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Archivio News 2010

 Archivio news

 

15 dicembre 2010 - Pubblicato l'elenco delle attività svolte dal WWF Salento nel 2010

 

14 dicembre 2010 - Proiezione del film “The age of stupid” il 16 dicembre 2010 presso il Circolo Zei alle ore 21:00

 The age of stupid è un film-documentario del regista Franny Armstrong sui cambiamenti climatici. Citato come uno dei film più importanti del nostro tempo, è stato sostenuto da Greenpeace, da Friends of the Earth, WWF e Tck Tck Tck; è stato presentato al Parlamento dell’Unione Europea, al comitato di consulenza di Obama, alla Banca Nazionale, all’Epa americana (agenzia per la protezione ambientale), all’ONU.

Interpretato dal candidato agli Oscar Pete Postlethwaite, The age of stupid è una storia ambientata in un futuro non troppo lontano, nel 2055; si racconta di un uomo che vive in solitudine in un mondo stravolto e devastato dai cambiamenti climatici, ponendosi un interrogativo: perché non è stato salvato in tempo il pianeta Terra?

Per incuria e sconsideratezza, forse stiamo attraversando, cinici e indifferenti, the age of stupid, l’età della stupidità, degli interventi dilazionati, delle decisioni non prese, dei ritardi non recuperati.

Di fronte all’allarme generale suscitato dal cambiamento  del clima, la politica ambientale internazionale si muove con lentezza e difficoltà per gli ostacoli frapposti dai diversi stati nazionali sotto la pressione di forti poteri economici.

Nonostante sia stata riconosciuta la necessità di non aumentare il riscaldamento globale della terra, non sono stati definiti gli obiettivi a medio termine dei Paesi industrializzati, né sono stati indicati gli investimenti necessari per affrontare una così complessa problematica.

Intervenire in tempo per far fronte a un problema drammatico dagli effetti devastanti è ormai un obbligo, esercitare una forte pressione su chi ha potere e responsabilità decisionale è un dovere.

In tale contesto l’associazione WWF Salento e l’associazione Greenpeace di Lecce in collaborazione con il Circolo Zei propone giovedì 16 dicembre la visione del film “The age of stupid” presso lo stesso circolo in via Corte dei Chiaramonte, 2 a Lecce alle ore 21:00, per  stimolare la riflessione critica su tematiche di dimensione planetaria attraverso un lavoro di analisi, interpretazione e valutazione del messaggio, si promuove la formazione di un cittadino maturo e responsabile, capace di inserirsi attivamente nella società, apportando un contributo personale nella consapevolezza di avere nelle proprie mani il futuro dell’umanità.

 

MATERIALE SU THE AGE OF STUPID’

WWF Italia http://www.wwf.it/client/render.aspx?root=4203 (italiano)

Immagini http://www.ageofstupid.net/photos - http://www.ageofstupid.net/pr_resources (inglese)

Materiali per la stampa http://www.ageofstupid.net/press-pack (inglese)

Trailer http://www.ageofstupid.net/video/trailer (inglese)

Clip Electronic Press Kit http://www.ageofstupid.net/video (inglese)

 Locandina dell’evento

 

14 dicembre 2010 - Lecomotiva - Prendi l'ecotreno per fare la spesa bio: ultima tappa in partenza da Lecce

L'iniziativa Lecomotiva ha preso il via sabato 13 novembre ed è stato un viaggio sui treni storici locali alla scoperta delle bellezze del territorio pugliese e dei prodotti biologici presentati nei mercatini allestiti nelle piazze delle stazioni coinvolte.

Ora siamo giunti all'ultima tappa del nostro viaggio prevista per sabato prossimo 18 dicembre.

Il treno partirà da Lecce in mattinata per raggiungere prima Nardò per una breve escursione e infine Gallipoli, dove verrà allestito il mercatino biologico e un mercatino natalizio.

Vi contatto perchè ci piacerebbe molto avere un vostro supporto in termini di diffusione dell'iniziativa per far partecipare a questa ultima giornata di un progetto che ha riscosso molta attenzione, quanta più gente possibile del territorio.

Il biglietto per salire a bordo della Lecomotiva ha un costo simbolico di € 5,00 e può essere acquistato online suwww.voglioilbiglietto.it e presso La Clinica dell'Accendino a Lecce.

Il programma dettagliato - http://www.insiemeuropanet.it

 

10 dicembre 2010 - Efficienza energetica ed obiettivi di Kyoto. Secondo uno studio, l'Italia attraverso l'efficienza energetica può tagliare le emissioni di 28 Mt entro il 2020

 Ieri a Roma si è svolto il convegno su “Efficienza energetica: le aziende italiane alla sfida del clima”, promosso da AzzeroCO2 in collaborazione con Legambiente e Kyoto Club.

Nel corso dell'incontro, è stato presentato uno studio realizzato dall’Istituto di ricerche Ambiente Italia, nel quale si afferma che, intervenendo con politiche e incentivi per migliorare l’efficienza energetica in alcuni settori strategici - edifici, impianti termici per riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda sanitaria, azionamenti elettrici, autoveicoli e bike sharing - è possibile raggiungere una riduzione dei consumi energetici di circa 9 Mtep e delle emissioni di CO2 di 28 Mt entro il 2020. Tagli ai consumi e alle emissioni raggiungibili attraverso interventi che, oltretutto, si ripagano da soli perché sulla base della spesa ipotizzabile, dei tempi di vita utile degli interventi e del mancato costo di acquisto dell’energia, il saldo dell’operazione risulta positivo, con un attivo di 16 miliardi di euro.

 Riguardo agli obiettivi che l’Italia deve raggiungere al 2020 in termini di emissioni di CO2, secondo lo studio, con la crisi economica si può stimare che, già a partire da quest’anno, si è toccata la quota obiettivo fissata dall’Unione Europea. Per il nostro Paese diventa quindi strategico evitare che risalga la curva delle emissioni una volta usciti dalla crisi, mentre ancora più interessante diventa la possibilità per l’Italia di un passaggio degli obiettivi europei al 2020 a -30%”.

 Questa ricerca mette in evidenza i vantaggi di una seria politica per l'efficienza. Le aperture della Cina a Cancun impongono un innalzamento dell'obiettivo europeo di riduzione delle emissioni al 30% nel 2020, come richiesto anche dal Parlamento europeo nelle scorse settimane.

In conclusione, considerato che circa la metà delle riduzioni verranno dalle azioni sull'efficienza energetica e viste le straordinarie ricadute economiche ed occupazionali, evidenziate dallo studio presentato, risulta fondamentale rilanciare in Italia una nuova ed incisiva politica di efficienza energetica.

 Sintesi a cura di

Ing. Grazio V. Passaseo

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06 dicembre 2010 - GSE, consultazione pubblica per la Guida al fotovoltaico integrato. I moduli dovranno sostituire i componenti architettonici. I produttori potranno inviare osservazioni entro il 13 dicembre

Ci sarà tempo fino al 13 dicembre per inviare al GSE eventuali osservazioni in merito alle nuove modalità operative previste nella Guida all'Integrazione architettonica del fotovoltaico pubblicata dal 3 dicembre sul sito del gestore.
Solo componenti ad hoc
Con il Terzo Conto Energia il premio per l'integrazione architettonica verrà riservato agli impianti fotovoltaici che utilizzano moduli e componenti speciali sviluppati specificatamente
per integrarsi e sostituire elementi architettonici degli edifici (Per quanto stabilito nel titolo III -Impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative del DM 6/8/2010). Gli impianti, entrati in esercizio a partire dal 1 gennaio 2011, devono avere una potenza non inferiore a 1 kW e non superiore a 5 MW e potranno beneficiare del premio i soggetti persone fisiche, persone giuridiche, soggetti pubblici o condomini di unità immobiliari ovvero di edifici.
La
tariffa incentivante sarà articolata secondo i valori indicati:

1kW ≤ P ≤ 20kW 0,441€/kWh

20kW < P ≤ 200kW 0,40 €/kWh

200kW < P ≤ 5000 kW- 0,37€/kWh

Il FV deve diventare componente d'architettura
Sulla base delle rigide prescrizioni per il riconoscimento del premio per l'integrazione emerge che "il modulo fotovoltaico non è più mero generatore di energia, ma diventa
un nuovo componente dell'architettura con una funzione che lo rende parte integrante dell'edificio" spiega Gerardo Montanino, direttore della divisione operativa del GSE.

"Gli attori coinvolti non sono più soltanto i produttori di celle o moduli, ma l'intera industria delle costruzioni. E' una sfida che interessa tutti, poiché il fotovoltaico entra de facto nei nostri edifici, non soltanto perché abbiamo bisogno di edilizia "sostenibile" dal punto di vista energetico, ma perché diventa materia di architettura" continua Montanino.

REQUISITI DEL FOTOVOLTAICO INTEGRATO
Con questa guida, il GSE vuole individuare tali definizioni, modalità e regole tecniche, in modo tale da definire univocamente i requisiti che deve avere un modulo o un componente fotovoltaico al fine di essere considerato integrato architettonicamente.

La guida, completa di schemi illustrativi che agevolano la comprensione del testo, segue il principio comune ad altri sistemi di incentivazione europei basati sull'integrazione in architettura, che la superficie fotovoltaica, oltre a produrre energia, deve garantire le prestazioni del componente edilizio che sostituisce. Ai produttori viene lasciato tempo fino al 13 dicembre per inviare eventuali osservazioni alla casella di posta: consultazione.FTV@gse.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
CARATTERISTICHE DEL MODULO
Al fine di accedere alle tariffe gli impianti fotovoltaici dovranno utilizzare moduli e componenti con le seguenti caratteristiche:

1. moduli e componenti speciali, sviluppati specificatamente per integrarsi e sostituire elementi architettonici di edifici quali:

a) coperture degli edifici;
b) superfici opache verticali;
c) superfici trasparenti o semitrasparenti;
d) superfici apribili e assimilabili quali porte, finestre e vetrine anche se non apribili comprensive degli infissi;

2. moduli e componenti che abbiano significative innovazioni di carattere tecnologico;

3. moduli progettati e realizzati industrialmente per svolgere, oltre alla produzione di energia elettrica anche funzioni architettoniche fondamentali quali:

a) protezione e regolazione termica dell'edificio;
b) tenuta all'acqua e impermeabilizzazione della struttura edilizia sottesa;
c) tenuta meccanica comparabile con l'elemento edilizio sostituito.

INSTALLAZIONE DEL MODULO
I moduli, inoltre, dovranno essere installati secondo le seguenti modalità:

1. i moduli devono sostituire componenti architettonici degli edifici;

2. i moduli devono comunque svolgere una funzione di rivestimento di parti dell'edificio, altrimenti svolta da componenti edilizi non finalizzati alla produzione di energia elettrica;

3. da un punto di vista estetico, il sistema fotovoltaico deve comunque inserirsi armoniosamente nel disegno architettonico dell'edificio.

Le tariffe sono erogate per un periodo di venti anni, a decorrere dalla data di entrata in esercizio dell'impianto e rimangono costanti per l'intero periodo di incentivazione.

Fonte: rinnovabili.it

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06 dicembre 2010 - Clima, la svolta della Cina. "Sì al taglio dei gas serra"

Settimana conclusiva del summit a Cancun. Dopo aver provocato il fallimento della conferenza di Copenaghen, oggi Pechino apre a impegni vincolanti e trascina anche l'India. Gli esperti: "Riduzioni attuali del tutto insufficienti" di ANTONIO CIANCIULLO

CANCUN - Un passo indietro del Giappone e un passo avanti della Cina. Un rapporto di Greenpeace che parla di un aumento del 3 per cento della mortalità per ogni grado di aumento della temperatura e la preoccupazione dei delegati per il documento base del negoziato ancora non pronto. La settimana conclusiva del vertice Onu di Cancun che ha per posta il futuro del clima si è aperta rispettando il copione degli ambientalisti all'assalto e delle istituzioni titubanti. Ma, mentre migliaia di indios si preparano a marciare sul palazzo della conferenza per far valere i diritti di chi rischia di perdere tutto per colpa del cambiamento climatico, sono arrivate le prime sorprese.
La più importante è il ruolo che Pechino sembra intenzionata a giocare: dopo aver dato il contributo fondamentale nel fallimento della conferenza di Copenaghen del dicembre scorso, è tornata di nuovo in prima fila ma in una veste opposta. Per la prima volta la Cina ha fatto un'apertura importante aprendo la strada al negoziato per impegni vincolanti sul taglio dei gas serra da definire in tempi rapidi e da attuare a partire dal 2020. In questa prospettiva sta anche esaminando la possibilità di realizzare un sistema interno di permessi di emissione: una possibilità che si lega al ruolo di principale produttore di energie rinnovabili che Pechino ormai ha conquistato.
E' stato il capo negoziatore cinese Su Wei a dichiararsi favorevole a una soluzione di compromesso che, rinviando a un secondo momento la discussione sulla quantificazione
dei tagli di emissioni serra, punti a un impegno globale nella lotta contro il riscaldamento climatico: "Stiamo aspettando segnali fin dal 2005. Oggi è tempo di avere una conferma del Protocollo di Kyoto espressa in termini cristallini'".
Anche l'India, l'altra nuova potenza che aveva bloccato Copenaghen, segue a ruota l'apertura cinese riaprendo di fatto i giochi. E di fronte a una nuova disponibilità a trovare un accordo generale (pur omettendo per il momento i numeri) l'irrigidimento di Giappone e Canada - che avevano annunciato di non voler partecipare alla seconda fase del protocollo di Kyoto (dopo il 2012)  -  potrebbe sciogliersi.
L'alternativa del resto è difficile da prendere in considerazione. Il Climate Action Tracker, il programma scientifico di valutazione indipendente realizzato da Ecofys, Climate Analytics e Potsdam Institute for Climate Impact Research, ha calcolato che le riduzioni derivanti dagli impegni dei paesi dell'accordo di Copenhagen sono del tutto insufficienti: porteranno a fine secolo a un surriscaldamento del pianeta oltre i 3 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Le proposte più avanzate sul tavolo negoziale sono infatti la metà dei tagli necessari per avere buone possibilità di limitare il  riscaldamento a 2 gradi. Insomma, continuando sulla strada del rinvio di ogni decisione sulla fuoriuscita dall'era del petrolio, la febbre del pianeta continuerà a crescere fino ad arrivare a una soglia non compatibile con la presenza di 9 miliardi di esseri umani. Fonte: repubblica.it 

 

06 dicembre 2010 - Terzo conto energia. Dal GSE le regole tecniche per le tariffe incentivanti. Più chiarezza nella procedura di istruttoria tecnico amministrativa condotta dal GSE.

Il GSE ha pubblicato un documento guida che descrive le modalità, i criteri e le regole tecniche per la presentazione della domanda per il riconoscimento degli incentivi agli impianti fotovoltaici, ai sensi del Decreto interministeriale del 6 agosto 2010 e Version:1.0 e dell’art. 13 della Delibera ARG/elt n.181/2010.

 L'obiettivo del documento - si legge nella nota accompagnatoria - è di rendere trasparente e chiara l'intera fase di istruttoria tecnico amministrativa condotta dal GSE, finalizzata alla verifica dell'esistenza dei requisiti richiesti e all'individuazione della pertinente tariffa da riconoscere. A tal fine le regole tecniche di dettaglio utilizzate durante la valutazione sono descritte ed approfondite nelle Appendici A - D al documento, anche con l'ausilio di schede, tabelle, schemi grafici e foto illustrative.

Il testo si articola in tre parti:

1° parte (capitoli 2 e 3): illustra le definizioni e le regole, queste ultime direttamente derivate dalla normativa di riferimento, utilizzate nella fase di valutazione delle richieste;

2° parte (capitoli da 4 a 8): esplicita le tre principali fasi in cui si divide il processo di riconoscimento degli incentivi: presentazione richiesta, valutazione documentazione e comunicazione esito;

3° parte (capitoli 9 e 10): descrive il passaggio dall'ammissione agli incentivi alla stipula della convenzione tra GSE e Soggetto Responsabile.

Nell'Allegato 1 è riportato lo schema del flusso del processo di riconoscimento degli incentivi, mentre nell'Allegato 2 sono riportati i formati dei modelli da utilizzare in fase di richiesta degli incentivi e premi.

Integrazione architettonica

I criteri per l'attribuzione delle tariffe per le applicazioni innovative finalizzate all'integrazione architettonica (Titolo III del Decreto) sono invece pubblicati separatamente in una specifica Guida predisposta dal GSE, come richiesto al comma 3 dell'articolo 11 dello stesso Decreto.

 Modulo on-line per la prevedibilità delle immissioni

IL GSE ricorda che è richiesta la compilazione di uno specifico modulo on-line per la raccolta delle informazioni tecniche di impianto. Questa nuova procedura si rende necessaria a seguito dalla Delibera ARG/elt 4/10 "Procedura per il miglioramento della prevedibilità delle immissioni dell'energia elettrica prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili non programmabili relativamente alle unità di produzione non rilevanti" e interessa sia impianti fotovoltaici che impianti fotovoltaici a concentrazione, di potenza superiore a 200 kW.
Tali informazioni sono necessarie ad una prima analisi di fattibilità della telelettura, da parte del GSE della fonte primaria, mediante l'installazione di apparecchiature presso gli impianti.
Le
modalità per la compilazione dei suddetti moduli on line sono riportate in Appendice E.

Fonte.rinnovabili.it

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06 dicembre 2010 - Da Greenpeace la classifica dei grandi inquinatori italiani. Il gruppo industriale più inquinante è Enel: la sua centrale a carbone “Brindisi sud” ha prodotto 13 Mt di CO2 nel 2009

Quanto inquinamento producono i grandi gruppi industriali italiani? Un'interessante classifica, lanciata da Greenpeace Italia, rivela che al primo posto della graduatoria dei “Grandi Inquinatori 2009” si posiziona (per il quarto anno consecutivo) il colosso Enel, seguito da Edison e dal Gruppo Saras.

Tra i grandi impianti, il più inquinante è la centrale Enel a carbone “Brindisi sud”, che ha emesso nel 2009 13 milioni le tonnellate (Mt) di CO2, seguita dalla Centrale Edison di Taranto con 5,9 Mt di CO2 e la raffineria Saras di Sarroch con 5,2 Mt di anidride carbonica.

Emissioni ridotte solo del 3% rispetto al 1990

Rispetto a queste cifre, il dato positivo è che nel 2009 le emissioni di CO2 si sono ridotte passando dai 538,6 milioni di tonnellate del 2008 a quota 502 milioni, un calo dovuto alla crisi economica e all'effetto degli interventi di efficientamento energetico. Tuttavia, sottolinea Greenpeace, rispetto al 1990 la diminuzione è stata di solo il 3%, meno della metà dell'obiettivo fissato dal Protocollo di Kyoto. Anzi, le emissioni della centrale Enel a carbone “Brindisi sud” registrate nel 2009, hanno superato ampiamente le quote e i limiti di 10,4 Mt di CO2 imposti dalla Direttiva europea sulle emissioni (Emission Trading Scheme).

Calo costante delle emissioni nel termoelettrico

Comunque, i dati degli ultimi cinque anni dimostrano una riduzione costante delle emissioni del settore termoelettrico, passate dalle 147 Mt del 2005 alle 122,2 del 2009. Il merito – evidenzia l'associazione ambientalista - è anche della massiccia diffusione delle fonti rinnovabili, il cui contributo sulla produzione totale di energia elettrica ha ormai superato il 20%.

Obiettivi 2020 a rischio

“Esiste un ampio margine per aumentare questa quota di energie verdi, ma si continua a puntare sul carbone e, in un futuro più lontano, sul nucleare. Le centrali a carbone autorizzate o in corso di autorizzazione prevedono un totale di circa 40 nuovi Mt di CO2. Se realizzate – avverte Greenpeace - impediranno all'Italia di raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni al 2020 e potranno gravare sui contribuenti per centinaia di milioni di euro. In particolare, il piano di investimenti di Enel comporterebbe quasi il raddoppio delle sue emissioni di CO2”.

Secondo Greenpeace, è questo il momento giusto “per orientare il nostro sistema economico produttivo verso soluzioni innovative, basate sulle fonti rinnovabili e l'efficienza energetica, capaci di generare occupazione sostenibile e durevole, migliorare la qualità dell'ambiente e della vita delle persone”.

Critiche al Decreto rinnovabili

Alla luce dei dati della classifica sui grandi inquinatori dell'anno, l'associazione ambientalista chiede al Governo una revisione della bozza di decreto legislativo di attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. Si tratta secondo Greenpeace di un provvedimento che, nonostante alcuni aspetti positivi, “assesta un colpo mortale allo sviluppo dell'energia eolica e colpisce il comparto fotovoltaico, riducendo il meccanismo degli incentivi in maniera disordinata”. Fonte: energoclub.org

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02 dicembre 2010 - Detrazioni 55%, il Governo si impegna a portarle a regime. Al Senato il Governo accoglie un ordine del giorno nel quale si impegna a rendere stabile il bonus fiscale

In commissione Bilancio al Senato il Governo ha accolto un ordine del giorno al ddl Stabilità (ex Finanziaria 2011) in cui “si impegna a considerare l’opportunità di portare a regime le detrazioni per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente - detrazione del 55% delle spese sostenute - introdotte dalla legge finanziaria 2007 e più volte prorogate dalle leggi di bilancio successive”. Ciò al fine di dare “una positiva risposta alla richiesta di stabilità del quadro normativo proveniente dall’intera filiera produttiva interessata da tali agevolazioni”.

L'ordine del giorno recepito dal Governo è stato presentato dal senatore di Bolzano Oskar Peterlini (SVP), e sottoscritto dai colleghi Thaler Ausserhofer e Pinzger. Peterlini spiega di aver proposto questo odg “al fine di portare a regime queste detrazioni. La permanenza di queste agevolazioni contribuirebbe non poco a dare certezze sia agli operatori economici che ai cittadini”.

55% prorogato al 2011

Ricordiamo che la detrazione Irpef del 55% delle spese per interventi di riqualificazione energetica degli immobili è stata prorogata al 31 dicembre 2011 da un emendamento al disegno di legge di Stabilità (Finanziaria 2011) approvato nel novembre scorso dalla Camera. Il provvedimento, ora all'esame del Senato, prevede la ripartizione del bonus in 10 quote annuali di pari importo, anziché in 5 come previsto attualmente. L'emendamento mantiene l'attuale assetto del bonus, conservando sia l'aliquota del 55% per tutti gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici che la procedura semplificata che permette ai privati di compilare in via telematica la documentazione senza l'aiuto di un tecnico.

Proposta per estenderlo all'antisismica

Un altro ordine del giorno, presentato dal Partito Democratico, è stato approvato nei giorni scorsi dalla Camera e propone di estendere il 55% anche al consolidamento antisismico degli edifici. Fonte: anit.it

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01 dicembre 2010 - Decreto rinnovabili, nel 2015 addio ai certificati verdi. Esame della seconda parte del Dlgs sui nuovi meccanismi d'incentivazione. Dal 2013 passaggio graduale dai certificati verdi alla tariffazione feed in.

Eliminazione dei meccanismo dei certificati verdi entro la fine del 2015: è una delle novità contenute nello schema di decreto legislativo, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, per l'attuazione della direttiva 2009/28/CE, del 23 aprile 2009, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili.

Il decreto, spiega una nota del ministero dello Sviluppo economico, “provvede alla razionalizzazione ed all’adeguamento del sistema di incentivi per produrre e utilizzare l’ energia rinnovabile, per la produzione di energia elettrica e termica; all’individuazione di misure volte all’incremento dell’efficienza energetica nei vari settori di utilizzo dell’energia; alla necessaria semplificazione delle procedure autorizzative; allo sviluppo delle infrastrutture di rete necessarie per il pieno sfruttamento delle fonti rinnovabili. Il provvedimento definisce anche modalità relative alla diffusione delle informazioni, al monitoraggio dell’avanzamento rispetto agli obiettivi”.

Riforma incentivi in vigore dal 1° gennaio 2013
Riguardo alla riforma del sistema di incentivi alle rinnovabili, il provvedimento stabilisce che la produzione di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili, entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2012, è incentivata con i meccanismi vigenti, ferma l'applicazione di alcuni correttivi. Per gli impianti che entreranno in esercizio a partire dal 1° gennaio 2013, invece, si applicheranno incentivi che consistono in
tariffe per i piccoli impianti fino a 10 MW e in aste al ribasso per gli impianti di dimensioni maggiori. Per gli impianti a biomasse, biogas e bioliquidi, caratterizzati dalla dipendenza del costo dell’energia dal costo della materia prima, è prevista invece una tariffa “binomia” con una parte legata all’andamento dei costi della materia prima.

Con il passaggio al nuovo sistema di incentivazione, viene abrogata la parte che stabilisce l’incremento della quota minima di elettricità prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili da immettere nel sistema elettrico nazionale. L’energia elettrica importata a partire dal 1° gennaio 2012 non è sottoposta all’obbligo di immissione solo nel caso in cui concorra al raggiungimento degli obiettivi imposti a livello Ue per le rinnovabili, ma a partire dal 2013 è previsto che la quota d’obbligo si riduca linearmente fino ad azzerarsi nel 2015.

Fine del meccanismo dei certificati verdi
La bozza di decreto, spiega il MSE, “apporta chiarezza in merito ai certificati di origine dell'elettricità prodotta da fonti rinnovabili, che non potranno più essere utilizzati ai fini del raggiungimento degli obiettivi nazionali di sviluppo delle fonti rinnovabili”. Per quanto riguarda gli incentivi all'eolico, viene previsto che
il GSE ritiri annualmente i certificati verdi fino al 2015, “eventualmente eccedenti quelli necessari per il rispetto della quota d’obbligo. Il prezzo di ritiro dei predetti certificati è pari al 70% del prezzo di cui al citato comma 148”. Sarà modificato il calcolo di questi incentivi attraverso decreti attuativi da emanare entro il 2012.

Gli strumenti di incentivazione
Il decreto prevede i seguenti strumenti di incentivazione: incentivo per il biometano immesso nella rete; fondo a favore dello sviluppo dell’infrastruttura per il teleriscaldamento e il teleraffreddamento; incentivi per la produzione di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili; contributi per la produzione di energia termica da piccoli impianti; potenziamento del sistema di incentivi per l’efficienza energetica, attraverso i certificati bianchi; fondi in favore dello sviluppo tecnologico ed industriale.

Interventi per lo sviluppo delle reti elettriche
Il provvedimento stabilisce che “ai distributori di energia elettrica che effettuano interventi di ammodernamento secondo i concetti di smart grid spetta una maggiorazione della remunerazione del capitale investito per il servizio di distribuzione". Tali interventi "consistono prioritariamente in sistemi per il controllo, la regolazione e la gestione dei carichi e delle unità di produzione, ivi inclusi i sistemi di ricarica di auto elettriche”.

Compiti dell'Aeeg in materia di accesso alle reti elettriche
In materia di accesso alle reti elettriche, vengono definiti ulteriori compiti per l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, che “entro il 30 giugno 2013 e successivamente ogni due anni”, deve aggiornare “le direttive di cui all’articolo 14 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, perseguendo l’obiettivo di assicurare l’integrazione delle fonti rinnovabili nel sistema elettrico nella misura necessaria per il raggiungimento degli obiettivi al 2020”.

Collegamento degli impianti di produzione di biometano alla rete del gas naturale
Nella bozza di Dlgs si legge: “entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas emana specifiche direttive relativamente alle condizioni tecniche ed economiche per l'erogazione del servizio di connessione di impianti di produzione di biometano alle reti del gas naturale i cui gestori hanno obbligo di connessione di terzi”.

Teleriscaldamento e teleraffrescamento
Per favorire lo sviluppo dell'infrastruttura per il teleriscaldamento e il teleraffrescamento, il decreto assimila le infrastrutture destinate all'installazione di reti di distribuzione di energia da fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento “alle opere di urbanizzazione primaria di cui all'articolo 16, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, nei casi e alle condizioni definite con il decreto di cui al comma 4”. “In sede di pianificazione e progettazione – si legge nel provvedimento - anche finalizzate a ristrutturazioni di aree residenziali, industriali o commerciali, nonché di strade, fognature, reti idriche, reti di distribuzione dell'energia elettrica e del gas e reti per le telecomunicazioni, i comuni verificano la disponibilità di altri soggetti terzi a integrare apparecchiature e sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili e di reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, anche alimentate da fonti non rinnovabili”.

Sostegno per la produzione di energia termica da rinnovabili e per l'efficienza
Le risorse per l’erogazione degli incentivi trovano
copertura sul gettito delle componenti delle tariffe del gas naturale. In particolare, viene stabilito che le misure e gli interventi di incremento dell’efficienza energetica e di produzione di energia termica da fonti rinnovabili sono incentivati mediante contributi a valere sulle tariffe del gas naturale per gli interventi di piccole dimensioni, e mediante il rilascio dei certificati bianchi per gli altri interventi.

Incentivo per gli impianti cogenerativi
“Gli impianti cogenerativi entrati in esercizio dopo il 1 aprile 1999 e prima della data di entrata in vigore del decreto legislativo 8 febbraio 2007, n. 20, riconosciuti come cogenerativi ai sensi delle norme applicabili alla data di entrata in esercizio, hanno diritto, qualora non accedano ai certificati verdi né agli incentivi definiti in attuazione dell’articolo 30, comma 11, della legge n. 99/09, a un incentivo pari al 30% di quello definito ai sensi della medesima legge per un periodo di cinque anni a decorrere dall’entrata in vigore del decreto di definizione del predetto incentivo, sempreché, in ciascuno degli anni del predetto periodo, continuino ad essere cogenerativi ai sensi delle norme applicabili alla data di entrata in esercizio”.

Misure in materia di efficienza energetica
Al fine di sostenere l’efficienza energetica è stabilito che ENEA, anche nelle more di riorganizzazione dell’ente, svolga ed avvii tutte le attività nel settore e trasmetta al Mse 15 schede standard per la quantificazione del risparmio energetico in settori come la diffusione di automezzi elettrici e gas, interventi nel settore informatico, illuminazione efficiente, apparecchiature ad alta efficienza per il settore terziario e industriale, misure di efficientamento nel settore della distribuzione idrica, risparmio di energia nei sistemi di telecomunicazioni e uso delle tecnologie delle comunicazioni ai fini del risparmio energetico e recuperi di energia.

Fondo rotativo per Kyoto
Novità anche in materia di interventi del Fondo rotativo per Kyoto: la durata massima dei finanziamenti a tasso agevolato per Regioni ed enti locali non potrà superare i 180 mesi (nella Finanziaria 2007 erano 72 mesi).

I commenti
“Lo schema del decreto legislativo sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili è composto da luci ed ombre, ma il fatto stesso che sia stato approvato in tempo, essendo il 5 dicembre il termine entro il quale i Paesi membri dell’Unione europea devono adeguare i propri strumenti legislativi, e in un frangente politico in cui il Governo si avvia inesorabile alla caduta va rimarcato positivamente, grazie essenzialmente al lavoro svolto dal sottosegretario Saglia e dai tecnici del Ministero dello Sviluppo economico”. Questo il commento del
senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici.

“Altro aspetto che va accolto positivamente – aggiunge Ferrante - è che si prevede a regime sostanzialmente l’uscita dal meccanismo dei certificati verdi, e il passaggio alla tariffazione cosiddetta feed in, in linea con quanto chiedevamo da tempo e come è del resto in uso nei maggiori paesi europei. Non sfuggono però evidenti criticità, che rischiano di rallentare lo sviluppo del mercato delle fonti rinnovabili, a partire dall’aspetto previsto nello schema del decreto legislativo che delinea nella fase di transizione una riduzione troppo drastica dei certificati verdi, misura che può seriamente mettere a repentaglio i progetti in essere. I tempi poi eccessivamente dilatati per la definizione dei tempi in cui si fissano i parametri fondamentali per l’entrata in vigore del nuovo sistema graveranno sugli operatori e sulle imprese, costrette ad una improduttiva situazione di impasse,che dovrebbe essere ridotta con dei tempi sicuramente più ravvicinati”.

Il commento di Aper
Anche Aper (Associazione produttori di energia da rinnovabili) “apprezza nel complesso l’impostazione dei principi alla base dello schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva rinnovabili 28/2009/CE licenziato oggi dal Consiglio dei Ministri”. La modifica principale riguardante il superamento graduale del regime di sostegno dei certificati verdi per i nuovi impianti a partire dal 2013 e l’introduzione di un incentivo sulla produzione definito in via amministrata, secondo Aper “
va nella giusta direzione di introdurre maggiori elementi di stabilità, certezza e di efficienza nel settore, nonché di ridurre i possibili elementi di speculazione”. Tuttavia, sottolinea l'Associazione, “occorrerà intervenire per implementare con maggior celerità di quanto previsto dal testo odierno (12 mesi) i decreti attuativi che dovranno definire in termini quantitativi e di operatività i nuovi meccanismi di sostegno. Dodici mesi appaiono troppi e rischiano di prolungare il periodo di sostanziale stasi dei nuovi sviluppi dei progetti imprenditoriali”.

Assosolare su limitazione fotovoltaico in aree agricole
Critiche sono arrivate da Assosolare per la
limitazione posta per gli impianti fotovoltaici a terra realizzati su aree agricole, prevista dall'articolo 8 dello schema di decreto legislativo. L'installazione di impianti fotovoltaici nella campagne sarà possibile solo se conformata con l'attività principale dell’agricoltore. Si tratta, secondo il presidente Gianni Chianetta, di “un pesante freno allo sviluppo del settore fotovoltaico in Italia”, una scelta “in contrasto con i recenti provvedimenti, come le linee guida ed il terzo Conto Energia, e che innalzerà nuovamente la valutazione 'rischio Paese' per tutti gli investitori. Se questa scelta venisse confermata – aggiunge Chianetta - pregiudicherebbe significativamente il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva europea sull'energia da fonti rinnovabili, che prevede l'utilizzo del 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020”.

Bocciatura da Anev
A bocciare il decreto è Anev (Associazione nazionale energia del vento), secondo cui il provvedimento “non consente di raggiungere l’obiettivo vincolante dell’Italia, bloccherà i nuovi investimenti e mette a rischio quelli esistenti”. Secondo Anev, “la
previsione inconcepibile di voler tagliare retroattivamente le remunerazioni per gli impianti a fonti rinnovabili, oltre che ledere diritti acquisiti e mettere in crisi investimenti effettuati, comporterà il fallimento di molte società”. Per l'Associazione, “si salveranno solo i grandissimi gruppi, il default delle iniziative e la conseguente immediata perdita occupazionale stimabile da subito in 5mila unità e nel medio periodo in almeno altri 10mila posti di lavoro”.

Anev chiede quindi a Governo e Parlamento una modifica del testo, “almeno per scongiurare la catastrofica conseguenza certa di bloccare le nuove iniziative e di far fallire parte di quelle esistenti”. Fonte: fresialluminio.it

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01 dicembre 2010 - Rinnovabili, in Puglia pronte le Linee guida regionali. Dalla Giunta primo via libera al documento che individua le aree non idonee all'installazione degli impianti

La Giunta regionale pugliese ha adottato ieri in prima lettura le Linee Guida regionali in materia di energie rinnovabili, che dopo l'esame delle commissioni regionali competenti e il via libera definitivo della Giunta, dovrebbero entrare in vigore il 1° gennaio 2011.

Adottate a distanza di pochi giorni dal pronunciamento del Consiglio di Stato, che con una sentenza ha dichiarato illegittime le norme della Regione Puglia del 2006 in materia di installazione di impianti eolici, le Linee Guida regionali individuano le aree non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Redatto dai Servizi “Energia, Reti e infrastrutture per lo Sviluppo”, “Assetto del Territorio”, “Ecologia” e “Agricoltura” e composto da oltre 200 pagine, il testo si adegua alle Linee Guida Nazionali.

Procedure informatizzate
Grazie ai sistemi informatici sono previste procedure più veloci e semplificate, nella quali convergono una serie di sottoprocedimenti (come quelli per la tutela del paesaggio, dell’ambiente e della salute). “La Regione Puglia – ha spiegato l'
assessore allo Sviluppo economico e vice presidente Loredana Capone – ha compiuto il grande sforzo di equilibrare le esigenze dello sviluppo con quelle dell’ambiente, del paesaggio e dell’agricoltura. Inoltre il procedimento autorizzativo è stato adeguato alle Linee Guida nazionali che per molti aspetti sono debitrici dell’esperienza pugliese. Tutto questo è stato compiuto in soli 90 giorni, contro i sette anni che abbiamo dovuto attendere per le linee guida nazionali”. “In questo documento – ha aggiunto Capone – la ricostruzione delle aree non idonee è particolarmente importante perché le linee guida nazionali chiariscono che le Regioni non sono titolari sulle quote di energie rinnovabili. Quindi la legislazione regionale non può stabilire la quota massima di impianti sul suo territorio. Non potendo agire sulle quote abbiamo agito sulle aree non idonee. Così accompagniamo lo sviluppo senza distruggere la bellezza del nostro territorio”.

Pareri entro 180 giorni
“È stato studiato un sistema – spiega una nota regionale - che mette insieme il procedimento amministrativo con i dati di carattere territoriale attraverso due portali, quello dell’Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione www.sistema.puglia.it e il SIT, il multipremiato Sistema Informativo Territoriale, che contiene mappe e informazioni di carattere territoriale accessibili anche da parte di chi propone l’installazione di un impianto.
Così è possibile arrivare all’espressione del parere entro il 180° giorno”.

