute, in estrema sintesi,
alle carenze di documentazione prodotta nell’ambito del procedimento,
come quella riguardante l’impatto acustico ed elettromagnetico prodotto
dalla centrale.
Animato quindi il confronto tra i tre
ingegneri dell’ARPA e lo staff tecnico della TG Energie Rinnovabili che
hanno più volte ribadito il loro rifiuto a comunicare alla Regione la
composizione chimica dell’olio vegetale destinato ad alimentare la
centrale termoelettrica, oltre ad altri dati tecnici dell’impianto.
Rigettata dal responsabile del
procedimento – Dott. Rubino -, la richiesta dell’istante di ulteriori
sessanta giorni per formulare una proposta di adeguamento alle
prescrizioni indirettamente contenute nelle osservazioni dell’ARPA, la
conferenza di servizi si è conclusa con le posizioni arroccate di ARPA e
TG ENERGIE RINNOVABILI SRL nell’attesa del pronunciamento definitivo del
Responsabile Unico del Procedimento, il cui esito appare assodato, alla
luce degli atti letti e confermati nell’ambito della stessa conferenza.
Dopo questa breve sintesi della
conferenza di servizi durata ben 6 ore, senza soluzione di continuità,
questo Comitato intercomunale e i comitati e le associazioni che lo
compongono intendono esprimere il loro vivo apprezzamento per l’evidente
impegno profuso e per le conclusioni espresse con estrema puntualità e
chiarezza dagli ingegneri di Arpa Puglia, nonostante la complessità del
progetto da esaminare a dispetto del tempo assai limitato a loro
disposizione, sia nella prima valutazione, che nella seconda, sulla base
della copiosa documentazione prodotta dalla società richiedente soltanto
lo scorso 15 giugno.
Cavallino, 03 luglio 2010
p. Il Comitato Intercomunale contro
la Biomassa a Cavallino
Dott. Paolo G. Toma
Dott. Federico SERAFINO
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02 Luglio 2010 -
Certificazione energetica. Quali
gli sviluppi? Revisione delle norme UNI TS 11300 e
la nuova Direttiva sull'eco-edilizia tra i temi di un incontro
organizzato dal CTI
L’edilizia è un capitolo
fondamentale per la politica energetica italiana, ma occorre lavorare
ancora perché l’azione di tutti i diversi settori professionali converga
verso l’unico obiettivo dell’efficienza. E’ questa la conclusione della
giornata di studio “Certificazione
energetica degli edifici: quali sviluppi – La revisione delle norme UNI
TS 11300:2008” organizzata dal
Comitato Termotecnico Italiano (CTI), ente normativo federato dell’UNI,
che si è svolta a Milano il 1 luglio.
Giovanni
Riva,
dell’Università Politecnica delle Marche, ha introdotto i lavori con un
excursus sintetico dell’attività del CTI di cui è Direttore generale,
collegandola alla recente Direttiva 31/2010/UE sulla prestazione
energetica nell'edilizia che chiede per il 2014 la revisione dell’intero
apparato normativo sulla certificazione energetica degli edifici da
parte del CEN, ente di normazione europeo. Un’attività che il CTI ha
intrapreso con la
revisione delle parti 1 e 2
delle 11300 anche per influire
sulle attività europee di normazione e che proseguirà con il
completamento delle altre parti per concludersi nel 2014, in accordo con
le richieste comunitarie.
Edifici a energia quasi zero, manca una definizione univoca
Giuliano dall’O’,
del
Politecnico di Milano e Presidente del Sottocomitato 1 del CTI, ha
sottolineato come
le norme non riguardino
solamente la certificazione, ma debbano entrare anche nella
progettazione. Dall’O’ ha
illustrato come le singole regioni abbiano raggiunto stadi diversi nella
certificazione optando anche per procedure differenti di calcolo. Sulla
Direttiva 31/2010 ha segnalato come uno dei problemi che deve essere
affrontato a livello europeo sia quello degli “edifici
ad energia quasi 0”,
edifici che dovrebbero in futuro rappresentare lo standard costruttivo,
ma dei quali non è stata ancora data una definizione univoca.
L'esperienza lombarda
Roberto Moneta,
del
Ministero dello sviluppo economico, ha portato il punto di vista
governativo sul percorso di attuazione delle norme. In particolare,
Moneta ha ricordato il contributo italiano a livello europeo che, con il
CTI, è riuscito a declinare il complesso insieme delle norme CEN
rendendolo praticabile, al punto tale che la 11300 è considerata un
esempio da seguire.
Parlando della certificazione,
Moneta ha citato il
dato lombardo dei quasi 300.000
certificati energetici prodotti,
segnalando però la necessità di assicurare la
qualità di tali documenti,
come pure l’indipendenza
dei certificatori. L’argomento
è stato ripreso da
Mauro Fasano,
dell’Unità Organizzativa Energia e Reti Tecnologiche della Regione
Lombardia. Fasano ha illustrato i dati dell’esperienza lombarda,
mostrando ad esempio che i quasi 10.000 certificatori della regione sono
nel 97% dei casi ingegneri, architetti, geometri o periti. Relativamente
al metodo di calcolo utilizzato dalla regione Lombardia, Fasano ha
annunciato che è
intenzione della regione stessa allinearlo alle UNI-TS 11300.
La
voce dei costruttori
Nel corso della giornata di studio è stato sottolineato il disagio da
parte dei costruttori nell’essere costretti ad utilizzare due sistemi di
calcolo differenti per la determinazione della classe degli edifici e
per l’accesso al contributo del 55%. Nel suo intervento,
Pietro Torretta,
vice presidente Ance, ha riportato la posizione dell'Intergovernmental
Panel on Climate Change, secondo cui
il settore edilizio ha la
possibilità di contribuire per il 50% del taglio delle emissioni,
ossia ha un impatto potenziale nella lotta ai gas serra superiore a
quello ottenibile con l’adozione delle rinnovabili. L’edilizia, infatti,
incide per il 40-42% sul totale della bolletta energetica nazionale e
per il 32% sulle emissioni di gas serra.
Secondo il vice presidente Ance, è
quindi necessario che la certificazione acquisti un ruolo propositivo
non solamente nella costruzione di edifici nuovi, ma anche nella
ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Si calcola che nel
nostro Paese quattro edifici su cinque siano inefficienti dal punto di
vista energetico: si tratta quindi di 23 milioni di costruzioni il cui
recupero potrebbe costituire una spinta importante per l’economia
italiana.
Altri
temi in discussione
Durante la tavola rotonda - alla quale hanno partecipato anche Paola
Ferroli di Assotermica; Valerio Dabove di Assistal; Pietro Ernesto de
Felice del Consiglio Nazionale degli Ingegneri; Sergio Colombo e Mauro
Grazia del Collegio Nazionale Periti Industriali; Giorgio Gallesio
dell’ANCE; Giovanni Nuvoli della Regione Piemonte - sono stai toccati
altri temi di stretta attualità. Tra questi, la
preoccupazione per la prossima
scadenza dell’incentivo del 55%,
la necessità
della convergenza dei metodi di calcolo,
la richiesta di software i cui risultati siano confrontabili,
l’importanza di incentivi adeguati al settore edilizio per la
riqualificazione degli edifici, nonché il capitolo della formazione dei
certificatori e l’esigenza di controlli sui certificati.
Il pomeriggio è stato dedicato
alla disamina dei punti di revisione e di completamento della
norme UNI TS 11300: 2008
con l’intervento dei diversi responsabili CTI che hanno illustrato i
punti in discussione. (Fonte: Ufficio Stampa CTI)
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02 Luglio 2010 -
Certificati verdi, l'art. 45 non
viene stralciato dalla manovra. Introdotto appena l'emendamento Azzollini che destina a Ricerca
e bollette i benefici dell'abolizione dell'obbligo di ritiro dei CV.
Era da tutti attesa una cancellazione
dell'articolo 45 della manovra finanziaria 2010 che, nella attuale
formulazione,
abroga l'obbligo del ritiro dell'invenduto dei
Certificati Verdi, a prezzi amministrati, da parte del Gestore dei
servizi energetici.
Invece
l'articolo 45 rimane come è,
salvo l'integrazione presentata con un emendamento da parte del
presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini che
introduce l'obbligo di impiegare i due terzi (circa 400 milioni) dei
risparmi prodotti dalla norma (circa 600 milioni) a un fondo destinato
"ad interventi nel settore della ricerca e dell'Università" e per il
rimanente terzo (200 milioni) ad abbattere il costo del kW elettrico
nelle bollette dei consumatori. La misura è valida per la seconda metà
del 2010 e nei tre anni successivi.
Come noto la legge sui
certificati verdi prevede che tutte le imprese produttrici di
elettricità abbiano una quota obbligatoria di produzione di energia da
fonti rinnovabili pari al 6%. Quota che si può raggiungere sia con
produzione propria, sia acquistando i certificati verdi dai produttori
terzi. Il meccanismo appena descritto ha funzionato per alcuni anni,
dopo di che il
trend si è capovolto a causa dell'aumento delle importazioni di energia
da fonti rinnovabili di altri paesi,
dell'insufficiente adeguamento da parte del
governo della percentuale d'obbligo e del boom di nuovi impianti di
energia pulita in Italia. Risultato: offerta sovrabbondante e prezzo in
calo. Oggi il
rapporto tra domanda e offerta è di circa 8 a 15;
ciò significa che l'invenduto è pari a quasi la metà dei certificati
emessi. Qualora tale rapporto ripiombasse sul mercato, la prospettiva
sarebbe, secondo alcuni, il dimezzamento del valore dei Cv (attualmente
pari, per il ritiro dell'eccesso, a 88,91 euro a MW). Da qui
l'introduzione dell'obbligo di ritiro da parte del GSE.
Effetti dell'emendamento Azzollini
Con l'emendamento introdotto
dal senatore Azzollini si spalma su tutta la collettività il beneficio
dell'abolizione, concedendo un contentino al settore della ricerca che è
duramente colpito dalla manovra. Come conseguenza vengono però
danneggiati gli operatori italiani della green economy, che hanno
denunciato, tra i tanti, anche il
pericolo di perdere molti "green
job" del settore delle rinnovabili,
garantiti anche dalla "clausola di salvezza" del riacquisto dei
certificati verdi.
Nel frattempo però l'art.45 è
legge e sono diversi gli
effetti che sta avendo sul
mercato del Cv. Primo tra tutti il semicongelamento degli scambi di
certificati verdi gestiti dal Gestore dei mercati energetici (Gme)
ogni mercoledì. Nelle giornate successive all'emanazione del decreto (1
e 9 giugno) sono stati, rispettivamente, 3.386 e 1.886 i Cv
compravenduti, contro una media nel periodo novembre 2009 - maggio 2010
di 52.635 certificati a seduta. Non solo: in attesa di istruzioni del
Governo, è possibile che il Gse blocchi il rimborso annuale chiesto a
marzo dagli operatori dei Cv, che dovrebbe avvenire a giugno.
Si
tratta di cifre importanti: nel 2009, secondo i dati resi noti
dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, la spesa per coprire
l'invenduto era stata pari a circa 600 milioni di euro.
Fonte:www.energymanager.net
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02 Luglio 2010 -
PRESTIGIACOMO: PER ACCORDO SUL
CLIMA TEMPI NON MATURI.
''Tutti devono capire - ha affermato
il ministro Prestigiacomo al termine del Major Economies Fosrum su
energia e clima di Roma- che i tempi non sono maturi per un accordo
globale sul clima. Bisognera' avvicinare le posizioni e a Cancun (la
prossima conferenza Onu sul clima) si lavorera' per definire l'
architettura di un futuro accordo che potra' essere concluso nella
riunione successiva''.
L'incontro di Roma ha visto la
partecipazione dei ministri dell'Ambiente di 22 paesi del mondo, la
Commissione Europea, la Presidenza Ue, il segretariato generale della
Convenzione Onu sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) l'AWG-LCA gruppo di
lavoro per le azioni di lungo periodo in ambito dell'UNFCCC.
Dopo il vertice dei ministri
dell' Ambiente delle principali economie mondiali secondo Prestigiacomo
''vedremo risultati tangibili perche' abbiamo individuato
gruppi di lavoro e ci
saranno progetti di collaborazione''.
Sul tavolo dell'incontro di Roma sono
stati discussi i seguenti temi:
• Interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e relativo
finanziamento;
• Monitoraggio, Rendicontazione e Verifica/Consultazione Internazionale
e analisi degli interventi per la riduzione delle emissioni;
• Impegni di Mitigazione in vista della conferenza sui cambiamenti
climatici di Cancun (Cop 16);
• Progressi nelle negoziazioni in ambito UNFCCC per Cancun
• Aggiornamento sulla preparazione della riunione Ministeriale su "Clean
Energy" di Luglio a Washington;
La prossima
conferenza Onu sul clima che si
terra' a Cancun, in Messico, a fine novembre
non raggiungera' un accordo definitivo sulle
emissioni, ma perseguira' un' accordo intermedio. Secondo Prestigiacomo
uno degli obiettivi della conferenza di Cancun sara' definire un sistema
di monitoraggio (Mrv) per sbloccare i finanziamenti ai Paesi in via di
sviluppo.
Fonte:FIRE
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02 Luglio 2010 -
PUGLIA E CINA INSIEME PER LE
RINNOVABILI.
La più importante realtà cinese in
materia di energie pulite, la municipalità di Suzhou, guarda alla Puglia
con ammirazione, tanto che in questi giorni la delegazione pugliese,
rappresentata dal presidente della regione, Nichi Vendola, ha incontrato
nella città cinese il vicesindaco della città, Jin Ming.
"In Cina - ha detto Jin Ming -
sappiamo tutti che la Puglia è una delle regioni più importanti
d'Italia. La
nostra speranza è che questa nuova relazione possa aprire rapporti di
collaborazione. Da noi
tantissime aziende operano nel solare e nell'eolico. Ci auguriamo che le
vostre imprese possano presto lavorare con le nostre''.
Dello stesso avviso anche
l'assessore allo Sviluppo economico pugliese, Loredana Capone: "La
collaborazione e lo scambio tra le reciproche esperienze può essere
quanto mai proficua. Da un lato infatti potrebbe contribuire a ridurre
l'inquinamento cinese
aumentando la quantità di rinnovabili, dall'altro potrebbe aiutare la
Puglia a costituire nel proprio territorio l'intera filiera
dell'energia''.
Durante l'incontro sono dunque
emerse sia opportunità di sviluppo che possibili collaborazioni in
materia di rinnovabili tra le due amministrazioni. Le due realtà hanno
sì un comune interesse per le rinnovabili, ma con una differenza: la
Puglia produce energia dal sole e dal vento, mentre la città cinese
fabbrica pannelli solari e pale eoliche.
Ecco da dove nasce il reciproco interesse.
Anche per questo motivo, al termine dell'incontro, le due delegazioni si
sono ripromesse si incontrarsi nuovamente a settembre.
Fonte: Regione Puglia
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2010
-
L'Associazione WWF Salento
apre la sua nuova sede al pubblico.
Vieni a
trovarci in via Casotti, 23 a Lecce tutti i sabati dalle
18:00 alle 19:00, qualora tale giorno sia festivo si anticipa al venerdì
precedente alle ore 19:00, per
richieste su temi specifici
si prega di contattarci
per avere un
appuntamento.
Il
prossimo appuntamento è venerdì 30 aprile 2010 alle ore 19:00.
Chi Siamo e cosa facciamo - Cosa
puoi fare per l'associazione
05 Luglio 2010 -
PD: "Il Governo mantiene l'art. 45
perché servo di lobby dei potenti". Il Cip6 nel 2009 è costato il doppio dei
certificati verdi
Mancano poche ore alla
conclusione della discussione sulla Manovra in Commissione Bilancio del
Senato e il confronto si fa più serrato. Venerdì l'emendamento Azzolini
che non cancellava l'art. 45, ma che destinava due terzi dei risparmi
alla ricerca. Oggi il Presidente dell'AEEG, Alessandro
Ortis, risponde alla
maggioranza definendo l'emendamento "l'istituzione di una nuova imposta
poco trasparente". Non si scompone il Senatore Azzolini che spiega di
"aver presentato questo emendamento sulla destinazione dei risparmi dei
Certificati Verdi che dovrà però passare l'esame
della praticabilità tecnica".
Ma qualora le valutazioni
dovessero anche essere negative non si sposta la questione della
cancellazione dell'obbligo di riacquisto dei certificati verdi.
"Niente da fare: sono
stati bocciati in Commissione tutti i nostri emendamenti"
dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile per le politiche
per i cambiamenti climatici del Pd, che rincara la dose e denuncia altri
sprechi che avvengono nel settore energetico.
"L'articolo 45 che, è bene
ricordare, vale
circa 500 milioni in bolletta,
ovvero un decimo di quanto avviene in Germania. Il governo dovrebbe
concentrarsi sui veri
sprechi come ad esempio il Cip6
(i contributi dati alle fonti assimilate quali
inceneritori, risidui a raffinazione ecc. ),
con cui per anni si è regalato a petrolieri e produttori di energia
elettrica da fonti fossili miliardi e miliardi di euro: solo nel 2009
oltre 1milardo e 100 milioni. Oppure - continua Ferrante - il Governo
dovrebbe sanare l'incredibile
vicenda per cui la mancanza di un cavo di collegamento tra la Sicilia e
continente costa al Paese circa 800 milioni all' anno,
gentile concessione ai produttori che hanno la fortuna di avere impianti
in Sicilia. Ma se il governo affrontasse il tema Cip6 e il collegamento
Sicilia-continente dovrebbe entrare in conflitto con lobbies molto
potenti e influenti. Fonte: ANSA
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03 Luglio 2010 -
COMITATO
INTERCOMUNALE CONTRO LA CENTRALE A BIOMASSA DI CAVALLINO
NOBIOMASSECAVALLINO@ALICE.IT
COMUNICATO
STAMPA
Centrale a Biomasse di Cavallino:
verso il no della Regione.
Dal
tavolo tecnico confermate le criticità già espresse da ARPA, ASL e
Provincia di Lecce nel sub procedimento per il rilascio
dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.
Si è tenuta nella giornata di ieri,
nella sede dell’Assessorato alle Attività Produttive della Regione
Puglia, l’ennesima conferenza di servizi per il rilascio
dell’Autorizzazione Unica alla realizzazione e all’esercizio della tanto
contestata centrale a biomasse di Cavallino, alla luce del mancato
rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) da parte della
Provincia di Lecce.
Presenti per la società richiedente,
la TG ENERGIE RINNOVABILI SRL, il Prof. Calò, l’Avv. Viola e
una squadra formata da una decina di esperti, tra legali, ingegneri e
agronomi. Il Comune di Cavallino era rappresentato dallo
staff del suo Ufficio Tecnico, nelle persone dell’Arch. Ciccarese e
del Geom. De Giorgi ed assistito dallo studio legale
Sticchi-Damiani.
Intervenuti anche il Comune di San
Donato, con l’Assessore Dell’Anna, l’Ing. Nicolaci e
l’assistenza dell’Avv. Andrea Memmo e le associazioni portatrici
di interessi diffusi ammesse ad assistere ai lavori, nelle persone del
Dott. Federico Serafino per il Comitato di San Donato contro
la Centrale a Biomasse di Cavallino e il Dott. Toma Paolo
Giovanni del Comitato per la Tutela della Salute di Cavallino e
Castromediano anche in rappresentanza dei Grilli Salentini.
Assenti la Provincia di Lecce
oltre all’ASL che, anche in relazione alla documentazione
prodotta dalla TG Energie Rinnovabili successivamente al parere negativo
dell’8 giugno, ha fatto pervenire una nota in cui ribadisce la propria
posizione. A tal riguardo, l’Avv. Viola, per conto della propria società
assistita, ha tenuto ad evidenziare l’ovvietà del parere della ASL,
nella parte in cui l’Azienda Sanitaria fa riferimento all’immissione
in atmosfera di microinquinanti, e – di contro - a
contestare i paventati danni per la salute, facendo con ciò
rimando alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), nella quale tali
evenienze non erano emerse.
Anche l’ARPA Puglia, presente
con tre giovanissimi ma altrettanto valenti ingegneri, ha
ribadito i pareri espressi in precedenza, lamentando l’impossibilità ad
esprimere un parere sugli atti prodotti dalla società istante
nell’ambito dello Studio di Impatto Ambientale (SIA), non essendone
stata mai interessata.
Le contestazioni della TG Energie
sono state tante quante le 32 osservazioni dell’ARPA che, per merito
dell’acume e della tenacia dell’Ing. Barbara Valenzano, si sono
quasi tutte dissolte di fronte alle puntuali precisazioni della
validissima collaboratrice del Dott. Giorgio Assennato, Direttore
Generale dell’Agenzia regionale, la quale non ha esitato ad esporre di
fronte alla nutrita schiera di esperti della società, le motivazioni
poste alla base di ciascuna osservazione, dovute, in estrema sintesi,
alle carenze di documentazione prodotta nell’ambito del procedimento,
come quella riguardante l’impatto acustico ed elettromagnetico prodotto
dalla centrale.
Animato quindi il confronto tra i tre
ingegneri dell’ARPA e lo staff tecnico della TG Energie Rinnovabili che
hanno più volte ribadito il loro rifiuto a comunicare alla Regione la
composizione chimica dell’olio vegetale destinato ad alimentare la
centrale termoelettrica, oltre ad altri dati tecnici dell’impianto.
Rigettata dal responsabile del
procedimento – Dott. Rubino -, la richiesta dell’istante di ulteriori
sessanta giorni per formulare una proposta di adeguamento alle
prescrizioni indirettamente contenute nelle osservazioni dell’ARPA, la
conferenza di servizi si è conclusa con le posizioni arroccate di ARPA e
TG ENERGIE RINNOVABILI SRL nell’attesa del pronunciamento definitivo del
Responsabile Unico del Procedimento, il cui esito appare assodato, alla
luce degli atti letti e confermati nell’ambito della stessa conferenza.
Dopo questa breve sintesi della
conferenza di servizi durata ben 6 ore, senza soluzione di continuità,
questo Comitato intercomunale e i comitati e le associazioni che lo
compongono intendono esprimere il loro vivo apprezzamento per l’evidente
impegno profuso e per le conclusioni espresse con estrema puntualità e
chiarezza dagli ingegneri di Arpa Puglia, nonostante la complessità del
progetto da esaminare a dispetto del tempo assai limitato a loro
disposizione, sia nella prima valutazione, che nella seconda, sulla base
della copiosa documentazione prodotta dalla società richiedente soltanto
lo scorso 15 giugno.
Cavallino, 03 luglio 2010
p. Il Comitato Intercomunale contro
la Biomassa a Cavallino
Dott. Paolo G. Toma
Dott. Federico SERAFINO
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02 Luglio 2010 -
Certificazione energetica. Quali
gli sviluppi? Revisione delle norme UNI TS 11300 e
la nuova Direttiva sull'eco-edilizia tra i temi di un incontro
organizzato dal CTI
L’edilizia è un capitolo
fondamentale per la politica energetica italiana, ma occorre lavorare
ancora perché l’azione di tutti i diversi settori professionali converga
verso l’unico obiettivo dell’efficienza. E’ questa la conclusione della
giornata di studio “Certificazione
energetica degli edifici: quali sviluppi – La revisione delle norme UNI
TS 11300:2008” organizzata dal
Comitato Termotecnico Italiano (CTI), ente normativo federato dell’UNI,
che si è svolta a Milano il 1 luglio.
Giovanni
Riva,
dell’Università Politecnica delle Marche, ha introdotto i lavori con un
excursus sintetico dell’attività del CTI di cui è Direttore generale,
collegandola alla recente Direttiva 31/2010/UE sulla prestazione
energetica nell'edilizia che chiede per il 2014 la revisione dell’intero
apparato normativo sulla certificazione energetica degli edifici da
parte del CEN, ente di normazione europeo. Un’attività che il CTI ha
intrapreso con la
revisione delle parti 1 e 2
delle 11300 anche per influire
sulle attività europee di normazione e che proseguirà con il
completamento delle altre parti per concludersi nel 2014, in accordo con
le richieste comunitarie.
Edifici a energia quasi zero, manca una definizione univoca
Giuliano dall’O’,
del
Politecnico di Milano e Presidente del Sottocomitato 1 del CTI, ha
sottolineato come
le norme non riguardino
solamente la certificazione, ma debbano entrare anche nella
progettazione. Dall’O’ ha
illustrato come le singole regioni abbiano raggiunto stadi diversi nella
certificazione optando anche per procedure differenti di calcolo. Sulla
Direttiva 31/2010 ha segnalato come uno dei problemi che deve essere
affrontato a livello europeo sia quello degli “edifici
ad energia quasi 0”,
edifici che dovrebbero in futuro rappresentare lo standard costruttivo,
ma dei quali non è stata ancora data una definizione univoca.
L'esperienza lombarda
Roberto Moneta,
del
Ministero dello sviluppo economico, ha portato il punto di vista
governativo sul percorso di attuazione delle norme. In particolare,
Moneta ha ricordato il contributo italiano a livello europeo che, con il
CTI, è riuscito a declinare il complesso insieme delle norme CEN
rendendolo praticabile, al punto tale che la 11300 è considerata un
esempio da seguire.
Parlando della certificazione,
Moneta ha citato il
dato lombardo dei quasi 300.000
certificati energetici prodotti,
segnalando però la necessità di assicurare la
qualità di tali documenti,
come pure l’indipendenza
dei certificatori. L’argomento
è stato ripreso da
Mauro Fasano,
dell’Unità Organizzativa Energia e Reti Tecnologiche della Regione
Lombardia. Fasano ha illustrato i dati dell’esperienza lombarda,
mostrando ad esempio che i quasi 10.000 certificatori della regione sono
nel 97% dei casi ingegneri, architetti, geometri o periti. Relativamente
al metodo di calcolo utilizzato dalla regione Lombardia, Fasano ha
annunciato che è
intenzione della regione stessa allinearlo alle UNI-TS 11300.
La
voce dei costruttori
Nel corso della giornata di studio è stato sottolineato il disagio da
parte dei costruttori nell’essere costretti ad utilizzare due sistemi di
calcolo differenti per la determinazione della classe degli edifici e
per l’accesso al contributo del 55%. Nel suo intervento,
Pietro Torretta,
vice presidente Ance, ha riportato la posizione dell'Intergovernmental
Panel on Climate Change, secondo cui
il settore edilizio ha la
possibilità di contribuire per il 50% del taglio delle emissioni,
ossia ha un impatto potenziale nella lotta ai gas serra superiore a
quello ottenibile con l’adozione delle rinnovabili. L’edilizia, infatti,
incide per il 40-42% sul totale della bolletta energetica nazionale e
per il 32% sulle emissioni di gas serra.
Secondo il vice presidente Ance, è
quindi necessario che la certificazione acquisti un ruolo propositivo
non solamente nella costruzione di edifici nuovi, ma anche nella
ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Si calcola che nel
nostro Paese quattro edifici su cinque siano inefficienti dal punto di
vista energetico: si tratta quindi di 23 milioni di costruzioni il cui
recupero potrebbe costituire una spinta importante per l’economia
italiana.
Altri
temi in discussione
Durante la tavola rotonda - alla quale hanno partecipato anche Paola
Ferroli di Assotermica; Valerio Dabove di Assistal; Pietro Ernesto de
Felice del Consiglio Nazionale degli Ingegneri; Sergio Colombo e Mauro
Grazia del Collegio Nazionale Periti Industriali; Giorgio Gallesio
dell’ANCE; Giovanni Nuvoli della Regione Piemonte - sono stai toccati
altri temi di stretta attualità. Tra questi, la
preoccupazione per la prossima
scadenza dell’incentivo del 55%,
la necessità
della convergenza dei metodi di calcolo,
la richiesta di software i cui risultati siano confrontabili,
l’importanza di incentivi adeguati al settore edilizio per la
riqualificazione degli edifici, nonché il capitolo della formazione dei
certificatori e l’esigenza di controlli sui certificati.
Il pomeriggio è stato dedicato
alla disamina dei punti di revisione e di completamento della
norme UNI TS 11300: 2008
con l’intervento dei diversi responsabili CTI che hanno illustrato i
punti in discussione. (Fonte: Ufficio Stampa CTI)
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02 Luglio 2010 -
Certificati verdi, l'art. 45 non
viene stralciato dalla manovra. Introdotto appena l'emendamento Azzollini che destina a Ricerca
e bollette i benefici dell'abolizione dell'obbligo di ritiro dei CV.
Era da tutti attesa una cancellazione
dell'articolo 45 della manovra finanziaria 2010 che, nella attuale
formulazione,
abroga l'obbligo del ritiro dell'invenduto dei
Certificati Verdi, a prezzi amministrati, da parte del Gestore dei
servizi energetici.
Invece
l'articolo 45 rimane come è,
salvo l'integrazione presentata con un emendamento da parte del
presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini che
introduce l'obbligo di impiegare i due terzi (circa 400 milioni) dei
risparmi prodotti dalla norma (circa 600 milioni) a un fondo destinato
"ad interventi nel settore della ricerca e dell'Università" e per il
rimanente terzo (200 milioni) ad abbattere il costo del kW elettrico
nelle bollette dei consumatori. La misura è valida per la seconda metà
del 2010 e nei tre anni successivi.
Come noto la legge sui
certificati verdi prevede che tutte le imprese produttrici di
elettricità abbiano una quota obbligatoria di produzione di energia da
fonti rinnovabili pari al 6%. Quota che si può raggiungere sia con
produzione propria, sia acquistando i certificati verdi dai produttori
terzi. Il meccanismo appena descritto ha funzionato per alcuni anni,
dopo di che il
trend si è capovolto a causa dell'aumento delle importazioni di energia
da fonti rinnovabili di altri paesi,
dell'insufficiente adeguamento da parte del
governo della percentuale d'obbligo e del boom di nuovi impianti di
energia pulita in Italia. Risultato: offerta sovrabbondante e prezzo in
calo. Oggi il
rapporto tra domanda e offerta è di circa 8 a 15;
ciò significa che l'invenduto è pari a quasi la metà dei certificati
emessi. Qualora tale rapporto ripiombasse sul mercato, la prospettiva
sarebbe, secondo alcuni, il dimezzamento del valore dei Cv (attualmente
pari, per il ritiro dell'eccesso, a 88,91 euro a MW). Da qui
l'introduzione dell'obbligo di ritiro da parte del GSE.
Effetti dell'emendamento Azzollini
Con l'emendamento introdotto
dal senatore Azzollini si spalma su tutta la collettività il beneficio
dell'abolizione, concedendo un contentino al settore della ricerca che è
duramente colpito dalla manovra. Come conseguenza vengono però
danneggiati gli operatori italiani della green economy, che hanno
denunciato, tra i tanti, anche il
pericolo di perdere molti "green
job" del settore delle rinnovabili,
garantiti anche dalla "clausola di salvezza" del riacquisto dei
certificati verdi.
Nel frattempo però l'art.45 è
legge e sono diversi gli
effetti che sta avendo sul
mercato del Cv. Primo tra tutti il semicongelamento degli scambi di
certificati verdi gestiti dal Gestore dei mercati energetici (Gme)
ogni mercoledì. Nelle giornate successive all'emanazione del decreto (1
e 9 giugno) sono stati, rispettivamente, 3.386 e 1.886 i Cv
compravenduti, contro una media nel periodo novembre 2009 - maggio 2010
di 52.635 certificati a seduta. Non solo: in attesa di istruzioni del
Governo, è possibile che il Gse blocchi il rimborso annuale chiesto a
marzo dagli operatori dei Cv, che dovrebbe avvenire a giugno.
Si
tratta di cifre importanti: nel 2009, secondo i dati resi noti
dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, la spesa per coprire
l'invenduto era stata pari a circa 600 milioni di euro.
Fonte:www.energymanager.net
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02 Luglio 2010 -
PRESTIGIACOMO: PER ACCORDO SUL
CLIMA TEMPI NON MATURI.
''Tutti devono capire - ha affermato
il ministro Prestigiacomo al termine del Major Economies Fosrum su
energia e clima di Roma- che i tempi non sono maturi per un accordo
globale sul clima. Bisognera' avvicinare le posizioni e a Cancun (la
prossima conferenza Onu sul clima) si lavorera' per definire l'
architettura di un futuro accordo che potra' essere concluso nella
riunione successiva''.
L'incontro di Roma ha visto la
partecipazione dei ministri dell'Ambiente di 22 paesi del mondo, la
Commissione Europea, la Presidenza Ue, il segretariato generale della
Convenzione Onu sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) l'AWG-LCA gruppo di
lavoro per le azioni di lungo periodo in ambito dell'UNFCCC.
Dopo il vertice dei ministri
dell' Ambiente delle principali economie mondiali secondo Prestigiacomo
''vedremo risultati tangibili perche' abbiamo individuato
gruppi di lavoro e ci
saranno progetti di collaborazione''.
Sul tavolo dell'incontro di Roma sono
stati discussi i seguenti temi:
• Interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e relativo
finanziamento;
• Monitoraggio, Rendicontazione e Verifica/Consultazione Internazionale
e analisi degli interventi per la riduzione delle emissioni;
• Impegni di Mitigazione in vista della conferenza sui cambiamenti
climatici di Cancun (Cop 16);
• Progressi nelle negoziazioni in ambito UNFCCC per Cancun
• Aggiornamento sulla preparazione della riunione Ministeriale su "Clean
Energy" di Luglio a Washington;
La prossima
conferenza Onu sul clima che si
terra' a Cancun, in Messico, a fine novembre
non raggiungera' un accordo definitivo sulle
emissioni, ma perseguira' un' accordo intermedio. Secondo Prestigiacomo
uno degli obiettivi della conferenza di Cancun sara' definire un sistema
di monitoraggio (Mrv) per sbloccare i finanziamenti ai Paesi in via di
sviluppo.
Fonte:FIRE
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02 Luglio 2010 -
PUGLIA E CINA INSIEME PER LE
RINNOVABILI.
La più importante realtà cinese in
materia di energie pulite, la municipalità di Suzhou, guarda alla Puglia
con ammirazione, tanto che in questi giorni la delegazione pugliese,
rappresentata dal presidente della regione, Nichi Vendola, ha incontrato
nella città cinese il vicesindaco della città, Jin Ming.
"In Cina - ha detto Jin Ming -
sappiamo tutti che la Puglia è una delle regioni più importanti
d'Italia. La
nostra speranza è che questa nuova relazione possa aprire rapporti di
collaborazione. Da noi
tantissime aziende operano nel solare e nell'eolico. Ci auguriamo che le
vostre imprese possano presto lavorare con le nostre''.
Dello stesso avviso anche
l'assessore allo Sviluppo economico pugliese, Loredana Capone: "La
collaborazione e lo scambio tra le reciproche esperienze può essere
quanto mai proficua. Da un lato infatti potrebbe contribuire a ridurre
l'inquinamento cinese
aumentando la quantità di rinnovabili, dall'altro potrebbe aiutare la
Puglia a costituire nel proprio territorio l'intera filiera
dell'energia''.
Durante l'incontro sono dunque
emerse sia opportunità di sviluppo che possibili collaborazioni in
materia di rinnovabili tra le due amministrazioni. Le due realtà hanno
sì un comune interesse per le rinnovabili, ma con una differenza: la
Puglia produce energia dal sole e dal vento, mentre la città cinese
fabbrica pannelli solari e pale eoliche.
Ecco da dove nasce il reciproco interesse.
Anche per questo motivo, al termine dell'incontro, le due delegazioni si
sono ripromesse si incontrarsi nuovamente a settembre.
Fonte: Regione Puglia
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28 Giugno 2010 -
CENTRALE A CICLO COMBINATO DA OLI
VEGETALI GREZZI DA 25 MWe “HELIANTOS 2” DELLA SOCIETA’ “ITALGEST” NEL
COMUNE DI CASARANO.
Osservazioni
del
Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”
1.
PREMESSA
Il
presente documento contiene una serie di osservazioni sul progetto della
Centrale “Heliantos 2”, sulla base della documentazione in possesso del
Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”.
Una
organica valutazione dell’insediamento proposto non può prescindere
dalla considerazione del quadro energetico-ambientale complessivo in cui
tale scelta si inserisce. Una centrale a biomassa ha conseguenze
complesse e delicate, conseguenti alla particolare attività di
trasformazione energetica, fornendo un contributo sicuramente non
positivo alla qualità dell’aria, che già oggi presenta aspetti assai
critici a causa di emissioni presenti anche fuori dal territorio
provinciale, e che stanno facendo aumentare vistosamente l’incidenza di
patologie specifiche sul nostro territorio.
Per
una maggiore chiarezza, le osservazioni sono suddivise per paragrafi
relativi ai singoli aspetti, da valutare comunque in modo correlato ed
organico.
2. DIFFORMITA’ DALLA DIRETTIVA COMUNITARIA 2009/28/CE DEL 23.04.2009
La
Comunità Europea ha introdotto nella Direttiva in oggetto alcuni
principi fortemente innovativi, destinati ad incidere profondamente
sulla futura politica di utilizzo delle biomasse da parte degli stati
membri e sullo stesso progetto in esame.
Si introduce, innanzitutto, il criterio di
sostenibilità ambientale nell’uso delle biomasse, precisando che i
criteri già adottati per i biocarburanti vanno estesi a tutte la
biomasse liquide (art. 67). Tale criterio comporta, ad esempio, che la
domanda mondiale di bioliquidi non deve “avere
l’effetto di incoraggiare la distruzione di terreni ricchi di
biodiversità”
(art. 69), in quanto i consumatori della Comunità riterrebbero tale
fenomeno “moralmente inaccettabile”.
Per questi motivi “è necessario prevedere
criteri di sostenibilità che assicurino che i biocarburanti e i
bioliquidi possano beneficiare di incentivi soltanto quando vi sia la
garanzia che non provengono da aree ricche di biodiversità”.
Bisogna aggiungere che proprio negli ultimissimi giorni la Comunità
Europea ha adottato un pacchetto di norme con cui si intende dare,
nell'immediato, attuazione pratica ai criteri di sostenibilità
introdotti dalla Direttiva in oggetto. Il pacchetto consiste in due
Comunicazioni (2010/C 160/01 e 2010/C 160/02) e una Decisione
(2010/335/EU) attraverso cui la Commissione introduce la
certificazione di sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi.
I sistemi di certificazione devono avvalersi di metodi di revisione
indipendenti ed affidabili per l'esame dell'intero ciclo di produzione
in modo tale da evitare qualsiasi tentativo di frode. I due criteri
fondamentali da rispettare per l'ottenimento della certificazione sono:
che i biocarburanti e i bioliquidi non provengano da aree ad elevata
biodiversità, e che il loro utilizzo consenta considerevoli risparmi di
gas serra rispetto ai combustibili fossili (nella misura del 35%
nell'immediato, del 50% nel 2017 e del 60% nel 2018). Solo ed
esclusivamente i biocarburanti ed i bioliquidi (sia quelli prodotti in
Europa che quelli importati da paesi terzi) che avranno ottenuto la
certificazione verranno contabilizzati ai fini degli obiettivi nazionali
previsti dalla Direttiva 2009/28/CE e potranno beneficiare di incentivi
e sostegni finanziari pubblici.
Il
progetto in esame non fornisce in proposito alcuna informazione e/o
garanzia. Si riportano più volte le caratteristiche agronomiche,
merceologiche ed energetiche degli oli vegetali, ma manca ogni
riferimento alla provenienza del prodotto ed al suo ciclo integrato (tracciabilità).
Permane quindi il fondato dubbio che, in contrasto con le indicazioni
CE, il combustibile possa essere ricavato con danni a preesistenti
patrimoni vegetazionali e forestali e alle popolazioni indigene ivi
insediate.
Jean Ziegler,
Relatore Ufficiale delle Nazioni Unite per l’Alimentazione, nell’ottobre
2007 di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite definiva la
politica di acquisizione di terreni nel sud del mondo, la loro
deforestazione o il loro cambiamento d’uso (da uso agricolo locale ad
uso industriale) un “crimine contro l’umanità”. Chiedeva pertanto una
moratoria di almeno 5 anni per evitare il dilagare della fame.
L’acquisizione di terreni da parte delle industrie energetiche è invece
andata avanti, ed oggi almeno 20 milioni di ettari - in Africa, America
latina e Asia - sono destinati dalle multinazionali a produzioni
finalizzate ad alimentare le centrali elettriche e le auto dei paesi
ricchi. Mentre le persone sofferenti la fame sono passate da 860 milioni
nel 2005 a 1.070 milioni nel 2009 (FAO, Roma dicembre 2009).
Il concetto di sostenibilità investe poi altre
problematiche, lontane anni luce dall’approccio - culturale prima ancora
che scientifico - del progetto in esame. Occorre, cioè, considerare il
contenuto energetico
di ogni prodotto (compresi i combustibili come le biomasse) nell’intero
ciclo di vita: coltivazione, concimazione, trattamenti agronomici,
raccolta, trasporto.
Nello studio “Feasibility
of Large-Scale Biofuel Production”,
Mario Giampietro, Sergio Ulgiati e David Pimentel scrivono: “La
produzione su larga scala di combustibile di provenienza biologica non
costituisce un’ alternativa all’uso corrente del petrolio e non è
neanche una scelta consigliabile per sostituirne una porzione
significativa”.
Il biocarburante rappresenta infatti una perdita di energia netta, dato
che richiede mediamente il 50% di energia in più di quella che si può
ottenere dal prodotto stesso. Ma anche altre risorse ottenute da
biomasse mostrano, nei migliori dei casi, una bassissima resa energetica
netta, nell’ambito del ciclo di prodotto.
Secondo gli stessi autori citati, negli Stati Uniti servono circa 2
tonnellate di petrolio per produrre e spargere una tonnellata di concime
azotato. Questi ed altri dati disponibili in letteratura, mostrano che
la superficie destinata all’agricoltura energetica in genere non è in
grado di assorbire la CO2, come potrebbe farlo un bosco o un prato di
dimensioni equivalenti, ma anzi produce più CO2 di quanta possa
assorbirne.
Lo
stesso autore citato, Mario Giampietro, ha spiegato in vari convegni che
per coprire il 10% dei consumi energetici italiani servirebbe una
superficie tre volte superiore alla terra arabile nel nostro paese, che
tra l’altro non ha eccedenze di produzione alimentare ma anzi importa
cereali dall’estero.
In un mondo in cui la fame rimane una questione
prioritaria e irrisolta, non possiamo destinare risorse indispensabili
all’alimentazione per la produzione di biocombustibili.
Impraticabile d’altronde, per molteplici ragioni di carattere
agronomico, socio-economico e ambientale, come ammesso dallo stesso
proponente in sede di conferenza dei servizi, risulta la conversione a
colture di oli vegetali di 20.000 Ha al servizio dell’impianto in
provincia di Lecce.
3. DIFFORMITA’ DALL’ALLEGATO A, PUNTI 2.1.A1) E 2.1.A2) DELLA D.G.R.
23.01.2007 N. 35
(COMPATIBILITA’ CON
GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ESISTENTI D’AMBITO REGIONALE E LOCALE,
COERENZA CON LE ESIGENZE DI FABBISOGNO ENERGETICO DELLA REGIONE O DELLA
ZONA INTERESSATA DALLA RICHIESTA)
3.1
Difformità dal Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR)
L’impianto in esame è palesemente in contrasto con
diversi fondamentali indirizzi del Piano Energetico Ambientale
Regionale, adottato con D.G.R. n. 827 del 8.06.2007. Il Piano fornisce
una fondamentale indicazione laddove prescrive che “i
sistemi della domanda e dell’offerta si sviluppino in forma coordinata”
(pag. 158/471). La realizzazione di nuove centrali, cioè, – prescrive il
Piano – deve essere rapportata alle reali necessità del fabbisogno
energetico. Su questo punto il progetto presenta una preoccupante
carenza, limitandosi a riferire (Relazione ambientale, par. 2.1, in
tutto 9 righe) una generica previsione di una “quota
pari al 18% del fabbisogno di energia da fonti rinnovabili, con uno
sguardo particolare al settore delle biomasse agricole provenienti da
colture dedicate”.
Non un accenno agli effetti del cumulo di potenza relativa ad altri
impianti simili previsti nella stessa area, con una sovrapproduzione
destinata a centri di consumo lontani dalla regione.
A
questo proposito è opportuna una valutazione specifica.
La Puglia presentava al 2007 (statistiche Terna, ultimi
dati disponibili sul sito
www.terna.it)
una produzione elettrica netta (cioè al netto dei servizi ausiliari
degli impianti) di 37,0 miliardi di kWh, a fronte di una richiesta di
19,6 miliardi di kWh, con un esubero quindi di 17,4 miliardi di kWh,
pari al 89%. Si può rilevare il grave squilibrio del sistema elettrico
nazionale e regionale (nella perdurante mancanza di un Piano Energetico
Nazionale) notando, ad esempio, che la Campania e la Basilicata hanno
invece un deficit di bilancio elettrico rispettivamente di 11,2 miliardi
di kWh (-60%) e di 1,6 miliardi di kWh (-51,4%). In questo scenario è
sbagliato, secondo i principi della corretta pianificazione energetica,
continuare ad aggravare ulteriormente il carico produttivo della
regione, poiché gran parte dell’energia prodotta sarebbe destinata a
“viaggiare” verso altri centri di consumo, con sensibili perdite di
trasmissione (mediamente il 7-8%) e ulteriori costi e impatti delle
infrastrutture di trasporto.
Da
considerare ancora, restando nel settore delle sole centrali a biomassa,
che sono proposte e/o in corso di autorizzazione nella stessa area
leccese (limitandosi ad un elenco delle iniziative di cui si ha notizia
diretta e sicuramente non esaustivo), le seguenti centrali elettriche a
biomassa (proponente, combustibile, sito, potenza nominale):
Oli
Salento
sansa Veglie 54 MW
TG
Energie rinnovabili olio vegetale grezzo Cavallino 37 MW
Italgest olio vegetale grezzo
Lecce 25 MW
Energreen olio vegetale grezzo Martignano 10
MW
Polaris Energy olio vegetale grezzo Alliste
10 MW
Fiusis cippato di
legno Calimera 1 MW
Affinché, come prescrive il PEAR, “i
sistemi della domanda e dell’offerta si sviluppino in maniera coordinata”,
è necessario che la valutazione
dell’insediamento in esame sia effettuata nel quadro di altre iniziative
relative ad insediamenti simili (valutazione integrata).
In
ogni caso, non è accettabile che questa fondamentale esigenza sia
totalmente ignorata nel progetto in esame, in cui la proposta viene
illustrata prescindendo dal contesto produttivo circostante, ignorando
ogni esigenza di coordinamento delle proposte e di equilibrio del
sistema di produzione e consumo dell’energia nell’area.
Un’altra fondamentale prescrizione del PEAR,
intrinsecamente disattesa, è quella derivante dalla scelta “di
privilegiare una generazione diffusa di impianti di dimensione
medio-piccola con produzione termica ed, eventualmente, cogenerazione (e
trigenerazione).
” (PEAR;
pag. 158/471). Poco oltre (pag. 159/471, il Piano ribadisce che “in
uno scenario di breve periodo si ritiene che si debba favorire l’avvio e
la diffusione, nelle aree di vocazione agricola della regione, di
filiere bioenergetiche “corte” finalizzate alla valorizzazione della
risorsa in impianti di piccola-media taglia di tipo diffuso, con
eventuale funzionamento in cogenerazione. Tali impianti, inseriti in un
sistema di approvvigionamento locale organizzato, che veda il
coinvolgimento di singole aziende agricole o gruppi di aziende, appaiono
attualmente i più idonei per rispondere a queste esigenze e per favorire
uno sviluppo armonico e sostenibile tra offerta e domanda locali di
biomasse.”
Pur
non essendovi una classificazione univoca per impianti di piccola, media
e grande taglia, non vi è dubbio che la centrale in questione non si
possa definire “medio-piccola”, se si esaminano e si comparano le
seguenti indicazioni normative:
-
il
D. Lgs. 29.12.2003 n. 387 prevede (art. 12, comma 5 e Tabella A
allegata) una soglia di 200 kW per gli impianti soggetti a semplice
Denuncia di Inizio Attività;
-
la stessa norma prevede procedure
semplificate, da definire con un successivo decreto, per gli “impianti
cogenerativi con potenza elettrica inferiore a 5 MW”
(art. 5, comma 1, lettera g);
D’altronde il D.Leg. 152/2006 definisce (art. 268,
comma 1, punto gg) “grande impianto di
combustione”
quelli con potenza termica nominale non inferiore a 50 kW, potenza
vicina al nostro caso (48 MWt).
Il progetto in esame quindi, per la pesante taglia ed il carattere
centralizzato, e per essere basato su olio di importazione, come ammesso
dagli stessi rappresentanti dell’azienda nella prima conferenza dei
servizi tenutasi a Bari, va in direzione opposta a quanto previsto
nel PEAR.
3.2
Difformità dall’art. 1, comma 4. lettera f, Legge 23.08.2004 n. 239
In tale norma si prevede un “adeguato
equilibrio territoriale nella localizzazione delle infrastrutture
energetiche”. Per
quanto detto, l’insediamento proposto, insieme ad un vasto elenco di
impianti proposti o in via di autorizzazione, contribuisce al contrario
ad accentuare lo squilibrio territoriale dell’area. Tale conclusione è
confortata dai dati Terna, ente gestore e proprietario della rete di
trasmissione nazionale, che prevede (dati su
www.terna.it)
per l’intero Meridione un fabbisogno al 2016 di 70 miliardi di kWh. In
tale ipotesi la Puglia, che già oggi produce più del 60% dell’intero
fabbisogno meridionale potrebbe sopperire da sola agli aumenti di
potenza richiesti a tutte le altre regioni continentali del Sud per i
prossimi dieci anni; il ché aggraverebbe sprechi di trasporto,
impatti ambientali e vulnerabilità dell’intero sistema elettrico.
3.3 Difformità dal Piano Energetico Provinciale (PEP)
La Provincia di Lecce ha approvato in via definitiva, con
Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 36 del 23.04.2004, il “Programma
d’intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio
energetico”, di
seguito denominato Piano Energetico Provinciale (PEP), in attuazione del
Decreto Legislativo n. 112/98. A prescindere dalla validità “legale” del
Piano, soggetto alla catena di deleghe previste dalla normativa e
redatto in anticipo rispetto allo stesso PEAR, il documento, frutto del
lavoro coordinato di Provincia e Università di Lecce, ha un indubbia
valenza sotto l’aspetto del quadro di programmazione, che non può essere
evidentemente ignorata.
In tale documento si valuta (pag. 253/348) che “allo
stato attuale, in assenza di strumenti di pianificazione e persistendo
un esubero di produzione che al 2000 era del 36%
(oggi, come si è visto,
è passato all’89%, n.d.r.), appare
ingiustificato ogni ulteriore insediamento di centrali elettriche sul
territorio provinciale e regionale. Possono richiedere una deroga a tale
indirizzo gli impianti che fanno ricorso a fonti rinnovabili, per il
notevole valore aggiunto, in termini socio-economici ed ambientali, che
si associa a tali produzioni; ciò però a patto che tali fonti vadano a
sostituire equivalenti fonti fossili, e non ad aggiungersi ad esse,
perpetuando una scriteriata politica di esuberanza dell’offerta.