“La documentazione – prosegue il comunicato - sarà generata da Sistema.Puglia per l’aspetto amministrativo e dal SIT per quello cartografico, anche gli allegati dovranno avere formato digitale e il tutto viaggerà con la posta elettronica certificata, inclusa la corrispondenza tra le amministrazioni. Si calcola che solo per questo aspetto saranno risparmiati 45 giorni. Il nuovo meccanismo autorizzativo sarà illustrato all’inizio di dicembre durante il Festival dell’Innovazione, dopo partirà una sperimentazione di un mese con il rilascio delle 'password test'”.

Fonte: rinnovabili.it

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30 novembre 2010 - ENEA: + 17% la produzione di energia verde nel 2009. Bene l'occupazione ma manca una soddisfacente filiera industriale italiana delle rinnovabili

Nel 2009 il consumo interno di energia da fonti rinnovabili è aumentato del 16% e rappresenta ormai un quinto dei consumi complessivi di elettricità. La produzione di energia elettrica da rinnovabili è cresciuta del 17%, pari a poco meno di un quarto del totale della produzione nazionale.

Questi e altri dati sono contenuti nel Rapporto “Energia e Ambiente – Analisi e Scenari 2009” dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), presentato oggi a Roma. Il documento, giunto alla sua 11a edizione, presenta in modo sintetico le dinamiche in atto nel sistema energetico nazionale e internazionale, mettendo anche in luce, attraverso le proprie analisi di scenario, i percorsi tecnologici che secondo l'Enea consentirebbero all’Italia di dirigersi verso uno sviluppo di tipo sostenibile e di avviare un processo di rilancio dell’industria in settori quali l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, il nucleare e l’uso di fonti fossili con tecnologie “pulite” CCS (Carbon Capture and Storage).

La domanda di energia in Italia
Dal rapporto emerge anzitutto un
calo del 5,8% della domanda di energia primaria dell’Italia nel 2009 rispetto all’anno precedente, con una contrazione significativa delle fonti fossili e una contemporanea crescita di rinnovabili e importazioni di energia elettrica. La domanda italiana di energia per fonte risulta composta per il 41% da petrolio, per il 36% da gas, per il 5% energia elettrica importata e per il 7% da combustibili solidi. Rispetto alla media UE la composizione della domanda è caratterizzata da un maggior ricorso al petrolio, al gas e all’importazione costante di energia elettrica.

Consumi finali per settore e dipendenza dall'estero
Rispetto all’anno precedente, i consumi finali di energia sono diminuiti complessivamente del 5,2%, con settori maggiormente colpiti dal calo della produzione industriale (trasporti -1,8%; settore civile +3,5%; industria -20%). Per quanto riguarda il livello di dipendenza energetica dall’estero, nel 2009 è rimasto sostanzialmente invariato, attestandosi intorno all’85%, rispetto a circa il 70% della media dei 27 Paesi UE. La
contrazione della produzione industriale nel 2009 ha comportato anche un calo della produzione nazionale di energia elettrica pari all’8,5%, con una diminuzione del 3,6% nel settore termoelettrico, basato per il 44% circa sul gas naturale. La fattura energetica dell’Italia è scesa a poco più di 41 miliardi di euro, in forte calo rispetto al picco di circa 57 miliardi toccato nel 2008.

Rinnovabili e incentivi
Sul fronte delle energie rinnovabili, settori quali il fotovoltaico, l’eolico, i rifiuti e le biomasse hanno registrato l’incremento più significativo, raggiungendo una
quota pari al 32% del totale dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, che comprendono anche settori “tradizionali” quali l’idroelettrico e il geotermico.

Secondo il rapporto Enea, in Italia le politiche d’incentivazione alle rinnovabili non hanno inciso nello sviluppo di una soddisfacente filiera industriale nazionale, diversamente da quanto verificatosi, ad esempio, in Germania. Nel settore delle rinnovabili, i dati più recenti indicano una propensione dell’Italia ad importare componenti superiore alla media dei Paesi UE (a 15), principalmente nel settore fotovoltaico.

Produzione e consumo di energia
Nello studio l'Enea ha preso in esame due tipologie di scenario. Negli
scenari di “riferimento”, che individuano l’evoluzione tendenziale del sistema con la normativa attuale, si prevede che i consumi finali di energia riprendano a crescere con il superamento della crisi economica.

Viceversa, negli scenari di “intervento”, che delineano i trend del sistema con l’introduzione di misure più stringenti in materia di energia e ambiente, i consumi energetici potrebbero ridursi ulteriormente per effetto dell’accelerazione tecnologica nei settori dell’efficienza energetica, delle rinnovabili, del nucleare e della CCS. Complessivamente nel lungo termine (al 2050), i consumi di energia negli scenari di “intervento” risulterebbero di oltre il 20% inferiori a quelli degli scenari di “riferimento”.

Emissioni di gas serra
Per effetto del calo dei consumi di energia,
le emissioni di CO2 nel 2009 si sono ridotte di circa il 15% rispetto al 2005. Per mantenere questa tendenza a decrescere, tuttavia, occorrerà intervenire nel sistema energetico con misure più stringenti. Negli scenari di “intervento”, la riduzione delle emissioni deriverebbe essenzialmente dal calo della domanda di energia, come conseguenza dell’incremento di efficienza, di un uso più razionale dell’energia, di una maggior diffusione di tecnologie low-carbon nella generazione elettrica (rinnovabili, nucleare e CCS) e di una crescita della produzione termica da fonti rinnovabili. Negli scenari di “intervento” al 2050, le emissioni si ridurrebbero complessivamente di oltre un terzo rispetto ai trend identificabili negli scenari di “riferimento”.

Investimenti nelle tecnologie low-carbon
A dispetto della crisi economica internazionale e nonostante l’abbassamento dei prezzi petroliferi, a livello mondiale gli investimenti 2009 in renewable energy technologies sono aumentati del 230% rispetto al 2005.

Secondo lo studio Enea l’Italia manifesta difficoltà nella tenuta competitiva della propria base industriale nei nuovi settori delle tecnologie low-carbon. Negli ultimi anni, gli investimenti italiani in questi settori hanno mostrato un apprezzabile tasso di crescita (persino superiore a quello degli Stati Uniti, secondo Paese in termini di investimenti totali dopo la Cina), ma risultano ancora scarsamente concentrati sull’innovazione tecnologica.

Green economy
Dal rapporto emerge come gli occupati nel settore dell'energia, che include le rinnovabili ed il risparmio energetico, “sono
aumentati con un tasso medio annuo di crescita di circa il 43%, passando da circa 5.800 unità nel 1993 a 14.140 unità nel 2008”. Tuttavia, “il vero 'boom' si è avuto dal 2003 al 2008 con un incremento di quasi tre volte il valore iniziale (+167%)”.

La formazione, si legge nel rapporto, “ha un impatto positivo sul 'placement' nel settore, impatto che è tanto più rilevante se la formazione è realizzata attraverso Master universitari specialistici di secondo livello”. Per il settore ambientale, comprensivo del settore energetico, il 68% degli occupati ha trovato una collocazione rispondente al livello formativo acquisito. In particolare, il 31% circa ha un lavoro nell'ambito delle professioni scientifiche e di elevata specializzazione, il 31,7% svolge professioni di tipo tecnico e il 5,2% è collocato nelle posizioni di legislatore, dirigente, imprenditore. Fonte: fire.it

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30 novembre 2010 - Malattie da inquinamento arrivano i "medici sentinella". Una rete di sanitari di famiglia per segnalare in tempo reale dal territorio i casi di cancro ed altre patologie tra i loro assistiti. L'esempio recente della discarica di Caserta. Intanto l'Italia "conquista" il record di tumori infantili nell'Occidente

di ARNALDO D'AMICO

LI CHIAMANO "medici sentinella" perché segnalano a un centro dati nazionale cosa sta succedendo ai loro pazienti con cadenza quotidiana o settimanale. In genere sono medici di famiglia e sinora sono stati reclutati per "avvistare" i primi casi di influenza e prevedere il picco dell'epidemia annuale, tenere sotto controllo l'andamento dell'Aids o la diffusione del diabete con ottimi risultati, sia in Italia che in altri paesi europei. A differenza degli studi epidemidemiologici, le "sentinelle" colgono in tempo reale l'andamento della salute di una popolazione indicando subito il da farsi, senza aspettare i due anni in media necessarie alle indagini più accurate. La proposta ora è di includere le patologie da inquinamento tra quelle che i medici "sentinella" dovranno avvistare e segnalare.
L'iniziativa è dell'Associazione dei medici per l'ambiente, sezione italiana dell'International society of doctor for the environment (Isde) che ne ha spiegato la necessità in un recente convegno tra esperti e funzionari delle agenzie sanitarie e ambientali di varie Regioni italiane e paesi europei presso il comune di Bologna.
Le patologie di origine ambientale sono in aumento. Ma preoccupa più di tutte il cancro nei bambini, considerato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità la spia più sensibile di un ambiente malsano, in espansione generalizzata.
Nei bambini italiani tra 0 e 14 anni sono saliti da 150 casi per milione di nati a 175 in appena un trentennio. Peggio

va tra i 15 e i 19 anni dove ora si contano 270 casi l'anno. "Con l'invidiabile record di decessi nel mondo occidentale e che manterremo perché i casi di cancro in età pediatrica in Italia sono in crescita, in particolare entro il primo anno di vita, del 3,2% l'anno, e sono la prima causa di morte infantile", spiega Ernesto Burgio, coordinatore scientifico dell'Isde. Un trend che ha spinto proprio in questi giorni i pediatri oncologi italiani (Aieop) a siglare un'alleanza internazionale per la cura delle lucemie, uno dei tumori più in crescita tra i bambini, dopo quelli cerebrali.
"La causa principale delle neoplasie infantili sta nella diffusione capillare in aria, acqua e cibi delle "molecole mimetiche"  -  dice Burgio  -  sostanze diverse tra loro ma che, una volta entrate nel corpo, rivelano una capacità comune, quella di "mimare" l'azione regolatrice di alcune molecole naturali".
È il caso noto da tempo  -  hanno spiegato gli esperti  -  degli interferenti endocrini (diossine da combustione di rifiuti indifferenziati, Bpa e altri additivi esalati dalle plastiche, alcuni pesticidi e fitofarmaci, ecc) che, appunto, interferiscono con gli ormoni, causando malformazioni genitali, sterilità, tumori al seno e testicolo, diabete e altre gravi patologie. Recente invece la scoperta che alcune sostanze agiscono come i sofisticati regolatori genetici (che la scienza sta svelando di recente), attivando o spegnendo geni al pari delle molecole prodotte dal Dna per gestire il proprio funzionamento. Stanno rivelando questa capacità molti dei 105 mila composti chimici introdotti sinora nell'ambiente. Ma anche alcuni metalli liberati nelle acque da scarichi industriali, dalle discariche e nell'aria da tutti i processi di combustione, da quelli dei termovalorizzatori a quelli dei motori. Arsenico, cadmio, piombo, alluminio e mercurio i più pericolosi. Inoltre si accumulano nell'ambiente e nei corpi.
Utilissime le prime "sentinelle" schierate. "Non solo per la rapidità con cui segnalano aumenti di patologie gravi  -  spiega Roberto Romizi, presidente di Isde Italia  -  Ma perché, rilevando direttamente le malattie causate dagli inquinanti introdotti nell'ambiente, ne colgono gli effetti sinergici, mentre l'epidemiologia può indagare una o poche sostanze per volta". E la sinergia tra inquinanti liberati da una discarica si può scoprire subito. Venti medici di famiglia della provincia di Caserta, coordinati da Giacomo Pulcino, hanno mappato la distribuzione sul territorio dei loro assistiti colpiti da tumori, bronchite cronica, allergie e patologie gastrointestinali. Hanno scoperto così che i malati di queste patologie sono oltre il doppio tra chi risiede a un chilometro dalla discarica di "Lo Uttaro" rispetto a chi vive a 3 chilometri. I risultati sono stati comunicati agli amministratori locali. Si attende una reazione.  Fonte: repubblica.it (30 novembre 2010)

 

 

30 novembre 2010 - Clò: "Le rinnovabili ci costano troppo. E fanno ingrassare aziende tedesche e cinesi". Alberto Clò denuncia la crescita eccessiva dei sussidi che pesano già l'8% in bolletta.

Continua a tenere banco il tema della riforma (ormai non più rinviabile) degli incentivi alle energie rinnovabili, giudicati da diversi addetti ai lavori “troppo generosi” e soprattutto troppo impattanti sui costi delle bollette delle famiglie italiane.

A intervenire sulla spinosa questione è oggi Alberto Clò (foto), docente di economia industriale a Bologna ed ex ministro dell'Industria, considerato uno dei maggiori esperti italiani di politiche energetiche. Intervistato dal settimanale di economia il Mondo, Clò ha posto l'accento sull'eccessiva crescita degli incentivi alle fonti rinnovabili, che vanno a scaricarsi in larga parte sulle famiglie e sugli utenti di energia elettrica. “Ormai arrivano quasi al 20% delle bollette. È troppo. Nel 2010 il solo fotovoltaico costerà quasi 1 miliardo di euro di sussidi, e negli anni successivi potremmo arrivare fino a 4 miliardi di euro. È decisamente troppo”.

Il settore delle rinnovabili va moralizzato
Dell'eccessivo peso del sistema incentivante sulle bollette aveva parlato nei giorni scorsi anche il presidente dell'Autorità per l'Energia, Alessandro Ortis: “stiamo caricando la bolletta di qualcosa come l'8% - aveva detto Ortis intervenendo ad un convegno - e, se non interveniamo per rendere più efficiente il meccanismo, rischiamo di arrivare al 20% al 2020”. Nell'intervista a Il Mondo Clò ha anche sollevato il
problema della moralità del settore delle rinnovabili in Italia. “Dove ci sono i sussidi – spiega - si genera una massa enorme di richieste, molte volte finalizzate a ottenere l'autorizzazione senza poi sviluppare realmente il progetto. Le autorizzazioni sono difficili da ottenere, e quindi acquisiscono un valore economico. Succede allora che ci sono soggetti che se le fanno rilasciare solo per rivenderle. Un fenomeno che va fermato”.

Manca una filiera italiana nel settore
Occorre dunque moralizzare il settore, propone l'ex ministro, ma non basta:
i sussidi alle rinnovabili andrebbero trasformati in volano per una grande industria nazionale del settore, come ha fatto la Germania. “Stiamo arrivando al paradosso – sottolinea - per cui i nostri sussidi fanno prosperare aziende tedesche e cinesi, e finiscono agli italiani in parti minime”.

Commisurare gli incentivi ai costi sostenuti
La rimodulazione degli incentivi dovrebbe inoltre andare nella direzione di una loro commisurazione ai costi effettivamente sostenuti, “con un premio per le soluzioni più efficienti”. Inoltre, sottolinea Clò, bisognerebbe prevedere “
nuovi investimenti nella distribuzione di energia, che permettano di sfruttare adeguatamente il carattere discontinuo delle rinnovabili”, e poi “puntare al risparmio energetico, che in Italia viene colpevolmente trascurato”.
Fonte: energymanager.net

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30 novembre 2010 - Approvato schema Dlgs per obblighi minimi su rinnovabili. La DIA lascerà il posto alla DIRE. Più rigidi gli obblighi per edifici nuovi, pubblicità immobiliare con la classe energetica e qualificazione degli installatori.

Rivoluzionerà il modo con cui fino ad oggi abbiamo considerato l'uso delle rinnovabili. Produzione energetica, edifici, trasporti, incentivi e anche la qualificazione dell'installatore sono toccati dallo schema di decreto legislativo, approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, per l'attuazione della direttiva 2009/28/CE, del 23 aprile 2009, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, comunemente definita direttiva RES (Renewable Energy Sources).

Il Decreto dovrà effettuare un passaggio di verifica alle Commissioni parlamentari e in Conferenza Unificata prima del definitivo varo, ma già delinea delle tappe importanti che vale la pena ricordare.

Con l'entrata in vigore del decreto per installazione di impianti per rinnovabili verrà sostituita la DIA (ora scia SCIA) indicata nel DM del 10 settembre 2010 (Linee guida sulle rinnovabili) con la DIRE (Denuncia di impianto alimentato da energia rinnovabile e comunicazione di impianto alimentato da energia rinnovabile).

Ma vedremo anche un radicale cambiamento delle abitudini progettuali. Dall'entrata in vigore del decreto ci sarà l'obbligo di coprire con rinnovabili termiche il 20% del fabbisogno di energia termica (per ACS, riscaldamento e raffreddamento) in nuovi edifici. Ogni anno successivo all'entrata in vigore del decreto tale quota salirà di un 10%.

Inoltre cesserà di essere obbligatorio la consegna del certificato energetico nelle locazioni, se l'immobile ne è sprovvisto.

Ma le tappe successive riservano altre sorprese:

1 gennaio 2012: indicazione della classe energetica negli annunci immobiliari
1 gennaio 2013: nuovo meccanismo d'incentivazione delle rinnovabili elettriche tramite aste

1 gennaio 2013: obbligo di qualificazione degli installatori di rinnovabili termiche ed elettriche
Incrementare le rinnovabili e ridurre i costi per lo Stato

Il provvedimento mira al potenziamento e alla razionalizzazione del sistema per incrementare l’efficienza energetica e l’utilizzo di energia rinnovabile ed ha fra gli obiettivi principali quello di "diminuire gli oneri “indiretti” legati al processo di realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili (dall’autorizzazione alla connessione, all’esercizio), così da potere intervenire riducendo i costi specifici di incentivazione" si legge nella nota di Palazzo Chigi.
"Si raggiunge - prosegue la nota governativa-  in questo modo il duplice obiettivo di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili per rispettare i target europei e di
ridurre gli oneri specifici di incentivazione a carico dei consumatori finali di energia".
Questi gli strumenti di incentivazione previsti dallo schema:

- incentivo per il biometano immesso nella rete;
- fondo a favore dello sviluppo dell’infrastruttura per il
teleriscaldamento e il teleraffreddamento;
-incentivi per la produzione di
energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili;
- contributi per la produzione di
energia termica da piccoli impianti;
- potenziamento del sistema di incentivi per l’efficienza energetica, attraverso i certificati bianchi;
- fondi in favore dello sviluppo tecnologico ed industriale.

Come si arriva al recepimento della direttiva RES
Il decreto vedrà la luce probabilmente nella seconda metà del 2011, salvo passaggi legislativi non preventivabili. Eppure se ne parla da tempo e già nella Legge comunitaria 2009 (4 giugno 2010, n. 96) sono stati dettati criteri direttivi per l'attuazione della direttiva 2009/28/CE. A luglio 2010 il Ministero dello Sviluppo ha poi trasmesso il Piano d'azione sulle fonti rinnovabili alla Commissione europea, redatto dall'Italia in attuazione dell'articolo 4 della direttiva 2006/32/CE e della Decisione 30 giugno 2009, n. 2009/548/CE.

Con il Piana Nazionale d'Azione l'Italia ha fissato un obiettivo pari al 17% delle quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia da conseguire nel 2020. Lo schema di decreto odierno definisce gli strumenti, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi fino al 2020 in materia di quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e di quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Con la sua entrata in vigore verranno abrogate le disposizioni previste nelle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE.

Cosa è l'energia rinnovabile?

Secondo quanto riportato nello schema è da intendersi energia da fonti rinnovabili l'energia proveniente da fonti rinnovabili non fossili, vale a dire "energia eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas". Non sarebbe stato inserito il recupero di energia termica e questo potrebbe comportare alcuni problemi di calcolo per la quota di rinnovabile nella produzione di freddo tramite pompe di calore invertibili nei nuovi edifici. A tal proposito la legge chiarisce che sono da intendersi tali gli edifici per i quali verrà richiesto il permesso di costruire dopo l'entrata in vigore del decreto. C'è da aspettarsi una corsa agli uffici tecnici nei prossimi mesi.

DIA, no SCIA, ora DIRE

Per gli impianti solari termici, i piccoli impianti fotovoltaici su edifici e quelli a terra fino a 20 kW (di cui ai paragrafi 11 e 12 delle Linee Guida sulle rinnovabili) la DIA verrà sostituita dalla "DIRE" (Denuncia di impianto alimentato da energia rinnovabile e comunicazione di impianto alimentato da energia rinnovabile), che contiene misure acceleratorie per quanto riguarda i tempi di acquisizione dei pareri della stessa amministrazione comunale e con il richiamo, negli altri casi, alle norme della conferenza di servizi. Alla DIRE va allegato il preventivo per la connessione redatto dal gestore della rete e accettato dal proponente.

Le Regioni potranno estendere la DIRE per impianti fino ad 1 MW stabilendo anche i casi in cui la presentazione di più progetti riconducibili al medesimo soggetto per la realizzazione di impianti alimentati dalla stessa fonte rinnovabile e localizzati nella medesima area, sono da considerare come un unico impianto.

Autorizzazione Unica
L'
autorizzazione unica, già indicata nelle Linee Guida rimarrà il regime di riferimento per gli impianti rinnovabili di maggior potenza e viene introdotto il principio di responsabilità per il danno dovuto all'inosservanza "dolosa o colposa" per il mancato rispetto del termine di conclusione del procedimento. Nella schema di decreto si legge: «Il termine massimo per la conclusione del procedimento unico non può essere superiore a centottanta giorni comprensivi della procedura di verifica di assoggettabilità di cui all'art. 20 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni e integrazioni, nel caso in cui tale verifica si concluda con l'esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale. Nel caso di impianti sottoposti a valutazione di impatto ambientale il termine massimo per la conclusione del procedimento unico non può essere superiore a 90 giorni al netto dei tempi previsti dall'art. 26 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni e integrazioni per il provvedimento di valutazione di impatto ambientale.».

Sonde geotermiche

Relativamente all'energia geotermica a bassa entalpia si rimanda ad un decreto successivo che deve essere emanato entro tre mesi che definirà le prescrizioni per la posa in opera degli impianti di produzione di calore destinati al riscaldamento e alla climatizzazione di edifici, cui si applica la DIRE.

Pompe di calore

L'installazione di pompe di calore da parte di installatori qualificati, destinati unicamente alla produzione di acqua calda e di aria negli edifici esistenti e negli spazi liberi privati annessi, è considerata estensione dell'impianto idrico-sanitario già in opera.

Entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, e successivamente con frequenza almeno biennale, UNI e CEI trasmettono al Ministero dello sviluppo economico una rassegna della vigente normativa tecnica europea e dei marchi energetici e di qualità ecologica applicabili ai componenti, agli impianti e ai sistemi che utilizzano fonti rinnovabili. La rassegna include informazioni sulle norme tecniche in elaborazione.

Fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione e negli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti

Nel caso di edifici nuovi o edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, l'impianto di produzione di energia termica deve essere progettato e realizzato in modo da coprire tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili le seguenti percentuali dei consumi previsti per l'acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento:

a) il 20 per cento quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata entro il primo anno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo;

b) il 30 per cento quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata entro l'anno successivo all'anno indicato alla lettera a);

c) il 40 per cento quando il pertinente titolo edilizio è rilasciato entro l'anno successivo all'anno indicato alla lettera b);

d) il 50 quando il pertinente titolo edilizio è rilasciato entro l'anno successivo all'anno indicato alla lettera c).

A seguito delle nuove quote minime viene abrogato l'obbligo di produrre almeno il 50% di ACS previsto nell'articolo 4, commi 22 e 23, del D.P.R. 2 aprile 2009 n. 59.

Gli impianti alimentati da fonti rinnovabili realizzati ai fini dell'assolvimento degli obblighi di cui al comma 1 accedono agli incentivi statali previsti per la promozione delle fonti rinnovabili, limitamente alla quota eccedente quella necessaria per il rispetto dei medesimi obblighi.

Bonus volumetrici

I progetti di edifici di nuova costruzione e di ristrutturazioni rilevanti su edifici esistenti, che assicurino una copertura dei consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento in misura superiore di almeno il 30% rispetto ai valori minimi obbligatori di cui all'allegato 3, beneficiano in sede di rilascio del titolo edilizio di un bonus volumetrico del 5%, fermo restando il rispetto delle norme in materia di distanze minime tra edifici e distanze minime di protezione del nastro stradale.

Tetti pubblici

I soggetti pubblici possono concedere a terzi, mediante meccanismi di gara, i tetti degli edifici di proprietà per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili operanti in regime di scambio sul posto.

Certificazione energetica degli edifici

L'Italia pone parziale correzione ai rilievi mossi dalla Commissione in merito alla piena attuazione delle direttiva 2002/91/CE sull'efficienza energetica in edilizia. Verrà fatto obbligo nei contratti di compravendita o di locazione di edifici o di singole unità immobiliari di inserire apposita clausola con la quale l'acquirente o il conduttore danno atto di aver ricevuto le informazioni e la documentazione in ordine alla certificazione energetica degli edifici.

Nel caso di locazione, la disposizione si applica solo agli edifici e alle unità immobiliari già dotate di attestato di certificazione energetica in base ai commi 1, 1 bis, 1 ter e 1 quater. Su questo aspetto occorrerà valutare la legislazione di raccordo per quelle regioni che hanno introdotto esplicitamente questo obbligo.

Annunci immobiliari

Nel caso di offerta di trasferimento a titolo oneroso di edifici o di singole unità immobiliari, a decorrere dal 1 gennaio 2012, gli annunci commerciali di vendita riportano l'indice di prestazione energetica contenuto nell'attestato di certificazione energetica.

Sistemi di qualificazione degli installatori

Dal 2013 la qualifica professionale per l'attività di installazione su piccola scala di caldaie, caminetti e stufe a biomassa, di sistemi solari fotovoltaici e termici sugli edifici, di sistemi geotermici a bassa entalpia e di pompe di calore è conseguita col possesso dei requisiti tecnico professionali e di un esame in esito al quale viene rilasciato un attestato. L'esame comprende una prova pratica mirante a verificare la corretta installazione di caldaie o stufe a biomassa, di pompe di calore, di sistemi geotermici poco profondi o di sistemi solari fotovoltaici o termici.
La qualificazione degli installatori avrà una durata limitata nel tempo e il rinnovo è subordinato alla frequenza di un corso di aggiornamento, in forma di seminario o altro.

Protranno effettuare la formazione gli enti accreditati, il produttore dell'apparecchiatura o un associazione.

Entro il 31 dicembre 2012, le Regioni e le Province autonome attivano un programma di formazione per gli installatori o procedono al riconoscimento di fornitori di formazione, dandone comunicazione al Ministero dello sviluppo economico e all'ENEA.

Non ci sarà più scampo per errori e installatori impreparati. I titoli di qualificazione saranno resi accessibili al pubblico per via informatica, a cura del soggetto che li rilascia. Fonte: energymanager.net

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29 novembre 2010 - Report denuncia: per non comprare i Certificati Verdi i gestori importano energia che per Saglia non è rinnovabile. Allo Stato costa 1 MLD di euro. La trasmissione della Gabanelli denuncia anche il ritardo cronico per le compensazioni di fine anno per lo scambio sul posto.

Incentivazioni esagerate che pesano sulla bolletta, piccoli produttori penalizzati rispetto ai grandi, energia importata dall'estero certificata come rinnovabile e invece prodotta da centrali nucleari, infiltrazioni mafiose.

È un quadro fatto più di ombre che di luci quello tracciato ieri sera dalla trasmissione Report di Milena Gabanelli, che ha individuato le distorsioni dell'industria delle rinnovabili in Italia e del sistema di incentivazione che ne ha consentito il grande sviluppo attuale, come nel caso del fotovoltaico grazie al Conto Energia o dell'eolico attraverso i Certificati Verdi.

Le richieste di allacciamento a Terna

Un primo dato emerso è che Terna, la società responsabile della trasmissione di energia sulla rete, ha ricevuto richieste di allacciamento per nuovi impianti rinnovabili pari 120 mila megawatt, mentre in Italia il picco di potenza richiesta è meno della metà (56mila MW). Un dato che fa dire a Tullio Fanelli, commissario dell'Autorità per l'energia, che gli incentivi alle rinnovabili sono “esagerati”. Nel 2010 raggiungono già quota 3 miliardi e 200 milioni di euro, pagati dai consumatori attraverso la componente A3 della bolletta.

Il Conto Energia fotovoltaico penalizza i piccoli produttori

Sono finanziati in questo modo anche gli incentivi del Conto Energia per il fotovoltaico, come ha spiegato Milena Gabanelli. Si tratta, però, di un meccanismo che favorisce i grandi produttori a discapito dei possessori di impianti domestici, che in tanti non vengono pagati per l'energia immessa in rete. “C’è voluta la crisi – sottolinea la Gabanelli - per rendersi conto che è un meccanismo perverso che versa soldi su chi ha soldi. Dal 1 gennaio gli incentivi cominceranno a calare, per questa ragione c’è la corsa ad allacciarsi entro capodanno.
Il
piccolo, invece, quello che ha reso autosufficiente la propria abitazione, o la sua piccola azienda, e consuma meno di quel che produce, la differenza la immette in rete (perché l’energia non si può stoccare, va consumata subito). Costoro hanno diritto, a fine anno, ad un conguaglio, tanto hai prodotto, tanto hai consumato: la differenza te la rimborsano. Ora, siccome sono stati introdotti dei sistemi di calcolo per i quali ci vuole una laurea, questi rimborsi non arrivano”.
Durante la trasmissione sono state mostrate interviste al direttore delle operazioni del GSE e all'AD di Enel Green Power che si rimpallavano le responsabilità sui ritardi.

I certificati verdi

Un altro meccanismo incentivante, che però riguarda l'eolico e le biomasse e non il fotovoltaico, è quello dei certificati verdi, che vengono venduti da chi produce energia da biomassa o da eolico e devono essere acquistati da chi inquina di più, cioè dai produttori di energia attraverso il petrolio, il gas o il carbone.

Il ricorso ai certificati d'origine

Per essere esentati dall'obbligo costoso dei certificati verdi i produttori di energia da fonti fossili ricorrono sempre più di frequente all'espediente di importare energia dall'estero, certificata come “rinnovabile” dal gestore della rete straniero. Questi certificati d'origine, il cui controllo è di competenza del Gse, costano meno dei certificati verdi: circa 1 euro e 50 centesimi per MWh importato rispetto ai 4 o 5 euro per MWh dei CV. Ma in realtà, secondo quanto dichiarato dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Stefano Saglia, buona parte di questa energia elettrica importata dall'estero non è “verde”, ma bensì proviene da impianti nucleari francesi. L'azienda Esperia Spa da tempo denuncia che è impossibile dimostrare che l'energia accompagnata dal certificato d'origine sia effettivamente verde, e ha presentato in proposito un esposto alla procura di Milano. “Morale: i 500 milioni regalati ai produttori stranieri li abbiamo sempre pagati noi”, commenta la giornalista e conduttrice di Report.

A causa di questa finta energia certificata verde il valore dei certificati verdi “è precipitato perché l’offerta è il doppio della domanda. E come succede per i pomodori che vengono distrutti per non far diminuire il prezzo di mercato, va a finire – sottolinea la Gabanelli - che il gestore dei servizi acquista i certificati verdi invenduti: 1 miliardo ci è costata l’anno scorso questa operazione, anche questo spalmato in bolletta”.

Non diminuisce la produzione da fonti fossili

Nonostante gli investimenti miliardari nelle rinnovabili in generale e nell'eolico in particolare, “non è diminuita di un kilowatt la produzione da fossile, e per quel che riguarda il rinnovabile, nonostante queste concentrazioni si arriva a malapena al 6%. Ci sono voluti sette anni per approvare le linee guida, in questi sette anni le regioni hanno fatto quello che volevano”. Il problema, conclude la Gabanelli, “è che non esiste ancora un piano energetico nazionale che stabilisca dove autorizzare, quanti impianti ci servono e ogni regione alla fine si è regolata a modo suo”. Fonte: rinnovabili.it

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26 novembre 2010 - Premi per l'eccellenza nella gestione ambientale, proclamati i vincitori. Tra i premiati un ente britannico che applica il risparmio energetico e il fotovoltaico a 30.000 case popolari.

 Ieri a Bruxelles sono stati proclamati i vincitori dei premi 2010 del sistema europeo di ecogestione e di audit (European Eco-Management and Audit Scheme – EMAS) per l'eccellenza nella gestione ambientale.

I sei vincitori, scelti da una giuria composta da sei esperti nel campo della gestione ambientale, sono stati premiati per l'uso efficiente delle risorse, tema che include il consumo di acqua e di energia, la produzione di rifiuti e le emissioni di CO2.

Sandwell Homes (UK)

Tra gli enti pubblici, è stata premiata la Sandwell Homes, organizzazione di edilizia popolare con sede a West Bromwich, nelle West Midlands, che offre servizi di gestione, riparazione e manutenzione a circa 30 000 alloggi di proprietà comunale. Oltre a ridurre il consumo di energia e l'impiego di materie prime nelle case che gestisce, questa organizzazione utilizza pannelli solari e cellule fotovoltaiche per coprire una parte del proprio fabbisogno energetico. L'impegno degli inquilini è incoraggiato mediante il progetto “Eco-champions” e gli esempi di buone pratiche sono condivisi su un sito web ecologico.

Università di scienze applicate di Eberswalde (Germania)

Tra i vincitori anche l'Università di scienze applicate di Eberswalde (Germania), specializzata nello sviluppo sostenibile delle zone rurali, che si è distinta per l'impiego di tecnologie informatiche “verdi”, ossia per avere scelto computer e server in base al loro consumo di energia e alla possibilità di essere smontati e riciclati. Questo ateneo è stato inoltre premiato per avere lanciato appalti verdi per l'acquisto di materiale e attrezzature per ufficio, per essersi dotata di un sistema di riscaldamento a pellet e per l'uso di elettricità verde e pannelli solari. È inoltre attento a sensibilizzare gli studenti sulle questioni inerenti alla sostenibilità.

Ecoprint AS (Estonia)

Questa tipografia, che ha sede nella contea di Tartu, si prefigge di sviluppare la “stampa ecologica”, il primo servizio di stampa rispettoso dell'ambiente nel mercato estone. Tra gli ottimi risultati conseguiti spiccano l'uso dell'acqua piovana nel sistema di bagnatura, che si ritiene faccia consumare ben 60% in meno d'acqua, una riduzione del 44% della carta da ufficio e risparmi energetici dovuti all'impiego dell'energia eolica e solare.

Oxfam-Solidarité (Belgio)

Oxfam-Solidarité presta aiuto a oltre 25 paesi mediante gli incassi dei propri negozi di prodotti alimentari e di artigianato. L'organizzazione prolunga la vita dei vecchi computer offrendo un servizio di riutilizzo e riciclaggio. Più del 40% dei computer raccolti sono riparati e venduti in negozi di seconda mano, mentre quelli che non possono essere riparati vengono smontati, se ne riutilizzano alcune parti e il resto è inviato al riciclaggio. Oxfam-Solidarité ha usato in due anni il 20% in meno di carta e ha ridotto del 10% le emissioni di CO2 generate dai trasporti rivedendo la pianificazione e gli itinerari delle missioni.

Mahou S. A. (Spagna)

“Crescere senza far crescere l'impatto ambientale”: è il motto del produttore di birra spagnolo Mahou-San Miguel, che produce più dell'80% della birra spagnola esportata, ha ridotto i rifiuti da discarica di oltre il 90% grazie ad un maggiore ricorso alla raccolta differenziata. Il sistema di gestione dell'energia, abbassando il fabbisogno di calore e ricorrendo al biogas come fonte alternativa di combustibile, ha permesso di ridurre di oltre il 45% le emissioni di CO2 negli ultimi dieci anni.

Soc. Coop. Dog Park a r.l. (Italia)

Ad aggiudicarsi il premio Emas è stata infine anche l'associazione di beneficenza Dog Park a r.l. con sede a Napoli, che si occupa di cani randagi e abbandonati, offrendo loro un rifugio, assistenza quotidiana e cure mediche. La giuria ha apprezzato il modo in cui questa organizzazione fa un uso efficiente delle risorse, riducendo ad esempio del 30% il consumo d'acqua necessaria per le attività quotidiane di pulizia degli animali e del canile e riutilizzando la carta da ufficio come lettiera nelle cucce. Dog Park usa inoltre la tecnologia fotovoltaica per trasformare la luce solare in elettricità. Fonte: rinnovabili.it

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25 novembre 2010 - Strasburgo vota sì all'obiettivo del 30% per le emissioni di CO2. Sarà la posizione dell'Europa al vertice di Cancun: portare dal 20 al 30% l'obiettivo del 2020.

Era già stato proposto a luglio da Francia, Germania e Gran Bretagna e ora anche i 292 deputati del Parlamento europeo sembrano essere d'accordo. Oggi, infatti a Strasburgo in vista del vertice COP dei 16 a Cancun, si è deciso di proporre un innalzamento  dal 20 al 30% degli obiettivi di taglio delle emissioni di CO2 entro il 2020.

I parlamentari europei hanno adottato la risoluzione  con 292 voti a favore, 274 contrari e 38 astensioni. La delegazione ufficiale di 15 deputati, durante la seconda settimana di conferenza sul clima a Cancun, potrà  fare pressione sui negoziati in corso forte del mandato ricevuto.

I costi di obiettivi più stringenti
"Una riduzione del 30% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 rappresenterebbe un vero incentivo per l'innovazione e l'azione nel contesto internazionale", avevano sostenuto i tre paesi promotori, aggiungendo che  "Il passaggio al 30% è ora stimato costare
solo 11 miliardi di euro in più che il costo originale per il raggiungimento della riduzione del 20%".

Ma dal 20 al 30 e' possibile?
Sarebbe un'utopia secondo alcuni. Un'idea confermata anche dai recenti dati forniti da una ricerca condotta da WWF ed Ecofys che, monitorando i 4 Paesi con le valutazioni più elevate (Germania, Danimarca, Irlanda e Svezia), ha scoperto che attualmente i quattro Stati "modello" raggiungono solo la metà degli obiettivi necessari, il che equivale al punteggio ‘D’. Scetticismo è stato poi espresso anche in merito agli obiettivi di risparmio energetico (20%) che vedono l'Europa boccheggiare.

Paesi in via di sviluppo
Per quanto riguarda il rapporto con i Paesi in via di sviluppo, la risoluzione odierna stabilisce che i Paesi membri Ue continuino ad adempire agli impegni presi nel periodo post-kyoto, finanziando anche la fase del "fast start" con i 7,2 miliardi di euro promessi. Altri soldi, precisamente 30 miliardi di euro, dovranno inoltre essere impiegati, sempre secondo Strasburgo, per costituire un fondo globale sui cambiamenti climatici entro il 2020.

Deforestazione
Il Parlamento, infine, si è occupato anche delle foreste, chiedendo il sostegno degli Stati membri sia per evitare che i boschi siano rimpiazzati da piantagioni commerciali, sia per il piano "REDD+". Questa iniziativa punta a ridurre le emissioni dovute alla deforestazione e al degrado forestale, attraverso incentivi che rendano conveniente mantenerle intatte piuttosto che abbatterle.
Fonte: rinnovabili.it

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25 novembre 2010 - Confindustria: “dall'efficienza un potenziale di 238 mld”. Una strategia industriale fondata sull'efficienza energetica produrrebbe in 10 anni 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro.

Una maggiore crescita e 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro potrebbero essere ottenuti in 10 anni attraverso una politica industriale che ha come obiettivo l'efficienza energetica.

Lo ha sottolineato Confindustria nel corso del convegno “Efficienza energetica: tutela dell'ambiente e opportunità di crescita”, organizzato ieri a Peschiera del Garda come primo appuntamento del road show che l'organizzazione delle imprese italiane promuove su tutto il territorio nazionale per illustrare le sue proposte per l'efficienza energetica, con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell'Ambiente. Dopo la prima tappa in Veneto, i seminari del road show sbarcheranno nelle regioni Toscana, Piemonte, Abruzzo, Basilicata, Sicilia e Friuli Venezia Giulia.

Le eco-filiere industriali italiane
“L'efficienza energetica – ha spiegato il
presidente di Confindustria Verona, Andrea Bolla - può essere una linea politica da perseguire come Paese. Sul fronte delle attività produttive l'Italia dispone di intere filiere industriali che sono leader mondiali di risparmio energetico e tra le nostre eccellenze: caldaie, motori elettrici, illuminazione, aziende dell'edilizia sostenibile, trasporti, solo per citarne alcuni. Investire sull'efficienza energetica – ha aggiunto Bolla - significa fare una scelta chiara di politica industriale che profila le nostre produzioni anche a livello internazionale”.

I settori più promettenti
Nel corso del seminario è stato presentato il documento programmatico di Confindustria e il
Piano straordinario sull'efficienza energetica, che individua gli ambiti rilevanti nei quali risulta più efficace incentivare l'efficienza e fornisce una valutazione degli effetti delle misure sull'intero sistema economico, dei vantaggi per la collettività e delle ripercussioni sul bilancio dello Stato. Dal punto di vista dei risultati di risparmio di energia fossile, il documento programmatico di Confindustria identifica alcuni settori promettenti: illuminazione pubblica e privata (18,2 Mtep), cogenerazione (12,6 Mtep), trasporti su gomma (12 Mtep), pompe di calore (11,7 Mtep), elettrodomestici (10,8 Mtep), riqualificazione energetica dell'edilizia residenziale (8,8 Mtep), motori elettrici e inverter (5,5 Mtep), caldaie a condensazione (4,9 Mtep) e UPS (1,5 Mtep).

L'impatto socio-economico
Da una politica industriale in questi settori si potrebbe ottenere un aumento del valore della produzione totale dell'economia pari a circa
238 miliardi di euro, con un incremento dell'occupazione, tra il 2010 e il 2020, di circa 1,6 milioni di unità di lavoro standard. Secondo lo studio di Confindustria, aziende e istituzioni dovrebbero comprendere che ritorni economici anche nel breve termine possono essere ricavati investendo nell'efficienza energetica secondo logiche corrette, una strategia che favorirebbe anche il vantaggio competitivo.
Fonte: fresialluminio.it

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24 novembre 2010 - Gas serra, sotto la lente le misure adottate dai Paesi Ue. Per arrivare entro il 2050 a un'economia a basse emissioni, spiega il rapporto WWF-Ecofys, gli sforzi dovranno essere triplicati.

Per ottenere la decarbonizzazione entro il 2050, i Paesi dell'Unione europea dovranno triplicare i loro sforzi, al momento non ancora sufficienti.

È quanto rivela il Climate Policy Tracker, un nuovo strumento di monitoraggio lanciato dal WWF e da Ecofys a pochi giorni dal Summit sul clima, Cop16, che si terrà dal 29 novembre al 10 dicembre a Cancun, in Messico. Il rapporto e il relativo sito (http://www.climatepolicytracker.eu), il cosiddetto Climate Policy Tracker dell’Unione Europea, forniscono per la prima volta un quadro aggiornato delle misure di controllo dei gas serra in tutta l’UE basato su un’analisi dei singoli Stati Membri e dei singoli settori. “Il Climate Policy Tracker è uno strumento potente, capace di misurare l’impatto delle politiche e la loro efficacia. Questo strumento consente al pubblico di identificare i settori delle politiche che richiedono maggiore attenzione e nei quali l’azione per la riduzione delle emissioni risulta più efficace”, ha spiegato Niklas Höhne, direttore della divisione Energy & Climate Policy di Ecofys.

Implementate solo un terzo delle azioni necessarie
Il Climate Policy Tracker rivela che attualmente vengono implementate solo un terzo delle azioni necessarie per indirizzare i paesi dell’UE verso il raggiungimento dell’obiettivo di una economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050 (con la riduzione dell’emissione dei gas serra dell’80-95%). “I tagli radicali delle emissioni necessari per raggiungere gli obiettivi per il 2050 dovranno essere attuati in tutta l’economia. Gli Stati Membri dovranno analizzare a fondo tutte le loro politiche per affrontare i punti deboli. Inoltre, dovranno impegnarsi per perfezionare l’implementazione delle politiche UE”, ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.

Si può fare di più
Secondo il monitoraggio di WWF ed Ecofys, i 4 Paesi che registrano le valutazioni più elevate -
Germania, Danimarca, Irlanda e Svezia - attualmente raggiungono solo la metà degli obiettivi necessari, il che equivale al punteggio ‘D’. “Pertanto – commenta il WWF - non sarebbe adeguato definirli come dei leader, perché dovranno raddoppiare i loro sforzi per orientarsi verso un’economia a bassa intensità di carbonio”. Il rapporto evidenzia anche in una speciale “Mappa delle politiche virtuose” alcune politiche nazionali particolarmente efficaci, tra cui il Conto Energia applicato in Italia sul fotovoltaico. Secondo gli ambientalisti, i risultati evidenziati dal Climate Policy Tracker evidenziano un aspetto incoraggiante. “Se gli Stati Membri seguiranno l’esempio del paese che registra i risultati migliori in relazione a ciascuna area delle politiche e in ciascun settore – sottolinea l'associazione ambientalista in una nota - potranno raggiungere i due terzi degli obiettivi necessari, pari al doppio della media attuale. Questo significa che gli strumenti sono disponibili, ma le politiche non vengono attuate in modo diffuso”.

La situazione dell'Italia
Secondo il report, l’Italia ha introdotto
alcune valide iniziative attraverso le sue politiche che però non si combinano tra loro per creare una strategia completa verso il raggiungimento di una “zero carbon economy”. Inoltre, sottolineano gli ambientalisti, “la scelta di tornare al nucleare in campo energetico probabilmente sottrarrà importanti risorse alle future politiche per la riduzione delle emissioni di carbonio. L’energia nucleare è un elemento importante della Strategia Energetica Nazionale (che attualmente non esiste) e nel futuro il 25% dei consumi dovrebbe provenire da questa fonte. Oltre ad altri aspetti ambientali, è prevista una forte opposizione alla costruzione di impianti nucleari, che molto probabilmente ritarderà e ridimensionerà i risultati attesi in termini di riduzione dei gas serra”.

Azzeccati gli incentivi alle rinnovabili e all'efficienza
L'uso delle rinnovabili rappresenta secondo gli ambientalisti un successo per l’Italia, “stimolato garantendo un sistema di feed-in-tariff (conto energia) di lungo termine. A seconda della tecnologia, l’orizzonte temporale varia dai 15 ai 20 anni. Questo si abbina a un impegno per le rinnovabili che viene sostenuto da un programma per il rilascio di certificati verdi”. Il WWF cita anche la
detrazione fiscale del 55% sulle riqualificazioni energetiche degli edifici, prorogata dalla Finanziaria 2011 fino al 31 dicembre 2011. “Durante gli ultimi due anni (2009 e 2010) – prosegue il comunicato - è stato in vigore un incentivo fiscale del 55% per le misure finalizzate all’efficienza energetica negli edifici, compresi i sistemi solari-termici, isolamento e sostituzione dei vetri, un provvedimento che si auspica venga riconfermato in futuro”.

Altre misure da implementare
Per gli ambientalisti un passo ulteriore dell’Italia verso la ‘decarbonizzazione” è l’intenzione di obbligare l’utilizzo del fotovoltaico per gli edifici con superfici superiori a 1.000 m2 e dei sistemi solari termici nel caso di installazioni o sostituzioni di sistemi di riscaldamento. “Purtroppo – sottolineano - la legislazione in materia è stata rinviata al gennaio del 2011 e i decreti attuativi non sono ancora stati emessi. Tra le aree che richiedono miglioramenti vi è sicuramente l’implementazione delle varie strategie e politiche, ancora non sufficiente. Nel settore edilizio gli standard esistono, ma in mancanza di sanzioni e di applicazione delle disposizioni l’attuazione non è completa mentre le strettoie burocratiche ostacolano fortemente il processo”.

In Ue più sostegno alle rinnovabili che all'efficienza
“Ciascun paese può vantare i suoi successi, e i policy maker dovrebbero apprendere le lezioni che derivano dalle pratiche migliori attuate in tutta l’Europa. Tuttavia, nel complesso i punteggi registrati sono bassi.
Il sostegno alle energie rinnovabili è molto diffuso in tutta l’Europa e in questo settore si registrano i progressi più significativi, mentre i settori dell’efficienza energetica, dei trasporti e dell’industria sono in ritardo,” ha aggiunto Höhne. “Tutti i paesi e la UE nel suo complesso hanno bisogno di implementare la legislazione finalizzata alla decarbonizzazione entro il 2050, altrimenti la situazione sarà ingovernabile. Attualmente notiamo anche che gli obiettivi climatici del 2020 richiedono un potenziamento e che chiedere una riduzione del 20% non è sufficiente, un simile obiettivo non ci permetterà di raggiungere l’obiettivo di una low-carbon economy entro il 2050,” conclude Midulla.
Fonte: energoclub.org

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24 novembre 2010 - GSE: nuova procedura telematica per il Conto Energia. Dal 1° dicembre sarà più semplice e rapido richiedere al Gestore gli incentivi per gli impianti fotovoltaici.

Per semplificare l’accesso al Conto Energia fotovoltaico, il Gestore Servizi Energetici (GSE) avvierà dal 1° dicembre 2010 una nuova procedura telematica che consentirà a tutti i titolari di impianti fotovoltaici di richiedere gli incentivi in maniera più semplice, veloce ed economica.

“Il solo utilizzo di procedure informatiche consente di ridurre sensibilmente il tempo necessario per l’ammissione al Conto Energia ed aumenta l’efficienza del servizio”, sottolinea in una nota il Gse.

Accesso al Conto Energia solo via web
L'iniziativa segue il successo della fase sperimentale per l'utilizzo della nuova procedura, avvenuta nel corso del 2010, che ha dimostrato un’effettiva
riduzione dei tempi di valutazione delle richieste di incentivi. L’accesso alle tariffe incentivanti avverrà esclusivamente attraverso il portale web (www.gse.it) e tutti i documenti necessari per richiedere gli incentivi dovranno essere inviati al GSE esclusivamente mediante formato elettronico. “La crescita esponenziale, in Italia, di impianti fotovoltaici e di soggetti pubblici e privati che richiedono i relativi incentivi al GSE – prosegue la nota - ha suggerito l’adozione di un sistema gestionale che consenta di offrire un servizio ancora più efficiente ed economicamente più vantaggioso sia per gli utenti che per le Pubbliche Amministrazioni”.

Per utilizzare al meglio la nuova procedura telematica (con benefici anche per l'ambiente, grazie al notevole risparmio di carta) il GSE ha reso disponibile una guida all’utilizzo del portale informatico. Fonte: rinnovabili.it

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24 novembre 2010 - L'Italia deferita alla Corte di Giustizia europea per l'inquinamento atmosferico. Anche Cipro, Portogallo e Spagna in tribunale per il mancato rispetto delle norme UE.

 Sotto sollecito di Janez Potočnik, commissario per l'ambiente, la Commissione Europea è ricorsa infine alla Corte di giustizia contro Cipro, Italia, Portogallo e Spagna.
Motivo del deferimento: violazione dei valori limite di qualità dell'aria.
Per le quattro nazioni è stato, infatti, registrata un'alta percentuale di particolato fine, meglio conosciuto come
PM10, senza che sia stata prodotto un efficace impegno da parte dei governi per affrontare e risolvere il problema delle emissioni nocive.
Ennessimo monito
Mancati adempimenti che, nel nostro caso, non sono purtroppo nuovi: in tema di qualità dell'aria, la Commissione europea aveva, infatti, già inviato lo scorso 5 maggio al governo italiano un ultimo monito riguardo i livelli di inquinamento da particelle sottili.
"L'inquinamento atmosferico - aveva duramente sottolineato in tale occasione Janez Potočnik - continua a causare ogni anno più di 350.000 morti premature in Europa. In Italia sono ancora troppi i luoghi dove, per ogni 10.000 abitanti, più di 15 persone muoiono prematuramente solo a causa del particolato. Gli Stati membri devono continuare a prendere sul serio le norme europee di qualità dell'aria e adottare i provvedimenti necessari per ridurre le emissioni".

L'Italia e la Direttiva europea per la qualità dell'aria
Con la direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità di aria e ambiente in Europa, impone agli Stati membri un limite massimo per la concentrazione di PM10, materiale presente nell'atmosfera in forma di particelle microscopiche altamente dannose per la salute.
Stando a questo provvedimento, che ciascun Stato avrebbe dovuto recepire prima del 11 giugno 2010, spettava agli Stati membri conformarsi ai valori limite fissati.

Il decreto legislativo di recepimento della direttiva comunitaria sulla qualità dell'aria ambiente (2008/50/CE), è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a fine luglio 2010.
Bersagli principali del provvedimento, che interviene per fissare i valori e gli obiettivi di qualità dell'aria ambiente, ossia quella presente nella troposfera, sono i
materiali particolati minuti (PM10 e PM2,5), gli ossidi di azoto, gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), i composti organici volativi (Cov) e le sostanze che contribuiscono alla formazione dell'ozono a livello del suolo.

Deroghe
Agli Stati membri è lasciata aperta la possibilità di derogare dall'obbligo di rispetto dei limiti di PM10 fino al giugno 2011, ma tale deroga è soggetta ad una serie di condizioni.
Innanzi tutto, il Paese deve dar prova di aver intrapreso misure per rispettare gli obblighi entro il termine prorogato. Spetta inoltre allo Stato membro
mettere in atto un piano per la qualità dell'aria, con provvedimenti di abbattimento pertinenti per ogni zona considerata per la qualità dell'aria.

Ma, dal 2005, anno dell'entrata in vigore della normativa, Cipro, Italia, Portogallo e Spagna non si sono attivati efficacemente per uniformarsi ai valori limite per il PM10.
Nonostante le quattro nazioni abbiano fatto domanda per la proroga, la Commissione non ha ritenuto, quindi, ci fossero condizioni sufficienti per concederla.
Le città italiane
Il nostro Paese ha addirittura collezionato risultati negativi. Tutti i nostri centri urbani con più di mezzo milione di abitanti vedono peggiorare il loro stato di salute. È quanto emerge dalla XVII edizione di Ecosistema Urbano, l'annuale ricerca di Legambiente e Ambiente Italia sullo stato di salute ambientale dei comuni capoluogo italiani realizzata con la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore.

Ultimo avvertimento della CE per adeguarsi alla normativa 2008/50/CE

L'aspetto dell'inquinamento atmosferico è stato oggetto di altri provvedimenti nella giornata odierna. Dopo la lettera di diffida in data 16 luglio 2010, Repubblica ceca, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Romania, Slovenia e Spagna, restano i nove i paesi aderenti all'UE che ancora non hanno adottato la normativa 2008/50/CE.

Su raccomandazione del Commissario per l'ambiente Janez Potočnik (foto), la Commissione Europea ha dunque fatto giungere ai nove stati un monito affinché aderiscano all'iniziativa europea anti inquinamento.
In assenza di provvedimenti da parte degli imputati, la Commissione potrà deferire gli stessi alla Corte di giustizia europea.
Fonte: ecologiae.it

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23 novembre 2010 - Fotovoltaico, in Spagna pesanti tagli agli incentivi.  Dal 2011 le tariffe del conto energia caleranno del 45% per gli impianti a terra, e del 25% per i grandi impianti su tetto

Se in Germania e Francia i costi delle bollette aumentano per sostenere i generosi incentivi al fotovoltaico, in Spagna il governo Zapatero punta invece a risparmiare denaro pubblico tagliando le tariffe feed-in del conto energia.

Venerdì scorso il ministero dell'Economia di Madrid ha annunciato a partire dal 2011 una riduzione delle tariffe per gli impianti a terra (oggi pari a 25,8 eurocent/kWh) del 45%, mentre per gli impianti su tetto il taglio sarà del 25% per quelli più grandi (oggi la tariffa è di 28,6 eurocent/kWh) e del 5% per quelli di dimensioni più ridotte (attualmente incentivati con 32 eurocent/kWh). Inoltre, gli incentivi al fotovoltaico – finora applicabili all'intera vita utile dell'impianto – potranno valere per un arco temporale massimo di 25 anni: una norma, questa, retroattiva che si applica anche agli impianti già in funzione, contro la quale l'associazione spagnola di settore (Asif) ha annunciato un'azione legale.

 Penalizzati gli impianti a terra
A subire di più gli effetti della riduzione degli incentivi saranno gli impianti a terra, che per alcuni anni non risulteranno convenienti dal punto di vista economico (almeno fin tanto che il costo dei moduli e dei componenti non caleranno di una certa misura), mentre gli impianti su tetto integrati potranno ancora crescere a 250 MW installati nel 2011 (contro i 35 MW del 2010) e a 260 MW nel 2012.

Fuga all'estero degli operatori
“La riforma degli incentivi obbliga l'industria fotovoltaica spagnola a cercare altri mercati”, avverte Asif, che sottolinea come essa è “quarta al mondo dopo Cina, Germania e Giappone e ha una capacità produttiva di 1.000 MW annui”. Con i tagli al conto energia il mercato fotovoltaico spagnolo sarà dimezzato e gli operatori iberici probabilmente guarderanno sempre più a Paesi esteri come la Germania, la Francia, l'Italia, l'Europa orientale e gli Stati Uniti.

I costi per lo Stato degli incentivi
Secondo il ministero dell'Economia di Madrid,
le nuove tariffe incentivanti consentiranno allo Stato di risparmiare 607,2 milioni di euro nei prossimi tre anni. Nel 2009 gli incentivi al fotovoltaico sono costati circa 3 miliardi di euro, e finora il settore ha raggiunto gli 8.673 MW installati. A partire dal 2009, tuttavia, il mercato spagnolo ha fermato la sua corsa e ora i pesanti tagli agli incentivi decisi dal governo contribuiranno a ridurre i posti di lavoro e i benefici occupazionali finora conseguiti.
Fonte: rinnovabili.it

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23 novembre 2010 - A Taranto il Gruppo Marcegaglia si converte al fotovoltaico. Dismessa la produzione di caldaie industriali, l'azienda leader nell'acciaio lavorerà nel settore del fotovoltaico

Il gruppo Marcegaglia, attivo nel settore della trasformazione dell'acciaio, a Taranto dismette la produzione di caldaie industriali e si riconverte all'energia pulita e in particolare al fotovoltaico.

In questa città della Puglia, regione dove il gruppo industriale ha interessi anche nel trattamento dei rifiuti per produrre energia oltre che nel turismo, Marcegaglia produrrà infatti pannelli e lamiere per il fotovoltaico a partire dall'inizio del 2011.

 Problemi con la produzione di caldaie industriali
“Il piano originario, che portò anche ad un trasferimento di produzione da Ravenna a Taranto, prevedeva le caldaie industriali e la produzione di pannelli per tetti e pareti”, ricorda
Antonio Marcegaglia, amministratore delegato del gruppo insieme alla sorella Emma (già presidente di Confindustria). “Problemi di costi e di competizione, uniti al fatto che le caldaie industriali sono un’attività diversa rispetto alla vocazione del nostro gruppo, ci hanno portato – spiega Antonio Marcegaglia intervistato da La Gazzetta del Mezzogiorno.it - a passare la mano in questo settore già da alcuni anni. E così abbiamo ceduto il ramo turbogas ai nostri partner americani, che ora producono presso terzi, mentre le caldaie per incenerimento industriale le abbiamo cedute ad Ansaldo Energia”.

Pannelli e lamiere per il fotovoltaico
Il piano di riconversione prevede ora un cambio di business in direzione di un settore nuovo per il gruppo, già leader mondiale nella trasformazione dell’acciaio con 5.3 milioni di tonnellate lavorate ogni anno. “A Taranto ci siamo concentrati sui
pannelli fono-assorbenti per copertura ma soprattutto - questa è la novità - si lavorerà nel fotovoltaico. Per lo stabilimento, 90mila metri quadrati, abbiamo definito – sottolinea l'a.d. di Marcegaglia - un piano di investimenti da 15 milioni di euro che, sommato alla ristrutturazione della logistica, sale a 30 milioni. Faremo le prove a metà dicembre per partire con la produzione tra un mese-un mese e mezzo. In particolare, costruiremo pannelli e lamiere grecate con lamine fotovoltaiche a film sottile al silicio amorfo, nonché lamiere curve fotovoltaiche”.

 Nasce “Taranto Solar”
Ma le iniziative del gruppo nel campo delle energie rinnovabili non si fermano qui. “Altra iniziativa importante – spiega Antonio Marcegaglia - è la
costituzione di “Taranto Solar” insieme ad Enel Green Power per realizzare e gestire un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica della potenza nominale di 3,2 MW. I pannelli sono installati su tutti i fabbricati industriali del complesso di Taranto. Produrremo energia per il nostro fabbisogno cedendo all’Enel la parte eccedente. A Taranto, a seguito della riconversione, peraltro condivisa dai sindacati, l’occupazione è scesa da 200 a 150 unità attraverso pensionamenti ed esodi, ma contiamo comunque di risalire”.
Fonte: energymanager.net

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23 novembre 2010 - Incentivi, utilizzati 20 mln per 3.610 eco-edifici. Esaurito in 15 giorni il fondo unico per gli incentivi del Mse, poco gettonati gli immobili ad alta efficienza energetica

Si è esaurito il fondo unico per gli incentivi messo a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico lo scorso 3 novembre, per consentire a consumatori e imprese di utilizzare i 300 milioni di euro destinati nell'aprile scorso al sostegno degli acquisti in vari settori merceologici.

Con un decreto firmato lo scorso 21 ottobre dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, erano stati riassegnati i 110 milioni di euro, non ancora prenotati per gli incentivi, a un fondo unico comune per tutti i settori, disponibile per le prenotazioni dei rivenditori e consumatori a partire dal 3 novembre scorso.

Gli incentivi per gli eco-immobili

Dall'aprile scorso sono stati acquistati grazie all'incentivo per gli ecoedifici 3.610 immobili ad alta efficienza energetica per un totale di quasi 20 milioni di euro. Ricordiamo che l'importo dell'agevolazione all'acquisto era di 116 euro al metro quadro per un massimo di 7.000 euro per le case in classe A e 83 euro al metro quadro per un massimo di 5.000 euro a quelle in classe B.

I risultati per gli altri settori

Questi i risultati diffusi ieri dal MSE per gli altri settori: macchine agricole e movimento terra: oltre 13.000 mezzi, per un importo prenotato di oltre 76 milioni di euro; nautica: circa 2.900 motori fuoribordo per circa 2,4 milioni di euro e 303 contributi a stampi per scafi da diporto, per un importo di 37,5 milioni; motocicli: circa 33.000 motocicli, per oltre 16 milioni di euro di contributi, e circa 1.000 biciclette a pedalata assistita. Cucine componibili: 85.500 pezzi per un importo di circa 60 milioni di euro; banda larga: circa 530 mila contributi concessi per un importo di oltre 26 milioni di euro; elettrodomestici: quasi 500.000 pezzi per un importo di oltre 41 milioni di euro di contributi; altri incentivi (gru, rimorchi, efficienza energetica…): 20,5 milioni.

“Con l'operazione incentivi – spiega una nota del MSE - si è voluto dare un concreto aiuto a settori trainanti del nostro sistema produttivo che, pur in difficoltà, mantengono grandi capacità competitive e una forte propensione all'export (come nel caso dell'industria nautica - che esporta il 55% del fatturato - la filiera del legno-arredo legata alle cucine, o la produzione di nicchia delle gru a torre per l'edilizia); ma anche sostenere la propensione all'acquisto dei cittadini di beni di più largo consumo (nel caso degli incentivi alla vendita di motocicli, elettrodomestici e per la navigazione in banda larga)”.

Il ministero calcola che circa 167 milioni di euro sono andati a incentivare settori che hanno un impatto diretto sui consumatori finali, mentre i fondi restanti sono andati a beneficio di un'utenza più business oriented.

Fonte: rinnovabili.it

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22 novembre 2010 - Manca poco più di un mese per recepire le Linee guida per le rinnovabili. Un'occasione per fissare le proprie regole a vantaggio del paesaggio e degli operatori

Dopo l'entrata in vigore (3 ottobre 2010) delle Linee Guida nazionali per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, sono state diverse le associazioni e gli enti che si sono proposti di aiutare le Regioni a recepire correttamente il provvedimento.

Oltre ad Aper e Assosolare, che già da ottobre si sono rese disponibili ad avviare un'azione di dialogo con tutte le Regioni, in questi giorni si è aggiunta anche Legambiente umbra, la quale ha scritto una lettera alla Presidente della Regione, Catiuscia Marini, affinché l'ente non perda questa occasione per fissare le proprie regole.

Entro gennaio 2011
I tempi, di fatti, stringono. "
Entro gennaio 2011 - ha affermato Legambiente - le Regioni dovranno stabilire delle regole per integrare le fonti rinnovabili nel territorio. In caso contrario, infatti - ricorda l'associazione - da febbraio si dovranno utilizzare le indicazioni (incomplete) delle Linee Guida".

Legambiente, inoltre, si è detta disposta a contribuire a costruire un confronto ampio per condividere una visione di forte sviluppo delle rinnovabili che permetta all'Italia di raggiungere gli obiettivi europei.

Regole chiare e precise
Le fonti rinnovabili esigono infatti, scrive Legambiente, un
quadro di regole chiaro ed univoco per garantire alle diverse fonti la più efficace integrazione ambientale e paesaggistica. Questo risultato può essere ottenuto solamente definendo sia le aree idonee per la progettazione degli impianti che introducendo criteri più corretti per la loro progettazione e integrazione. Due le principali linee da seguire: analisi del territorio per l'individuazione delle aree e criteri che permettano di orientare la progettazione verso un'attenta integrazione degli edifici nel paesaggio.

Regole trasparenti
Alle Linee, inoltre, sempre secondo Legambiente, si deve accompagnare la trasparenza dei processi per garantire la legalità ai cittadini. Per ottenere ciò è necessario che le Regioni si impegnino a dare
notizia di tutte le procedure, norme e vincoli che riguardino i progetti da fonti rinnovabili attraverso un sito internet adeguatamente aggiornato.
Fonte:energymanager.net

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22 novembre 2010 - Detrazione 55%, cosa cambia con la rateazione in 10 anni. Ripartito in 10 quote annuali, il bonus fiscale effettivo viene eroso dall'inflazione e passa dal 55% al 47%

Erano tre nel 2007, nel 2008 sono passate da tre a dieci a scelta del contribuente per poi diventare cinque negli ultimi due anni.

A partire dal 1° gennaio 2011, diventano dieci le rate annuali con cui deve essere divisa la detrazione fiscale del 55%, prorogata al 31 dicembre 2011 dal disegno di legge di Stabilità votato venerdì scorso dalla Camera e ora al vaglio del Senato. A meno di una modifica a Palazzo Madama che ripristini l'attuale ripartizione in 5 anni del bonus, la diluizione in 10 anni rende la detrazione di fatto meno appetibile per i contribuenti.

Il 55% eroso dall'inflazione
In un articolo, Il Sole 24 Ore ha calcolato che, dopo dieci anni, lo sconto fiscale effettivo passa dal 55% al
47%, mentre dopo cinque anni la detrazione reale diventa del 50,5%. Ciò è dovuto all'inflazione, che si “mangia” una parte del 55% che il fisco restituisce negli anni. Inoltre, scrive il quotidiano confindustriale, “se la proposta diventerà legge nei termini attuali, chi non riuscirà a effettuare il bonifico di pagamento entro il 31 dicembre vedrà dimezzato l'importo da portare in detrazione con la dichiarazione dei redditi presentata nel 2012. Per una spesa di 20mila euro, ad esempio, si passerà da 2.200 a 1.100 euro all'anno. Inoltre, su dieci anni l'inflazione peserà di più, e quindi la somma che 'tornerà' in tasca ai contribuenti sarà più bassa in termini reali”.

Nel cassetto il Piano B
Nel caso in cui non fosse stata prorogata la detrazione con le attuali modalità, era pronto un “
Piano B” elaborato dal ministero dello Sviluppo economico, il quale fissava limiti di spesa e abbassava al 41% l'aliquota per gli infissi. La decisione finale è stata però quella di mantenere – almeno fino al 31 dicembre 2011 – l'attuale assetto del bonus, conservando sia l'aliquota del 55% per tutti gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici che la procedura semplificata che permette ai provati di compilare in via telematica la documentazione senza l'aiuto di un tecnico. Entro 90 giorni dal termine dei lavori, il contribuente deve inviare i documenti all'Enea via web, mentre per gli interventi che proseguono per più periodi di imposta, è prevista una comunicazione telematica all'Agenzia delle Entrate entro il 31 marzo 2011.

Le proposte del PD
Nel frattempo, il Partito Democratico è al lavoro per ottenere in Senato il ripristino della rateazione di 5 anni del 55%, e per ampliarne la portata. In proposito, venerdì scorso la Camera ha approvato un ordine del giorno del PD che mira ad estendere la detrazione anche al consolidamento antisismico degli edifici. Ma le proposte non si fermano qui. “Continueremo ad insistere perché una misura che ha questo impatto sulla crescita e che produce riduzione del lavoro nero e dell’evasione fiscale divenga una
misura stabile – ha spiegato il deputato del Pd Raffaella Mariani - e possa allargarsi ad altri settori come ad esempio edifici pubblici e case popolari”.

Fonte: edilportale.it

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19 novembre 2010 - Assolterm: “il solare termico ha bisogno di un Conto Energia”.

Per sostenere lo sviluppo del settore, Assolterm propone un sistema di incentivazione sul modello del conto energia fotovoltaico

 “Proponiamo un modello di incentivo che vada a premiare la produzione di energia termica, sul modello di quanto fatto con il Conto energia per il fotovoltaico. Una misura che si applicherebbe agli impianti superiori ai 30 metri quadri, prevedendo invece una tariffa forfettaria per le installazioni inferiori a questa taglia, e che verrebbe finanziato con una componente prelevata sulla bolletta del gas”.

A lanciare la proposta è (Associazione italiana del solare termico), intervenendo durante la giornata di studio a EnerSolar+, il salone dedicato alle tecnologie solari svoltosi a Fieramilano Rho.Valeria Verga, Segretario generale di Assolterm

Il mercato del solare termico in Italia
Il mercato del solare termico ha visto negli ultimi anni uno sviluppo significativo in Italia, passando dai 130 MWth del 2006 ai quasi
300 MWth del 2008, quindi più che raddoppiando l'installato annuale (+120%). Nonostante la crisi economica che ha portato a una lieve flessione nel 2009 (-4%), ad oggi la capacità installata ha superato gli 1,4 GWth, equivalenti a una superficie di installato pari a 2 milioni di metri quadri. Risultati importanti sono stati ottenuti anche sul piano industriale, dove il potenziale produttivo delle imprese ha superato il GW, dando lavoro ad oltre 4.000 persone per un giro di affari nel 2009 pari a 400 milioni di euro. “Numeri che fanno del nostro Paese il secondo mercato europeo, anche se per densità, cioè metri quadri installati per migliaia di abitanti, la media italiana, con 18 kWth equivalenti a 26 metri quadri, ci vede al di sotto della media delle altre realtà del Continente - ha ammesso Valeria Verga -. Proprio per dare maggiore impulso al settore che ha potenzialità immense e con l'obiettivo di raggiungere 1 metro quadro di installato per abitante al 2020, occorre pensare a nuovi sistemi di sostegno”.

“Tale obiettivo - ha spiegato Verga - ci consentirebbe di portare il totale installato a 42 GWth, in modo da coprire il 25% del totale di 14 Mtep termici, pari al 25% della quota fissata per la produzione di energia termica da fonte rinnovabile nell'ambito del Pacchetto 20/20/20”.

Conto energia per il solare termico
Da qui la proposta di un Conto Energia per sostenere lo sviluppo del solare termico, una misura che avrebbe notevoli ricadute positive anche dal punto di vista socio-economico in termini di creazione di nuovi posti di lavoro e di ricchezza, considerando che ogni 100 metri quadri di installato corrisponde un posto di lavoro a tempo pieno e un giro di affari pari a 100.000 euro.

Confermare il 55% per almeno 5 anni
Accanto al nuovo strumento andrebbero rafforzati e stabilizzati i provvedimenti già in vigore. “In primo luogo – ha detto Verga - il sistema di detrazioni fiscali del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica che andrebbe
implementato per un arco temporale almeno di 5 anni
, in netta controtendenza rispetto a quanto sta facendo il governo che lo ha riconfermato solo per il 2011, spalmando inoltre la detrazione su 10 anni, rispetto ai 5 attuali, scelta che ci vede ovviamente del tutto contrari”.

Obbligo solare e semplificazione amministrativa
Altro provvedimento basilare, secondo Assolterm, è
rendere veramente effettivo l'obbligo di produzione del 50% di acqua calda sanitaria da fonti rinnovabili nel caso di edifici di nuova costruzione e di ristrutturazioni. Un obbligo, ha ricordato il segretario generale di Assolterm, “peraltro già previsto dalla normativa in vigore, ma di fatto rispettato solo in pochissime Regioni”. Infine, la semplificazione amministrativa. “Ancora oggi – ha sottolineato Verga - manca un chiaro riferimento normativo uniforme su tutto il territorio, in particolare per quanto riguarda le aree vincolate, come gran parte dei nostri centri urbani e ciò sicuramente rappresenta un freno per la diffusione degli impianti”. Fonte: assolterm.it

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18 novembre 2010 - Domenica 21 ottobre scopri la biodiversità, escursione a San Cataldo nell’area S.I.C. retrostante la darsena. 

   In tutta Italia il WWF, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici Italiani, Orti Botanici ed Acquari promuove l'iniziativa "BiodiversaMente", che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e, mediante l'organizzazione di visite a tema, iniziative speciali ed escursioni guidate intende richiamare l'attenzione di tutti sull'importanza ed il valore della biodiversità, della ricerca e della scoperta scientifica, a cui danno un apporto fondamentale le istituzioni museali, universitarie e scientifiche.

Il WWF Salento, Domenica 21 novembre p.v. dalle ore 9,30, organizza una seconda escursione, dopo quella ben riuscita del 24 ottobre u.s. per consentire a tutti di apprezzare la biodiversità naturale salentina sempre più maltrattata e in forte rarefazione.

L'escursione a piedi si svolgerà a San Cataldo nell’area retrostante la darsena dove sono presenti aree naturalistiche (habitat) di elevato pregio scientifico e paesaggistico molto ricche di biodiversità (aree S.I.C.) con l’ausilio di una guida naturalistica d’eccezione, il Prof. Silvano Marchiori - Laboratorio di Botanica e Orto Botanico Di.S.Te.Ba. dell’Università del Salento.

L’appuntamento è alle ore 9,30 in piazza Palio presso l’ingresso del Palazzetto dello Sport. Si raggiungerà la località attraverso la bici, o pullman di linea (SGM) o attraverso il sistema del car pooling.

I partecipanti sono invitati a portare video-camere o macchine fotografiche, per documentare il "bello", sperando di non dover riprendere il "brutto" che offende l'ambiente.

Le riprese video e fotografiche saranno pubblicate sul sito dell’Associazione www.wwfsalento.it.

Al termine dell’escursione, prevista per le ore 12,30 circa si metteranno a dimora alcune piante messe a disposizione dell’Orto Botanico dell’Università del Salento dedicate ai bambini più piccoli della città in occasione della tradizionale “Festa degli alberi” che ricorre appunto il 21 novembre.

In caso di maltempo l’iniziativa sarà spostata alla domenica successiva. Si consigliano abbigliamento e scarpe adeguate all'attività di escursione (in particolare stivali in gomma per eventuale presenza di pozzanghere e fango).

L'escursione è GRATUITA. PARTECIPATE NUMEROSI!