Tali considerazioni rimangono sostanzialmente valide
anche alla luce dell’approvazione del PEAR, in cui non sono contenute
specifiche previsioni quantitative per le centrali a biomassa. Lo stesso
PEP (paragrafo 7.4) valuta una potenzialità di biomassa sul territorio
provinciale sufficiente ad alimentare centrali per un massimo di 35
MWt totali, corrispondenti a meno di 10 MWe. Beninteso,
la biomassa considerata dal Piano è solo quella prodotta
sul territorio (residui di potatura di olivo e vite, sansa, vinacce,
cereali), con esclusione assoluta di oli di importazione.
“Fondamentali inoltre, per
l’economicità del processo
– prevede il Piano – è scegliere in maniera
idonea i siti di ubicazione delle centrali, che dovranno essere il più
possibile baricentrici rispetto alle zone di produzione del
combustibile, in modo da abbattere notevolmente le spese di trasporto.”
Si
evince da ciò agevolmente come la proposta di insediamento in oggetto
sia decisamente difforme dalle previsioni del PEP per vari aspetti:
-
si
prevede l’utilizzo di biomassa di importazione;
-
si
prescinde, come si è detto, da una valutazione congiunta di altri
possibili insediamenti proposti a livello regionale e locale, con il
rischio di una potenza installata di gran lunga superiore alle
potenzialità del territorio;
-
si
prescinde da una collocazione ”baricentrica” delle centrali; anzi, sono
previste ad esempio, con procedimenti distinti e affatto coordinati, due
centrali di notevole potenza entrambe a pochi chilometri di distanza
(Lecce e Cavallino).
4.
DIFFORMITA’ DALL’ALLEGATO A, PUNTI 2.1.A4) E 2.1.A6) DELLA D.G.R.
23.01.2007 N. 35
(GRADO DI
INNOVAZIONE TECNOLOGICA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RENDIMENTO
ENERGETICO ED AL LIVELLO DI EMISSIONI DELL’IMPIANTO PROPOSTO, MASSIMO
UTILIZZO POSSIBILE DELL’ENERGIA TERMICA COGENERATA)
L’impianto presenta i seguenti dati nominali:
-
energia elettrica netta alla rete: 22.900 KW;
-
energia primaria del combustibile 47.886 kW;
-
energia termica per uso industriale: 8.100 kW.
Il
rendimento netto dichiarato dell’impianto, cioè il rapporto tra i due
valori sopra riportati, è del 47,8%. Quindi la metà circa (52%)
dell’energia immessa nell’impianto è trasformata in calore. Dando per
scontato che si tratta di tecnologie non certamente innovative (grandi
motori diesel di derivazione marina), la valutazione dei rendimenti
energetici dell’impianto non può prescindere dall’analisi della
destinazione di questa ingente quantità di calore prodotta. Infatti dei
25 MW circa di energia termica prodotta, il progetto dichiara un impiego
per “uso industriale” di soli 8,1 MW, al netto di altri recuperi
effettuati all’interno del ciclo produttivo. Ma tale previsione non è
supportata da alcun progetto per l’utilizzo del calore residuo.
Nella Relazione Ambientale si dedicano a tale fondamentale argomento
solo 3 righe (!!):
“Tale calore disponibile,
vista la temperatura di uscita dalla sezione di recupero, potrebbe
essere utilizzato per utenze esterne, quali ad esempio una rete di
teleriscaldamento o aziende agricole per coltivazioni in serra”.
(pag. 40/97)
Si
deve ritenere, quindi, che tale calore, in assenza di reali previsioni
di utilizzo, sarà destinato ad essere semplicemente disperso in
ambiente; conferma tale conclusione lo schema di flusso allegato alla
Relazione tecnica illustrativa del Progetto, che riporta 2 “radiatori”,
cioè scambiatori acqua-aria, destinati a smaltire in atmosfera l’intero
calore residuo. Non si conosce, d’altronde, alcuna previsione
specifica (destinazione del calore, accordi con utilizzatori, rete di
teleriscaldamento ecc.) su tale aspetto.
Tale fondamentale carenza denota la reale natura della
proposta in esame: non un impianto improntato all’uso efficiente
dell’energia, inserito in un sistema energetico con un sostanziale
equilibrio tra domanda ed offerta, ma un
intervento speculativo, finalizzato al conseguimento dei Certificati
Verdi, in cui il calore residuo rappresenta un fastidioso sottoprodotto
di cui sbarazzarsi!
5. DIFFORMITA’ DALL’ALLEGATO A, PUNTO 2.1.A5) DELLA D.G.R. 23.01.2007
N. 35
(UTILIZZO DELLE
MIGLIORI TECNOLOGIE AI FINI ENERGETICI ED AMBIENTALI, CON PARTICOLARE
RIFERIMENTO ALLA MINIMIZZAZIONE DELLE EMISSIONI DI NOx e CO)
Uno dei punti su cui deve incentrarsi l’esame della
proposta in oggetto è senza dubbio costituito dalla minimizzazione delle
emissioni. Invece è proprio questo uno degli aspetti più carenti della
proposta progettuale. La Relazione ambientale liquida questo argomento
con 4 pagine e 3 righe; si riporta una tabella (pag. 36/97) con le
composizioni teoriche dei fumi ai camini; si cita un sistema catalitico
di abbattimento degli ossidi di azoto con ammoniaca (SCR, Selective
Catalytic Reduction); si cita sommariamente, un “sistema
catalitico di ossidazione del CO a CO2”.
Nessun accenno alla tecnologia adottata per
l’abbattimento delle polveri (cicloni?, filtri a manica?, filtri
elettrostatici?), salvo l’indicazione assai generica di una “preventiva
filtrazione” dei
fumi di scarico (Relazione ambientale, pag. 36/97).
Nell’annessa “Relazione tecnica Emissioni atmosferiche” ci si potrebbe
aspettare una trattazione più dettagliata ed approfondita; nulla di ciò:
si trovano riprese le stesse generiche considerazioni contenute nella
Relazione ambientale (tabella con la composizione teorica dei fumi,
ennesima descrizione del sistema catalitico SCR). Salvo poi, con un
salto logico poco consono ad una relazione tecnico, concludere:
“si può stimare che a regime
si produrranno una concentrazione di inquinanti inferiore ai limiti
consentiti dal D.Lgs. 152/2006, così come riportato nella tabella
seguente (pag. 13/17”):
EMISSIONE |
VALORI ATTESI |
LIMITE (1) |
Polveri totali |
60-100 mg/Nmc |
130 mg/Nmc |
Ossidi di azoto |
170-190 mg/Nmc |
200 mg/Nmc |
Monossido di carbonio |
250-300 mg/Nmc |
650 mg/Nmc |
(1)
Allegato I, parte III, punto (3), “motori fissi a combustione interna”,
del D. Lgs. 152/2006
In
questi dati preoccupa, oltre alla mancanza di un qualunque metodo
scientifico per analizzare gli effetti delle emissioni, la conclusione,
del tutto arbitraria e soggettiva, con cui si dichiarano valori di
concentrazioni pur sempre vicini a quelli limite (190 mg/Nmc rispetto al
limite di 200 mg/Nmc per gli ossidi di azoto).
6.
DIFFORMITA’ DALLE PRESCRIZIONI DELLA L.R. 12.04.2001 N. 11
La legge prevede, tra i progetti di competenza della
Provincia da sottoporre a verifica di assoggettabilità a V.I.A., gli “impianti
industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua
calda, … con potenzialità uguale o superiore a 10 MW”.
L’art. 8 della stessa Legge prescrive i contenuti dello
Studio di impatto ambientale (SIA) definito (art. 2, c. 1, lettera c)
come “uno studio tecnico-scientifico degli
impatti ambientali di un progetto, di un programma di intervento o di un
piano”, da
presentare per la procedura di verifica. Tra i dati richiesti compaiono:
·
una valutazione del tipo e della
quantità dei residui e delle emissioni previsti (inquinamento
dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore,
radiazioni ecc.) risultanti dall’attività del progetto proposto;
·
la descrizione delle tecniche
prescelte per prevenire le emissioni degli impianti e per ridurre
l’utilizzo delle risorse naturali, confrontandole con le migliori
tecniche disponibili.
Esaminando l’impatto sulla qualità dell’aria e quanto contenuto nella
Relazione ambientale, e’ di tutta evidenza, come si è notato sopra, che
lo studio proposto non è adeguato a rappresentare efficacemente gli
effetti derivanti dal funzionamento dell’impianto. Infatti:
a)
non vengono neppure riportate, nelle relazioni e negli schemi
relativi, come si è notato sopra, le tecnologie impiegate per la
filtrazione degli inquinanti; poiché è noto che la scelta del
sistema di abbattimento incide notevolmente sui successivi costi di
esercizio dell’impianto, occorre rilevare che il progetto lascia ampi
margini discrezionali in tal senso; salvo poi, con un approccio
superficiale e poco scientifico, fornire assicurazioni sul rispetto dei
limiti imposti;
b)
i modelli proposti per la valutazione della distribuzione degli
inquinanti sono inadeguati a rappresentare i reali impatti; infatti:
·
le ipotesi prese a base dello studio
(stazionarietà, comportamento chimicamente inerte degli inquinanti,
assenza di assorbimento al suolo), sono vistosamente lontane dalla
realtà; basti pensare a situazioni meteo particolari (inversioni
termiche, fumigazioni ecc.), ben lontane dalle ipotesi assunte, alle
molteplici reazioni degli inquinanti con l’ambiente (es. combinazione di
ossidi di zolfo e fosforo con l’umidità atmosferica, piogge acide, ecc),
all’assorbimento degli inquinanti da parte del terreno (vedi casi
pugliesi, da Cerano alla Copersalento, di sequestri di aree contaminate
da emissioni di centrali elettriche);
·
non viene fornito alcuno
studio ante operam
sulla qualità dell'aria
del sito in cui è previsto l'insediamento;
·
viene solo citato sommariamente (5
righe) l’algoritmo di calcolo impiegato (software NOAA denominato
HYSPLIT), senza descrivere ipotesi, passaggi, approssimazioni, e
riportando semplicemente le rassicuranti conclusioni;
·
partendo dall’erroneo presupposto che
il rispetto medio dei limiti di legge garantisca di per sé
assenza di danni alla salute, si ignorano gli effetti dovuti a
particolari concentrazioni degli inquinamenti al suolo; gli studi
scientifici in merito hanno provato che esiste un diretto rapporto
causa-effetto tra concentrazione in aria di taluni inquinanti (come gli
ossidi di azoto) e insorgenza di patologie anche a breve e medio
termine;
·
si ignorano gli effetti degli
inquinanti su soggetti particolarmente sensibili (bambini, soggetti
esposti a patologie polmonari, donne in gravidanza ec.).
Considerati i diversi studi dell'OMS che attribuiscono buona parte delle
patologie presenti nel mondo all'esposizione a fattori ambientali,
avvalorando così il nesso causa-effetto fra aumento delle patologie ed
inquinamento; considerati i dati del Registro Nazionale INES che
denotano una situazione allarmante per la Regione Puglia per quel che
concerne le emissioni; considerati i dati dell'Osservatorio
Epidemiologico Regionale ed in particolare i dati relativi al Registro
Tumori Jonico Salentino in cui viene posta in rilievo l'anomalia della
provincia di Lecce che presenta tassi per patologia tumorale (in
particolare carcinoma del polmone) superiori a quelli delle provincie di
Brindisi e Taranto, pur essendo assenti sul suo territorio insediamenti
industriali rilevanti: prima di esporre un’intera popolazione ai
danni derivanti da ulteriori emissioni, nella situazione epidemiologica
attuale già preoccupante, possono essere presi in considerazione, a
parere degli scriventi, solo studi scientifici di ben diverso spessore
rispetto a quello presentato.
7.
CARENZE NEI DATI RELATIVI AI LIMITI DI EMISSIONE AI SENSI DEL D. LEG.
12.04.2006 N. 152
Ai sensi di questa norma (art. 269) “per
tutti gli impianti che producono emissioni (salvo quelli alimentati a
biomasse di potenza inferiore a 1 MW e altre tipologie di piccola
taglia, n.d.r.) deve essere richiesta un’autorizzazione ai sensi della
Parte V” del
Decreto. Ai fini del rilascio dell’autorizzazione, l’autorità competente
indice … una conferenza dei servizi.
I
limiti di emissione sono riportati nell’Allegato I della Parte V. Il
progetto (Relazione ambientale, pag. 37) riporta i seguenti limiti di
emissione, riferiti a “motori fissi a combustione interna”:
polveri 130
mg/Nmc
ossidi di azoto
200 mg/Nmc
monossido di carbonio 650 mg/Nmc
Ma,
a ben vedere, tali limiti si riferiscono ad un “tenore di ossigeno
nell’effluente gassoso del 5%”. Nel progetto invece (pag.36/97) si
riporta una concentrazione di O2 nei fumi al camino del 10,61%. La
composizione dei fumi va pertanto corretta, introducendo un tasso di
ossigeno pari a quello di legge, in modo da rendere confrontabili i due
dati. L’eccesso d’aria può infatti alterare sensibilmente le conclusioni
della simulazione. Ciò appare ancor più necessario in quanto, come si è
detto, il tenore dichiarato di ossidi di azoto nei fumi (170-190 mg/Nmc)
è vicino al valore di soglia.
8.
DIFFORMITA’ DAGLI ATTUALI INDIRIZZI DELLA REGIONE PUGLIA IN TEMA DI
CENTRALI A BIOMASSA
Con
Deliberazione G.R. n. 767 del 14.05.2008 la Regione Puglia ha
specificato i criteri per la localizzazione delle centrali a biomasse ed
i requisiti amministrativi ed impiantistici necessari per ottenere
l’autorizzazione unica. Tra l’altro si prevedono.
·
l’incentivazione dell’uso di biomasse
di origine agricola e forestale prodotte localmente;
·
uno screening
qualitativo/quantitativo periodico, da valutare in sede autorizzativa,
per i seguenti inquinanti: IPA, metalli, composti inorganici del fluoro
espressi come HCL e HF, diossine e furani (PCDD + PCDF);
·
la redazione di un Piano di
approvvigionamento delle biomasse utilizzate, con contratto di fornitura
valido per 5 anni dal rilascio dell’autorizzazione;
·
la stretta “interconnessione” tra
produzione di energia elettrica e calore.
Per quanto il progetto in esame sia stato presentato
prima dell’approvazione della norma citata, è
utile notare che l’insediamento proposto si pone in netto contrasto
rispetto agli attuali indirizzi assunti dall’Amministrazione Regionale.
9.
CONCLUSIONI
L’insediamento in oggetto risulta slegato da ogni reale esigenza del
territorio; puntando su combustibile di importazione e rinunciando alla
“filiera corta”, utilizzerà del Salento solo lo spazio e l’ambiente
fisico necessario e la eventuale disponibilità dei suoi amministratori
ad accoglierlo. Limitati saranno i vantaggi (una manciata di posti di
lavoro la cui ricaduta locale è da dimostrare), mentre gravi e certi
saranno i danni all’ambiente e alla salute. Tutto ciò non per un
necessario contributo alla copertura dei nostri fabbisogni energetici,
per cui godiamo di un notevole esubero di produzione, destinato
purtroppo ad accentuarsi con le tendenze attuali, ma essenzialmente per
ragioni di profitto aziendale legato agli incentivi pubblici; ne è la
prova la scarsa attenzione al riutilizzo della importante quota di
calore residuo.
Il progetto rimane poi gravemente carente proprio sull’aspetto più
importante e delicato per la salute dei cittadini: l’inevitabile
ulteriore peggioramento della qualità dell’aria già compromessa da
scriteriati insediamenti industriali esistenti nella nostra Regione.
Casarano,
28.6.2010
Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT)
Sezione Provinciale di Lecce
Comitato Civico “Io Conto” - Ugento (LE)
Tribunale dei Diritti del Malato - Casarano (LE)
Legambiente - Casarano (LE)
Comitato “Energia Ambiente e Vita” - Casarano (LE)
Comitato Cittadino Tutela Ambiente - Casarano (LE)
Associazione “I Paladini di Via Messina” - Casarano (LE)
Forum Ambiente e Salute - Lecce
Associazione Grande Salento - Avetrana (TA)
Comune di Supersano (LE)
Comune di Matino (LE)
Comune di Presicce (LE)
Comune di Ruffano (LE)
Gruppo Politico “Popolo della Libertà” - Sezione di Casarano (LE)
Gruppo Politico “Centro Democratico Cristiano” - Casarano (LE)
Gruppo Politico “Sinistra Ecologia e Libertà” - Circolo Cittadino di
Casarano (LE)
Gruppo Politico “Italia dei Valori” - Circolo Cittadino di Casarano (LE)
Gruppo Politico “Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della
Sinistra” - Sezione di
Casarano (LE)
Leggi il Comunicato Stampa -
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sezione dedicata al settore Energia
24 Giugno 2010 - WWF – GREENPEACE-
LEGAMBIENTE
PERCHE’ AUMENTARE LE AMBIZIONI DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI AL 2020
NELLA UE E’ NECESSARIO PER MANTENERE LA COMPETITIVITA’ E
L’INNOVAZIONE
L'obiettivo di riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020, alla
luce del trend attuale di
riduzione a livello europeo, appare del tutto sottostimato rispetto alle
potenzialità e costringerebbe
l'Europa a fermarsi, con il grave rischio di riprendere l'ascesa delle
emissioni inquinanti una volta
attenuata la crisi economica e di perdere l'occasione di imprimere una
forte spinta di politica
industriale verso la nuova economia pulita. Mentre a livello mondiale
gli investimenti pubblici e
privati verso la green economy si moltiplicano, anche quale strumento di
uscita dalla crisi e
con la finalità di raggiungere la sicurezza energetica, l'Europa non può
permettersi di abbandonare
la politica su cui ha fondato la propria azione negli ultimi 10 anni
proprio ora che sta decollando a
livello mondiale.
Nuovi Investimenti Globali nell’Energia Sostenibile
2004 US$33.2 miliardi
2005 US$58.5 miliardi
2006 US$92.6 miliardi
2007 US$148.4 miliardi
(Fonte: New Energy Finance)
2007 – 2009: USD$ 1,3 Migliaia di miliardi 60%
(Fonte: Global Climate Prosperity Scoreboard®)
La richiesta degli ambientalisti di portare l'obiettivo europeo di
riduzione delle emissioni come
minimo al meno 30% entro il 2020, dunque, nasce da considerazioni che
vanno anche oltre i
negoziati internazionali per un nuovo accordo sul clima, pur nascendo
dalla convinzione che un
recupero di leadership europea gioverebbe a un successo in sede
multilaterale. Occorre rilevare,
infatti, che proprio nei negoziati internazionali, l'Unione Europea ha
negli ultimi anni assunto un
ruolo di attesa nei confronti di Stati Uniti ed Economie Emergenti che
non ha solo danneggiato le
trattative in sé, ma ha anche minato l'autorevolezza europea a livello
globale, ben oltre l'ambito
della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici. Gli ambientalisti
sostengono che un
obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 40% entro il 2020,
compresi i meccanismi
flessibili attuati con regole più stringenti e anche nel quadro di un
impulso alle migliori tecnologie
disponibili, oltre che fattibile dal punto di vista economico,
assicurerebbe al Vecchio Continente
una reale capacità contrattuale a livello internazionale.
Per quel che riguarda l’Italia, occorre rilevare che una posizione di
netta chiusura, quale quella
tenuta sinora dal ministero dell’Ambiente, potrebbe da una parte
impedire di capitalizzare i risultati
che pure si stanno ottenendo nella corsa alle rinnovabili, con le luci
dovute soprattutto
all’introduzione del conto energia, e le ombre derivanti da uno sviluppo
anarchico del settore
energetico, non in sostituzione dei combustibili fossili e costantemente
minacciato da revisioni
delle tariffe del conto energia non dettate da considerazioni di
politica industriale sulla modulazione
della leva economica.
Quando, quasi tre anni fa, venne proposto il cosiddetto pacchetto
20-20-20 dell'Unione Europea1, il
trend di riduzione delle emissioni in Europa era lento, ma in quasi
tutti i Paesi dell'Europa a 152
costante (Italia esclusa, dove il trend era in netta ascesa, e la
Spagna) . Con la crisi economica, nel
2008 si è registrata un'accelerazione delle riduzioni di gas serra,
arrivate nel 2008 all'11,3% (Europa
a 27 membri)3.
Tabella 1 - Accelerazione dei trend di riduzione delle emissioni con la
crisi economica
Di conseguenza, secondo i calcoli del Potsdam Institute, l'attuale
target di riduzione del 20% entro
il 2020 equivarrebbe a un -0,45% di riduzione l'anno, al di sotto del
trend di riduzione storica dello
0,6% l'anno dal 1980. In altre parole, l'Europa dovrebbe decelerare o
addirittura fermarsi.
Questa situazione è pericolosa sotto almeno due punti di vista, uno
ambientale e l'altro economico.
Dal punto di vista ambientale, una riduzione dello sforzo di riduzione
in presenza di un
rallentamento produttivo dei settori energivori (come l'acciaio) implica
che una volta terminati gli
effetti della crisi economica le emissioni ricominceranno a salire. Dal
punto di vista economico, il
fatto che le emissioni calino non per loro conto, e non grazie a
investimenti, cambiamento dei
modelli di consumo e innovazione tecnologica, rischia di far perdere
all'Europa, e ai singoli Stati,
una grande occasione e costituire uno svantaggio in termini di
competitività a livello internazionale.
Occorre sottolineare che, come rileva la Comunicazione della Commissione
UE che analizza le
opzioni per un aumento del target di riduzione4, i costi per ridurre le
emissioni, nell'attuale
contingenza economica, si sono abbassati notevolmente, passando da 70 a
48 miliardi di Euro
l'anno (0,32% del PIL nel 2020), il 30% in meno di quanto previsto due
anni fa. Questo è dovuto
anche all'aumento del prezzo del petrolio, che ha reso convenienti gli
interventi di efficienza
energetica, e alla diminuzione del prezzo del carbonio nel sistema ETS.
Anche il mondo delle imprese e della finanza ha colto la grande
opportunità derivante
dall'incremento del target europeo di riduzione delle emissioni per il
2020. In una dichiarazione
1 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2008:0030:FIN:IT:PDF
2 Mentre il target complessivo dell'Unione Europea, del -8%, rispetto
alle emissioni del 1990, entro il 2012, si riferisce
all'Europa a 15 Stati membri, il target del -20% entro il 2020 si
riferisce all'Europa allargata a 27 Paesi.
3 http://www.eea.europa.eu/pressroom/newsreleases/eu-greenhouse-gas-emissions-more
4 http://ec.europa.eu/environment/climat/pdf/2010-05-26communication.pdf
congiunta5 The Climate Group, The Corporate Leaders Group on Climate
Change e il Programma
Climate Savers del WWF rilevano che "non esiste un futuro ad alto tenore
di carbonio e basso costo
per l'Europa" e che aumentare le ambizioni di riduzione delle emissioni
si tradurrà in sviluppo
economico e aumento dei posti di lavoro. Nella dichiarazioni,
sottoscritta anche individualmente da
ben 13 imprese6, tra cui l'italiana Barilla, si rileva tra l'altro che
un incremento delle ambizioni
europee si tradurrà in sviluppo economico e aumento dei posti di lavoro,
l'Europa deve mantenere la
leadership per essere competitiva sui prodotti e servizi di mercato a
basso tasso di carbonio, deve
investire nella propria sicurezza energetica, deve evitare di dover
procedere a una rapida inversione
tecnologica domani (con costi ben più alti degli investimenti necessari
oggi).
Nella stessa Comunicazione della Commissione UE, peraltro, si sottolinea
che la competizione
internazionale nel settore delle fonti rinnovabili rischia di lasciare
la UE al palo: si pensi che la Cina
ha aumentato gli investimenti nell'energia rinnovabile del 148% negli
ultimi 4 anni. Secondo
l'ultimo rapporto "Country Attractiveness Indices" dell'agenzia Ernst &
Young, ormai la Cina
spende quasi il doppio degli Stati Uniti7 in investimenti per le
rinnovabili, con 34,6 miliardi di
dollari nel 2009 (contro i 18,6 degli USA). Tant'è che alcuni dei
maggiori leader industriali USA
hanno lanciato un appello perché il loro paese triplichi le spese per la
ricerca e la realizzazione di
nuova energia, alternativa ai combustibili "sporchi" tradizionali. Tra
di loro, Bill Gates (Microsoft)
e Jeffrey R. Immelt, amministratore delegato della General Electric8. Al
di là della preoccupazione
creata negli USA dal disastro nel Golfo del Messico, l'aumento dei
prezzi del petrolio e la crescente
competizione per l'accaparramento delle risorse petrolifere (e degli
altri combustibili fossili)
rendono la virata verso le nuove fonti energetiche un obbligo per
guadagnare una certa sicurezza
energetica, nonché un dovere verso la pace mondiale.
Un target di riduzione delle emissioni del 30% a livello europeo farà
risparmiare oltre 40 miliardi di
Euro, che in caso contrario andrebbero spesi per petrolio e gas, e
questo postulando che il prezzo
del barile di petrolio rimanga 88 dollari.
I vantaggi sarebbero enormi anche dal punto di vista dei posti di
lavoro, dal momento che le
tecnologie pulite sono a maggiore intensità di impiego. Come evidenziato
in un rapporto del WWF,
al momento, nell'Unione Europea l'economia verde impiega già circa 3
milioni e 400 mila persone
(400 mila nell'industria dell'energia rinnovabile, direttamente o
indirettamente; 2.100.000 nei
trasporti efficienti; 900 mila nell'efficienza energetica). L'indotto di
questa industria, già enorme
per proporzioni, si calcola intorno a 5 milioni di persone. Si pensi che
l'industria "sporca"
(elettricità, gas, cemento, acciaio) impiega oggi 2.800.000 persone9. In
Italia uno scenario di
sviluppo delle fonti rinnovabili con obiettivi più spinti rispetto agli
attuali fissati al 2020
consentirebbe di raddoppiare gli occupati diretti del settore elettrico
a oltre 100 mila unità, secondo
le stime di Greenpeace10. L’occupazione totale per il settore elettrico
sarebbe oltre il doppio.
WWF, Greenpeace e Legambiente, nel porre all'attenzione del Governo, del
Parlamento e delle
parti sociali i vantaggi di un incremento delle ambizioni europee di
riduzione delle emissioni di gas
serra per il 2020, non possono esimersi dal rilevare che non sono le
ambizioni e gli obiettivi a
5 http://www.theclimategroup.org/_assets/files/Increasing-Europe-climate-ambition-will-be-good-for-EU-economy-andjobs-
say-businesses.pdf
6 Acciona, BNP Paribas, Barilla, Crédit Agricole, Elopak, F&C Asset
Management, Johnson Controls Inc, Google,
Marks and Spencer, Nike, Philips, Sony Europe, Swiss Re
7
http://www.ey.com/Publication/vwLUAssets/Renewable_energy_country_attractiveness_indices_Issue_25/$FILE/Rene
wable_Energy_Issue_25.pdf
8 http://www.nytimes.com/2010/06/10/business/energy-environment/10gates.html
9 http://assets.panda.org/downloads/low_carbon_jobs_final.pdf
10 http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/green-jobs
danneggiare l'economia italiana, bensì la totale mancanza di approccio
strategico. In quasi tutti gli
Stati Europei esistono Programmi, se non addirittura Leggi, che segnano
il cammino verso un
obiettivo intermedio e uno a lungo termine (2050) di riduzione delle
emissioni. In Italia, con una
travisata idea di libertà di mercato, si continua ad alimentare una
competizione fondata su privilegi
acquisiti e intoccabili e speculazione. Oggi è ora di dire che bisogna
puntare sulle rinnovabili e
sull'efficienza energetica non quali investimenti complementari, ma
quale nerbo della futura politica
energetica ed ambientale del Paese. Si contesta che, a fronte di una
potenza istallata di 102.000
MW, con un picco di potenza richiesta di 56.822 MW, il Governo abbia
autorizzato dal 2002
21.742 MW di nuovi impianti termoelettrici e tra questi 2390 MW a
carbone. Nel 2010 si prevede
l’entrata in funzione di 3220 MW e altri 5568 MW sono attesi per il
201311.
Le rinnovabili oggi si pongono come vera alternativa alle centrali
tradizionali, e per questo si chiede
di puntare al futuro, attuando una vera e propria moratoria delle
centrali a carbone e di quelle
nucleari ancora in fase di programmazione, inutili e antieconomiche,
oltre che pericolose sotto il
profilo ambientale e della sicurezza. Va inoltre predisposto il phase
out delle vecchie centrali a
olio combustibile
11 Ministero dello sviluppo economico: Rapporto sull’andamento delle
autorizzazioni di cui all’art. 1-quarter, C.8 della
legge 27-10-2003, N. 290 agosto 2009-aprile 2010.
Leggi il Comunicato Stampa
24 Giugno 2010
-
sentenza n° 215 del 17 giugno 2010 della Corte Costituzionale in materia
di energia nucleare, che secondo alcuni, pronunciando l'illegittimità
costituzionale delle norme che prevedono poteri straordinari d'emergenza
governativi per la costruzione di nuove centrali, potrebbe costituire un
colpo importante contro la strategia di reintroduzione dell'energia
nucleare in Italia
Leggi
la sentenza -
Vai alla nostra
sezione dedicata alla legislazione ambientale
24 Giugno 2010 -
Rivoluzione in bolletta:arrivano
le fasce orarie. Da luglio, 4 milioni di famiglie
pagheranno tariffe diverse a seconda del momento in cui usano
l'elettricità. I risparmi, all'inizio contenuti, a regime supereranno il
40%. L'Authority: "Più equità e rispetto per l'ambiente"
ROMA -
Più equità, meno costi in bolletta e benefici per l'ambiente. Sono le
promesse della rivoluzione nella bolletta dell'elettricità pronta a
scattare il primo luglio. Per circa quattro milioni di famiglie a
partire dall'inizio del nuovo mese l'energia non costerà infatti più lo
stesso, ma sarà divisa in fasce orarie. Quando la richiesta ed i costi
dell'elettricità sono minori, dalle 19.00 alle 8 del mattino dal lunedì
al venerdì, nell'intero fine settimana e nei giorni festivi (indicate in
bolletta come fasce orarie "F2 e F3") si pagherà l'elettricità a un
prezzo più basso. Il costo sarà invece più alto nelle restanti ore dei
giorni feriali, ovvero dalle 8.00 alle 19.00, quando la domanda e i
costi dell'elettricità sono maggiori (fascia oraria "F1"). Al momento la
possibilità di pagare l'elettricità con prezzi diversi a seconda degli
orari già esiste su base volontaria, ma dal primo luglio la novità
riguarderà automaticamente tutti gli utenti dotati di un nuovo contatore
elettronico appositamente "riprogrammato che hanno ricevuto in questi
mesi l'apposito avviso da parte del loro fornitore.
Volendo introdurre questo cambiamento destinato a influire su usi e
abitudini quotidiani con gradualità, la differenza tra le due tariffe
per un periodo transitorio di 18 mesi sarà solo del 10%. Questo
significa che anche adeguando i propri comportamenti alla nuova tabella
oraria il risparmio in bolletta sarà di pochi euro. L'Autorità per
l'energia e il gas ha realizzato ad esempio le proiezioni con i profili
di due consumi tipo, quelli di un single e quelli di una famiglia
composta da quattro persone. Tenendo conto che l'utilizzo degli
elettrodomestici più energivori (lavatrice, lavastoviglie, scaldabagno
elettrico, ferro da stiro, forno elettrico) è già orientato verso le
fasce orarie a costo minore (72% in "F2" e "F3" e 28% in "F1" nel caso
della famiglia, 79% in "F2" e "F3" e 21% in "F1" nel caso del single) su
base annuale il risparmio sarebbe in entrambi i casi inferiore ai
quattro euro. A determinare uno scarto così basso non è solo il piccolo
margine di differenza iniziale tra le due tariffe, ma soprattutto il
fatto che il costo dell'energia è solo una parte marginale di ciò che
paghiamo in bolletta, mentre il grosso è determinato da canone e imposte
varie.
"Andando a toccare un aspetto così importante della vita degli italiani
siamo convinti che ci volesse grande gradualità, anche per dare alle
persone la possibilità di valutare nel concreto i cambiamenti della
spesa in bolletta e di adottare comportamenti favorevoli al risparmio",
spiegano dall'Autorità per l'energia e il gas, l'istituzione che più a
spinto affinché venisse introdotta la tariffa bioraria. "Finita la fase
transitoria - sottolineano ancora - la differenza di prezzo salirà di
oltre il 40% e i comportamenti virtuosi potranno incidere in maniera più
consistente, ma la prima motivazione che ha portato a questa novità su
scala mondiale è stata la volontà di introdurre un principio di equità:
all'ingrosso il prezzo dell'energia elettrica è più alto quando la
domanda è elevata e più basso quando c'è minore richiesta. I prezzi
biorari consentono di pagare l'elettricità consumata nei diversi momenti
al suo giusto valore: oggi, invece, con un unico prezzo indifferenziato,
chi usa l'elettricità nelle ore a basso prezzo paga anche una parte dei
costi di chi consuma nelle ore più costose".
Più equità da subito, possibili risparmi consistenti a partire dai
prossimi anni, ma anche vantaggi futuri per l'ambiente. L'Autorità
ritiene, in particolare, che lo spostamento dei consumi potrà
contribuire a ridurre il picco di domanda elettrica e, di conseguenza, a
ridurre la necessità di ricorrere alla produzione garantita dalle
centrali meno efficienti. Tutto ciò avrà un positivo effetto di
riduzione delle emissioni inquinanti nel breve periodo e, nel
medio-lungo periodo, potrà ridurre la necessità di costruire nuovi
impianti diminuendo inoltre le perdite sulla rete.
FONTE: Repubblica
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24 Giugno 2010 -
Respinti i ricorsi delle Regioni
contro il nucleare. Per la Consulta i ricorsi presentati da 10 Regioni contro la legge
delega sono infondati e inammissibili.
La Corte Costituzionale ha
rigettato i ricorsi presentati da 10 Regioni in merito alla legge delega
sul nucleare. I giudici della Consulta hanno dichiarato
in parte infondate e in parte
inammissibili le questioni
sollevate da Lazio, Umbria, Basilicata, Toscana, Calabria, Marche,
Molise, Puglia, Liguria ed Emilia Romagna (il Piemonte con la nuova
giunta ha poi deciso di ritirare il suo ricorso) sul riparto della
competenza legislativa fra Stato e Regioni in tema di produzione
dell'energia elettrica nucleare.
Per le ricorrenti alcune
disposizioni contenute nella legge di delega n. 99 del 2009 erano
costituzionalmente illegittime, mentre non è di questo parere la
Consulta, che depositerà le motivazioni della sentenza nelle prossime
settimane. Soddisfazione è stata espressa dal
ministro per gli Affari
regionali Raffaele Fitto: “La
sentenza della Corte Costituzionale, della quale attendiamo comunque di
conoscere nel dettaglio le motivazioni, conferma il principio della
competenza nazionale su questioni dalle quali dipende il futuro del
Paese nel suo complesso oltre che dei singoli territori”, afferma Fitto.
“La linea di tendenza che riconosce un principio unitario e non
frammentato delle competenze su questioni di tale rilevanza, allo stato
degli atti, mi appare pienamente condivisibile. E' evidente – aggiunge
il ministro - che le prese di posizione, inutilmente polemiche, di
alcuni presidenti di regione si dimostrano finalizzate solo a
strumentalizzazioni politiche”.
Prestigiacomo: ora accelerare
Apprezzamento per il no della
Consulta ai ricorsi delle Regioni arriva anche dal
ministro per l'Ambiente Stefania
Prestigiacomo: “La decisione
della Corte Costituzionale di rigettare l'impugnativa delle Regioni
sulla legge delega per il nucleare – dice il ministro - fuga ogni dubbio
sulla legittimità della impostazione del Governo su questo tema chiave
per lo sviluppo del paese. Ho affrontato oggi il tema con il premier
Berlusconi chiedendogli di accelerare le procedure per l'avvio
dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare e che domani approfondiremo a
margine del consiglio. Ora bisogna andare avanti senza indugio per
definire le scelte concrete da adottare, i costi e i benefici per i
territori e per il paese”.
La
sentenza 215/2010
Va ricordato, tuttavia, che nei
giorni scorsi la Corte Costituzionale – con la sentenza 215/2010 del 9
giugno scorso- aveva
accolto il ricorso presentato da
alcune Regioni contro il nucleare,
bocciando l'articolo
4, commi da 1 a 4, della legge n. 102/2009.
Questo articolo consentiva le procedure d'urgenza per la realizzazione
di nuove infrastrutture per la produzione di energia elettrica, tra le
quali le centrali nucleari, scavalcando la competenze in materia delle
Regioni.
Secondo l'interpretazione del
sottosegretario
al ministero dello Sviluppo economico, Stefano Saglia,
il decreto legge 78 del luglio 2009 al quale questa sentenza dei giudici
fa riferimento “non riguarda assolutamente le norme sull'energia
nucleare”. Secondo il sottosegretario la decisione della Consulta
“riguarda semplicemente la possibilità da parte dello Stato di nominare
commissari per sbloccare le procedure sulle infrastrutture”. Saglia
replicava così alle dichiarazioni del
governatore della Puglia Nichi
Vendola, secondo il quale la
sentenza della Consulta ha restituito “agli enti locali, ed in
particolar modo alle regioni, la facoltà di appoggiare o rigettare
integralmente le scelte operative e territoriali dell'esecutivo
nazionale in materia di energia nucleare. Finisce anche – ha aggiunto
Vendola - ogni possibilità di commissariamento, essendo stata dichiarata
illegittima ogni urgenza in materia”.
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23 Giugno 2010 -
PM10: MAGLIA NERA PER LE CITTA'
ITALIANE.
Un primato di cui certamente l'Italia
non può andare fiera. L'Istat ha infatti presentato in questi giorni i
risultati dell'analisi, condotta dal database AirBase dell'Agenzia
europea per l'ambiente, sulla qualità dell'aria nelle città europee,
riferiti agli anni 2004-2008.
Situazione italiana
Ebbene 17 città su 30 sono italiane. A guidare la classifica, dopo la
città bulgara di Plovdiv, è la città di
Torino,
seguita da Brescia, Milano e Sofia. Il capoluogo piemontese risulta
infatti essere la
città europea peggiore per la presenza nell'aria di ozono troposferico.
Ma non solo, detiene anche un
altro primato: il
maggior numero di
giorni (77) di superamento del valore limite di 120 μg/m3.
Torino è comunque in buona compagnia
poiché solamente 10 città italiane hanno presentato nel 2008 un numero
di giorni di superamento inferiore a 35. Tra queste troviamo Bologna,
Genova, Palermo, Perugia, Forlì, Trento, Firenze, Roma, Novara e Prato.
In particolare, il
capoluogo
emiliano è la città italiana con il livello di PM10 più basso, mentre
Palermo si è aggiudicata il titolo di città italiana con la migliore
qualità dell'aria nel 2008.
Napoli:
Ossidi azoto e piogge acide
Altro primato negativo tutto italiano arriva dalla città di Napoli che
ha fatto registrare il valore
più elevato di concentrazione
annua di biossido di azoto
(66,6 μg/m3, al di sopra del valore limite di 40 μg/m3), considerato tra
i responsabili delle piogge acide.
Bene il
Nord Europa
All'opposto, ai primi
5 posti della graduatoria delle
30 città più virtuose
troviamo: Tallinn in Estonia, le città svedesi di Stoccolma, Lund e
Malmö e Rostock in Germania.
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22 Giugno 2010 -
IL MINISTRO PRESTIGIACOMO VISITA
IL REATTORE NUCLEARE EPR.
Il Ministro dell'Ambiente, Stefania
Prestigiacomo, visiterà oggi il sito di Flamanville (Francia) dove è in
costruzione una centrale nucleare di terza generazione EPR (European
Pressurized Reactor) di proprietà della francese Edf con la
partecipazione di Enel.
Reattore EPR
Si tratta di un reattore ad acqua
pressurizzata, nel quale la refrigerazione del nocciolo e la moderazione
dei neutroni vengono ottenuti grazie alla presenza nel nocciolo di acqua
naturale (detta anche leggera per distinguerla dall'acqua pesante) in
condizioni sottoraffreddate.
Protocollo
d'intesa
Già il 9 aprile scorso la Prestigiacomo aveva firmato con il suo collega
francese, Jean-Louis Borloo,
un protocollo d'
intesa sulla sicurezza nucleare volto a istituire tra i due paesi un
regolare sistema di scambio di informazioni e di esperti in materia di
sicurezza nucleare.
Il tutto per facilitare la
collaborazione fra le due agenzie nazionali competenti in materia di
sicurezza nucleare, l'Ispra e l'Adn, tra la quali è stato sottoscritto
un
accordo di collaborazione per lo
scambio di informazioni in materia di nucleare:
questioni relative alla scelta dei siti, costruzione, messa in opera e
dismissione di impianti nucleari, ciclo del combustibile, gestione dei
rifiuti radioattivi, protezione radiologica nei settori industriali,
ricerca e salute.
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21 Giugno 2010 -
Robin Tax, chiarimenti dalle
Entrate. Il rialzo al 6,5% dell'addizionale Ires si applica dal 2010, ma sono esclusi i
produttori di energia da solare, eolico e biomasse.
L'aumento dal
5,5
al 6,5%
dell'addizionale Ires per le imprese che operano nel settore energetico
(la cosiddetta Robin tax) si applica a partire dal 2010 con
un'esclusione limitata per i produttori di energia verde.
Lo ha chiarito l'Agenzia delle
Entrate con la circolare n. 35/E pubblicata oggi che fa il punto sulle
novità introdotte dalla legge n. 99/2009 per le imprese che operano
nell’ambito dell’energia. Il
comma 3, articolo 56 della legge
23 luglio 2009, n. 99 ha infatti
elevato al 6,5% l'aliquota del 5,5% per l’addizionale all’imposta sul
reddito delle società (IRES), prevista all’articolo 81 del
decreto legge 25 giugno 2008, n. 112,
convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
Gli
esclusi dal rialzo
La circolare dell'Agenzia delle
Entrate precisa che restano fuori dall’incremento dell’imposta le
società che producono in prevalenza energia elettrica dalle fonti
rinnovabili indicate nella norma, ossia quella
solare-fotovoltaica,
eolica
e con biomasse.
Restano invece coinvolti dal prelievo aggiuntivo i produttori di energia
idroelettrica e geotermica. L’altra condizione necessaria per evitare
l’applicazione dell’addizionale è che queste imprese ottengano
prevalentemente ricavi che derivano dall’energia elettrica. L’esclusione
dall’addizionale, infatti, vale solo per chi produce energia pulita, non
per chi la commercializza.
Dove si
applica l'aumento dell'imposta
L’addizionale Ires si applica invece
alle società che si dedicano prevalentemente ad attività legate alla
ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi,
alla raffinazione
del petrolio e alla produzione o commercializzazione dei derivati del
petrolio o gas naturali,
così come alla produzione o commercializzazione di energia elettrica.
Inoltre, la circolare chiarisce che rientrano tra i destinatari del
rialzo dell’imposta anche coloro che operano nel commercio all’ingrosso
o al dettaglio di prodotti petroliferi e che producono o
commercializzano gli oli rigenerati. È invece escluso chi svolge
soltanto attività ausiliarie alla raffinazione del petrolio e alla
produzione e commercializzazione dei suoi derivati, come ad esempio lo
stoccaggio, il trasporto o la rigassificazione del gas naturale.
In ogni caso, precisa l'Agenzia,
l’incremento dell’Ires scatta solo nel caso in cui i contribuenti che
operano nel settore energetico abbiano raggiunto nell’anno d’imposta
precedente un
valore d’affari sopra i 25
milioni di euro.
La soglia minima dei ricavi rilevanti per far salire l’Ires è data non
solo da quelli che derivano dall’esercizio delle attività nel settore
energetico, ma dal volume d’affari complessivo.
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21 Giugno 2010 -
Ritorno al nucleare, stop della Consulta. La Corte ha bocciato il
decreto che
toglieva alle Regioni la competenza in materia di energia e nucleare
Dalla Consulta arriva la bocciatura
del primo atto legislativo del Governo per il ritorno del nucleare in
Italia. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato incostituzionale
l'articolo
4, commi da 1 a 4, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78
(Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini), convertito, con
modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102.
Questo provvedimento apriva le porte
alle procedure d'urgenza per la realizzazione di nuove infrastrutture
per la produzione di energia elettrica, tra le quali le centrali
nucleari. L’art. 4 prevede infatti che il Consiglio dei ministri possa
individuare interventi relativi alla produzione, al trasporto ed alla
distribuzione dell’energia,
da realizzare con capitale
prevalentemente o interamente privato,
per i quali
ricorrono particolari ragioni di urgenza
in riferimento allo sviluppo socio-economico e che devono essere
effettuati con mezzi e
poteri straordinari
(comma 1). La disposizione richiede
la necessità dell’intesa con la Regione solo per l’individuazione degli
interventi relativi alla produzione e non anche per quelli concernenti
il trasporto e la distribuzione dell'energia.
Commissari straordinari
Il comma 2 prevede che il Governo nomini uno o più Commissari
straordinari per la realizzazione dei suddetti interventi. Il
Commissario straordinario può fissare, per l’attività occorrente per
l’autorizzazione e l’esecuzione degli interventi in questione, termini
più brevi rispetto a quelli ordinariamente previsti; inoltre, in tutti i
casi in cui le amministrazioni non rispettino tali termini, (comma 3).
Con i provvedimenti di cui al comma 1, inoltre, sono individuate le
strutture di cui si avvale il Commissario straordinario, senza nuovi o
maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, nonché i poteri di
controllo e di vigilanza del Ministro per la semplificazione normativa e
degli altri Ministri competenti (comma 4).può
sostituirsi alle amministrazioni medesime nel compimento di tutta
l’attività che sarebbe di loro competenza
Incostituzionalità dell'articolo
Su questo articolo Umbria, Toscana, Emilia-Romagna e la Provincia
autonoma di Trento avevano sollevato la questione della costituzionalità
dinanzi alla Consulta. E la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 215
del 9 giugno 2010, ha rilevato la
violazione degli art. 117, terzo
comma, e 118, primo e secondo comma, della Costituzione,
dichiarando illegittimo l’art. 4, commi da 1 a 4, del d.l. n. 78 del
2009.
Nel mirino della suprema corte di
giustizia italiana, in particolare, da un lato la previsione d'urgenza
degli interventi per la produzione dell'energia, da realizzare però con
capitali privati, dall'altro la sottrazione dei poteri decisionali delle
Regioni in materia. Secondo la Consulta, “trattandosi di iniziative di
rilievo strategico,
ogni motivo d’urgenza dovrebbe
comportare l’assunzione diretta, da parte dello Stato, della
realizzazione delle opere medesime.
Invece la disposizione impugnata stabilisce che gli interventi da essa
previsti debbano essere realizzati con
capitale interamente o
prevalentemente privato, che per sua natura è aleatorio,
sia quanto all’an che al quantum”.
Inoltre “la previsione, secondo cui
la realizzazione degli interventi è affidata ai privati, rende
l’intervento legislativo statale anche sproporzionato. Se, infatti, le
presunte ragioni dell’urgenza non sono tali da rendere certo che sia lo
stesso Stato, per esigenze di esercizio unitario, a doversi occupare
dell’esecuzione immediata delle opere,
non c’è motivo di sottrarre alle
Regioni la competenza nella realizzazione degli interventi”.
Pertanto, conclude la Consulta, “i canoni di pertinenza e
proporzionalità richiesti dalla giurisprudenza costituzionale al fine di
riconoscere la legittimità di previsioni legislative che attraggano in
capo allo Stato funzioni di competenza delle Regioni non sono stati,
quindi, rispettati”.
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18 Giugno 2010 -
UE: pubblicata la nuova Direttiva sull'eco-edilizia. La direttiva
2010/31/CE entrerà in vigore il 9 luglio. Nuovi edifici a energia quasi
zero dal 2021. Negli annunci immobiliari andrà indicata la classe.
Già approvata in via definitiva dal
Parlamento europeo il 18 maggio scorso, la Direttiva europea 2010/31/CE
sulla prestazione energetica nell'edilizia è stata pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale europea di oggi. Entrerà in vigore fra venti giorni e
sostituirà la direttiva
2002/91/CE,
che sarà abrogata dal 1º febbraio 2012.
La nuova direttiva promuove il
miglioramento della prestazione energetica degli edifici, tenendo conto
delle condizioni locali e climatiche esterne nonché delle prescrizioni
relative al clima degli ambienti interni e dell’efficacia sotto il
profilo dei costi. Nel provvedimento è definito il quadro comune
generale di una
metodologia per il calcolo della
prestazione energetica degli edifici
e delle unità immobiliari che gli Stati membri sono tenuti ad applicare
in conformità a quanto indicato nell'allegato I della direttiva. In
particolare, la metodologia di calcolo dovrà tenere conto delle
caratteristiche termiche dell’edificio e delle sue divisioni interne
(capacità termica, isolamento, riscaldamento passivo, elementi di
raffrescamento, ponti termici), degli impianti di riscaldamento e di
produzione di acqua calda, di condizionamento e ventilazione, di
illuminazione, della progettazione, posizione e orientamento
dell’edificio, dei sistemi solari passivi e di protezione solare, delle
condizioni climatiche interne, dei carichi interni.
Inoltre, il calcolo della prestazione
energetica deve essere differenziato a seconda della categoria di
edificio (abitazioni monofamiliari, condomini, uffici, scuole, ospedali,
alberghi e ristoranti, impianti sportivi, esercizi commerciali).
Requisiti
minimi di prestazione energetica
Gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie affinché siano
fissati requisiti minimi di prestazione energetica (rivisti a scadenze
regolari non superiori a cinque anni, se necessario aggiornati in
funzione dei progressi tecnici nel settore edile) per gli edifici o le
unità immobiliari al fine di raggiungere
livelli ottimali in funzione dei
costi. I
requisiti minimi potranno non essere applicati agli edifici tutelati per
il loro valore architettonico o storico o adibiti a luoghi di culto; ai
fabbricati temporanei (tempo di utilizzo non superiore a due anni), i
siti industriali, le officine, gli edifici agricoli non residenziali a
basso fabbisogno energetico; agli edifici residenziali utilizzati meno
di 4 mesi all’anno e ai fabbricati indipendenti di superficie inferiore
a 50 m2.
Calcolo
dei livelli ottimali
Entro il 30
giugno 2011 la Commissione
stabilirà un
quadro metodologico comparativo per il calcolo dei livelli ottimali,
in funzione dei costi, dei requisiti di prestazione energetica degli
edifici ed elementi edilizi. Il quadro metodologico distinguerà tra
edifici nuovi ed esistenti e tra diverse tipologie edilizie.
Gli Stati membri
calcoleranno i livelli ottimali avvalendosi del quadro comparativo e di
altri parametri - condizioni
climatiche, accessibilità delle infrastrutture energetiche - e
compareranno i risultati di tale calcolo con i requisiti minimi di
prestazione energetica in vigore.
Entro il 30 giugno 2012, gli
Stati trasmetteranno alla Commissione la prima relazione contenente
tutti i dati e
le ipotesi utilizzati per il calcolo, con i relativi risultati. Se i
requisiti minimi vigenti risulteranno sensibilmente meno efficienti dei
livelli ottimali, gli Stati dovranno giustificare tale differenza per
iscritto alla Commissione e ridurre il divario.
Edifici
nuovi ed esistenti
Per gli edifici di nuova costruzione gli Stati dovranno garantire che,
prima dell’inizio dei lavori, sia valutata la
fattibilità tecnica, ambientale
ed economica di sistemi alternativi ad alta efficienza,
se disponibili, tra cui: sistemi di fornitura energetica decentrati
basati su fonti rinnovabili; cogenerazione; teleriscaldamento o
teleraffrescamento; pompe di calore. Per gli edifici esistenti
sottoposti a ristrutturazioni importanti, la prestazione energetica
dovrà essere migliorata al fine di soddisfare i requisiti minimi;
inoltre, andranno valutati e tenuti presenti sistemi alternativi ad alto
rendimento.
Impianti
tecnici per l'edilizia
Al fine di ottimizzarne i consumi, gli Stati dovranno stabilire
requisiti minimi per i
sistemi tecnici per l’edilizia
(impianti di riscaldamento e di produzione di
acqua calda, impianti di condizionamento d’aria, grandi impianti di
ventilazione). Inoltre, promuoveranno l’introduzione di
sistemi di misurazione
intelligenti
quando un edificio è in fase di costruzione o è oggetto di una
ristrutturazione importante.
Edifici a
energia quasi zero
La direttiva 2010/31/CE stabilisce che gli Stati provvedano affinché
entro il 31
dicembre 2020 tutti gli
edifici di nuova costruzione siano “edifici
a energia quasi zero”, cioè ad
altissima prestazione energetica, in cui il fabbisogno energetico molto
basso o quasi nullo sia coperto in misura molto significativa da energia
da fonti rinnovabili, compresa quella prodotta in loco o nelle
vicinanze. Gli
edifici pubblici di nuova
costruzione dovranno essere a energia quasi zero a partire dal
31 dicembre 2018.
Gli Stati dovranno elaborare piani nazionali destinati ad aumentare il
numero di “edifici a energia quasi zero”; entro il 31 dicembre 2012 e
successivamente ogni tre anni, la Commissione pubblicherà una relazione
sui progressi realizzati ed elaborerà un piano d'azione.
Incentivi
La direttiva sottolinea l'importanza di mettere a disposizione
adeguati strumenti di
finanziamento e incentivi per
favorire l'efficienza energetica degli edifici e il passaggio a edifici
a energia quasi zero. Pertanto gli Stati membri dovranno adottare gli
strumenti più pertinenti sulla base delle circostanze nazionali e
dovranno redigere entro il
30 giugno 2011
un elenco delle misure e degli strumenti esistenti e proposti.
Attestato
di prestazione energetica
Gli Stati membri dovranno istituire un
sistema di certificazione
energetica degli edifici.
L'attestato comprenderà la prestazione energetica dell’edificio e i
valori di riferimento, quali i requisiti minimi di prestazione
energetica, al fine di consentire ai proprietari o locatari di valutare
e raffrontare la prestazione energetica. Il certificato, valido al
massimo per 10 anni, comprende raccomandazioni per il miglioramento
efficace o ottimale in funzione dei costi della prestazione energetica e
potrà contenere informazioni supplementari (il consumo energetico
annuale per gli edifici non residenziali e la percentuale di energia da
fonti rinnovabili nel consumo energetico totale).
Entro il 2011 la Commissione adotterà
un
sistema comune volontario
a livello di Ue per la
certificazione della prestazione
energetica degli edifici non residenziali.
Rilascio
dell'attestato
L'attestato di prestazione energetica andrà rilasciato:
- per gli edifici o le unità
immobiliari costruiti, venduti o locati;
- per gli edifici in cui una
superficie di oltre 500 m2 è occupata da enti pubblici e
frequentata dal pubblico.
A partire dal 9 luglio 2015,
cioè cinque anni dopo l'entrata in vigore della direttiva,
la soglia di 500 m2 è abbassata a 250 m2.
L'obbligo del rilascio del
certificato viene meno ove sia già disponibile e valido un attestato
rilasciato conformemente alla direttiva 2002/91/CE. In caso di
costruzione, vendita o locazione, l'attestato di prestazione energetica
dovrà essere mostrato al potenziale acquirente o nuovo locatario e
consegnato all'acquirente o al nuovo locatario.
Annunci
immobiliari
In caso di vendita o locazione di un edificio prima della sua
costruzione, gli Stati potranno disporre che il venditore fornisca una
valutazione della futura prestazione energetica dell’edificio; in tal
caso, il certificato di prestazione energetica va rilasciato entro la
fine della costruzione. In caso di offerta in vendita o in locazione di
edifici o unità immobiliari aventi un certificato di prestazione
energetica,
l'indicatore di prestazione energetica
che figura nell'attestato
dovrà essere riportato in tutti
gli annunci commerciali.
Negli edifici pubblici, il certificato dovrà essere esposto al pubblico.
Ispezioni
degli impianti di riscaldamento e condizionamento
Sono previste nella nuova direttiva ispezioni periodiche degli impianti
di riscaldamento degli edifici dotati di caldaie con una potenza
superiore a 20 kW
e degli impianti di condizionamento d'aria con potenza superiore a
12 kW.
Per gli impianti di riscaldamento con caldaie la cui potenza è superiore
a 100 kW l'ispezione deve avvenire almeno ogni due anni; per le caldaie
a gas questo periodo può essere esteso a quattro anni.
Esperti
indipendenti
Gli Stati dovranno garantire che la certificazione della prestazione
energetica degli edifici e l'ispezione degli impianti di riscaldamento e
condizionamento d'aria siano effettuate in
maniera indipendente da esperti
qualificati e/o accreditati,
operanti in qualità di lavoratori autonomi o come dipendenti di enti
pubblici o di imprese private. L'accreditamento degli esperti va
effettuato tenendo conto della loro competenza; gli elenchi
periodicamente aggiornati di esperti e/o società accreditate dovranno
essere a disposizione del pubblico. I sistemi di controllo per gli
attestati di prestazione energetica e i rapporti di ispezione degli
impianti dovranno essere indipendenti.
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18 Giugno 2010 -
Elettricità “verde”, l'Ue punta al 45% nel 2030. Edo Ronchi: nel
2030 l'Italia dovrà produrre il 45% di elettricità da rinnovabili, pari
a 167 TWh.
L'Italia deve cominciare già oggi a
discutere quale sarà il mix energetico nel 2030 e quale dovrà essere il
contributo delle fonti rinnovabili.
È questa l'opinione di
Edo
Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile,
intervenuto nel corso del convegno “Rinnovabili e territorio: dalle
linee guida nazionali alle buone pratiche”, organizzato dall'Anev.
L'Unione Europea,
ha osservato il presidente della Fondazione,
progetta di passare dal 30% di
elettricità prodotta da rinnovabili nel 2020 al 45-50% nel 2030.
“Queste indicazioni europee - ha detto Ronchi - secondo un possibile
scenario tecnico, significherebbero
per l'Italia nel 2030 una
produzione di 167 TWh di elettricità da fonte rinnovabile (il 45%)
così ripartita: 29 TWh dal solare, 49 TWh dall'eolico, 45 TWh dalle
biomasse, 49TWh dall'idroelettrico e 14 TWh dal geotermico. La Germania,
la Francia e la Gran Bretagna hanno già avviato questa discussione al
2030, una discussione necessaria perché nel settore dell'energia un
orizzonte decennale è insufficiente”.
Il Piano
di Azione Nazionale
Il Ministero per lo Sviluppo
economico, ha ricordato Ronchi, ha presentato pochi giorni fa una bozza
di piano di azione nazionale per le energie rinnovabili in attuazione
della Direttiva 2009/28/CE. Tale bozza prevede di raggiungere
l'obiettivo del 17% del consumo finale di energia al 2020 con fonti
rinnovabili così ripartite:
9,1 Mtep di elettricità,
9,5 Mtep di fonti
termiche (calore e
raffrescamento),
2,5 Mtep di biocarburanti per il trasporto.
“I 9,1 Mtep di elettricità da fonte rinnovabile - ha osservato Ronchi -
corrispondono a circa 106 TWh: un dato molto simile a quello proposto lo
scorso anno dalla Fondazione, pari a 107 TWh. Questa bozza conferma che
in sede tecnica, fra i diversi studi presentati, c'è ormai un'ampia
convergenza: per
attuare la Direttiva europea occorrerà passare dagli attuali 66 TWh a
106-107 TWh da fonte rinnovabile
per produrre elettricità nel 2020”.
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17 Giugno 2010 -
55% e mobilità sostenibile,
proposte alla Camera. Chiesta al
Governo la proroga del bonus 55%, interventi per l'efficienza nel
riscaldamento e un piano per il trasporto pubblico.
Dopo l'appello dei produttori di
infissi, anche il mondo politico sta facendo pressioni sul Governo
affinché venga finalmente prorogata la detrazione fiscale del 55% per la
riqualificazione energetica degli edifici, in scadenza il 31 dicembre
2010.
Martedì scorso le Commissioni
Ambiente e Trasporti della Camera, riunite per discutere delle misure di
riduzione dell'inquinamento atmosferico, hanno approvato una Risoluzione
a firma dei deputati Ermete Realacci (PD), Vincenzo Garofalo (Pdl),
Carlo Monai (Idv) e Guido Dussin (Lnp) nella quale si impegna il Governo
“ad avviare iniziative legislative volte a dare
continuità alla
detrazione del 55 per cento
per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici”.
Programma di interventi per l'efficienza
Viene proposto inoltre l'avvio di un programma di interventi volti a
incentivare l'efficientamento energetico e a ottimizzare i consumi
energetici per il riscaldamento privato
attraverso
impianti di teleriscaldamento su
scala locale, disponendo
controlli
sull'efficienza degli impianti termici civili.
Mobilità sostenibile
Le Commissioni impegnano inoltre il Governo a verificare la possibilità
di escludere dai
vincoli del patto di stabilità
interno le spese di investimento sostenute dagli enti locali per la
lotta ai cambiamenti climatici e per la riduzione delle emissioni
inquinanti; e di rifinanziare il fondo per la mobilità sostenibile. La
Risoluzione chiede la definizione di un
piano straordinario per favorire
il trasporto pubblico,
introducendo meccanismi volti a disincentivare la circolazione dei mezzi
inquinanti in transito su tutto il territorio nazionale e favorendo
l'utilizzo di veicoli a minore impatto ambientale.
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10 Giugno 2010 -
L'art.45 della Manovra evidenzia
il problema dei troppi certificati verdi.
Generare confusione, incertezza e
ripercussioni negative sui destinatari della norma. Sono questi gli
effetti che secondo Cogena, Associazioni italiana per la promozione
della cogenerazione, producono i continui "stop&go", effettuati sia
sulla detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica che
sull'art.45 del D.L. 78/2010 (Manovra finanziaria 2010) all'esame del
Parlamento.
Contro
i certificati verdi
Con l'art.45, intitolato “Abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso
di offerta di certificati verdi”, il Governo punta ad abolire l'obbligo
per il gestore unico di ritirare i certificati verdi in eccesso di
offerta al fine di ridurre i "costi del sistema": viene eliminata una
voce costo, generatasi in misura significativa a partire dal 2008, a
causa appunto dell'eccesso di offerta, posta a carico del gestore dei
servizi elettrici e quindi della componente tariffaria A3 (pari a 630
milioni di euro per la competenza dello stesso anno 2008). Pertanto,
l'art.45 produrrebbe
minori costi sulla bolletta
elettrica dei cittadini stimabili tra i 500 e i 600 milioni di euro
annui.
Favorevoli o contrari?
Secondo parte degli operatori questo articolo è un provvedimento che non
produrrà alcun vantaggio per le casse statali, nè andrà a incidere sulla
fiscalità generale. Anzi denunciano gravi ripercussioni per l'intero
settore, tra cui il rischio per gli investimenti effettuati ed in corso.
Non tutti però, a quanto pare, la pensano così. Cogena ritiene infatti
che l'articolo in questione abbia ottenuto un importante risultato:
evidenziare
l'esistenza dell'eccesso di offerta
di un regime di sostegno - i certificati verdi - il cui valore si è
deprezzato nel tempo e che ha richiesto, nel 2008, una serie di
interventi finalizzati a stabilizzare il mercato.
Produttori e
consumatori penalizzati
Il vero problema per l'associazione non è dunque l'obbligo di ritiro
dell'eccesso di offerta, ma la
causa che ha determinato questo eccesso, il
quale ha finito per penalizzare i produttori "veri" di energia da fonti
rinnovabili ed i consumatori finali. Infatti, a causa dell'eccesso di
offerta, la componente A3 presente in bolletta finisce per essere
appesantita e gravare ulteriormente sulle tasche dei clienti finali.
Impatto contenuto rispetto a quello del sistema di incentivazione della
produzione fotovoltaica, stimato in cira 1 miliardo di euro/anno per un
totale di 20 miliardi di euro in 20 anni.
Evoluzione dei certificati verdi
Di fatto, spiega Cogena, la Voce A3 svolge, da un lato funzione di
salvadanaio per finanziare con i CV la produzione di energia rinnovabile
e dall’altra di stabilizzazione statale del “mercato” per finanziare
“incentivi invenduti”. La norma ora abrogata fu introdotta per
correggere le distorsioni create da alcuni provvedimenti che avevano
portato all’inflazione di CV, attribuendo il diritto alla loro emissione
ad esempio anche ad impianti di co-combustione (grandi centrali
termoelettriche, impianti di cogenerazione abbinati al
teleriscaldamento, limitatamente alla quota di energia termica
effettivamente utilizzata per il teleriscaldamento).
Ripristinare l'equilibrio del mercato
Secondo l'Associazione occorre dunque
ripristinare immediatamente le
condizioni di equilibrio di mercato tra domanda e offerta
per escludere ogni intervento diretto di finanza pubblica, a partire, ad
esempio, dall'aumento della quota d'obbligo, ora prevista, ad un valore
doppio. L'ipotesi più ragionevole, sempre secondo Cogena, sarebbe quella
di rinviare la modifica dell'articolo 45, stralciandolo dalla Manovra,
senza tuttavia sospendere la finalità della riduzione dei costi del
sistema, avviando da subito la riforma dei regimi di sostegno
all'energia generata da unità/impianti alimentati da rinnovabili e da
cogenerazione ad alto rendimento, anche in sito, alla luce del Piano di
Azione Nazionale per le energie rinnovabili e della Direttiva
2009/28/CE.
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10 Giugno 2010 -
L'Europa verso un mercato unico dell'energia. La proposta: creare
una Comunità europea dell'energia basata sullo
sviluppo delle rinnovabili e sulla sicurezza energetica.
L'iniziativa è stata lanciata a
maggio dal Presidente del Parlamento Europeo Jerzey Buzek e dall'ex
Presidente della Commissione europea Jacques Delors: costruire una
Comunità europea per l'energia,
con un mercato unico dell'energia, un ciclo produttivo sostenibile e la
sicurezza dell'approvvigionamento energetico.
Su questi temi si è svolto un
incontro fra deputati europei e nazionali di tutti gli Stati membri
presso il Parlamento europeo di Bruxelles. L'evento, sul tema “Verso
una Comunità europea per l'energia per il 21° secolo?”
è stato organizzato dal Parlamento europeo e dal Parlamento spagnolo (Cortes
Generales) e presieduto congiuntamente dal Presidente del PE Jerzey
Buzek e dal Presidente del Senato spagnolo Javier Rojo Garcia.
Sviluppare le rinnovabili
Nel suo discorso di apertura, il
Presidente Buzek ha espresso il suo sostegno alla creazione di una nuova
Comunità europea, dotata di un
mercato unico per l'energia,
di una rete di
distribuzione integrata, con
un sistema di
stabilizzazione dei prezzi e
con un'enfasi sulle
politiche d'innovazione.
“Dobbiamo attuare la legislazione esistente, ma anche aggiungere più
carne al fuoco”, ha sottolineato Buzek, che ha chiesto il sostegno dei
parlamenti e dei governi nazionali a tale iniziativa. I punti principali
di tale proposta sono l'interconnessione delle reti di distribuzione
nazionali e la creazione di un
fondo comune per la ricerca e lo
sviluppo di fonti alternative
e di gruppi d'acquisto di petrolio e
gas da fornitori stranieri.
Reti di
distribuzione interconnesse
Per il Presidente del Senato spagnolo
Rojo Garcia l'energia può avere e avrà una forte influenza su come sarà
rinnovata la struttura dell'Ue: “Esiste un reale bisogno per un tale
progetto ed è urgente”. Rojo Garcia ha anche assicurato che la politica
energetica dell'Unione sarà “sicura e pulita per il benessere dell'Ue e
dei cittadini europei”, grazie a reti di distribuzione interconnesse e
meccanismi di controllo di mercato più efficaci.
Servono
regole comuni
Dopo gli interventi di apertura, i
deputati – oltre 250 erano presenti all'incontro - si sono divisi in tre
gruppi di lavoro per discutere la questione della sicurezza energetica,
la possibilità di creare un mercato unico per l'energia e lo sviluppo
delle energie rinnovabili. La conclusione a cui sono giunti è che l'UE
dovrebbe accelerare la realizzazione di regole comuni in tema di
politica energetica,
politica che dovrebbe essere basata su competitività, sicurezza
dell'approvvigionamento e sostenibilità ambientale.
Sicurezza
energetica
Le conclusioni raggiunte dal gruppo
di lavoro sulla sicurezza energetica sono state riassunte in tre punti:
l'attuazione di una politica energetica comune dovrebbe essere sostenuta
da una maggiore volontà politica da parte dei governi nazionali; la
sicurezza energetica è elemento essenziale per garantire l'efficienza di
un mercato unico per l'energia, cosi come la creazione di un meccanismo
finanziario di compensazione a livello europeo per incoraggiare maggiori
investimenti nelle infrastrutture.
Mercato
unico dell'energia
Il senatore spagnolo Félix Lavilla
Martínez ha sottolineato la necessità di un
sistema di reti
distributive integrato come precondizione per un mercato unico
dell'energia. Tale sistema
avrebbe come effetto l'abbassamento dei prezzi energetici con immediato
vantaggio per il consumatore europeo.
Una migliore efficienza
energetica migliorerebbe inoltre la competitività del settore,
e i fornitori d'energia potrebbero così investire in fonti alternative.
Efficienza e rinnovabili
Jesús Alique López, deputato al
Parlamento spagnolo, ha chiesto una maggiore efficienza energetica e più
cooperazione fra gli Stati membri per lo sviluppo di tecnologie pulite.
Il
sostegno fiscale e finanziario
può, sottolinea il relatore, aumentare la produzione e diminuire i costi
nel lungo termine, mentre l'introduzione
di autovetture elettriche
può essere una delle soluzioni per
diminuire le emissioni di CO2.
Nel suo intervento conclusivo, il
Presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek ha sottolineato che le
fonti rinnovabili di energia dovrebbero costituire la priorità per la
futura politica energetica europea, che dovrebbe però anche assicurare
la competitività delle industrie europee. Il Presidente ha riconosciuto
il problema della
mancanza di una base legale
chiara per la politica energetica comune,
dove la cooperazione rinforzata risulterebbe essere la via più
praticabile, ma ha anche sottolineato che la discussione è appena
cominciata.
Pedro Luis Marín Uribe,
Segretario di stato per l'energia del governo spagnolo, ha spiegato come
la creazione di una Comunità per l'energia potrebbe rappresentare una
svolta per l'economia europea nel prossimo futuro, e che questa dovrebbe
essere basata su “tre
pilastri: competitività, sicurezza dell'approvvigionamento e
sostenibilità”. Joaquin
Almunia, vice Presidente della Commissione europea, ha espresso il suo
sostegno al “sistema dei tre pilastri”, e sottolineato che l'accesso
all'energia dovrebbe essere garantito a tutti, a prezzi abbordabili per
i consumatori e per i fornitori. Il Commissario ha anche spiegato che
tale Comunità non può essere costruita da un giorno all'altro e che per
arrivarci bisogna innanzitutto
rafforzare la cooperazione
regionale e in specifiche aree dell'Unione.
(Fonte: Parlamento europeo)
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09 Giugno 2010 -
Da campi agricoli luce per 350mila famiglie.
Per la prima volta in Italia, energia
elettrica sufficiente per le esigenze di 350 mila famiglie sarà
prodotta utilizzando esclusivamente semi di oleaginose come il
girasole e legno dei pioppi coltivati in 80 mila ettari di campi
nazionali grazie alla prima filiera agro energetica al 100% italiana
resa operativa dalla collaborazione tra Coldiretti, Consorzi Agrari
d'Italia, PowerCrop e il gruppo Maccaferri. L'iniziativa è stata
presentata alla sesta edizione del Forum "Green economy",
organizzato da Coldiretti e Studio Ambrosetti, al quale ha partecipato
il Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan che ha dato
il via libera al progetto con il primo decreto per la produzione di
energia elettrica da fonti rinnovabili completamente Made in Italy
dal "seme alla lampadina".
L'attività degli
impianti per la produzione di energia elettrica, collegati alla
riconversione degli ex zuccherifici dell'Eridania Sadam, sarà
alimentata ogni anno dalla fornitura di 400 mila tonnellate di cippato
di pioppo e di 160 mila tonnellate di semi di oleaginose, come il
girasole, provenienti esclusivamente dalle aree agricole presenti
nell'arco di 300 chilometri dagli stabilimenti, per un periodo di 15
anni. Un impegno che riguarda 500 milioni di euro di investimenti
industriali negli impianti con una ricaduta economica sul settore
agricolo di 1,5 miliardi di euro nell'intero periodo ed un impatto
occupazionale superiore a 4 mila unità a tempo pieno, tra lavoratori
diretti e indiretti. L'obiettivo è infatti quello di garantire tutela ed
adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e la riduzione degli
impatti ambientali e sociali, anche attraverso un rigido e trasparente
monitoraggio da parte delle comunità locali. "L'accordo - ha
affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini -
consente di realizzare una filiera energetica tutta italiana a forte
coinvolgimento agricolo, con un meccanismo di remunerazione della
materia prima trasparente ed atto a consentire un reddito stabile per le
imprese nel medio e lungo periodo". Per il presidente Gaetano
Maccaferri "questo accordo rappresenta un'ulteriore progresso nello
sviluppo dei rapporti tra il mondo agricolo nazionale e il nostro gruppo
industriale, che già vanta un patrimonio di esperienze di lunga
tradizione nel settore dell'agroindustria italiana". Fonte:
Ansa
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03 Giugno 2010 -
Detrazione 55%, NON c'è il rifinanziamento nella Manovra. Salta la
speranza della proroga della detrazione nel DPF
estivo. La mancata prosecuzione cancellerebbe 3,3 MLD di gettito
fiscale aggiuntivo. Aspettavano tutti il documento di programmazione
finanziaria dell'estate per consolarsi sulla continuazione della
detrazione fiscale del 55%. Invece è arrivata la Manovra, che non
rifinanzia la detrazione del 55%.
La
procedura legislativa
Il Disegno di Legge noto come “ Legge Finanziaria”, che teneva impegnati
i rami del Parlamento per gli ultimi mesi dell'anno, con la reggenza
Tremonti è stata anticipata nel periodo pre-estivo. E' qui che si fanno
le sorti del futuro economico del Paese. Il Disegno di Legge, di
iniziativa governativa, dovrebbe essere consegnato al parlamento e qui
discusso, con i tempi dell'Aula. Proprio in questo ambito ci si
attendeva la decisione sulla proroga della detrazione fiscale del 55%.
Ma la crisi greca ha cambiato le
carte e i contenuti di quella finanziaria sono stati anticipati nel
Decreto Legge 78/2010, cioè la Manovra Fiscale. Che non mostra alcuna
traccia del rifinanziamento della detrazione fiscale per le
ristrutturazioni energetiche. Ora si attende il passaggio alle Camere.
Green
economy addio
''Bel capolavoro -afferma fabrizio Vigni -a capo di EcoDem: da una parte
si spalancano le porte al condono edilizio, dall'altra si colpiscono al
cuore le politiche per le energie rinnovabili (cancellazione
dell’obbligo di ritiro dei certificati verdi e il canone aggiuntivo per
l'idroelettrico)
e l'efficienza energetica. “ E come si fa a pensare – continua Vigni -
di non prorogare gli incentivi fiscali del 55 per cento per il risparmio
energetico nelle abitazioni e per il solare termico? Anche in questo
caso si mette il bastone tra le ruote ad una politica virtuosa, dal
carattere anticiclico, che nel settore dell'edilizia ha prodotto lavoro,
innovazione, sviluppo''. '' Mentre altri paesi contrastano la crisi
investendo sulla green economy, da noi si va in senso esattamente
opposto.
Fermiamoli –
afferma Vigni''.
L'ultima spiaggia sembra essere la
Legge di Stabilità in autunno, sempre che l'enorme eco del settore delle
costruzioni non produca maggiori certezze prima di quella data.
Ma quanto
costa allo Stato la detrazione del 55%
La realtà dei fatti, come ha spiegato l'Enea, è che la Detrazione del
55% è un provvedimento”anticiclico” cioè che innesca l'economia, come ha
fatto negli ultimi due anni.
Nel
quadriennio
il costo totale dellʼinvestimento è stato stimato in 11,7 miliardi di
euro che comporterebbero un mancato gettito per lʼerario di 6,445
miliardi. Una piccola manovra finanziaria, da qui le preoccupazione di
Tremonti. Eppure
questi investimenti hanno cominciato a rendere e il valore di questa
rendita lo calcola il Cresme,
a cui LʼEnea ha affidato lo studio. Secondo Cresme il
risparmio sulla bolletta
energetica è stimabile in 3,2 miliardi
di euro. Il dato è valutato su uno specchio temporale di 8 anni, ma si
sa che i benefici degli interventi vanno oltre. A questi si
aggiungerebbero 3,3 miliardi di gettito fiscale aggiuntivo (IVA, Irpef,
Ires delle imprese e dei professionisti coinvolti). Ulteriori 3,8
miliardi sarebbero imputabili allʼincremento dei valori immobiliari.
Quindi il
beneficio del Sistema Paese ammonterebbe a circa 10 miliardi a fronte
dei 6,4 a cui avrebbe dovuto “rinunciare” lʼerario.
Ma il sacrificio sembra sia valso la pena perché nelle valutazioni
precedenti non sono stati computati una serie di benefici indubbi e non
facilmente quantificabili, come:
•
start-up imprese green economy
• nuova occupazione (in termini sociali e fiscali, soprattutto per i
giovani)
• emersione sommerso
• vantaggi ambientali
• contenimento penali europee
A onore della cronaca va però
riportato che
lo stimolo della detrazione ha
mosso “solamente” il 47% degli investimenti prodotti. Infatti, secondo
quanto emerso da un indagine del Cresme, il 52% degli di coloro che
hanno beneficiato della detrazione avrebbero dato corso agli interventi
anche in assenza del beneficio del 55%, anche se è lecito ipotizzare in
misura minore e con un sommerso maggiore.
E se non
si continuasse?
Nel caso che la detrazione non venisse prorogata, Cresme
stima un aggravio per le casse
dello Stato a partire dal 2011,
causato dall’interruzione del maggiore gettito generato dagli
investimenti. Ma non andrebbero sottovalutati nemmeno il rallentamento
delle potenzialità di innovazione tecnologica e di efficientamento
energetico degli edifici; l'interruzione della crescita virtuosa del
risparmio energetico e della limitazione della emissione di CO2; il
disimpegno pubblico alla crescita culturale in ambito ambientale, che
non gioverebbe ad un Paese che ha tutto da guadagnare dalla tutela del
proprio patrimonio.
“Per
tutte queste ragioni - commenta Gianpaolo Valentini a capo del GDL
efficienza energetica dell'Enea - è auspicabile una proroga delle
detrazioni, da
decidersi però al più presto per dare certezze ai produttori, agli
installatori, ai professionisti e agli utenti al fine di poter
programmare le proprie attività almeno a medio termine e venire incontro
alle esigenze di tutti i cittadini. Quindi, una volta dimostrato la
ragione per cui il Paese ha bisogno, soprattutto in questa fase, di
continuare ad investire è altrettanto evidente, agli occhi dellʼEnea il
motivo per cui la detrazione dovrà essere modulata differentemente".
Il
bilancio energetico della Detrazione 55%
Nel 2007 sono state inoltrate 106mila domande per investimenti pari a
1,453 mld di euro e un beneficio energetico di 786 GWh. Nel 2008 le
domande sono salite a 247.800 per investimenti, pari a 3,5 mld con un
beneficio energetico di 1961 GWh. Il dato è un poʼ drogato della
ipotizzata sospensione della detrazione con il Dlgs 185, poi ritirata.
Infatti nellʼanno successivo cʼè stato un leggero calo, 238mila
interventi (dato provvisorio) che hanno indotto investimenti per 2,930
mld. Il risparmio energetico ottenuto è stato di 1656 GWh. Interessante
notare
in questʼultimo anno un calo dei prezzi medi per
intervento, indotto dalla concorrenza intervenuta e dai nuovi prodotti.
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15 Giugno 2010 -
Rinnovabili al 2020, pronto il Piano
nazionale.
Dovranno coprire il 28,97% dell'energia
elettrica e il 15,83% di quella termica.
Previsto dalla Direttiva 2009/28/CE e
dalla Legge Comunitaria 2009 entro il 30 giugno 2010, il
Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili da tempo atteso
è stato finalmente pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Il documento programmatico, posto in consultazione fino al 29 giugno,
sarà poi trasmesso alla Commissione europea. Nella bozza viene
introdotto l'obiettivo per l'Italia di
coprire
entro il 2020 con le fonti energetiche rinnovabili il 17% dei consumi
energetici nazionali
(in linea con le indicazioni europee), con la quota del 6,38% del
consumo energetico del settore trasporti, del
28,97% per
l’elettricità
e del
15,83% per il riscaldamento e il raffreddamento,
tenendo conto degli effetti di altre misure relative all’efficienza
energetica sul consumo finale di energia, atteso per il 2020 pari a
131,2 Mtep.
Energia
elettrica da rinnovabili
L'apporto delle rinnovabili alla generazione elettrica dovrà quindi
passare dal 16% a quasi il 29%, con l'idroelettrico che dovrà
contribuire per l'11,49% dei consumi elettrici, seguito dall'eolico
(6,59%, cioè dieci volte l'apporto attuale), biomasse (5,74%, pari al
doppio), solare (3,1% rispetto all'attuale 0,01%), geotermia (2,05%
contro l'attuale 1,5%).
Consumi finali per riscaldamento/raffrescamento
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili a copertura del fabbisogno
dell'energia termica rappresenta una linea d’azione di primaria
importanza, da perseguire con azioni di sviluppo sia delle
infrastrutture che dell’utilizzo diffuso delle rinnovabili. Tra le prime
rientrano lo sviluppo di
reti di
teleriscaldamento,
la diffusione di
cogenerazione con
maggiore controllo dell’uso del calore,
l’immissione di
biogas
nella rete di distribuzione di rete gas naturale.
Riguardo alle seconde, sono necessarie misure addizionali per promuovere
l’ utilizzo diffuso delle fonti rinnovabili a
copertura dei fabbisogni di calore, in particolare nel
settore degli edifici, che peraltro possono essere funzionali anche al
miglioramento dell’efficienza energetica. Il balzo in avanti sarà
notevole, se consideriamo che si passa, dalla modesta quota del 2,80 %
da rinnovabile nel 2005 per la produzione di energia termica, al 15,83%
nel 2020. La parte maggiore dovrebbe essere assorbita dalle biomasse
(9,18% sul totale), seguite dall'energia prodotta da pompe di calore
(4,16%). Tra queste quelle aerotermiche dovrebbero fornire il maggior
apporto: 3,12% sul totale dell'energia impiegata. Al solare è assegnato
un ruolo di appena il 2,33% a livello nazionale.
Confermati i meccanismi di incentivazione
Nel Piano di azione nazionale sono descritte le misure (economiche, non
economiche, di supporto, di cooperazione internazionale) necessarie per
raggiungere questi obiettivi. Il documento
interviene sul
quadro esistente dei meccanismi di incentivazione
(certificati verdi, conto energia, certificati bianchi, agevolazione
fiscale per gli edifici, obbligo della quota di biocarburanti ecc.) per
incrementare la quota di energia prodotta rendendo più efficienti gli
strumenti di sostegno, in modo da evitare una crescita parallela della
produzione e degli oneri di incentivazione, che ricadono sui consumatori
finali, famiglie ed imprese.
Nella bozza il Ministero manifesta l'intenzione di rafforzare il
meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica TEE e di procedere alla
completa attuazione o potenziamento dell'obblico del 50% di ACS da FER.
Procedimenti autorizzativi semplificati
In una nota, il Mse spiega che il Piano prevede l’adozione di ulteriori
misure trasversali, volte alla
rimozione o
attenuazione delle barriere correlate ai procedimenti autorizzativi,
allo sviluppo delle reti di trasmissione e distribuzione per un utilizzo
intensivo/intelligente del potenziale rinnovabile, alle specifiche
tecniche di apparecchiature e impianti, alla certificazione degli
installatori.
Sistema
di monitoraggio delle rinnovabili
Il Piano considera inoltre sia l’introduzione
di criteri di sostenibilità da applicare alla produzione di
biocarburanti e bioliquidi,
sulla base di sistemi di tracciabilità sull’intera filiera produttiva,
sia misure di cooperazione internazionale. Il monitoraggio complessivo
statistico, tecnico, economico, ambientale e delle ricadute industriali
connesse allo sviluppo del Piano di azione verrà effettuato dal
ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con il ministero
dell’Ambiente e con il ministero delle Politiche Agricole, con il
supporto operativo del GSE (Gestore dei Servizi Energetici), che
implementerà e gestirà un apposito
Sistema Italiano
di Monitoraggio delle Energie Rinnovabili (SIMERI). Fonte:
ministero dello Sviluppo Economico
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15 Giugno 2010 -
Al consiglio ambiente UE l'Italia dice no alla riduzione
del 30% delle emissioni.
"L' Italia non è assolutamente
disponibile ad avvallare il passaggio unilaterale dal 20% al 30% di
riduzione del C02". È quanto ha annunciato venerdì scorso da Lussemburgo
il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, al termine
dell’incontro con gli altri ministri europei, in occasione del Consiglio
Ambiente della Ue.
Diversa la posizione degli altri rappresentanti, come quelli di Francia
e Germania, che hanno invece accettato e apprezzato la proposta
dell’Unione europea di ridurre ulteriormente le emissioni di C02 entro
il 2020, tagliandoli non più del 20%, come già deciso, ma del 30%.
"La Francia ritiene che si debba lavorare rapidamente per produrre uno
studio dettagliato delle possibili opzioni – ha fatto sapere il ministro
dell’Ambiente francese, Jean-Louis Borloo - per scegliere un percorso
che consenta di raggiungere il 30% il più presto possibile". Stefania
Prestigiacomo è quindi rimasta isolata nelle sue posizioni contrarie.
"Con il risultato di Copenaghen, è evidente che le condizioni per
passare dal 20 al 30% non ci sono - ha fatto sapere il ministro italiano
- il passaggio non è perseguibile oggi per via della crisi economica
mondiale che colpisce duramente anche l'Europa". E' fuori dal mondo
continuare a sentire proposte di passaggio in maniera unilaterale,
sganciandolo addirittura dall'accordo e dal negoziato globale''.
Secondo il nostro Ministro dell’ambiente, non si può negare la necessità
di andare avanti sul taglio delle emissioni di Co2, ma è indispensabile
rivedere tempistiche e scadenze a fronte di una crisi economica che
rallenta lo sviluppo.
A questo
atteggiamento hanno risposto il Wwf, Greenpeace e Legambiente, che hanno
invece sottolineato che l’Italia, con la sua politica, ha manifestato
una completa assenza di strategie per l’ambiente, che sta provocando un
arretramento del Paese e una perdita di tempo prezioso. Questo – secondo
le tre associazioni ambientaliste – sta comportando gravi danni al
Paese, che rischia non solo di restare indietro, rallentando la crisi
economica, ma addirittura di peggiorare sensibilmente la sua posizione.
Un esempio? L’ipotesi di tornare al nucleare, una decisione rischiosa,
per la salute umana e per l’ambiente, impopolare e inadatta a combattere
i cambiamenti climatici.
Intanto si attende la decisione che i rappresentanti dei 27 Paesi UE
prenderanno al vertice giovedì prossimo.
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08 Giugno 2010 -
Sondaggio: l'eolico piace all'80% degli italiani.
Secondo un'indagine commissionata
da Aper, la maggioranza è favorevole all'eolico ma permangono false
credenze
L'80% degli italiani è favorevole
allo sviluppo dell'energia eolica in Italia. È quanto emergerebbe da
un'indagine che
Aper
(Associazione produttori energia da fonti rinnovabili) ha realizzato
attraverso l'istituto di ricerca Ispo, guidato da Renato Mannheimer.
Obiettivo del sondaggio demoscopico comprendere
l'atteggiamento e la conoscenza dell'energia eolica da parte degli
italiani e dell'opinione pubblica. “I recenti articoli apparsi sui media
nazionali - spiega
Fabrizio
Tortora, vice presidente di Aper
- ci hanno portato a riflettere sul modo in cui l’eolico
viene percepito dall’opinione pubblica e su come dobbiamo guardare oltre
i confini della nostra quotidianità di operatori per comprendere come
proseguire in futuro. Obiettivo della nostra iniziativa - affiancandoci
all’attività istituzionale e di promozione svolta da Aper - è quello di
dare una risposta forte e amplificata ai detrattori dell’energia eolica
che ad oggi trovano ampio spazio sui mezzi di comunicazione”.
Eolico
tra le fonti rinnovabili più conosciute
Secondo quanto emerso dall'indagine, l'eolico riscuote simpatia sia tra
gli esperti (87%) che tra i residenti vicino a un impianto (71%).
In
termini di notorietà, l'energia eolica sarebbe al secondo posto dopo
l'energia solare tra le fonti rinnovabili:
l'87% di intervistati ha dichiarato di conoscerla, il 58% sa bene di
cosa si tratta e il 29% ne ha almeno sentito parlare. In generale, le
fonti di energia pulita sono ritenute dal 94% degli intervistati
“l'unica via per lasciare in eredità più risorse naturali alle
generazioni future”, ma anche un intervento “indispensabile per
consentire all'Italia di ridurre la dipendenza energetica da altri
paesi” (93%).
Il 60% degli intervistati ha visto dal vivo un impianto
eolico e nella maggior parte dei casi ne ha avuto un'impressione
positiva. La maggioranza considera gli impianti visti “moderni” (85%) e
“suggestivi” (58%) e non ritiene né che possano “rovinare il paesaggio”
(69%) né che “siano rumorosi” (65%).
False
credenze sull'eolico
Dal sondaggio emerge tuttavia il persistere di molti dubbi e false
credenze intorno all'eolico. Per il 61% del campione l'eolico non
comporta rischi per la salute, tuttavia
molti non hanno
un'idea corretta della resa energetica di un impianto, né della sua
completa reversibilità.
La popolazione italiana in generale, così come i residenti nei comuni
dotati di impianti eolici, ignorano la possibilità di riportare alle
condizioni iniziali il terreno sul quale è stato installato un parco
eolico (circa i due terzi degli intervistati).
Inoltre,
la
maggior parte degli italiani non conosce le direttive europee in materia
di rinnovabili:
il 57% non ha mai sentito parlare dell'obiettivo 20-20-20. Il 42% della
popolazione e il 35% degli esperti ritengono che gli impianti eolici non
funzionino bene perché sono spesso fermi, mentre il 66% degli opinion
leader ritiene (sbagliando) che gli impianti eolici presenti in Italia
godano di incentivi e finanziamenti da parte della Comunità europea.
Eolico e
salute
Tuttavia, il 61% degli intervistati ritiene che i parchi eolici non
creino affatto dei campi elettrici ed elettromagnetici dannosi per la
salute. Il 48% pensa che tra le rinnovabili, l'eolico sia la fonte con
la resa energetica maggiore, mentre sulla quantità di energia prodotta
mediamente in un anno da una turbina eolica, il 40% degli intervistati
risponde correttamente.
Rapporto
con l'economia e l'ambiente
Riguardo al legame con l'economia, la maggioranza degli intervistati è
dell'opinione che l'eolico possa essere volano di innovazione per il
Paese (75%) e le comunità locali (74%), soprattutto chi ha avuto
l'occasione di vedere dal vivo un parco eolico, i più giovani e i più
istruiti. Per quanto riguarda il rapporto tra l'eolico e l'ambiente,
il
64% nega che la presenza di un impianto eolico danneggi le condizioni
climatiche dell'ambiente circostante.
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08 Giugno 2010 -
Rinnovabili, in Cassazione legge di iniziativa popolare.
Al via la raccolta
firme per un progetto di legge contro il nucleare e il Cip 6 e a favore
di rinnovabili ed
efficienza
Una
legge di iniziativa popolare contro il nucleare e per lo sviluppo delle
fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica. Intitolato “Sviluppo
dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia
del clima”,
il progetto di legge – depositato ieri in Cassazione - è promosso dal
Comitato “Sì alle energie rinnovabili, no al nucleare” e da Legambiente
e a breve è prevista la raccolta delle firme dei cittadini.
Obiettivo del progetto di legge la piena attuazione degli
obiettivi europei del 20-20-20 entro il 2020 attraverso l'approvazione,
entro 90 giorni dall'entrata in vigore del provvedimento, di un “ Piano
Energetico Ambientale Nazionale”
che escluda il nucleare e punti invece sul risparmio energetico e le
fonti rinnovabili di energia. Sono quindi definite le fonti energetiche
alternative da considerate di utilità pubblica, che vanno sostenute
finanziariamente, ma anche attraverso la semplificazione delle procedure
burocratiche.
No al
nucleare e al Cip6
Nel progetto di legge, che interviene
su tutti i settori dei consumi di energia (residenziale, produttivo e
terziario, trasporti), è tra l'altro prevista l' abolizione
dei contributi ai termovalorizzatori (CIP 6)
che oggi costano il doppio delle rinnovabili e
delle norme che
mirano a reintrodurre il nucleare
(legge 99/2009 e D.Lgs 8 marzo 2010). Un'altra misura riguarda
l'istituzione di “una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in
contanti e a termine (Tobin
tax)”
la cui aliquota sarà “pari all'1 per mille del valore delle transazioni
effettuate”. Inoltre, è previsto un
Fondo di 3
miliardi di euro
presso la Cassa Depositi e Prestiti per
interventi
finalizzati al risparmio energetico e alle energie rinnovabili sugli
edifici pubblici,
a partire dalle scuole e dagli ospedali.
Rete di
sportelli locali
Viene proposta inoltre la
realizzazione di una
rete di agenzie o
di sportelli locali
e di un
albo di professionisti che operano a tariffa calmierata,
in modo da agevolare i cittadini nelle scelte e nei passaggi procedurali
richiesti in materia di energie rinnovabili.
La cabina
di regia
Ad una cabina di regia composta da
Stato, Regioni, Enti locali sarà affidata l'attuazione delle legge,
anche attraverso il contributo delle associazioni ambientaliste, dei
consumatori, delle Università e dei centri di ricerca, delle
organizzazioni rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Pieno
sostegno del PD
Il progetto di legge di iniziativa
popolare ha riscosso il sostegno del Partito Democratico. “È un’idea –
ha dichiarato
Stella Bianchi,
responsabile Ambiente della segreteria del Partito Democratico
- che risponde all’esigenza di cambiare la politica energetica del
nostro Paese, dicendo un no chiaro al nucleare proposto dal governo e
concentrando le risorse per attuare gli obiettivi europei di aumento
dell’efficienza energetica e uso delle rinnovabili entro il 2020. Il PD
darà il proprio sostegno a un’iniziativa che coinvolge direttamente i
cittadini, con una campagna di mobilitazione e la raccolta di firme, su
un tema centrale per il futuro del Paese”.
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08 Giugno 2010 -
Con Microsoft Hohm le famiglie possono confrontare i propri consumi
domestici.
L'applicazione online assegna dei punti ad ogni abitazione per favorire
il confronto
Il sito web Hohm, l'applicazione
online per la gestione dell'energia domestica di Microsoft da oggi
fornisce anche dei punteggi agli utenti che possono essere confrontati
con i punteggi delle famiglie di paesi limitrofi o del resto del Paese.
Microsoft ha annunciato di poter assegnare punteggi ad oltre 60 milioni
di abitazioni negli Stati Uniti. In questo modo, lo strumento fornisce
agli utenti un modo per confrontare il proprio uso energetico con quello
degli altri e crea motivazioni efficaci nel modificare i comportamenti e
le abitudini di consumo.
Gli utenti possono ottenere il loro punteggio visitando il sito
www.microsoft-hohm.com e inserendo il loro indirizzo. I punteggi
hanno un range da 1 a 100 mentre la
media nazionale americana è di 61. Hohm assegna un punteggio per
l'efficienza energetica stimata per ogni indirizzo, per la media nella
zona del codice di avviamento postale e per il potenziale di risparmio
energetico stimato.
Microsoft prevede che il suo sito web diverrà uno stimolo per gli utenti
che si vogliono avvicinare alle smart grid. Attualmente però, solo
i residenti in alcune parti di Washington e della California si
collegano ad Hohm per ottenere informazioni in più sui propri consumi.
Bisogna però ricordare una dichiarazione di Troy Batterberry, product
manager di Microsoft Hohm: “Se ciascuna delle 60 milioni di famiglie
migliorasse il proprio punteggio di soli cinque punti, collettivamente
si risparmierebbero circa 8 miliardi di dollari all'anno”.
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07 Giugno 2010 -
Manovra Economica: la parola fine sulla detrazione del
55%?
Che peso e che ruolo avrà la
Green
Economy
in Italia dopo l'approvazione del
DL
Manovra
(
Dl 78 del 31 Maggio 2010)?
Associazioni di settore e associazioni ambientaliste sono sul piede di
guerra per l'introduzione di un
nuovo canone
(da pagare in misura variabile alla potenza dell'impianto) per gli
impianti idroelettrici
( art 15 comma 6 del Decreto), nonché per la soppressione dell' obbligo,
da parte del
GSE,
di riacquistare i
certificati verdi
in esubero.
Misure ritenute assai dannose per tutta la Green Economy
italiana con pesanti
ripercussioni
sugli investimenti e sull'occupazione, con notevole diminuzione, dei
green jobs che il sistema e l'indotto italiano delle rinnovabili è in
grado di creare. Ma oltre a questo, a preoccupare maggiormente è il
destino delle
detrazioni fiscali del 55%
per le
riqualificazioni energetiche
e le
eco-case.
Secondo gli ambientalisti del PD, Stella
Bianchi e Fabrizio Vigni,
che hanno spulciato attentamente la Manovra, le misure fiscali in
questione non sono state rifinanziate e, quindi, le agevolazioni a
disposizione previste, ad esempio, per chi cambia la vecchia caldaia con
una nuova caldaia a condensazione, sono destinate ad esaurirsi con la
fine del 2010. Si tratterebbe di uno dei tanti tagli ( 24 miliardi
complessivi che hanno suscitato numerose polemiche, tanto da far dire al
Governatore di Banca d' Italia
Draghi,
che certo non è un rappresentante dell'opposizione politica, che si
tratta di "macelleria sociale") previsti in manovra, ma un taglio
particolarmente siginificativo e doloroso.
Proprio mentre assistiamo a previsioni ottimistiche in
merito alla approvazione, finalmente, del
Nuovo
Conto Energia 2011,
con bozze che parrebbero aver tenuto conto, almeno parzialmente, delle
proposte degli operatori del fotovoltaico, i nuovi provvedimenti del DL
Manovra sembrano un fulmine a ciel sereno e, peraltro, contraddittorie
con quanto dichiarato fino ad oggi.
Il che confermerebbe un atteggiamento piuttosto
schizofrenico da parte del Governo che, in materia di politica
energetica parrebbe navigare a vista: lungaggini per il
Conto
Energia,
finanziamento del ricorso al
nucleare
e, nello stesso decreto, l'autorizzazione allo sviluppo della
geotermia,
quindi nuovamente il ricorso alle politiche di approvvigionamento basate
sul
petrolio,
come nel caso dell'autorizzazione alla trivellazione delle Tremiti.
E' giusto che l' Italia sia autonoma dal punto di vista
energetico e che, quindi, si percorrano tutte le vie che possano portare
a questo obiettivo. E bisogna essere realisti: le
fonti
rinnovabili
da sole non bastano. Ci sono, comunque, gli obiettivi di
riduzione
delle emissioni di C02,
fissati in sede europea, che non sembrano perseguiti con decisione e,
soprattutto, il comparto delle rinnovabili è uno dei pochi settori che,
non solo sembrano reggere alla crisi ma, addirittura, sembra ancora in
crescita.
Se, dunque, il Governo non provvederà con la legge di
stabilità in autunno, la detrazione del 55% introdotta con la manovra
2007 ( Governo Prodi) scadrà il 31 dicembre 2010. Una grana per
Tremonti,
costretto a "fare i conti" anche con una certa opposizione interna, in
questo caso con la collega dell’Ambiente,
Stefania
Prestigiacomo:
«Condivido le ragioni e la portata della manovra», è la sua reazione, ma
«credo che tutto ciò che punta all’efficienza energetica e allo sviluppo
delle fonti rinnovabili vada incentivato e supportato. Perché come ha
sottolineato recentemente lo stesso Ministro Tremonti, la Green Economy
sarà il motore dello sviluppo globale del futuro». Conclusione della
ministra, «promuovere, seppure in una fase di difficile congiuntura,
l’economia del futuro è una scelta obbligata».
Appare particolarmente contraddittoria, quindi, proprio
l'esclusione del rifinanziamento delle detrazioni fiscali del 55%:
infatti in questo caso non ci sono di mezzo solo i grandi gruppi, spesso
multinazionali, del fotovoltaico, bensì i
cittadini
i quali, invogliati dalle agevolazioni fiscali ad investire nella
propria casa, ad esempio per mettere i pannelli solari sul tetto e
sfruttare le tecnologie del solare termico avrebbero fatto in prima
persona bene all'ambiente ed avrebbero smosso tutto un indotto di
periti, ingegneri, geometri, artigiani ed installatori, spesso piccole e
medie imprese che fanno i conti tutti i giorni con la crisi economica e
che, rispetto ai grandi gruppi, hanno minore massa critica per investire
o diversificare le attività verso settori più redditizi.
Stando ai
dati Enea,
infatti, la misura sugli
“edifici
intelligenti”
dal 2007 in poi ha messo in moto un giro di affari notevole. Il primo
anno sono stati realizzati 106 mila interventi, più che raddoppiati a
248 mila nel 2008 e scesi a 236 mila nel 2009. E pensare che
Edo Ronchi
così si esprimeva proprio pochi giorni or sono: «Anche l’energia
diventa un elemento di pregio di un immobile e il
rendimento
energetico
sarà un indicatore che dovrà essere sempre presente in
ogni annuncio di vendita o di locazione», esultando dopo il varo di una
direttiva Europea mirata a centrare l’obiettivo sul cambiamento
climatico usando il 20% in meno di energia.