 Info e prenotazione (obbligatoria): 329.8168510 - 339.2742742 - 328.2258018 - lecce@wwf.it

Leggi il comunicato stampa - Vai alla nostra sezione dedicata alla biodiversità

rassegna stampa

 

18 novembre 2010 - Seminario "Impatti sui cambiamenti climatici nel Salento" - 15 novembre 2010

Sono stati presentati dati storici ed elaborazioni secondo diversi modelli matematici e tutti sembrano concordare sul fatto che, per la Puglia, nei prossimi 40 anni dovremo aspettarci un innalzamento delle temperature da 2 a 4 °C.
Gli incrementi maggiori si avranno nelle massime estive, con estati veramente torride; incrementi importanti anche nelle minime estive e leggeri rialzi nelle temperature invernali, che comunque si alzeranno, sia nelle minime che nelle massime.
Per quel che riguarda le precipitazioni, ci si aspetta un andamento annuale stabile, ma concentrazioni di eventi anche alluvionali nelle mezze stagioni, specie quella autunnale, mentre sembra che si azzereranno le precipitazioni estive.
Tutto questo, porterà a dover spostare le semine, anticipandole e, forse, ad introdurre nuove colture.
Per il vino e l'olio, ci si aspetta un calo di produzione, ma un possibile miglioramento della qualità.
Per il mare, si osserva già una tropicalizzazione delle specie sia di fauna che di flora.
Le aree maggiormente interessate da questi cambiamenti saranno quelle del tavoliere e parte delle murge.
Per il Salento, si prevedono influssi relativamente moderati, sia per temperature che per precipitazioni, ma rischi maggiori di eventi climatici estremi (trombe d'aria, tempeste, etc).
Concludendo, non si può negare che ci sia anche l'azione e la corresponsabilità delle attività umane in questi cambiamenti climatici che stiamo vivendo, ma non sono da escludere che ci siano delle concause indipendenti dall'uomo e che ci siano anche dei corsi e ricorsi storici.

  sintesi curata da Ing. Grazio Passaseo

Comitato Tecnico-Scientifico WWF Salento

 Leggi gli abstracts degli inteventi

 

18 novembre 2010 - Certificati bianchi, nuova scheda per le pompe di calore elettriche. L'Autorità per l'energia approva la scheda n. 27 che estende i TEE all'installazione di pompe di calore elettriche

Con la delibera EEN 15/10 del 15 novembre 2010, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha approvato una nuova scheda tecnica, la n. 27, per la quantificazione dei risparmi energetici relativi all’installazione di pompa di calore elettrica per produzione di acqua calda sanitaria in impianti unifamiliari nuovi ed esistenti.

Per questa tipologia di intervento sarà quindi consentito di ottenere i certificati bianchi (o titoli di efficienza energetica), cioè crediti rilasciati in seguito ad interventi per una gestione più efficiente dell'energia che possono in seguito essere rivenduti. L'Autorità per l'energia ha deciso di escludere dal campo di applicabilità della scheda n. 27 le installazioni avvenute nella zona climatica F, e di eliminare la previsione di un obbligo di garanzia e assistenza di almeno cinque anni sugli apparecchi.

Le decisioni dell'Autorità
Viene confermato “il
valore minimo ammissibile di COPN pari a 2,5” e accolta la proposta degli operatori “in merito all’opportunità di non prevederne sin da subito l’aumento ad un valore pari a 3 a decorrere dall’anno 2013, bensì di valutare nel tempo l’opportunità di una sua variazione in funzione dell’evoluzione del mercato”. La delibera prevede inoltre “di non differenziare i valori di risparmio specifico tra scaldacqua preesistente, in funzione del tipo, e scaldacqua di nuova installazione e di adottare per tutti i casi i valori di RSL medi pesati calcolati per il caso delle nuove installazioni, al fine di semplificare la rendicontazione e di ridurre gli oneri documentali”.

Gli interventi oggetto della nuova scheda tecnica n. 27 potranno essere rendicontati a partire dal 1° gennaio 2011. Fonte: rinnovabili.it

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18 novembre 2010 - TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI PER PRODURRE ENERGIA

Sulla carta impianto per la produzione di energia pulita, nella realtà centro per lo smaltimento di polveri, terre contaminate e fanghi inquinanti contenenti metalli che superavano i limiti massimi previsti. Si tratta dell'impianto di coincenerimento "Riso Scotti Energia spa" di Pavia posto ieri sotto sequestro, dopo più di un anno di indagini condotte dal Corpo forestale di Pavia e dalla Scientifica di Roma.

"Il coinceneritore – commenta Ugo Mereu, comandante regionale della Lombardia del Corpo forestale – sulla carta era un vero e proprio fiore all’occhiello, poiché serviva a smaltire uno scarto della produzione e, al contempo, a creare energia rinnovabile da reimpiegare in azienda".

Dirty Party
L'operazione "dirty party", che ha portato l'arresto di 7 persone, ha scoperto che tra il 2007 e il 2009 l'impianto ha generato giro d'affari di circa 30 milioni di euro e, nel frattempo, ha gestito illecitamente 40mila tonnellate di rifiuti. Il tutto era reso possibile da false analisi di laboratorio.

Energia pulita?
In origine l'impianto, nato tra il 2001-2002, era destinato, attraverso una centrale a biomasse, allo smaltimento della
lolla, scarto biologico derivante della lavorazione del riso. In seguito,venne autorizzato a smaltire anche rifiuti speciali non pericolosi. Dall'indagine però si scoperto che frequentemente la lolla di riso veniva miscelata con scarti industriali e, in seguito, venduta senza alcuna autorizzazione per la produzione di lettiere per animali, in particolare pollame e suini, e per la produzione di pannelli di legno. Fonte: ecologiae.it

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17 novembre 2010 - Enel: raddoppiare il fotovoltaico e sestuplicare l’eolico

eolico e solare

 Il ricorso al nucleare non fermerà le rinnovabili. Anzi, siccome per il nucleare ci vuole ancora tanto, probabilmente i prossimi progetti riguarderanno esclusivamente le fonti pulite. Ne è convinto Ingmar Wilhelm, responsabile dell’Area Sviluppo Italia Divisione Energie Rinnovabili dell’Enel, il quale, presentando i dati della sua ricerca a Roma durante il forum “Ambiente e sicurezza”, ha spiegato che in Italia ci sono le potenzialità per raddoppiare il ricorso all’eolico (che già è tra i primi al mondo) e sestuplicare la produzione di energia solare, attualmente la sesta al mondo.

Le potenzialità ci sono perché se l’Italia è davvero il Paese del sole, il Gigawatt di potenza installato al 2010 è troppo poco. Anzi, spiega Wilhelm che per la fine di quest’anno si prevede già di raddoppiare questa potenza, portandola a 2 Gw, ma entro 10 anni le potenzialità ci sono tutte per far arrivare tale capacità a 12,7 Gw.

Minori sono le potenzialità dell’eolico, ma solo perché già ora è già molto presente. Attualmente infatti la potenza installata è di 5,6 Gw, ed in 10 anni si prevede di raggiungere i 12,1 Gw, più dell’energia che si prevede possano produrre le 5 centrali nucleari in programmazione sul suolo nazionale.

Per l’Italia sole e vento sono le fonti più importanti in prospettiva, ma ci dobbiamo ancora confrontare con alcune difficoltà, come la rete elettrica ancora non in grado di integrare completamente queste fonti. L’Italia deve trovare un ritmo costante di sviluppo, e questo coinvolge anche processi legislativi, ad esempio sugli incentivi Fonte: ecologiae.com

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16 novembre 2010 - Bruxelles, corridoi prioritari per gas e elettricità. Entro il 2012 sarà pronta la mappa dei corridoi per il trasporto di elettricità, gas e petrolio.

L'Unione europea ha bisogno di investire circa 200 miliardi di euro nei prossimi 10 anni per rinnovare, ampliare e costruire nuove reti energetiche e di gas naturale nel tentativo di raggiungere i suoi obiettivi ambientali e sostenere la sua crescita economica.

Queste le parole che il Commissario europeo per l'energia, Günther Oettinger, ha pronunciato durante l'odierna conferenza stampa per presentare i corridoi per il trasporto di elettricità, gas e petrolio. Il Commissario ha anche aggiunto: "In futuro dovremo investire più di quanto abbiamo investito negli ultimi 10 anni, ma, soprattutto, dobbiamo farlo velocemente".
"Energia 2020"
Un concetto sicuramente già sentito visto che proprio la scorsa settimana lo stesso Oettinger ha presentato la Comunicazione "Energia 2020" che definisce le priorità energetiche per il prossimo decennio e delinea le azioni da adottare per affrontare le sfide del risparmio energetico, della realizzazione di un mercato caratterizzato da prezzi competitivi e forniture sicure, della promozione del primato tecnologico e di negoziati effettivi con i nostri partner internazionali.
Le linee strategiche per l'energia individuate dalla commissione
Cinque le priorità individuate dalla Commissione: risparmio energetico, mercati e infrastrutture energetici paneuropei integrati, politica energetica, competitività e confronto dei prezzi. Sulla base di queste priorità, la Commissione proporrà iniziative e proposte legislative concrete entro i prossimi 18 mesi.

Tassativa la scadenza riguardante il completamento del mercato interno dell'energia. Entro il 2015 nessuno Stato membro dovrà rimanere isolato. Nei prossimi dieci anni sono necessari nell'Ue investimenti infrastrutturali complessivi per un valore di 1.000 miliardi di euro.

Mappa per il trasporto
Oggi il Commissario è tornato a parlare dell'argomento, proponendo però soluzioni "concrete" per le infrastrutture. Oettinger, infatti, ha voluto definire la
mappa dei corridoi per il trasporto verso l'UE di petrolio, elettricità e gas. Questa mappa, definita "urgente per raggiungere gli obiettivi prefissi", servirà come base per future concessioni di permessi e finanziamenti ai progetti dell'Unione. In particolare, essa punta a garantire collegamento tra i mercati continentali di quei paesi che sono praticamente isolati in termini energetici dall'Ue.

Settore elettrico
Nel settore elettrico sono stati definiti
4 corridoi principali: una rete off-shore posizionata nel Mar del Nord e connessa con l'Europa settentrionale e centrale per trasportare energia prodotta nei parchi eolici alle grandi città; un'interconnessione nell'Europa sud-occidentale; una nell'Europa centrale e sud-orientale e l'intergrazione del mercato baltico in quello europeo.

Corridoi del gas

Per quanto riguarda il settore gas, tre i corridoi previsti. Il primo a Sud, il secondo un corridoio Nord-Sud nell'Europa occidentale, mentre il terzo riguarda l'integrazione del mercato energetico baltico. Sulla base di questi corridoi già definiti, nel 2012 saranno individuati altri progetti di interesse europeo.

Snodi
Snodo cruciale dei nuovi corridoi di approvvigionamento sarà l'Italia che, insieme a Portogallo e Spagna, vedrà nei prossimi anni un interno sviluppo del settore rinnovabile, in particolare eolico e solare. Questo accadrà soprattutto perché questi Paesi avranno un ruolo chiave nei collegamenti con il Nord Africa. Infatti,
entro il 2020, circa 10 GW di energia verde potrebbero essere prodotti nei paesi del Mediterraneo meridionale e orientale.

Nuovi collegamenti a sud
Oltre al già esistente collegamento tra Spagna e Marocco, che dovrebbe aumentare la capacità da 1.400 a 2.100 MW, nel
2017 dovrebbe entrare in funzione tra Italia e Tunisia una nuova rete elettrica. Bruxelles inoltre auspica lo sviluppo di altri collegamenti tra il nostro Paese e Montenegro, Albania e Croazia.

Gasdotti
Altra
sfida importante per l'Italia sarà quella dei gasdotti del "Corridoio del sud", il quale legherà l'Ue ai bacini dei produttori di Caspio e Medio Oriente. Al momento i progetti di Nabucco, Itgi, Tap e ''White Stream'' risultano 'in fase di sviluppo, mentre si stanno studiando altre possibili opzioni che puntano a Golfo Persico ed Egitto. Fonte: energymanager.net

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16 novembre 2010 - Detrazione 55%, Camera approva emendamento di proroga. Inserito dal relatore Marco Milanese, proroga l'incentivo anche nel 2011 ma con diluizione delle detrazioni in 10 anni anziché 5

E' stato appena approvato alla Camera l'emendamento del Governo alla Legge di Stabilità per la proroga nel 2011 della detrazione fiscale del 55%, spalmata su 10 anni anziché su cinque come previsto attualmente.

 Riportiamo il testo dell'emendamento:

Art. 1 Comma 47-bis. "Le disposizioni di cui l'articolo 1, commi da 344 a 347, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, si applicano, nella misura ivi prevista, anche alle spese sostenute entro il 31 dicembre 2011. La detrazione spettante ai sensi del presente comma è ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Si applicano, per quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 24, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e all'articolo 29, comma 6 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, della legge 28 gennaio 2009, n.2."

Impatto finanziario della proroga
Il sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas ha spiegato che la proroga porterà un maggior gettito nel 2011 per circa 124,8 milioni. Si registrerà invece un rosso per le finanze dello stato negli anni successivi:  meno 32,4 milioni nel 2012, meno 292,8 milioni nel 2013, per stabilizzarsi su un'incidenza annua di 168,2 mioni dal 2014.

Il maggior gettito Iva di 124 milioni del 2011 sarà destinato all'autotrasporto.

PD: ci batteremo per ripristinare i 5 anni e per ampliare la detrazione
"Spalmare su dieci anni la detrazione del 55%, anziche' su cinque come attualmente, e' un risultato deludente che indebolisce la misura e la rende meno appetibile per i cittadini e meno competitiva per imprese", afferma a caldo Ermete Realacci del PD, preannunciando una battaglia a Palazzo Madama. "E' un errore e il Pd si battera' in Senato per ripristinare il credito di imposta del 55% in edilizia con le attuali modalità''.
"Continueremo ad insistere perché una misura che ha questo impatto sulla crescita e che produce riduzione del lavoro nero e dell’evasione fiscale divenga una
misura stabile – aggiunge Raffaella Mariani - e possa allargarsi ad altri settori come ad esempio edifici pubblici e case popolari".

Si potrebbe migliorare la misura...
“Si prenderanno in considerazione gli eventuali elementi migliorativi contenuti nella proposta del Ministero dello Sviluppo economico sulle ristrutturazioni edilizie eco-compatibili”, ha dichiarato
Marco Milanese, relatore del disegno di legge di stabilità, “anche se, tecnicamente, essendo una proroga – ha aggiunto - si dovrebbero riprendere gli elementi della misura già in vigore. In ogni caso al ministero dell'Economia spettano le valutazioni di ordine finanziario, sulle coperture e sui saldi”.

Piano B dal MSE
Ricordiamo che il ministero dello Sviluppo economico, nel caso in cui non venisse prorogato lo sconto del 55% alla Camera, ha preparato un Piano B che prevede limiti di spesa e un abbassamento dell'aliquota al 41% per gli infissi.

Petizione di Uncsaal
Un'ipotesi, questa, che non piace al settore dei serramenti.
Uncsaal (Associazione confindustriale delle imprese italiane che operano nel comparto dell’involucro edilizio), ha infatti lanciato insieme a FederlegnoArredo una petizione indirizzata al presidente del Consiglio, ai ministri, sottosegretari e commissioni competenti in cui si chiede la riconferma del 55% oltre il 2010 con le attuali modalità di fruizione, senza alcuna rimodulazione delle aliquote e senza la penalizzazione di alcuni prodotti rispetto ad altri. Finora la petizione ha già raccolto 1.000 adesioni fra costruttori di serramenti, istituzioni, progettisti e cittadini italiani. Fonte: fresialluminio.it

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16 novembre 2010 - Saglia: pronto un Piano B se non c'è la proroga del 55% nella manovra in Aula. Ancora assente l'emendamento promesso da Vegas per la proroga della detrazione 55%. Il piano B prevede limiti di spesa e 41% per gli infissi

La discussione generale della Legge di Stabilità è iniziata oggi in aula alla Camera ma finora non è stato ancora presentato l'emendamento annunciato dal Governo per la proroga oltre il 2010 della detrazione fiscale del 55%sulle riqualificazioni energetiche degli edifici.

La possibilità dell'inserimento nel ddl della Finanziaria della proroga per il 2011 del bonus resta ancora aperta, assieme a quella di una sua riconferma nell'ambito del decreto Milleproroghe previsto a fine anno. “Spero che il governo possa dare una soluzione positiva e che questa soluzione possa essere condivisa da maggioranza e opposizione”, ha dichiarato il relatore alla Legge di Stabilità, Marco Milanese, riferendosi alla proroga dell'eco-bonus. Come ha annunciato in Commissione il vice ministro dell'economia, Giuseppe Vegas, il Governo sta lavorando ad un approfondimento per valutare i costi e gli effetti di una eventuale proroga del 55%.

Rimodulazione delle aliquote
Secondo indiscrezioni riportate da Il Sole24Ore, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, proporrebbe un nuovo assetto della detrazione che prevede la
conferma dell'aliquota del 55% per interventi quali cappotti isolanti, tetti, pannelli solari, e invece un'aliquota del 41% per la sostituzione delle finestre e degli impianti termici. Per tutti gli interventi di riqualificazione energetica Saglia ipotizza una riduzione dei tetti di spesa: 440 euro al metro quadrato per le finestre, 600 euro al metro quadrato per i pannelli solari e 9000 euro per gli impianti termici.

Pronto un piano B
“Auspichiamo una proroga dell'ecobonus – ha detto Saglia interpellato dai giornalisti alla Camera - però, se bisogna contenere l'impatto sui conti pubblici, abbiamo messo a punto un piano B per il 2011”. La proposta alternativa, avanzata al Governo per l'emendamento al ddl sulla Legge di stabilità, comporterebbe una
spesa di soli 150 milioni per il 2011, a fronte dei circa 2 miliardi di euro richiesti in 4 anni per l'ecobonus. Il piano B punta a “individuare interventi che abbiano maggiore ritorno in termini di risparmio energetico” con il “minore esborso possibile”, e prevederebbe un'agevolazione fiscale selettiva al 55% per il 2011, e del 41% per gli infissi. Se l'emendamento non entrerà in Finanziaria si cercherà un altro articolato nel quale inserirlo, ha assicurato il sottosegretario.

Favorite le imprese edili?
“Se quanto scritto sulle pagine del giornale finanziario corrispondesse al vero si tratterebbe di
ipotesi punitive per il settore del serramento, per l’industria e l’artigianato in generale”, ha commentato GuidaFinestra.it. “Ci sembra che si preparino grandi favori per le imprese edili. Come ci sembrano inaccettabili le proposte per quanto riguarda i produttori di serramenti esterni. Sono proposte che complicano inutilmente la vita dei cittadini, che favoriscono qualcuno e puniscono tutti gli altri. Perché non proporre invece – si chiede il sito web dedicato a serramenti, facciate strutturali e architettura - un 50% secco per tutti gli interventi?”. Fonte: fresialluminio.it

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16 novembre 2010 - Crollano gli investimenti nell'eolico italiano. Diminuisce la remunerazione degli impianti a causa del crollo del valore dei certificati verdi. Le banche tagliano i finanziamenti.

Rispetto alle attese, che prevedevano di raggiungere i 6000 MW installati, nel 2010 l'eolico italiano arriverà a quota 5.600 MW, con un calo della crescita rispetto ai primi sei mesi dell'anno.

A fare il punto sulle prospettive dell'eolico è Simone Togni, segretario nazionale dell'Anev (Associazione nazionale energia del vento). In un articolo del Corriere della Sera, Togni ha dichiarato: “A metà anno c'è stato un crollo verticale degli investimenti, perché il valore dei certificati verdi è sceso troppo e le banche non finanziano più i nuovi progetti. Si stanno realizzando solo i progetti già finanziati all'inizio dell'anno. Tutto il resto si è fermato”.

Crolla il valore dei certificati verdi
Il valore dei certificati verdi, infatti, è calato del 10% l'anno, passando dai 140 euro a megawattora nel 2006 ai circa 80 euro di oggi. Il risultato è stata la
progressiva diminuzione della remunerazione dell'investimento in impianti eolici e a fonti rinnovabili in generale (ad eccezione del fotovoltaico incentivato con il Conto Energia), e le banche hanno quindi tagliato i finanziamenti. “In parte, la perdita di valore dei certificati è stata compensata – spiega Togni - dalla maggiore efficienza: oggi i costi di produzione dell'eolico sono più bassi di quattro anni fa”.

Oneri sugli impianti
Tuttavia, sull'eolico e sulle rinnovabili grava il peso di oneri quali l'
Ici, l'aumento degli affitti dei terreni, il 5% di compensazione ai comuni. Secondo il segretario nazionale di Anev, questi oneri non hanno altra logica che quella di “bloccare gli investimenti, perché le compensazioni ambientali non si possono imporre alle imprese che producono energia verde, è espressamente vietato da una direttiva comunitaria”.

In arrivo decreto con la riforma degli incentivi
Ricordiamo che sul tema della revisione dei meccanismi incentivanti alle energie rinnovabili – tra i quali anche i certificati verdi –, ormai imminente con il recepimento nell'ordinamento nazionale della direttiva 2009/28/CE,
il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, ha annunciato nei giorni scorsi una riduzione degli incentivi “in virtù del miglioramento delle tecnologie”, per evitare il finanziamento non di investimenti ma di rendite, come purtroppo è successo in alcuni casi come per le storture sull’import non certificato. Se lasciassimo tutto così com’è – ha detto Saglia - nel 2020 l’esborso per incentivi alle rinnovabili costerebbe agli italiani 9 miliardi di euro. Lasceremo comunque un sistema di finanziamenti tra i più alti in Europa”. “Dopo l’ok al conto energia – ha annunciato il sottosegretario - siamo alla vigilia del recepimento della direttiva europea che
fisserà fino al 2020 gli incentivi e regole per il settore dando così certezze agli investitori”.
Fonti: rinnovabili.it

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16 novembre 2010 - Eolico sui tetti: “serve un cambio di mentalità”. Nella mente degli italiani c'è poco spazio per l'eolico sui tetti degli edifici, ma le soluzioni per adattarlo agli ambienti urbani esistono.

Quando si parla di fonti di energia pulita la stragrande maggioranza dei cittadini pensa subito al fotovoltaico sul tetto, mentre l'eolico o il geotermico vengono concepiti spesso solo nella forma dei grandi impianti.

Giovanni D'Agata, membro del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sottolinea come nell'ambito delle energie rinnovabili il passaggio tra il dire e il fare non è così facile e immediato. In particolare, l'obiettivo posto dall'Unione europea di avere entro il 31 dicembre 2020 tutti i nuovi edifici a energia quasi zero, cioè ad altissima prestazione energetica, in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo sia coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, richiede per essere raggiunto l'utilizzo di tutte le fonti alternative disponibili, incluso quindi anche l'eolico.

Micro e mini eolico
Di conseguenza, sottolinea D'Agata, l'equivalenza energia pulita nel contesto urbano = fotovoltaico nell'immaginario degli italiani dovrà allargarsi anche ad altre tecnologie come l'eolico di piccole dimensioni -
micro impianti o mini impianti di potenza fino a 5 kW di picco - installabile sul tetto dei condomini e degli edifici delle città.

La Venturbina
Fino ad oggi questi mini impianti eolici hanno trovato poca diffusione per motivi estetici e di decoro urbano, ma sono già state studiate soluzioni per adattare l'eolico all'ambiente urbano. Un esempio è la “Venturbina”, una
turbina micro eolica orizzontale che non ha bisogno di pali ma ruota lungo un asse longitudinale, con una dimensione modulare pari alla facciata esposta del palazzo. Sviluppata da Enatek, questa turbina è installabile su qualsiasi tetto grazie a dimensioni contenute (300x150x150 cm), ed è in grado di sfruttare l'effetto parete, raggiungendo nelle performance picchi del 200% superiori a turbine con le medesime potenze nominali.
Fonte: rinnovabili.it

 

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16 novembre 2010 - Ortis: gli incentivi alle rinnovabili pesano troppo in bolletta. Senza una riforma, dice il presidente Aeeg, gli incentivi alle energie verdi copriranno il 20% del costo delle bollette nel 2020.

Le energie rinnovabili sono “risorse e soluzioni tecnologiche sacrosante da perseguire perché ne va della diversificazione delle coperture del nostro paese, ne va della tutela ambientale, ne va delle ricadute industriali e ne va dello stimolo alla ricerca e lo sviluppo”. E tuttavia, il sistema incentivante va gestito considerando “la responsabilità molto grossa che abbiamo nell'utilizzo delle risorse connesse con gli incentivi”, poiché derivano soprattutto dai prelievi sulle bollette.

Lo ha sottolineato il presidente dell'Autorità per l'Energia, Alessandro Ortis (foto), in occasione di un convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi. “È vero che arrivano soldi dall'Unione Europea e dal governo - ha detto Ortis - ma il grosso sono soldi dei nostri concittadini che vengono pagati bimestre dopo bimestre in bolletta”. Solo nel 2010, ha ricordato il presidente dell'Autorità per l'Energia, “arriveremo a 3 miliardi della componente A3 relativa gli incentivi, escluse le fonti assimilabili. Stiamo caricando la bolletta di qualcosa come l'8% e, se non interveniamo per rendere più efficiente il meccanismo, rischiamo di arrivare al 20% al 2020”.

Utilizzo efficiente degli incentivi
In questa situazione, sottolinea Ortis, occorre “sostenere le rinnovabili ma in termini di efficienza, in modo che questi soldi dei contribuenti siano usati nel modo migliore. Per questo, stiamo lavorando con il governo e il parlamento per riordinare il sistema degli incentivi” e nel frattempo si punta a promuovere “monitoraggi e controlli più adeguati per verificare l'utilizzo corretto di questi fondi”. Ciò vale anche per le
reti, anch'esse finanziate attraverso i prelievi dalle bollette dei contribuenti, e senza le quali “le rinnovabili non vanno da nessuna parte”, ricorda Ortis.
Fonte: energymanager.net

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15 novembre 2010 - PUNTA PEROTTI  WWF: “L’AREA DEVE RIMANERE INEDIFICABILE”

 La revoca della confisca dei terreni di Punta Perotti, paradossalmente coerente con il tormentato e tortuoso iter giuridico che ha caratterizzato l'intera vicenda, pone il problema del futuro di quell’area che, secondo il WWF, deve rimanere assolutamente inedificabile escludendo definitivamente ogni possibilità di ricostruzione.

 Per il presidente del WWF Puglia Antonio de Feo: “Punta Perotti è stata l'espressione della deturpazione ambientale di un territorio  e del suo successivo recupero. Traendo esempio dal passato, oggi, l'auspicio minimo è quello che si sviluppino tutte le azioni necessarie per la salvaguardia ambientale dello stesso territorio, evitando vecchi errori”.

 Da un punto di vista ambientale e paesaggistico, poco importa se a sbagliare siano stati i soggetti privati o pubblici, certo è che lo scempio era davvero enorme sotto tutti i punti di vista, scempio a cui fortunatamente grazie anche al coraggio del Comune di Bari  si è rimediato con l'abbattimento.
 Oggi non occorre dunque tanto recriminare rispetto alla nuova decisione dei magistrati di restituzione dei terreni, ma guardare al futuro di queste aree perché c'è da scommettere che se queste rimarranno in mano ai privati nell'attuale stato vincolistico saranno oggetto di progetti e proposte che, seppure differenti dalle ormai defunte "saracinesche", comunque andranno ad insistere in un luogo che va mantenuto libero ed aperto nell'interesse di tutta la città di Bari.

 Chi può dunque fare qualcosa?  Gli strumenti urbanistici del Comune e quelli del piano paesaggistico in capo alla Regione dovrebbero dare una risposta di garanzia.  Il WWF ritiene però che forse la soluzione definitiva stia in uno sforzo congiunto di tutte le Amministrazioni per portare questi terreni in proprietà pubblica.

 Bari,   15 novembre  2010

Ufficio Stampa WWF Puglia 080-5210307 www.wwf.it/stampa  

 Leggi il comunicato stampa

 

12 novembre 2010 - Conto Energia 2010, dal Gse la procedura per le comunicazioni fine lavori. Previsto il termine del 30 giugno 2011 per l'entrata in esercizio degli impianti che intendono usufruire degli attuali incentivi.

In una nota, il Gestore Servizi Energetici (GSE) ricorda che le tariffe incentivanti del Conto Energia fotovoltaico previste per l’anno 2010 “sono riconosciute a tutti i soggetti che, entro il 31 dicembre 2010, abbiano concluso l'installazione dell'impianto fotovoltaico. Inoltre, è necessario che entro la medesima data sia stata comunicata all'amministrazione competente al rilascio dell'autorizzazione, al gestore di rete e al GSE la fine lavori e che l’entrata in esercizio non sia oltre il 30 giugno 2011”.

La Legge n. 129 del 13 agosto 2010 (c.d. “Salva Alcoa”), infatti, ha spostato dal 31 dicembre 2010 al 30 giugno 2011 il termine per l'entrata in esercizio degli impianti fotovoltaici richiesto per poter ancora beneficiare degli incentivi del secondo Conto Energia, in scadenza a fine anno. La condizione prevista è però che entro il 31 dicembre 2010 gli impianti fotovoltaici siano completati e che entro la stessa data sia comunicata la fine lavori.

Procedura operativa

Il GSE rende noto inoltre di aver predisposto una procedura operativa che illustra i requisiti necessari e le modalità per la presentazione delle comunicazioni di fine lavori allo stesso GSE. L’invio delle comunicazioni di fine lavori avverrà esclusivamente per via telematica attraverso una specifica sezione del portale applicativo web, attualmente dedicato al conto energia, alla quale sarà possibile accedere nel periodo compreso tra il 1 dicembre 2010 e il 31 dicembre 2010. Nei prossimi giorni verrà pubblicata una guida che illustrerà le funzionalità dell’applicazione del portale fotovoltaico. Fonte: gse.it

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11 novembre 2010 - Rinnovabili, in arrivo il decreto per la revisione degli incentivi. Il provvedimento, che recepisce la direttiva 2009/28/CE, riduce gli incentivi in virtù del miglioramento delle tecnologie

 “Il governo scommette sulle rinnovabili. Dopo l’ok al conto energia siamo alla vigilia del recepimento della direttiva europea (la 2009/28/CE, n.d.r.) che fisserà fino al 2020 gli incentivi e regole per il settore dando così certezze agli investitori”.

Lo ha annunciato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, nel corso di un seminario organizzato ieri a Roma dal GSE. Il provvedimento, che la prossima settimana dovrebbe andare all'esame del Consiglio dei ministri, “punta tra l’altro – ha spiegato Saglia - a ridurre gli incentivi in virtù del miglioramento delle tecnologie, per evitare il finanziamento non di investimenti ma di rendite, come purtroppo è successo in alcuni casi come per le storture sull’import non certificato. Se lasciassimo tutto cosi com’è, nel 2020 l’esborso per incentivi alle rinnovabili costerebbe agli italiani 9 miliardi di euro. Lasceremo comunque un sistema di finanziamenti tra i più alti in Europa”.

Le proposte delle Associazioni di settore
Ricordiamo che nei giorni scorsi le Associazioni italiane del settore delle rinnovabili hanno sottoscritto un documento congiunto, inviato agli organi del MSE e ai Presidenti delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive di Camera e Senato, nel quale viene proposta una revisione dei meccanismi di promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili, in modo che l'Italia possa raggiungere gli obiettivi fissati dalla Direttiva europea 2009/28/CE e conseguire lo sviluppo industriale
senza ledere il consumatore finale in termini economici. Nel documento viene sottolineata da un lato la necessità di garantire la stabilità e prevedibilità del quadro normativo che disciplina il supporto alla produzione di energia da fonte rinnovabile, dall'altro di raggiungere un maggior livello di chiarezza e accessibilità delle procedure.

Borsa Italiana si apre all'industria delle rinnovabili
“Sulle rinnovabili si registrano in Italia gli incentivi più alti a livello europeo, ma c’è bisogno che questo sistema porti allo sviluppo di una rete industriale e cioè a filiere che creano lavoro per poter diventare un grandissimo driver di sviluppo”, ha dichiarato nel corso del seminario
Emilio Cremona, presidente del Gse. Il convegno, dal titolo “Borsa Italiana incontra l'industria delle rinnovabili”, è stato l'occasione per annunciare un'iniziativa che Borsa Italiana e GSE organizzeranno il prossimo 8 marzo a Palazzo Mezzanotte a Milano. L'obiettivo è quello di attirare gli investitori del mercato italiano (finora sono in totale 1.280 provenienti da 40 Paesi diversi) verso le aziende italiane attive nel settore delle rinnovabili. “L’iniziativa dell’8 marzo servirà a presentare alla platea di investitori internazionali gli scenari di sviluppo e le opportunità di investimento anche per le aziende delle rinnovabili non quotate”, ha spiegato il ceo di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi.

Gli esempi
“A parte qualche eccezione come Enel green power, le altre aziende delle rinnovabili quotate del mercato italiano – ha sottolineato Jerusalmi - hanno una capitalizzazione tra i 50 e i 100 milioni di euro.
Enel Green power all’inizio della negoziazione lo scorso 4 novembre si è presentata con una capitalizzazione di 8 miliardi, ha raccolto un ammontare di 2,6 miliardi di cui 1,95 da investitori retail italiani”. Oltre a Enel Green Power, anche aziende attive nel settore dell’energia come Enel e Eni “sono i blue chip del settore, grazie all’alta capitalizzazione e ai dividendi certi”, ha spiegato il ceo di Borsa Italiana.
Fonte:fire.it

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10 novembre 2010 - Vegas: nella legge di Stabilità non c'è spazio per proroga detrazione 55%. Salta l'emendamento di FLI sulla proroga. "Non ci sono soldi", ma per gli analisti costa di più non prorogare

Questa mattina i titoli di molti giornali economici salutano come defunta la detrazione fiscale del 55%. A recitare il de profundis sarebbero state le parole del vice ministro all'Economia Giuseppe Vegas (a sx nella foto) sull'impossibilità di inserire nella legge di Stabilità la proroga degli incentivi. "Servono 7 miliardi per dare ossigeno al Paese" aveva annunciato Tremonti e "ne abbiamo solo 5,5".
Salta l'emendamento di FLI
A parte le molte fiduciose aspettative in realtà quello che salta è l'emendamento relativo alla proroga proposto da Futuro e LIbertà. "Come Futuro e Liberta'
chiediamo che nell'emendamento del governo alla legge di Stabilita' ci sia il rifinanziamento delle agevolazioni fiscali per chi interviene sull'edilizia esistente per il risparmio energetico, il famoso 55% di credito fiscale in dieci anni fino a un tetto massimo di 100mila euro, per le ristrutturazioni volte al risparmio energetico". Così si era espresso a Radio Radicale il vicecapogruppo vicario di Fli Benedetto Della Vedova.

Dopo l'ordine del giorno votato dalla Commissione Ambiente, favorevole alla proroga, e quello della Commissione Industria è quindi giunto  l'emendamento di Futuro e Libertà che ha iniettato ottimismo negli operatori. Ancora nella giornata di ieri il problema non era tanto proroga sì, proroga no, ma l'eventuale esclusione di alcuni settori, come quello dei serramenti a rischio di riduzione di aliquota incentivante.

Non ci sono i soldi
Della Vedova individuava buoni motivi per il rifinanziamento: "E' una misura virtuosa che chiediamo venga rifinanziata.
Il costo ci e' stato detto sarebbe intorno ai 400 milioni, ma gli analisti ci spiegano che se uno allarga un po' i conti si accorge che la misura sostanzialmente non ha costo, nel senso che poi e' difficile seguire tutti i rivoli che poi ritornano alle finanze pubbliche. Noi chiediamo che questa misura venga rifinanziata" aveva dichiarato a Radio Radicale.

Ma da doccia fredda sulle speranze di proroga è appena giunta da Giuseppe Vegas, sottosegretario all'economia. "Non trova spazio nella legge di stabilita' la proroga al 2011 della detrazione irpef del 55% sulle spese per l'efficientamento energetico degli edifici".

Ma l'Europa va nella direzione opposta
Paradossale che la notizia giunga proprio nel giorno in cui l'Europa annuncia un maxi piano da 1.000 miliardi per l'energia 2020 , a seguito del quale dalla seconda metà di giugno saranno messi a disposizione degli Stati Membri e dei privati, tre le altre cose, fondi per l'efficientamento energetico e ristrutturazioni degli edifici pubblici e privati.

E' certo che la partita non sarà finita qui, a meno che il Governo non voglia trovarsi contro l'intero mondo confindustriale che con Finco che ha trasmesso al Governo un dettagliato calcolo sui benefici economici della Detrazione.

Ultima speranza: il Milleproroghe
L'annuncio del vice di Tremonti, nonostante interpretazioni allarmistiche, andrebbe opportunamente considerato come un
ritardo annunciato. Nel mese scorso Giuseppe Vegas aveva già individuato nel milleproroghe la sede ideale per l'eventuale proroga dell'incentivo. Ha cambiare le carte in tavola e a spingere verso l'inserimento nella legge di Stabilità è stato l'emendamento di Futuro e Libertà. Tuttavia lo stesso sottosegretario allo Sviluppo, Stefano Saglia aveva annunciato al Sole24Ore che l'eventuale proroga sarebbe stata inserita nella legge di fine anno, però "se troviamo i fondi". Nella Legge di Stabilità non si sono trovati e ora la questione è tutta sul
metodo di calcolo del costo della detrazione per le casse dello Stato

Ma quanto costa la detrazione 55% allo Stato?
Secondo Finco, Enea e Cresme il conto è in pari: s
ono entrati nelle casse dell'Erario 6.350 miliardi per maggiori interventi a fronte di 6.110 miliardi non incassati.