«Circa il 30% dell’energia consumata in Italia - spiegava
Ronchi - è assorbita dagli edifici e a questi consumi è riconducibile il
28% delle emissioni nazionali di CO2». Ed è proprio Ronchi oggi con una
lettera al Ministro dell'Economia ad esprimere tutto il suo disappunto
nei confronti della manovra definita "DEVASTANTE"per lo sviluppo delle
fonti rinnovabili in Italia.
Anche il
PD
è andato all'attacco allargando il discorso a tutto l'impianto della
Manovra: «Con questa manovra, da una parte si spalancano le porte al
condono edilizio, dall’altra si colpiscono al cuore le politiche per
l'efficienza energetica e le energie rinnovabili»- ha detto Vigni. E se
quelle per l’efficienza energetica soffriranno della mancata proroga
degli incentivi fiscali, quelle per le energie rinnovabili subiscono un
«colpo di mannaia», ha detto il responsabile economico del Pd,
Boccia.
«L’articolo 45 - spiega invece la Bianchi - elimina ogni
certezza per le aziende che producono energia da fonti rinnovabili sul
prezzo finale di vendita, togliendo l’obbligo per lo stato di ritirare i
cosiddetti “certificati verdi” in eccesso: il che può comportare la non
sostenibilità dei piani di investimento su energie alternative. Con
ricadute pesanti sull’occupazione e sugli obblighi dell’Italia con l’Ue
a produrre con fonti rinnovabili il 17% dell’energia consumata».
Il mancato rifinanziamento delle detrazioni del 55% da parte del Governo
è legato, sicuramene, a motivi di gettito e di riduzione delle spese in
tempi di crisi economica, anche se c'è da dire che Tremonti stesso aveva
perentoriamente escluso la necessità di manovre correttive a giugno,
giudicando in ottima salute i conti pubblici italiani. Secondo l'
Agenzia
delle Entrate,
infatti, solo considerando i «lavori pluriennali» e cioè quei 27.559
interventi che incidono «in più periodi di imposta», si vede che sono
state sostenute spese per oltre 309 milioni di euro per rifare infissi,
pareti e finestre, che hanno gravato sulle casse dello stato in termini
di mancato gettito.
Il meccasnimo della detrazione, infatti, consente al
contribuente di togliere una cifra (portata, appunto, in detrazione) da
quanto, invece, sarebbe normalemente dovuto allo Stato a titolo di
imposta sui redditi. «Con questa misura però - obietta la Bianchi - lo
Stato incoraggia la ristrutturazione degli edifici a fini ambientali. E
in molti casi si tratta di lavori, come i pannelli solari o la
sostituzione di impianti di riscaldamento, che senza la detrazione
fiscale non verrebbero fatti e, quindi, si tratta di un importante
volano per l'economia».
Del resto, nel corso della
trasmissione "Annozero"
il Ministro Tremonti è stato attaccato direttamente da
Pierluigi
Bersani,
segretario del PD che così si è espresso: "il Governo non dia la colpa
alla crisi economica, ammetta i propri errori facendo una operazione
verità, altrimenti il Pd non si mette nemmeno a discutere''.
Secca la risposta da parte del ministro dell'Economia:
''Se si fa propaganda, così non andiamo da nessuna parte'' che ha, poi,
continuato replicando alle accuse di aver sostenuto, in precedenza, che
non ci fosse bisogno di manovre correttive a giugno: ''il caso Grecia è
esploso all'improvviso, tutto è precipitato. Tutti i paesi europei -
precisa il ministro - hanno messo in campo manovre economiche analoghe".
La manovra non sarebbe dovuta, perciò, ad un problema di conti pubblici
italiani, per i quali l' Italia avrebbe avuto il plauso di
Ecofin,
ma agli attacchi speculativi contro l'euro a seguito della crisi che ha
travolto la Grecia. L'analisi non convince Bersani, che ritiene che lo
scostamento di 25 miliardi che ci separano dal 2,7% di deficit del 2012
abbia a che fare con la politica italiana ed ha paventato il ricorso a
futuri condoni, criticando anche i tagli indiscriminati e le previsioni
troppo ottimistiche del Governo.
Tremonti ha
escluso perentoriamente dissensi interni e ipotesi di ricorso al condono
ma, per adesso, non ci sono state assicurazioni in merito al
rifinanziamento delle detrazioni d'imposta del 55%, un provvedimento che
fin da poco tempo dopo l'insediamento del Governo Berlusconi è stato nel
mirino di vari ministri e che, più volte, è stato rimaneggiato, sia con
accorgimenti tecnici ( ad esempio sui valori della trasmitttanza termica
che devono avere gli edifici) sia riguardo al meccanismo di fruizione
degli incentivi ed alla procedura da metter in atto allo scopo.
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07 Giugno 2010 -
Fotovoltaico:
in dirittura d’arrivo il Conto Energia 2011.
Nella bozza di decreto
tariffe
incentivanti
più basse rispetto alle attuali e
decurtate
del 6%
all’anno a partire dal 2012. Potrebbe arrivare sul tavolo della
Conferenza Unificata
del prossimo 10 giugno il nuovo
Conto Energia per
il fotovoltaico,
che regolerà gli incentivi a partire dal 2011.
È stata infatti diffusa una
nuova
bozza di decreto
che accoglie in parte le richieste dei produttori di sistemi
fotovoltaici, pur riducendo drasticamente le tariffe incentivanti (i
contributi che il GSE paga al produttore di energia per ogni kWh
prodotto dall'impianto) rispetto alle attuali.
Ricordiamo, infatti, che dopo il primo annuncio, a
febbraio 2010, di riduzione del 20-25% delle tariffe incentivanti, non
si sono fatte attendere le proteste dei produttori, preoccupati per gli
eccessivi tagli agli incentivi e per i ritardi nell’emanazione del nuovo
decreto.
Successivamente, a maggio, il sottosegretario del MSE con delega
all’energia,
Stefano
Saglia,
ha annunciato l’imminente varo del nuovo Conto Energia, confermando la
riduzione delle tariffe incentivanti. Dopo un mese però, l’inerzia delle
istituzioni ha spinto il
GIFI
(Gruppo
Imprese Fotovoltaiche Italiane)
a chiedere direttamente al Presidente della Repubblica e al Presidente
del Consiglio di procedere con urgenza all’emanazione del nuovo Conto
Energia.
Rispetto alle ipotesi di febbraio, la nuova bozza di
decreto rivede leggermente al rialzo le tariffe incentivanti per gli
impianti che entreranno in esercizio
dal 1°
gennaio al 31 agosto 2011
(che sarebbero comunque molto più basse rispetto a quelle oggi vigenti):
le nuove tariffe aumenterebbero tra 1 e 15 millesimi di euro per
kilowattora prodotto, rispetto a quelle previste a febbraio, con un
picco di 24 millesimi per gli impianti a terra tra 200 e 1000 kW di
potenza, che entreranno in esercizio tra il 30 aprile e il 31 agosto
2011 (da 0,285 €/kWh di febbraio si passerebbe a 0,309).
Le tariffe per gli impianti che inizieranno a produrre
energia tra il 31 agosto e il 31 dicembre 2011 resterebbero quelle
indicate nella bozza di febbraio, con lievissimi aumenti per gli
impianti più grandi (da 0,295 a 0,302 €/kWh). Per gli impianti che
entreranno in esercizio nel 2012 e nel 2013 le
tariffe
saranno
decurtate del 6% all’anno.
Restano
confermate nella nuova bozza di decreto:
- la semplificazione delle
tipologie
installative,
con la previsione di due sole tipologie: “impianti fotovoltaici
realizzati sugli edifici” e “altri impianti fotovoltaici” (eliminando la
categoria della parziale integrazione);
- la suddivisione degli impianti in
5 classi di
potenza:
tra 1 e 3 kW; tra 3 e 20 kW; tra 20 e 200 kW; tra 200 e 1000 kW; oltre i
1000 kW;
- il
premio aggiuntivo
per gli impianti in regime di scambio sul posto, realizzati sugli
edifici e che riducano di almeno il 10% l’indice di prestazione
energetica dell’edificio (da dimostrare con una certificazione
energetica). Il premio può raggiungere il 30% della tariffa incentivante
riconosciuta all’impianto;
- una tariffa incentivante incrementata del 5% per gli
impianti diversi
da quelli realizzati sugli edifici, che si trovino in aree industriali,
commerciali, cave esaurite, aree di pertinenza di discariche o di siti
contaminati:
- l’introduzione della categoria
“impianti
fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative”
che beneficeranno di tariffe incentivanti (secondo tre intervalli di
potenza) più alte rispetto alle altre due tipologie. Queste tariffe
saranno decurtate del 2% all’anno (anziché del 6%) nel 2012 e 2013;
- le tariffe incentivanti per gli impianti a concentrazione, divise in
due intervalli di potenza e decurtate del 2% all’anno nel 2012 e 2013.
La nuova bozza ministeriale non modifica
l’obiettivo nazionale della potenza da installare,
che resta fissato a 8.000 MW entro il 2020. Il tetto della potenza
incentivabile è di 3.000 MW, a cui si aggiungono 200 MW per gli impianti
integrati e 150 MW per gli impianti a concentrazione.
Sono confermate
anche le condizioni per la cumulabilità delle tariffe
incentivanti e la riduzione dell’Iva; resta il divieto di cumulo con le
detrazioni fiscali.
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07
Giugno 2010 -
Efficienza e rinnovabili, 11 proposte in Parlamento.
Da maggioranza e opposizione
proposte di legge su biomasse, efficienza energetica e risparmio negli
edifici pubblici e privati.
A differenza del nucleare, risparmio
energetico ed energie rinnovabili sembrano mettere d'accordo maggioranza
e opposizione in Parlamento, concordi sulla necessità di sviluppare le
fonti energetiche alternative per ridurre la costosa dipendenza dal
petrolio, e di favorire consumi più 'intelligenti', soprattutto nei
settori dell'edilizia pubblica e privata.
Tra Camera e Senato sono
undici le
proposte di legge presentate da maggioranza e opposizione per favorire
il risparmio energetico e garantire un approvvigionamento energetico
alternativo,
rispetto a petrolio, gas e carbone, attraverso l'utilizzo delle biomasse
e lo sviluppo delle fonti rinnovabili. D'altronde, secondo quanto
stabilito a livello comunitario, nel 2020 il 17% del consumo finale
lordo di energia per l'Italia dovrà provenire da fonti rinnovabili;
pertanto il nostro Paese dovrà triplicare la quota di rinnovabili
consumate da 7,1 Mtep nel 2005 a 22,25 Mtep nel 2020.
Sviluppo
delle biomasse
Delle undici iniziative in campo, sei
sono già all'esame della commissione Agricoltura di Montecitorio,
presentate da Pdl, Pd, Lega, Udc e Noi Sud e riguardano lo
sviluppo
della produzione di energia da biomasse,
i materiali organici che possono essere utilizzati direttamente come
combustibili o trasformati in combustibili solidi, liquidi e gassosi.
La filiera agroenergetica si può realizzare attraverso
consorzi e varie forme associative tra gli operatori agricoli, ma
ai
soggetti pubblici
- sottolineano i promotori delle iniziative di legge -
è
assegnato un ruolo di supporto e di sviluppo,
oltre che di consolidamento dell'attività privata. Le amministrazioni
pubbliche, per esempio, possono
ampliare
l'impiego dei biocarburanti di origine agricola
garantendone un utilizzo
significativo nel trasporto pubblico e per il riscaldamento degli
edifici pubblici, come propone la deputata del Pd Giuseppina Servodio.
Incentivi
fiscali
L'agricoltura, spiega il parlamentare
leghista Giampaolo Dozzo, può fornire un contributo significativo alla
produzione alternativa di energia, ma anche come 'ambiente ospitante'
per impianti eolici e solari, più semplici da collocare nelle aree
rurali. Naturalmente, e anche qui le forze politiche parlano con una
voce sola, serve l'incentivo fiscale per invogliare ad investire nelle
rinnovabili: per questo, in tutte le proposte è previsto che l' energia
di origine agricola reimpiegata nell'impresa agricola sia esente da
qualunque accisa.
Efficienza energetica
L'altro versante su cui puntano
maggioranza e opposizione è quello dell'efficienza energetica, a
cominciare dall'ottimizzazione dei consumi domestici. Dagli anni '90 in
poi, dice il senatore del Pd Roberto Della Seta, l'Italia ha smesso di
investire in efficienza, facendosi scavalcare da molti Paesi europei,
con conseguenze negative sotto il profilo ambientale ed economico.
Da qui la proposta di
semplificare le
procedure di autorizzazione
per l'installazione di impianti energetici alimentati da fonti
rinnovabili, prevedere
incentivi al
consumo per l'acquisto di elettrodomestici ad elevata efficienza
energetica,
obbligare il gestore della rete elettrica a
garantire la
capacità della rete stessa di ricevere l'elettricità prodotta da fonti
rinnovabili,
considerare gli impianti che producono energia da fonti rinnovabili alla
stregua di strutture di pubblica utilità,
esentandoli da
forme di tassazione comunale.
Interventi sugli edifici pubblici
Sempre dal Pd, questa volta con il
deputato Guglielmo Vaccaro, arriva la proposta di un
programma
di interventi 'verdi' che coinvolga i due terzi degli edifici pubblici,
comprese le sedi istituzionali, le scuole, gli ospedali e gli uffici. Si
tratterebbe di interventi per il risparmio e l'efficienza energetica in
grado di ridurre di un terzo la quantità di energia consumata,
sviluppando al tempo stesso l'utilizzo di fonti rinnovabili per
soddisfare il 30% del fabbisogno energetico. Una soluzione, sottolinea
il parlamentare del Pd, che garantirebbe una sostanziosa crescita delle
imprese del settore con un aumento degli occupati, valutabile in 300mila
posti in più a regime.
Obbligo
dei regolatori della temperatura
Anche il Pdl, con la proposta del
deputato Gaetano Nastri, punta al risparmio energetico fra le mura
domestiche e negli edifici pubblici. Prevedendo, ad esempio, che sin
dalla fase progettuale le nuove costruzioni siano dotate di
regolatori ambientali della temperatura
per gestire con più raziocinio i consumi.
Un obbligo,
questo,
vincolante per la concessione edilizia o la
certificazione di abitabilità ed agibilità degli edifici.
Imposta
sui combustibili fossili
Dal Pd, con la deputata Elisabetta
Zamparutti, arriva invece la proposta di una
delega al governo
per un'imposta sul consumo di combustibili fossili,
destinando i proventi alla riduzione della pressione fiscale sui redditi
da lavoro e ad incentivi per il risparmio energetico negli edifici.
(Fonte: Adnkronos)
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01
Giugno
2010 -
Sentenza
della corte costituzionale n° 171/2010 in tema di impianti eolici
off-shore, che annulla la conferenza dei servizi indetta dalla Regione
Puglia per vari impianti tra cui uno a largo di Lecce.
SENTENZA N. 171
ANNO 2010
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE COSTITUZIONALE
composta dai signori: Presidente: Francesco AMIRANTE;
Giudici : Ugo DE SIERVO, Paolo MADDALENA, Alfio FINOCCHIARO, Alfonso
QUARANTA, Franco GALLO, Luigi MAZZELLA, Gaetano SILVESTRI, Sabino
CASSESE, Maria Rita SAULLE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO,
Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI,
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nel giudizio per conflitto di attribuzione tra enti sorto
a seguito della Nota della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia,
settore ecologia del 25 settembre 2008, n. 13.442, avente ad oggetto
l’indizione di una conferenza di servizi per il giudizio di
compatibilità ambientale di impianti eolici off-shore per la produzione
di energia elettrica, da realizzarsi ad opera della Trevi Energy s.p.a.
nel mare antistante le Province di Brindisi e Lecce, promosso dal
Presidente del Consiglio dei ministri con ricorso notificato il 24-27
novembre 2008, depositato in cancelleria il 26 novembre 2008 ed iscritto
al n. 23 del registro conflitti tra enti 2008.
Visto l’atto di costituzione, fuori termine, della
Regione Puglia;
udito nell’udienza pubblica del 12 gennaio 2010 il
Giudice relatore Paolo Maddalena;
udito l’avvocato dello Stato Giuseppe Fiengo per il
Presidente del Consiglio dei ministri.
Ritenuto in fatto
1. ( Con ricorso notificato il 24 novembre 2008,
depositato il successivo 26 novembre ed iscritto al n. 23 del registro
conflitti dell’anno 2008, il Presidente del Consiglio dei ministri ha
proposto conflitto di attribuzione avverso la nota n. 13.442 del 25
settembre 2008 della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia, settore
ecologia, chiedendone l’annullamento.
1.1. ( Con la nota impugnata l’Assessorato all’Ecologia –
Settore Ecologia della Regione Puglia ha indetto, ai sensi degli artt.
14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia
di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti
amministrativi), nonché ai sensi dell’art. 9, Capo II, della legge 24
novembre 2000, n. 340 (Disposizioni per la delegificazione di norme e
per la semplificazione di procedimenti amministrativi – legge di
semplificazione 1999), una conferenza di servizi per «rendere il parere
sulla compatibilità ambientale» in ordine alla realizzazione di alcuni
impianti eolici off-shore per la produzione di energia elettrica da
costruirsi in mare davanti la costa pugliese da parte della società
Trevi Energy s.p.a. (d’ora in poi Trevi Energy).
2. ( Il Presidente del Consiglio dei ministri sostiene
che con l’indizione di tale conferenza di servizi in ordine alla
valutazione di impatto ambientale (d’ora in poi: VIA) degli impianti per
la cui realizzazione la Trevi Energy ha presentato domanda il 16 gennaio
2008, la Regione avrebbe violato le attribuzioni statali in materia di
tutela dell’ambiente e di produzione, trasporto e distribuzione
dell’energia, di cui agli artt. 117, secondo comma, lettera s) e terzo
comma, e 118 della Costituzione, in quanto gli artt. 12, comma 3, del
decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 (Attuazione della direttiva
2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da
fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità) e 25
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia
ambientale), vigenti alla data di presentazione della domanda da parte
della Trevi Energy, avrebbero assegnato ad organi statali (Ministero
dell’ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il
Ministero per i beni e le attività culturali) la VIA dei progetti di
impianti eolici off shore.
2.1. ( Secondo la difesa erariale, la intervenuta
modifica della disciplina della VIA da parte del decreto legislativo 16
gennaio 2008, n. 4 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del
d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale) ed,
in specie, la prevista competenza regionale (ex art. 7, comma 4, e
allegato III alla parte seconda, del D.Lgs. n. 152 del 2004, come
modificato) in ordine alla VIA per gli impianti eolici, non negherebbe
la competenza statale per la VIA dell’impianto off-shore per la
produzione di energia eolica della potenza nominale di 150 MW da
costruirsi davanti la costa dei comuni di Brindisi, Torchiarolo (BR),
San Pietro Vernotico (BR) e Lecce e non assumerebbe, quindi, rilievo ai
fini del presente conflitto, considerato che, ai sensi dell’art. 35,
comma 2-ter, del d. lgs. n. 152 del 2006, come sostituito dall’art. 1,
comma 3, del d. lgs. n. 4 del 2008, «Le procedure di VAS e di VIA
avviate precedentemente all’entrata in vigore del presente decreto sono
concluse ai sensi delle norme vigenti al momento dell’avvio del
procedimento» e che la relativa istanza della Trevi Energy (allegata al
ricorso) è stata presentata il 10 gennaio 2008 ed è stata ricevuta dal
Ministero il 16 gennaio 2008, cioè anteriormente all’entrata in vigore
(il 13 febbraio 2008) della nuova disciplina introdotta dal d. lgs. n. 4
del 2008.
2.2. ( La difesa erariale ricorda, peraltro, che proprio
in ragione dei dubbi interpretativi sorti in ordine a tale regime
transitorio, a fronte della posizione della Regione, che con nota del 27
maggio 2008 sosteneva di avere competenza in ordine alla valutazione
ambientale per gli impianti in questione, il Ministero dell’ambiente,
pur confermando la propria competenza al riguardo, ha manifestato «la
piena disponibilità al raggiungimento di una soluzione adeguata per
evitare non volute situazioni di conflitto», individuando nella
Conferenza Stato-Regioni la sede più adatta alla analisi dei «fondamenti
applicativi della norma in contestazione».
La impugnata nota regionale n. 13.442 del 25 settembre
2008 costituirebbe, allora, secondo l’Avvocatura (che cita, in
proposito, la sent. n. 199 del 2004 della Corte costituzionale), un
tentativo della Regione di risolvere unilateralmente un potenziale
conflitto di competenze tramite un proprio atto amministrativo e si
porrebbe in contrasto, oltre che con i parametri costituzionali
indicati, anche con il principio di leale collaborazione.
3. ( Con atto depositato il 27 gennaio 2009 si è
costituita, fuori termine, la Regione Puglia, sostenendo
l’inammissibilità e l’infondatezza del ricorso.
4. ( Successivamente alla proposizione del ricorso ed al
deposito dell’atto di costituzione, l’art. 42 della legge 23 luglio 2009
n. 99 (Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle
imprese, nonché in materia di energia) ha modificato l’allegato II alla
parte seconda del d.lgs. n. 152 del 2006, aggiungendo all’elenco dei
progetti per i quali la VIA è di competenza statale il numero 7-bis
riferito agli impianti eolici per la produzione di energia elettrica
ubicati in mare.
Considerato in diritto
1. ( Con ricorso notificato il 24 novembre 2008,
depositato il successivo 26 novembre ed iscritto al n. 23 del registro
conflitti dell’anno 2008 il Presidente del Consiglio dei ministri ha
proposto conflitto di attribuzione avverso la nota n. 13.442 del 25
settembre 2008 della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia,
chiedendone l’annullamento.
1.1. ( Con la nota impugnata l’Assessorato all’Ecologia –
Settore Ecologia della Regione Puglia ha indetto, ai sensi degli artt.
14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia
di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti
amministrativi), nonché ai sensi dell’art. 9 Capo II della legge 24
novembre 2000, n. 340 (Disposizioni per la delegificazione di norme e
per la semplificazione di procedimenti amministrativi – legge di
semplificazione 1999), una conferenza di servizi per la valutazione di
impatto ambientale e per «rendere il parere sulla compatibilità
ambientale» in ordine alla realizzazione di alcuni impianti eolici
off-shore per la produzione di energia elettrica da costruirsi in mare
davanti la costa pugliese da parte della società Trevi Energy s.p.a.
(d’ora in poi Trevi Energy).
2. ( Deve preliminarmente dichiararsi l’inammissibilità
dell’atto di costituzione della Regione Puglia, in quanto depositato
oltre il termine di venti giorni dalla notificazione del ricorso,
secondo quanto prevedeva, nella precedente formulazione, l’art. 27,
terzo comma, delle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte
costituzionale, applicabile ratione temporis al presente giudizio (cfr.
sent. n. 149 del 2009).
3. ( Nel merito il ricorso è fondato.
4. ( Il Presidente del Consiglio dei ministri sostiene
che, con l’indizione di tale conferenza di servizi in ordine alla
valutazione di impatto ambientale (d’ora in poi: VIA) degli impianti per
la cui realizzazione la Trevi Energy ha presentato domanda il 16 gennaio
2008, la Regione avrebbe violato le attribuzioni statali in materia di
tutela dell’ambiente e di produzione, trasporto e distribuzione
dell’energia, di cui agli artt. 117, secondo comma, lettera s) e terzo
comma, e 118 Cost. Ciò in quanto gli artt. 12, comma 3, del decreto
legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 (Attuazione della direttiva
2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da
fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità) e 25
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia
ambientale), vigenti alla data di presentazione della domanda da parte
della Trevi Energy, assegnavano ad organi statali (Ministero
dell’ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il
Ministero per i beni e le attività culturali) la valutazione di impatto
ambientale dei progetti di impianti eolici off shore.
4.1. ( Il dato temporale della presentazione di tale
domanda (il 16 gennaio 2008) è essenziale ai fini della risoluzione del
conflitto, attesa la successione di norme che è intervenuta nella
materia.
4.2. ( Il testo originario del d.lgs. n. 152 del 2006
(vigente fino al 12 febbraio 2008) attribuiva la competenza in ordine
alla valutazione di impatto ambientale allo Stato o alle Regioni secondo
la competenza ad autorizzare il progetto da esaminare.
L’art. 12 del d.lgs. n. 387 del 2003, recante, come
detto, attuazione della direttiva 2001/77/CE in materia di energia
alternativa prevedeva, a sua volta, la competenza regionale in ordine
alla autorizzazione degli impianti di energie alternative (e, tra essi,
pertanto, di quelli ad energia eolica).
Dal combinato disposto di tali disposizioni, pertanto,
derivava che la competenza in ordine alla autorizzazione ed alla VIA di
tutti gli impianti eolici era regionale (salva la necessaria
partecipazione ai lavori della relativa conferenza di servizi del
Ministero per i beni e le attività culturali, in caso di impianti in
aree paesistiche, e del Ministero dell’ambiente).
L’art. 2, comma 158, della legge 24 dicembre 2007, n. 244
(Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello
Stato ( legge finanziaria 2008), ha, tuttavia, modificato l’art. 12 del
d.lgs n. 387 del 2003, prevedendo, per quanto interessa il presente
giudizio, la attribuzione allo Stato della competenza in ordine agli
impianti eolici off shore.
Dopo la legge n. 244 del 24 dicembre 2007 e fino al 12
febbraio 2008, la competenza per la autorizzazione dei soli impianti
eolici off-shore (quali quelli per cui è causa) è, pertanto, passata
allo Stato e, con essa, è passata allo Stato anche la competenza in
ordine alla VIA (mentre è rimasta alle Regioni quella relativa ad ogni
impianto eolico su terra).
A partire dal 13 febbraio 2008, data di entrata in vigore
del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (Ulteriori disposizioni
correttive ed integrative del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, recante
norme in materia ambientale), invece, la competenza in ordine alla VIA
per tutti gli impianti eolici (su terra o off-shore) è stata attribuita
alle Regioni. Conseguentemente in caso di impianti off-shore si è
prevista una duplicità di competenze: statale in ordine alla
autorizzazione dell’impianto, regionale in ordine alla VIA.
4.3. ( Il d.lgs. n. 4 del 2008, oltre a dettare una
diversa disciplina per l’avvenire, ha regolato il regime transitorio
applicabile alle domande di VIA pendenti alla data della sua entrata in
vigore.
In particolare l’art. 1, comma 3 (che introduce l’art.
35, comma 2-ter, del d. lgs. n. 152 del 2006) e l’art. 4, comma 1, del
d.lgs. n. 4 del 2008, prevedono che la valutazione di impatto ambientale
delle domande pendenti continua ad essere effettuata dalla autorità
competente al momento della presentazione della relativa istanza dalla
parte interessata.
4.4. ( Posto che la domanda dell’impresa Trevi Energy
interessata alla realizzazione degli impianti per i quali è stata
indetta la VIA da parte della Regione con la nota impugnata è del 16
gennaio 2008 ovvero successiva alla entrata in vigore della legge n. 244
del 2007 (24 dicembre 2007) ed anteriore alla entrata in vigore del
d.lgs. correttivo n. 4 del 2008 (13 febbraio 2008), alla luce delle
osservazioni appena fatte, deve riconoscersi la competenza dello Stato
in ordine alla VIA degli impianti in questione.
Il ricorso è, pertanto, fondato, dato che con la nota
impugnata la Regione Puglia ha usurpato la funzione amministrativa
attribuita ad un organo statale da una legge dello Stato nell’esercizio
della sua competenza esclusiva in materia di tutela dell’ambiente (cfr.
sentenza n. 225 del 2009).
5. ( La impugnata nota n. 13.442 del 25 settembre 2008
della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia, ancorché il Presidente
del Consiglio dei ministri ne abbia chiesto (tanto nell’incipit, quanto
nelle conclusioni del ricorso) l’integrale annullamento, deve, peraltro,
essere annullata solo parzialmente.
Essa, in effetti, indice la procedura di VIA in relazione
a quattro diversi impianti da realizzare da parte della impresa Trevi
Energy.
Sennonché l’Avvocatura erariale riferisce e comprova
(mediante copia semplice) solo la avvenuta presentazione, in data 16
gennaio 2008, della domanda relativa all’impianto di potenza nominale
pari a 150 MW, da costruirsi davanti alla costa dei comuni di Brindisi,
Torchiarolo (BR), San Pietro Vernotico (BR) e Lecce.
Difettano, quindi, tanto la allegazione, quanto la prova
di elementi che possano individuare la data di avvio dei procedimenti
relativi agli altri tre impianti cui la impugnata nota regionale si
riferisce. Posto che la data di presentazione della domanda (anteriore o
successiva al 13 febbraio 2008) è determinante per la individuazione
della competenza in ordine alla indizione della VIA, dalla mancata
allegazione e prova di tali elementi, il cui onere gravava sul
ricorrente, discende il parziale rigetto della domanda di annullamento.
Per Questi Motivi
LA CORTE COSTITUZIONALE
dichiara che non spettava alla Regione Puglia indire una
conferenza di servizi per la valutazione di impatto ambientale di
progetti di impianti eolici off-shore presentati il 16 gennaio 2008;
conseguentemente, annulla la nota n. 13.442 del 25
settembre 2008 della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia, nella
parte in cui si riferisce al progetto di impianto di energia eolica
potenza nominale pari a 150 MW, da costruirsi off-shore, davanti la
costa dei comuni di Brindisi, Torchiarolo (BR), San Pietro Vernotico
(BR) e Lecce da parte della Trevi Energy s.p.a.
Così deciso in Roma, nella sede della Corte
costituzionale, Palazzo della Consulta, il 10 maggio 2010.
F.to:
Francesco AMIRANTE, Presidente
Paolo MADDALENA, Redattore
Maria Rosaria FRUSCELLA, Cancelliere
Depositata in Cancelleria il 13 maggio 2010.
Il Cancelliere
F.to: FRUSCELLA
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28
Maggio 2010 -
La Manovra colpisce anche i Certificati Verdi .
Una norma del Dl prevede
l'abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di
certificati verdi da parte del Gse
L'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di certificati verdi da
parte del Gse potrebbe essere abolito. Una misura in tal senso è
prevista dalla Finanziaria approvata dal Consiglio dei Ministri, che
comprende l'articolo
45
intitolato “Abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di
certificati verdi”.
Emessi dal Gse su richiesta dei produttori di energia da fonti
rinnovabili, i certificati verdi rappresentano un sistema di
incentivazione della produzione di energia verde. L'obbligo di ritiro
dell'eccesso di offerta di questi certificati, introdotto dalla legge n.
244 del 24 dicembre 2007 (Finanziaria 2008) e attuato dal decreto dello
Sviluppo economico 18 dicembre 2008, impone al Gestore Servizi
Energetici (GSE) di
ritirare i certificati
rimasti invenduti
(cioè in eccesso rispetto a quelli necessari per assolvere l'obbligo) in
ciascun anno fino al 2011.
Oneri a
carico dei consumatori
Secondo i dati resi noti dall'Autorità per l'energia, nel 2009 il Gse ha
speso circa
1 miliardo di euro
per l'acquisto dell'eccesso di offerta, mentre l'onere caricato sulle
bollette attraverso la componente A3 è stato pari a
630 milioni di euro.
Per il 2010 l'Autorità per l'energia prevede un onere di 540 milioni per
i consumatori.
Le
conseguenze dell'abolizione
Ma quali sarebbero le conseguenze dell'abolizione dell'obbligo di ritiro
dell'eccesso di offerta ? “E’ ancora presto per dirlo – ha dichiarato a
Zeroemission.Tv
Gerardo Montanino, direttore
operativo del Gse
-. L’articolo
non è ancora entrato in vigore.
E nel caso di sua approvazione, dobbiamo aspettare la sua forma
definitiva. Detto questo, in un contesto in cui si registra un eccesso
di offerta rispetto alla domanda, la misura potrebbe avere come effetto
di aggravare questo squilibrio:
il rischio è infatti che la
presenza di tanti cv rimasti invenduti, faccia crollare il loro prezzo”.
Per i produttori di energia da fonti rinnovabili, quindi, i certificati
verdi diventerebbero uno strumento molto meno vantaggioso.
Anev: a
rischio migliaia di posti di lavoro
Secondo Anev (Associazione nazionale energia
del vento) le misure contenute all'articolo 45 della manovra economica
“se approvate
mettono in pericolo decine di
migliaia di posti di lavoro
nel settore delle energie rinnovabili e la tutela dell'ambiente”.
Per l'Associazione la misura prevista dalla Finanziaria “abolisce, anche
retroattivamente, l' unico
meccanismo di garanzia del sistema di sostegno alla crescita delle fonti
rinnovabili,
che serve invece proprio a tutelare il mercato e ad evitare speculazioni
derivanti dall'oscillazione artificiosa dei prezzi dei certificati
verdi” e “comprometterebbe tutti gli investimenti in corso di
finanziamento nel settore delle rinnovabili, che negli ultimi due anni è
stato uno dei pochi anticiclici a consentire crescita occupazionale nel
nostro Paese”.
Anev ritiene che l'abolizione dell'obbligo del riacquisto da parte del
Gestore dei Servizi Energetici dei certificati verdi in eccesso in dote
agli operatori delle rinnovabili “potrebbe portare in assenza di un
adeguamento coerente della quota d'obbligo, ad una sostanziale
destabilizzazione del
sistema
e di conseguenza, da un punto di vista occupazionale” ad “effetti
disastrosi” oltre al “sicuro default finanziario per le iniziative in
essere che vedrebbero tagliati i ritorni economici necessari a ripagare
gli investimenti”.
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27
Maggio 2010 -
Nuova direttiva EPBD: efficienza energetica edifici.
Le proposte del Gruppo
di lavoro per il recepimento in Italia della nuova Direttiva Ue
sull'efficienza degli edifici..
“Recepimento in Italia della nuova EPBD (Energy
Performance Buildings Directive): priorità alla proprietà pubblica” è
stato il tema al centro di un seminario organizzato ieri a Palazzo
Cispel dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Federcasa.
Focalizzato in particolare sull'edilizia pubblica, in senso ampio,
comprensiva anche del “social housing” e della proprietà cooperativa, il
convegno ha illustrato le principali misure contenute nella nuova
Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici, approvata dal
Parlamento Ue il 18 maggio scorso e che sarà pubblicata a giorni sulla
Gazzetta Ufficiale Europea.
Le misure
della nuova Direttiva
Tra le novità, viene introdotta l'indicazione del
consumo vicino
allo zero per tutti i nuovi edifici costruiti dopo il 2020 e per gli
edifici pubblici dopo il 2018.
È prevista la scadenza del 30 giugno 2014 che sancisce il divieto agli
Stati membri di concedere incentivi per la costruzione o la
ristrutturazione di edifici o di loro parti che non siano conformi ai
requisiti minimi di rendimento energetico. Nella nuova Direttiva c'è
anche l’indicazione agli Stati membri di elaborare piani nazionali che
fissino obiettivi per edifici a basso consumo energetico e impiego di
rinnovabili (emissioni di CO₂ nulle o quasi nulle), affidando
agli edifici pubblici un ruolo di esempio;
e l’obbligo per gli Stati membri di comunicare ogni tre anni, a partire
dal 30 giugno 2011, i risultati che hanno ottenuto. È previsto inoltre
l'obbligo della certificazione energetica per gli edifici pubblici con
una superficie maggiore di 250 m², anziché di 1000 m2; e
l’adozione di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive in grado di
rendere operative le prescrizioni della Direttiva.
Inefficienti gli edifici italiani
“Ci dobbiamo preparare ora – ha dichiarato il
presidente della
Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi
- ad attuare le misure contenute nella direttiva che mirano a rendere
più efficiente il nostro patrimonio immobiliare e che potranno dare
anche una spinta al settore delle costruzioni, creando nuovi
investimenti e nuova occupazione. Gli edifici italiani – ha aggiunto
Ronchi - soffrono di una grave inefficienza energetica.
Il
fabbisogno energetico medio degli edifici è di 300 kWh/m2 l'anno,
contro 200 in Germania e 60 in Svezia. Circa il 30% dell’energia finale
consumata in Italia viene consumata dagli edifici e a questi consumi
energetici sono riconducibili il 28% delle emissioni nazionali di CO2”.
Intervenire sugli edifici pubblici
Nel corso del seminario è stato mostrato come gli interventi di
efficienza energetica sul patrimonio immobiliare esistente possono
risollevare l'edilizia, attualmente in crisi con 94 mila posti di lavoro
persi nel 2009. Secondo una valutazione dell'Enea, per realizzare
interventi di efficienza energetica solo su scuole e uffici, si
richiedono
investimenti pari
a 8,2 miliardi di euro,
ma si ottiene un
risparmio
energetico per 0,44 Mtep/ anno, pari a 0,42 miliardi euro/anno;
e si eviterebbe il 20% di emissioni di CO2 producendo una
occupazione aggiuntiva di 150.000 unità.
Il contributo degli interventi sui presidi sanitari e sportivi, sul
social housing e sulla proprietà cooperativa non sono però compresi
nella valutazione dell'Enea.
Le
barriere
Per rendere eco-efficiente il patrimonio pubblico è comunque necessario
superare due barriere che bloccano l'iniziativa delle amministrazioni
locali: il
freno agli
investimenti energetici,
dovuto al “patto di stabilità” e il
peso degli
interessi sulla restituzione del finanziamento bancario iniziale,
associato agli
elevati tempi di
ritorno
(19,5 anni di media secondo l'ENEA). Si rende quindi necessario un
intervento legislativo ad hoc che preveda il superamento del blocco
dell'iniziativa delle amministrazioni locali, dovuto al patto di
stabilità, per gli interventi di efficienza energetica o fonti
rinnovabili; e l'abbinamento, finanziariamente vantaggioso,
dell'intervento di efficienza con quello sulle fonti rinnovabili.
Inoltre, andrebbe previsto l' accesso
delle amministrazioni locali ai crediti bancari al più basso tasso
disponibile sul mercato,
con riduzione dei tempi di ritorno degli investimenti e della spesa per
interessi; un intervento di efficienza energetica, su almeno 2/3 dei
volumi pubblici entro il 2020, grazie ai punti precedenti e all'obbligo
di programmazione dell'amministrazione locale; l'estensione
al settore dell'alloggio sociale dei benefici fiscali del 36% e del 55%;
il disincentivo ad eseguire opere di manutenzione straordinaria non
associate alla riqualificazione energetica, per la parte oggetto
dell'intervento, con obbligo di certificazione energetica.
Altre misure proposte riguardano l' assistenza
regionale alle amministrazioni locali,
con possibile delega alla Provincie; la creazione di un quadro
articolato di informazioni on line; lo svolgimento di una attività
permanente di rilievo e verifica dei risultati; la previsione di
semplificazioni procedurali e, quando necessario, di
sanzioni
per eventuali inadempienze,
in accordo con la nuova Direttiva europea.
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sezione dedicata al settore Energia
26
Maggio 2010 -
Bellò: le Pompe di Calore soppianteranno i tradizionali impianti.
Incentivate
dall'Europa faranno molta strada nella climatizzazione a ciclo annuale.
"I sistemi ecologici in pompa di
calore, rappresentano certamente il futuro dei sistemi di riscaldamento
e climatizzazione". Ne è fermamente convinto Bruno Bellò, fondatore
Clivet e presidente Coaer, che nella cittadina di Feltre, nel bellunese,
ha messo in piedi uno stabilimento produttivo da circa 50.000 mq, dove
operano circa 500 dipendenti.
Le
ragioni del cambiamento
"Riteniamo - afferma Bruno Bello - che i sistemi in pompa di calore a
ciclo annuale soppianteranno, nei prossimi 10 anni, i tradizionali
impianti di riscaldamento e climatizzazione". Ci sono dietro ragioni di
semplificazione applicativa
- con un unico impianto è possibile riscaldare, raffreddare, produrre
acqua calda sanitaria, rinnovare e purificare l'aria nelle abitazioni e
nelle strutture collettive - ma anche di vantaggio energetico,
"sfruttando, grazie alle pompe di Calore, tutte le forme di energia
rinnovabile ed
abbattendo
i consumi medi annuali di energia primaria
anche del 50%,
le emissioni di CO2 del 45%, rispetto ai sistemi tradizionali" spiega il
presiedente di Clivet.
Bellò fa notare come "in Italia si parli solamente da pochi anni di
applicare la tecnologia nel residenziale. Ma
nel terziario
questa tecnologia è ormai già molto diffusa
e paesi come la Svezia, in cui il mercato del riscaldamento è coperto
per l'82% da pompe di calore, dimostrano la maturità della soluzione.
La sfida
industriale
Ma non si tratta solo di una sfida energetica. E' interessato un intero
comparto industriale, che nel Veneto è rappresentato da numerosi attori
sulla scena, e può rappresentare lo sviluppo futuro di un pezzo del
Paese. "La tecnologia della pompa di calore sicuramente è un elemento in
sintonia con il territorio del Bellunese - afferma Bellò - con
potenziali di sviluppo del comparto energie rinnovabili, oltre che
occupazionale, molto importanti."
Come qualsiasi sfida, questa non può essere condotta senza alleanze.
Industria, istituzioni, progettazione, installazione e distribuzione
hanno ruoli importanti e integrati tra loro,
poiché come tutte le nuove tecnologie necessita di formazione e
coinvolgimento di tutti gli attori. Proprio per dare corso alle parole
l'azienda bellunese ha organizzato un evento, lo scorso 21 maggio,
cercando di coinvolgere tutta la filiera del riscaldamento e
climatizzazione: amministrazioni locali, progettisti, installatori,
distributori.
L'Europa
spinge
I sistemi in pompa di calore sono fortemente sostenuti all'Unione
Europea, che con la Direttiva 2009/28/CE del 23 aprile 2009 sulla
promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (nota come
direttiva RES), riconoscendo l'energia contenuta in aria, acqua e terra
come fonte rinnovabile di energia, ha inserito a pieno titolo le pompe
di calore (che sfruttano questa energia) tra le tecnologie che
utilizzano le rinnovabili equiparandole al solare termico, al
fotovoltaico ed alle biomasse.
Riconoscimento dell'AEEG
Bellò ricorda come anche l'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas,
in una recentissima
delibera del 19 aprile 2010
- Rif.ARG/elt 56/10-, abbia riconosciuto la maggior efficienza
energetica delle pompe di calore rispetto ai sistemi a combustione per
il riscaldamento e la loro capacità di dare un contributo al
conseguimento del cosiddetto obiettivo 20-20-20, privilegiando l'uso di
un secondo contatore a tariffa agevolata (0,16 €/kWh contro i 0,30 €/kWh
della tariffa D2) dedicato alla pompa di calore, che in questo modo
diventa estremamente
vantaggiosa anche dal punto di vista economico.
Per saperne di più
Tutti questi elementi sono chiaramente visibili all'interno del "Libro
Bianco sulle Pompe di Calore" edito da ANIMA COAER, che dimostra come
"solo" con un 30% di domanda di servizio coperto dalle pompe di calore,
sia possibile una riduzione di energia primaria pari a 6,2 Mtep ed una
riduzione di 14,2 milioni di tonnellate di CO2, un grosso contributo al
raggiungimento dell'obiettivo del 20/20/20 nell'anno 2020 per l'Italia
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25
Maggio 2010 -
Puglia, al via le selezioni per i tetti pubblici solari.
I locatari di tetti pubblici iscritti
nell'albo regionale potranno partecipare alle gare per installare
impianti fotovoltaici.
La Regione Puglia ha dato il via oggi alla selezione delle aziende
interessate ad affittare tetti e aree pubbliche da destinare
all'installazione di impianti fotovoltaici.
L'avvio della selezione segue l'emanazione nell'aprile scorso del
disciplinare che consente alle imprese che si occupano di energia di
essere inserite nell’albo regionale dei locatari di pensiline,
parcheggi, coperture di edifici pubblici; gli imprenditori-locatari
potranno così partecipare alle gare indette dai Comuni per
l'installazione degli impianti fv. “Con l’istituzione di questo Albo –
ha dichiarato la
vice
presidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone
– la Regione Puglia scrive una nuova pagina nella storia delle
rinnovabili in Puglia, nella quale sviluppo economico e difesa
dell’ambiente sono unite in un binomio indissolubile. Questa è l’idea di
economia verde che il governo Vendola sta costruendo per la Puglia e in
questa direzione intendiamo camminare a dispetto degli ostacoli che il
Governo centrale sta mettendo sulla nostra strada”.
Gli
ammessi all'albo
Nell’Albo regionale potranno essere
inseriti gli imprenditori individuali (anche artigiani), le società
commerciali, le società cooperative, i consorzi fra società cooperative
di produzione e lavoro, i consorzi stabili, i raggruppamenti temporanei
di concorrenti, i consorzi ordinari di concorrenti, i soggetti che
abbiano stipulato il contratto di gruppo europeo di interesse economico,
gli operatori economici stabiliti in altri Stati membri purché abilitati
e iscritti al registro delle imprese delle Camere di Commercio o, se
stranieri, nel registro professionale dello Stato di residenza.
Tre
categorie
L’albo regionale è articolato in tre
categorie stabilite secondo le capacità tecnico-economiche degli
operatori. La
Categoria I
riguarda l’installazione di impianti fotovoltaici allacciati alla rete
di potenza compresa tra 200 e 300 kWp. Appartiene alla
Categoria
II
l’installazione di impianti fotovoltaici allacciati alla rete di potenza
compresa tra 300 e 600 kWp, e alla
Categoria III
l’installazione di impianti fotovoltaici allacciati alla rete di potenza
superiore a 600 kWp. L’inserimento in una di queste categorie abilita
l’operatore a partecipare alle gare indette dai Comuni, alle quali
saranno invitati solo ed esclusivamente gli iscritti all’Albo regionale
dei locatari.
Domande
entro 60 giorni
Gli imprenditori che intendono
partecipare dovranno presentare personalmente la domanda o inoltrarla
con raccomandata A R al Servizio Ricerca e Competitività Ufficio
Incentivi alle PMI dell’Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e
l’Innovazione (corso Sonnino 177, Bari). Il plico, sigillato, dovrà
arrivare agli uffici
entro sessanta
giorni dalla pubblicazione dell’Avviso sul Bollettino Ufficiale della
Regione Puglia,
prevista nel corso della settimana. La Regione (Area Politiche per lo
Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione) provvederà alla verifica dei
requisiti (Fonte: Regione Puglia).
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24 Maggio 2010 -
IL 57% DEGLI ITALIANI SOGNA LA VILLETTA. IL 43% LA VORREBBE AL MARE.
Dove sognano di vivere gli italiani e
come dovrebbe essere il loro quartiere ideale? A queste e altre domande
risponde un'indagine condotta dal portale immobiliare www.casa.it,
che ha analizzato le preferenze degli italiani mettendo il luce una
predilezione per il mare e i piccoli centri urbani, a
patto che siano ben serviti: giardini pubblici, scuole, ospedali,
farmacie etc…
Il 57% sceglie la villetta con giardino
Il non plus ultra risulta essere la villetta in un piccolo paese
di mare. Questo è infatti il desiderio del 43% del campione.
Anche i grandi centri economici e le città d'arte suscitano un certo
fascino (30%), probabilmente per i servizi offerti e per la ricchezza
della proposta culturale. Il 17% è invece attratto dalla
campagna, spesso riconducibile all'idea di qualità della vita e
buon cibo. In fatto di dimensioni sembra valido il motto "piccolo è
bello". Il 24% degli intervistati ha infatti dichiarato che preferirebbe
vivere in un piccolo paese di 5000 abitanti o in una piccola cittadini
di 20000 (23%). L’ideale sarebbe poi abitare in una zona residenziale
(48%), in cui poter godere di maggiore tranquillità rispetto al centro
storico. Ma il sogno per eccellenza risulta essere una villetta
con giardino (57%).
Vicino a scuola
Per quanto riguarda invece il quartier ideale, il 50% degli
intervistati desidererebbe vivere accanto ai giardini pubblici.
Infatti, dopo la supremazia del mare (39%), sembra che parchi e giardini
rappresentino il panorama ideale. Altro vicino di casa ideale è la
scuola (38%) che, essendo vicina a casa, renderebbe più
semplici gli spostamenti. Seguono gli ospedali (27%) e
gli uffici postali con il 24%. Grande interessa anche
per il tempo libero, tanto che il 26% vorrebbe abitare nei pressi di
centri ricreativi, il 22% accanto a palestre o strutture sportive e
infine il 20% vicino a cinema e teatri.
Negozi sotto casa
Tra i negozi che gli italiani vorrebbero avere vicino casa troviamo in
pole position la farmacia (44%), seguita dal panificio (42%) e
dal supermercato (41%). Il 24% preferirebbe addirittura un
centro commerciale, mentre sono gettonati anche i bar-tabacchi con il
20% delle preferenze. Una discreta percentuale, 19%, vorrebbe invece una
pizzeria sotto casa.
L’incubo dei fumi tossici e dei rumori fastidiosi
Due problematiche ambientali saltano all’occhio, il 64%
aborrisce l’idea di una discarica e il 55% rifugge dagli inceneritori.
Altrettanto importante la percentuale di quelli che
detesterebbero la prossimità di un’autostrada o di un cavalcavia (40%),
fonti di smog e di noiosi rumori. L’inquinamento acustico
è probabilmente la ragione per cui in molti si rifiuterebbero
di abitare nei pressi di aeroporti (21%) o stazioni (17%), ma anche
l’eccessiva tranquillità sembra spaventare gli italiani: il 14% non
vorrebbe mai vivere vicino a un cimitero.
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24
Maggio 2010 - Biomasse, firmato il decreto per
la filiera made in Italy.
Obiettivo ridurre la
dipendenza dall'estero e l'impatto ambientale con una filiera agro
energetica italiana.
Via libera all’accordo di interesse
nazionale siglato tra Coldiretti e il Gruppo Maccaferri (con il
coinvolgimento dei Consorzi Agrari d'Italia) per lo sviluppo della prima
filiera agro energetica italiana che utilizza esclusivamente biomassa di
origine vegetale di provenienza dal territorio limitrofo agli impianti o
in una logica di accordi di filiera italiana.
Nei giorni scorsi il ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan
ha firmato il decreto ministeriale per la
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili interamente Made in
Italy.
Il provvedimento, per ora sottoscritto da Coldiretti, Consorzi Agrari
d’Italia e il Gruppo industriale Maccaferri, è stato varato in
applicazione del contratto quadro per le produzioni di biomasse agricole
destinate alla trasformazione in energia elettrica, attraverso
impianti di potenza superiori a 1 MW.
Sviluppo
di una filiera italiana
Secondo il ministero delle Politiche agricole, il decreto consentirà di
ridurre la dipendenza energetica dall’estero, contenere l’impatto
ambientale e climatico e garantire un’adeguata remunerazione dei
prodotti agricoli italiani. Si tratta, afferma il Mipaaf, di “un primo
passo verso lo sviluppo di una filiera agro energetica italiana, a forte
coinvolgimento agricolo,
che utilizzi solo ed esclusivamente biomassa di origine vegetale,
proveniente da territori limitrofi agli impianti o in una logica di
accordi di filiera italiana”.