Ma  ministero dell'Economia individua nel conteggio uno "sbilancio" di 1,7 miliardi di euro. "A questa cifra s arriva solo calcolando anche il minor gettito per la riduzione delle accise" denuncia Ciro Mendola di Finco, cioè la riduzione dei fabbisogni energetici degli immobili comporta un minore consumo di energia e di conseguenza un minor incasso di imposte e accise sull'energia. "Sarebbe come dire - spiega una  nota Finco- che occorre fumare di più perché il Monopolio statale dei tabacchi incassi di più ...non credo che questa possa essere una voce da prendere in considerazione".

Cosa il Ministero dell'Economia non conteggia?

Se il conto approssimato di Finco configura uno scenario pari e patta per la detrazione, che perde solo per il meccanismo di calcolo delle minori accise dello Stato, secondo Finco occorre considerare anche le altre voci che fanno propendere per la proroga delle detrazione:

a)      l'anticipo del gettito derivante dalla ritenuta d'acconto del 10% sui lavori cui sono applicabili le detrazioni d'imposta del 36 e del 55%, che riduce nell'immediato il fabbisogno dell'Erario;

b)     il fatto che si paghino sanzioni di 550milioni, crescenti senza correttivi, per le multe per emissione di CO2;

c)      la valorizzazione del patrimonio immobiliare stimata in circa il 6%, con un impatto sulla futura tassazione delle rendite sia in conto capitale che per Ici;

d)     ma soprattutto, senza il 55%, quale sarebbe stato realmente il fatturato "imponibile"? Si chiede Finco. Il 55% viene detratto da un fatturato in parte significativa "indotto"dalla misura stessa, non su un valore acquisito che si sarebbe in ogni caso realizzato. E' evidente infatti che - in carenza - molti avrebbero scelto di non effettuare gli interventi e che quindi le relative imposte sarebbero state minori.

Vantaggi per il sistema Paese

Finco delinea successivamente gli ulteriori vantaggi di carattere generale quali il sostegno all'occupazione, l'impulso all'innovazione tecnologica ed in generale alla filiera delle industrie delle costruzioni, l'incremento del comfort degli immobili e quindi le minori spese sanitarie ipotizzabili (Amici della Terra ha stimato questo costo in 800 milioni), l'implementazione del mix energetico nazionale nonché la forte riduzione di emissioni di CO2, aspetto quest'ultimo che diventa particolarmente rilevante nell'ottica degli impegni che il Governo Italiano ha preso in sede Comunitaria.

I costi economici e sociali per la mancanza della proroga
Se invece il rinnovo venisse negato, si determinerebbe l'interruzione del processo di innovazione tecnologica e di efficientamento energetico in atto; si verificherebbe un'inversione di rotta per quanto riguarda il crescente risparmio energetico e la sempre più diffusa cultura ambientale.
Costa di più non prorogare

In ultimo, chiarisce Finco, il mancato rinnovo provocherebbe un aggravio per le casse dello Stato a partire dal 2011, a causa degli effetti per minori incassi delle Entrate a seguito delle detrazioni per interventi effettuati fino al 2010, non compensati del maggior gettito dovuto al bonus. Fonte: energymanager.net

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10 novembre 2010 - Edilizia e trasporti nelle priorità energetiche dell'UE. Un piano da 1000 miliardi. La Commissione proporrà incentivi per ristrutturazioni e risparmio energetico entro la metà del 2011

Il Commissario europeo per l'energia, Günther Oettinger, aveva anticipato in una intervista al Sole24Ore il maxipiano europeo per le reti energetiche.

Alla testata italiana il commissario dichiarò di avere in mente importanti progetti in ambito di investimenti riguardanti i "certificati bianchi" e l'edilizia.

Strategia per il 2020
La Commissione europea ha, infatti, presentato proprio oggi una nuova strategia per un'energia competitiva, sostenibile e sicura. La
Comunicazione "Energia 2020" definisce le priorità energetiche per il prossimo decennio e delinea le azioni da adottare per affrontare le sfide del risparmio energetico, della realizzazione di un mercato caratterizzato da prezzi competitivi e forniture sicure, della promozione del primato tecnologico e di negoziati effettivi con i nostri partner internazionali.

Cinque le priorità individuate dalla Commissione: risparmio energetico, mercati e infrastrutture energetici paneuropei integrati, politica energetica, competitività e confronto dei prezzi. Sulla base di queste priorità, la Commissione proporrà iniziative e proposte legislative concrete entro i prossimi 18 mesi.

1.000 miliardi di euro per gli investimenti infrastrutturali
Tassativa la scadenza riguardante il completamento del mercato interno dell'energia.
Entro il 2015 nessuno Stato membro dovrà rimanere isolato. Nei prossimi dieci anni sono necessari nell'Ue investimenti infrastrutturali complessivi per un
valore di 1.000 miliardi di euro.

Per accelerare i principali progetti strategici Ue, la Commissione propone di semplificare e accorciare la procedura di rilascio dei permessi, fissando un termine massimo per l'ottenimento dell'autorizzazione definitiva e dei finanziamenti Ue. Uno sportello unico dovrebbe coordinare tutti i permessi necessari per la realizzazione del progetto.

Risparmio energetico
Per quanto riguarda il risparmio energetico,
la Commissione vuole concentrarsi principalmente su trasporti e edilizia. Per aiutare i proprietari di abitazioni e le autorità locali a finanziare le misure di ristrutturazione e di risparmio energetico, la Commissione
proporrà incentivi agli investimenti e strumenti di finanziamento entro la metà del 2011.

Il settore pubblico dovrebbe tener conto degli aspetti relativi all'efficienza energetica nell'acquisizione di lavori, servizi e prodotti. Nel settore industriale, i certificati di efficienza energetica potrebbero costituire un incentivo per le imprese a investire in tecnologie a basso consumo energetico.

Coordinare la politica energetica
Inoltre, l'Ue propone di coordinare la politica energetica nei confronti dei paesi terzi, specialmente nelle relazioni con i partner fondamentali. Nel quadro della politica di vicinato,
la Commissione propone di estendere e di approfondire il trattato che istituisce la Comunità dell'energia ad altri paesi che vogliono partecipare al mercato Ue dell'energia. Viene anche annunciata un'importante cooperazione con l'Africa, mirante a fornire energia sostenibile a tutti i cittadini di quel continente.

Prezzi e innovazione
La Commissione, infine, ha avanzato l'idea di
avviare nuove misure sul confronto dei prezzi e di lanciare quattro progetti in settori chiave per la competitività dell'Europa: nuove tecnologie per le reti intelligenti e stoccaggio dell'energia elettrica, ricerca sui biocarburanti di seconda generazione e partenariato "città intelligenti" per promuovere il risparmio energetico a livello locale.
Fonte: anit.it

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10 novembre 2010 - Eurisko: "Italiani ancora confusi sulle classi energetiche". I prodotti verdi piacciono ma i consumatori li preferiscono se certificati da un'autorità indipendente

Cresce l'attenzione verso il mercato dei prodotti eco-compatibili, ma le incertezze, dovute principalmente alla poca chiarezza e tutela durante l'atto dell'acquisto, spingono gli italiani a guardare ancora con cautela a questo mercato.

Consumatori ancora diffidenti
Questo è quanto emerge dalla ricerca
Eurisko "Prodotti green: avvertenza d'uso", commissionata all'ente di ricerca da Underwriters Laboratories (UL). Su un campione di oltre mille italiani è risultato che, nonostante per l'84% di essi non si tratti di una moda passeggera, i consumatori non si sentono ancora tutelati e assistiti. Essi chiedono maggiore chiarezza e informazione (82%) e un impegno concreto da parte delle istituzioni e degli stessi produttori.

Inoltre, solo il 3% del campione è disposto a spendere di più per un prodotto eco-compatibile. Questo perché si aspetta che siano i produttori ad accollarsi il peso del processo di rinnovamento. Inoltre il 67% delle persone vorrebbe fosse certificato da parte terza e non lasciato al libero arbitrio dei produttori attraverso autodichiarazioni o autocertificazioni.

Confusione sulle classi energetiche
D’altronde, il mondo “green” è ancora foriero di molte incertezze e ignoranze come dimostra la ricerca. Secondo lo studio, appena la metà del campione conosce “solo vagamente” la classificazione energetica, malgrado gli incentivi statali e le campagne di pubblicità progresso in tal senso. Un italiano su tre ancora confonde la classe energetica A con quella C, immaginando che la prima sia meno efficiente.

Puntare sulla comunicazione
Secondo i ricercatori, per riuscire a smuovere questa preoccupazione, un ruolo importante può essere svolto dalla
comunicazione. Una sua regolazione deve essere regolata per evitare che nel gran “calderone verde” si possano nascondere troppe comunicazioni false, non sostanziate o fuorvianti riguardo ai presunti benefici dei prodotti dal punto di vista ambientale. Il cosiddetto “greenwash” risulta, infatti, un fenomeno in ascesa a livello globale.

In aumento le denunce per false autodichiarazioni
Secondo l’inglese Advertising Standards Authority (ASA)
il numero di denunce legate alle dichiarazioni di eco-sostenibilità dei prodotti raddoppiano di anno in anno. Per questo la comunicazione, e ancor di più le dichiarazioni e certificazioni verdi, devono essere vere e verificabili nel tempo, come richiesto dal 67% degli italiani.
Fonte: rinnovabili.it

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9 novembre 2010 - Solare fotovoltaico a una svolta epocale - Italia tra i paesi leader

risparmio_energetico4L'energia solare potrà soddisfare il 5% del fabbisogno elettrico mondiale entro il 2020 e il 9% della domanda globale di energia elettrica al 2030, secondo il rapporto "Solar generation 2010" pubblicato da Greenpeace International e EPIA (Associazione europea delle industrie fotovoltaiche).

«Il solare fotovoltaico è una soluzione che risponde all'esigenza urgente di produrre energia pulita e rispettosa dell'ambiente - commenta Domenico Belli, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace -. Gli investimenti mondiali sul solare fotovoltaico hanno raggiunto il record di 35 miliardi di euro nel 2009 e si prevede di arrivare a 70 miliardi nel 2015. L'Italia è tra i Paesi più attivi, con quasi 1 miliardo di investimenti

Nei prossimi cinque anni il costo dei moduli fotovoltaici scenderà del 40%, dopo essere già sceso della stessa percentuale dal 2007 a oggi. In questo modo, il prezzo dell'energia prodotta dal solare potrà competere con quello delle altre fonti energetiche, anche senza gli incentivi pubblici e la "grid parity". Nei prossimi tre/cinque anni, quindi, il fotovoltaico sarà una realtà per la maggior parte dei Paesi industrializzati, dove il costo dell'energia è sempre molto alto.

Il solare sarà determinante anche per la fornitura di energia globale, specie nei Paesi in via di sviluppo. Entro il 2030, infatti, oltre 2,5 miliardi di persone potranno accedere all'energia elettrica grazie a questa tecnologia. Non solo, per ogni Kwh prodotto dai pannelli, si calcola un risparmio di 0,6 Kg di CO2 immessa in atmosfera, un contributo importante per la lotta al cambiamento climatico.

«Il solare fotovoltaico si dimostra una tecnologia chiave nella lotta al cambiamento climatico che assicura l'accesso diffuso all'energia da fonti rinnovabili - continua Belli -. I miglioramenti tecnologici e l'abbassamento dei costi faranno raddoppiare entro 5 anni l'incidenza del fotovoltaico nella fornitura di energia primaria.»

Se le politiche di incentivazione non verranno ridotte, la potenza del solare fotovoltaico installata a livello globale potrà raggiungere i 180 GW al 2015. Un bel salto, se si pensa che all'inizio del 2010 la potenza installata era di 23 GW. In questo, l'Italia avrà un peso importante con i suoi 8 GW programmati dal Piano d'Azione Nazionale che, senza gli ostacoli burocratici e politici alla sua diffusione, potrebbero essere di più. Servono politiche a supporto di questa tecnologia che diano certezze alle imprese e ai cittadini.

Oltre ai benefici ambientali, il solare fotovoltaico assume un ruolo sempre più importante sia come strumento di stabilizzazione dei costi energetici, sia come creatore di nuova occupazione. Ad oggi, sono 230.000 le persone occupate nel mondo nel settore fotovoltaico e saranno 1.5 milioni nel 2015; in Italia, secondo un rapporto Ires/Cgil, a metà del 2009 gli occupati nel settore erano circa 6.000 e, ad oggi, se ne calcolano circa 10.000.

 Fonte: Infobuildenergia

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9 novembre 2010 - Emissioni industriali, l'Ue adotta norme più severe

 BRUXELLES. Ieri il Consiglio dell'Unione europea ha adottato una normativa che consentirà di ridurre le emissioni dei grandi impianti di combustione in tutta l'Ue e che dovrebbe portare ai cittadini europei benefici sotto il profilo ambientale e sanitario, tra cui un calo dei decessi prematuri stimato in 13.000 casi l'anno. Le norme più severe in materia di emissioni industriali erano state proposte dalla Commissione Ue nel dicembre 2007 ed oggi spiega che «La nuova normativa consentirà inoltre notevoli risparmi grazie alla riduzione degli oneri amministrativi e condizioni più eque per il settore industriale».

Le maggiori installazioni industriali rappresentano una quota considerevole delle emissioni totali dei principali inquinanti atmosferici: l'83% per il biossido di zolfo (SO2), il 34% per gli ossidi di azoto (NOx), il 43% delle polveri e del 55% dei composti organici volatili (Voc), hanno anche altre importanti impatti ambientali, comprese le emissioni in acqua e nel suolo, la produzione di rifiuti e il consumo di energia. Le emissioni degli impianti industriali sono stati quindi oggetto di legislazione a livello europeo per un certo tempo. Dal 1970 sono state elaborate varie direttive che hanno portato all'adozione di diversi testi legislativi principali. La proposta riformula sette direttive esistenti (la direttiva Ippc e sei direttive settoriali) in un unico, più chiaro e coerente strumento legislativo.

Ecco cosa prevede la nuova direttiva:

Applicazione più rigorosa delle migliori tecniche disponibili. La direttiva sulle emissioni industriali riunisce e aggiorna sette atti normativi vigenti. Il testo è incentrato sull'applicazione più rigorosa delle migliori tecniche disponibili (Bat, Best available techniques); le conclusioni relative alle Bat diventano il punto di riferimento del processo di autorizzazione. La proposta rivede i limiti minimi di emissione applicabili ai grandi impianti di combustione in tutta l'Ue per renderli conformi alle Bat. Queste disposizioni dovrebbero garantire che i gestori degli impianti industriali applichino le Bat in modo più uniforme, in modo da creare condizioni più eque nel settore. La Commissione ritiene che le conclusioni relative alle Bat siano essenziali affinché queste siano attuate in modo chiaro, trasparente e applicabile in tutti gli Stati membri.

Stimolare l'ecoinnovazione e ridurre gli oneri non necessari a carico degli operatori. La maggiore importanza attribuita alle BAT sarà una chiara indicazione per il settore industriale affinché si impegni a conseguire l'elevato rendimento ambientale descritto nelle conclusioni relative alle Bat al minor costo possibile. La direttiva stabilisce inoltre che gli Stati membri devono promuovere attivamente le tecniche emergenti, favorendo un circolo virtuoso di costante miglioramento del rendimento ambientale delle industrie nell'Ue. La direttiva, riconoscendo che gli oneri amministrativi superflui sono dannosi per l'industria europea e la sua competitività sul mercato mondiale, riduce tali oneri in misura di 32 milioni di euro l'anno a livello di Ue. Negli anni a venire la Commissione continuerà a collaborare con gli Stati membri per affrontare il problema degli oneri amministrativi superflui a livello nazionale in sede di attuazione della direttiva.

Ridurre le emissioni dei grandi impianti di combustione. Nonostante il notevole calo delle emissioni ottenuto negli ultimi vent'anni, gli impianti a combustibile fossile impiegati nel settore energetico costituiscono ancora una delle fonti principali di emissioni di inquinanti atmosferici. La direttiva stabilisce limiti più severi per le emissioni dei maggiori impianti dell'UE al fine di garantire che questi applichino le Bat. I vantaggi derivanti dalla riduzione delle emissioni sono quantificabili tra 7 e 28 miliardi di euro l'anno, compreso il calo dei decessi prematuri stimato in 13 000 casi l'anno. I risparmi deriveranno dalle minori ripercussioni dei grandi impianti di combustione sulla salute dei cittadini dell'Ue, tenendo conto dei costi di attuazione a carico dei gestori (ad esempio per l'installazione degli impianti di abbattimento).  La direttiva garantisce che questi impianti riducano in maniera considerevole le emissioni dannose e nel contempo assicura la flessibilità necessaria per garantire la sicurezza della fornitura di energia a breve e lungo termine nell'Ue.

Migliorare gli strumenti per verificare e garantire il rispetto delle norme. Nella nuova direttiva sono stati ottimizzati diversi meccanismi di cui gli Stati membri possono avvalersi per verificare e garantire il rispetto della normativa. Sono state potenziate le disposizioni relative al monitoraggio e alla comunicazione delle emissioni e alle ispezioni ambientali ed è stata migliorata anche la possibilità di accesso alle informazioni da parte del pubblico. Grazie alla maggiore chiarezza delle disposizioni di attuazione per gli Stati membri, per la Commissione sarà più facile assicurare la completa applicazione della direttiva.

Secondo il commissario europeo all'ambiente, Janez Potočnik, «Il voto con cui il Consiglio ha adottato la nuova direttiva sulle emissioni industriali è una pietra miliare nella lotta contro l'inquinamento da fonti industriali nell'UE. Grazie alla direttiva, i cittadini europei saranno tutelati come meritano. La nuova normativa rafforzerà in modo sostanziale il quadro giuridico vigente, consentirà di ridurre ulteriormente l'inquinamento dell'aria e altre forme di inquinamento ambientale e darà un impulso importante all'ecoinnovazione».

La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, prevista entro la fine del 2010. Gli Stati membri avranno poi due anni di tempo per recepire la direttiva nella legislazione nazionale e dare inizio all'attuazione. Fonte: greenreport.it

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9 novembre 2010 - Dal Governo la ricetta per migliorare la qualità dell'aria nelle scuole: piante mangiasmog!. Il Governo scopre la pessima IAQ (Indoor Air Quality) scolastica, ma si dimentica dei sistemi di ventilazione

Basterà veramente l'utilizzo di piante "mangia veleni" o vernici foto-catalitiche, come suggerito sul sito del Governo italiano,  per ridurre il livello di sostanze inquinanti all'interno delle scuole italiane?

Il consiglio sembra paradossale, ma è quanto emerso dal convegno "Qualità dell'aria nelle scuole: un dovere di tutti, un diritto dei bambini INSIEME SI PUO' - Esperienze del progetto SEARCH", organizzato dal Ministero dell'Ambiente, Federasma (Federazione delle Associazioni Italiane di sostegno ai materiali asmatici e allergici) e l'Ispra, presentato a Roma il 4 novembre e pubblicato sul sito di Palazzo Chigi.

Progetto internazionale Search
Lo studio nazionale si inquadra nell’ambito del progetto internazionale SEARCH (School Environment And Respiratory Health of Children) promosso e finanziato dal Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con il REC (Regional Environmental Center for Central ad Eastern Europe), per valutare l´esposizione ai principali inquinanti all´interno degli edifici scolastici. Un lavoro che, a livello europeo, ha visto la misurazione con protocolli comuni standardizzati degli
inquinanti indoor in 243 scuole di 6 Paesi diversi
ed ha analizzato la funzionalità respiratoria (spirometrie) di oltre 5.000 bambini tra gli 11 e i 12 anni.

Interazioni tra inquinamento outdoor e indoor
Lo studio nazionale ha dimostrato le interazioni esistenti tra inquinamento esterno e indoor. Se, infatti, da una parte il traffico, le fermate di autobus e altre fonti fanno salire i valori delle
polveri sottili (PM10) nelle aule, facendo registrare concentrazioni anche superiori agli 80 µg/m3, un ulteriore contributo arriva anche dall’uso del gesso per la lavagna. Inoltre, all'interno degli edifici scolastici le concentrazioni di formaldeide
sono risultate più elevate rispetto alla media delle altre scuole europee, anche se rimangono lontane dai livelli di pericolosità indicati dall’OMS.

 Progetto pilota HESE
Quest'ultimo dato certamente non sorprende dato che, non più di 2 mesi fa, la stessa conferma è arrivata anche dallo studio pilota
HESE
(Effetti dell’ambiente scolastico sulla salute). Il progetto, al quale ha partecipato l’Ifc-Cnr, ha monitorato la qualità dell’aria nelle aule scolastiche e le possibili implicazioni sulla salute respiratoria degli alunni su un campione di scuole situate a Siena e Udine, Aarhus (Danimarca), Reims (Francia), Oslo (Norvegia) e Uppsala (Svezia) frequentate da più di 600 alunni con età media di 10 anni.

Maglia nera per l'Italia
Come rilevato dalla ricercatrice Marzia Simoni, collaboratrice dell’Unità di epidemiologia ambientale polmonare dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc) di Pisa, la
maglia nera è stata consegnata alla Danimarca (circa 170 mg/m³), seguita dall’Italia (circa 150 mg/m³). "In questi due Paesi - afferma Simoni - le PM10 risultano spesso superiori persino allo standard Epa per esposizione a breve termine (150 mg/m3)". Quanto alla CO2, riferisce la ricercatrice, “il valore standard suggerito dall’Ashrae (American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers) per esposizione a lungo termine (mille ppm, parti per milione) viene superato nel 66% delle aule europee con Italia, Francia e Danimarca prime a quasi 1900 ppm. Le concentrazioni di PM10 e CO2 risultano correlate
, cioè all’aumentare di un inquinante corrisponde un aumento dell’altro”.

Per risolvere il problema dell'inquinamento nelle aule scolastiche, lo studio pilota ha suggerito agli edifici scolastici di provvedere ad un'adeguata ventilazione, utilizzando, ad esempio, la ventilazione meccanica, la quale può risultare molto più efficace di quella naturale.

I suggerimenti proposti degli esperti di Ispra e Min. Ambiente
Di differente avviso gli esperti incaricati dal Governo. Tra i suggerimenti utili per migliorare l'inquinamento nelle aule, propongono di adottare piante "mangia veleni" come la
Felce di Boston, capace di rimuovere la formaldeide dall’ambiente al tasso di 20 microgrammi/ora, o l’Areca
che riduce, al tasso di 19 microgrammi/ora, xilene e toluene presenti all’interno.

Altro suggerimento, qualora si volessero ritinteggiare classi o palestre, è l'utilizzo di vernici foto-catalitiche o ecoattive, che trasformano le sostanze inquinanti in residui innocui (sali minerali, calcio, etc), fungendo da agenti anti-inquinanti e antibatterici.

Piante tropicali o ventilazione?
Da questi studi emerge dunque che l'inquinamento a livello scolastico è un problema da non sottovalutare, tanto che sia la ricerca nazionale che il progetto pilota ci offrono dei possibili strumenti per migliorarlo. Ora sta a noi scegliere; la valutazione non è facile: meglio cambiare, o prevedere un impianto di ventilazione, magari con recupero di calore risparmiando sui costi di riscaldamento, o coltivare una pianta "mangia veleno"?

Fonte: rinnovabili.it

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9 novembre 2010 - Crisi dell'edilizia, Cresme: ci salveranno le riqualificazioni residenziali. Nel quadriennio 2007-2010 il settore ha perso il 20%. Nel 2011 la ripresa solo da Piano Casa e riqualificazioni residenziali

 Passato e presente nero, anzi nerissimo, per il mercato delle costruzioni che, secondo il 18° Rapporto Congiunturale realizzato dal Cresme, nel quadriennio 2007-2010 ha subito una perdita complessiva intorno al 20%.

L'anno peggiore? Sicuramente il 2009 che, come già riportato precedentemente da uno studio Federcostruzioni, per il mercato mondiale è stato uno dei peggiori, tanto da far registrare un calo degli investimenti del 3,56%. Dello stesso parere anche Ance che già a giugno aveva denunciato un calo del 7,7% degli investimenti nel settore rispetto al 2008.

Mai registrato una tale contrazione
Preoccupato dell'attuale situazione il direttore del Cresme,
Lorenzo Bellicini,
il quale ha esaminato le principali fasi critiche del settore costruzioni dal secondo dopoguerra, rilevando la gravità dell'attuale congiuntura. "Nel primo periodo (triennio 1975-1977) - ha dichiarato Bellicini -  la contrazione del mercato fu dell'11,7%, nel secondo periodo (biennio 1982-1983) del 7,5%, nel terzo (1993-1994) del 9,1%, oggi siamo di fronte ad una crisi innanzitutto più lunga e soprattutto dagli effetti ben più rilevanti con una erosione di circa un quinto del mercato''.

Calo del 6%
In termini di analisi delle stime sull'andamento e sulle prospettive del settore sono due i dati più rilevanti. Il primo riguarda il
peggioramento della stima relativa all'anno 2010 rispetto a quanto previsto alla fine del 2009, passata da un meno 2,8% a meno 5,9%, mentre il secondo concerne la contrazione della crescita preventivata nel 2011 da un 1,6% a un +0,9%
.

''Nella nostra previsione - ha sottolineato Bellicini - peggiorano i dati delle nuove costruzioni residenziali e, non residenziali, mentre migliora e torna positiva la stima degli investimenti in riqualificazione residenziale, ma in misura assai più contenuta rispetto alla perdita del nuovo. Il risultato è che nel 2010 il mercato delle costruzioni complessivamente registrerà un ulteriore calo intorno al 6%".

Prospettive per il 2011
Le speranze per la ripresa dell'anno 2011 vengono affidate al
Piano Casa 2
e all'ampliamento del patrimonio esistente, iniziative che dovrebbero, sempre secondo Bellicini, iniziare a produrre i primi effetti sul mercato residenziale. Il risultato sarà la ripartenza di un nuovo ciclo edilizio con una crescita comunque inferiore all'1%.

"In caso contrario - conclude il direttore del Cresme -  anche il 2011 avrà un andamento in perdita e l'avvio del nuovo ciclo verrà rimandato al 2012. Ciò anche come conseguenza del trend ancora negativo del mercato pubblico dovuto allo 'slittamento' dei programmi delle grandi opere e alla contrazione della spesa degli enti locali, che nel 2010 tocca anche le Aziende Speciali. Più dinamica del previsto dovrebbe invece essere nel 2011 la domanda di riqualificazione residenziale che dovrebbe caratterizzare il prossimo ciclo edilizio''.

Fonte : anit.it

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5 novembre 2010 - Green economy, la classifica per regioni. Le Regioni più verdi d'Italia, secondo l'indice IGE della Fondazione Impresa, sono Trentino Alto Adige, Toscana e Basilicata.

Per comprendere lo stato della green economy in Italia, la Fondazione Impresa ha elaborato uno specifico Indice di Green Economy (IGE) che definisce una graduatoria sullo stato dell’arte dell’economia verde in Italia sulla base di nove indicatori di performance su business prioritari (energia elettrica da fonti rinnovabili, agricoltura biologica), abitudini verdi (raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti), efficienza energetica (valore aggiunto prodotto/consumi totali di energia).

Secondo l'IGE, le regioni più “green” d’Italia sono attualmente Trentino Alto Adige, Toscana e Basilicata e a seguire Calabria, Valle d’Aosta e Veneto.

Produzione di elettricità da fonti idriche e non
Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica da fonti idriche, a distinguersi sono le regioni settentrionali: al primo posto la Valle d’Aosta (24.657 KWh pro-capite), seguita dal Trentino Alto Adige (9.684 KWh pro-capite) e Friuli Venezia Giulia (1.707 KWh pro-capite). Nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non idriche (eolico, solare, geotermico, biomasse), invece, le regioni meridionali – secondo l'indice IGE – recuperano posizioni nella classifica: i primi sei posti sono occupati da Toscana (1.534 KWh pro-capite), Molise (1.427 KWh pro-capite), Basilicata (986 KWh pro-capite), Puglia (659 KWh pro-capite), Sardegna (651 KWh pro-capite) e Calabria (616 KWh pro-capite).

Efficienza energetica
Per quanto riguarda l’indicatore sull’efficienza energetica, le Regioni ai primi posti sono il Molise (14,1 €/KG di petrolio equivalente), Lazio (13,7), Calabria (12,9), Campania (12,9), Liguria (11,6) e Lombardia (10,3). “Le migliori prestazioni delle regioni meridionali – si legge sul sito della Fondazione Impresa - sono da imputarsi anche alla storica caratteristica di essere economie meno industrializzate e di conseguenza meno 'energivore'. Sulle regioni settentrionali grava viceversa la maggiore industrializzazione, rendendo prioritari tutti gli interventi capaci di incentivare una migliore efficienza energetica dei sistemi di produzione e degli usi privati e abitativi”.

Raccolta differenziata e agricoltura biologica
Le Regioni più impegnate sul fronte della raccolta differenziata dei rifiuti, secondo l'indice IGE, sono Trentino Alto Adige (56,8%/totale rifiuti urbani), Veneto (52,9%), Piemonte (48,5%), Lombardia (46,2%), Emilia Romagna (42,7%) e Friuli Venezia Giulia (42,6%). Le regioni meridionali primeggiano invece negli indicatori relativi agli operatori (agricoltori, trasformatori, commercianti) attivi nell'agricoltura biologica: al primo posto la Basilicata (569,3 operatori/100 mila abitanti), seguita da Calabria (326,2), Puglia (153,8), Umbria (149,3), Sicilia (147,1) e Marche (144,8). Nella classifica relativa alla superficie destinata all’agricoltura biologica, i primi sei posti sono occupati da Basilicata (20,7 superficie di agricoltura biologica/SAU), Calabria (17,7), Sicilia (16,5), Lazio (11,8), Toscana (11,8) e Puglia (11,7). Fonte: rinnovabili.it

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5 novembre 2010 - Nucleare, nominati i vertici dell'Agenzia per la sicurezza. Nel Consiglio Direttivo, guidato da Umberto Veronesi, anche due ingegneri nucleari e due magistrati

 “Prende il via la fase operativa dell'istituzione dell'agenzia per la sicurezza nucleare, organismo che rappresenta uno snodo fondamentale nell'ambito del complesso iter che porterà l'Italia ad integrare con il nucleare la sua strategia energetica nazionale”.

Così i ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico, Prestigiacomo e Romani, hanno commentato la nomina da parte del Consiglio dei ministri dei componenti del Consiglio Direttivo dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare, l'organo che dovrà gestire il percorso per il ritorno del nucleare in Italia. Alla presidenza è stato nominato l'oncologo Umberto Veronesi, già ministro della Sanità e attualmente senatore del Partito Democratico, mentre come commissari sono stati designati Maurizio Cumo (professore ordinario di Impianti Nucleari presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma La Sapienza) e Marco Enrico Ricotti (professore ordinario presso il Dipartimento Energia, Divisione Energia Nucleare del Politecnico di Milano), Michele Corradino (capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e docente di diritto amministrativo) e Stefano Dambruoso (magistrato, già sostituto procuratore della repubblica di Milano).

Veronesi si dimetterà da senatore
Le nomine dovranno ora passare al vaglio del Parlamento per i pareri di legge. “Sono orgoglioso della fiducia delle istituzioni nei miei confronti – ha dichiarato Umberto Veronesi, annunciando che si dimetterà dal Senato – sono convinto che l'Italia debba riprendere questa sua avventura. Se fossi contro il nucleare non avrei mai accettato di portare avanti un'impresa così difficile, complessa, ma soprattutto utile al Paese”.

I compiti dell'Agenzia
Organo operativo e diretta espressione del governo, l'Agenzia per la sicurezza nucleare dovrà proporre – prima della fine del 2013, data prevista di inaugurazione del primo cantiere - i criteri per l'individuazione delle macro-aree potenzialmente idonee ad ospitare centrali nucleari, certificare i singoli siti proposti dagli operatori per la costruzione delle centrali e, una volta che le imprese avranno fatto i progetti, condurre le istruttorie tecniche sui progetti definitivi dei reattori e rilasciare un parere vincolante al Governo.

Inoltre, l'Agenzia avrà il compito di dialogare con le amministrazioni locali, richiedere loro pareri ed autorizzazioni, acquisire la Valutazione di Impatto Ambientale (Via) e l'Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia). Al contempo l'Agenzia dovrà individuare le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale delle scorie e rilasciare al governo un ulteriore parere vincolante sul singolo sito. Per il deposito la Sogin ha già individuato una lista di 52 siti potenzialmente idonei. L'Agenzia dovrà definire anche le modalità di gestione delle scorie che, in attesa del Deposito Nazionale, saranno custodite all'interno delle centrali. Una volta completata la costruzione del reattore, l'Agenzia agisce da supervisore svolgendo i collaudi degli impianti e le verifiche sulla corretta applicazione delle prescrizioni nei reattori, ricevendo dagli operatori le informazioni su eventuali incidenti nell'impianto. In caso di mancato rispetto delle prescrizioni di sicurezza, l'Agenzia potrà sospendere l'attività di una centrale.

Cirn: era meglio un ingegnere a capo dell'Agenzia
Qualche osservazione critica alla nomina di Umberto Veronesi come presidente dell'Agen è arrivata dal
Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare (Cirn)
, che avrebbe preferito la designazione di un ingegnere dato che la sicurezza di cui il nuovo ente dovrà occuparsi implica prevalentemente competenze ingegneristiche e non mediche. Inoltre, secondo il Cirn, l'accostamento della professione di Veronesi con la questione del nucleare sembrerebbe quasi accreditare che essa porti rischi aggiuntivi alla salute. “Comunque in questo momento che ci riempie di soddisfazione e per il quale ci siamo per anni battuti - dichiara il segretario del Cirn Giorgio Prinzi - non possiamo che vedere il 'bicchiere mezzo pieno'. Il professor Umberto Veronesi è un sincero convinto assertore del ritorno dell’Italia alla produzione elettrica da fonte nucleare e sotto questo punto di vista è una garanzia di saldezza nell’impegno e di tenacia nel perseguirlo. Inoltre, è stato affiancato da competenze tecniche di indubbio valore e da coraggiose, oltre che competenti e prestigiose, quali quella del magistrato Stefano Dambruoso, che conosco personalmente da anni e che stimo profondamente”.

Proteste degli ambientalisti
Per i senatori Ecodem
Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, l'Agenzia nucleare “sarà solo il braccio operativo e di propaganda del governo”; secondo il WWF “il nucleare è una scelta pericolosa e sbagliata e la nuova Agenzia non garantisce effettivo controllo e imparzialità”. Timori sono stati espressi anche da Legambiente
. “Questa Agenzia non ci tranquillizza affatto. Anzi, francamente ora siamo veramente preoccupati”, ha detto il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Fonte: enea.it

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5 novembre 2010 - Il bike sharing non sta in piedi. La pubblicità non investe sulle bici pubbliche e il modello rischia di saltare

Citybike, Vélib, StadtRAD, Bikemi. Diversi nomi, per un'unica tendenza: il bike-sharing, diventato una vera e propria mania delle principali capitali europee.

Il servizio prevede postazioni bici collocate nei punti strategici della città e lo scopo è chiaro: stimolare gli abitanti a scegliere le due ruote come mezzo di trasporto alternativo per muoversi nei centri urbani.

Si comincia da Rennes
Apripista è stata la Francia. Prima
Rennes, nel 1998, seguita a ruota da Lione, con un programma pubblico di noleggio biciclette su larga scala lanciato nel 2005. Ma la più celebre resta Parigi che, con la sua Vélib, è riuscita in pochi anni a modificare i modelli di comportamento su strada dei parigini. 1.451 posti noleggio, per un totale di 20.600 biciclette
disponibili. Soddisfatta la popolazione locale: il 96% dei parigini nota, infatti, come la città sia diventata più piacevole e meno congestionata, grazie a Vélib. Il successo della rete di biciclette pubbliche francesi ha dettato moda, fungendo da esempio per gli altri grandi centri europei.

E poi il resto d'Europa
A seguire il modello parigino la catalana
Barcellona, che nello stesso anno ha inaugurato Bicing, seguita da Londra, entrata nella rete delle città europee con servizio di noleggio bici lo scorso luglio, nella speranza, secondo le parole del sindaco Boris Johnson, “di fare uscire i londinesi dalle auto”
. A tale scopo, la capitale inglese è andata oltre il semplice bike sharing, imponendo ai propri cittadini una “tassa anti traffico”, volta a ridurre gli ingorghi di auto.

Il modello di finanziamento
La maggior parte dei servizi di bike sharing funzionano grazie a
sistemi di partnership tra pubblico e privato. Lione, Stoccolma, Parigi, Londra, sono solo alcuni dei numerosi centri europei che hanno preso accordi con compagnie pubblicitarie. Le concessionarie di pubblicità forniscono il comune con migliaia di biciclette a titolo gratuito (o sottocosto), in cambio di spazi pubblicitari resi disponibili sia sulle biciclette stesse, che in vari punti strategici della città.
Ma, se in alcune città questo basta a finanziare i costi di gestione e manutenzione del sistema,
non tutti i centri possono
dire lo stesso. La capitale finlandese, ad esempio, si è trovata costretta a sospendere il servizio per la prossima estate: Helsinki sperava di potersi rifare delle incombenti spese grazie alla pubblicità, ma si è dovuta ricredere.

Gli ostacoli italiani
Stessa sorte, o quasi, è toccata alle nostre principali città.
Meno bici per mancanza fondi anche per Milano, che installerà, infatti, non più di una quarantina di rastrelliere, al posto delle 100 originariamente previste: un ridimensionamento dettato da ragioni economiche, che circoscrive per ora il bike sharing al solo centro storico. E anche Roma non è da meno, lamentando un servizio vittima di tanti impedimenti,che ha conseguentemente fatto registrare una scarsissima adesione e magri introiti. Anche a Genova
il progetto "Due ruote in città" è ancora lontano dall'essere avviato: gli esemplari di bici elettriche, o meglio “a pedalata assistita”, concepiti in virtù della conformazione fisica del capoluogo ligure, restano ancora troppo pochi (55 city bike).

Un modello per tutta Europa
Gli
oneri finanziari potrebbero essere ridotti se i progetti di bike sharing europei adottassero lo stesso modello, si ipotizza da più parti. Pionieri, anche questa volta, i francesi, che hanno recentemente lanciato un dibattito per proporre una prima standardizzazione dei sistemi di noleggio bici a livello regionale
, per agevolare i sistemi di finanziamento e contenere il margine di rischio. Fonte: energymanager.net

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5 novembre 2010 - La detrazione fiscale del 55% sia stabilizzata ed estesa alle P.A.

Lo chiedono le Commissione Ambiente e Attività Produttive della Camera nei pareri alla Legge di stabilità 2011

di Rossella Calabrese

02/11/2010 - La Commissione Ambiente della Camera chiede che sia stabilizzata la detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici.
 Al termine dell’esame della
Legge di stabilità 2011, la Commissione ha dato parere favorevole, con la raccomandazione di “prorogare in maniera stabile gli incentivi per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica degli edifici, anche in considerazione degli evidenti benefici che essa ha prodotto finora in termini di sviluppo economico, sostegno alla piccola e media impresa ed emersione del lavoro non regolare”.
 In fase di discussione il deputato Ermete Realacci (PD) ha ricordato gli “straordinari risultati” della detrazione del 55%, che hanno generato un volume d’affari di circa 11 miliardi di euro e sono stati usati da circa 800 mila famiglie producendo ogni anno 50 mila nuovi posti di lavoro.

La detrazione fiscale del 55% sia stabilizzata ed estesa alle P.A.

“La loro soppressione - ha detto Realacci - avrebbe effetti disastrosi per un’intera filiera produttiva che coinvolge ormai migliaia di piccole e piccolissime aziende industriali e artigianali su tutto il territorio nazionale”. Per Realacci è necessario non solo difendere questo importante strumento di politica ambientale ma estenderlo agli interventi per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio rispetto al rischio sismico.
 
Anche la Commissione Attività Produttive della Camera, in un ordine del giorno approvato la scorsa settimana, ha chiesto al Governo di riconfermare la misura fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici, trasformandola in intervento strutturale fra tutte le tecnologie riconosciute effettivamente efficienti, ed estendendo il beneficio fiscale alle amministrazioni pubbliche.
Secondo la Commissione, sebbene la crisi attuale non permetta misure di sviluppo realizzate con incremento della spesa pubblica, sarebbe comunque un’occasione di crescita economica e sociale valorizzare gli obiettivi previsti dal patto di Kyoto e dalla UE in tema di riduzione delle emissioni di C02 e di sviluppo delle rinnovabili, i cosiddetti paramenti 20-20-20, puntando su una politica industriale sostenibile che coniughi energie rinnovabili ed efficienza energetica.
 La Commissione ha ricordato un recente
studio di Confindustria che ha stimato in 14 milioni di euro l’impatto economico per il nostro Paese, se si attuasse una politica di incentivi differenziati per le rinnovabili e si confermassero le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica. Riguardo alle detrazioni del 55%, secondo la Commissione, sarebbe energeticamente più corretto fare riferimento a tutte le misure e programmi di miglioramento dell’efficienza energetica richiamati dall’Allegato III della Direttiva 2006/32/CE
(pompe di calore, caldaie efficienti, sistemi di teleriscaldamento e raffreddamento, sistemi di isolamento di pareti e tetti, doppi/tripli vetri alle finestre, lampade a risparmio energetico, generazione domestica di fonti di energia rinnovabile, ecc.).

Fonte: rinnovabili.com

 

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5 novembre 2010 - Gli italiani, il turismo, gli animali e la caccia.

Sondaggio realizzato per il Ministero del Turismo.

L’impatto della tutela degli animali e della caccia sull’immagine dell’Italia all’estero e sul turismo

L’88% degli italiani ritiene che sia importante che la politica si occupi attivamente della tutela degli animali ed il 77% che l’Italia dovrebbe adeguarsi al contesto europeo per quanto riguarda la tutela degli animali. In generale la grande maggioranza degli intervistati (83%) è convinta che se in Italia ci fosse più rispetto per gli animali, l’immagine del nostro paese all’estero migliorerebbe.

L’80% degli intervistati dichiara che avrebbe paura a fare escursioni nei boschi nei periodi di apertura della stagione di caccia, mostrando che l’offerta di turismo-natura in quei periodi potrebbe essere penalizzata.

Opinioni sulla caccia

Parlando di caccia, l’80% è convinto che andrebbe vietata o maggiormente regolamentata, mentre il 18% ritiene che la regolamentazione della caccia vada bene così com’è ora o andrebbe resa meno rigida.

Rispetto all’ipotesi della totale abolizione della caccia, il 60% si dichiara favorevole mentre il 36% è contrario. Inoltre il 63% degli intervistati è convinto che abolendo la caccia l’Italia migliorerebbe la sua immagine all’estero.

Le misure di sicurezza sulla caccia sono giudicate sufficienti solamente per il 15% degli intervistati, mentre il 76% è convinto che andrebbero aumentate. In particolare non rilasciando la licenza di caccia prima dei 21 anni e dopo i 70 (87% d’accordo) e aumentando la distanza del divieto di caccia dalle case (85% d’accordo).

L’80% degli intervistati è inoltre favorevole ad introdurre il divieto di caccia nei terreni privati senza l’autorizzazione del proprietario.

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5 novembre 2010 - Più trasparenza sui costi dell'elettricità prodotta con nuove centrali nucleari. L'elettricità prodotta da centrali nucleari costa il 16% in più di quella prodotta da centrali a gas e il 21% in più di quella da centrali a carbone.

Dall'analisi, compiuta dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sui costi dell'elettricità prodotta da nuove centrali nucleari con quella prodotta da nuove centrali a gas e a carbone, risulta che il costo dell' elettricità da centrali nucleari è mediamente di 72,8 Euro/MWh, più elevato rispetto ai 61 Euro/MWh delle centrali a gas (meno 16%) e ai 57,5 Euro/MWh delle centrali a carbone (meno 21%). Il confronto si basa sull'analisi di 8 studi recenti -pubblicati fra il 2008 e il 2010- ( Agenzia Nucleare dell' Ocse, Ufficio del Budget del Congresso USA, Dipartimento dell'Energia Usa, Massachusetts Institute of Technology, Commissione Europea, Camera dei Lords, Electric Power Research Institute e Moody's).

 Questi studi, analizzati nel Rapporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, pubblicato sul numero 5 della rivista "Gazzetta Ambiente", fanno un confronto fra i costi dell'elettricità prodotta dalle nuove centrali nucleari, con una conclusione convergente: sarà più cara di quella prodotta con nuove centrali a gas o a carbone. Sul tema dei costi effettivi dell'elettricità prodotta dalle nuove centrali nucleari  serve quindi trasparenza : un argomento così delicato e importante non può essere affrontato con superficialità.  A maggior ragione in Italia, dove il nucleare sarebbe ancora più caro rispetto ai Paesi dove è già sviluppato. Si dovrà infatti ripartire da zero, importare reattori che non produciamo, tener conto delle caratteristiche del nostro territorio, affrontare le forti opposizioni locali, considerare i tempi prevedibilmente più lunghi di realizzazione delle centrali.

 Il programma nucleare italiano, inoltre, con i suoi 100 TWh e 13.000 MW di nuove centrali entro il 2030, non può semplicemente essere aggiunto all'esistente che comprende uno sviluppo delle rinnovabili (circa 100 TWh entro il 2020), di nuove centrali a gas e a carbone in costruzione o in fase avanzata di autorizzazione (almeno altri 10.000 MW entro il 2020), perché la crisi economica e le politiche di risparmio e di efficienza energetica stanno configurando una futura crescita moderata dei consumi elettrici.

 I conti così non tornano: i costi del nucleare cresceranno, infatti, ulteriormente se l'elettricità nucleare diventa eccedente. Per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di CO2, anche dopo il 2020, è prioritario e meno costoso puntare sul risparmio e sull'efficienza energetica con ampie possibilità nei trasporti, nel riscaldamento, nelle apparecchiature elettriche, negli elettrodomestici e apparecchi elettronici, nell'illuminazione, nell'industria e negli edifici. Per il 2020 c'è un obiettivo di sviluppo delle energie rinnovabili reso obbligatorio da una direttiva europea; dopo il 2020 diverse fonti rinnovabili potrebbero poi essere meno costose del nucleare. Anche la cattura e il sequestro della CO2, prodotta dalle centrali alimentate con combustibili fossili, che si sta cominciando a sperimentare anche in Italia, dopo il 2020 sarà una tecnologia che si prospetta meno costosa .

Rapporto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile

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4 novembre 2010 - Sondaggio: il solare piace a due italiani su tre. Secondo un Rapporto il 66% degli italiani pensa di ricorrere al fotovoltaico per il proprio fabbisogno energetico

Due italiani su tre sono favorevoli al solare (66%) e l'80% considera quella del sole l'energia del futuro, seguita da quella eolica (28%). La propensione per il nucleare resta stabile, al 18%.

È quanto emerge dal terzo rapporto sul solare realizzato da IPR Marketing per conto della Fondazione Univerde e presentato al convegno “Green economy-New society”, ecologia è economia, organizzato nell'ambito della rassegna Ecomondo, a Rimini, dalla Fondazione presieduta dall'ex ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio.

Il 66% è per il solare

Il rapporto fotografa un Paese sempre più convinto della necessità delle energie ambientali. Rispetto al primo rapporto del 2009, quando gli italiani che prendevano in considerazione la possibilità di ricorrere al solare/fotovoltaico erano il 54%, la percentuale è aumentata del 12%, portando al 66% la quota di chi considera il ricorso a questa possibilità. I più propensi risultano essere gli adulti tra i 35 e i 54 anni (76%), i residenti del Centro Italia (75%) e in pari misura (69%), le donne e i residenti del Sud.

Il 48% conosce gli incentivi per il fotovoltaico

Secondo il rapporto, per il 90% degli italiani (+6% rispetto alla precedente rilevazione) è necessario che il Governo preveda maggiori incentivi, mentre la conoscenza della possibilità di usufruire di incentivi per l'installazione dei pannelli fotovoltaici cresce fino a sfiorare ormai la maggioranza assoluta degli italiani (48%, +4%).

Preferenza per solare ed eolico

La maggioranza degli italiani è convinta della necessità di un futuro energetico puntato sulle fonti rinnovabili: al primo posto si conferma la preferenza per il solare (79%, stabile rispetto alle precedenti rilevazioni), seguita dalla preferenza per l'eolico (28%, +3% rispetto alla scorsa rilevazione), mentre resta stabile al di sotto del 20% (18%) la propensione per il nucleare. Fonte:rinnovabili.it

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4 novembre 2010 - Recuperare il calore di scarto dai processi industriali. I primi risultati. L'audit avviato da Turboden mostra un risparmio possibile di 1000 GWhel annui.

Molti processi industriali, in contesti territoriali con grande consumo di energia, producono calore con un contenuto energetico non valorizzato. Nasce da qui l’idea di un’indagine circoscritta ad un determinato territorio, con lo scopo di valutare il reale risparmio in termini di energia e di riduzione di CO2.

È questo l'obiettivo del progetto H-REII (Heat Recovery in Energy Intensive Industries), lanciato dalla società bresciana Turboden in collaborazione con la Provincia di Brescia, il CSMT (Centro Servizi Multisettoriale Tecnologico), l'Associazione Industriale Bresciana (AIB) e la Federazione Italiana Uso Razionale Energia (FIRE).

Valorizzare il calore di scarto
Il progetto, che rientra nel
programma europeo LIFE+, nasce dalla necessità di contribuire allo sviluppo di politiche di supporto alla realizzazione di innovativi interventi di recupero del calore di scarto da processi industriali altamente energivori (siderurgie, cementifici, fonderie di alluminio e non ferrosi, trattamenti termici, industrie del vetro, industrie chimiche
...), così da permettere un drastico abbattimento delle emissioni globali di CO2.

Risparmio energetico
L’indagine, al momento unica nel suo genere per questa tipologia di aziende destinatarie, si svolge in una realtà fortemente industrializzata quale il territorio di Brescia. Da una valutazione preliminare e dai risultati di alcuni audit energetici effettuati nei mesi scorsi, è stato possibile stimare un potenziale di circa
316.000 ton/annue di CO2 evitate ed oltre 500 GWh/annui di energia elettrica risparmiata
mediante la realizzazione di circa 60 impianti per il recupero del calore (mediamente di taglia intorno a 1 MWel), con tecnologia ORC.

“La normativa di riferimento nel settore recupero calore da processi industriali (Heat Recovery) – spiega Marco Baresi, responsabile del progetto in Turboden - è in evoluzione a livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale. Brescia (ed in generale la Regione Lombardia) è una realtà con molti processi industriali che producono calore ad alto contenuto energetico non valorizzato adeguatamente. Il recupero calore da processi industriali (HR), congiunto alla produzione di energia elettrica, – conclude Baresi – è la risposta ideale per una reale riduzione di CO2”.

Primi risultati del progetto H-REII
Finanziato nel 2009 dalla Commissione Europea,
H-REII sta già portando esiti positivi
. Turboden ha diffuso i primi risultati dell'audit energetico realizzato all'interno del progetto Heat Recovery in Energy Intensive Industries.

Le potenzialità di recupero calore con tecnologia ORC (Organic Rankine Cycle) nei tre settori investigati (siderurgie, cementifici e vetrerie) consentirebbero, a livello nazionale, una produzione di energia fino a 1.025 GWhel/anno e una riduzione di CO2 fino a 625.000 tonnellate all'anno.

Il risparmio energetico potenziale è pari a circa l’8% di quanto previsto dal piano di efficienza energetica realizzato dal Governo nel settore industriale. Un risparmio simile equivale all’energia consumata da 1 milione di lampadine da 100W accese per un intero anno.

A conferma delle potenzialità del recupero di calore, le finalità del progetto H-REII sono state recepite, informano i responsabili del progetto, nelle “Proposte di CONFINDUSTRIA per il Piano Straordinario di Efficienza Energetica” presentato lo scorso 23 settembre a Roma, occasione nella quale è stata ribadita la necessità di un sistema di incentivazione adeguato. Fonte: fire.it

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4 novembre 2010 - Rinnovabili: 1000 euro a istruttoria per installare impianti

regione puglia

In arrivo nuovi oneri: 50centesimi per ogni chilowatt di potenza elettrica per gli eolici e 1euro per ogni chilowatt di energia proveniente da fotovoltaici o biomasse

Gli imprenditori di energie pulite dovranno pagare mille euro per avviare l'istruttoria finalizzata ad ottenere l'autorizzazione unica, più un onere specifico a seconda dell'impianto: in particolare 50centesimi per ogni chilowatt di potenza elettrica se si tratta di impianti eolici e 1euro per ogni chilowatt di energia proveniente invece da impianti fotovoltaici o da biomasse.
A renderlo possibile sono le Linee Guida nazionali in materia di energia rinnovabile che consentono alle Regioni di adeguare gli oneri istruttori.
Per la Puglia la motivazione è contrastare l'attività di intermediari e di speculatori, che cercano di ottenere autorizzazioni uniche per poi rivenderle agli imprenditori.
Oltre agli oneri appena descritti, ne sono stati individuati altri anche per ottenere l'autorizzazione a realizzare opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione e di distribuzione.
In sostanza occorrerà pagare mille euro per essere autorizzati a realizzare un collegamento alla rete di media tensione, il doppio, quindi 2mila euro, per connettersi alla rete di alta tensione a 150 chilovolt (kV), 5mila euro per collegarsi alla rete attraverso una stazione di trasformazione da 150 a 380 kV.
Fino ad oggi l'importo per gli oneri istruttori era di 1.500 euro in tutto, senza distinzione né per la tipologia di impianto, né per la grandezza. Oggi l'autorizzazione unica per installarlo potrebbe arrivare a costare anche decine di migliaia di euro tra oneri istruttori e autorizzazioni alla connessione.
La Giunta regionale ha stabilito inoltre che le nuove norme si applichino non solo a chi presenta domanda dal 26 ottobre, ma anche a tutte le richieste inviate nei 180 giorni precedenti (cioè a partire dal 28 aprile 2010), per le quali non risulti avviato formalmente il procedimento.
"Abbiamo costruito – ha detto la Vice Presidente della Regione Puglia e Assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone – un deterrente forte nei confronti degli speculatori nel campo delle rinnovabili.
Oggi abbiamo richieste per più di 36mila megawatt. Dobbiamo porre un argine e allo stesso tempo creare le condizioni perché i pugliesi risparmino sulla bolletta.
Quello appena descritto è, insieme con l'estensione della Valutazione di Impatto Ambientale ai piccoli impianti, uno dei primi decisivi passi in questa direzione. Un'azione resa possibile purtroppo solo oggi, per l'uscita tardiva delle Linee Guida nazionali, che permettono alle Regioni di adeguare gli oneri istruttori".
21 ottobre 2010 - Legge regionale sulla valutazione dell'impatto ambientale: retroattività a 180 giorni
Il Consiglio regionale ha approvato e il Presidente della Regione, Nichi Vendola, ha promulgato le modifiche e le integrazioni alla legge regionale n. 11/2001 sulle "Norme sulla valutazione dell'impatto ambientale".
In sintesi, le modifiche alla legge riguardano l'obbligo del Via per gli impianti a partire da 1 MW (gli impianti di produzione pari o superiore a un megawatt sono stati assoggettati alla valutazione d'impatto ambientale); l'obbligo del Via a 3 MWe per gli impianti integrati in edifici (il testo della legge prevede un limite di assoggettabilità a Via pari a 3 MWe per gli impianti ricadenti in aree industriali dismesse o integrati in edifici in aree produttive. Per gli impianti ricadenti in aree naturali protette o in aree di particolare pregio urbanistico ed agricolo è invece prevista una riduzione ulteriore del limite a 0,5 MWe. Viene inoltre vietato l'uso di erbicidi o veleni per distruggere le piante erbacee nelle aree dove sorgono gli impianti eolici e fotovoltaici esistenti e di nuova installazione, con l'obiettivo di preservare le risorse del suolo) e la retroattività per 6 mesi.
Le legge ha una retroattività di 180 giorni. Restano in vigore le disposizioni precedenti per le procedure relative alle istanze presentate in epoca anteriore e comunque per le procedure per le quali sia stata convocata la Conferenza di Servizi.
Nelle maglie di questa retroattività cadranno, secondo la Regione, circa un quarto delle domande pendenti.
Inoltre si esentano dalla Via gli impianti di fotovoltaico strutturale (quelli sui tetti), assoggetandoli alla semplice dichiarazione di inizio attività (Dia).
La legge, dichiarata urgente, è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione n. 159 (supplemento 1 in allegato) ed è entrata in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione.
13 ottobre 2010 - Installazione nuovi impianti: via libera all'anti deregulation
Approvati ieri, durante il Consiglio regionale, i criteri anti deregulation per la Valutazione d'impatto ambientale. Le nuove norme prevedono di abbassare da 10 a 1 megawatt (a 3 per le zone industriali dismesse su proposta di Sel e a 0,5 per gli impianti in aree protette) il limite oltre la quale è necessario richiedere l'autorizzazione per l'installazione di nuovi impianti.
Si è trattato di un adeguamento alla normativa nazionale che, di fatto, nel 2009, aveva sconfessato la legge 31 del 2008, approvata dalla giunta, che innalzava a 10 megawatt, la soglia per i nuovi impianti.
Il vulnus che ha spinto il governo ad adottare norme riparatrici è stato creato dalla Corte Costituzionale, che aveva impugnato la citata legge regionale. Si era così creata una fase di vuoto legislativo, nella quale il business energetico si era sviluppato senza controllo. Bisognava porre un freno
Il disegno di legge che oggi è stato approvato in aula "diventa - come ha spiegato il presidente della Quinta Commissione, Donato Pentassuglia - la norma attraverso la quale si può riprendere il controllo del territorio per aree di pregio, cercando di coniugare la tutela del territorio con l'attenzione al settore produttivo".
Così la votazione: 35 voti favorevoli (Udc compresa) 24 contrari e un astenuto.
Le legge ha una retroattività di 180 giorni che la vicepresidente Loredana Capone ha definito "sostenibile". Restano in vigore le disposizioni precedenti per le procedure relative alle istanze presentate in epoca anteriore e comunque per le procedure per le quali sia stata convocata la Conferenza di servizi. Inoltre si esentano dalla Via gli impianti di fotovoltaico strutturale (quelli sui tetti), assoggetandoli alla semplice dichiarazione di inizio attività (Dia).
12 ottobre 2010 - Fotovoltaico: proposta anti deregulation del Pd
Sarà discusso oggi, in consiglio regionale, il ddl proposto dalla giunta per modificare le norme sulla valutazione d'impatto ambientale per gli impianti eolici e fotovoltaici.
Si innesta nel contesto, la proposta del Pd di una legge quadro sulle energie da discutere prossimamente che recepisca le linee guida nazionali in materia.
Nello specifico, la pdl del Pd si rappresenta come tentativo di porre un freno alla "deregulation" e tutelare l'ambiente, le famiglie che otterranno agevolazioni se si doteranno di mini impianti sui tetti delle loro case (il riferimento alla proposta di Vendola è evidente) e gli agricoltori attraverso facilitazioni normative per coloro che realizzeranno impianti integrati su serre che preservino le produzioni agricole.
8 ottobre 2010 - Valutazione di Impatto Ambientale: via libera delle commissioni regionali
Ancora novità dalla Regione in materia di modifiche alle norme sulla "valutazione dell'impatto ambientale" il cui percorso di audizione si è concluso in quarta e quinta commissione del Consiglio Regionale, (rispettivamente "Industria, Commercio, Artigianato, Turismo e Industria Alberghiera, Agricoltura e Foreste, Pesca Professionale, Acquacoltura" ed "Ecologia, Tutela del Territorio e delle Risorse Naturali, Difesa del suolo, Risorse Naturali, Urbanistica, Lavori Pubblici, Trasporti, Edilizia Residenziale")
Come annunciato in un precedente articolo, nella mattinata di ieri, le Commissioni del Consiglio Regionale della Puglia "Attività produttive" e "Ambiente" hanno approvato il disegno di legge che modifica le norme sulla valutazione dell'impatto ambientale.
Sarà proprio il disegno di legge con le modifiche alle norme sulla valutazione di impatto ambientale (Via) il primo argomento all'ordine del giorno del Consiglio Regionale della Puglia, martedì prossimo, 12 ottobre.
In merito, l'assessore all'Ambiente, Lorenzo Nicastro, si era espresso già una settimana fa, quando aveva sottolineato l'importanza di "fornire indirizzi operativi e programmatici che consentano da un lato, di indirizzare lo sviluppo di nuovo eolico o fotovoltaico verso nuove frontiere e, dall'altro, di sviluppare nuovi segmenti di produzione di energia da fonti rinnovabili".
La norma ha ridotto il limite di applicabilità della Via da 10 MWe (previsti dalla l.r. 31/08) ad 1 MWe per tutti gli impianti fotovoltaici.
Inoltre è prevista una riduzione ulteriore del limite a 0,5 MWe per gli impianti ricadenti in aree naturali protette o in aree di particolare pregio urbanistico e agricolo.
Sono stati inoltre approvati alcuni emendamenti fatti propri dallo stesso Nicastro, tra i quali due proposti dai consiglieri della "Puglia per Vendola", Angelo Disabato, Giovanni Brigante e Francesco Laddomada.
Il primo, spiega una nota regionale, prevede di operare fino a tre megawatt senza valutazione d'impatto ambientale per impianti sui tetti nelle aree industriali anche dismesse.
Il secondo riguarda gli interventi di manutenzione delle aree dove sorgono gli impianti eolici e fotovoltaici esistenti e di nuova installazione. La proposta prevede che in quei territori sia vietato l'uso di erbicidi o veleni per distruggere le piante erbacee per preservare le risorse del suolo.
"Si tratta - prosegue la nota - di un preciso impegno programmatico della Puglia per Vendola che trae ulteriore conferma dall'impegno preso a Bruxelles dal presidente Nichi Vendola in occasione della firma di un accordo tra i sindaci europei e americani nella lotta ai cambiamenti climatici: la solarizzazione integrale delle città con pannelli fotovoltaici su ogni tetto".
"La Puglia produce energia eolica e fotovoltaica più di chiunque in Italia. E' adesso importante - conclude la nota - un riequilibrio in favore della salvaguardia dei territori. L'energia pulita richiede un ambiente altrettanto pulito: questo è per noi fondamentale rispetto all'idea di una Puglia migliore".
Già il presidente della quinta commissione, Donato Pentassuglia aveva precedentemente ricordato, in una nota, che la Regione Puglia rappresenta "una delle punte più avanzate nello scenario nazionale, in tema di sviluppo energetico delle fonti alternative".
Il Pear (Piano energetico ambientale regionale) del 2007, rappresenta il quadro programmatico di riferimento per le questioni energetiche.
"Pur non rilevando limiti vincolanti alla produzione di energia da fonti alternative, vengono forniti valori obiettivo per le varie fonti rinnovabili (4000 MW per la produzione di energia elettrica da eolico e 200 MW per la produzione di energia elettrica da fotovoltaico)".
Positivo il commento del partito dell'Idv Puglia.
"Come si vede, dunque, il Governo regionale prosegue la propria attività di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili con una impostazione moderna che favorisce la realizzazione di impianti integrati e l'armonizzazione degli stessi nel contesto territoriale ed ambientale circostante.
La valutazione di impatto ambientale non rappresenta un appesantimento burocratico bensì uno strumento che consente una valutazione approfondita dei potenziali impatti e la partecipazione democratica delle istituzioni e di ogni cittadino alla scelte che riguardano il proprio territorio.
L'adeguamento dei limiti sulla Via, peraltro necessario ed urgente alla luce della sentenza della Corte Costituzionale e della tardiva approvazione delle linee guida nazionali, si inserisce nella più ampia strategia ed attività del governo regionale di armonizzazione delle politiche energetiche e sviluppo delle fonti rinnovabili".

Fonte: iltaccoditalia.info

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3 novembre 2010 - Scorie nucleari, Bruxelles propone norme comuni per il loro smaltimento. La Commissione UE istituirà un quadro normativo vincolante che garantirà l'applicazione e il rispetto delle regole

La Commissione Europea oggi ha proposto norme di sicurezza per lo smaltimento del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi prodotti nelle centrali nucleari, nell'ambito della medicina e della ricerca.

Agli Stati membri la Commissione chiede di mettere a punto programmi nazionali che indichino quando, dove e in che modo intendano costruire i depositi di stoccaggio. Ovviamente, il tutto sarà vincolato dalle norme di sicurezza concordate a livello internazionale che, se violate, potrebbero portare a pesanti sanzioni.

Quadro normativo
Per non incorrere in possibili ammende, la
Commissione intende istituire un quadro normativo giuridicamente vincolante
al fine di garantire l'applicazione delle norme comuni elaborate nell'ambito dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) agli Stati UE.

Günther Oettinger, commissario europeo per l'energia, ha dichiarato: "Il problema della sicurezza riguarda tutti i cittadini e tutti i paesi dell'UE, siano essi a favore o contro l'energia nucleare. Dobbiamo assicurarci di applicare le norme di sicurezza più rigorose esistenti al mondo per proteggere i cittadini, l'acqua e il suolo dalla contaminazione nucleare. La sicurezza non conosce confini. Un incidente che avviene in un paese può avere effetti devastanti anche in altri".

Punti salienti

Nello specifico la direttiva stabilisce che entro quattro anni dall'adozione della direttiva gli Stati membri sono tenuti a elaborare programmi nazionali comprendenti: piani per la costruzione e la gestione di impianti di smaltimento, un calendario preciso per la loro realizzazione, le tappe fondamentali e le attività necessarie per applicare il tipo di smaltimento previsto, la valutazione dei costi e i sistemi di finanziamento prescelti. I programmi nazionali in seguito devono essere notificati e la Commissione può chiedere agli Stati membri di modificarli.
Siti condivisi

Inoltre, due o più Stati membri possono decidere di utilizzare un deposito per lo stoccaggio definitivo dei rifiuti ubicato sul territorio di uno di essi; non è consentito esportare scorie nucleari destinate allo smaltimento definitivo verso paesi non Ue; l'opinione pubblica deve essere informata dagli Stati membri e coinvolta nel processo decisionale relativo alla gestione delle scorie nucleari; le norme di sicurezza elaborate dall'Aiea sono rese giuridicamente vincolanti e prevedono tra l'altro l'istituzione di un'autorità indipendente che rilasci le autorizzazioni a costruire i depositi. Fonte: energymanager.net

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2 novembre 2010 - Commissione Ue, linee guida per armonizzare energia eolica e biodiversità. Per integrare l'eolico nel paesaggio comunitario è indispensabile la programmazione strategica.

La Commissione Ue ha recentemente pubblicato le linee guida "Orientamenti sulla collocazione dei parchi eolici in zone naturali protette", un vademecum per integrare al meglio le turbine eoliche in aree con un ricco patrimonio di biodiversità da tutelare.

Programmazione strategica
Gli orientamenti pubblicati sottolineano l'
importanza di una buona programmazione strategica e la necessità di sottoporre i progetti di nuovi parchi eolici a valutazioni adeguate e di qualità.
Effettivamente, una cattiva progettazione degli impianti eolici può incidere in maniera gravosa sugli habitat e sulle specie del territorio ospitante.

"I nuovi orientamenti - ha affermato Janez Potočnik, commissario europeo per l'ambiente, - forniranno agli Stati membri e all'industria indicazioni più chiare su come sviluppare attività e parchi eolici che rispettino i requisiti Natura 2000. Non sono stati apportati cambiamenti alla normativa o alle politiche in materia, si tratta semplicemente di orientamenti più precisi sulla legislazione vigente. Lo scopo è quello di assicurare che gli obiettivi legati all'energia rinnovabile siano raggiunti nel pieno rispetto della normativa UE sulla protezione delle specie naturali.".

Progetto Natura 2000
Il
progetto Natura 2000, rete ecologica a livello transnazionale costituita da quasi 26.000 siti ubicati nei 27 Stati membri, è stato istituito dalla direttiva "Habitat" del 1992 e copre quasi il 18% del territorio dell'UE. Il suo scopo è assicurare la conservazione e l'uso sostenibile di aree di grande valore per la biodiversità,
nonché la sopravvivenza a lungo termine delle specie e degli habitat europei più preziosi e maggiormente in pericolo. Natura 2000 non è un sistema di rigorose riserve naturali da cui è esclusa ogni attività umana. Sebbene la rete comprenda, ovviamente, riserve naturali, gran parte del terreno continuerà a rimanere di proprietà privata, ponendo in rilievo la necessità di una futura gestione sostenibile, dal punto di vista ecologico, economico e sociale. Fonte: rinnovabili.it

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2 novembre 2010 - Le rinnovabili tra le eccellenze del made in Italy

Oltre al cibo, alla moda e al design, il Paese scopre un altro settore importante per esportare all'estero le eccellenze italiane: l'industria delle rinnovabili. A sostenerlo il Gestore dei Servizi Energetici - la società guidata da Emilio Cremona e Nando Pasquali - durante la presentazione del IX Forum Annuale del Comitato  Leonardo tenutosi a Roma in Campidoglio. Nel corso del Convegno sono stati presentati i risultati di un sondaggio condotto dall'Istituto con l'obiettivo di delineare l'immagine e la percezione del Made in Italy all'estero, con particolare attenzione a due mercati di riferimento (Cina e Stati Uniti).

La ricerca è stata integrata da un focus sul settore delle energie rinnovabili presentato dal GSE in cui è emerso che il mercato nazionale, sostenuto dagli impegni comunitari, può realmente costituire un trampolino di lancio per l'industria italiana in un settore le cui prospettive di crescita sono ampiamente confermate a livello globale. Il timore di analisti e osservatori di riduzioni degli investimenti a causa della crisi economica e finanziaria internazionale si è dimostrato infondato: il comparto ha resistito meglio di molti altri settori industriali registrando una flessione di soli 6 punti percentuali nel 2009 rispetto all'anno precedente. Questo risultato dimostra la solidità del settore ed è riconducibile principalmente alla vitalità dei mercati del sudest asiatico, Cina in particolare, i cui investimenti sono cresciuti del 25% circa rispetto all'anno precedente, compensando almeno in parte l'andamento negativo di Europa, Medio Oriente e Africa (-15%) da un lato, delle Americhe (-26%) dall'altro. Allo scopo di identificare le prospettive di crescita più interessanti e le possibili aree di investimento, è utile dare uno sguardo alla valutazione dei potenziali a medio termine (2020), per le differenti tecnologie energetiche rinnovabili a livello mondiale (fonte IEA). A livello globale, le maggiori prospettive di sviluppo per le rinnovabili sono in Cina ed Europa; tra i Paesi europei spicca il potenziale realizzabile in Francia, Germania, Spagna; buone e addirittura superiori a quelle indicate nel Piano di Azione Nazionale sono anche le prospettive di sviluppo per le rinnovabili in Italia. Attualmente i settori di business italiani, per fonte rinnovabile, maggiormente consolidati sono:

  • biomasse: Il settore industriale maggiormente coinvolto è quello della termotecnica;

  • eolico: Il settore industriale maggiormente coinvolto è: il meccanico per l'onshore e l'elettrico per l'off-shore;

  • solare: I punti di forza dell'industria italiana sono l'installazione; la produzione di inverter; i serbatoti di accumulo; la componentistica idraulica ed elettrica; le centraline. Il settore industriale maggiormente coinvolto è quello chimico, mentre tra le nuove opportunità di business ci sono il solare termodinamico e il film sottile;

  • geotermico: L'Italia ha la leadership a livello globale, soprattutto nel settore delle perforazioni. Tra le nuove opportunità di business c'è lo sfruttamento di rocce calde secche, mentre il settore industriale maggiormente coinvolto è quello minerario;

  • idrico: tra le nuove opportunità di business c'è il mini-hydro e il micro-hydro; le aziende italiane, in molti casi grandi gruppi quotati in borsa, sono spesso presenti nei principali progetti mondiali, soprattutto in Africa e Sud America; il settore industriale maggiormente coinvolto è quello edile.

Fonte: Infobuildenergia.it

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2 novembre 2010 - La regina del vento è in crisi: Vestas chiude 5 stabilimenti

Abituati a enumerare i successi e i progressi delle rinnovabili, con migliaia di MW installati ogni mese in tutto il pianeta, non può certo passare inosservato l'annuncio del maggior produttore di turbine eoliche del pianeta, la danese Vestas, che avviato negoziati interni per chiudere cinque suoi stabilimenti in Danimarca e Svezia e razionalizzare gli uffici nel resto d'Europa, tagliando la forza lavoro di 2.800 unità entro la metà del 2011. A pesare sulla scelta della multinazionale del vento sono le cattive previsioni per il 2011: Vestas si aspetta infatti tra i 7 e gli 8 GW di ordini nel 2011 rispetto ai 8 - 9 GW di quest'anno. Eppure anche il 2010 non è stato certo un anno record per Vestas: nel primo trimestre c'era stata una perdita netta di 82 milioni di euro, nel secondo trimestre il rosso è stato di 119 milioni. Nel terzo trimestre l'azienda ha invece generato ricavi per 1.722 milioni di euro, il cinque per cento in meno rispetto ai 1.814 milioni di euro fatturati nello stesso periodo dello scorso anno.

I cattivi numeri arrivano dopo un 2009 di crescita e, dunque, impongono all'azienda di riconsiderare la propria strategia sul mercato: più nel dettaglio Vestas ha in programma di chiudere le sue fabbriche danesi di Skagen, Rudkøbing, Viborg, Nakskov e una fabbrica aggiuntiva a Lidköping, Svezia. Parte della produzione dovrebbe essere trasferita in Spagna, tuttavia il più grande taglio di posti di lavoro in qualsiasi ufficio sarà presso il quartier generale della Vestas, dove sono previsti ben 568 licenziamenti. Ditlev Engel, presidente e amministratore delegato di Vestas, ha cercato di minimizzare la situazione sostenendo che la ristrutturazione è necessaria per mantenere la competitività a lungo termine della società. «Vestas deve sempre essere in grado di competere nei confronti dei costi di trasporto asiatico. E questo purtroppo non è possibile con l'attuale eccesso di capacità Nord Europa, dove il livello di costo è troppo elevato». «Oggi è più conveniente per Vestas fabbricare una turbina eolica in Spagna e spedirla via in nave per la Svezia piuttosto che produrla direttamente in Danimarca», ha aggiunto Enegel, sostenendo che, nonostante il calo delle vendite, la posizione di mercato Vestas non è mai stata così forte'. Ma che qualche problema ci sia lo ha ammesso lo stesso Engel in un'intervista alla Reuters: i problemi per la compagnia danese nascerebbero dal fatto che i governi europei, indebitati per via della crisi, non stanno investendo in nuovi progetti energetici. «Molti paesi stanno affrontando un impegnativo 2011 in termini di deficit di bilancio e di altre questioni finanziarie. È difficile immaginare che ci sia molta attività in questo settore». A seguito dell'annuncio il titolo Vestas ha perso terreno su tutte le principali piazze finanziarie mondiali.
Fonte: Energia24Club.it

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2 novembre 2010 - L’ambiente preoccupa 7 italiani su 10

Secondo la ricerca realizzata da Lorien Consulting e dal mensile La Nuova Ecologia e presentata al forum QualEnergia, per 7 italiani su 10 le questioni ambientali sono da affrontare con urgenza. Inquinamento e spreco di risorse si collocano infatti al secondo posto nella classifica delle maggiori preoccupazioni degli intervistati, subito dopo il lavoro, scelto da 9 italiani su 10.