Monitoraggio delle comunità locali
Tra gli obiettivi, la riduzione degli impatti ambientali e sociali,
anche attraverso un rigido e trasparente monitoraggio delle comunità
locali. Soddisfatti per la firma del decreto il presidente di Coldiretti
Sergio Marini e il presidente del Gruppo Industriale Maccaferri, Gaetano
Maccaferri. “L’accordo consente di realizzare una filiera energetica
tutta italiana a forte coinvolgimento agricolo – sottolinea Marini - con
un meccanismo di remunerazione della materia prima trasparente ed atto a
consentire un reddito stabile per le imprese nel medio e lungo periodo.
Si tratta della dimostrazione concreta – ha affermato il presidente di
Coldiretti - del contributo che possono offrire le imprese agricole
italiane ad una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale,
climatico e occupazionale”.
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21
Maggio 2010 -
AEEG: energia domestica per le
auto elettriche. L'Autorità ha stabilito che la ricarica dei veicoli elettrici si potrà
effettuare anche presso l'abitazione
Le batterie delle auto elettriche si
potranno d'ora in poi ricaricare direttamente presso la propria
abitazione, il garage o nei parcheggi condominiali o aziendali. Lo ha
stabilito l'Autorità per l'energia con un provvedimento che elimina i
vincoli normativi che ostacolavano la predisposizione di eventuali punti
di ricarica anche presso le utenze domestiche.
“La disponibilità di punti di
ricarica – afferma l'Autorità in una nota - è un fattore condizionante
dello sviluppo virtuoso della mobilità elettrica, un settore che vede
impegnati diversi grandi produttori e nel quale è atteso l'arrivo di
diversi modelli. Sullo sviluppo del settore punta anche il
Piano
Cars21 della
Commissione europea che ha recentemente presentato la sua strategia per
incoraggiare la diffusione di veicoli puliti ed efficienti sul piano
energetico”.
Possibili più punti di fornitura
La vecchia normativa vietava ai consumatori domestici di disporre di un
duplice punto di fornitura elettrica nella stessa unità immobiliare. Con
la modifica introdotta dall'Autorità con la delibera
ARG/elt 56/10,
ora sarà
possibile - nelle abitazioni
private e loro pertinenze, o negli spazi condominiali (previo accordo
dell'assemblea condominiale) -
richiedere al proprio fornitore
di energia elettrica più punti di fornitura,
ognuno con un contatore, destinati espressamente all'alimentazione di
veicoli elettrici. Il provvedimento si estende anche alle aree aziendali
destinate a parcheggio di flotte di veicoli.
La
tariffa
Secondo quanto stabilito dall'Autorità,
ai punti di ricarica verrà
applicata la stessa tariffa già prevista per “gli usi diversi” (BTA),
indipendentemente dal fatto che il richiedente sia un cliente domestico
o un'impresa. Per l'energia, precisa l'Autorità, “il prezzo potrà
variare a seconda dell'offerta che verrà selezionata fra quelle dei
diversi venditori del mercato libero e potrà essere diversa da quella
scelta per la fornitura domestica”.
Pompe di
calore
Nella medesima delibera 56/10 l'autorità ha esteso la possibilità di
installare un secondo punto di prelievo nelle abitazioni con potenza
impegnata sopra 3,3 kW allo scopo di alimentare una pompa di calore,
anche reversibile, destinata al riscaldamento domestico. Fino ad oggi,
ciò era consentito solamente per potenze impegnate fino a 3,3kW. Si
segnala come il medesimo contatore possa essere utilizzato anche per la
ricarica dei veicoli elettrici.
Le
potenzialità delle smart grids
Secondo l'Authority, in futuro i sistemi di ricarica intelligente dei
veicoli elettrici potranno sfruttare le potenzialità delle smart grids
(reti intelligenti), sulle quali l'Autorità ha emanato la delibera ARG/elt
39/10. Ma anche la rete potrà trovare sinergie con i veicoli elettrici:
utilizzando ad esempio come strumenti di stoccaggio dell'energia
elettrica le batterie dei veicoli elettrici parcheggiati, sarà possibile
limitare i rischi gestionali di rete causati dalla natura intermittente
e poco prevedibile di certe produzioni (fotovoltaico ed eolico in
particolare), incrementandone quindi l'utilizzo.
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19
Maggio 2010 -
UE: approvata la nuova Direttiva
sull'edilizia efficiente. Dopo il 2020 tutti gli
edifici di nuova costruzione dovranno avere un consumo di energia vicino
allo zero
In Europa gli edifici assorbono circa
il 40% del consumo totale di energia dell'Unione europea e rappresentano
la più grande fonte di emissioni d'Europa. Per aiutare i consumatori a
tagliare i costi della bolletta energetica e favorire l'Ue nel
raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, il
Parlamento europeo ha approvato ieri la
nuova direttiva sull'efficienza
energetica degli edifici,
già concordata con il Consiglio europeo.
La nuova normativa, parte del
pacchetto “Efficienza energetica” e approvata in seconda lettura,
stabilisce che tutti gli edifici
costruiti dopo il 31 dicembre
2020 dovranno presentare un
consumo di
energia vicino allo zero.
Per gli edifici pubblici l'obbligo di rispettare questi standard
energetici diventerà operativo dopo il 31 dicembre 2018. Sono esenti
dall'obbligo gli edifici con un particolare valore storico o
architettonico, quelli adibiti a luoghi di culto, i fabbricati
temporanei utilizzati per meno di 18 mesi, le officine, i siti
industriali e gli edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno
energetico. Esclusi dalla nuova normativa anche i fabbricati
indipendenti con una metratura utile totale inferiore a 50 mq e gli
edifici residenziali impiegati per meno di quattro mesi l'anno (case di
vacanza).
Efficienza e rinnovabili
Tutti gli edifici costruiti dalla fine del 2020, informa in una nota il
Parlamento Ue, “dovranno possedere
elevati standard di risparmio
energetico e dovranno essere
alimentati in
larga misura con forme di energia rinnovabili.
I progetti di costruzione degli edifici delle autorità pubbliche
dovranno dare l'esempio partendo due anni prima. Una parte dei
finanziamenti per queste innovazioni proverrà dal bilancio dell'Unione
europea”.
Edifici esistenti
Gli Stati membri dovranno
adeguare i loro building codes
in modo tale da garantire che tutti gli edifici realizzati dalla fine
del 2020 siano conformi ai più elevati standard di efficienza
energetica. Inoltre,
la spesa energetica degli immobili esistenti dovrà essere migliorata,
ove possibile, in occasione dei lavori di ristrutturazione. “I
proprietari – prosegue il comunicato - saranno incentivati a installare
'contatori intelligenti' e a sostituire gli impianti di riscaldamento,
quelli idraulici per l'acqua calda e i sistemi di climatizzazione con
soluzioni alternative ad alta efficienza come le pompe di calore. La
normativa nazionale richiederà, inoltre, ispezioni regolari alle caldaie
e ai sistemi di climatizzazione”.
Due
anni di tempo per gli Stati membri
La nuova Direttiva prevede che gli Stati membri adottino misure atte a
raggiungere requisiti di rendimento energetico
a costi ottimali e secondo la
metodologia comparativa,
in base a un quadro che sarà definito dalla Commissione europea entro il
30 giugno 2011. Una volta pubblicata la nuova normativa sulla Gazzetta
ufficiale europea, gli Stati avranno tempo due anni per adeguare la loro
legislazione alla direttiva.
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18
Maggio 2010 -
Pompe di calore, tariffe “usi
diversi” anche per utenze sopra 3,3 kW. AEEG: rimosso il limite dei 3,3 kW per il
doppio contatore e consentita la ricarica di veicoli elettrici.
Le pompe di calore iniziano ad
entrare nei pensieri dell'Autorità per l'Energia (AEEG), che avrebbe
intrapreso una serie di azioni per agevolarne l'adozione domestica, a
cominciare dalla rimozione delle penalizzazioni tariffarie. Già dal 2008
la delibera 30/2008, comma 5.2 (che modificava la delibera 348 del
2007), dell'Autorità per l'Energia ha introdotto la possibilità di un
secondo contatore con tariffa BTA, nel caso di utilizzo di un impianto
in pompa di calore destinato alla climatizzazione invernale. Il che ha
consentito a molti proprietari di allacciare un secondo contatore con
tariffa BTA, con cui alimentare solamente la pompa di calore,
liberandosi dagli scaglioni di consumo previsti dalle tariffe D2 e D3.
Poiché la norma non è nota a tutti la riportiamo: "In
deroga a quanto previsto dal comma 5.1, per le utenze domestiche in
bassa tensione, con potenza disponibile fino a 3,3 kW, può essere
richiesta l'installazione, di un secondo punto di prelievo destinato
esclusivamente all'alimentazione di pompe di calore per il riscaldamento
degli ambienti, anche di tipo reversibile".
Il costo
del kW domestico per la pompa di calore
Il vantaggio per l'utente domestico sta nel fatto che questo secondo
punto di prelievo può essere legato ad una tariffa per usi diversi
BTA1/2/3, che prevede un importo
fisso per kWh, circa 11 centesimi,
che oltretutto, nel caso dell'applicazione in ambito residenziale
continua a godere dell'IVA
agevolata al 10%.
Sostanzialmente questa delibera rimuove una penalizzazione che colpiva
l'utilizzatore della pompa di calore. Infatti un elevato consumo di
energia primaria implica, per il cliente elettrico domestico che faccia
uso di pompe di calore con funzione di riscaldamento degli ambienti, la
fatturazione di una quota rilevante dei propri consumi di energia
elettrica negli scaglioni di consumo più elevati e quindi, per effetto
dell'andamento progressivo della tariffa, l'applicazione di
corrispettivi unitari più elevati. A questo si aggiunge l'ulteriore
penalizzazione della tariffa D3 (per utenze sopra i 3,3 kW) a cui si era
obbligati per l'aumento della potenza impegnata richiesto dal maggior
carico elettrico della pompa di calore. In sostanza, più consumi più
paghi. Infatti, dal 1 gennaio 2009
i consumi sono calcolati per
ciascun periodo
sulla base del pro-quota
giorno, cioè per scaglioni di consumo che di fatto renderebbero poco
vantaggioso l'uso dell'elettricità per il riscaldamento.
Secondo le tariffe riportate sul sito dell'Autorità per l'energia
elettrica, in tariffa destinata ad una potenza impegnata superiore ai
3kW, gli scaglioni sono sostanzialmente quattro:
1)
fino a 1800 kWh/annui si pagano 0,14486;
2)
da 1800 a 2640 si pagano 0,16394;
3)
da 2640 a 4440 si pagano 0,21272;
4)
oltre i 4440 si pagano 0,27421. Più accise, addizionali e IVA. Fino al
31/12/2008 si pagavano tutti i kWh 0,184890, indipendentemente dal
consumo annuo.
Aeeg:
"pompa di calore competitiva"
Fortunatamente l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas ha
riconosciuto che "la
diffusione di pompe di calore, con funzione di riscaldamento degli
ambienti, consente al contempo il conseguimento di obiettivi di
risparmio di energia primaria,
di incremento nell'utilizzo di energia rinnovabile e di contenimento
delle emissioni climalteranti, caratterizzandosi quindi come tecnologia
atta a fornire un contributo al raggiungimento del cosiddetto obiettivo
20-20-20 definito a livello di Unione Europea". Non solo, l'AEEG
riconosce che "l'impiego di pompe di calore si mostra
competitivo
anche economicamente rispetto alla soluzione tradizionale basata
sull'impiego di caldaie alimentate a gas, anche ad alto rendimento, in
corrispondenza di elevati valori di fabbisogno termico abitativo ovvero
di elevati consumi di energia primaria".
Tolto il
limite dei 3kW
Come abbiamo sopra ricordato nel caso di cliente finali con livello
dei consumi elettrici obbligati non elevato (fino a 3,3kW), l'attuale
disciplina già consente l'attivazione di una fornitura separata per
l'alimentazione della pompa di calore. Ma l'Autorità riconosce che
l'evoluzione del contesto socio-economico e la più ampia penetrazione di
apparecchiature elettriche per usi domestici ha portato a una più ampia
diffusione di contratti per utenze domestiche con potenza disponibile
superiore a 3,3 kW, e che pertanto "occorreva
consentire la diffusione delle pompe di calore per il riscaldamento
anche nel caso di clienti finali che abbiano un elevato livello di
assorbimento di potenza e di consumo di energia elettrica".
A questo scopo l'Aeeg ha emanato il 19 di aprile la
delibera n. 56/2010
che rimuove il limite di potenza di 3,3 kW, modificando il comma 5.2 del
TIC (cioè l'Allegato B alla deliberazione n. 348/07, recante le
condizioni economiche per l'erogazione del servizio di connessione, come
successivamente modificato e integrato).
Ricarica
veicoli elettrici
Nella stessa delibera l'Autorità ha anche analizzato la disciplina
normativa in merito ai punti di ricarica per i veicoli elettrici.
Secondo l'Aeeg la disposizione di cui al comma 5.1 del TIC (che
stabilisce il principio dell'unicità della fornitura per unità
immobiliare e tipologia di contratto) potrebbe rivelarsi di ostacolo
alla installazione di infrastrutture di ricarica nel caso di
aree condominiali o
aziendali destinate a parcheggio,
qualora in relazione alla medesima unità immobiliare si dovessero
prevedere una pluralità di punti di prelievo dalla rete con obbligo di
connessione di terzi. Ma anche sul fronte domestico esistono degli
ostacoli. Infatti le attuali disposizioni non consentono la connessione
di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici a punti di prelievo
regolati con contratti della tipologia per utenze domestiche, di cui al
comma 2.2, lettera a) del TIT. Per queste ragioni l'Aeeg ha voluto rimuovere
gli ostacoli della disciplina del TIT e del TIC
che possano in qualche misura
ostacolare l'installazione di infrastrutture di ricarica private per
veicoli elettrici. In particolare, nella delibera 56/2010 l'Autorità ha
disposto di:
·
prevedere specifiche
deroghe alle disposizioni di
cui al comma 5.1 del TIC, relativo all'unicità
del punto di prelievo,
per l'alimentazione di veicoli elettrici in aree condominiali destinate
a parcheggio, aree destinate a parcheggio appartenenti ad aziende,
stabilimenti industriali e simili;
·
prevedere un'estensione
esplicita delle disposizioni
di cui al comma 2.2, lettera a), punto ii) del TIT
all'alimentazione di
infrastrutture di ricarica
private
per veicoli elettrici, in modo da non precludere la possibilità di
utilizzare le connessioni esistenti anche a questi fini, ferma restando
la possibilità di richiedere l'attivazione di un separato punto di
prelievo della tipologia di cui al comma 2.2, lettera c), del TIT;
·
prevedere la
possibilità di
utilizzare il punto di prelievo
destinato all'alimentazione di pompe di calore
per il riscaldamento degli ambienti anche per l'alimentazione di
infrastrutture di ricarica private per veicoli elettrici, quindi godendo
della tariffa BTA -usi diversi
Fare bene
i conti
Anche se il legislatore cerca di rimuove gli ostacoli normativi ed
economici l'utente è comunque costretto a investimenti di allaccio che
lo obbligano a fare bene i propri conti. Il secondo contatore in tariffa
BTA ha un costo di allaccio, parametrato sulla distanza dalla cabina del
gestore, che varia dai 600 ai 1200 euro. Anche il canone d'uso è
superiore rispetto alla tariffa D3, quella in cui necessariamente si
ricade per gli extraconsumi indotti dal riscaldamento elettrico.
Pertanto, una simulazione preliminare, basata sul reale fabbisogno
dell'immobile, risulta necessaria prima di effettuare scelte in tal
senso.
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14
Maggio 2010 -
Qualità dell'aria, l'Italia
recepisce la Direttiva Ue. Prevista la “zonizzazione” del territorio, misurazioni mirate e
disciplinata la possibilità di richiedere deroghe all'Ue sugli
sforamenti.
Il Consiglio dei ministri di ieri ha
dato il via libera a uno schema di decreto che apporta alcune modifiche
alle Parti I, II e V del D.Lgs 152/2006(Codice dell'Ambiente).
Le nuove correzioni riguardano in
particolare le procedure di valutazione di impatto ambientale e
strategico (VIA e VAS), nonché una parte della disciplina in materia di
inquinamento atmosferico. Per quanto riguarda la
VIA e la
VAS,
sottolinea una nota del ministero dell'Ambiente, “il riordino della
disciplina consentirà alla Commissione del Ministero (che ha
praticamente azzerato il gravoso arretrato ereditato dal precedente
Governo) di superare i problemi che finora avevano favorito il
perpetuarsi di situazioni di stallo: tempi non certi per le decisioni
delle autorità pubbliche coinvolte nel processo deliberativo, cattiva
formulazione delle norme, mancato coordinamento tra le diverse fasi di
uno stesso procedimento”.
Ok al
decreto sulla qualità dell'aria
Il ministero dell'Ambiente spiega che le modifiche apportate al Codice
ambientale in tema di inquinamento atmosferico sono complementari a
quelle introdotte da un altro decreto legislativo, di recepimento della
direttiva
2008/50/CE in materia di qualità dell’aria e per un'aria più pulita in
Europa, anch'esso approvato
dal Consiglio dei ministri di ieri. Entrambi i provvedimenti andranno in
Conferenza Stato Regioni per poi passare all’esame del Consiglio di
Stato e delle Commissioni parlamentari. “Si realizza in questo modo -
afferma il MinAmbiente - la prima parte dell’azione di contrasto
dell’inquinamento atmosferico, che sarà a breve completata dal Governo
italiano con il
Piano anti-smog
(di cui si è discusso preliminarmente anche nel Consiglio dei Ministri
odierno)”.
Secondo quanto riporta l'agenzia
stampa Il Velino, lo schema di decreto di attuazione della direttiva
2008/50/CE si compone di 22 articoli, 16 allegati e 11 appendici, e si
propone di superare le criticità tra Stato e Regioni nell’applicazione
del Dlgs 351/99 realizzando un quadro normativo unitario nel settore
della valutazione e gestione della qualità dell’aria per il biossido di
zolfo, il biossido di azoto, il benzene, il monossido di carbonio, il
piombo, le Pm10, le Pm 2,5 e l’ozono, includendo anche i valori di
arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene.
“Zonizzazione”
del territorio nazionale
Il nuovo decreto prevede una “zonizzazione”, ossia una suddivisione del
territorio nazionale - soggetta al controllo del ministero dell’Ambiente
- in spazi uniformi all’interno di ciascuna regione, fondata su elementi
come la densità emissiva, le caratteristiche orografiche, quelle
meteo-climatiche o il grado di urbanizzazione del territorio.
Ottimizzazione delle misurazioni
Viene prevista inoltre una valutazione della qualità dell’aria basata,
sempre in ciascuna regione, su un
programma nel quale devono
essere definiti la rete di misurazione ufficiale, le misure indicative e
le simulazioni. L’intera rete
deve essere poi soggetta alla gestione o almeno al controllo pubblico
assicurata dalle regioni o su delega dalle agenzie regionali per la
protezione dell’ambiente.
Le attività di pianificazione,
volte a garantire il raggiungimento dei valori limite (concentrazioni
atmosferiche fissate in base alle conoscenze scientifiche per evitare,
prevenire o ridurre gli effetti dannosi sulla salute umana e
sull'ambiente) o i valori obiettivo (una sorta di media annua) sulla
qualità dell’aria,
dovranno fare riferimento alle
“sorgenti di emissione”
intervenendo con misure
in modo “mirato”, senza cioè
l’obbligo di estendersi all’intero territorio della zona o di limitarsi
a quest’ultimo. Sarà
possibile tuttavia adottare
misure di risanamento nazionali
qualora tutte le misure individuabili
nei piani regionali non possano assicurare il raggiungimento dei valori
previsti.
Deroghe sugli sforamenti
Nel provvedimento, secondo quanto riportato da Il Velino, viene
disciplinata anche la
possibilità dei paesi di
richiedere deroghe alla Commissione europea sugli sforamenti relativi a
benzene, biossido di azoto, Pm 10.
Disposizione, questa, che consentirebbe il venir meno della procedura di
infrazione aperta da Bruxelles nel 2008 per il mancato rispetto dei
valori limite da parte dell’Italia per le Pm10. Tra le novità dovrebbe
esserci, infine, l’istituzione di un apposito Comitato presso la
presidenza del Consiglio dei ministri per l’adozione delle misure di
carattere nazionale e l’istituzione presso il ministero dell’Ambiente di
un coordinamento di tutte le autorità competenti ad applicare il
decreto.
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13
Maggio 2010 -
Acque reflue, l'Italia deferita
alla Corte di Giustizia Ue. Per la Commissione
europea l'Italia ha violato la direttiva Ue sul trattamento delle acque
reflue urbane.
La Commissione europea ha deferito
l’Italia e la Spagna alla Corte di giustizia dell’UE per aver
violato
la direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane,
che come è noto rappresentano un rischio per la salute, se non
adeguatamente trattate, così come per l'ambiente marino e le acque
dolci.
In base alla direttiva 91/271/CEE i
due Paesi avrebbero dovuto infatti predisporre
entro il 31 dicembre
2000 sistemi
adeguati per il convogliamento e il trattamento delle acque nei centri
urbani con oltre 15mila abitanti. Già nel 2004 l’Italia e la Spagna
avevano ricevuto una prima lettera di diffida, poiché risultava che un
numero elevato di città e centri urbani non era in regola con la
normativa.
178
Comuni italiani inadempienti
Una seconda lettera è stata spedita alla Spagna nel dicembre 2008 e
all’Italia nel febbraio 2009 e da una successiva valutazione è risultato
che circa 178
città e centri urbani italiani
(tra cui Reggio Calabria, Lamezia Terme, Caserta, Capri, Ischia,
Messina, Palermo, San Remo, Albenga e Vicenza) e circa 38 centri urbani
spagnoli (fra cui A Coruña, Santiago, Gijon e Benicarlo)
non si erano ancora conformati
alla direttiva.
“Le acque reflue urbane non trattate – ha dichiarato il commissario
europeo per l’ambiente Janez Potočnik - costituiscono sia un pericolo
per la sanità pubblica sia la principale causa di inquinamento delle
acque costiere e interne. Non è accettabile che, più di otto anni dopo
il termine stabilito, l’Italia e la Spagna non si siano ancora
conformate a questa importante normativa. La Commissione non ha altra
scelta se non portare i due casi innanzi alla Corte di giustizia
dell’Unione europea”.
Record
negativo in Sicilia
“L'Italia primeggia per inadempienza sia alle proprie leggi che a quelle
comunitarie”. Questo il commento dell'Aduc
(Associazione per i diritti
degli utenti e consumatori) che ha anche fornito un elenco dei Comuni
inosservanti suddivisi per Regioni( 6 in provincia di Lecce). Ad
“eccellere” è la Sicilia con
74 Comuni su 178, pari al 42%;
segue la Calabria con 32, pari al 18%; poi la Campania con 23 comuni,
13%; la Liguria con 19, 11%; la Puglia con 10, 6%, ecc.
Le tre regioni del Sud, Sicilia,
Calabria e Campania, hanno 129 Comuni sui 178 sotto accusa,
pari al 73% del totale. “Insomma – conclude l'Aduc - governi di
centro-destra o di centro-sinistra, la situazione cambia poco. A danno
dei cittadini, ovviamente”.
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12
Maggio 2010 -
Edilizia
verde, al via il progetto “Patres”. Obiettivo promuovere
l'integrazione di sistemi energetici da fonti rinnovabili
nell'edilizia .
Supportare autorità pubbliche ed enti
che si occupano di edilizia popolare a realizzare piani e regolamenti
per promuovere l’integrazione di sistemi energetici da fonti rinnovabili
nei nuovi edifici e in quelli in ristrutturazione.
È questo il compito principale di
PATRES (Public
Administration Training and coaching on Renewable Energy Systems), un
progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del bando IIE -
Intelligent Energy Europe Programme 2009, e che mira a fornire analisi,
selezione di best practice e formazione sulle politiche per promuovere
l’utilizzo di energia verde nell'edilizia.
Percorso di formazione per la PA
Il progetto, che ha preso il via
ieri con il primo meeting dei partner in programma fino a oggi a
Trieste, presso il campus di Padriciano di AREA Science Park di Trieste,
coinvolge sette Paesi: Austria, Croazia, Estonia, Italia, Repubblica
Ceca, Romania e Spagna. Due i partner italiani: il Consorzio per
l'Area di ricerca di Trieste (AREA Science Park),
capofila del progetto, e l’ente
di formazione ForSer,
Formazione e Servizi per la Pubblica Amministrazione di Udine. “PATRES –
spiega in una nota il Consorzio Area - è
rivolto a dirigenti e
responsabili tecnici di enti locali della pubblica amministrazione e a
manager di realtà che si occupano di edilizia popolare.
Propone un percorso di formazione e consulenza espressamente studiato
per queste figure professionali e un programma di supporto per la
realizzazione di piani energetici, regolamenti e normative sulla
costruzione e la ristrutturazione di edifici, che contribuirà al
raggiungimento degli obiettivi 20/20/20 della Direttiva europea sulla
promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”.
Selezione dei progetti migliori
Nello specifico, il piano formativo sarà strutturato in modo tale da
dare spazio a
tutte le “forme” dell’energia verde
(oltre che alle tecniche di semplificazione amministrativa): solare
termico e fotovoltaico, geotermia, biomasse ecc.. Dopo una prima fase
con corsi di formazione organizzati nei diversi Paesi, è prevista una
conferenza internazionale che riunirà tutti i partecipanti al progetto.
Un’ultima fase, infine, è dedicata alla selezione dei migliori project
work sviluppati dai partecipanti e alla successiva azione di coaching da
parte di esperti del settore. I migliori project work saranno
accompagnati dalla fase di ideazione
fino all’adozione di regolamenti
che promuovano la diffusione di sistemi energetici rinnovabili.
“PATRES non vuole solo accompagnare
le autorità locali nel raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla
direttive europee, ma anche e soprattutto favorire il networking tra i
partecipanti ai corsi, al fine di agevolare lo scambio di esperienze tra
i diversi Paesi europei”, spiega
Fabio Tomasi, coordinatore del
progetto. “Per facilitare la
creazione di reti – aggiunge Tomasi - saranno organizzate visite a
realtà individuate come best practice a livello nazionale ed europeo.
Verrà inoltre pubblicata
una guida che suggerirà come
migliorare i regolamenti
per l’introduzione di sistemi energetici da fonti rinnovabili negli
edifici”.
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12
Maggio 2010 -
OK del Senato. DIA per rinnovabili
(1 MW) e conferma sospensione DPCM 5-12-1997. E' legge la Comunitaria 2009.
Introdotto l'incentivo di 28 cent anche per l'alcol etilico. Ancora
sospesa la disciplina acustica degli edifici.
Sarà sufficiente la Dia
(denuncia di inizio attività) per gli impianti a energie rinnovabili
fino a 1 MW di capacità elettrica. È quanto prevede la
Legge Comunitaria 2009 approvata nei giorni scorsi alla Camera, e
confermata oggi in Senato in quarta lettura.
L'articolo 17
dispone le misure per l’adeguamento
dell’ordinamento nazionale alla normativa comunitaria in materia di
energia, nonche´ in materia di recupero di rifiuti). Al comma 1 lettera
c), l'emendamento stabilisce "l'assoggettamento
alla disciplina della DIA di
cui agli articoli 22 e 23 del decreto del Presidente della Repubblica 6
giugno 2001, n. 380,
per gli impianti per la
produzione di energia elettrica con capacità di generazione non
superiore ad un MW elettrico
di cui all'articolo 2, lettera e), del decreto legislativo 29 dicembre
2003, n. 387, alimentate dalle fonti di cui alla lettera a)". L'emendomento
si prefigge lo scopo di sopperire alla carenza normativa a livello
nazionale che ha prodotto delle incongruenze normative nelle leggi
regionali in materia.
Acustica
e edifici
Ma la legge Comunitaria 2009 disciplina anche
i requisiti acustici degli edifici,
o meglio, disciplina di non disciplinarli. E' stata infatti confermata
la sospensione del DPCM 5-12-1997 sui requisiti acustici degli edifici
in attesa di una nuova normativa in materia attesa dall'Uni.
Tutto
cominciò con la Legge Comunitaria 2008
Già la Comunitaria 2008 all'Art. 11, comma 5 recitava:" 5.
In attesa del riordino della materia, la disciplina relativa ai
requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti di cui
all'articolo 3, comma 1, lettera e), della legge 26 ottobre 1995, n.
447, non trova applicazione nei rapporti tra privati
e, in particolare, nei rapporti tra costruttori-venditori e acquirenti
di alloggi sorti successivamente alla data di entrata in vigore della
presente legge". Ora l'art.
15 della Comunitaria 2009
riformula parzialmente il punto, che recita: "la disciplina relativa ai
requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti non trova
applicazione nei rapporti tra privati e, in particolare, nei rapporti
tra costruttori-venditori e acquirenti di alloggi,
fermi restando gli effetti
derivanti da pronunce giudiziali passate in giudicato e la corretta
esecuzione dei lavori a regola d'arte asseverata da un tecnico abilitato".
Una pezza parziale sul congelamento, a seguito della Comunitaria 2008,
di molti ricorsi da parte di utenti insoddisfatti delle caratteristiche
acustiche dell'alloggio acquistato.
A onor della cronaca l'adeguamento
alla direttiva UE 2002/49/CE si
occupa del rumore ambientale.
Tanto è vero che l'art. 15 2009 dispone anche
"l'indicazione, con uno o più decreti del
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dei
criteri per la
progettazione, l'esecuzione e la ristrutturazione delle costruzioni
edilizie e delle infrastrutture dei trasporti,
ai fini della tutela dall'inquinamento acustico".
Obiettivi per le rinnovabili
Sempre all'articolo 17, riguardante l'adeguamento
dell'ordinamento nazionale alla normativa Ue in materia di energia
(direttive 2009/28/CE, 2009/72/CE e 2009/73/CE), sono stati introdotti
alla Camera altri emendamenti, nei quali viene richiesto al Governo l'individuazione,
entro il 30 giugno 2010, degli obiettivi nazionali sulla quota
di rinnovabili al 2020, così come la definizione del Nap (Piano di
azione nazionale, da adottare entro il 30 giugno 2010), debbano
garantire lo sviluppo equilibrato dei settori produttivi,
tenendo conto del rapporto costi-benefici derivanti dal
raggiungimento dei target al 2020.
Smart
Grid
Ma il la Comunitaria fa anche un passo avanti verso le reti distributive
intelligenti prevedento " la realizzazione di sistemi di accumulo
dell’energia e di reti intelligenti, al fine di assicurare la
dispacciabilita` di tutta l’energia producibile dagli impianti
alimentati da fonti rinnovabili e di ridurre gli oneri di gestione in
sicurezza delle reti di trasporto e distribuzione dell’energia.
Biomasse
e biogas
Preoccupazione nel settore desta invece la possibilità di una
revisione degli
incentivi per la produzione di energia elettrica prodotta da impianti
alimentati da biomasse e biogas
al fine di promuovere, compatibilmente con la disciplina dell’Unione
europea in materia di aiuti di
Stato, la realizzazione e l’utilizzazione di impianti in asservimento
alle attivita` agricole da parte di imprenditori che svolgono le
medesime attivita`;
A cosa si riferisce la legge lo
leggiamo qualche comma dopo: "l’alcol
etilico di origine agricola proveniente dalle distillazioni vinicole
si considera ricompreso [...] nella produzione di energia elettrica
mediante impianti di potenza nominale media annua non superiore a 1 MW,
immessa nel sistema elettrico, l’entita` della tariffa di
28 euro cent/KWh
di cui al numero 6 della tabella 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244,
e successive modificazioni"
Concorrenza
nel settore gas
Sempre l'art. 17 impegna il Governo a
promuovere una concorrenza effettiva nel mercato del gas, assicurando
una efficace separazione tra le
attivita` di trasporto,
bilanciamento, distribuzione e stoccaggio e le altre attivita` del
settore del gas naturale
[...] ottimizzando l’utilizzo del gas naturale e introducendo sistemi
di misurazione intelligenti, anche ai fini della diversificazione dei
prezzi di fornitura;
Altre
modifiche alla Comunitaria
Ma il testo della legge comunitaria, composto da 56 articoli, contiene
innumerevoli norme Ue da recepire, alcune delle quali con ricadute
importanti sulla vita quotidiana dei cittadini. Tra le materie
disciplinate si fa riferimento all'attuazione delle direttive nel
settore energetico
ed in quello dei
rifiuti, la
tutela penale dell'ambiente,
la regolamentazione nei sistemi di
pagamento,
il riassetto della normativa in materia di pesca ed acquacoltura, il
mercato interno dei servizi postali, la
tutela della fauna selvatica.
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12
Maggio 2010 -
In arrivo nuove correzioni al
Codice dell'Ambiente. Modificate le procedure per Via e Vas e introdotto il principio di
precauzione e del "chi inquina paga".
Potrebbe approdare al prossimo
Consiglio dei ministri il nuovo correttivo al
Codice dell’Ambiente,
già oggetto in passato di disposizioni correttive e ulteriormente
modificabile entro il 30 giugno di quest’anno. L'annuncio è stato dato
nella giornata di ieri dall'agenzia stampa Il Velino, di area Pdl.
Secondo Il Velino le modifiche e le
integrazioni previste dal correttivo elaborato dalla commissione
Malinconico del ministero dell’Ambiente riguardano le
Parti I,
II
e V
del Dl 152/2006, e anzitutto chiariscono una questione di principio:
l’ambiente è un
bene meritevole di tutela in sé e non più in quanto strumentale alla
qualità della vita umana.
I principi generali sono adottati in attuazione del dettato
costituzionale, degli obblighi derivanti dal diritto internazionale e
dal diritto comunitario; eventuali deroghe, modifiche o abrogazioni
devono garantire anche il rispetto delle competenze delle regioni e
degli enti locali.
I
principi dell'azione ambientale
Nel nuovo correttivo al 152/2006 vengono codificati i principi
dell’azione ambientale: si tratta del
principio di precauzione
(definito sulla base della
Dichiarazione di Rio de Janeiro del 1992 e dalla Comunicazione della
Commissione europea del 2 febbraio del 2002), la
nozione di prevenzione
(che richiama quella contenuta nella legge sulla Protezione civile del
1992), il
principio della correzione dei danni provocati all’ambiente
(che prende spunto dalla giurisprudenza della Cassazione in materia di
inquinamento). Il principio del “chi
inquina paga”,
invece, è definito in base della dottrina che individua, tra quanti
svolgono un’attività potenzialmente idonea a ledere l’ambiente, i
soggetti che hanno l’obbligo di farsi carico dei costi derivanti
dall’attività di prevenzione dei rischi nonché di riparare i danni
eventualmente provocati, siano esso soggetti pubblici o privati. Il
correttivo recepisce anche il principio, in linea con alcune sentenze
della Consulta, in base al quale - nei casi in cui è previsto il potere
sostitutivo del Governo - rimane salvo il potere delle regioni di
prevedere poteri sostitutivi, in caso di inerzia o inadempimento
dell'ente competente (ad esempio il comune).
Procedure
per la Via e la Vas
Nelle modifiche alla Parte II del Codice dell’Ambiente predisposte dalla
commissione Malinconico spicca il titolo apposito riservato all’Autorizzazione
integrata ambientale (AIA),
che nel caso di
opere di competenza statale viene assorbita dalla procedura di
Valutazione di impatto ambientale (VIA).
Quando la Via è obbligatoria, il proponente è obbligato a presentare da
subito la documentazione delle informazioni richieste per l’Aia. La
necessità di acquisire il concerto del ministero dei Beni e Attività
culturali viene prevista solo nei casi in cui si pongono esigenze di
tutela del patrimonio culturale; in quest’ultimo caso i componenti delle
Commissioni Via-Vas sono integrati con il direttore del Mibac. Norme
ricognitive riguardano anche la Commissione Istruttoria per
l’autorizzazione integrata ambientale alla quale vengono estesi,
riguardo alla sua composizione, principi come la parità di genere o il
regime dei componenti che siano dipendenti pubblici. Per la procedura
Vas è introdotto il rimedio del
silenzio-inadempimento
quando la mancata decisione determini un blocco del procedimento.
Autorizzazioni alle emissioni
L’ultima parte del correttivo al Codice Ambiente si riferisce alla Parte
V. Per quanto riguarda gli impianti di
termovalorizzazione dei rifiuti,
i certificati
verdi maturati a fronte
dell’energia prodotta
possono essere utilizzati “in
misura non superiore al 10 per cento”
ai fini dell'obbligo relativo alla immissione
nel sistema elettrico nazionale della quota prodotta da impianti da
fonti rinnovabili. Il nuovo testo stabilisce inoltre che
per istruire le domande di
autorizzazione alle emissioni è obbligatorio indire una conferenza di
servizi solo nel caso di stabilimenti nuovi.
La durata delle autorizzazioni è ridotta
da 15 a 10 anni
e l’autorità competente può imporre il rinnovo anche prima della
scadenza se necessario per rispettare i valori prescritti dai piani
regionali.
Valori
limite delle emissioni
Il nuovo decreto correttivo precisa inoltre i valori limite delle
emissioni inquinanti: per gli impianti anteriori al 1998 sono quelli
fissati nel 1990, mentre per gli altri devono essere stabiliti “in sede
di autorizzazione, sulla base delle migliori tecniche disponibili e di
quelli stabiliti dai piani regionali di qualità dell’aria”. Sulla base
presumibilmente del caso Ilva di Taranto, il testo consente che le
autorizzazioni possano individuare “per
ciascun inquinante, speciali valori di emissione”
che si aggiungono a quelli fissati per ciascun impianto, finalizzati al
controllo sull’impatto complessivo che si può determinare sulla qualità
dell’aria. Le
regioni possono introdurre valori e prescrizioni aggiuntive
dal momento che va considerato il generale stato di qualità dell’aria
nella zona interessata.
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12
Maggio 2010 -
Tra cinque
anni il gas sarà la prima fonte di energia in Italia
Mentre
l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha fatto sapere
dal Mit di Boston che il petrolio prima o poi - comunque non prima di 40
anni - non sarà più centrale per le nostre vite, l’associazione che
riunisce i petrolieri italiani prevede che già dal 2015 il gas
supererà l’oro nero diventando la principale fonte energetica del nostro
Paese. Questo è forse il dato più saliente delle “Previsioni di
domanda energetica e petrolifera italiana 2010-2015”,
dove l’Unione Petrolifera stima che la domanda complessiva di energia
primaria in Italia potrebbe calare quest’anno a 175,4 milioni di Tep
rispetto ai 175,6 milioni del 2009, a causa del rallentamento delle
attività industriali, per poi riprendersi gradualmente e arrivare nel
2025 a 196,9 milioni di Tep. È da notare che i 192,7 milioni di Tep
previsti per il 2020 sono quasi equivalenti ai consumi del 2004. Sul
fronte dell’elettricità l’Up stima invece una crescita annua della
richiesta su rete dell’1,4% nel quinquennio 2010-2015, che salirà
all’1,8% nei dieci anni successivi. La richiesta elettrica totale nel
2025 dovrebbe dunque arrivare a 426 TWh l’anno, rispetto ai circa
340 TWh del 2008.
Vi sono altre
considerazioni importanti che emergono dall’analisi dell’Up, prime tra
tutte quelle relative al non raggiungimento dei target europei al
2020 su più fronti. Per esempio, l’Up prevede che l’intensità
energetica del nostro Paese (Tep per milione di Pil) si ridurrà del 6%
nel prossimo decennio e del 13% da lì in poi fino al 2025. Potrebbe
sembrare un ottimo risultato ma invece non basta per raggiungere
l’obiettivo (-20%) previsto dal piano 20x20x20 per l’efficienza
energetica.
Cambia il mix energetico
Nel 2010 si consumerà meno petrolio rispetto alle previsioni fatte
dodici mesi fa, sostiene l’Unione Petrolifera , ma nei prossimi anni
la tendenza si invertirà con la ripresa del ciclo produttivo e il
ritorno ali livelli di consumo pre-crisi è previsto tra quattro anni.
Questo trend non sarà sufficiente per far mantenere al petrolio la
propria leadership nella classifica delle fonti energetiche italiane.
Nel dettaglio, dal 42% attuale delle fonti di energia primaria il
petrolio dovrebbe scendere al 36% nel 2020 e al 34,6% nel 2025; il gas
salirà per contro dal 37,4% del 2010 al 41,3% del 2025, compiendo il
sorpasso sull’oro nero tra cinque anni; una sostanziale stabilità,
attorno all’8,5%, è prevista per i consumi di combustibili solidi, cioè
il carbone. Le fonti che cresceranno più velocemente saranno le
rinnovabili, che nel 2025 dovrebbero arrivare a coprire il 13% del
totale della domanda rispetto al 9% attuale. Anche in questo caso,
tuttavia, si tratta di una percentuale decisamente inferiore rispetto
agli obiettivi dell’Europa, che all’Italia ha assegnato il 17% nel 2020.
Le fonti rinnovabili
Secondo l’Up, grazie ai sostegni economici e in virtù delle economie di
scala, le fonti rinnovabili potranno comunque proseguire il trend di
sviluppo messo in atto nel recente passato, ma sembra solo in alcuni
settori. Per esempio nella generazione elettrica dove la progressione
indica per il 2025 il raggiungimento del potenziale indicato dal Positon
paper, cioè 104 TWh. L’idroelettrico si manterrebbe stabile su
valori annuali di 44 TWh, l’energia geotermica dovrebbe salire da 5,4
TWh del 2010 ai 7,5 del 2025, le biomasse e i rifiuti solidi urbani
passerebbero da 8,3 a 18 Gwh e per eolico e fotovoltaico il contatore
potrebbe metter a segno un boom, da 8,7 TWh previsti per quest’anno fino
a 34,5. Un buon trend è previsto anche per i biocarburanti nel settore
trasporti (da 1,3 milioni di Tep nel 2010 a 3,6 nel 2025), mentre nel
comparto civile e industriale il contributo delle rinnovabili avrà una
crescita molto più modesta.
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7
Maggio 2010 -
Scenari elettrici al 2030: “il
nucleare non servirà”. Secondo uno studio, la crescita rallentata dei
consumi elettrici e le rinnovabili renderanno superfluo il nucleare
Almeno fino al 2030, non c'è spazio
per il nucleare nel mix elettrico italiano. Dopo la crisi, la crescita
dei consumi elettrici sarà rallentata e le rinnovabili potrebbero
produrre nel 2030 dal 39 al 45% dell'elettricità consumata; in questo
scenario, viste le nuove centrali convenzionali in costruzione e già
progettate, non c'è spazio di domanda aggiuntiva per nuove grandi
centrali nucleari.
È quanto emerge dal rapporto della
Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “Scenari
elettrici post crisi al 2020 e 2030”.
Lo studio prende in esame due scenari, uno virtuoso, blu, con un
miglioramento di efficienza elettrica ed uno, grigio, di peggioramento
dell'efficienza elettrica. In entrambi gli scenari si ipotizza un
forte aumento delle
fonti rinnovabili
che, mantenendo il trend di crescita
in atto, raggiungerebbero nel 2020 la produzione di circa 107 miliardi
di chilowattora e potrebbero poi superare 165 TWh nel 2030.
Scenario
blu
Nello scenario blu, che il Rapporto
reputa il più probabile perché coglie tendenze già avviate prima della
crisi, l'incremento dei consumi di elettricità sarebbe dimezzato
rispetto al decennio precedente. Con questo scenario si ritornerebbe ai
consumi elettrici pre-crisi (del 2007) solo nel 2020, migliorerebbe
l'efficienza energetica del Pil (da 261 chilowattora ogni mille euro di
Pil nel 2010, a 240 nel 2030), vi sarebbe una riduzione della produzione
di elettricità da combustibili fossili e le emissioni di CO2 si
ridurrebbero, rispetto al 2005, del 20% nel 2020 e del 26,7% nel 2030.
In questo scenario servirebbero centrali elettriche con una potenza
totale di 70,6 GW nel 2020 e 77 GW nel 2030. Considerato che oggi ce ne
sono già in funzione per 76 GW, con le nuove centrali in costruzione ci
potrebbe essere un eccesso di capacità produttiva di elettricità.
Scenario
grigio
Nello scenario grigio, invece, si
registrerebbe una crescita del consumo di elettricità significativo, ma
comunque minore rispetto al decennio pre-crisi, con un peggioramento
dell'efficienza elettrica del Pil. In questo scenario aumenterebbe la
produzione di elettricità da combustibili fossili e le emissioni di CO2
diminuirebbero in modo insufficiente: nel 2020 del 10,3% rispetto al
2005, la metà rispetto agli obiettivi europei del 2020. Il fabbisogno di
potenza elettrica al 2020 sarebbe di circa 76 GW che potrebbe essere
soddisfatto con le centrali esistenti e con le nuove centrali
termoelettriche convenzionali già in costruzione. Nel 2030 il fabbisogno
di potenza elettrica sale a circa 87,6 GW: con l'aggiunta degli
ulteriori impianti già autorizzati e non ancora in costruzione e quelli
con progetti definiti ed in fase avanzata di autorizzazione, si potrà
coprire tranquillamente il fabbisogno di potenza elettrica a quella data
senza ricorrere al nucleare.
Secondo il Rapporto, per ridurre
ulteriormente le emissioni di CO2 per il 2020 e per il decennio
successivo, invece del nucleare, sarebbe più opportuno sviluppare e
applicare alle centrali a carbone la
cattura e sequestro della CO2
(CCS).
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6 Maggio 2010 -
Biomasse, in G.U. il decreto sulla
filiera corta. Definite
le modalità per tracciare le biomasse ai fini della produzione di
elettricità con i certificati verdi.
Nella Gazzetta Ufficiale n. 103 di
ieri 5 maggio 2010, è stato pubblicato il decreto 2 marzo 2010 che
definisce le modalità per tracciare e rintracciare le biomasse destinate
alla produzione di energia elettrica per ottenere il coefficiente di
moltiplicazione dei certificati verdi.
L'iter
legislativo
Il provvedimento, spiega in una nota l'Aiel (Associazione italiana
energie agroforestali), “trae origine da un percorso legislativo assai
tortuoso iniziato con la legge finanziaria del 2007, proseguito con la
finanziaria del 2008 e dal suo collegato (L.222/2007) e infine, con la
legge 99/2009 che all’art. 42 ne ha abrogato alcune parti”. Alla fine si
è stabilito che “all’energia elettrica prodotta da impianti alimentati a
biomasse,
della potenza
superiore a 1 MW, è riconosciuto un
coefficiente di moltiplicazione dei certificati verdi pari a 1,8.
Ma la condizione per ottenere questo beneficio – precisa Aiel - era che
le
biomasse utilizzate devono provenire da filiera corta,
cioè ottenute entro un raggio di 70 km dall’impianto che le utilizza. In
alternativa le biomasse potevano provenire da accordi di filiera o
contratti quadro ai sensi degli art. 9 e 10 del D.lgs 102/2005”.
Previsto un
decreto interministeriale
La
legge 222/2007 aveva
stabilito che entro 60 giorni dalla sua emanazione, un apposito Decreto
interministeriale avrebbe dovuto definire “le modalità con le quali gli
operatori della filiera di produzione e distribuzione di biomasse e
biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, ivi
inclusi i sottoprodotti, sono tenuti a garantire la tracciabilità e la
rintracciabilità della filiera (...)”. Dopo tre anni di attesa e a
distanza di due mesi dalla firma, il Decreto interministeriale (Min.
Agricoltura e Sviluppo Economico) è stato finalmente pubblicato, e da
oggi è entrato in vigore.
Definizione di
“biomassa da filiera corta”
Il provvedimento definisce come “biomassa da filiera corta” la “parte
biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti
dall'agricoltura, comprendente sostanze vegetali e animali, e dalla
silvicoltura e dalle industrie connesse, prodotti entro il raggio di 70
km dall'impianto di produzione dell'energia elettrica. La lunghezza del
predetto raggio è misurata come la distanza in linea d'aria che
intercorre tra l'impianto di produzione dell’energia elettrica e i
confini amministrativi del Comune in cui ricade il luogo di produzione
della biomassa”.
Tracciabilità e
rintracciabilità
Riguardo alla tracciabilità, i produttori di energia dovranno acquisire,
trasmettere al
Mipaaf
(Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) e
conservare, per ogni singolo fornitore della biomassa, una serie di
informazioni di dettaglio circa i fornitori stessi, le specie di
ciascuna materia prima, la relativa superficie e i dati catastali, il
quantitativo di prodotto ottenuto. Verificata la documentazione
ricevuta, il Mipaaf “comunica al GSE (Gestore Servizi Energetici)
l'esito di tale verifica ai fini del controllo della quantità delle
biomasse utilizzate dal produttore di energia elettrica nel corso
dell'anno solare”. Nel caso di esito positivo della verifica, “il GSE
provvede al
riconoscimento del coefficiente
moltiplicativo k = 1,8”
dei certificati verdi applicato all'energia prodotta dall'impianto.
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6 Maggio 2010 -
Conto
Energia: nel 2011 le tariffe saranno tagliate del 20%.
Il Sottosegretario Saglia: in arrivo
linee guida per le rinnovabili e il nuovo Conto Energia. “È intenzione
del Governo far approvare entro la prossima riunione della
Conferenza
Stato-Regioni le linee guida per la
realizzazione degli impianti alimentati a
fonti
rinnovabili e il nuovo
conto energia
fotovoltaico in modo da
dare certezza a tutto il settore”.
Lo ha annunciato
Stefano Saglia,
sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico con delega
all’energia, nella giornata inaugurale dell’Italian
PV Summit 2010, organizzata da
Solarexpo
il 3 e 4 maggio a
Verona. Stando alle
parole del sottosegretario, questi due importanti e attesi
provvedimenti, ormai definitivamente predisposti, dovrebbero essere
approvati per fine maggio o al più tardi entro la metà di giugno.
Il sottosegretario ha aggiunto che
“il Governo intende confermare il suo impegno per lo sviluppo del
fotovoltaico in Italia nella speranza che anche da noi si possano creare
occasioni di investimento, occupazione e sviluppo di una filiera
nazionale, anche se - ha chiarito - gli investimenti stranieri sono
certamente benvenuti”.
Per quanto riguarda il nuovo
Conto Energia,
Stefano Saglia ha spiegato che il nuovo decreto, operativo dal 1°
gennaio 2011, prevede una riduzione delle tariffe in linea con il calo
del costo dei moduli che si è registrato nell’ultimo anno, cioè intorno
al 20%. Tuttavia la decurtazione degli incentivi, rispetto alle tariffe
2010, sarà più ridotta per gli impianti residenziali di piccola taglia.
“Nel complesso - ha detto Saglia – il
nostro sistema incentivante resterà tra i più generosi al mondo”. Il
nuovo conto energia punterà ad un obiettivo di installazioni per una
potenza pari a 3.000 MW nei prossimi 3 anni, ma con la possibilità di
usufruire delle tariffe per ulteriori 14 mesi al raggiungimento del
target.
Saglia ha evidenziato che i nuovi
incentivi saranno più semplici: verranno infatti divisi quelli per gli
impianti su
edifici e quelli per gli
impianti a
terra. Tra gli impianti
incentivabili anche quelli fotovoltaici a concentrazione e saranno
previsti anche specifici premi per le realizzazioni che contemplino la
completa sostituzione di elementi architettonici.