 A livello nazionale le questioni prioritarie sono considerate i rifiuti e la promozione delle energie rinnovabili, ritenute urgenti da oltre la metà del campione (58,6%). A livello locale, invece, l'attenzione si sposta su mobilità e trasporti, considerati i problemi più urgenti dal 46,5% degli intervistati.

Oltre il 75% degli italiani sostiene che a livello pubblico si potrebbe fare molto di più per l’ambiente e il 61,5% ritiene inefficiente l’operato delle amministrazioni locali. Tra le fonti rinnovabili più conosciute, al primo posto troviamo solare e fotovoltaico, (65%), seguiti da eolico e idroelettrico.

Il nucleare è citato soltanto da 2 italiani su 10 e il 58% si definisce contrario agli investimento nel nucleare nella Penisola. Se poi la centrale fosse costruita nella regione di residenza, la percentuale sale al 66%.

Tra i comportamenti sostenibili degli italiani, la percentuale di chi utilizza lampadine a risparmio energetico è pari al 98%, i pannelli solari termici sono scelti dal 47,5% e quelli fotovoltaici dal 47,3%.

 Fonte: www.tecnici.it

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2 novembre 2010 - Declino dell'energia eolica nel 2010. Nel 2011 atteso un nuovo "boom". Un report Boomberg registra l'arretramento degli Usa, ma la Cina trascinerà la ripresa.

L'industria eolica mondiale, secondo quanto previsto dall'ultimo report della Bloomberg New Energy Finance, nel 2010 registrerà un declino. Quest'anno saranno, infatti, avviati parchi per un totale di 37.700 MW, ossia il 2% in meno rispetto al 2009.

Questo calo, secondo i ricercatori, è giustificato da una flessione degli investimenti programmati nel 2008-2009, periodo in cui si ha avuto inizio la crisi economica. La situazione risulta particolarmente grave negli Usa, dove la la ricerca annovera  una contrazione del 39%.


Crescita dell'eolico nel 2011
Non solo brutte notizie giungono però dal report. Infatti, nel
2011 si dovrebbe verificare un'inversione di tendenza. La società sostiene infatti che l'anno prossimo saranno installati circa 45 GW di capacità, derivanti anche dall'utilizzo di nuove turbine eoliche. Il trend poi, sempre secondo la società, dovrebbe confermarsi in crescita, facendo registrare una media di 48 GW nel 2012-2013. Trascinatrice di questo incremento sarà ancora una volta la Cina che rispetto al 2009, anno in cui ha stabilito il record di 14 GW, installerà il 25% di capacità in più.

Fonte: rinnovabili.it

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2 novembre 2010 - Centrali a biomasse, Report denuncia la filiera "lunga". Un'inchiesta di Report rivela come il cippato per le centrali a biomasse spesso proviene dall'estero, con notevoli costi ambientali.

Le centrali a biomasse sono utili all'ambiente e all'economia se di piccole dimensioni e se bruciano residui di boschi e di segherie, in un'ottica di filiera corta, per rendere autosufficienti i piccoli paesi. La stessa cosa non si può dire per le centrali di grandi dimensioni, che per essere alimentate devono acquistare biomasse fuori provincia, fuori regione e perfino all'estero.

A tracciare un quadro di luci e ombre sulle centrali a biomasse è stata un'inchiesta della trasmissione Report di Milena Gabanelli, andata in onda domenica scorsa, che ha riconosciuto la bontà per il territorio e l'ambiente di un modello basato sulla filiera corta e, per quanto riguarda le centrali alimentate a legno cippato, basate sull'utilizzo degli scarti delle segherie locali e del legname recuperato dalla pulizia dei boschi.

Troppe centrali in una stessa zona

Il problema evidenziato è la grande diffusione su tutto il territorio nazionale delle centrali a biomassa, dovuta anche agli incentivi statali (certificati verdi, che però a partire dal 2011 non dovranno più pesare sulla finanza pubblica), con il rischio che in una stessa zona (come in Garfagnana) ce ne siano troppe. La conseguenza è che in molti acquistano il legname fuori regione e all'estero, non solo in Europa ma anche da Cile, Nigeria, Indonesia, Brasile, Argentina, alla faccia della filiera corta.

Costi energetici, ambientali ed economici

Trasportare su distanze così grandi il legname comporta alti costi energetici e ambientali, per non parlare poi dell'aumento dei gas serra causato dal disboscamento del suolo. Ma i costi diventano anche economici: la carenza di legno causa l'aumento dei costi dei pannelli per l'arredamento, calano i consumi e l'industria dei produttori del legno semilavorato rischia di entrare in crisi, insieme a tutta la filiera dell'arredamento. “Le centrali a biomasse sono un'ottima idea – ha riassunto la Gabanelli chiudendo la trasmissione - se di piccole dimensioni e se bruciano residui di boschi e di segherie e utilizzano tutta l’energia prodotta per riscaldare magari piccoli paesi. Il fine dovrebbe essere quello di diventare autosufficienti e non di lucrare. Diversamente si rischia di compromettere un patrimonio, di mettere in crisi un settore dell’economia, a noi costa di più, e alla fine magari si inquina, quanto con il gasolio”.

L'esempio di Prato allo Stelvio

L'inchiesta di Report ha citato l'esempio positivo di Prato allo Stelvio, Comune in Val Venosta premiato come il più “rinnovabile” d'Italia. Oltre ad avere una piccola centrale idroelettrica da 80 kW e una centrale a biogas, ad utilizzare il fotovoltaico e l'eolico, questo Comune dispone di una centrale a biomassa che produce energia elettrica e termica per il teleriscaldamento degli abitanti. Se nella confinante Valtellina il prezzo dell'acqua calda è di 11,5 centesimi al kwh, nel comune di Prato allo Stelvio il costo è di 7 centesimi. Questo perché tutti gli abitanti sono soci della cooperativa e ciascuno ha voce in capitolo, e i soldi in esubero vengono reinvestiti per avere energia a buon prezzo. Fonte: rinnovabili.it

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2 novembre 2010 - Nuovi fondi europei in arrivo per le energie verdi

Il Consiglio e il Parlamento europei hanno raggiunto un accordo che prevede fino a 146 milioni di euro di fondi per creare uno strumento che finanzia iniziative di efficienza energetica ed energia rinnovabile. L'intesa, riferisce una nota del gruppo dei liberaldemocratici dell'Europarlamento, è stato raggiunta con la presidenza di turno belga dell'Ue, dopo l'adozione di un rapporto in Commissione Industria, ricerca ed energia, che modifica il Piano per il recupero dell'economia europea e consente l'uso dei soldi non spesi per i ''progetti verdi''. "Il Parlamento europeo - spiega Lena Ek, eurodeputata svedese - ha duramente combattuto per arrivare al massimo di fondi possibile per investimenti in progetti di efficienza energetica. Lanciando progetti di questi tipo, creeremo posti di lavoro, renderemo più verde l'economia e diventeremo meno dipendenti dai paesi produttori di petrolio''.

Le iniziative a cui verranno assegnati i fondi includono quelle per l'edilizia pubblica e privata che impieghi fonti rinnovabili e/o tecnologie di efficienza energetica, oltre all'energia rinnovabile decentralizzata a livello locale e l'integrazione nella rete elettrica, trasporti urbani puliti, ma anche ''reti intelligenti''. Le risorse verranno gestite da intermediari finanziari pubblici per massimizzare un impatto a breve termine.
Fonte: Ansa.it

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2 novembre 2010 - Risparmio energetico: efficienza meno cara del fotovoltaico

La produzione annua di 1kWh con il fotovoltaico costa, in termini di investimento 5 euro, mentre per risparmiare sempre 1kWh annuo, con l’efficienza energetica, di euro ne bastano 1,8. A mettere in risalto questo dato è stata l’Adiconsum nel sottolineare, di conseguenza, come il futuro dell’energia pulita passi innanzitutto attraverso l’efficienza e non prevalentemente attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili.

L’Associazione dei Consumatori, tra l’altro, ha formulato alcune proposte per le rinnovabili, tra cui quella di dire no alle incentivazioni per gli impianti fotovoltaici a terra, ovverosia quelli in campo aperto, mentre vanno incentivati quelli che vengono realizzati ed integrati nelle costruzioni.

Inoltre, secondo l’Adiconsum servono finanziamenti per sostenere la ricerca per le nuove tecnologie sulle rinnovabili, non occorre dare incentivi agli impianti di produzione di energia pulita senza che questi non siano stati prima completamente allacciati alla rete nazionale, ed occorre inoltre collegare le incentivazioni all’entità reale degli investimenti effettuati in modo tale da prevenire la formazione di rendite ingiustificate.

Di conseguenza, gli obiettivi che l’Italia deve conseguire entro il 2020, così come definito in sede comunitaria, passano per le fonti rinnovabili, ma prima di tutto attraverso l’efficienza energetica che secondo l’Adiconsum dovrebbe essere messa al centro delle politiche e delle azioni di Governo al fine di sostenere ed agevolare gli interventi di efficienza energetica pianificati e messi in atto dalle famiglie e dalle imprese.

In tale ambito rientra immancabilmente il cosiddetto “bonus al 55%” sull’efficienza energetica, ovverosia le detrazioni fiscali sui costi sostenuti per gli interventi che secondo l’Associazione dei Consumatori andrebbero sia stabilizzati in termini di durata, in modo da dare sicurezza alle famiglie ed agli operatori del settore, sia migliorati introducendo, ad esempio, misure di “portabilità” delle detrazioni stesse, nonché azioni in grado di agevolare l’accesso al credito attraverso il canale bancario.

Fonte: www.ecologiae.com

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31 ottobre 2010 - Dalla Camera un primo segnale sulla proroga della detrazione del 55%. Commissioni Industria e Ambiente sono favorevoli. Dal PD un emendamento per estendere le agevolazioni agli interventi antisismici

Dalla Camera dei Deputati giungono alcuni segni che fanno pensare con ottimismo in merito alla trasformazione della detrazione del 55% in intervento strutturale. La Commissione Industria, nell'esame del disegno di legge Stabilita` 2011 (DDL 3778/C) ha presentato un Ordine del giorno, accolto da Governo, sul sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili.

Con il documento approvato si impegna l`Esecutivo a: ``dare seguito al sistema di incentivi alle fonti rinnovabili, anche in grado di promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e a riconfermare la misura fiscale ai fini della riqualificazione energetica degli edifici, trasformandola in intervento strutturale fra tutte le tecnologie riconosciute effettivamente efficienti, estendendo il beneficio fiscale anche alle amministrazioni pubbliche``.
Il Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico,
Stefano Saglia, intervenendo in seduta, ha confermato la condivisione del Governo delle richieste contenute nell`Ordine del giorno, ``ritenendo le fonti rinnovabili una risorsa essenziale per il Paese, pertanto degne di una opportuna incentivazione``.
Il giorno precedente, anche la
Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, sempre nell'ambito dell'analisi della legge di Stabilità, ha raccomandato "di prorogare in maniera stabile gli incentivi per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica degli edifici", specificando che tale proroga va fatta "anche in considerazione degli evidenti benefici che essa ha prodotto finora in termini di sviluppo economico, sostegno alla piccola e media impresa ed emersione del lavoro non regolare."
Passo ulteriore è stato compiuto dal
Partito Democratico che punta alla trasformazione dell'intervento da temporaneo a strutturale. ‘'Abbiamo presentato un emendamento alla manovra di bilancio per rendere permanente l'agevolazione del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici in scadenza il prossimo 31 dicembre 2010. La proposta estende le agevolazioni anche agli interventi per il consolidamento antisismico degli edifici. Una novita' importante e' che dal 1 gennaio 2011 anche gli alloggi sociali ex Iacp potranno essere ristrutturati sia dagli enti che dagli inquilini assegnatari beneficiando delle detrazioni fiscali''. Lo ha dichiarato Raffaella Mariani, capogruppo Pd della commissione Ambiente della Camera.

''I dati di Confindustria - ha ricordato
Laura Puppato, capogruppo Regione Veneto del Pd, intervenuta ad un convegno a Padova sul futuro sostenibile - dicono che dagli interventi per aumentare l'efficienza energetica possono derivare a livello nazionale in dieci anni oltre un milione e seicentomila nuovi posti di lavoro. Un volano di sviluppo pensato dal centrosinistra, aggiunge Ermete Realacci, che ha coinvolto una platea molto piu' ampia di quella che e' riuscita a coinvolgere al Nord il famoso Piano Casa''.

Fonte: anit.it

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28 ottobre 2010 - Sostenibilità, da Rockwool il nuovo report 2010. Dire addio alle bollette elettriche con edifici ad alta efficienza energetica.

Perché accettare che gli edifici consumino circa il 40% dell'energia mondiale, se si può costruire una nuova casa così isolata ed efficiente, in grado di produrre più energia di quanta ne consumi?
Il Sustainability report 2010, pubblicato quest'anno dal gruppo Rockwool, fornisce la formula per creare più di un milione di posti di lavoro green, conseguire un risparmio energetico di un valore di miliardi di euro, dimezzare le emissioni di CO2 e migliorare la qualità di vita e ambientale. Tutto parte dagli edifici. La relazione denuncia, infatti, un enorme potenziale inutilizzato (75%), che potrebbe, invece, contribuire a migliorare e rendere efficienti abitazioni e uffici.

Cosa stiamo aspettando?
Milioni di persone vivono in vecchie case non isolate, fredde ed esposte a correnti d'aria durante l'inverno e sovra riscaldate durante l'inverno”, dichiara Eelco van Heel, a capo del gruppo Rockwool, azienda specializzata in sistemi di isolamento termico ed acustico. “Il denaro è disponibile. Ha bisogno solo di essere ri-diretto”, assicura van Heel, ricordando come i maggiori paesi in via di sviluppo stiano spendendo miliardi di dollari in sovvenzioni energetiche. Le economie di nazioni come Giappone, India, Cina, Stati Uniti e la stessa UE, consumano più energia di quanta ne possano produrre. Nell'arco di due decenni le importazioni di energia dell'UE raggiungeranno i 671 miliardi dollari l'anno
, pari a circa 2.000 dollari a cittadino. Sicuramente alcuni di questi soldi potranno essere spesi intelligentemente per ridurre gli sprechi di energia.

Una sfida da cogliere
L'
efficienza energetica è la chiave più importante per un futuro a basse emissioni. Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia essa potrebbe arrivare ad abbattere le emissioni nocive del 56%. E le case passive - in grado di assicurare il benessere termico senza alcun impianto di riscaldamento "convenzionale" - sono identificate tra i maggiori mezzi in grado di diminuire i preoccupanti cambiamenti climatici. I rapporti Ecofys comunicano che, standardizzando ai parametri di efficienza energetica gli edifici esistenti, si possono salvare nella sola Europa ben 460 milioni di tonnellate di CO2, pari a 270 miliardi di euro in costi energetici annuali.

Fonte: anit.it

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28 ottobre 2010 - Rinnovabili, incentivi da ripensare. Le Associazioni del settore chiedono una revisione per conto energia, tariffa onnicomprensiva, certificati verdi e bianchi, detrazione 55%.

Rivedere i meccanismi di promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili, in modo che l'Italia possa raggiungere gli obiettivi fissati dalla Direttiva europea 2009/28/CE e conseguire lo sviluppo industriale senza ledere il consumatore finale in termini economici.

È questa la proposta sottoscritta dalle Associazioni del settore delle rinnovabili (Aiel, Anev, Anest, Anie-Gifi, Aper, Assolterm, Assosolare, Federpern, Fiper, Fire, Greenpeace Italia, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club, Legambiente e Wwf Italia) in un documento congiunto inviato agli organi del MSE e ai Presidenti delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive di Camera e Senato.

Norme più stabili e chiare

Il documento, intitolato “Proposte per i meccanismi di promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili”, propone la razionalizzazione e armonizzazione dei meccanismi di incentivazione delle energie rinnovabili, in modo da garantire l'accettabilità sociale delle azioni che saranno intraprese nell'ambito dell'imminente recepimento dell'ordinamento nazionale della direttiva 2009/28/CE. Le associazione di settore sottolineano da un lato la necessità di garantire la stabilità e prevedibilità del quadro normativo che disciplina il supporto alla produzione di energia da fonte rinnovabile, dall'altro di raggiungere un maggior livello di chiarezza e accessibilità delle procedure.

Incentivi per la produzione elettrica

Per quanto riguarda il Conto Energia e la Tariffa Onnicomprensiva, meccanismi che si sono dimostrati funzionali rispettivamente per il fotovoltaico e il solare termodinamico e per impianti sotto 1 MW (200 kW per l’eolico), si tratta secondo le Associazioni di garantirne la stabilità nel tempo e di adeguarli in funzione del calo dei costi di produzione dell’energia. Invece, si legge nel documento, “il sistema dei Certificati Verdi, anche per via dei continui stravolgimenti di cui è stato oggetto, non sembra più in grado di garantire lo sviluppo di un siffatto modello di produzione di energia da fonti rinnovabili, soprattutto a causa dell’instabilità delle sue regole, della sua complessità, della sua inefficienza allocativa, dell’eccessiva volatilità dei prezzi e dell’incapacità di promuovere iniziative in grado di innescare un effetto filiera”. Per evitare rallentamenti e innescare l'effetto filiera il documento propone di abbinare ai Certificati Verdi dal 1 gennaio 2012 un feed-in premium, cioè un regime che prevede il rilascio di un incentivo P per ciascun kWh prodotto in impianti alimentati da fonti rinnovabili.

Incentivi per la produzione termica

Per quanto riguarda la produzione termica, le Associazioni sottolineano la necessità, per raggiungere gli obiettivi indicati nel Piano d'Azione Nazionale, di introdurre delle modifiche sostanziali al sistema di incentivazione attuale, costituito da due tipologie di incentivi: i certificati bianchi e le detrazioni fiscali del 55%. Occorre in particolare fornire certezze agli investitori e ai finanziatori su un orizzonte che arrivi almeno al 2020; minimizzare l’impatto sulle tariffe; promuovere il rafforzamento della filiera tecnologica delle FER termiche e di quella dell’approvvigionamento delle biomasse.

Certificati bianchi

Per il meccanismo dei certificati bianchi (o titoli di efficienza energetica), il documento propone la sua estensione oltre il 2012 e l'introduzione di “un’indicizzazione del rimborso in tariffa basata anche sull’andamento del mercato, con un tetto massimo al prezzo dei titoli basato sulla determinazione di una penale standard come avviene sul mercato delle emissioni di gas serra”. Inoltre, andrebbe assicurata, “in aggiunta alla bancabilità, la possibilità di ritiro annuale dei titoli eccedenti gli obblighi ad un prezzo predefinito dall’AEEG nell’ordine dei 60-70 Euro/tep indicizzati sul paniere di vettori energetici adottato al momento per il rimborso in tariffa; il soggetto che ritira (ad esempio il GSE) potrebbe rivendere i titoli sul mercato nel triennio successivo in caso di mercato corto, potenzialmente recuperando l’extraonere in tariffa”. Per le fonti rinnovabili termiche (e per altri interventi di efficienza energetica ritenuti idonei) andrebbe anche previsto un adeguato coefficiente moltiplicativo dei risparmi, distinto per fonte.

Detrazione 55%

Le Associazioni suggeriscono inoltre di mantenere le detrazioni fiscali del 55% “per i vantaggi che presentano per i piccoli impianti, oltreché per i benefici per il bilancio dello Stato collegati all’emersione dal nero”, assicurandone “una durata estesa fino al 2020, con la possibilità per l’MSE d’accordo con il Ministero delle Finanze e il MATTM di modificare le aliquote su tre basi (55%, 45% e 36%) e di aggiungere nuovi interventi. La copertura dei costi andrebbe legata alle tariffe di distribuzione o a una carbon tax”.

Altre misure

Il documento ritiene fondamentale accompagnare il sistema incentivante con altre misure: ad esempio rendere operativo su tutto il territorio nazionale l'”obbligo di rinnovabili” introdotto dal D.Lgs. 311/06; rendere più chiara la legislazione vigente sulla semplificazione amministrativa dell'installazione di impianti solari termici in aree non vincolate (D. Lgs. 115/08 e D.L. 40/10); definire criteri chiari e uniformi su tutto il territorio nazionale per l'installazione di impianti solari termici in aree vincolate. Inoltre, andrebbe previsto “un sistema di rottamazione dei vecchi apparecchi di riscaldamento a legna domestici, obsoleti e inefficienti (stufe, termocamini, ecc) con l’introduzione di un incentivo per la loro sostituzione con apparecchi a biomasse legnose (pellet, cippato, legna a pezzi) di nuova generazione ad alta efficienza e basse emissioni, certificati secondo le norme europee”.

Fonte: energymanager.net

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28 ottobre 2010 - Greenpeace: il costo del fotovoltaico calerà del 40% entro il 2015. Secondo il rapporto “Solar generation 2010”, il fotovoltaico potrà soddisfare il 9% della domanda mondiale di energia elettrica nel 2030.

Secondo il rapporto “Solar generation 2010”, pubblicato ieri da Greenpeace International e da EPIA (Associazione europea delle industrie fotovoltaiche), entro il 2020 l’energia solare potrà soddisfare il 5% del fabbisogno elettrico mondiale, e il 9% della domanda globale di energia elettrica nel 2030.

“Il solare fotovoltaico è una soluzione che risponde all’esigenza urgente di produrre energia pulita e rispettosa dell’ambiente - sottolinea Domenico Belli, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace -. Gli investimenti mondiali sul solare fotovoltaico hanno raggiunto il record di 35 miliardi di euro nel 2009 e si prevede di arrivare a 70 miliardi nel 2015. L’Italia è tra i Paesi più attivi, con quasi 1 miliardo di investimenti”.

In calo il costo dei moduli fotovoltaici

Secondo il rapporto, nei prossimi cinque anni il costo dei moduli fotovoltaici scenderà del 40%, dopo essere già sceso della stessa percentuale dal 2007 a oggi. In questo modo, il prezzo dell’energia prodotta dal solare potrà competere con quello delle altre fonti energetiche, anche senza gli incentivi pubblici e la “grid parity”. Nei prossimi tre/cinque anni, quindi, il fotovoltaico sarà una realtà per la maggior parte dei Paesi industrializzati, dove il costo dell’energia è sempre molto alto.

Incidenza del fotovoltaico nella fornitura di energia primaria

Inoltre, il solare sarà determinante anche per la fornitura di energia globale, specie nei Paesi in via di sviluppo. Entro il 2030, infatti, oltre 2,5 miliardi di persone potranno accedere all’energia elettrica grazie a questa tecnologia. Per ogni Kwh prodotto dai pannelli, si calcola un risparmio di 0,6 Kg di CO2 immessa in atmosfera, un contributo importante per la lotta al cambiamento climatico. “Il solare fotovoltaico – afferma Belli - si dimostra una tecnologia chiave nella lotta al cambiamento climatico che assicura l’accesso diffuso all’energia da fonti rinnovabili. I miglioramenti tecnologici e l’abbassamento dei costi faranno raddoppiare entro 5 anni l’incidenza del fotovoltaico nella fornitura di energia primaria”.

180 GW di potenza installata entro il 2015

Se le politiche di incentivazione non verranno ridotte, la potenza del solare fotovoltaico installata a livello globale potrà raggiungere i 180 GW nel 2015, rispetto ai 23 GW registrati all’inizio del 2010. Secondo Greenpeace, l’Italia avrà un peso importante con i suoi 8 GW programmati dal Piano d’Azione Nazionale, che però potrebbero essere di più senza gli ostacoli burocratici e politici alla sua diffusione, e con politiche a supporto di questa tecnologia che diano certezze alle imprese e ai cittadini.

Nuovi posti di lavoro

Oltre ai benefici ambientali, il solare fotovoltaico assume un ruolo sempre più importante sia come strumento di stabilizzazione dei costi energetici, sia come creatore di nuova occupazione. Ad oggi, sono 230.000 le persone occupate nel mondo nel settore fotovoltaico e saranno 1.5 milioni nel 2015; in Italia, secondo un rapporto Ires/Cgil, a metà del 2009 gli occupati nel settore erano circa 6.000 e, ad oggi, se ne calcolano circa 10.000.

Fonte: rinnovabili.it

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27 ottobre 2010 - Vecchie lampadine o mini-riscaldatori? Due importatori tedeschi vendono legalmente le lampadine bandite dall'UE.

Il veto UE di commerciare lampadine che consumano più di 60 watt, non ha fermato Siegfried Rotthaeuser e il suo fratellastro. I due uomini d'affari tedeschi hanno infatti trovato un modo di aggirare il divieto europeo: dopo averlo studiato attentamente, i due hanno, infatti, trovato un modo per mettere legalmente sul mercato le lampadine a incandescenza a più di 60W.

Ribattezzate Heatballs, le vecchie lampadine sono ora in vendita come mini produttrici di calore.

Più calore che luce
Constatato che le vecchie lampadine a filamento convertono circa il 95% della energia in calore, i due hanno lanciato un vero e proprio
business che non va a infrangere alcuna normativa UE.
L'agenzia stampa Reuters rivela che “Rotthauser e il suo fratellastro importano e distribuiscono lampadine da 75 e 100 watt, lasciando che la
fase di produzione resti in Cina e la vendita risulti legale, poiché il calore costituisce il 95% della loro resa complessiva, contro il 5% di luce
”.

Alle critiche, Rotthauser risponde che parte del ricavato andrà in un progetto per salvare la foresta pluviale, considerato dall'uomo d'affari ”come un modo migliore di tutelare l'ambiente. Meglio che investire in lampade a risparmio energetico, che contengono mercurio tossico”, conclude polemicamente Rotthause.Fonte: rinnovabili.it

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27 ottobre 2010 - Premiate le città verdi europee 2012 e 2013. Nantes e Vitoria-Gasteiz riconosciute per le loro politiche eco friendly

Quattro europei su cinque vivono in cittadine o metropoli. Questo significa che la loro qualità di vita dipende fortemente dagli sforzi delle autorità locali per migliorare l'ambiente urbano - prevedendo, ad esempio, spazi verdi, una buona gestione dei rifiuti e un efficiente trasporto pubblico.

E' da queste considerazioni che si sviluppa il premio europeo "Capitale verde dell'anno”. L'obiettivo? Premiare quei centri urbani dove sono state messe in atto politiche di sviluppo urbano sostenibile, con l'auspicio che divengano modelli anche per le altre città europee. Acclamate come vincitrici per questa edizione del Premio la spagnola Vitoria-Gasteiz, capoluogo della comunità autonoma dei Paesi Baschi, e la francese Nantes. A presentare le due città vincitrici, il commissario UE per l'ambiente Janez Potočnik che ha aperto la cerimonia ufficiale tenutasi il 21 ottobre a Stoccolma, capitale verde europea nel 2010.

Ricompensate per i tentativi di rendere i propri spazi urbani eco-compatibili, senza stravolgere il proprio tessuto abitativo, Vitoria-Gaseitz e Nantes sono state riconosciute rispettivamente come vincitrici per il 2012 ed il 2013.

apoluogo basco vincitore 2012
Vitoria-Gasteiz, situata nel nord della Spagna, ha compiuto grandi progressi nel
rendere più ecologico un ambiente urbano di tipo tradizionale. Il centro storico della città è circondato da una cintura verde, un'ampia area semi-naturale che ha completamente risanato quella che un tempo era una zona degradata. Questa Green Belt assicura che nessuna abitazione disti più di 300 metri dagli spazi verdi. Vitoria spicca, infatti, tra le città europee con la media più alta, rispetto alla sua densità di abitanti ed alle sue dimensioni, di zone adibite a parchi pubblici: ben 42 metri quadrati di verde a persona. I quartieri moderni con larghe strade e viali alberati sono immersi nel verde dei giardini e dei parchi interni o contigui alla città e diverse misure sono all'oggi in atto per supportare ed incrementare la biodiversità dei servizi eco sistemici. La città ha, inoltre, fatto fronte alla scarsità d'acqua, riuscendo a ridurre nettamente il consumo idrico nell'arco degli ultimi dieci anni. Stimolata dall'ambizioso obiettivo di ridurre il consumo domestico di acqua al di sotto dei 100 litri pro capite al giorno
, la giunta comunale ha intrapreso in questi anni numerosi investimenti nel settore idrico.

Nantes, città verde 2013
Soprannominata la Venezia dell'ovest, in virtù della sua posizione geografica, alla confluenza di molti corsi d'acqua, l'agglomerato cittadino è attraversato, infatti, dalla Loira, dall'Erdre, dalla Sèvre, dalla Chézine e dal Cens, nonché da numerosi ruscelli, per la maggior parte canalizzati e ormai generalmente sotterranei.
Proprio la sua capacità di c
ongiungere con successo le sue aree urbani verdi e blu, ha distinto Nantes nella competizione europea Città verde. Un percorso urbano di snoda lungo i due principali fiumi (la Loira e l'Erdre), attraverso un programma di gestione sostenibile dell'acqua.
La
conservazione di flora e fauna locale sono un altro aspetto particolarmente sentito dalla popolazione autoctona: numerose aree verdi naturali attorniano, infatti, la città. Infine, Nantes è stata premiata anche in considerazione dell'ambiziosa politica adottata per i trasporti pubblici. E' stata ,infatti, la prima delle città francesi a reintrodurre i tram elettrici, conseguendo come risultato una qualità dell'aria decisamente invidiabile: il comune si aspetta così di ridurre le emissioni nocive di almeno un quarto, entro il 2020 .

Fonte: energymanager.net

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27 ottobre 2010 - Anche la Francia, dopo la Germania, alza le bollette per incentivare il fotovoltaico. La nuova voce sulle bollette ha aumentato il costo dell'energia del 6%.

A fine settembre le prime pagine dei quotidiani tedeschi preannunciavano allarmisticamente un aumento delle bollette elettriche di 70 euro a famiglia a partire del 2011 (leggi). La causa starebbe nei favorevoli incentivi concessi al fotovoltaico (circa 8 miliardi stimati nel 2010) che hanno spinto privati e investitori a puntare su questa rinnovabile solare anche nelle poco assolati lander dell'Europa centrale.

Ora la notizia giunge da Parigi. I consumatori francesi, viziati dal modesto costo dell'energia nel paese d'Oltralpe, quest'estate hanno registrato criticamente un primo, modesto ma significativo, aumento: +3% per le famiglie e +4-5,5% per le Pmi. Si tratta del dato più alto registrato da luglio 2003. Ma per gennaio 2011 un ulteriore rincaro del 3% è stato preannunciato dal Governo. Uno scenario simile non si presentava in Francia dagli anni'80, epoca della costruzione del parco nucleare.

Exploit del FV
La causa di questo nuovo aumento è da ricercarsi nell'esplosione del fotovoltaico che, nel 2009, complici i generosi incentivi protrattisi nel tempo di 0,58 euro a kW, ha registrato un grosso incremento. La potenza del parco impianti FV francese si è, infatti, moltiplicata per dieci nel giro di un solo biennio, passando dagli
81 MW di fine 2008 agli 850 MW di fine 2010
. Per sostenere l'energia verde ancora non competitive, EDF è obbligata ad acquistare l'energia elettrica generata dai pannelli solari ad un tasso 10 volte superiore al suo prezzo sul mercato all'ingrosso. Ciò avrebbe avuto un'influenza negativa di circa 1,6 miliardi di euro nei conti del colosso francese.

Il contributo al servizio pubblico dell'elettricità

Nelle bollette elettriche francesi, la nuova voce di spesa figurerà con il nome di CSPE (contributo al servizio pubblico di energia elettrica), tassa con cui i consumatori contribuiranno a finanziare l'acquisto di elettricità FV prodotta in Francia da parte della compagnia Edf.

Il CSPE ha ricevuto accoglienze contrastanti in patria. In sua difesa si è schierato Michel Deifenbacher, autore dell'emendamento: "Non si può volere lo sviluppo delle fonti rinnovabili e non assumersene i costi". Mentre l'UFC, Associazione di difesa dei consumatori, si è detta "sbalordita". In proposito Caroline Keller, portavoce dell'organizzazione, ha dichiarato: "E' un cattivo segno: già l'impennata di agosto doveva far pensare". Ma la Keller punta l'indice sul conflitto d'interessi del Governo, azionista di Edf e beneficiario diretto del miglioramento dei conti del fornitore elettrico d'Oltralpe. Fonte: rinnovabili.it

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26 ottobre 2010 - UE: LEGNO ILLEGALE BANDITO A PARTIRE DAL 2013. Via libera dal Consiglio dei ministri Ue per la Concorrenza alle nuove regole che vietano l'immissione di legname illegale o di prodotti derivati sul mercato dei 27.

Le nuove disposizioni, che entreranno in vigore nel 2013, prevedono che gli operatori indichino dove è stato acquistato il legno e a chi è stato venduto, e che gli importatori garantiscano la legalità delle loro importazioni. Le eventuali illegalità potranno essere colpite dagli Stati membri con sanzioni anche penali.

Il voto del Consiglio dei ministri Ue per la Concorrenza ha confermato la decisione del Parlamento europeo nel luglio scorso di bandire l'importazione e il commercio di legno fuorilegge. Il bando riguarda i settori più diversi, dall'industria della carta a quella degli arredamenti, dalla legna da ardere ai pannelli per pavimenti fino alle traversine per i binari delle ferrovie.

Il nuovo regolamento sarà pubblicato tra un paio di settimane sulla Gazzetta ufficiale europea, ma entrerà in vigore solo 27 mesi dopo, nel febbraio 2013. Fonte: fresialluminio.it

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26 ottobre 2010 - Rinnovabili e nucleare: riflessioni sui costi all’utente

Qualche giorno fa Roberto Longo, Presidente dell'Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili (APER), in occasione del suo intervento all'assemblea annuale dell'Associazione, ha parlato di costi dell'energia elettrica, di nucleare e di fonti rinnovabili.

Longo ha presentato una serie di numeri.

Numeri veri, non quelli della propaganda e della politica.

Un piccolo imprenditore italiano acquista l'energia elettrica a 192 Euro/ MWh, un prezzo largamente superiore a quanto pagato dai suoi concorrenti europei.

Il costo industriale è pari a 52 Euro/ MWh, appena il 27%.

Ne consegue che un eventuale ricorso al nucleare può incidere solo sul 27% del costo finale dell'energia elettrica.

In particolare, ipotizzando che la fonte nucleare copra il 25% del fabbisogno energetico (come vorrebbe il governo) ed ammettendo, per assurdo, che i costi di produzione da nucleare siano zero, il risparmio in bolletta ammonterebbe al 25% del costo industriale, cioè, 13 Euro/ MWh.

Il costo finale risulterebbe, quindi, uguale a 192 - 13 = 179 Euro/ MWh.

Longo ha poi parlato del costo sopportato dalla collettività per la diffusione delle rinnovabili, attraverso la componente tariffaria A3 della bolletta.

Il 3,12% per i piccoli imprenditori.

Appena il 2% per le utenze domestiche.

Ma se il costo finale è pari a 192 Euro/ MWh ed il costo industriale è uguale a 52 Euro/ MWh, la differenza di 140 Euro/ MWh a cosa è dovuta?

È chiaro che questa assurda sproporzione tra costo industriale dell'energia e costo finale al consumatore non può essere valutata che in termini politici, perché racchiude e copre fiscalità indiretta, finanziamento per l'espansione dei campioni nazionali (da dove giungono le risorse per l'espansione all'estero di Terna ed Enel se non dalle nostre bollette?), inefficienze (perché in Italia abbiamo i più alti costi di sistema elettrico d'Europa?), sussidi vari (nel 2008 abbiamo riconosciuto, per remunerare un servizio di interrompibilità che non è mai stata utilizzato, oltre 500 Milioni di € ai grandi consumatori industriali). Fonte: zeroemission.tv

La bolletta “della luce”

Poiché l’energia nucleare ha solo la funzione di produrre energia elettrica, parliamo quindi del prezzo del Kwh che ci ritroveremo, quando e se faranno le centrali annunciate , nelle bollette “della luce”.
Dalle prime indiscrezioni a proposito delle quattro centrali nucleari che si vorrebbero costruire in Italia (entrata in funzione il 2020) lasciano perplessi i costi presentati dall’Enel. Infatti, fuori dai confini nazionali, i costi per la costruzione delle centrali risultano essere almeno doppi di quanto dichiarato dalla società elettrica. (Fonte: “Qualenergia”, Direttore scientifico, Gianni Silvestrini)
Il DOA, il Dipartimento dell’Energia degli USA, già nel 2004 diceva che il costo di 1 Kwh da fonte nucleare era di 6,13 cent. $, superiore a quello prodotto dalle altre fonti: 4,96 cent. $ da Gas naturale (metano); 5,05 cent. $ da eolico; 5,34 cent. $ da carbone. Nel 2009 lo stesso DOA ci comunica (Fonte: Greenpeace) che nuovo reattore nucleare ordinato oggi e che entrerà in funzione nel 2020 produrrà energia a 10,5 cent. $ per Kwh.
Domanda: quanto si dovrà pagare il Kwh del nucleare fra 8-10 anni, tempo minimo necessario per l’entrata in funzione, visto anche i costi vertiginosamente crescenti per l’acquisto dell’uranio? Si può concludere dicendo che una ipotetica concorrenza in futuro con l’energia elettrica ottenuta dalle vere fonti alternative, fotovoltaico in primis, potrà avvenire solo non conteggiando i costi della costruzione, dello smaltimento delle scorie, del riprocessamento delle barre, del decomissioning, della bonifica dei siti contaminati. Ma chi pagherebbe questi costi se non compariranno nelle bollette “della luce”? Certo non le imprese private che oggi si vorrebbero coinvolgere per aggirare formalmente l’esito dei tre referendum del 1987. Come sempre noi che siamo lo Stato, con la cartella delle tasse. Fonte: ambientescienze.it

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26 ottobre 2010 - Eolico sui tetti: “serve un cambio di mentalità”. Nella mente degli italiani c'è poco spazio per l'eolico sui tetti degli edifici, ma le soluzioni per adattarlo agli ambienti urbani esistono

Quando si parla di fonti di energia pulita la stragrande maggioranza dei cittadini pensa subito al fotovoltaico sul tetto, mentre l'eolico o il geotermico vengono concepiti spesso solo nella forma dei grandi impianti.