Particolari possibilità di accumulo
degli incentivi saranno date alle
proprietà
pubbliche, come le
strutture scolastiche, in un’ottica di ristrutturazione di questa
tipologia edilizia, spesso fatiscente, con l’obiettivo in più di
renderla autosufficiente energeticamente. Un progetto che lo stesso
sottosegretario ha definito “molto ambizioso”.
“Semplificare, ma anche dare anche
certezza delle regole” ha detto Saglia. È il caso della
Regione Puglia,
che ha visto un impressionante boom di impianti fotovoltaici e di
domande, ma che richiede ora una attenta gestione della situazione,
garantendo ad alcuni il diritto di autorizzazione alla realizzazione
degli impianti e il diniego per coloro che invece dietro a quelle
richieste non hanno previsto effettivi investimenti, ma solo una
documentazione da rivendere sul mercato.
“L’impegno
economico totale del Governo per le rinnovabili nei prossimi anni – ha
concluso il sottosegretario – è di circa 13 miliardi di euro. Il solare
è parte di questo programma, così come lo sviluppo delle reti, in
particolare nel Mezzogiorno, che è uno dei punti deboli per la più
massiccia diffusione del fotovoltaico e delle energie rinnovabili in
generale”.
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5 Maggio 2010 -
Efficienza e proroga del 55%, nuovo Piano in arrivo - Saglia: entro l'estate il nuovo piano per
l'efficienza energetica, possibile la proroga del bonus 55%
Parlando a margine della
presentazione del Rapporto dell'Enea sui risultati delle detrazioni
Irpef del 55%, il
sottosegretario allo Sviluppo
economico, Stefano Saglia,
ha annunciato che entro l'estate sarà presentato un nuovo piano per
l'efficienza energetica.
Con esso, anche “l'eventuale
proroga” del bonus fiscale del 55%
sulle spese per la riqualificazione energetica degli edifici, che scade
il 31 dicembre 2010. “Ci impegneremo a far comprendere nel Governo – ha
dichiarato Saglia - che questi investimenti hanno un ritorno sia
ambientale che economico, con la spinta a uscire dal sommerso. Dobbiamo
fare attenzione al controllo della spesa pubblica, in questo Tremonti
sta facendo un ottimo lavoro, ma qui lo spazio e la convenienza ad
investire c'è e ci sono degli obiettivi europei ancora da raggiungere”.
Il
progetto “Casa sostenibile”
Saglia ha inoltre annunciato che è allo studio un “Piano
per la casa sostenibile”,
ossia “un pacchetto che possa comprendere - spiega il sottosegretario -
sia le detrazioni per l'efficienza energetica che gli incentivi per la
sostituzione degli elettrodomestici o delle cucine”. Per questo
progetto, Saglia pensa all'Enea e si augura di poter attivare presto un
tavolo con il ministero dell'Ambiente. “Questo pacchetto - sottolinea -
può diventare un ulteriore Piano Casa. Se da un lato, cioè,
semplifichiamo la normativa come abbiamo fatto con il Piano Casa per
quanto riguarda le norme edilizie, dall'altro possiamo fare case nuove,
efficienti e quindi moderne anche nelle modalità di costruzione”.
Adiconsum: prorogare il bonus 55%
Per Adiconsum, l'associazione difesa consumatori e ambiente, “la nuova
efficienza energetica può consentire alle famiglie un abbattimento della
bolletta del 50%”. E torna a chiedere la proroga del 55%: “al call
center Adiconsum-Enea (n° verde 800 589090) arrivano
500 telefonate al giorno di
consumatori interessati ad avere più informazioni”,
spiega in una nota. “Allo Stato questo incentivo è costato nel 2009
circa 500 milioni, ma più della metà sono stati recuperati in maggiori
introiti di Iva, di fisco (con l’emersione del “nero”) e di minor
consumo di barili di petrolio”, sottolinea Adiconsum, che chiede al
Governo di rendere il provvedimento più efficiente. Ad esempio
prevedendo parametri più precisi per impedire fenomeni speculativi
dovuti alla mancanza di controlli, fissando non solo il tetto massimo di
spesa per intervento, fornendo indicazioni, ad esempio, sul costo al mq
per i doppi vetri o sulla potenza della caldaia sostituita.
Inoltre, l'incentivo andrebbe esteso
anche ai condomini e agli edifici pubblici, oggi esclusi dal beneficio,
mentre il ruolo dell'Enea andrebbe potenziato per promuovere
l’agevolazione anche nelle regioni del Centro-Sud, meno coinvolte
rispetto a quelle del Centro Nord.
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10/04/2010 -
2010 Anno Internazionale della
Biodiversità. Manifestazione “Lu riu” 2010 del 06
aprile 2010 presso il parco regionale “bosco e
paludi di rauccio”.
Grande successo di adesioni e di pubblico per le attività che i
volontari e gli esperti del WWFSalento hanno organizzato in occasione
dell’evento “Lu riu 2010” svoltosi il 6 aprile u.s.
La
tradizionale festa della “pasquetta dei leccesi” è stata un’ulteriore
occasione per proporre iniziative coerenti e operative per la
salvaguardia e valorizzazione dei beni naturali del parco di Rauccio nel
più grande contesto dell’Anno Internazionale della Biodiversità che
viene celebrato nel 2010.
L’Associazione,
che è stata la principale e indiscussa protagonista sin dal 1987
dell’istituzione del Parco
(L.R.
n. 25 del 23.12.’02),
ha individuato un’area in stato di relativo abbandono e degrado dove
spesso si è cercato di intervenire con modesti risultati (ripetuti
incendi, furto di piante, atti vandalici, …) e iniziato ad allestire un
“Sentiero Natura” con l’obiettivo di arricchire il parco di un polmone
verde, anche ad uso didattico-scientifico, e di responsabilizzare
bambini e adulti per la sua cura e manutenzione attraverso un piccolo ma
significativo atto formale di “adozione”.
In
collaborazione con l'Orto Botanico dell'Università del Salento, che ha
messo a disposizione essenze vegetali autoctone, sono state consegnate
piante ed alberi a bambini ed adulti che hanno provveduto, aiutati da
attivisti, esperti e volontari dell’Associazione, a metterle a dimora
con una piccola ma simpatica cerimonia che si è conclusa con la
sottoscrizione di un “Certificato di Adozione”, con cui ci si impegna a
“prestare le cure necessarie finché l’albero (o arbusto) non sarà del
tutto indipendente dai primi ed indispensabili interventi dopo la
piantumazione”.
Presso l’omonima
masseria, dove la nostra Associazione ha allestito (dal 1997) con molto
impegno e sacrifici
un
piccolo ma attrezzato Centro di Educazione Ambientale, sono state
svolte con
personale qualificato attività di informazione, sensibilizzazione e
proiezione di audiovisivi sul tema “La biodiversità del parco: studi,
ricerche ed esperienze didattico-educative”.
Questa iniziativa
del WWF Salento è stata sostenuta dall’Assessorato alla Cultura del
Comune di Lecce e dal Corpo Forestale dello Stato.
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il comunicato stampa-
foto eventi
5 Maggio 2010 -
Al largo del Salento il primo parco eolico - «Impianto a impatto
0» di
GIUSEPPE
MARTELLA
TRICASE - Nulla osta per la mega centrale eolica nel mare del Capo di
Leuca. Il comitato regionale per la Valutazione di impatto ambientale ha
approvato nella giornata di ieri il progetto per la realizzazione del
primo parco eolico offshore in Puglia, il più grande del mondo. «Quello
di Tricase - è il commento dell’assessore regionale per la Qualità
dell’ambiente, Lorenzo Nicastro - sarà una struttura a zero impatto
ambientale. La Regione Puglia prosegue il suo impegno di promozione
delle energie rinnovabili, applicando ad esso criteri di massima
riduzione dello sconvolgimento dell’ambiente».
La struttura, costo complessivo dell’opera 162 milioni di euro, sorgerà
a una ventina di chilometri dalla costa di Tricase: 24 pale necessarie
alla produzione di circa 90 megawatt di potenza, sistemata su una
piattaforma triangolare ancorata a 108 metri di profondità. Una centrale
che servirà il fabbisogno energetico di oltre 75mila famiglie (l’energia
prodotta sarà convogliata nella rete di distribuzione) che dalla costa,
dalla quale dista una ventina di chilometri, è appena percettibile come
un punto in fondo all’orizzonte.
Il progetto, che dovrebbe andare in produzione a partire dal 2012, è
firmato dalla Blue H, società a capitale inglese che in Italia opera
attraverso la Sky Saver di Santeramo in Colle. Nei prossimi mesi,
dunque, il porto di Tricase si prepara a divenire un cantiere dove
verranno assemblate le parti del parco offshore. E, una volta conclusa
la grande piattaforma, tanti saranno i progetti che monitorati da enti
di ricerca e realizzati da aziende «made in Puglia» prenderanno il via.
Interessante, ad esempio, quello che prevede l’allevamento dei tonni
rossi in prossimità delle tre torri della piattaforma, con successiva
lavorazione del prodotto sulla terraferma. La Puglia si conferma regione
di frontiera per l’eolico sul mare, così come hanno stabilito alcuni
studi per i quali la Puglia sarà negli anni a venire in testa alla
classifica per l’impiantistica eolica offshore assieme alla Sicilia.
05-05-2010 Fonte: gazzetta del
mezzogiorno
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3 Maggio 2010 -
Impianto di cogenerazione “oil free”. Inaugurato il primo impianto
italiano a biogas in una discarica che funziona con
cuscinetti ad aria
A Covenago di Brianza (MB) è stato
inaugurato venerdì scorso “TurboCem”,
il primo impianto in Italia di cogenerazione con tecnologia a turbina
installato in una discarica.
Realizzato dalla società trevigiana
Ibt Group per lo sfruttamento energetico del biogas prodotta dalla
discarica esaurita di rifiuti solidi urbani di Cavenago Brianza,
l'impianto è composto da cinque microturbine da 65 kWe ciascuna
costruite in USA dalla società
Capstone Turbine Corporation.
Le microturbine sono in grado di erogare una potenza elettrica
complessiva di
325 kW e una potenza termica
di 510 kW
per il fabbisogno degli uffici Cem di Cascina Sofìa (riscaldamento
invernale) e del depuratore a servizio della discarica. È previsto anche
lo sfruttamento del calore estivo –
trigenerazione
- attraverso opportuni assorbitori per climatizzare in estate gli uffici
Cem.
Cuscinetti ad aria
L'impianto è innovativo in quanto
funziona con cuscinetti ad aria
e non più ad olio. La
rotazione ad altissima velocità dell'albero della turbina accoppiato
all'alternatore (96.000 giri al minuto) permette di mantenere la
sospensione in aria dell'intera massa dell'albero della turbina che
ruota su veri e propri “cuscinetti d'aria” . In questo modo
la manutenzione delle
turbine si riduce al minimo
rispetto ad una turbina tradizionale e non è paragonabile a quella di un
motore a biogas convenzionale; è possibile, così,
mantenere costantemente in
produzione le turbine per 8000 ore consecutive
(basta fermarle per un'ora per la manutenzione ordinaria - pulizia
filtro dell'aria).
Emissioni contenute
Secondo i dati forniti dall'azienda, i valori di emissione degli
ossidi di azoto
dell'impianto si attestano attorno ai 18 mg/Nmc (per metro cubo) per le
turbine contro i 350 mg/Nmc dei motori tradizionali a scoppio (400 mg/Nmc
quelli previsti dalla legge). Anche le emissioni di
ossido di carbonio
sarebbero decisamente
inferiori, di circa la metà con 35 mg/Nmc contro i 65/70 mg/Nmc dei
classici motori (100 mg/Nmc quelli previsti dalla legge).
Consumi ridotti
L'impianto, secondo le stime dell'azienda, contribuirà a ridurre le
emissioni nell'atmosfera di anidride carbonica di
1.800 tonnellate all'anno.
La riduzione dei consumi energetici è pari ad oltre l'80%,
grazie anche alla possibilità di modulare la potenza elettrica nominale
in base all'effettiva necessità dell'impianto.
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29 Aprile 2010 -
La strategia Ue per la mobilità
efficiente e pulita.
Riduzione delle emissioni,
innovazione e incentivi nel Piano presentato dalla Commissione Ue
Incoraggiare lo sviluppo e la
diffusione di veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico, in modo
da aiutare l'industria automobilistica europea a rafforzare su scala
globale il suo ruolo guida. È questa la strategia della Commissione
europea per lo sviluppo di un sistema di mobilità verde ed
energeticamente efficiente, presentata ieri a Bruxelles e concordata dai
27 Stati membri dell'Ue, che ora passa all'esame del Consiglio europeo.
“Nel 2010 l'industria automobilistica
entra in una fase decisiva per la sua riuscita. La nuova strategia
europea creerà un quadro favorevole basato su un duplice approccio:
migliorare l'efficienza dei motori convenzionali e assicurare ai
consumatori europei una mobilità a bassissime emissioni di carbonio”, ha
dichiarato
Antonio Tajani, commissario
europeo all'Industria,
illustrando la nuovo piano Ue. “Il fatto che la strategia tenga conto di
tutti i tipi di veicoli – spiega Tajani - consentirà a questo approccio
parallelo di trovare un giusto equilibrio assicurando la competitività
futura della nostra industria automobilistica senza compromettere i
nostri obiettivi a lungo termine per la riduzione dei gas a effetto
serra e altri inquinanti”.
Verso
un rapido aumento dei veicoli elettrici
Secondo le stime della Commissione europea, entro il 2030 il parco
automobilistico globale dovrebbe passare da 800 milioni a 1,6 miliardi
di veicoli per arrivare poi entro il 2050 a 2,5 miliardi di veicoli. Al
2020 i veicoli convenzionali rimarranno prevedibilmente lo strumento
dominante della mobilità, ma parallelamente si assisterà a una rapida
espansione dei veicoli elettrici. Per questo tipo di automobili, la
strategia della Commissione prevede di porre in atto standard comuni in
modo che possano essere ricaricate ovunque nell'UE.
40
azioni
Bruxelles propone nel suo documento una serie di azioni con l'obiettivo
di proseguire il programma legislativo in materia di
riduzione delle emissioni degli
autoveicoli, sostenere la
ricerca e
l'innovazione nelle tecnologie verdi
e proporre orientamenti in materia di
incentivi per far crescere la
domanda. La
strategia, spiega Tajani, prevede “40 azioni concrete che avranno
impatto nel breve e nel lungo periodo”.
Gli
interventi sulla mobilità elettrica
Per quanto riguarda i veicoli elettrici, oggi considerati maturi per il
mercato di massa, il documento della Commissione indica come priorità
quella di assicurare che i veicoli a propulsione alternativa siano
almeno altrettanto sicuri di quelli convenzionali; di promuovere norme
comuni che consentano a tutti i veicoli elettrici di essere ricaricati
ovunque nell'UE; di incoraggiare l'installazione di punti di ricarica
pubblicamente accessibili; di promuovere lo sviluppo di reti elettriche
intelligenti; infine, di aggiornare le regole e promuovere la ricerca
sul riciclaggio delle batterie.
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29 Aprile 2010 -
Enea: 600.000 utenti in tre anni
per la detrazione 55%
ENEA
(Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo
economico sostenibile) ha organizzato per il prossimo
4 maggio, a Roma,
un
seminario su “Detrazioni fiscali per l'efficienza
energetica: analisi, risultati e prospettive”.
Obiettivo dell'incontro è stilare un
bilancio dei risultati ottenuti a tre anni dall'introduzione della
detrazione fiscale del 55% per
gli interventi di
riqualificazione energetica
degli
edifici esistenti,
insieme a un confronto tra le parti interessate sulle prospettive del
programma e le implicazioni della sua scadenza, fissata al
31
dicembre 2010.
Secondo l'Enea il
bonus,
introdotto dalla
Legge Finanziaria 2007 e
confermato fino alla fine di quest’anno, rappresenta “il più generoso
programma di incentivazione messo in campo, non solo in Italia, ma anche
in Europa, per limitare il
consumo di energia
e le
emissioni di gas
climalteranti nel
settore edile, a cui si deve circa un terzo del consumo di energia per
gli usi finali”.
Successo
del programma di incentivazione
“La possibilità, da parte di
chiunque, sia persona fisica che giuridica, di fruire degli incentivi
per realizzare lavori di
efficientamento energetico
del proprio immobile –
prosegue la nota dell'Enea - e la consistenza dei limiti massimi di
detrazione
previsti per i diversi interventi,
sono alcuni dei fattori che hanno determinato il successo di questo
programma, testimoniato da circa
600.000 utenti
in tre anni di vigenza delle
detrazioni”.
Dal 2007, l’Enea
è incaricata per conto del ministero dello Sviluppo economico di
ricevere la documentazione e di provvedere al monitoraggio dei dati
ambientali ed economici in essa contenuti. L'Agenzia, inoltre, fornisce
assistenza tecnica a tutte le categorie di utenti, cittadini, tecnici e
imprese, riguardo ai requisiti tecnici degli interventi e alle procedure
per usufruire degli incentivi.
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27 Aprile 2010 -
Cogenerazione: Dia per gli
impianti sotto i 3 MW. Lo prevede il decreto n. 56/10, che
inoltre anticipa al 1° luglio 2010 i limiti di trasmittanza termica dei
vetri del D.Lgs 192/2005
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 92 del 21
aprile 2010, è stato pubblicato il decreto legislativo n. 56 del 29
marzo 2010, “Modifiche ed integrazioni al decreto 30 maggio 2008, n.
115, recante attuazione della direttiva 2006/32/CE, concernente
l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e
recante abrogazioni della direttiva 93/76/CEE”.
Il provvedimento, approvato dal
Consiglio dei ministri del 19 marzo 2010 e la cui entrata in vigore è
prevista per il
6 maggio 2010,
si propone di rendere maggiormente efficaci le politiche di promozione
dell'efficienza energetica e dei servizi energetici, attraverso
modifiche e integrazioni al
D.Lgs 115/2008
e ai D.Lgs
192/2005 e
311/2006.
Oltre ad intervenire sulla trasmittanza termica dei vetri, il nuovo
decreto modifica la normativa sugli usi finali dell'energia e i servizi
energetici, ed innalza la soglia di potenza che definisce i “Sistemi
efficienti di utenza” (SEU). Inoltre, prevede il
coinvolgimento del Ministero
dell'Ambiente nelle decisioni relative al funzionamento dell'Agenzia
nazionale per l'efficienza energetica
e coordina le disposizioni in materia di procedure autorizzative per gli
impianti di cogenerazione.
Anticipati i valori di trasmittanza termica dei vetri
L'articolo 7 del D.Lgs 56/2010
modifica l'allegato C del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192,
più precisamente la tabella 4.b,
anticipando dal 1° gennaio 2011
al 1° luglio 2010 i valori limite della trasmittanza termica centrale
dei vetri
previsti dal decreto 192/2005. Purtroppo, va segnalata nel nuovo decreto
una incongruenza tra il testo dell'art. 7 e la nuova versione della
tabella 4.b, che alla terza colonna riporta le parole “Dal 1° gennaio
2010” anziché “Dal 1° luglio 2010”. Inoltre, nella seconda colonna della
nuova tabella si legge “Dal° 1 gennaio 2008” mentre la vecchia tabella
riportava “Dal 1° luglio 2008”.
La vecchia tabella 4.b del Dlgs
192/2005, in vigore fino al 5 maggio 2010
Novità
sui SEU (Sistemi efficienti di utenza)
Per quanto riguarda le modifiche al
115/2008, il decreto 56/2010
innalza da 10 a 20 MW elettrici
la soglia massima di potenza
degli impianti di produzione ammessa
per costituire un SEU (Sistema efficiente di utenza), cioè un sistema
caratterizzato dalla presenza contemporanea di un impianto per il
consumo di un solo cliente finale e di un impianto di produzione di
energia elettrica “alimentato da fonti rinnovabili ovvero in assetto
cogenerativo ad alto rendimento”.
Il nuovo decreto chiarisce come i SEU
riguardano unicamente i collegamenti privati “senza
obbligo di connessione di terzi” alla rete elettrica.
Inoltre, il
trattamento dell'energia prelevata da un SEU viene equiparato a quello
stabilito per tutti gli altri clienti del sistema elettrico,
evitando così discriminazioni. L'Autorità per l'energia elettrica e il
gas (AEEG) dovrà infatti provvedere a regolamentare i SEU “in modo tale
che i corrispettivi tariffari di trasmissione e di distribuzione, nonché
quelli di dispacciamento e quelli a copertura degli oneri generali di
sistema (…), siano applicati esclusivamente all'energia elettrica
prelevata sul punto di connessione”.
Dia per
gli impianti di cogenerazione sotto i 3 MW
Infine, il nuovo provvedimento
modifica l'articolo 27 della legge n. 99 del 23 luglio 2009, coordinando
le disposizioni in materia di procedure autorizzative per gli impianti
di cogenerazione, previste dalla Legge Sviluppo, con quelle indicate dal
Testo Unico ambientale. Nello specifico, viene prevista la disciplina
della
Dia (Denuncia di inizio
attività) per gli impianti di
cogenerazione di potenza termica nominale inferiore a 3 MW, già esenti
dall'autorizzazione ambientale. Il comma 20, secondo periodo,
dell'articolo 27 della Legge Sviluppo, come modificato dal D.Lgs
56/2010, recita infatti: “L'installazione
e l'esercizio di unità di piccola cogenerazione,
così come definite dall'art. 2, comma 1, lettera d), del decreto
legislativo 8 febbraio 2007, n. 20,
ovvero di potenza termica
nominale inferiore a 3 MW,
sono assoggettati alla disciplina della denuncia di inizio attività di
cui agli articoli 22 e 23 del citato testo unico di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380”.
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27 Aprile 2010 -
Ancora 5 milioni per le scuole.
Il Min Ambiente sollecita le scuole a fare domanda per il contributo sul fotovoltaico
Ad oggi complessivamente sono
604 gli
impianti fotovoltaici realizzati nelle scuole italiane
che hanno aderito al bando "Il Sole a scuola",promosso dal Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ed altri
119
sono stati ammessi a finanziamento con Decreto Dirigenziale del
19.11.2009 e saranno realizzati in altrettanti istituti scolastici
italiani. Lo ha comunicato proprio il Ministero dell'Ambiente segnalando
la possibilità per gli enti locali e le scuole, che ancora non si
fossero fatte avanti, di procedere domanda di stanziamento, con buona
probabilità che venga accolta.
Risorse
disponibili
Per il Bando, che ha da subito riscontrato un gran successo tra le
scuole e le amministrazioni locali, sono impegnate risorse pari
complessivamente ad
euro 9.700.000,00 in parte
ancora disponibili
(4.700.000,00 euro stanziati a cui si
aggiungono ulteriori 5milioni di euro a valere sulle risorse del fondo
di cui all'art.2, comma 322, della legge 24 dicembre 2007, n. 244
"Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello
Stato" - Legge Finanziaria 2008 ). Pertanto, il bando è aperto e si
possono presentare le istanze di contributo fino ad esaurimento delle
risorse.
Il sole a
scuola, come aderire
Il progetto, rivolto ai Comuni ed alle Province, è finalizzato alla
realizzazione di impianti fotovoltaici sugli edifici scolastici e
all'avvio di attività didattiche per la realizzazione di analisi
energetiche e interventi di razionalizzazione e risparmio energetico
negli stessi edifici tramite il coinvolgimento degli studenti.Possono
presentare istanza di cofinanziamento i Comuni e le Province che siano
proprietari di edifici ospitanti scuole medie inferiori o superiori.
La
percentuale massima
del contributo pubblico concesso dal
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è pari
al 100% del costo ammissibile per l'investimento, con un limite massimo
pari a 10.000 euro per edificio scolastico, di cui fino a 1.000,00 euro
utilizzabili per l'attività didattica di realizzazione delle analisi
energetiche e degli interventi di razionalizzazione e risparmio
energetico.
Possono essere ammessi al contributo
impianti fotovoltaici, di
potenza nominale non inferiore a
1kW e non superiore a 20 kW,
realizzati su edifici scolastici di proprietà pubblica conformemente a
quanto indicato nei requisiti indicati nell'Allegato "specifica tecnica
di fornitura".
Quando
eseguire i lavori
Il soggetto beneficiario dovrà impegnarsi a dare inizio ai lavori
entro 120 giorni dalla data di ricevimento della notifica del decreto
medesimo, e dovrà impegnarsi a completare le opere entro il termine di
240 giorni solari a decorrere dalla stessa data.
L'erogazione del contributo
ai beneficiari è previsto in una prima quota pari al 50% dell'importo
ammesso a cofinanziamento a seguito del ricevimento della comunicazione
di inizio lavori della realizzazione dell'intervento ed in un saldo
erogato al termine dei lavori a seguito della verifica da parte della
Direzione del Ministero della conformità e idoneità della documentazione
inviata a corredo dell'intervento realizzato.
Nella foto:
l’impianto ibrido Sunerg Solar che integra moduli fotovoltaici e
pannelli solari termici presso l’istituto elementare Don Lorenzo Dilani,
Torre del Moro (FC).
L'invio
della domanda
e della documentazione, pena la non ammissione all'istruttoria, deve
essere effettuata a mezzo plico raccomandato con avviso di ricevimento
al seguente indirizzo:Ministero dell'Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare
Direzione Generale per lo Sviluppo Sostenibile, il Clima e l'Energia
Via Cristoforo Colombo, 44 - 00147 Roma.
Fonte:
Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
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22 Maggio 2010
-
Giornata "Pro spiagge Salento" dedicata alla pulizia
della costa di San Cataldo
Il 22 maggio nell'ambito del progetto "Coastwatch e
cittadinanza" per la "Settimana UNESCO DESS 2009: Città e cittadinanza"
si conclude il percorso articolato in quattro fasi con una giornata
dedicata alla pulizia di un segmento di costa di San Cataldo. Il
progetto ha coinvolto gli alunni dell'Istituto di Istruzione Superiore
"A. De Pace" e la Pro Loco di Lecce in quattro momenti:
Incontro con un educatore dell'Associazione WWF Salento
sull'Impronta ecologica;
Visita al museo di Biologia Marina di Porto Cesareo;
Visita all'oasi delle Cesine;
Giornata "Pro spiagge Salento"
dedicata alla pulizia della costa di San Cataldo.
Vai al settore educazione
2010
-
L'Associazione WWF Salento
apre la sua nuova sede al pubblico.
Vieni a
trovarci in via Casotti, 23 a Lecce tutti i sabati dalle
18:00 alle 19:00, qualora tale giorno sia festivo si anticipa al venerdì
precedente alle ore 19:00, per
richieste su temi specifici
si prega di contattarci
per avere un
appuntamento.
Il
prossimo appuntamento è venerdì 30 aprile 2010 alle ore 19:00.
Chi Siamo e cosa facciamo - Cosa
puoi fare per l'associazione
23 Aprile 2010 -
Il 29% del PM10 è causato dal
riscaldamento a legna. Lo prova una ricerca
dell'Università degli Studi Milano Bicocca
La combustione di legna per
riscaldamento domestico contribuisce per il 29% circa alle
concentrazioni di PM10. E' quanto emerge dalla una ricerca presentata al
SEP Padova dal dipartimento di Scienze dell'Ambiente e del Territorio
dell'Università Studi di Milano Bicocca.
"Il riscaldamento domestico
rappresenta un importante contributo di pressione ambientale nel
contesto cittadino - spiega
Andrea Piazzalunga,
del Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e del Territorio, Università
Milano Bicocca - Nonostante i dati presentati oggi possano avere un
margine di errore, anche recenti studi europei evidenziano la
correlazione esistente tra combustione della legna per riscaldamento
domestico e concentrazione di PM10 nell'atmosfera".
Troppe
utenze
L'attenzione sta crescendo negli ultimi anni poiché nonostante il
combustibile sia rinnovabile e nel bilancio della CO2 può essere
considerato a impatto zero, la sua combustione, con le tecnologie oggi
più diffuse, ha delle emissioni in atmosfera che non possono essere
considerate trascurabili. Preoccupazioni che aumentano se si considera
che oggi in
Italia esistono quasi 4 milioni e mezzo di utenze utilizzate dal 20%
della popolazione: solo in
Lombardia sono 800 mila le apparecchiature che consumano 2 milioni di
tonnellate di biocombustibile legnoso in un anno.
Preferire
impianti nuovi
"Il particolato da biomassa deriva dalle ceneri e dalla combustione del
combustibile - aggiunge Piazzalunga - e
la formazione del particolato
dipende principalmente dal tipo di tecnologia e dall'efficienza della
combustione, dalla qualità del
combustibile, dalla corretta installazione dell'apparecchio e dalla sua
corretta gestione. Dobbiamo considerare inoltre che la combustione della
legna sembra essere anche una importante sorgente in atmosfera di
Idrocarburi Policiclici
Aromatici (IPA), composti che possono rappresentare un rischio per la
salute umana".
Lo studio presentato in occasione del SEP 2010 di Padova mostra inoltre
che bastano 3 semplici regole per ridurre il peso della combustione di
legna nelle concentrazioni di PM10:
1. È necessario considerare
la stufa come un impianto di
riscaldamento, per cui il
fattore tecnologico incide notevolmente. Tecnologia più avanzata e una
costante manutenzione riducono la pressione sull'ambiente.
2. Accendere con l'accendifuoco
provoca meno emissioni in atmosfera rispetto all'accensione con carta.
3. Accendere
la stufa dall'alto
provoca meno emissioni, rispetto alla tradizionale accensione dal basso.
(Fonte: Sep)
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sezione dedicata al settore Energia
23 Aprile 2010 -
Rinnovabili, emendamento Pdl per
Dia fino a 1 MW. Nella Comunitaria 2009 prevista la disciplina della DIA
agli impianti a fonti rinnovabili fino a 1 MW
Disciplina della
Dia
(denuncia di inizio attività) per gli impianti a energie rinnovabili
fino a 1 MW
di capacità elettrica. È quanto prevede un emendamento, approvato nei
giorni scorsi alla Camera, alla legge Comunitaria 2009, che dopo il
primo via libera alla Camera ritorna ora all'esame del Senato.
All'articolo 17, comma 1 lettera c),
l'emendamento stabilisce “l'assoggettamento
alla disciplina della DIA di
cui agli articoli 22 e 23 del decreto del Presidente della Repubblica 6
giugno 2001, n. 380,
per gli impianti per la
produzione di energia elettrica con capacità di generazione non
superiore ad un MW elettrico
di cui all'articolo 2, lettera e), del decreto legislativo 29 dicembre
2003, n. 387, alimentate dalle fonti di cui alla lettera a)”.
Regolamentazione del settore
Obiettivo dell'emendamento, a firma
dei
deputati del Pdl Aldo Di Biagio
e Antonino Foti,
è quello di chiarire e regolamentare il settore delle energie
rinnovabili, ad oggi privo di linee guida generali per quanto riguarda
gli iter autorizzativi per la realizzazione degli impianti. Proprio
questa carenza normativa a livello nazionale aveva prodotto delle
incongruenze normative nelle leggi regionali in materia.
Incostituzionale la legge pugliese
È il caso ad esempio della Regione
Puglia, la cui legge n. 31/2008 è stata dichiarata incostituzionale da
una sentenza della Corte Costituzionale. Questo pronunciamento della
Consulta, sottolinea Di Biagio, primo firmatario dell'emendamento, “ha
ingenerato varie problematiche a chi aveva deciso di investire nel
settore energetico, alla politica energetica dei Comuni e all’intera
politica energetica del Paese. La promozione e l’uso delle fonti
rinnovabili, come da previsioni europee – aggiunge il deputato - è
necessaria ai fini della crescita del Paese e pertanto è auspicabile
agevolare l’utilizzo e lo sfruttamento di tali risorse naturali”.
Altri
emendamenti
Sempre all'articolo 17, riguardante
l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla normativa Ue in materia di
energia (direttive 2009/28/CE, 2009/72/CE e 2009/73/CE), sono stati
introdotti altri emendamenti, nei quali viene richiesto che
l'individuazione degli obiettivi nazionali del 20-20-20 al 2020, così
come la definizione del Nap (Piano di azione nazionale, da adottare
entro il 30 giugno 2010), debbano
garantire lo sviluppo
equilibrato dei settori produttivi,
tenendo conto del
rapporto costi-benefici
derivanti dal
raggiungimento dei target al 2020.
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19 Aprile 2010 - Fotovoltaico
più adatto in città che in campagna?
Secondo Carlo Petrini di Slow
Food il fv sui terreni agricoli mette a rischio la biodiversità. Meglio
piccoli impianti distribuiti sui tetti delle città.L'energia
rinnovabile non è “sostenibile” per definizione: il fotovoltaico, come
qualsiasi altra tecnologia alternativa per la produzione di energia,
diventa “insostenibile” se crea dei danni ambientali.
In un articolo apparso su La Repubblica di sabato scorso, il
fondatore
del movimento culturale Slow Food, Carlo Petrini,
ha espresso la sua posizione in merito a un tema oggetto in questi anni
di un dibattito acceso: l'utilizzo dei terreni agricoli per ospitare i
pannelli fotovoltaici. Citando il caso della
Puglia,
dove secondo la stima dell'Arpa nel 2009 gli impianti fotovoltaici hanno
“rubato” all'agricoltura 2.214 ettari di superficie, e nei primi due
mesi del 2010 sono giunte richieste d'installazioni per altri 1.217
ettari, Petrini invoca maggiore cautela. “Questi impianti – scrive -
hanno un impatto ambientale da tenere assolutamente in considerazione”.
I rischi per i terreni
Secondo Petrini, con enormi distese di impianti fotovoltaici “i suoli
sottostanti perdono permeabilità; l'attività biologica tende a morire
dando luogo a fenomeni di desertificazione che ne decreterebbero
l'infertilità e aumenterebbero il pericolo di alluvioni. Inoltre non si
può calcolare cosa succederà quando tutti questi pannelli andranno
smaltiti”.
La
soluzione distribuita
Un modo sostenibile di inserire il fotovoltaico nel mix energetico e nel
contesto agricolo, secondo Petrini, ci sarebbe:
privilegiare l'autoconsumo e la produzione distribuita.
Questo significa
portare il fotovoltaico sui tetti delle città e delle industrie o in
luoghi abbandonati,
e in ambito agricolo seguire regole che lo rendano compatibile con
l'agricoltura locale. Quindi inserire i
pannelli fotovoltaici su serra
o per azionare pompe irrigue o per altri consumi legati alla
trasformazione del prodotto. “Per quanto riguarda i terreni coltivati –
puntualizza Petrini – nulla vieta di utilizzare pannelli montati su
piloni abbastanza alti da permettere la coltivazione dei prodotti nella
terra sottostante”.
No alla
logica centralistica
Insomma: per il fondatore di Slow Food bisogna rifuggire l'idea che le
energie verdi vadano raccolte in grandi centrali, secondo la vecchia
logica (propria delle energie fossili) del “concentrare” la produzione
energetica in poche centrali; al contrario, bisogna
incentivare la generazione distribuita dell'energia, attraverso milioni
di piccole installazioni compatibili con il territorio che le ospita.
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22 Aprile 2010 -
I pannelli fotovoltaici sbarcano
sugli edifici pubblici,
pronto il provvedimento. Capone: "Arriva disciplina per impianti
fotovoltaici su edifici pubblici"
La Giunta regionale della Puglia ha approvato ieri un
provvedimento che spiana la strada nella direzione di uno sviluppo più
sostenibile delle rinnovabili. Si tratta di un disciplinare che
permetterà alle imprese che si occupano di energia di essere inserite
nell’albo regionale dei locatari di aree e di edifici pubblici da
destinare alla realizzazione di impianti fotovoltaici.
Possono essere inseriti nell’albo gli
imprenditori individuali (anche artigiani), le società commerciali, le
società cooperative, i consorzi fra società cooperative di produzione e
lavoro, i consorzi stabili, i raggruppamenti temporanei di concorrenti,
i consorzi ordinari di concorrenti, i soggetti che abbiano stipulato il
contratto di gruppo europeo di interesse economico, gli operatori
economici stabiliti in altri Stati membri purché abilitati e iscritti al
registro delle imprese delle Camere di Commercio o, se stranieri, nel
registro professionale dello Stato di residenza. Saranno i Comuni o le
Province ad affittare aree e tetti di edifici pubblici agli imprenditori
perché le dotino di pannelli solari. Il meccanismo attivato funziona con
il coinvolgimento delle Aree Vaste. Sono queste ad individuare tra gli
enti locali gli edifici che possono essere destinati alle opere di
efficientamento energetico, facendo una sorta di selezione interna. La
Regione Puglia ha messo a disposizione delle Aree Vaste 75milioni di
euro (a valere sul Programma Operativo 2007-2013) per gli interventi di
miglioramento della sostenibilità ambientale e delle prestazioni
energetiche degli edifici. I Comuni dovranno cofinanziare gli interventi
per il 15%, ma, grazie al provvedimento di ieri, potranno coprire
completamente questa spesa dando in locazione superfici pubbliche come
pensiline, tetti, parcheggi a soggetti che si occupano di fotovoltaico.
Per aiutare i gli Enti locali ad affittare le aree, la Regione istituirà
una lista che i Comuni o le Province potranno utilizzare, invitando i
soggetti inseriti a partecipare alle gare. Questa possibilità oltre a
permettere agli Enti locali di risparmiare tempo e danaro potrebbe
consentire, con il meccanismo attivato dalle gare, di ottenere dalle
imprese anche altri servizi, ad esempio l’illuminazione delle piazze con
il fotovoltaico o servizi di manutenzione di impianti di illuminazione
già esistenti. Per quanto riguarda le imprese, il contratto di locazione
dovrà essere di almeno 20 anni e il canone annuo non potrà essere
inferiore a 12 euro per kwp (chilowatt picco, cioè la potenza massima o
“di picco” di un impianto fotovoltaico). Grande soddisfazione è stata
espressa dalla Vice Presidente della Regione Puglia e Assessore allo
Sviluppo economico Loredana Capone. “Con questo provvedimento – ha detto
- che segue alle linee guida approvate a febbraio, la Regione imprime
una svolta nelle politiche energetiche. I pannelli solari saranno
spostati sempre più sui tetti degli edifici, a cominciare da quelli
pubblici, ma arriveranno presto, grazie ai meccanismi dell’attestato di
certificazione energetica, anche a quelli privati. La nostra idea di
sviluppo è nell’economia verde. Noi crediamo davvero che la crescita si
possa coniugare con la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente”. “Oggi
– ha aggiunto – il Gestore dei Servizi Energetici ci conferma il primato
della Puglia nel fotovoltaico con 219,395 megawatt di potenza elettrica
installata al 19 aprile 2010, la Lombardia, seconda in graduatoria, ne
ha 133,401. La Puglia sta viaggiando ad una velocità paragonabile a
quella della Germania. Adesso la sfida è rendere più sostenibile la
nostra vocazione per l’energia”. 22/04/2010
Fonte: SUDNEWS
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Aprile 2010 -
Eco-Energia: nel
2050 100% energia verde
Nel
2050 tutta l'energia necessaria per produrre elettricità, caldo e
freddo, come quella richiesta dal settore dei trasporti, potrà essere
prodotta a partire da fonti rinnovabili. Lo stabilisce un nuovo
rapporto presentato a Bruxelles dall'Erec (European Renewable
Energy Council) al Parlamento europeo. Il documento chiarisce come
le differenti tecnologie di energia verde potranno contribuire a
raggiungere l'ambizioso obiettivo. Condizione sine qua non rimane quella
di un forte appoggio politico, pubblico ed economico con imperative
linee guida a livello europeo per tutte le politiche, dall'energia,
al clima alla ricerca, all'industria, allo sviluppo regionale, alla
cooperazione internazionale.
L'uso delle
rinnovabili nel 2020 dovrebbe portare ad una riduzione delle
emissioni di CO2 di circa 1200 milioni di tonnellate rispetto a
quelle del 1990, stima lo studio. E nel 2050 l'Unione europea dovrebbe
essere in grado di ridurre le emissioni legate all'uso dei fossili di
oltre il 90% con un beneficio addizionale totale di 3800 miliardi di
euro. Ricadute positive sono previste anche sul fronte occupazione.
Se si seguiranno le indicazioni indicate dallo studio per arrivare al
100% di rinnovabili nel 2050 il settore garantirà 2,7 milioni di posti
di lavoro nel 2020, 4,4 milioni nel 2030 e 6,1 milioni nel 2050.
Fonte: Ansa
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16 Aprile 2010 -
Con
l'energia verde risparmi fino a 27 miliardi per l'Italia .
Secondo
uno studio di Althesys, con le rinnovabili si potrebbero generare
notevoli benefici al 2020
L’Italia è uno dei Paesi europei con la maggior crescita delle fonti
rinnovabili e le 389 operazioni (tra investimenti in nuovi impianti e
attività di finanza straordinaria) effettuate nel biennio 2008-2009 lo
dimostrano. È quanto emerge dal primo
Irex Annual Report
“L'industria italiana delle rinnovabili, tra convenienza
aziendale e politiche di sistema”, messo a punto da Althesys e
presentato mercoledì scorso a Milano alla Camera di commercio.
Secondo il rapporto, gli investimenti in impianti a fonti rinnovabili
ammontano nel periodo 2008-2009 a circa
6,5 miliardi di euro,
pari a 4.127 MW di
capacità. L’analisi costi-benefici condotta da Althesys
su scenari alternativi di sviluppo delle Fer al 2020 mostra un
beneficio netto per l’Italia
compreso tra 23,6 e 27 miliardi di euro, con 86mila
nuovi posti di lavoro.
L'energia verde conviene
Lo studio evidenzia come, a fronte della spesa per gli incentivi,
puntare sulle rinnovabili conviene, per i benefici sia economici, sia
ambientali, sia di politica energetica. La crescita delle rinnovabili
genera infatti occupazione e indotto, con felici ricadute sul Pil, e il
minor impiego di combustibili porta non solo a una diminuzione delle
emissioni, ma anche del fuel risk.
Un comparto frammentato
verso la razionalizzazione
Il comparto delle rinnovabili risulta ancora frammentato, ma tenderà a
razionalizzarsi. “La frammentazione e la numerosità di operatori, anche
piccoli, sono elementi che caratterizzano la prima fase di forte
sviluppo delle rinnovabili – sottolinea
Alessandro Marangoni, Ceo di
Althesys e autore dell’Irex Annual Report. – Questa
fase, che il nostro paese sta attraversando, è favorita da attese di
alti ritorni dagli investimenti e da barriere all’ingresso più basse di
quelle presenti nei mercati energetici tradizionali”. “È tuttavia
prevedibile che alla fase di crescita, rapida e per certi versi
disordinata segua un processo di progressivo consolidamento con l’uscita
o l’assorbimento degli operatori minori o più fragili”, conclude
Marangoni.
In Borsa più stabili le
rinnovabili del petrolio
Il rapporto ha analizzato anche l’andamento in Borsa delle aziende
dell’energia verde. Scoprendo che le rinnovabili sono più stabili del
petrolio. L’indice Irex, che traccia l’andamento delle società “pure”
renewable quotate alla Borsa Italiana, evidenzia infatti performance
superiori al mercato in generale e, nonostante la limitata
capitalizzazione, una maggior stabilità rispetto al segmento oil&gas.
Le proposte e il “nodo”
Puglia
Di cosa hanno bisogno le rinnovabili made in Italy? Secondo lo studio,
soprattutto di una politica industriale di ampio respiro, che riguardi i
processi autorizzativi e la pianificazione territoriale, i sistemi di
incentivazione, le infrastrutture di rete, le misure per favorire il
consolidamento delle imprese, la promozione e il coordinamento della
ricerca e sviluppo. È urgente la
necessità di linee guida per il
settore, attese dal 2003, come ha sottolineato
Loredana Capone, vice presidente
della Regione Puglia. “Lo
Stato italiano - ha dichiarato la vice di Vendola -
deve fare una deroga
alla sentenza della Consulta (che ha bocciato la norma pugliese che
estende la Dia per impianti a fonti rinnovabili fino a 1 MW) affinché
gli operatori e le banche che si sono già esposti non perdano
investimenti per 4,5 miliardi di euro. Sarebbe assurdo – ha concluso la
Capone - tagliare la gambe al settore trainante dell’economia regionale,
fermando una macchina che ha fatto della Puglia il leader europeo delle
rinnovabili dopo la Germania.
In ballo ci sono circa 30mila
posti di lavoro”.
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sezione dedicata al settore Energia
15 Aprile 2010 -
Edilizia sostenibile, in Puglia una Guida online
Pubblicato un opuscolo informativo sulle norme per
l'abitare sostenibile introdotte dalla R. Puglia
Sul
sito web istituzionale della Regione Puglia, alla pagina “Certificazione
abitare sostenibile”, è stata pubblicata la
Guida alla Legge Regionale n. 13 del 10 giugno 2008,
recante “Norme per l'abitare sostenibile”.
Si
tratta di un opuscolo che si propone di favorire la conoscenza della
L.r n. 13/2008, per una sua corretta e diffusa
applicazione. La legge si basa su uno schema normativo elaborato
dall’Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la
Compatibilità Ambientale (ITACA) e fatto proprio dalla Conferenza delle
Regioni. “La versione pugliese – spiega
Angela Barbanente, assessore
all'Assetto del Territorio della Regione Puglia -
contiene alcune rilevanti specificità: la sostenibilità ambientale è
perseguita negli strumenti urbanistici, dal livello regionale fino alla
pianificazione esecutiva comunale, al progetto edilizio, dedicando
particolare attenzione al risparmio idrico ed energetico, alla
permeabilità dei suoli, all’uso di materiali da costruzione riciclabili,
recuperati, di provenienza locale e che rispettano il benessere e la
salute degli abitanti”.
Informare
e sensibilizzare
La parte attuativa della legge n. 13 di competenza regionale – si legge
nell'opuscolo - non si esaurisce nell’approvazione del sistema di
valutazione e di certificazione. “Per promuovere e incentivare la
sostenibilità nell'edilizia residenziale e nelle trasformazioni del
territorio – sottolinea l'assessore Barbanente - non è sufficiente
approvare leggi e atti amministrativi. Occorre anche tenere desta
l'attenzione sul tema, e
informare e sensibilizzare enti
locali, tecnici, operatori economici e cittadini sulle
potenzialità, le modalità attuative e i benefici sociali del sistema di
norme, criteri di valutazione e strumenti di certificazione messi a
punto dalla Regione”. Proprio a questo intende contribuire la Guida, da
alcuni giorni consultabile in rete.
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14 Aprile 2010 -
Conto energia 2011: “premiare la bonifica dell'amianto”
È la richiesta di
Assosolare, che sottolinea l'enorme potenziale del fotovoltaico su tetto
in Italia.
Confermare nel nuovo Conto Energia 2011 il
bonus per la bonifica dell'amianto dai tetti. Lo chiede Assosolare
(Associazione nazionale dell'industria solare fotovoltaica) e lo ha
ribadito ieri a Roma nel corso del convegno “L'energia
solare fotovoltaica: il sistema incentivante e le normative
sull'economia emergente dell'edilizia sostenibile”,
organizzato dall'associazione in collaborazione con Saienergia e con il
patrocinio dell'Ordine degli Architetti di Roma e provincia.
L'evento, rivolto a costruttori, ingegneri
e architetti oltre che alle istituzioni pubbliche e agli operatori del
settore, ha affrontato i recenti aspetti legislativi legati al Conto
Energia e alla sua prossima definizione, ma anche la recente decisione
del Governo di posticipare di un anno l'obbligo per le nuove costruzioni
di essere alimentate - almeno parzialmente - da fonti rinnovabili, tra
cui i pannelli fotovoltaici. La norma, introdotta dalla Finanziaria 2008
(legge 244/2007), prevedeva all'art. 1 comma 289 la modifica dell'art. 4
del Testo unico dell'edilizia (DPR 380/2001), fissando al 1° gennaio
2009 la data entro la quale i regolamenti edilizi comunali avrebbero
dovuto vincolare il rilascio del permesso di costruire all'installazione
di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Il
potenziale dei tetti italiani
Il rinvio dell'obbligo al 1° gennaio 2011 rappresenta, secondo
Assosolare, l'ennesima opportunità mancata per lo sviluppo del
fotovoltaico, visto l'enorme potenziale che i tetti residenziali,
commerciali e industriali, rappresentano per il settore. Secondo
l'analisi dell'International Energy Agency-Photovoltaic Power Systems
Programme, l'Italia avrebbe potenzialmente a disposizione un'area
di tetti per l'inserimento di pannelli fotovoltaici pari a 763,53
chilometri quadrati (410 km2 per gli edifici
residenziali e, il restante, in edifici agricoli, industriali e
commerciali) e un'area
per le facciate pari a 286,32 chilometri quadrati. Nel
caso di idoneità di tutta l'area presa in considerazione dallo studio
Iea, la produzione potenziale da fotovoltaico sarebbe pari a circa
126 TWh/anno,
cioè l'equivalente del 45% dei consumi elettrici nazionali.
Obiettivi
ancora lontani
Obiettivi che in Italia, secondo la fotografia scattata da Legambiente e
Cresme in collaborazione con Saieenergia nel rapporto “L'innovazione
energetica nei regolamenti edilizi comunali”, sono ancora lontani
dall'essere raggiunti. Nei 577 Comuni analizzati dallo studio, sono
solo 135 quelli in cui è
stato recepito l'obbligo di installazione di 1 kW di fotovoltaico per
unità abitativa, mentre per 103 vige l'obbligo di 0,2 kW
di fotovoltaico per unità abitativa.
Premio
per la bonifica dell'amianto
Nel corso del convegno, Assosolare ha ribadito che il premio per la
sostituzione delle coperture in amianto con tetti fotovoltaici, già
previsto dal precedente Conto Energia, deve essere confermato anche
nella nuova versione in fase di approvazione da parte del Governo. “Il
fotovoltaico - ha dichiarato
Gianni Chianetta, amministratore
delegato di BP Solar Italia - rappresenta un prezioso
contributo al design di qualsiasi edificio dando vita ad un connubio
perfetto tra produzione di energia pulita ed aspetto estetico. Sta
nascendo un'industria legata all'applicazione del fotovoltaico in
architettura, un'economia ancora vergine a livello mondiale e su cui
l'Italia potrebbe avere il primato. Sempre più spesso – sottolinea
Chianetta - architetti e
progettisti utilizzano i moduli fotovoltaici come elementi di
costruzione, persino decorativi, in alternativa spesso
anche ad elementi più costosi. E questo, tra l'altro, vuol dire per
l'utente finale anche un vantaggio economico: in caso di integrazione
architettonica totale le attuali tariffe incentivanti del Conto Energia
sono più alte”. (Fonte: agenzia AGI)
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14 Aprile 2010 -
ANIT: per l’ecobonus conta l’EPi non la classe
L'associazione per l'isolamento termoacustico ha inoltrato una nota
sulla corretta interpretazione del DL incentivi.
<<All'interno di un provvedimento nato per "..il sostegno della domanda
finalizzata ad obiettivi di efficienza energetica, ecocompatibilità e di
miglioramento della sicurezza sul lavoro", purtroppo dobbiamo
sottolineare la difficile applicazione di alcuni requisiti fondamentali:
l'attestato di
certificazione energetica per primo. Le
Regioni hanno procedure,
parametri di classificazione e indicatori differenti,
che spesso non permettono un confronto di classi energetiche.>>.
L'Associazione fra i produttori d'isolamento termoacustico denuncia
questa incongruenza nella nota di approfondimento sul DL incentivi.
Secondo l'Associazione << il DM 26 marzo 2010 presuppone che vengano
utilizzate le Linee Guida Nazionali per la certificazione energetica in
tutte le Regioni, non essendoci nessun riferimento alle delibere locali.
Edifici con pari
fabbisogno di energia primaria possono ricadere in classi differenti in
funzione della tipologia di classificazione. Non bisogna
farsi sviare dalle indicazioni che riportano un contributo di 83 euro al
m2 per edifici in classe B e di 116 euro al m2 per edifici in classe A,
questo è un errore formale:
è fondamentale ricordarsi di parlare sempre di EPi e non di classi
energetiche. Tale parametro deve essere calcolato in conformità con le
norme di riferimento ufficialmente in vigore: le UNI TS 11300 e deve
essere confrontato con i valori limite in vigore dal gennaio 2010
previsti dal DLgs 192/2005 e s.m. >>.
Manca ancora il DL sui
requisiti dei certificatori
Altro problema è quello relativo all'accreditamento dei certificatori.
Anit fa notare che l'attestato di certificazione energetica,
obbligatorio per le pratiche, dovrebbe comunque essere quello ufficiale
nella regione di riferimento ed eseguito da un certificatore accreditato
laddove esiste un Elenco regionale oppure un tecnico abilitato così come
definito dal DLgs n.115.
Improbabile ottenere gli incentivi
Altro problema che potrebbe ridurre l'accesso degli acquirenti agli
incentivi è dovuto alle tempistiche. Secondo Anit "..la concessione del
contributo all'acquirente è ordinata alla sussistenza dell'attestato di
certificazione energetica sulla base delle procedure fissate dal decreto
legislativo 192 e s.m., rilasciato da un soggetto accreditato..",
risulta indispensabile possedere tale documento all'atto della
prenotazione del contributo da parte del venditore, quindi prima della
stipula del contratto finale di compravendita. Spesso la vendita di
edifici nuovi viene effettuata sulla carta: il venditore, a seguito di
un analisi energetica preliminare, può prospettare all'acquirente la
possibilità del contributo, deve registrarsi sul sito e 20 giorni prima
del contratto definitivo di compravendita, deve premunirsi
dell'attestato di certificazione energetica definitivo per poi passare
alla richiesta di contributo.
INCENTIVO (DM 26/03/2010, ART.2 COMMA 1-S)
Inizio incentivi 15 aprile 2010. I contributi riguardano: - se EPi<0,7
EPi limite: 83,00 euro al m2 di superficie utile (massimo 5000 euro) -
se EPi<0,5 EPi limite: 116,00 euro al m2 di superficie utile (massimo
7000 euro) Laddove con EPi si intende il fabbisogno di energia primaria
calcolato come previsto nel DLgs 192/2005 e s.m., e per EPi limite si
intende quello previsto dal gennaio 2010 riportato nell'allegato C, tab.
1-3 del suddetto DLgs 192/2005 e s.m. Il rispetto del requisito va
certificato da un soggetto accreditato.
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12 Aprile 2010 -
Settimana Nazionale “Porta la Sporta”
DAL 17 AL 24
APRILE PORTA ANCHE TU LA SPORTA CON IL WWF, ITALIA NOSTRA, FAI- Fondo
Ambiente Italiano e ADICONSUM
Parti da questo piccolo gesto di attenzione per l'ambiente e non
fermarti piu!
A pochi giorni dalla settimana nazionale “ Porta la Sporta” –
promossa dal 17 al 24 aprile da Associazione dei Comuni Virtuosi,
WWF, Italia Nostra, FAI e Adiconsum per diffondere l'utilizzo della
borsa riutilizzabile invece dei sacchetti in plastica e monouso –
continuano ad arrivare nuove adesioni per un’iniziativa che coinvolgerà
oltre cento Comuni, più di 2500 punti vendita di insegne
come Esselunga, Unes, Simply Sma, NaturaSì, Despar Triveneto
e Provincia di Ferrara,
Viridea,
e che conta anche la collaborazione di
Novacoop, Carrefour e Conad che ospiteranno speciali laboratori creativi
in alcuni centri commerciali del Nord. Dopo l’adesione di Federparchi,
quella di ANCI Lombardia ha fatto della Lombardia la regione ad
oggi più rappresentata come numero di enti locali comunali e provinciali
aderenti. Tra le province hanno aderito Como, Ferrara, Lecco, Novara,
Parma, Pesaro-Urbino, Salerno, Varese, Verbano Cusio Ossola,
Forlì-Cesena. Tra le regioni il Molise e l'Umbria.
La
“Settimana nazionale” costituisce il secondo evento, dopo la giornata
internazionale “Plastic Bag Free” dello scorso 12 settembre, che
viene lanciato nell'ambito della campagna “Porta la Sporta”.
La campagna promossa dall'Associazione dei Comuni Virtuosi è
stata lanciata nel marzo 2009 con l'obiettivo di sensibilizzare
l'opinione pubblica sull'uso ormai fuori controllo del sacchetto in
plastica (e conseguente danno ambientale), come esempio emblematico di
uno stile di consumo “usa e getta” non più sostenibile.
Anche il rapporto annuale “State of the World 2010″ del
WorldWatch Institute recentemente presentato ribadisce la necessità
di superare al più presto il consumismo aderendo ad un modello
culturale fondato sulla sostenibilità per prevenire il collasso
della civiltà umana.
Le parole d'ordine che devono entrare nel quotidiano di tutti noi sono
riuso, riciclo ma soprattutto RIDUZIONE dello spreco.
L'invito
a partecipare all'evento “Porta la Sporta”, che promuove
l'adozione delle borse riutilizzabili, è stato rivolto a ogni tipo di
azienda e di impresa, al settore commerciale, alimentare e non, alle
associazioni e alle organizzazioni no profit, agli istituti scolastici
di ogni grado, agli enti e alle istituzioni nazionali e locali e,
ovviamente, ai singoli cittadini.
Le iniziative di partecipazione alla settimana nazionale che gli enti
locali, associazioni, scuole e aziende partecipanti hanno programmato
verso i propri portatori di interesse, comprendono azioni di
sensibilizzazione e informazione sull'impatto ambientale del sacchetto
di plastica con l'utilizzo del materiale messo a disposizione dal sito
di Porta la Sporta come volantini, locandine, presentazioni in power
point, ecc.
In diversi casi si è inserita la promozione di Porta la Sporta
all'interno di giornate all'insegna dell'ambiente con azioni di pulizia
di spazi naturali e piantumazione di alberi.
Numerose sono anche le iniziative in cui scuole o adulti volontari
verranno coinvolti in laboratori di decorazione di borse o laboratori di
cuci la sporta che, nella provincia del Verbano Cusio
Ossola, andranno in mezzo alla gente poiché ospitati in 5 diversi centri
commerciali con la collaborazione di Novacoop, Carrefour e Conad.
Pur essendo molto soddisfatti dei contributi di partecipazione in
generale siamo particolarmente orgogliosi della risposta ottenuta dai
gruppi della media e grande distribuzione organizzata citati in
apertura. Va detto, inoltre, che parteciperanno localmente diverse
altre insegne che, grazie all'ottimo lavoro svolto da amministratori
comunali e provinciali, hanno dato la loro disponibilità a collaborare
con i singoli punti vendita per un'ottimale riuscita dell'iniziativa.
E quest’anno l’interesse per l’iniziativa ha varcato i confini
nazionali interessando anche i media stranieri.
Il messaggio che questo evento vuole anche trasmettere è che tutti
possiamo prender parte alla lotta ai cambiamenti climatici in atto,
riducendo l'impronta ecologica determinata dai nostri stili di vita e
che.... non c'è tempo da perdere! Dobbiamo partire da adesso
impegnandoci ciascuno nel proprio ruolo per un futuro che utilizzi in
maniera più efficiente e sostenibile le risorse naturali in diminuzione:
acqua potabile, foreste, terreni fertili, ecc.
Portare
la sporta può diventare qualcosa di più di una semplice abitudine, può
rappresentare il
"primo" atto di consapevolezza ecologica che apre un percorso di atti
ulteriori di rispetto verso l'ambiente.
Così come il sacchetto, seppur biodegradabile, è diventato l'icona di
uno stile “usa e getta” la borsa deve diventare segno distintivo di
quanti non hanno solamente adottato un oggetto ma uno stile di vita di
cui essere orgogliosi che antepone “il prendersi cura,
l'essere consapevole delle proprie azioni” all'agire automaticamente
e superficialmente nel quotidiano per soddisfare comodità momentanee,
inconsapevoli del pegno che le future generazioni dovranno pagare.
Ulteriori dettagli sull'iniziativa, sulle modalità di adesione e sulle
iniziative di partecipazione sono disponibili sul sito
www.portalasporta.it.
Leggi il comunicato stampa -
www.portalasporta.it
8
Aprile 2010 -
Lampade a basso consumo: “tenersi a distanza”
Uno studio
rivela: stare troppo vicini alle lampade fluorescenti a risparmio
energetico può provocare infiammazioni.
Mantenere una distanza di almeno 30 centimetri dalle
lampade a risparmio energetico, soprattutto se queste restano a lungo
accese, come nel caso delle lampade da scrivania.
È il consiglio diffuso dall'Ufficio federale della sanità pubblica
svizzera, sulla base di uno studio realizzato dalla “It'Is Foundation” (Foundation
for Research on Information Technologies in Society) di Zurigo.
L'indagine, attraverso un nuovo metodo di misura basato su un manichino
e una simulazione al computer, ha effettuato una stima delle correnti
elettriche indotte nel corpo umano dai campi elettromagnetici generati
delle lampade a risparmio energetico.
Rischio
infiammazioni ed eritemi
Per tutte le lampade a basso consumo esaminate nello studio, i valori
rilevati a una distanza di 30 centimetri risultano ampiamente al di
sotto (inferiori al 10%) dei valori limite fissati dall'International
Commission for Nonionizing Radiation Protection e riconosciuti a livello
internazionale.
Se
tuttavia la distanza diminuisce, i valori misurati crescono rapidamente
fino superare in alcuni casi i limiti stabiliti.
Le correnti elettriche generate nel corpo umano dai campi
elettromagnetici a bassa e media frequenza, emessi dalle lampade a basso
consumo, ad una certa intensità possono provocare infiammazioni dei
nervi e dei muscoli. Inoltre, in certe condizioni le lampade a risparmio
energetico con tubo fluorescente lasciano filtrare una piccola quantità
di raggi ultravioletti: è possibile quindi che si formino eritemi
cutanei dopo una lunga esposizione a una distanza al di sotto dei 20
centimetri.
Tenersi a
30 cm di distanza
A differenza delle lampade a risparmio energetico, le lampade a LED e le
tradizionali lampade ad incandescenza producono generalmente solo campi
elettromagnetici molto deboli. Secondo i risultati dello studio, i campi
elettromagnetici delle lampade a risparmio energetico non producono
effetti negativi sulla salute, a condizione che si rispetti una distanza
minima di 30 centimetri. Pertanto a titolo precauzionale, l'Ufficio
federale della sanità pubblica di Berna suggerisce di mantenere la
giusta distanza, in particolare se le lampade restano a lungo accese,
come nel caso di quelle da scrivania o da comodino per la lettura.
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sezione dedicata al settore Energia
3 Aprile 2010 - Lu riu nel Parco di Rauccio
In
occasione dell'iniziativa "lu
riu" di martedì 6 aprile del Comune di Lecce, il Centro di Educazione
Ambientale WWF di Rauccio presente al primo piano dell'omonima masseria
ha organizzato, oltre a delle qualificate presentazioni con audiovisivi
degli aspetti più salienti della biodiversità del Parco di Rauccio e più
in generale del Salento (dalle ore 10,00 alle ore 13,00), l'allestimento
di un “sentiero natura” nei pressi dello stesso Centro con specie
vegetali autoctone fornite dall'Orto Botanico dell'Università del
Salento. Tale iniziativa, che si inquadra nel più ampio contesto
dell’Anno Internazionale della Biodiversità che ricorre quest’anno,
comprende anche dei laboratori condotti dai nostri attivisti che
riguardano, tra l’altro, la messa a dimora di piante a cura dei bambini
(prioritariamente) o dei visitatori che lo desiderano a condizione che
sottoscrivano un “certificato di adozione”:
Accanto alle piante
verranno collocati cartellini con il loro nome comune e scientifico e il
nominativo dei bambini (o degli adulti) che le hanno “adottate”.
L'Associazione con i
suoi attivisti e volontari vi aspetta al parco. Tanti auguri di Buona
Pasqua.
Guarda
la nuova realtà virtuale realizzata per l'occasione in collaborazione
con il sito lecce360
Visita la sezione dedicata al parco
29 Marzo 2010 -
Puglia: stop della Consulta alla legge sulle
rinnovabili - Bocciata
dalla Corte Costituzionale la semplificazione degli
iter autorizzativi prevista dalla R. Puglia
Alcuni articoli della
legge 21
ottobre 2008, n. 31
della Regione Puglia, recante “Norme in materia di produzione di energia
da fonti rinnovabili e per la riduzione di immissioni inquinanti e in
materia ambientale”, sono incostituzionali.
Lo ha stabilito la Corte
Costituzionale con la sentenza n. 119 del 22 marzo 2010, emessa a
seguito del ricorso presentato dal Tar di Bari e dal Governo italiano.
La Legge regionale n. 31/2008, in deroga alle norme nazionali, aveva
innalzato a
1 MW
le soglie massime di potenza per la realizzazione di impianti di
produzione d'energia da fonti rinnovabili, fissate invece dal Decreto
Legge n. 387 del 2003 a 60 kW per l'eolico, 20kW per il fotovoltaico,
200 kW per la biomassa.
In
Puglia sufficiente la Dia
Il provvedimento regionale,
sottolinea
Italia Nostra,
una delle associazioni che ha promosso i ricorsi al Tar e alla Consulta,
“ha reso in questi ultimi mesi e giorni la nostra regione l'eldorado
delle rinnovabili in Europa, il luogo dove poter accedere ai lauti
finanziamenti pubblici collegati alla produzione delle eco-energie, in
maniera rapidissima, abbattendo i necessari e doverosi controlli e
cautele, e semplificando ai minimi termini gli iter autorizzativi. Si
son potuti realizzare così impianti industriali veri e propri da fonte
eolica, fotovoltaica e da biomasse, fino a potenze di 1MW (MegaWatt),
con una semplice
DIA, Dichiarazione di Inizio Attività,
una sorta di auto-certificazione, presentata semplicemente al comune in
cui si vuole realizzare l'impianto”.
Stop
della Consulta
Secondo la Corte Costituzionale,
invece, “maggiori soglie di capacità di generazione e caratteristiche
dei siti di installazione per i quali si procede con la disciplina della
DIA possono essere individuate solo con decreto del Ministro dello
sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della
tutela del territorio e del mare, d’intesa con la Conferenza unificata,
senza che la Regione possa provvedervi autonomamente”.
La Dia non è quindi una procedura
valida nel caso di impianti di grandi dimensioni. Per soglie superiori a
quelle previste dalla Stato, per la validità della semplice DIA (tabella
A del Decreto Legge n. 387 del 2003), la costruzione e l'esercizio degli
impianti da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse, sono invece
soggetti all'Autorizzazione
Unica nel
rispetto sempre delle normative vigenti in materia di tutela
dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio
storico-artistico (art. 12, comma 3, del d.lgs. n. 387 del 2003).
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sezione dedicata al settore Energia
28 Marzo 2010 - CONCLUSA L’ORA DELLA TERRA WWF: “CENTINAIA DI MILIONI DI
PERSONE HANNO PARTECIPATO” EARTH HOUR CITATA 74.6 MILIONI DI VOLTE SU
GOOGLE IN 24 0RE
Si è chiusa stamattina alle 8.30 ore italiane, con lo spegnimento delle
luci ad Apia, capitale delle Isole Samoa, la maratona mondiale per il
clima – l’Ora della Terra - Earth Hour – organizzata dal WWF. Centinaia
di milioni di persone in oltre 4.000 città di 126 paesi hanno aderito
spegnendo le luci per un’ora intera dando un fortissimo segnale di
interesse per il futuro del pianeta e un’adesione altrettanto forte a
un’azione globale contro i cambiamenti climatici. Il WWF ringrazia tutti
coloro che hanno partecipato in Italia: le centinaia di amministrazioni
grazie alle quali i monumenti della Bell’Italia hanno regalato la
suggestione di un’ora di buio, alle migliaia di cittadini, dai
testimonial alle aziende.
A Roma si è spenta per la prima volta la Fontana di Trevi, a Firenze al
suono della Pinoli Steet band si è spento Palazzo Vecchio, a Pisa la
Torre e tutta la piazza dei Miracoli e grazie alla collaborazione di 18
amministrazioni comunali altri 18 tra palazzi e monumenti in tutta la
Toscana. Da Nord a Sud si sono spenti il Castello Sforzesco e il
Pirellone a Milano, la Mole Antonelliana a Torino, l’Acquario di Genova,
, il Castello di Monteriggioni, il Planetario a Roma, Piazza Sant’Oronzo
a Lecce, la Torre San Pancrazio a Cagliari, il Palazzo comunale di
Palermo, la Valle dei Templi ad Agrigento e moltissimi altri.
“Nelle passate 24 ore centinaia di milioni di persone in tutto il mondo
hanno fatto sentire la propria voce, spegnendo la luce. E’ un gesto
semplice e simbolico, ma incredibilmente potente che mostra quanto
l’umanità abbia a cuore il benessere dell’unico pianeta che ha a
disposizione e l’azione contro il cambiamento climatico” ha dichiarato
Fulco Pratesi, Presidente onorario del WWF Italia
Roma, 28 marzo 2010 - Ufficio Stampa WWF Italia 06 84497213, 377, 265,
463 – 02 83133233
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Il volantino
- La Locandina
27 Marzo 2010 - ORA DELLA TERRA A LECCE SI SPEGNE PIAZZA S. ORONZO
L’ORA DELLA TERRA IL GIRO DEL MONDO A LUCI SPENTE IL WWF COINVOLGE IN
UNA MARATONA PER IL CLIMA 125 PAESI, OLTRE 4.000 CITTA’ E 1274 ICONE
MONDIALI SPENTE PER LA PRIMA VOLTA LA CITTA’ PROIBITA E LA FONTANA DI
TREVI, LA TORRE PIU’ ALTA DEL MONDO A DUBAI E IL PONTE SUL BOSFORO UNA
GRANDE ‘OLA PLANETARIA’ PER LA LOTTA CONTRO I CAMBIAMENTI CLIMATICI
Il conto alla rovescia per l’Ora della Terra - Earth Hour è agli
sgoccioli e il numero di adesioni di città e monumenti continua a
crescere: mancano poche ore all’inizio del ‘giro del mondo a luci
spente’ che da sabato mattina (7.45 italiane) fino a domenica vedrà
spegnersi città e monumenti di 125 paesi, oltre 4.000 città e ben 1274
icone mondiali, molte delle quali per la prima volta come la Città
Proibita a Pechino, la Fontana di Trevi a Roma, la torre più alta del
mondo, il Burj Khalifa a Dubai di oltre 800 metri e il Ponte sul
Bosforo. L’Ora della Terra toccherà gli estremi del pianeta, la Davis
Station in Antartico e la città di Longyearben, la più settentrionale.
Tante le nazioni che partecipano all’evento per la prima volta come
Madagascar, Kosovo, Nepal, Mongolia, Cambogia, Repubblica Ceca, Arabia
Saudita, Paraguay, Ecuador. Si spegnerà anche il palazzo dell’ONU a New
York e in tutti gli altri uffici del mondo.
Insieme ai monumenti più noti si spegneranno per un’ora, alle 20.30 di
ciascun paese, anche scuole, uffici, alberghi ed edifici privati, tutti
uniti in un gesto simbolico per richiamare l’attenzione sulla lotta ai
cambiamenti climatici e sulla necessità di una svolta planetaria verso
l’economia pulita ‘a basso consumo di carbonio’.
L’Earth Hour, partita da Sydney nel 2007 con il coinvolgimento dei suoi
2,2 milioni di abitanti, quest’anno è letteralmente esplosa. L’idea è
quella di coinvolgere nello stesso giorno dell’anno e per un’ora quante
più persone possibili ai capi opposti del mondo, unite in un simbolico
ed eloquente messaggio: tagliare le emissioni inquinanti e agire per
fermare i cambiamenti climatici.
L’ONDA NERA E ‘BENEFICA’ CHE AVVOLGERA’ IL MONDO
La maratona mondiale inizierà alle 20.30 locali (ovvero, le ore 7.45
italiane di sabato 27) nelle Isole Chatam in Nuova Zelanda per poi
attraversare le isole Fiji, e l’intero arcipelago di Tuvalu (alle 9.30)
luogo simbolo degli effetti del cambiamento climatico insieme alle isole
Solomon. Alle 10.30 toccherà a Sidney (si spegneranno l’Opera House e
altri monumenti) e in successione Nuova Guinea, Giappone dove il buio
calerà sull’Hiroshima Peace Memorial (alle 12.30). Praticamente tutti
gli stati dell’Asia saranno coinvolti tra cui Sud Corea (la N Tower),
Cina (la Città Proibita a Pechino-alle 13.30), Malesia, Filippine,
Taiwan e Taipei (con la torre Taipei 101 – 13.30), Vietnam, Cambogia,
Indonesia, Kazakhstan (alle 15.30) , Bangladesh, Nepal (alle 15.45)
India, Pakistan, Maldive, Emirati Arabi Uniti (con la torre più alta del
mondo – alle 17.30).
L’ora della Terra attraverserà i confini africani alle 18.30 italiane in
Madagascar e contemporaneamente in Tanzania, Israele, Kenia. In Russia
si spegnerà Mosca ( alle 18.30) Kenia; Alle 19.30 toccherà all’Europa e
la prima città del vecchio continente che si spegnerà sarà Atene (Statua
di Alessandro Magno e la White tower alle 19.30) per poi proseguire in
Romania. Alla stessa ora si spegneranno anche le piramidi in Egitto e la
Table Mountain a Città del Capo in Sud Africa, Helsinki in Finlandia,
Istanbul col Ponte sul Bosforo. Alle 20.30 sarà la volta dell’Italia con
Roma (Fontana di Trevi e Planetario) e altre città e monumenti simbolo
tra cui la Torre di Pisa e il Castello sforzesco a Milano. Alla stessa
ora si spegneranno tutte le capitali europee: la Porta di Brandenburgo a
Berlino, Belgrado, Bruxelles, Budapest, Copenaghen, Ljubliana, Madrid,
Oslo, Parigi (la Tour Eiffel, l’Arco di Trionfo, il Louvre, Notre Dame),
Podgorica in Montenegro, Praga, Pristina in Kosovo, Sarajevo, Stoccolma,
Tirana, Vaduz, Vienna, Varsavia, Zagabria, Zurigo, La Valletta.
L’ora di buio proseguirà il giro in Irlanda (alle 21.30), Marocco,
Scozia, Portogallo, Londra (London Eye e Piccadilly Circus, la Tower
Bridge, Buckingham Palace e il Numero 10 di Downing Street, residenza
del Primo Ministro) e Isole Faroe, per poi ‘atterrare’ sulle coste del
Sudamerica. All’alba di domenica (ore 24.30 italiane) sarà la volta del
Paraguay, Argentina, Bermuda, Uruguay, Brasile (Rio de Janeiro col
Cristo redentore e altri monumenti), Chile e poi Groenlandia; Alle 2.30
ora italiana si spegnerà l’Empire State Building e il Palazzo dell’ONU
ai New York insieme ad altre città del Centro e Sudamerica, Toronto (con
la CN Tower); alle 5.30 italiane sarà la volta di Las Vegas (Golden Gate
Bridge e molti altri edifici), il Monte Rushmore e Vancouver. Chiuderà
l’evento alle 8.30 di domenica 28, ora italiana la città di Apia, al
confine con la ‘Date Line’, nelle Isole Samoa.
L’ORA DELLA TERRA IN ITALIA
Anche l’Italia, sarà protagonista con uno dei monumenti più
rappresentativi, la Fontana di Trevi, che per la prima volta partecipa
all’evento, accanto a decine di grandi città e piccoli comuni italiani.
Considerata la fontana più famosa del mondo questo monumento è un
capolavoro classico/barocco, meta ogni anno di milioni di turisti che
vengono ad ammirarla da ogni parte del mondo ed è stata protagonista nel
Cinema nella celebre scena del film La Dolce Vita di Federico Fellini,
Ed è proprio il mondo del cinema che accompagnerà il WWF nell’evento
romano: accanto ai volontari del WWF e al Presidente onorario Fulco
Pratesi, ci sarà Ricky Tognazzi, attore e regista e figlio d’arte.
Accanto ad un grande interruttore posto davanti alla Fontana i due
personaggi spegneranno le luci della Fontana che per un’ora sarà
protagonista con il suono delle sue acque mentre gli esperti del
Planetario aiuteranno il pubblico a conoscere meglio le costellazioni
con un lezione ‘ a cielo aperto’ dedicata. Infatti, anche il Planetario
di Roma si spegnerà per un’ora. Verrà così lanciato dalla ‘città eterna’
un messaggio di speranza al mondo intero.
Oltre 120 tra piccoli e grandi comuni quelli che hanno aderito con
alcuni dei simboli dell’arte e dell’architettura: la Mole Antonelliana a
Torino, il castello Sforzesco a Milano, il castello Visconteo a Trezzo
sull’Adda, il Palazzo Vecchio a Firenze, la Torre di Pisa e tutta la
Piazza dei Miracoli, il Castello di Monteriggioni , Piazza Sant’Oronzo
a Lecce, la Torre San Pancrazio a Cagliari e il Palazzo comunale di
Palermo, la Valle dei Templi ad Agrigento e perfino l’Acquario di
Genova. Non mancano iniziative ‘speciali’ come quella organizzata dal
WWF di Livorno che ha coinvolto tutti i locali del centro della città
per un suggestivo aperitivo a lume di candela o le visite ‘notturne in
oltre 10 Oasi WWF come quella di Burano, sempre in Toscana e di Pian
Sant’Angelo, vicino Roma, per conoscere meglio il ‘popolo della notte’
come gufi, civette, anfibi , farfalle notturne. Per conoscere i
programmi delle serate di buio nella natura WWF:
http://www.wwf.it/oradellaterra/news_scheda.aspx?idnews=23988
TESTIMONI NEL MONDO
Un video messaggio del Nobel per la Pace Desmond Tutu ha accompagnato
quest’anno l’invito a partecipare a Earth Hour a dimostrazione che le
questioni del clima riguardano non solo l’ambiente ma soprattutto la
stabilità e la sicurezza di tutti i popoli della terra. Anche il
Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon ha inviato un messaggio di
adesione: “I cambiamenti climatici rappresentano un problema che ci
riguarda tutti. Questo è l’Anno Internazionale della Biodiversità.
Nonostante gli impegni presi per rallentare il tasso di estinzione entro
il 2010 le specie della terra, gli ecosistemi da cui dipendiamo per la
nostra sopravvivenza, lo sviluppo economico e il benessere continuano a
declinare. I cambiamenti climatici ne sono una delle principali cause.
Le soluzioni sono nelle nostre mani e possono essere messe in atto da
individui, comunità, mondo degli affari e governi di tutto il pianeta”.
Anche alcune first ladies hanno appoggiato Earth Hour: Helen Clark,
premier della Nuova Zelanda, Pilar Nores de Garcia del Perù e la
Principessa della Cambogia, Sita Norodom. Non mancano testimonial
internazionali tra cui la modella Gisele Bundchen e il suo fidanzato Tom
Brady, campione di football americano nella NFL. Anche la squadra di
calcio del Real Madrid aderisce all’evento spegnendo il proprio campo di
gioco, lo Stadio del Santiago Bernabeu. Insieme alla squadra del Real
Madrid anche quella del Valencia accanto al regista Pedro Almodovar.
Anche l’Allianz Arena a Monaco di Baviera, con il sostegno della squadra
del Bayern Monaco, si spegnerà per un’ora. E sempre nel mondo dello
sport ha confermato anche quest’anno il sostegno all’Ora della Terra il
Capitano della Roma, Francesco Totti con un messaggio speciale sul suo
sito ufficiale.
Roma, 26 marzo 2010 - Ufficio Stampa WWF Italia 06 84497213, 377, 265,
463 – 02 83133233
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Il volantino
- La Locandina
22 Marzo 2010 -
Niente Dia per installare pannelli solari
Il
DL incentivi liberalizza l'installazione dei pannelli fotovoltaici o
termici senza serbatoio sulle case.
Via l'obbligo della presentazione
della
Dia
(denuncia di inizio attività) per l'installazione, sugli edifici al di
fuori della zona A (centri storici), di impianti solari fotovoltaici o
termici, senza serbatoio di accumulo esterno.
Lo prevede il decreto legge sugli incentivi ai settori
industriali in crisi, varato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri.
Il provvedimento
liberalizza così l'installazione dei pannelli solari sugli edifici
residenziali,
uniformando e snellendo le procedure. In precedenza, la Dia doveva
essere presentata all'ufficio tecnico del Comune insieme alla firma del
responsabile del progetto, al nominativo dell'azienda incaricata e al
Durc (documento unico di regolarità contributiva). Per l'inizio dei
lavori valeva il silenzio-assenso: per opporsi il Comune aveva 30 giorni
di tempo.
D.Lgs
115/2008
Va tuttavia ricordato che, sebbene per un numero più ristretto di casi,
il
D.Lgs 115/2008
aveva già eliminato l'obbligo della Dia “per impianti solari termici o
fotovoltaici aderenti o integrati nei tetti degli edifici con la stessa
inclinazione e lo stesso orientamento della falda e i cui componenti non
modificano la sagoma degli edifici stessi”. Regolamenti di questo tipo,
inoltre, sono già stati adottati da alcune Regioni.
Manutenzioni straordinarie senza DIA
Oltre all'installazione dei pannelli solari, il decreto legge toglie
l'obbligo della Dia anche per tutta una serie di altre attività
edilizie, e in primo luogo per gli
interventi
di manutenzione straordinaria,
a condizione che “non riguardino le parti strutturali dell'edificio, non
comportino aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino
incremento dei parametri urbanistici”. Questa norma è criticata da
Legambiente:
“avrà come unico effetto di incrementare il lavoro nero e aumentare i
contenziosi condominiali – sostiene
Edoardo Zanchini,
responsabile energia e urbanistica di Legambiente
- Ma non solo: chi abita in un palazzo, infatti, non potrà sapere nulla
dei lavori che si stanno facendo al piano di sotto o nell’appartamento
accanto, né avere alcuna certezza che veramente non si stiano toccando
parti strutturali dell’edificio, visto che a garantire sarà
semplicemente il proprietario di casa”. Per l'associazione ambientalista
è assurdo consentire a chiunque di iniziare lavori di manutenzione
ordinaria e straordinaria nella propria casa senza un progetto, senza
informare il Comune, senza un’impresa che si assuma la responsabilità
dei lavori. “Invece di introdurre finalmente il
libretto del
fabbricato
– aggiunge Zanchini - per avere certezza della statica e manutenzione
dell’edificio, di spingere sulla
riqualificazione
statica e energetica,
di coinvolgere in questa direzione architetti, ingegneri, imprese, con
questo provvedimento si introduce una deregulation dannosa per il
settore e pericolosissima per la sicurezza degli edifici”.
Legambiente chiede pertanto alle Regioni di impedire l’attuazione di
questo decreto legge nei propri territori, lasciando l’obbligo della Dia
per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria; e di
favorire il recupero edilizio con semplificazioni vere per tutti gli
interventi di messa in sicurezza e di miglioramento energetico.
Critiche
al bonus per le eco-case
Anche il bonus fino a 7mila euro per l'acquisto di case ad alta
efficienza energetica, previsto nel provvedimento approvato dal Governo,
non entusiasma Legambiente: “Come segnale per il settore, sarebbe stato
meglio impegnarsi nel
prorogare gli
incentivi del 55% per il risparmio energetico e il solare termico,
che scadono nel 2010. Uno sconto di qualche migliaio di euro per
acquistare una casa ha, infatti, pochissimo senso, soprattutto se si
considera che gli edifici con queste caratteristiche sono rarissimi”.
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sezione dedicata al settore Energia
22 Marzo 2010 -
Commissione UE: ‘il nucleare non è una fonte rinnovabile’ - Per
raggiungere l’obiettivo del 17% da rinnovabili entro il 2020, l’Italia
dovrà importare energia solare o eolica
di Rossella Calabrese del 22/03/2010
Per raggiungere l’obiettivo europeo
del 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020, l’Italia sarà
costretta a comprare dall’estero energia da fonte solare o eolica. E non
potrà contare sul nucleare, dal momento che non è considerato una fonte
rinnovabile.
È
quanto emerge dalle
prime previsioni
sul raggiungimento del target europeo del 20% di energia da fonti verdi
entro il 2020, uno dei tre pilastri della strategia Ue contro il
cambiamento climatico, insieme all’obbligo di ridurre del 20% le
emissioni di CO2 e di aumentare del 20% l’efficienza energetica entro il
2020.
“Le prime stime ci confermano che la Ue nel suo
insieme riuscirà a raggiungere, e perfino a superare, l’obiettivo del
20%: è un segnale molto positivo che dimostra quanto gli Stati membri
prendano sul serio la politica a favore della rinnovabili”, ha detto
Marlene Holzner, portavoce del commissario Ue all’energia Gunther
Oettinger, come riportato dall’ANSA.
Secondo i calcoli della commissione Ue, con la
tendenza attuale, i 27 Stati membri arriveranno al 2020 con il 20,3% di
energia da fonti rinnovabili (sole, vento, biofuel e biomasse). Dodici
Stati (comprese Francia e Gran Bretagna) prevedono sia sufficiente la
propria produzione nazionale di rinnovabili, mentre altri dieci saranno
in grado di oltrepassare il loro target nazionale: tra questi, la Spagna
dovrebbe ‘sforare’ il 20% previsto, raggiungendo il 22,7% e la Germania
arriverà al 18,7%, contro il 18% prefissato; l’Austria potrebbe
addirittura arrivare al 34%.
Tra i Paesi che hanno, invece,
ipotizzato un deficit
di rinnovabili da coprire con le importazioni, anche da paesi terzi,
l’Italia è quella che ha il gap maggiore: 1,17 Mtep su circa 2 in
totale. Per questo motivo, insieme a Belgio, Lussemburgo, Danimarca e
Malta, dovremo acquistare energia verde da partner o da Paesi terzi (il
nostro Paese ha indicato Albania, Croazia, Montenegro, Svizzera e
Tunisia).
Nel conteggio delle energie verdi non è
calcolato il
nucleare:
“Non lo consideriamo una fonte rinnovabile”, ha precisato la Holzner.
“La politica della Commissione non è cambiata”, e continua a considerare
fonti rinnovabili solo quelle derivanti da sole, vento, biofuel e
biomasse.
“Senza un adeguato sistema di incentivi alla
produzione di energia da fonti rinnovabili e all’utilizzo di energia
verde per il riscaldamento residenziale e industriale, sarà davvero
difficile per l'Italia raggiungere gli obiettivi del 2020, cioè il
traguardo del 17% di produzione di energia rinnovabile. Attualmente,
l'energia rinnovabile copre appena il 7% dei consumi energetici totali
italiani.” Lo ha detto pochi giorni fa alla Reuters, a Milano,
Costantino Lato, responsabile dell’unità ingegneria della direzione
operativa del Gse.
“La direttiva consente il trasferimento o
l’importazione da altri Paesi”, ha spiegato la Holzner. “L’Italia ci ha
detto che non ce la può fare da sola, pertanto è autorizzata a comprare
energia rinnovabile, ad esempio dalla Germania, che registra un
surplus”. Il raggiungimento del target sull’energia da fonti rinnovabili
è diverso per ciascuno Stato, ma è vincolante per tutti. “Se qualcuno
non lo rispetterà - ha ricordato la portavoce - scatterà il ricorso alla
Corte di giustizia”. La Commissione Ue non ha competenze sul ‘mix
energetico’ e quindi non interferisce con le scelte di ciascuno Stato
membro. Entro il 30 giugno 2010 Ciascuno Stato membro dovrà
presentare alla Commissione il piano d’azione nazionale che illustri la
strategia scelta per raggiungere gli obiettivi del 2020. La Commissione
vigilerà sull’attuazione dei piani nazionali, e potrà, se necessario,
ricorrere alle procedure d’infrazione contro i Paesi inadempienti.
FONTE. Edilportale
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sezione dedicata al settore Energia
15 Marzo 2010 -
UE: l'Italia deve importare
energia “green”
Ma secondo il Presidente
dell'associazione Energie Future non conviene acquistare energia
dall'estero per rispettare gli impegni internazionali
Secondo il
rapporto della Commissione Europea sulle previsioni dei Paesi membri in
fatto di mitigazione del cambiamento climatico, l'Italia non riuscirà a
centrare gli obiettivi della Direttiva Europea e a produrre il 17% di
energia rinnovabile entro il 2020. Dovrà per forza acquistare quote di
energia rinnovabile da altri Paesi.
Il parere di Asso Energie Future
Il presidente di Asso Energie Future, Massimo Daniele Sapienza, non è
però di questo avviso: “è impensabile comprare all'estero l'elettricità
verde, quando l'Italia può produrne in abbondanza e addirittura
esportarne in altri Paesi”. Secondo le ricerche effettuate
dall'associazione, il settore rinnovabili italiano occupa 15.000
lavoratori e vanta 16 miliardi di euro di investimenti privati che hanno
permesso di raggiungere i 6 GW di potenza installata.
I costi dell'import
Secondo Asso Energie Future, lo sviluppo di una filiera porterebbe
l'occupazione a 200.000 posti di lavoro entro il 2020. Il Governo invece
continua ad acquistare energia dall'estero per oltre 4 milioni di
tonnellate di petrolio che equivalgono a 32GW di potenza installata da
solare e eolico. Una simile quantità di impianti in Italia permetterebbe
la formazione di ben più di 200.000 posti di lavoro e si eviterebbe la
spesa di importazione di 1,3 miliardi di euro a carico dei consumatori
finali.
La conclusione di Sapienza è stata: “è inutile impegnare tante risorse
per liberarsi dalla dipendenza dall'estero, se poi andiamo a comprare
fuori dai confini il minimo indispensabile per rispettare i nostri
impegni internazionali. È in gioco la sicurezza e l'autonomia energetica
del Paese”.
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12 Marzo 2010 -
Sviluppo del verde urbano: ok
al disegno di legge
Primo ok del Governo al
provvedimento. Obbligo per i Comuni di piantare un albero per ogni nato.
Il Consiglio dei Ministri di oggi ha approvato in via preliminare, su
proposta del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, un disegno
di legge per la promozione degli spazi verdi urbani e la “cultura del
verde”.
Quattro i campi sui quali interviene
il Ddl, che dovrà ora essere sottoposto al parere della Conferenza
Stato-Regioni. In primo luogo, spiega il ministro Prestigiacomo, “viene
istituita la 'Giornata
nazionale degli alberi' che
si svolgerà ogni
anno il 21 novembre
e che sostituisce la 'Festa degli Alberi', ormai desueta. Nella
'Giornata Nazionale degli Alberi' le istituzioni scolastiche cureranno,
in collaborazione con i Comuni e con il Corpo forestale dello Stato, la
messa a dimora di piantine, con particolare riferimento alle varietà
tradizionali dell’ambiente italiano e preferibilmente di provenienza
locale. Ogni anno la Giornata nazionale degli alberi sia intitolata ad
uno specifico tema di rilevante valore etico, culturale e sociale”.
Un
albero piantato per ogni nato
Inoltre, aggiunge il ministro, “il decreto punta a rendere effettivo per
i Comuni l’obbligo
di piantare un albero per ogni nato
modificando la normativa vigente e rendendola più cogente per i sindaci.
In particolare si abbreviano i tempi per la messa a dimora dell’albero
portandoli da 12 mesi a 30 giorni. Analogamente si stabilisce che entro
30 giorni dalla nascita del neonato il Comune informi la famiglia sul
luogo esatto in cui l’albero è stato piantato. Si impone quindi ai
Comuni di effettuare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge
un censimento degli alberi piantati nelle aree pubbliche. Due mesi prima
del termine del mandato il sindaco dovrà rendere pubblico il 'bilancio
arboricolo' del Comune, evidenziando il rapporto fra gli alberi piantati
all’inizio ed alla fine del ciclo amministrativo”.
Esenzione
dalla Tosap
Un altro intervento previsto dal decreto introduce una
ipotesi di esenzione dalla TOSAP
(Tassa
occupazione suolo pubblico) per le aiuole realizzate o da realizzare in
spazi adiacenti i pubblici esercizi. L’intervento si rende necessario a
fronte di interventi giurisdizionali che avevano assimilato le aiuole
realizzate dai privati al suolo pubblico occupato a fini commerciali
assoggettandole alla TOSAP.
Sponsorizzazione
Il decreto, infine, interviene sulla legge che disciplina i
contratti di
sponsorizzazione per le amministrazioni pubbliche:
fra le iniziative che possono essere sponsorizzate potranno rientrare
quelle finalizzate a favorire l’assorbimento delle emissioni di anidride
carbonica dall’atmosfera tramite l’incremento e la valorizzazione del
patrimonio arboreo delle città.
“Gli alberi – sottolinea
Prestigiacomo – non sono solo essenziali elementi di 'arredo' ecologico
per le nostre città ma anche grandi fornitori di 'servizi ambientali'.
Infatti un singolo albero è in grado di fornire abbastanza ossigeno per
10 persone e di assorbire, a seconda delle dimensioni, da 7 a 12
chilogrammi di emissioni di CO2 all’anno. Inoltre,
gli
alberi riducono l’inquinamento acustico e possono farci risparmiare sino
al 10 % del consumo energetico”.
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11 marzo 2010 -
…e ntisi le
ranocchiole cantare…
Sabato 13 marzo dalle 19e30 a Le Cesine una
serata dedicata a rane, rospi e raganelle, tra
pizzica e pittule.
Nell'anno della
biodiversità Le Cesine danno il via ad una serie di percorsi dedicati
alla conoscenza ed alla scoperta delle numerose varietà di forme viventi
che popolano le terre e le acque della Riserva.
Questa prima
esperienza è dedicata agli anfibi, animali così
spesso sottovalutati, ma, che riservano interessanti aspetti e che
ricoprono ruoli fondamentali negli ecosistemi ed è organizzata in
collaborazione con la Coop. Seges.
Partendo da un
verso famoso di una canzone , Lu rusciu de lu mare, in cui sono
proprio le rane ad essere padroni di una nottata vicino le Paludi, si
farà un viaggio per conoscere questa specie animale. Anfibi come
indicatori di cambiamenti climatici, come ad esempio l’anticipo
della riproduzione e della stessa deposizione delle uova, un indicatore
sensibile ed efficace, oltre che protagonista di racconti e leggende.
Anfibi sottoposte ad un processo di estinzione per una serie di motivi,
come l’impatto del traffico stradale.La sede stradale non è
l’unica minaccia per questi Anfibi. La conduzione agricola intensiva dei
terreni prospicienti i laghi, i prelievi idrici illeciti, l’abbandono di
rifiuti, gli incendi estivi, l’introduzione di specie alloctone e quant’altro,
si ripercuotono in modo drastico sul delicato ecosistema de Le Cesine,
gravando in particolar modo sulla stabilità di specie particolarmente
sensibili come gli Anfibi.
Il
problema di fondo è che l’uomo crede ancora di essere al di sopra di
tutto, di poter “controllare l’incontrollabile”, ignorando che
l’estinzione di una specie si ripercuote inevitabilmente sulla stabilità
dell’ecosistema di cui questa fa parte e che lo sconvolgimento degli
ecosistemi mette a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza. Ogni anno
migliaia di specie scompaiono per causa nostra, la perdita di
biodiversità è una delle maggiori tragedie scaturite dal moderno
rapporto uomo-natura. Siamo arrivati molto tempo dopo, con arroganza
abbiamo occupato i loro territori, relegandoli in angoli sempre
piùpiccolii, abbiamo avvelenato i loro habitat, abbiamo bloccato le
loro vie di spostamento con barriere insormontabili, li abbiamo
costretti a condividere i loro habitat con pericolosi animali esotici.
Non pensate che siamo in debito con loro?
La serata,
dopo un giro a cercare anfibi, anche tra miti e leggende, tra letture e
racconti, continuerà presso la Masseria Le Cesine con “pittule e mieru”
alla riscoperta delle tradizioni culinarie salentine che culmineranno
con la danze e la pizzica dei Lingatere e la voce di Rachele Andrioli.
Info e
prenotazioni al 329.8315714 o
www.riservalecesine.it
Vernole
(Masseria Cesine),11 marzo 2010
Info
Comunicato: 348.7203061 c.annicchiarico@wwf.it
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dedicata all'Oasi Le Cesine
10
Marzo 2010 -
Nucleare: in Gazzetta
il decreto per la costruzione delle centrali - Il Ministro dello
Sviluppo Economico Claudio Scajola: al via entro il 2013 i lavori per la
realizzazione del primo impianto
È stato pubblicato in Gazzetta
Ufficiale il Decreto Legislativo n. 31 del 15 febbraio 2010 che
disciplina la costruzione delle centrali nucleari nel territorio
italiano.
Norme correlate
Decreto Legislativo 15/02/ 2010 n. 31
Disciplina della localizzazione,
della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di
impianti ..
Legge dello Stato 23/07/ 2009 n. 99
Disposizioni per lo sviluppo e
l'internazionalizzazione delle imprese, nonche' in materia di energia ..
Il
provvedimento, che entrerà in vigore il 23 marzo prossimo, detta le
regole per la localizzazione, la realizzazione e l’esercizio delle
centrali nucleari e dei depositi delle scorie radioattive, per le misure
compensative e le campagne informative al pubblico.
Due giorni fa, da Parigi, dove ha partecipato
alla conferenza internazionale sull’accesso al nucleare civile, il
Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola ha dichiarato che
“il programma nucleare italiano procede nei tempi previsti. Il Governo
sta creando le condizioni necessarie affinchè le imprese possano avviare
i lavori per la costruzione della prima centrale nucleare entro il
2013”.
“L’energia nucleare rappresenta una fonte
energetica disponibile su vasta scala e competitiva, che consente ai
Paesi di diversificare gli approvvigionamenti energetici e di contenere
la dipendenza dai combustibili fossili, i cui prezzi sono instabili e
poco prevedibili. Il nostro obiettivo di lungo periodo - ha concluso il
Ministro - è il riequilibro del sistema di generazione elettrica:
puntiamo, infatti, ad un mix composto dal 25% di nucleare, 25% di fonti
rinnovabili, 50% di combustibili fossili”.
Il Dlgs 31/2010 stabilisce che per la
costruzione e la messa in esercizio delle centrali atomiche è necessaria
un’autorizzazione unica rilasciata all’operatore dal Ministro
dello Sviluppo Economico, d’intesa con la Conferenza Unificata e di
concerto con gli altri Ministri, e definisce i requisiti degli operatori
che eserciteranno l’attività nucleare, e la procedura che essi devono
seguire per presentare i progetti per lo sviluppo di impianti.
Entro tre mesi dall’entrata in vigore del
decreto (quindi entro il 23 giugno 2010) dovrà essere messo a punto un
documento programmatico contenente gli obiettivi strategici in
materia nucleare, l’indicazione della potenza complessiva delle centrali
e i tempi di costruzione e messa in esercizio.
Entro fine luglio 2010, l’Agenzia per la
sicurezza nucleare (ASN), con il contributo di IPSRA, ENEA e delle
Università, proporrà i parametri esplicativi dei criteri tecnici per
individuare le aree idonee alla localizzazione delle centrali; un
mese dopo (fine agosto 2010) il Ministero dello Sviluppo Economico, di
concerto con gli altri Ministeri (Ambiente, Infrastrutture, Beni
culturali), sulla base della proposta dell’ASN, definirà i criteri per
la localizzazione degli impianti e li renderà noti attraverso i siti web
dei Ministeri e i quotidiani per avviare una fase di consultazione
pubblica che durerà due mesi (fine ottobre 2010). Trenta giorni dopo il
termine della consultazione (fine novembre 2010) sarà emanato il decreto
con i parametri definitivi utili ad individuare le aree nella quali
localizzare le centrali.
Tali parametri, insieme con la strategia
nucleare, saranno sottoposti a Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Gli esiti della VAS comporteranno l’adeguamento della Strategia
nucleare. Entro tre mesi dalla pubblicazione degli adeguamenti della
Strategia nucleare, gli operatori potranno avviare il procedimento di
autorizzazione unica, presentando al MSE l’istanza di certificazione
del sito sul quale intendono insediare la centrale atomica. L’istanza
dovrà contenere l’indicazione puntuale del sito, il progetto preliminare
dell’impianto, le indagine tecniche, la valutazione di sicurezza e degli
effetti ambientali, ecc.
A questo punto entrano in gioco le Regioni,
le quali dovranno esprimersi sui progetti, secondo una procedura e una
tempistica molto articolata (artt. 11 e 12 del Dlgs 31/2010), al termine
della quale l’operatore potrà richiedere l’autorizzazione unica,
contenente il progetto definitivo della centrale, lo studio di impatto
ambientale, il modello operativo per la gestione e lo studio di
disattivazione dell’impianto. Al termine di una complessa procedura,
sarà rilasciata l’autorizzazione unica.
Gli articoli successivi illustrano gli obblighi
e le responsabilità degli operatori titolari dell’autorizzazione che
riguardano, oltre alle centrali, anche i depositi dei rifiuti
radioattivi.
Alla disattivazione degli impianti
provvederà la Sogin SpA, la società con unico socio il ministero
dell'Economia e delle Finanze, con risorse provenienti dal Fondo per il
decommissioning alimentato dagli operatori che hanno gestito le
centrali.
Ai cittadini residenti, agli enti locali e alle
imprese operanti nei territori circostanti alle centrali saranno
riconosciuti benefici economici a carico dell’operatore
che ottiene l’autorizzazioneunica: - dall’inizio dei lavori ammonterà a
3.000 euro/MW all’anno, fino a 1.600 MW realizzati nel sito, più un
incremento del 20% per l’eventuale potenza eccedente installata; -
dall’entrata in esercizio sarà corrisposto ogni trimestre un beneficio
di 0,4 euro/MWh di energia prodotta e immessa in rete.
Il 10% dei benefici relativi al periodo di
costruzione dell’impianto è destinato alla/e Provincia/e, il 55% al
Comune nel quale sorge la centrale e il 35% ai Comuni ricadenti in
un’area di 20 km intorno alla centrale (o 10 km per gli impianti di
produzione di combustibile nucleare). Quest’ultimo 35% è suddiviso tra i
Comuni in base alla superficie e alla popolazione residente. I benefici
alle persone e alle imprese saranno corrisposti attraverso la riduzione
della spesa energetica e di Tarsu, Irpef, Ires e Ici.
È,
infine, prevista la realizzazione di un Deposito nazionale per lo
smaltimento definitivo delle scorie radioattive e di un Parco
tecnologico.
FONTE: Edilportale/normativa
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Marzo 2010 -
Nel residenziale spreco
energetico da 8 mld di euro l'anno
Nel settore residenziale il costo annuo
dello spreco energetico è di oltre 8 miliardi di euro, l’equivalente
di una finanziaria, che si ripete puntualmente ogni anno. Lo
rivela il VI rapporto annuale “Strategie e scelte quotidiane per la
sicurezza energetica”, realizzato dal Consiglio nazionale dei periti
industriali (Cnpi) in collaborazione con il Censis e presentato a
Roma. Per Giuseppe Jogna, presidente del Cnpi, “questa tassa
da nessuno voluta, ma da tutti pagata, potrebbe essere drasticamente
ridotta se finalmente si adottassero procedure accurate per la
progettazione delle opere, per i collaudi e per la diagnosi e la
certificazione energetica degli edifici”. È necessario quindi un
deciso cambio di mentalità: “La normativa regolamentare sul
risparmio energetico – aggiunge Jogna - negli ultimi anni ha
trascurato completamente il ruolo della diagnosi energetica e ha
sottovalutato l’importanza della progettazione esperta. Stupisce allora
la tranquillità di fronte a questi sprechi e le grandi preoccupazioni
manifestati per i presunti costi di progettazione. Forse qualcuno
dimentica che il costo della qualità è enormemente inferiore al costo
degli sprechi”.
Secondo l'indagine, commissionata dal
Cnpi al Censis, nel breve periodo occorre intervenire sul risparmio
energetico realizzato attraverso l’attribuzione di maggiore efficienza
agli impianti esistenti. Il Censis, sulla base di dati forniti dai
periti industriali, stima che un immobile di 100 mq, che all’acquisto
presenti un impianto energetico tradizionale, quindi ricadente nella
classificazione tradizionale E/D, adottando un impianto di classe B/A,
aumenterebbe il suo valore del 20%. Se poi venissero effettuati
in tale immobile interventi estesi e radicali di risparmio energetico,
fino a prefigurare un consumo energetico nullo, il valore potrebbe
aumentare del 50%. Secondo uno studio effettuato dall’Enea, gli
effetti di un intervento sul 35% del patrimonio edilizio costituito da
uffici direzionali e scuole, sarebbero 150.000 nuovi posti di lavoro
nella sola fase di cantiere e un impatto complessivo sull’economia di
circa 28 mld di euro, mentre, a fronte di un investimento di circa 8 mld
di euro, si otterrebbe un risparmio annuo sulla bolletta petrolifera
di circa 450 mln di euro.
Quanto alle fonti rinnovabili (idrico, eolico, solare,
geotermica, biomasse) l'indagine Cnpi-Censis evidenzia come nel
quinquennio 2003-2007 la loro produzione lorda è cresciuta del 3%
e il consumo legato a fonti rinnovabili è salito del 10%. Solo il 14,2%
della produzione di energia elettrica deriva dalle rinnovabili, il 13,6%
dall'importazione netta e 72,2% dalla produzione tradizionale. Oltre ai
dati negativi, il rapporto evidenzia anche l'esistenza di margini di
miglioramento rispetto agli sprechi energetici: gli italiani e i giovani
dai 18 ai 30 anni mostrano di essere abbastanza responsabili nei loro
comportamenti che hanno un riflesso diretto o indiretto negli sprechi di
energia. L'uso di materiali riciclati (72,4%), la raccolta differenziata
dei rifiuti (85,2%), l'uso della doccia piuttosto che del bagno in vasca
(69,3%) sono solo alcuni esempi di consapevolezza energetica dei
giovani italiani, che assumono sotto questo profilo comportamenti del
tutto virtuosi. (Fonte:
www.energymanager.net)
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3 Marzo 2010 -
Idrogeno da fonti rinnovabili:
arriva la firma del protocollo di intesa tra Regione Puglia -Fondazione
H2U, l’ Università dell’Idrogeno
La sperimentazione sarà finalizzata
alla costruzione e messa in esercizio della rete pugliese di
distributori ad idrogeno e miscela metano-idrogeno.
Giovedì 4 Marzo alle ore 12 e 30, presso la Presidenza della Regione
Puglia (Lungomare Nazario Sauro, 33 Bari), verrà sottoscritto un
Protocollo d’Intesa tra Regione Puglia e Fondazione “H2U The Hydrogen
University di Monopoli”, per la sperimentazione e la realizzazione in
Puglia di progetti legati all’utilizzo di idrogeno prodotto da fonti
rinnovabili, così come previsto da una delibera approvata dalla Giunta
Regionale il 10 Febbraio scorso.
A porre la firma al documento saranno il Presidente
della Regione Puglia e il Presidente della Fondazione Nicola Conenna. Il
protocollo, della durata di tre anni, prevede la realizzazione, da parte
della Fondazione “H2U The Hydrogen University, di un “Master Plan
dell’economia dell’idrogeno in Puglia” e l’organizzazione annuale di una
“Conferenza Internazionale Euromediterranea sulla mobilità a idrogeno” e
più in generale sull’economia dell’idrogeno.
La sperimentazione sarà finalizzata alla
costruzione e messa in esercizio della rete pugliese di distributori ad
idrogeno e miscela metano-idrogeno, a partire dalle aree ad elevato
rischio di crisi industriale, come Brindisi e Taranto, e dall’area
metropolitana del capoluogo regionale Bari. “Il protocollo d’intesa con
la Regione Puglia- dichiara il presidente della Fondazione “H2U The
Hydrogen University di Monopoli Nicola Conenna - pone le basi per la
sperimentazione dell’economia dell’idrogeno nella regione in anteprima
mondiale, in un delicato momento in cui la Conferenza di Copenhagen
mostra il suo totale fallimento con le dimissioni del Direttore ONU Yvo
de Boer, responsabile per il clima, e in Italia in centinaia di Comuni
la nocività da emissioni veicolari suggerisce misure drastiche di
limitazione del traffico automobilistico. La Regione Puglia con questo
accordo mostra di voler puntare sullo sviluppo di tecnologie innovative
ad emissioni zero. E’ il nostro obiettivo ed inizieremo subito il lavoro
coinvolgendo le Università pugliesi e il sistema delle imprese”.
(fonte: www.sudnews.it)
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1 Marzo 2010 -
Anche
la Puglia al Tavolo Nazionale per l’Idrogeno. Primo incontro in Italia per definire una
strategia di utilizzo dell'idrogeno a costi sostenibili.
Giovedì scorso (25febbr2010), in
seguito a un accordo raggiunto a margine di un incontro tra la Regione
Abruzzo, i rappresentanti di HyRamp (Associazione di Comuni e
Regioni Europee per l'idrogeno), di 7 regioni italiane e 4 Stati europei
e del Ministero per lo Sviluppo Economico, è stato costituito il
Tavolo nazionale sull'Idrogeno.
Il suo obiettivo è portare avanti il
progetto per l'utilizzo dell'idrogeno nella mobilità urbana. Si tratta
di un accordo di Programma che ha seguito un percorso di concertazione e
confronto tra i diversi soggetti pubblici e privati, grazie al quale è
stata focalizzata l'attenzione sulle criticità e sugli ostacoli reali
che impediscono, in tempi brevi, alla filiera idrogeno nella mobilità di
decollare, in particolare per quanto riguarda le procedure di
omologazione, i collaudi, la rete di distribuzione, e soprattutto la
normativa ad hoc da predisporre.
Miscela idrogeno-metano
Giovedì si è tenuto il primo incontro pubblico in Abruzzo e il primo in
Italia, per condividere una strategia per lo start up dell'idrogeno a
costi sostenibili, che consenta di utilizzare questo prezioso
elemento chimico in modo efficace ed efficiente. La Regione Abruzzo (uno
dei soci fondatori di HyRamp, sorta nel 2007, ed oggi con una
precisa competenza sulla materia delegatagli dalla Commissione Europea)
è d'accordo con la maggior parte delle regioni presenti al Tavolo
tecnico - Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Veneto, Piemonte, Lombardia,
Marche - su un primo esempio di applicazione che prevede la miscela
idrogeno-metano, quest'ultimo già molto distribuito in Italia.
I vantaggi
I vantaggi sarebbero notevoli: all'azzeramento dell'inquinamento, in
quanto si emetterebbero vapori di acqua pura, al miglioramento delle
prestazioni del motore delle macchine. Già si dispone di macchine-prova
a miscela idrogeno-metano – ha sottolineato il rappresentante della
Regione Lombardia - e i costi di trasformazione delle macchine sarebbero
bassi. (fonte: Casa&Clima
www.casaeclima.com )
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26
Febbraio 2010 -
UE: ottime previsioni in vista del 2020.
Gli
obiettivi del 20-20-20 sono praticamente cosa fatta per 21 Stati Membri,
Italia esclusa.
L'Unione Europea raggiungerà
l'obiettivo del 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020.
Secondo un'analisi dell'European Wind Energy Association (EWEA), 21
Stati membri sono già sulla buona strada per centrare l'obiettivo e 13
di questi dovrebbero addirittura superarlo di un poco. Solo sei
non riusciranno a raggiungerlo, anche se due di questi assicurano che,
con le nuove iniziative nazionali in programma, dovrebbero recuperare lo
svantaggio. Nessuno dei sei, comunque, si aspetta di rimanere oltre
l'1%- al di sotto del loro obiettivo.
Spagna a testa alta, Italia fanalino di coda
In prima fila c'è la Spagna che pensa di poter raggiungere il 22,7%
(+2,7%) da rinnovabili entro il 2020. A seguire vengono Germania, con un
+0,7% sul proprio target, oltre a Estonia, Grecia, Irlanda, Polonia,
Slovacchia e Svezia, le quali dovrebbero tutte superare i propri
obiettivi. Tra quelli che invece non raggiungeranno la soglia del 20%
c'è anche l'Italia, insieme a Belgio, Lussemburgo, Malta, Bulgaria e
Danimarca. Addirittura l'Italia è quella con la probabilità più bassa
di centrare l'obiettivo, ma nessuno
di questi sei si aspetta di essere oltre l'1% l di sotto della loro
soglia.
Cambio di rotta
“L'Europa ha assistito a un cambiamento di rotta, dalla direttiva sulle
energie rinnovabili 2008 si è concordato, come molti paesi trovino
difficile raggiungere le loro quote mentre ora la maggior parte delle
previsioni soddisfano o superano gli obiettivi nazionali”, ha dichiarato
Justin Wilkes , Direttore di EWEA. “I documenti danno un chiaro segnale
alla Commissione europea che potrebbe facilitare l'attuazione della
direttiva sulle energie rinnovabili”.
Secondo Christine Lins, Segretario Generale della
European Renewable Energy Council: “La netta maggioranza di Stati membri
dell'Unione Europea riconosce i benefici economici, ambientali e sociali
del promuovere una vasta gamma di tecnologie energetiche rinnovabili a
livello nazionale, e questo si riflette sulle previsioni sviluppate
dall'EWEA”.
(fonte: Casa&Clima
www.casaeclima.com )
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25 febbraio 2010 -
A UN MESE DALLE ELEZIONI
REGIONALI 2010 WWF AI CANDIDATI: “RICOMINCIARE
DALLA ‘A’ DI AMBIENTE” IL DECALOGO DELLE
RICHIESTE E LA MAPPA DELLE EMERGENZE AMBIENTALI DAL NORD AL SUD DEL
PAESE NELL’ANNO DELLA BIODIVERSITA’
Quanto ‘pesa’ il fattore A di ambiente nelle politiche dei futuri
governatori regionali? Lo chiede il WWF Italia che da oggi in
tutte le sezioni
regionali vede l’associazione al lavoro per presentare nelle 13
regioni che vanno al voto le proprie proposte ai candidati governatori
degli opposti schieramenti sulle emergenze ambientali e sul ruolo che le
Regioni possono svolgere per fare in modo che nella nuova legislatura ci
siano segnali chiari di un impegno concreto in difesa dell’ambiente, del
paesaggio, del territorio. Dalle richieste specifiche emerge, infatti,
un “Decalogo dell’Ambiente” con temi comuni a tutto il territorio
e una “Mappa delle emergenze ambientali” di ciascuna regione come
il recupero di cave, l’istituzione di parchi, interventi strutturali per
il trasporto, la revisione di opere a forte impatto ambientale, piani di
azione per la biodiversità, permessi di estrazione petrolifera,
normative specifiche sulla tutela delle coste, impianti di recupero
rifiuti, etc.
“Mai come in questo momento di ripetute crisi
ambientali è fondamentale il ruolo delle Regioni– ha dichiarato
Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia – Eppure c’è ancora una
sproporzione tra le competenze attribuite alle Regioni in materia
ambientale e le risorse messe a disposizione. Infatti queste spendono
oggi per l’ambiente in media 75 euro l’anno pro capite, una cifra che
complessivamente è pari a solo lo 0,31 per cento del PIL (poco più
di 2,4 miliardi di euro: il 64% destinato alla difesa dell’ambiente, il
36% a gestire le risorse naturali, fonte ISTAT). Eppure il Titolo V
della Costituzione, pur riservando la tutela dell’ambiente alla
competenza esclusiva dello Stato, vede un importante ruolo delle
Regioni nella materia concorrente del governo del territorio, tutela del
paesaggio, gestione delle aree protette regionali e della Rete Natura
2000, oltre che in settori economici tradizionali, quali quelli
industriale, agricolo e turistico. Il nostro appello, lanciato
proprio nell’Anno della Biodiversità è di investire nella difesa della
natura, ripartendo da un tema che accomuna tutti i cittadini, perché
salvare l’ambiente vuol dire tutela della salute, , investimenti per
lanciare seriamente la green-economy, futuro garantito alle nuove
generazioni”.
Nel “DECALOGO DELL’AMBIENTE” vengono declinate le
tematiche comuni a tutte le Regioni su cui il WWF chiede precisi
impegni:
1.
tutelare la ricchezza naturale delle regioni,
predisponendo Piani d’azione regionali e inserendo la tutela della
biodiversità nella pianificazione territoriale e nei programmi operativi
economico-finanziari;
2. perseguire l’Obiettivo: consumo del suolo “zero”,
prevedendo che i nuovi piani paesistici contengano obiettivi chiari e
misurabili di riduzione progressiva e significativa del consumo del
suolo (favorito da interventi estemporanei, da abbandonare, come il c.d.
Piano Casa);
3. pianificare per prevenire il dissesto idrogeologico,
adottando Piani di tutela delle acque in linea con l’Europa che facciano
decollare la gestione dei Distretti idrografici per contrastare il
rischio idrogeologico e conseguire il traguardo del “buono stato
ecologico di laghi e fiumi”;
4.
far respirare i territori assediati dal traffico, inserendo nei
Piani regionali dei trasporti obiettivi espliciti di riduzione delle
emissioni di Co2, di rientro nei limiti per l’inquinamento dell’aria (in
particolare per quanto riguarda NO2 e di PM10) e
di riduzione del rumore e non prevedendo la costruzione di nuove
autostrade;
5.
predisporre l’alternativa al nucleare, adeguando i Piani
energetici regionali ai nuovi obiettivi internazionali di riduzione dei
gas serra (-30% entro il 2020 e -80% entro il 2050, rispetto ai livelli
del 1990) attraverso il risparmio, l’efficienza energetica e le fonti
rinnovabili e contrastando qualsiasi realizzazione/riconversione di
impianti a carbone, nonché la costruzione di centrali nucleari,
assolutamente inutili, dannose ed economicamente insostenibili;
6.
contribuire alla lotta sui cambiamenti climatici, elaborando
Piani strategici regionali che fissino obiettivi per la riduzione di
Co2 in tutti i settori (in particolare quelli non sottoposti all’emission
trading: trasporti, settore civile, agricoltura) e linee d’azione per
l’adattamento ai cambiamenti climatici;
7.
premiare chi riduce i rifiuti, redigendo i Programmi di
prevenzione dei rifiuti richiesti dalla Commissione Europea e
perseguendo l’obiettivo di riduzione dei rifiuti, anche sollecitando i
Comuni ad usare virtuosamente la leva fiscale con il passaggio dalle
tasse attuali a tariffe premianti per chi adotta comportamenti virtuosi;
8.
consolidare la rete delle aree protette, sviluppando una rete di
aree protette, collegate alla Rete Natura 2000 (tutelata dall’Europa)
basata sull’efficienza e l’efficacia degli interventi programmati e
pianificati;
9. contrastare la caccia selvaggia,
non promuovendo modifiche peggiorative alla legge quadro sulla caccia
(come stabilito dalla Conferenza delle Regioni), contenendo la pressione
venatoria e non derogando dall’elenco delle specie cacciabili stabilito
dall’Europa;
10.
educare all’ambiente, rafforzando il Sistema INFEA (Informazione,
Formazione, Educazione Ambientale) e integrandolo con le attività
educative delle scuole e le attività di formazione.
La “MAPPA DELLE EMERGENZE AMBIENTALI” (in allegato le
richieste nelle 13 regioni) riassume gli impegni prioritari contenuti
negli articolati documenti che le Sezioni regionali del WWF
sottoporranno alla valutazione dei candidati governatori. Numerose le
richieste di revisione delle politiche, ma anche gli impegni positivi
per costruire il futuro elaborate dalle Sezioni regionali del WWF.
Ed
ecco che nel Nord Italia il WWF chiede, ad esempio: in Veneto,
il radicale ridimensionamento del Piano regionale dell’attività di cava
e il blocco del progetto della mega-discarica di amianto (la più grande
d'Europa con ben 500.000 mc di asbesto stoccati in 9 ettari) prevista in
una cava a sud di Roverchiara (Vr), zona umida vincolata dalla Regione
e, nel contempo, l’istituzione dei parchi regionali della Laguna di
Venezia e del Monte Baldo; in Lombardia, il blocco della terza
pista dell’aeroporto di Malpensa, scalo situato all’interno del parco
regionale del Ticino (visto il calo dei passeggeri da 24 a 19 mln
l’anno) e interventi concreti per il miglioramento della qualità
dell’aria (attraverso il contenimento della circolazione di auto e
furgoni diesel senza Filtro Anti Particolato - FAP - e introducendo
pedaggi autostradali proporzionali all'inquinamento del singolo mezzo e
alle fasce orarie di maggior congestione) e, nel contempo, l’adozione
delle misure supplementari per tutelare il Po indicate nel Piano di
gestione idrografico padano; in Piemonte, dare la priorità agli
interventi sul nodo ferroviario di Torino e sul Servizio ferroviario
metropolitano, invece di perseguire l’obiettivo di una inutile nuova
linea ad AV Torino-Lione, e nel contempo arrivare a tutelare il
biocorridoio Alpi-Appennino, creando una grande area transfrontaliera
per la tutela della biodiversità, in accordo con il parco nazionale
francese del Mercantour.
Nel Centro Italia il WWF chiede, ad esempio: in Toscana,
la razionalizzazione degli interventi infrastrutturali puntando
sull’aeroporto di Pisa invece che sugli scali minori di Peretola e
Ampugnano e sul potenziamento a 4 corsie della SS1 Aurelia tra Rosignano
e Civitavecchia invece che sull’Autostrada Tirrenica, e, nel contempo,
procedere all’approvazione portare a compimento il lavoro sul Piano
d’azione sulla biodiversità, che farebbe della Regione Toscana la prima
amministrazione regionale in Italia che si dota di uno strumento
attuativo in linea con la Convenzione internazionale della Biodiversità
(CBD); nel Lazio, un ripensamento su quegli interventi
infrastrutturali che, se realizzati, avranno un pesante impatto sul
paesaggio, su aree sottoposte a vincoli naturalistici, culturali,
archeologici e idrogeologici quali il Corridoio intermodale Roma-Latina,
l’aeroporto ed il porto di Fiumicino e, nel contempo, concludere al più
presto la fase istruttoria e procedere alla definitiva approvazione del
Piano Territoriale Paesistico Regionale.
Nel
Sud Italia il WWF chiede, ad esempio: in Basilicata, di
sospendere la concessione di ulteriori permessi di ricerca ed estrazione
petrolifera e avviare immediatamente il monitoraggio ambientale della
Val d’Agri, a tutela della salute dei cittadini e del parco nazionale
dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese, e, nel contempo,
l’istituzione del parco regionale dei Calanchi; in Calabria, la
conferma della fuoriuscita della Regione dalla Stretto di Messina SpA e
dell’opposizione al ponte sullo Stretto di Messina e, nel contempo,
maggiore tutela per il territorio con l’immediata attuazione degli
interventi previsti nel Piano di difesa del suolo della Regione e
l’approvazione di una legge di tutela integrale delle coste; in
Puglia, l’approvazione di piani per affrontare e risolvere le
criticità ambientali relative agli insediamenti industriali di
Brindisi-Cerano e Taranto-Ilva e, nel contempo, costituire un sistema
informatizzato in rete con le Province e gli Enti gestori delle aree
naturali protette per la pianificazione e la corretta gestione integrata
dei Siti Natura e della aree protette.
Roma,
25 febbraio 2010
Ufficio stampa
WWF Italia – 06-84497.377, 213, 265, 463
Sito WWF:
www.wwf.it
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LE PROPOSTE DEL WWF PUGLIA PER LE ELEZIONI REGIONALI DEL 2010
25 febbraio 2010 -
Alla Riserva “Le
Cesine” “Darwin Day 2010”
Darwin
e Leonardo, due geni tra biodiversità e tecnica domenica 28 febbraio
Domenica 28
febbraio dalle 9e30 il “Darwin Day” un viaggio particolare a Le Cesine,
tra le Teorie di Darwin e le Macchine di Leonardo al Castello di Acaya.
Si apre così il programma della iniziative del 2010 organizzate nella
Riserva dello Stato Le Cesine, con la collaborazione della neonata
Coop. Seges che proprio nella Masseria Cesine, sede della Riserva,
muove i suoi primi passi.
Il Darwin Day è una celebrazione in onore di
Charles Darwin che si tiene in occasione dell'anniversario della sua
nascita, il
12 febbraio. Questa tradizione è nata inizialmente in
Inghilterra e negli
Stati Uniti immediatamente dopo la morte di Darwin stesso nel
1882 e continua tutt'oggi in tutto il mondo .I Darwin Day, divenuti
occasione per difendere l'impresa scientifica attraverso i valori del
razionalismo e della laicità.
Charles Darwin
e Leonard Da Vinci la biodiversità nel loro modo di pensare, di
ricercare, di costruire.
Una giornata
all'insegna della diversità come fonte di genialità; un confronto tra
due personaggi che hanno fatto dell'originalità delle loro idee la
natura della loro meritata fama.
Una giornata che
prevede un programma diviso in due parti la mattinata a Le Cesine con
Darwin e il pomeriggio con un viaggio a ritroso nel tempo per
raggiungere il Castello di Acaya e Leonardo.
La possibilità
di fare un breve viaggio "insieme" a Darwin, per provare a guardare dal
suo punto di vista e rivivere la sua meraviglia nell'osservare quelle
piccole o grandi differenze che lo spinsero a capire il segreto nascosto
dietro la sua famosa teoria dell'evoluzione. Il genio, l'evoluzione e
l'osservazione si intersecano per suggerire un nuovo punto di vista più
sostenibile, originale, biodiverso nell’anno, il 2010, che l’ONU ha
dedicato alla Biodiversità.
Ma dove può
arrivare il genio dell’uomo che sfrutta, in modo sostenibile, la forza
della Natura e le elementari leggi della fisica ce lo spiega Giuseppe
Manisco, ideatore della mostra “le macchine di Leonardo”ed autore
delle macchine stesse, il quale accompagnerà i partecipanti al Castello
di Acaya dove, le macchine, sono esposte da alcuni mesi.
Vernole
(Masseria Cesine), 25 febbraio 2010
Info comunicato: tel 348.7203061
email: c:annicchiarico@wwf.it
allegato: locandina della
manifestazionen “Darwin day 2010”
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dedicata all'Oasi Le Cesine
Progetto MIUR – WWF 2010 “Scuole BioDiverse”
Nell’ambito delle iniziative per l’ANNO
DELLA BIODIVERSITA', l’Associazione WWF Salento segnala
all’attenzione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti il progetto
MIUR-WWF “Scuole Biodiverse” indirizzato a tutte le scuole dell’Infanzia
e del I ciclo d’istruzione. Il progetto propone alle Istituzioni
scolastiche di riflettere sul tema della biodiversità, progettando
percorsi trasversali in grado di mettere in evidenza la natura
interdisciplinare della tematica. Per la realizzazione del progetto il
WWF fornirà alle classi che vi aderiranno materiale
informativo-didattico ed il supporto degli educatori dell’Associazione.
Per informazioni consultare il sito MIUR:
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2009/prot12817_09.shtml
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Educazione
22 Febbraio 2010
-
Rinnovabili: chiesto il ripristino dell’obbligo per i
nuovi edifici
Le
associazioni del settore chiedono alla Camera di annullare il rinvio al
2011 dell'obbligo previsto dalla Finanziaria 2008. Il Comitato di
Indirizzo di 16 Associazioni ambientaliste e del settore delle
rinnovabili (Aiel, Anest, Anev, Aper, Assolterm, Assosolare,
Federpern, Fiper, Gifi, Greenpeace Italia, Gses, Ises Italia, Itabia,
Kyoto Club, Legambiente e WWF) ha espresso la sua
contrarietà alla nuova proroga dell'obbligo delle energie rinnovabili
nei nuovi edifici.
Ricordiamo che
l’obbligo dell'integrazione delle fonti alternative nella realizzazione
dei nuovi edifici e nei fabbricati industriali, era stato introdotto con
l’articolo 1, comma 289 della Finanziaria 2008. Già
prorogato al 1° gennaio 2010 con la legge 14/2009, è stato ulteriormente
spostato al 1° gennaio 2011 con il maxi-emendamento al Dl 194/2009 “Milleproroghe”,
approvato dal Senato l'11 febbraio 2010.
Chiesto
l'annullamento della proroga
In una lettera il
Comitato di Indirizzo chiede alla Camera dei Deputati e al suo
Presidente on. Gianfranco Fini di annullare la nuova proroga, in modo
tale che nell’esame del Dl 194/2009 “Milleproroghe” venga ripristinato
il contenuto dell’articolo 1, comma 289 della Finanziaria 2008 a partire
dal 1 gennaio 2010.
Art.
1, comma 289 della Finanziaria 2008
L'articolo in
questione, modificando l'articolo 4, comma 1-bis del Testo unico
dell'edilizia (Dpr 380/2001), stabilisce che “A decorrere dal 1
gennaio 2009, ai fini del rilascio del permesso di costruire, deve
essere prevista, per gli edifici di nuova costruzione, l’installazione
di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili,
in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 1 kW
per ciascuna unità abitativa, compatibilmente con la realizzabilità
tecnica dell’intervento. Per i fabbricati industriali, di estensione
superficiale non inferiore a 100 metri quadrati, la produzione
energetica minima è di 5 kW”.
Le
conseguenze del rinvio
Il rinvio
dell'obbligo, avvertono le associazioni, comporterà “un grave danno al
nostro Paese, non solo per le sanzioni a cui dovremo fare fronte, ma in
particolare per la battuta d’arresto inflitta a quelle forme di sviluppo
economico-sociale sostenibili che il settore delle fonti rinnovabili e
della green economy in generale sta perseguendo (al 2020, creazione di
almeno 250.000 nuovi posti di lavoro diretti e indiretti nel settore e
contributo all’incremento del PIL superiore all’1,5%)”.
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settore Energia
18 Febbraio 2010
-
WWF: E’ INIZIATO IL ‘TAM TAM’ PER “L’ORA DELLA TERRA” 27 MARZO ore 20,30
IL PIANETA RESTA SPENTO PER UN’ORA A cinque settimane dall’evento
centinaia di città sono già pronte a spegnere i monumenti più
rappresentativi.
Sul sito del WWF www.wwf.it tutti gli strumenti per aderire e ‘far’
aderire all’evento Mancano 38 giorni ma per l’Earth Hour – l’Ora della
Terra, il 27 marzo alle ore 20.30, è già certo che si spegneranno
migliaia di città di 80 paesi in tutto il mondo. Milioni di persone ai
poli opposti del Pianeta, uniti in un coro per il 4° anno consecutivo,
spegnendo le luci per un’ora, diranno in un gesto che stili di vita
all’insegna del risparmio energetico e dell’efficienza sono a portata di
mano.
Sono tutti invitati a partecipare cittadini, comunità, città grandi e
piccole, aziende, istituzioni, per ricordare che vincere il
riscaldamento globale è una sfida non procrastinabile. Sul sito del WWF
da oggi si possono trovare tutte le informazioni sull’evento. L’invito è
quello di partecipare e di aiutare il WWF nel ‘passa-parola’ diffondendo
il più possibile la convocazione. A tutti coloro che segnaleranno la
propria adesione all’Ora della Terra su www.wwf.it verrà inviato lo
sfondo per il proprio pc realizzato appositamente per l’iniziativa di
quest’anno.
Tra le città che hanno confermato ad oggi la loro adesione ci sono
Singapore, Mosca, Atene, Città del Capo, Bruxelles, Dallas, Hong Kong,
Suva, Tel Aviv, Rio de Janeiro, Edimburgo, Roma, Toronto, Sidney,
Auckland, Seul e molte altre. Ad oggi il numero di città che anno
aderito ha già superato quello dello stesso periodo della scorsa
edizione. In Nuova Zelanda il ‘conto alla rovescia’ è iniziato
ufficialmente ieri con un evento che ha coinvolto vari testimonial tra
cui il cantante e attore britannico Sir Tom Jones.
Partito da Sidney nel 2007, come evento di sensibilizzazione al
risparmio energetico, l’Ora della Terra ha conquistato anno dopo anno
milioni di persone; nel 2009 è stata la più grande mobilitazione al
mondo sui temi ambientali con oltre 4.000 città di 88 paesi. In Italia,
oltre a monumenti simbolo come il Ponte di Rialto, la Torre di Pisa, la
Basilica di San Pietro, il Capitano della Roma Francesco Totti aveva
aderito all’iniziativa del WWF spegnendo il Colosseo. Per il direttore
generale del WWF Italia, Michele Candotti “Questo evento ha un
potenziale enorme per dimostrare ai grandi della terra che è possibile
parlare ai governi con una ‘sola voce’.
Purtroppo quando si parla di clima, i governi di tutto il mondo latitano
ma il pianeta non può attendere e noi del WWF non molliamo. Dopo l’esito
deludente del vertice di Copenaghen, continuiamo a chiedere una politica
globale efficace e vera”. “Earth Hour, per la sua stessa natura, è
l’essenza di un’azione popolare – ha dichiarato Mariagrazia Midulla,
responsabile Clima e Energia del WWF Italia – E’ un appuntamento
planetario che quest’anno ha un significato ancora più forte: è il
nostro modo per dire ai leader della terra che sul clima c’è ancora
tanto lavoro da fare e che il mondo continua a chiedere un accordo
globale equo ed efficace”.
Anche quest’anno confermate le media partnership per l’Ora della Terra:
a fianco del WWF per il clima ci saranno RTL 102,5, che inviterà gli
ascoltatori a partecipare tramite spot radiofonici e promozione sul
proprio sito; Animal Planet, il canale parte del gruppo Discovery
Networks distribuito sulla piattaforma SKY, parteciperà attivamente all'Earth
Hour 2010 trasmettendo lo spot dell’iniziativa su tutti e sei i canali
del portfolio, e spegnendo le luci dei suoi uffici dalle ore 20.30 alle
21.30.
IMMAGINI, SPOT WEB E BANNER SCARICABILI DA http://upload.wwf.it/earthhour/
Roma, 18 febbraio 2010
Ufficio stampa WWF Italia – 06-84497.377, 213, 265, 463
www.wwf.it/stampa
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Stampa - La Locandina
17 Febbraio 2010
-
Protocollo d’intesa tra la
Regione Puglia e il WWFItalia per la diffusione del Turismo natura in
Puglia. DELIBERAZIONE
DELLA GIUNTA REGIONALE 2 febbraio 2010, n. 176
16 Febbraio 2010
-
Nuova sede operativa dell'Associazione WWF Salento
Il WWF
Salento si è trasferito presso
la nuova sede
operativa, a
Lecce in via F. Casotti 23, nei pressi del cinema S. Lucia, attualmente
la sede è in fase di allestimento.
15 Febbraio 2010
-
Pubblicato il regolamento
regionale che istituisce l'attestato di certificazione energetica per
gli edifici nuovi e non
Sul Bollettino
Ufficiale della Regione Puglia n. 27 del 10 febbraio, è stato pubblicato
il Regolamento n. 10/2010 (vedi sotto) che disciplina in Puglia i
criteri e le procedure in materia di certificazione energetica degli
edifici, secondo le disposizioni fissate dal Dlgs n. 192/2005.
Il provvedimento
istituisce nella regione l’Attestato di certificazione
energetica – documento obbligatorio con validità temporale di
dieci anni, suscettibile di aggiornamento in relazione ad eventuali
modifiche effettuate sull'immobile – disciplinando anche le modalità del
suo rilascio da parte dei soggetti accreditati.
Gli
edifici esclusi
In Puglia l'obbligo della certificazione energetica riguarderà
gli edifici di nuova costruzione e quelli da ristrutturare.
Sono invece esclusi gli immobili considerati beni culturali e quelli che
secondo le norme urbanistiche possono essere sottoposti al solo restauro
conservativo; i fabbricati industriali, artigianali e agricoli non
residenziali nei quali gli ambienti sono mantenuti a temperatura
controllata per esigenze del processo produttivo; i box, cantine,
autorimesse, parcheggi multipiano, depositi.
L'iter
In base all'iter definito dal regolamento, il tecnico accreditato dalla
Regione valuta le prestazioni energetiche dell'edificio e compila il
certificato energetico. Questo documento deve essere inviato
all'Assessorato allo Sviluppo economico della Regione, che lo valuta e
gli assegna un numero, redigendo un attestato che sintetizza i dati
della certificazione energetica.
Catasto
regionale
Gli attestati di certificazione energetica degli edifici concorrono alla
formazione di un sistema informativo regionale denominato
Catasto Regionale per le Certificazioni Energetiche - tenuto
presso la Regione Puglia, Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e
l’Innovazione, Servizio Energia, Reti e Infrastrutture Materiali per lo
Sviluppo -, che classificherà gli immobili in relazione alle prestazioni
in materia di energia.
Elenco
dei certificatori
Inoltre, l’Ufficio Energia dell’Assessorato allo Sviluppo economico
istituirà l’elenco dei certificatori energetici del quale potranno far
parte professionisti che oltre al possesso dei titoli
tecnico-scientifici e alle relative abilitazioni, devono dimostrare di
aver svolto per almeno tre anni attività in alcuni settori legati
all’energia. In alternativa dovranno seguire un corso di formazione
della durata di 80 ore col superamento di un esame finale.
Norme
in vigore tra 55 giorni
Il regolamento, che si integra con i provvedimenti in materia di
edilizia sostenibile promossi dall’Assessorato all’Urbanistica, è stato
varato dopo aver consultato gli ordini, i collegi professionali e le
associazioni di categoria ed entrerà in vigore a sessanta giorni
dalla sua pubblicazione sul Burp.
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settore Energia
12 Febbraio 2010
-
CACCIA
WWF: “DA IDV UNA PROPOSTA INDECENTE”
Il WWF ritiene
vergognosa la proposta di legge dell’on. Cimadoro di Italia dei Valori
dove si vogliono eliminare i reati di caccia per l’uccisione di animali
appartenenti alle specie protette più rare e minacciate in Italia e in
Europa, come la lontra, la lince, il cervo sardo, il camoscio
d'Abruzzo, la cicogna, il fenicottero, tutte le specie di rapaci, il
cavaliere d'Italia e molte altre . Questa proposta è davvero indecente,
soprattutto se lanciata nell’anno della biodiversità ed in un momento in
cui lo scontro tra la fazione più bieca dei cacciatori e gli
ambientalisti si sta inasprendo a causa di altre proposte di legge che
farebbero tornare l’Italia al medioevo venatorio.
E’ ancora più sorprendente che la
proposta di eliminare le sanzioni penali per i reati di bracconaggio
(ancora numerosi e gravissimi in Italia ) venga proprio da Italia
dei Valori che ha fatto della legalità il proprio vessillo. Il WWF
chiede ai parlamentari di Italia dei Valori che hanno presentato questa
proposta l’immediato ritiro ed al Presidente Di Pietro di intervenire e
sui propri parlamentari per ricondurli alla ragione ed al rispetto della
legge.
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04 Febbraio 2010
-
NUCLEARE
WWF “RITORSIONE DEL GOVERNO ALL’AZIONE DELLE REGIONI SUL NUCLEARE”
Il WWF Italia reputa una ritorsione
inutile e dannosa la decisione del Consiglio dei Ministri di oggi di
impugnare le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che
impediscono insediamenti di produzione di energia nucleare e smaltimento
delle relative scorie. Nei provvedimenti fin qui presi dal Governo è
stato gravemente leso il ruolo delle Regioni stabilito dalla
Costituzione – che in materia di energia affida ad esse potere
concorrente – facendo in modo che la potestà sul proprio territorio
diventi non vincolante e, addirittura, non venga nemmeno considerata.
Questo ha provocato il ricorso da parte della stragrande maggioranza
delle Regioni interessate. Il WWF rileva inoltre che anche regioni
attualmente governate dal centro destra, i cui atti non sono stati
impugnati, hanno previsto il bando del nucleare dal proprio territorio.
Questa ulteriore azione del Governo, tesa a imporre il nucleare alle
Regioni con atti di forza e senza alcun dialogo, rappresenta un’evidente
violazione delle competenze previste dalla Costituzione che non promuove
di certo una maggiore autonomia dei territori in senso federalista,
come una forza di Governo a parole chiede, ma propone logiche
autoritarie e centralistiche.
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01 Febbraio 2010
-
WWF E REGIONE ALLEATE PER
INCREMENTARE IL “TURISMO NATURA” IN PUGLIA
Potenziare il settore dell’ecoturismo,
fondamentale veicolo di promozione delle risorse naturali e culturali
della Puglia, è l’obiettivo del protocollo d'intesa firmato tra la
Regione Puglia e il WWF Italia. Il documento è stato firmato a Bari
da Onofrio Introna, assessore all'ecologia della Regione Puglia, e dall’
avv. Antonio de Feo, Presidente del WWF Puglia, nell’ambito della Fiera
Mediterre. Erano presenti anche il Consigliere del WWF Puglia
ing. Matteo Orsino e il Dott. Antonio Canu del WWF OASI. “Il
viaggiare responsabile in zone naturali, attività che conserva
l’ambiente e sostiene il benessere della popolazione locale” così l’International
Ecotourism Society (IES), uno dei soggetti più autorevoli a livello
mondiale di questa componente turistica, definisce l’ecoturismo, vale a
dire il “Turismo Natura”. Dati alla mano, le cifre
rassicurano chi crede nell’ecoturismo: una crescita annua di oltre il
20%. Per quanto riguarda l’Italia, il turismo naturalistico, detto anche
“Ecoturismo”, rappresenta una nicchia di mercato in forte espansione che
nel solo 2007 ha contato quasi 96 milioni di presenze complessive con un
fatturato globale di quasi 10 miliardi di euro e nel 2008 ha avuto un
ulteriore incremento con quasi 98 milioni di presenze ed un fatturato
salito a 10,5 miliardi (dati Rapporto Ecotur). Wildilife pays (la natura
paga, la natura rimane) recita un vecchio detto. Gli economisti in
questi anni hanno cercato così di mettere in risalto che i conti tornano
quando si cerca di coniugare conservazione e turismo. Due esempi fra i
tanti possibili. Per osservare balene e delfini ogni anno 9 milioni di
turisti spendono un miliardo di dollari, mentre il giro d’affari annuo
generato per avere il privilegio di osservare i gorilla in Uganda, nel
Mgahinga Park, in Congo nel Parco dei Virunga e in Ruanda nel Parco dei
Vulcani è di 1 milione di dollari d’entrate dirette (guide, tickets dei
parchi) e 9 milioni di dollari d’entrate indirette. Ai benefici di
carattere economico si aggiungono quelli per la conservazione. È un dato
di fatto che l’ecoturismo contribuisce in molti casi a tutelare i
territori: Kenya, Tanzania, Costa Rica, Ecuador, Sud Africa, Namibia
sono alcuni validi esempi. Inoltre può essere un valido strumento
d’autofinanziamento delle aree protette e determinare, se ben gestito,
ricadute socio economiche a livello locale. La Puglia, osserva il WWF,
ha le carte in regola per puntare anche sul turismo naturalistico,
considerato che la Regione ha istituito il Sistema per la
Conservazione della Natura, costituito dalle aree naturali protette
regionali e dalla Rete Europea Natura 2000 (Siti d'Importanza
Comunitaria e Zone di Protezione Speciale), e che in Puglia il WWF
gestisce un sistema di 6 Oasi, per un totale di oltre 3000 ettari di
territorio protetto, con una notevole varietà d’ambienti naturali di
grande interesse conservazionistico. Il sistema delle Oasi WWF può in
definitiva rappresentare una buona base di partenza per la costruzione
di un sistema turistico pugliese basato sul turismo natura, in quanto si
tratta d’aree già gestite, dotate di strutture per l'accoglienza e
distribuite su tutto il territorio regionale. Il protocollo prevede
azioni congiunte tra Regione e WWF allo scopo principalmente di ampliare
l’offerta nel settore dell’ecoturismo, destagionalizzare l'offerta
turistica (i periodi migliori per la visita, dal punto di vista
naturalistico, sono la primavera e l'autunno), aumentare la capacità
delle aree naturali protette pugliesi di rappresentare dei buoni esempi
di corretto utilizzo delle risorse naturali. A tale scopo il WWF
formulerà alla Regione Puglia proposte coordinate di valorizzazione
turistica delle aree naturali incentrate, ad esempio, sulla
qualificazione delle strutture ricettive secondo i criteri di
sostenibilità ecologica. È prevista la messa in rete di tali strutture e
la realizzazione di un centro unico di prenotazioni anche al fine di
costruire un'immagine coordinata del sistema. Si punterà alla
realizzazione di sistemi innovativi come ad esempio l’utilizzo del GPS
per la realizzazione d’itinerari naturalistici. È prevista la diffusione
attraverso il web di informazioni aggiornate al turista naturalista per
l'organizzazione della propria visita e la realizzazione di campagne da
veicolare attraverso specifici canali (tour operator, internet, riviste
specializzate, ecc.). Con il Protocollo sottoscritto, la Regione Puglia
si impegna ad individuare le procedure ed i canali di finanziamento
idonei per l'attuazione delle proposte ritenute valide e coerenti con il
Sistema per la Conservazione della Natura in Puglia.
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Febbraio 2010
- Inizia la sperimentazione
delle Smart – Grids
Per una volta
l’Italia è un passo avanti nel settore della gestione e distribuzione
dell’energia elettrica. Il Ministero per lo Sviluppo economico, infatti,
ha firmato una convenzione con Enel Distribuzione per l’avvio della
sperimentazione delle cosiddette smart grids, cioè le reti
intelligenti di trasporto dell’elettricità. Si tratta di un primo passo
verso la rete del futuro che sarà profondamente diversa da quella
attuale basata su grandi dorsali formate da enormi tralicci da 380Kv che
collegano i poli produttivi (in buona sostanza le zone dove ci sono le
centrali termoelettriche) e i poli di consumo (cioè le grandi città).
Le nuove reti, al
contrario, nascono per interconnettere tante piccole centrali di
produzione, generalmente da fonti rinnovabili e intermittenti, che
spesso si trovano all’interno delle zone dove l’energia si consuma come
nel caso dei tetti fotovoltaici.
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26 Gennaio 2010
-
A
MEDITERRE PER LA BIODIVERSITA’
-
WWF: TURISMO E NATURA PER LA PUGLIA
Conferma la sua presenza anche per il 2010 il WWF Italia alla Fiera
mediterre che si apre il 27 alla Cittadella della Cultura di Bari.
Evento centrale per il WWF Italia è il workshop "Il contributo delle
Oasi WWF per la valorizzazione e la Conservazione della Biodiversità in
Puglia" che si terrà giovedì 28 gennaio alle ore 17.00 presso la
saletta Mediterre - Cittadella della Cultura.
Alla presenza di Gaetano Benedetto, Codirettore del WWF e di Antonio
Canu, direttore dell’Ente Oasi del WWF verranno presentati dati e buone
pratiche sugli oltre 2.000 ettari delle 5 oasi gestite dal WWF in
Puglia. Saranno presenti anche numerosi direttori delle Aree Protette
Gestite dal WWF. Proprio in occasione di Mediterre a queste si
aggiungerà l'Oasi Lago Salso di Manfredonia, ampia e ricchissima
zona umida all’interno del parco nazionale del Gargano, portando a oltre
3000 ettari la superficie di natura pugliese protetta dal WWF.
La fiera sarà l’occasione per la firma del protocollo d'intesa tra il
WWF Italia e la Regione Puglia per la valorizzazione del turismo natura.
La
firma avverrà nell'ambito del workshop alla presenza di Onofrio Introna,
Assessore all'ecologia della Regione Puglia. Il protocollo, che durerà
due anni, prevede azioni congiunte
per il turismo natura in Puglia,
utilizzando in particolare il patrimonio di biodiversità delle oasi WWF
incluse nel sistema per la conservazione della natura in Puglia. Grazie
infatti agli ambienti naturali e alle numerose specie animali e vegetali
di questa zona si vuole promuovere a livello nazionale questo
territorio, valorizzando soprattutto le opportunità che la primavera e
l’autunno offrono, valorizzando le molte buone pratiche già in atto. La
riqualificazione delle strutture ricettive in chiave ecologica,
l’utilizzo del GPS per la realizzazione di itinerari naturalistici, la
messa a sistema delle varie offerte e strutture presenti utilizzando il
web sono alcune delle azioni previste.
Numerosi altri
momenti vedranno coinvolto il WWF, come la relazione di apertura di
Gianfranco Bologna, direttore Scientifico del WWF Italia al Convegno
"2010 anno nazionale della biodiversità: ora è il tempo di agire”,
l’intervento di Maurizio Spoto, direttore dell’AMP Miramare gestita dal
WWF, nel convegno “LE AREE MARINE PROTETTE TRA RISCHI DI SOPRAVVIVENZA E
IPOTESI DI RIFORMA” e l’intervento di Emanuele Coppola del Gruppo Foca
Monaca del WWF al WORKSHOP “IL SIMBOLO DEL MEDITERRANEO: LA FOCA
MONACA, UN’AMICA DA SALVAGUARDARE”.
Il
programma e
il flyer della manifestazione, la
brochure.
Leggi il Comunicato
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http://www.mediterre.regione.puglia.it/
Gennaio 2010 -
Emergenza Haiti
Chiediamo a tutti i soci e sostenitori
del WWF di fare la loro parte per aiutare Haiti. Invia ora il tuo
contributo.
27-30 Gennaio 2010
-
Mediterre 2010 lancia la sfida alla sostenibilita'
Al via la sesta edizione di Mediterre, la manifestazione organizzata
dalla regione Puglia in collaborazione con Federparchi. Dal 27 al 30
gennaio 2010 Bari sarà la capitale della sostenibilità con un
programma ricco di eventi ed iniziative.
Il
programma e
il flyer della manifestazione, la
brochure.
http://www.mediterre.regione.puglia.it/
22 Gennaio 2010
-
PARERE TECNICO
SUL PARCO EOLICO OFFSHORE SU PIATTAFORME SOMMERSE A SPINTA BLOCCATA, IN
ACQUE PROFONDE NELLO SPECCHIO D’ACQUA CANALE DI OTRANTO, LOC. TRICASE
Gli aspetti
connessi agli impianti per la produzione di energia alternativa e
rinnovabile nella realtà del nostro territorio rivestono particolare
complessità per una serie di ragioni socio-economiche,
politico-amministrative e per le peculiari caratteristiche
paesaggistiche del Salento.
In estrema
sintesi, se ci riferiamo al solo settore della produzione di energia
eolica, la cronaca passata e recente testimonia numerose difficoltà di
accettazione di tale tipo di impianti da parte della popolazione salentina
che risiede in numerosissimi comuni (97) molto vicini tra loro. È
notorio, infatti, che la realizzazione di un impianto eolico realizzato
in un certo territorio comunale del Salento - comporta delle royalty
(e/o altre "prebende") all'amministrazione locale - anche per
il negativo impatto paesaggistico (!?) che determina a scapito dei
comuni viciniori che a loro dire ricevono solo "danni" (?!) e senza
nessun risarcimento. Sono ormai anni che si assiste a continue
polemiche in tal senso. In alcuni casi interviene anche la Soprintendenza
ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici.
Il linguaggio alla fine, come sempre, è legato solo a benefici economici
concreti e immediati visto soprattutto che le risorse degli enti locali
sono sempre più esigue e che le "rimesse" da parte del Governo sono
continuamente tagliate.
Il vantaggio
degli impianti eolici offshore,
invece,
è che tutto questo viene eliminato:
- Le
competenze sono demandate a enti "superiori" (Governo e/o Regione)
evitando conflitti e polemiche;
- Le potenze
delle torri possono essere superiori (non c'è l'esigenza di ridurne
l'altezza per questioni paesaggistiche)
- Possono
essere aggiunte altre tecnologie come la produzione di energia che si
può ottenere dal moto ondoso e dalle correnti;
- Un aspetto
tecnologico molto importante (e potrebbe essere un nostro suggerimento
"originale") è che l'istallazione di un impianto di questo tipo nel
Canale d'Otranto ha già la possibilità di connettersi nella rete
internazionale intercettando - se così possiamo dire - il cavo già
esistente tra l'Italia e la Grecia che "attracca" a Otranto nei pressi
del porto.
- Ci sono
anche altri vantaggi minori ma importanti come per esempio la
possibilità di essere un "ancoraggio" di fortuna in caso di naufragio o
di difficoltà di natanti, ecc.
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2009/2010
- PROGRAMMI E
PROGETTI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE per A.S.
2009/2010.
Il WWF Salento in
occasione della FESTA DEGLI ALBERI il 21 novembre 2009 ha lanciato i "PROGRAMMI
E PROGETTI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE per A.S. 2009/2010." visita la
sezione dedicata all'educazione ambientale
e per tutte le scuole che aderiranno al programma
Il WWF Salento regalerà il
poster
realizzato per la Festa degli Alberi.
per approfondire clicca qui
11/01/2010 Nel
giorno del lancio ONU del 2010 Anno internazionale della biodiversità
WWF:“DIFENDERE IL PATRIMONIO NATURALE CON UNA STRATEGIA
NAZIONALE PER LA BIODIVERSITA’TRA 167 PAESI CHE L’HANNO ADOTTATA MANCA
L’ITALIA” LETTERA ALLE ISTITUZIONI: “5 PILASTRI DA COSTRUIRE ENTRO IL
2010” Il WWF
ricorda che ogni 3-4 anni si perde una porzione di foresta pluviale
equivalente alla Francia.
per approfondire clicca qui
11/01/2010 2010,
Anno internazionale della biodiversità
Oggi si apre ufficialmente l’Anno Internazionale della
Biodiversità: il WWF scrive alle massime cariche istituzionali,
chiedendo una strategia nazionale per difendere flora e fauna
per approfondire clicca qui
Cerchiamo appassionati della natura e della biodiversità. Vieni con
noi!!!!!!!!!!!!
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