Giovanni D'Agata, membro del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sottolinea come nell'ambito delle energie rinnovabili il passaggio tra il dire e il fare non è così facile e immediato. In particolare, l'obiettivo posto dall'Unione europea di avere entro il 31 dicembre 2020 tutti i nuovi edifici a energia quasi zero, cioè ad altissima prestazione energetica, in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo sia coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, richiede per essere raggiunto l'utilizzo di tutte le fonti alternative disponibili, incluso quindi anche l'eolico.

Micro e mini eolico
Di conseguenza, sottolinea D'Agata, l'equivalenza energia pulita nel contesto urbano = fotovoltaico nell'immaginario degli italiani dovrà allargarsi anche ad altre tecnologie come l'eolico di piccole dimensioni -
micro impianti o mini impianti di potenza fino a 5 kW di picco
- installabile sul tetto dei condomini e degli edifici delle città.

La Venturbina
Fino ad oggi questi mini impianti eolici hanno trovato poca diffusione per motivi estetici e di decoro urbano, ma sono già state studiate soluzioni per adattare l'eolico all'ambiente urbano. Un esempio è la “Venturbina”, una
turbina micro eolica orizzontale che non ha bisogno di pali ma ruota lungo un asse longitudinale, con una dimensione modulare pari alla facciata esposta del palazzo. Sviluppata da Enatek, questa turbina è installabile su qualsiasi tetto grazie a dimensioni contenute (300x150x150 cm), ed è in grado di sfruttare l'effetto parete, raggiungendo nelle performance picchi del 200% superiori a turbine con le medesime potenze nominali.

Fonte: rinnovabili.it

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26 ottobre 2010 - Enea: “detrazione 55% anche sui lavori che proseguono nel 2011". Per usufruire del bonus fiscale sulle spese sostenute nel 2010 non è necessario che i lavori si concludano entro il 31 dicembre

La continuazione nel 2011 dei lavori di riqualificazione energetica degli edifici non impedisce ai contribuenti di usufruire della detrazione fiscale del 55% sulle spese sostenute entro il 31 dicembre 2010, anche nel caso in cui il bonus fiscale non sia prorogato oltre il 2010.

La precisazione arriva dall'Enea con la Faq numero 65 del 21 ottobre 2010, che chiarisce alcuni dubbi sollevati dalle imprese e dagli installatori in seguito a una precedente e diversa posizione dell'Enea. Alla domanda di un contribuente che nel 2010 ha avviato interventi di riqualificazione energetica di un immobile, la cui conclusione potrebbe non avvenire entro il 31 dicembre 2010, data di scadenza della detrazione 55% (a meno di eventuali proroghe), l'Enea anzitutto risponde che “In attesa di comunicazioni relative ad un possibile prosieguo delle detrazioni, allo stato attuale per usufruire delle agevolazioni fiscali del 55% è opportuno che i lavori di efficientamento energetico dell’immobile siano conclusi entro il 31 dicembre 2010 e in ogni caso tutte le spese dovranno essere pagate entro questa data”.

I lavori possono continuare nel 2011
Tuttavia, afferma la Faq n. 65, “per venire incontro alle esigenze degli utenti che non riuscissero a concludere i lavori entro il 2010, in accordo con l’Agenzia delle Entrate, si ritiene che detti
lavori possano anche continuare nel 2011
, fermo restando che eventuali spese sostenute in quest’anno (ossia nel 2011, ndr) non possono essere ritenute detraibili”.

Documenti all'Enea entro 90 giorni dalla fine lavori
Viene poi chiarito che anche in questo caso l'invio della documentazione all'Enea va effettuata entro 90 giorni dalla fine dei lavori. “La richiesta di detrazione dovrà essere trasmessa ad ENEA sempre entro 90 giorni dal termine dei lavori attraverso il sito telematico ovvero, qualora questo dovesse essere disattivato nel corso dell'anno, secondo modalità che saranno in seguito specificate su questo sito”. Per venire incontro alle esigenze dei contribuenti che termineranno i lavori per esempio nei mesi di aprile o maggio 2011, il funzionamento del sito per l'inoltro delle pratiche, di solito disattivato alla fine di marzo, potrebbe quindi essere prolungato, oppure potrebbe essere consentita la spedizione dei documenti via posta.

Comunicazione all'Agenzia delle Entrate
Quanto detto finora vale a condizione che la detrazione del 55% non venga prorogata oltre il 31 gennaio 2010. Si legge infatti nella Faq n. 65: “Quanto sopra vale in caso di mancato rinnovo delle detrazioni per il 2011”. Inoltre, “
il mancato termine dei lavori nel 2010 va comunicato telematicamente all'Agenzia delle Entrate entro il 31 marzo 2011, specificando quanto pagato nel 2010”.

Fonte: enea.it

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26 ottobre 2010 - Conto Energia 2011, dall'Autorità le modalità attuative. Con la delibera Arg/elt 181/2010 definite le modalità di attuazione del D.M. 6 agosto 2010 sul terzo Conto Energia.

L'Autorità per l'Energia ha pubblicato ieri sul suo sito internet la delibera Arg/elt 181/2010 del 20 ottobre, che definisce la modalità di attuazione del decreto interministeriale (Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente) 6 agosto 2010, inerente il terzo Conto Energia (2011-2013) che entrerà in vigore alla scadenza (il 31 dicembre 2010) dell'attuale sistema incentivante per il fotovoltaico.

Le disposizioni attuative definite dall'Autorità sono riportate nell'Allegato A alla delibera ed entrano in vigore a partire dal 1° gennaio 2011. Vengono indicate, tra l'altro, le modalità, i tempi e le condizioni per l'erogazione delle nuove tariffe incentivanti, e determinate le modalità con le quali le risorse per l'erogazione delle tariffe incentivanti e del premio, e per la gestione delle attività previste dal decreto, trovano copertura nel gettito della componente tariffaria A3 delle tariffe dell'energia elettrica.

Requisiti per l'accesso alle tariffe

Per garantire certezza, equità di trattamento e non discriminazione a tutti i soggetti responsabili che intendono usufruire delle tariffe incentivanti e del premio previsti con il terzo Conto Energia, la delibera dell'Aeeg prevede che, per quanto riguarda l'accesso alle tariffe incentivanti, il soggetto responsabile dell'impianto dichiari di rispettare i requisiti per l'ammissibilità previsti dal decreto 6 agosto 2010, nonché:

- di essere proprietario del bene immobile ove è installato l’impianto o, diversamente, disporre dell’autorizzazione sottoscritta dal proprietario, o dai proprietari, di tale bene immobile, qualora detto proprietario/i sia/siano diverso/i dal soggetto responsabile;

- di aver conseguito tutte le autorizzazioni necessarie alla costruzione e all’esercizio dell’impianto, nel rispetto dei vincoli architettonici e paesaggistici, della normativa esistente in materia di sicurezza durante le attività di costruzione ed esercizio dell’impianto e dei relativi allacciamenti.

Obblighi per il soggetto responsabile nella gestione dell'impianto

Per quanto riguarda la gestione dell'impianto fotovoltaico, il soggetto responsabile deve:

- non alterare le caratteristiche di targa delle apparecchiature di misura e non modificare i dati di misura registrati dalle medesime;

- consentire l’accesso all’impianto e alle relative infrastrutture, comprese quelle di misura dell’energia elettrica prodotta, al soggetto attuatore e agli altri soggetti di cui il soggetto attuatore può avvalersi per l’espletamento delle attività di verifica e controllo;

- comunicare al soggetto attuatore il/i nuovo/i numero/i di matricola a sostituzione di quello/i precedente/i, nel caso in cui uno o più pannelli e/o convertitori della corrente continua in corrente alternata che compongono l’impianto, a seguito di danni o avarie non riparabili e che ne rendano necessaria la sostituzione, venga/vengano sostituito/i con altri di pari potenza;

- comunicare al GSE ogni altra modifica relativa all’impianto fotovoltaico che potrebbe comportare modifiche nell’erogazione delle tariffe incentivanti o dell’eventuale premio, ivi incluse manutenzioni straordinarie, dismissioni o furti.

Altre disposizioni attuative

La delibera Arg/elt 181/2010 prevede inoltre che, ai fini dell'attuazione di quanto disposto dall’articolo 18 del decreto ministeriale 6 agosto 2010, i soggetti responsabili di impianti fotovoltaici che hanno diritto alle tariffe incentivanti siano soggetti ai medesimi obblighi previsti dalla deliberazione n. 90/07; inoltre, al fine di attuare quanto previsto dall'articolo 20, è previsto che il GSE aggiorni le modalità di calcolo del premio per impianti fv abbinati ad un uso efficiente dell'energia, di cui all’articolo 7 del decreto ministeriale 19 febbraio 2007, nonché gli Allegati A3a e A3b di cui alla deliberazione n. 90/07 e li sottoponga alla verifica dell’Autorità.

Portale informativo dal Gse

Infine, a partire dal 15 novembre i soggetti responsabili degli impianti saranno tenuti ad utilizzare il portale informativo predisposto dal GSE al fine di registrarsi, inserire i dati del proprio impianto e trasmettere per via informatica i documenti necessari.

Fonte: gse.it

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20 ottobre 2010 - Deliberazione 20 ottobre 2010 - ARG/elt 181/10 - Conto energia - Attuazione del decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 6 agosto 2010, ai fini dell’incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare

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21 ottobre 2010 - Sabato 23 e domenica 24 ottobre scopri la biodiversità. 

   In tutta Italia il 23 e 24 ottobre il WWF, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici Italiani, Orti Botanici ed Acquari promuove l'iniziativa "BiodiversaMente", che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e, mediante l'organizzazione di visite a tema, iniziative speciali ed escursioni guidate intende richiamare l'attenzione di tutti sull'importanza ed il valore della biodiversità, della ricerca e della scoperta scientifica, a cui danno un apporto fondamentale le istituzioni museali, universitarie e scientifiche.

    Il WWF Salento, Domenica 24 ottobre dalle ore 9,30, organizza la prima di una serie di escursioni per consentire a tutti di apprezzare la biodiversità naturale salentina sempre più in maltrattata e in forte rarefazione.

L'escursione si svolgerà nell'area di San Ligorio, tra macchie, boschi e oliveti secolari, con l'ausilio di guida naturalistica e con percorso a piedi della durata di circa due ore.

    I partecipanti sono invitati a portare video-camere o macchine fotografiche, per documentare il "bello", sperando di non dover riprendere il "brutto" che offende l'ambiente.

Le riprese video e fotografiche saranno pubblicate sul sito dell’Associazione www.wwfsalento.it.

Il ritrovo è fissato presso il Palazzetto dello Sport (piazza Palio) alle ore 9.00.

   Al termine dell'escursione, prevista per le ore 11,00 circa, con coloro che saranno attrezzati di bicicletta si partirà alla volta del parco di Rauccio, dove saranno accolti nel Centro di Educazione Ambientale del WWF presso l'omonima masseria. Sarà presentata, anche con audiovisivi, una sintesi degli studi e delle ricerche effettuati dall’Associazione sull'area del Parco e in altre aree del Salento. In caso di maltempo l’iniziativa sarà spostata alla domenica successiva. Si consigliano abbigliamento e scarpe adeguate all'attività di escursione.

L'escursione è GRATUITA. PARTECIPATE NUMEROSI!

 Info e prenotazione (obbligatoria): 329.8168510 - 339.2742742 - 328.2258018 - lecce@wwf.it

Leggi il comunicato stampa - Vai alla nostra sezione dedicata alla biodiversità

 

21 ottobre 2010 - Detrazione 55%, online tutte le novità. Dall'Agenzia delle Entrate la guida aggiornata sulle procedure da seguire per usufruire del bonus fiscale.

L'Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul suo sito internet la nuova guida “Le agevolazioni fiscali per il risparmio energetico”, utile vademecum sulla detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, introdotta nel 2007.

La nuova guida contiene anche gli ultimi aggiornamenti sulle procedure da seguire per beneficiare del bonus fiscale, relativi alle recenti modifiche normative. In particolare, “quando i lavori proseguono oltre un periodo d'imposta, è stato introdotto l'obbligo di inviare all'Agenzia delle Entrate in via telematica una comunicazione entro 90 giorni dal termine del periodo di imposta nel quale sono iniziati i lavori”. Un'altra novità riguarda l'obbligo, per gli interventi eseguiti dal 2009, di “ripartire la detrazione in cinque rate annuali di pari importo (per il 2008 andava da un minimo di tre ad un massimo di 10 anni, mentre solo per l'anno 2007 c'era l'obbligo di ripartire la spesa in 3 rate annuali uguali)”. Inoltre, con il decreto 6 gennaio 2010 del ministro dello Sviluppo economico, “è stata sostituita la tabella dei valori limite della trasmittanza termica”.

Gli adempimenti richiesti e i vari tipi di intervento ammessi

Nella guida "sono descritti i vari tipi di intervento per i quali si può fruire dello sconto fiscale e gli adempimenti necessari per ottenerlo. In sintesi:

- la detrazione dalle imposte sui redditi (Irpef o Ires) è pari al 55% delle spese sostenute, entro un limite massimo che varia a seconda della tipologia dell'intervento eseguito;

- l'agevolazione non è cumulabile con altri benefici fiscali previsti da disposizioni di legge nazionali o altri incentivi riconosciuti dalla Comunità Europea;

- non è necessario effettuare alcuna comunicazione preventiva di inizio dei lavori all'Agenzia delle Entrate;

- i contribuenti non titolari di reddito d'impresa devono effettuare il pagamento delle spese sostenute mediante bonifico bancario o postale (i titolari di reddito di impresa sono invece esonerati da tale obbligo);

- è previsto l'esonero dalla presentazione della certificazione energetica per la sostituzione di finestre, per gli impianti di climatizzazione invernale e per l'installazione di pannelli solari;

- dal 1° luglio 2010, al momento del pagamento del bonifico effettuato dal contribuente che intende avvalersi della detrazione, le banche e le Poste Italiane Spa hanno l'obbligo di effettuare una ritenuta del 10% a titolo di acconto dell'imposta sul reddito dovuta dall'impresa che effettua i lavori". Fonte: enea.it

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20 ottobre 2010 - GSE: NEL 2009 3,7 MILIARDI DI EURO DI INCENTIVI ALLE RINNOVABILI

3,7 miliardi di euro gli oneri a carico dei consumatori per fonti rinnovabili nel 2009.

Ad annunciarlo è il Gse nell'audizione presso la commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato, sviluppata con lo scopo di effettuare un’indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale. Tra certificati verdi, tariffe onnicomprensive, conto energia per il solare fotovoltaico e CIP6, l'onere complessivo a carico dei fruitori è stato, per l'anno 2009, pari a circa 2,7 miliardi di euro, a fronte di una produzione realizzata di circa 25 TWh. Includendo anche l'onere per il sostegno delle fonti assimilate, il carico complessivo sale, attestandosi a circa 3,7 miliardi di euro.

Nel corso della presentazione, Il GSE riporta le stime dell’Autorità per l’energia in merito a un eventuale scenario futuro, prevedendo un quadro di incentivi decrescenti . Supponendo di realizzare tutto il potenziale di sviluppo delle energie rinnovabili per la generazione elettrica entro il 2020, il costo annuo da sostenere per gli incentivi raggiungerà i 7 miliardi di euro (di cui 3,5 per il solo fotovoltaico).
''Obiettivo per i prossimi anni sarà quello di ridurre il peso economico delle incentivazioni per il consumatore finale di energia,
agendo in particolar modo sull'innovazione finalizzata a ridurre il costo delle tecnologie verdi'' , ha spiegato a tal proposito GSE. Fonte: gse.it

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19 ottobre 2010 - Beni culturali ed efficienza energetica, l'EURAC guida un progetto europeo. Esperti e associazioni metteranno in fila otto casi-studio per definire la strategie d'intervento nei centri storici.

Finanziato dall’UE all’interno delle misure per contrastare la crisi economica, è partito 3ENCULT, ambizioso progetto di risanamento energetico degli edifici storici europei.

La sfida è stata raccolta dall'Accademia Europea di Bolzano (EURAC), in vece di rappresentante di un consorzio di 22 partner provenienti da dieci paesi europei e da diversi ambiti di attività. Sotto la guida dell’Istituto per le Energie Rinnovabili di EURAC, un team di tecnici, imprenditori, urbanisti ed esperti in conservazione dei beni culturali, si occuperanno di migliorare l’efficienza energetica di edifici di interesse storico e architettonico.

Vecchio Continente, vecchio patrimonio
Il progetto, lanciato ad Innsbruck, si è sviluppato in considerazione della
specifica situazione europea: in un continente come l’Europa, dove gran parte degli edifici sono stati costruiti in epoche che non consideravano criteri di efficienza energetica, applicare questi parametri solo sul nuovo comparto edile non basta. Costruire efficientemente solo sul nuovo, in Europa, permette di contenere i consumi, ma non riesce a incidere significativamente sul risparmio energetico complessivo. Si è reso dunque necessario pensare anche al risanamento energetico dei numerosi palazzi storici esistenti, che caratterizzano i centri storici di gran parte delle città europee. Una sfida impegnativa, poiché si tratterà di conciliare efficienza energetica e attenzione a elementi architettonici di valore culturale-artistico particolarmente delicati, spesso sotto diretta tutela delle Belle Arti.

Molteplici casi di studio
3ENCULT pone così un
obiettivo importante per il Vecchio Continente, condotto nel rispetto dell'ambiente e del nostro patrimonio culturale.

I centri di ricerca saranno affiancati nei lavori da enti pubblici, associazioni e piccole e medie imprese. L'equipe di esperti si occuperà di analizzare otto casi-studio, fornendo materiale utile per interventi di risanamento energetico su altri edifici storici. “Per sua natura ogni edificio storico rappresenta un caso a parte, per cui non è possibile adottare soluzioni universali. Noi intendiamo fornire delle indicazioni su come siamo giunti a definire il tipo di intervento da realizzare; in questo modo mettiamo a disposizione degli interessati uno schema di riferimento completo e testato” ha spiegato Alexandra Troi, vice-direttrice dell’Istituto per le Energie Rinnovabili dell’EURAC e coordinatrice del progetto. Fonte: agenziacasaclima.it

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18 ottobre 2010 - Benefici sanitari e ambientali con il 55%. La detrazione 55%, osserva l'associazione ambientalista, consente anche di ridurre i costi sanitari e ambientali e va prorogata fino al 2020.

I benefici economici e sociali prodotti dal meccanismo delle detrazioni fiscali del 55% si estendono anche agli aspetti sanitari e ambientali.

A sottolinearlo è l'associazione ambientalista Amici della Terra che appoggia l’appello lanciato giovedì da Assolterm e Assotermica per la proroga del bonus fiscale del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici. “Le valutazioni di beneficio per le casse dello Stato degli interventi di risparmio energetico negli edifici – dice Andrea Molocchi, Responsabile Studi degli Amici della Terra - devono tener conto anche della riduzione dei costi ambientali e sanitari associati al risparmio energetico consentito dal meccanismo delle detrazioni. I miglioramenti energetici consentono di contenere le emissioni inquinanti in atmosfera delle caldaiette autonome e degli impianti centralizzati in ambito urbano, contribuendo in maniera decisiva al miglioramento della qualità dell'aria e alla tutela della salute. Questo beneficio si riflette anche in minori costi della sanità, pubblica e privata, evitando accessi al pronto soccorso e ricoveri ospedalieri, principalmente per malattie polmonari dovute a esposizioni acute e croniche”.

Risparmio economico per le casse dello Stato
“Bisogna inoltre – aggiunge Molocchi - contabilizzare il
risparmio economico per le casse dello Stato derivante dagli sforamenti nelle quote di CO2 nei cosiddetti “settori non-ETS”, ai sensi della nuova normativa europea al 2020. C'è una dimensione del risparmio energetico che viene spesso trascurata, ma che è di grande rilievo economico, sia per le casse dello stato che per la collettività, che trova negli interventi sull'edilizia in ambito urbano la sua espressione di maggiore utilità pubblica”.

Riduzione dei costi ambientali con il 55%
“Le nostre analisi si riferiscono ai risultati delle detrazioni elaborati dall’ENEA per il 2008, ultimo anno per cui sono disponibili i dati a consuntivo. Assumendo un orizzonte temporale di 20 anni di benefici di risparmio energetico derivanti dai 247.000 interventi del 2008, dai dati ENEA si ricava un risparmio energetico di
39 TWh termici (quasi 2 TWh l’anno). In base alla nostra stima – spiega il Responsabile Studi degli Amici della Terra - il risparmio di costi ambientali per la collettività degli interventi del solo 2008 ammonta a circa 800 milioni di euro. Si tratta di benefici “spalmati” su un ventennio, attualizzati ai valori attuali. Il risparmio per le casse delle Stato risulta di circa 320 milioni di euro (40%), anch’esso fruibile su più anni”.

Prorogare il 55% fino al 2020
“Dato che il meccanismo delle detrazioni è stato introdotto nel 2007 ed è in scadenza alla fine del 2010, la nostra stima dei benefici ambientali attesi per il complesso degli interventi nei quadriennio è di circa
2,5 miliardi di euro, una cifra che è destinata a moltiplicarsi solo a patto che il meccanismo delle detrazioni sia reso strutturale e prorogato almeno fino al 2020
. Il meccanismo delle detrazioni – conclude Molocchi - non solo permetterà all’Italia di conseguire gli obiettivi comunitari su energia e clima, ma costituisce un vero e proprio vitalizio: per i consumatori che ne beneficiano, per la salute di tutti i cittadini e per il bilancio dello Stato. Fonte: fresialluminio.it

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15 ottobre 2010 - FIEC: le costruzioni “verdi” sono una priorità europea. Per la presidente della Federazione imprese europee di costruzioni il mercato necessita di investimenti nelle costruzioni ecosostenibili

 “L’industria delle costruzioni può contribuire in maniera sostanziale al raggiungimento degli obiettivi dell’Europa in materia di sostenibilità e questa sfida richiede tutto il nostro impegno nella ricerca in prodotti e processi innovativi, in formazione e in sicurezza.”

Lo ha dichiarato la presidente di FIEC (Federazione Industria Europee delle Costruzioni), Luisa Todini (foto), intervenendo nell’ambito della XXXVI edizione delle Giornate Internazionali di Studio, Challenge21, in corso a Rimini.

L'eco-sostenibilità un'opportunità per il settore

“La realizzazione di costruzioni sostenibili – ha detto Todini - rappresenta reali opportunità per il settore sia dal punto di vista degli investimenti e dell’innovazione, sia da quello dello sviluppo di nuovi posti di lavoro. Oggi in Europa ci sono circa 160 milioni di edifici residenziali e commerciali e il tasso annuo di ristrutturazione è molto basso, appena l’1%, malgrado due edifici esistenti su tre non sia conforme agli standard di efficienza energetica. In Italia il 52% degli edifici, circa 11,4 milioni di unità, non è mai stato sottoposto a ristrutturazione e il 40% del patrimonio abitativo esistente è stato edificato oltre mezzo secolo fa”. Alcune settimane fa la Todini, commentando con favore la proposta del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, di finanziare con Eurobond e PPP la realizzazione dei grandi progetti infrastrutturali europei, aveva dichiarato: “Noi costruttori accogliamo con entusiasmo i futuri piani di azione sull'efficienza energetica e sulle fonti di energia e siamo pronti a contribuire con la nostra esperienza alla formulazione di obiettivi realistici e alla loro messa in pratica. I potenziali risparmi energetici negli edifici esistenti sono molto alti e soprattutto ottenibili con costi ragionevoli”.

Gli ostacoli

Secondo la presidente di Fiec, “benché il mercato si presenti assolutamente bisognoso di investimenti in costruzioni 'verdi', esistono alcuni ostacoli per lo sviluppo di questo settore. Tra questi, un sistema normativo in Europa frammentato e disomogeneo e la carenza di incentivi fiscali e finanziari strutturali, senza dimenticare che le gare pubbliche tendono ancora ad essere fondate sul prezzo più basso piuttosto che sull’offerta economicamente più vantaggiosa, che potrebbe invece dare spazio allo sviluppo di tecniche innovative”.

Informazione ai cittadini

Luisa Todini ricorda che “anche in Italia, da una recente indagine condotta dall’ANCE presso le imprese associate, emerge un forte interesse da parte delle aziende per la realizzazione di immobili ad alto rendimento energetico: nel 2010 verranno fabbricati 22,8% di edifici sostenibili in più rispetto al 2009.” “Noi come FIEC - conclude Todini - stiamo stimolando istituzioni, associazioni di categoria e imprese, ad investire nella formazione dei ‘green jobs’. D’altra parte riteniamo opportuno informare correttamente il cittadino delle reali potenzialità delle costruzioni energetiche aiutandolo a riconoscere i prodotti altamente performanti e le grandi opportunità di risparmio che a lungo termine è possibile ricavare da questo tipo di costruzioni”.

Fonte: anit.it

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15 ottobre 2010 - AEEG: DA GENNAIO NUOVE REGOLE PER BOLLETTE PIÙ CHIARE E COMPLETE

“Nuove bollette con nuove regole” sono in arrivo a partire da gennaio 2011, per venire incontro alle esigenze dei consumatori.

La conferma arriva dal presidente dell'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas, Alessandro Ortis. “La gente ha ragione di chiedere bollette più chiare – ha dichiarato Ortis - perché bisogna capire bene quello che si paga e quello che si compera. Dobbiamo continuare a sforzarci per far sì che le aziende mandino delle bollette, e qui sta il vero problema, che siano al tempo stesso chiare e complete”. Le nuove bollette, definite insieme alle associazioni dei consumatori, dovranno contenere “tutti i dettagli, in quanto la bolletta è una vera e propria fattura; se qualcuno la dovesse contestare – osserva il presidente dell'Aeeg - deve avere la disponibilità di elementi che permettano di analizzare tutto ciò che va oppure che non va”.

Per facilitare la lettura della bolletta da parte di quei consumatori interessati solo alle informazioni essenziali, l'Autorità per l'Energia ha “immaginato che la bolletta si sviluppi in due parti: una molto sintetica e una parte allegata con tutti i dettagli per chi invece intende fare un'analisi più approfondita”, spiega Ortis, sottolineando che si tratta di “un giusto compromesso per rendere la bolletta al tempo stesso completa e sufficientemente chiara”. Fonte: gse.it

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14 ottobre 2010 - Modifica delle norme sulla valutazione dell'Impatto Ambientale  (VIA) in Puglia. Depositate le osservazioni del WWF Puglia.

Leggi il comunicato stampa

 

 

14 ottobre 2010 - Fotovoltaico made in Italy: il caso biellese

Grazie ai finanziamenti a fondo perduto stanziati dalla R. Piemonte, a Biella è nata una importante realtà produttiva nel settore del fotovoltaico

Biella Produces” è il nome di un progetto che mira ad attrarre nuove realtà imprenditoriali nel territorio biellese, attraverso una nuova modalità di sostegno che sfrutta leggi e opportunità messe in campo dalla Regione Piemonte con il Contratto di insediamento.

Questo Contratto consiste nel favorire l’atterraggio e lo sviluppo in Piemonte di investimenti diretti esteri, volti a creare nuovi posti di lavoro, a sviluppare l’indotto e le filiere di fornitura, ad agire da volano per il consolidamento del tessuto imprenditoriale locale. Si propone inoltre di favorire il reinvestimento in Piemonte di imprese che hanno delocalizzato all’estero, l’insediamento di impianti produttivi da parte di imprese italiane non ancora presenti sul territorio piemontese.

Finanziamenti a fondo perduto
Sono ammesse all’agevolazione le imprese piemontesi a partecipazione o controllo estero, che hanno delocalizzato all’estero ma che intendono reinvestire in Piemonte e le aziende italiane non ancora presenti in Piemonte. Possono beneficiare del contributo a fondo perduto le aziende che realizzeranno nuovi impianti di produzione di beni o servizi, centri direzionali, centri di ricerca e sviluppo, progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale che generano nuova occupazione. L’entità del contributo varia dai 300 mila euro, per gli organismi di ricerca senza scopo di lucro, ai
7 milioni e 500 mila euro
, per le imprese. Salvo diversa disposizione del Contratto, l’impianto produttivo deve essere mantenuto in Piemonte per almeno 10 anni dalla data di stipula, garantendo il contenuto occupazionale per 5 anni dall’entrata a regime.

Fotovoltaico made in Biella
Dal punto di vista logistico l’area industriale Biellese mette a disposizione dei nuovi imprenditori strutture equivalenti a 500.000 mq di superficie distribuiti in 82 Comuni della Provincia. Di queste opportunità ha beneficiato ad esempio la
V-Energy
srl, una delle poche aziende produttrici di moduli fotovoltaici in Italia, che nella fase di start up ha ricevuto da Biella Produces un finanziamento di 1.841.000 euro, a cui si sono aggiunti servizi di consulenza e supporto logistico che hanno permesso alla società V-Energy di farsi conoscere dapprima a livello regionale e poi nazionale.

L'azienda, nata nel 2008, ha una linea di produzione con una potenza produttiva

annua di 7 MW su 8 ore, che possono diventare 20 MW su 3 turni. La sua sede è un immobile di 2.800 metri quadrati destinato fino a qualche anno fa alla produzione tessile. “Nel territorio biellese la gente è nata e cresciuta in un contesto industriale e quindi meglio sa rispondere ad una sfida nuova in tale settore. Siamo più che soddisfatti delle nostre maestranze – dice Maurizio Beggiato, consigliere delegato di V-Energy - che abbiamo formato da zero, dato che nessuna delle persone che lavora con noi aveva esperienze lavorative precedenti nel settore. I nostri collaboratori, con un’età media al di sotto dei 30 anni, hanno imparato un lavoro nuovo, anche attraverso corsi di formazione, motivazione e professionalizzazione finanziati dalla Regione Piemonte”.

 L'azienda oggi conta 25 dipendenti, destinati ad aumentare entro la fine dell'anno, e ha chiuso il 2009 con un fatturato di 4 milioni di euro, ma prevede un aumento a 12 milioni per il 2010 grazie all'aggiunta di una seconda linea produttiva. V-Energy intende mantenere una propria identità di produzione industriale in Italia, ma guarda anche ai mercati esteri e vuole spingersi verso paesi come la Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria, Francia, Regno Unito e Nord Africa. Fonte: rinnovabili.it

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13 ottobre 2010 - Lecce: allarme radon nelle scuole. Non solo PM10 e CO2 nell'aria delle scuole: in provincia di Lecce 37 istituti risultano contaminati dal pericoloso gas.

Secondo lo studio pilota europeo HESE (Effetti dell’ambiente scolastico sulla salute), l'aria delle scuole europee risulta inquinata con una esposizione degli alunni alle PM10 e alla CO2 superiore ai limiti consigliati.

Ciò che lo studio, presentato lo scorso settembre, però non dice è il livello di esposizione delle scuole al radon, noto ormai da tempo per essere un gas cancerogeno. In proposito, il quotidiano online pugliese Il tacco d'Italia ha pubblicato oggi un'inchiesta dalla quale emerge che in provincia di Lecce 37 istituti scolastici sono contaminati dal radon. Il dato risulta da un monitoraggio effettuato dalla Provincia di Lecce in tutte le scuole.

 Livelli preoccupanti di radon in tre istituti di Casarano
Di queste 37 scuole in cui si sfiora il limite di sicurezza, 9 riguardano il Comune di Casarano, dove i dirigenti scolastici – così come i genitori dei bambini - non hanno alcuna certezza che gli alunni sotto la loro responsabilità non respirino il pericoloso gas radon. “Le scuole a Casarano sono nove, ma le percentuali più preoccupanti riguardano solo tre Istituti”, precisa l'
assessore all'Ambiente, Attilio De Marco. “Il Decreto Legislativo 241/00 stabilisce i limiti di concentrazione media annua di radon nei luoghi di lavoro ed, espressamente, anche nelle scuole. In particolare, per le scuole dell'infanzia e dell'obbligo, il limite (chiamato livello d'azione) è fissato in 500 Bq/m3. Bene, per questi tre edifici - spiega De Marco, intervistato dal quotidiano Il tacco d'Italia - è più del doppio, il dato è superiore ai 1000 Bq/m3
. Negli edifici scolastici in cui è stato riscontrato il superamento del limite di legge vanno intraprese entro tre anni azioni di risanamento. Nel caso in cui il valore di concentrazione medio annuo rilevato sia inferiore al livello d'azione, ma superiore a 400 Bq/m3 (80% del limite di legge), il decreto prevede l'obbligo della ripetizione della misura. Per quanto riguarda le restanti sei scuole superano, anche se non in maniera così lampante, il livello d'azione”.

Come ridurre la concentrazione di radon
Per ridurre la concentrazione di radon negli edifici esistono due soluzioni: aumentare la ventilazione dei locali (ad esempio aprendo le finestre), oppure agire sulla fonte inquinante, diminuendo l'ingresso del gas all'interno degli ambienti. A Casarano l'Amministrazione comunale ha consigliato la prima soluzione, ma l'assessore De Marco starebbe studiando due possibili interventi: la impermeabilizzazione della pavimentazione e la realizzazione di un pozzetto sui quattro lati degli edifici interessati, allo scopo di creare ricircolo d'aria e far fuoriuscire il gas grazie all'ausilio di ventole aspiratrici.

L'esempio del Comune di Senna Lodigiana
In Italia il Comune che negli ultimi mesi si è più distinto nella guerra al radon è quello di Senna Lodigiana, che ha avviato nel marzo scorso una campagna di misurazione del gas negli edifici pubblici, che sarà poi estesa a tutte le abitazioni private. Fonte: casaeclima.com

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13 ottobre 2010 - Rinnovabili, la Regione Puglia modifica le norme sulla VIA. Approvata dal Consiglio regionale la nuova legge che assoggetta a VIA gli impianti con produzione pari o superiore a 1 MW.

 Il Consiglio regionale della Puglia, con 35 voti favorevoli, 24 contrari e un astenuto, ha approvato il disegno di legge che modifica e integra la legge regionale del 2001 relativa alla Valutazione di impatto ambientale (Via).

“Il vulnus che ha costretto il governo ad adottare questa norme riparatrici, cerotto, come le ho più volte definitive, è stato creato dalla Corte Costituzionale”, ha spiegato l'assessore regionale all'Ambiente, Lorenzo Nicastro. La scelta politica della Puglia, fin dalla prima ora del governo Vendola, è stata quella di puntare sullo sviluppo energetico delle fonti alternative, in particolare nel settore eolico e del fotovoltaico. Nel tempo i valori obiettivo sono risultati superiori a quelli stabiliti nel Piano energetico ambientale regionale (Pear). Per queste ragioni, il disegno di legge approvato ieri dal Consiglio regionale “diventa – ha spiegato il presidente della quinta commissione, Donato Pentassuglia – la norma attraverso la quale si può riprendere il controllo del territorio per aree di pregio, cercando di coniugare la tutela del territorio con l’attenzione al settore produttivo”.

VIA per gli impianti a partire da 1 MW
“Si tratta di norme molto importanti perché consentono di riprendere il controllo del territorio per quanto riguarda, in particolare, le aree di pregio, cercando di rendere sostenibili sia la tutela dell’ambiente che la produzione da rinnovabili”, ha sottolineato
Angelo Disabato, capogruppo de La Puglia per Vendola in Consiglio regionale. “Gli impianti di produzione pari o superiore a un megawatt sono stati assoggettati alla valutazione d’impatto ambientale
. Ciò per evitare che il territorio sia occupato da strutture sproporzionate e affinché la produzione di energia rinnovabile avvenga nel rispetto dell’ambiente. Si consente inoltre – aggiunge Disabato - da un lato di orientare le rinnovabili verso soluzioni tecniche all’avanguardia come la solarizzazione delle città annunciata dal presidente Nichi Vendola nei giorni scorsi a Bruxelles, dall’altro di sviluppare nuove fonti di produzione come, ad esempio, la geotermia”.

 VIA a 3 MWe per gli impianti integrati in edifici

Il testo della legge prevede un limite di assoggettabilità a VIA pari a 3 MWe per gli impianti ricadenti in aree industriali dismesse o integrati in edifici in aree produttive. Per gli impianti ricadenti in aree naturali protette o in aree di particolare pregio urbanistico ed agricolo è invece prevista una riduzione ulteriore del limite a 0,5 MWe. Viene inoltre vietato l'uso di erbicidi o veleni per distruggere le piante erbacee nelle aree dove sorgono gli impianti eolici e fotovoltaici esistenti e di nuova installazione, con l'obiettivo di preservare le risorse del suolo.

Retroattività di 6 mesi della legge
Le legge ha una retroattività di 180 giorni: le nuove norme si applicano quindi alle procedure in corso relative alle istanze presentate entro i 180 giorni precedenti l’entrata in vigore della legge. Restano in vigore le disposizioni precedenti per le procedure relative alle istanze presentate in epoca anteriore e comunque per le procedure per le quali sia stata convocata la Conferenza di servizi.

Una parte importante del dibattito in aula ha riguardato l’emendamento con il quale il governo regionale introduce l’impegno di adeguarsi attraverso un Regolamento alle linee guida del Governo. L'opposizione ha quindi puntato il dito sulla “inopportunità di sottrarre ai consiglieri la prerogativa di legiferare su questa materia importante”. La Regione Puglia, attraverso gli assessori Capone e Nicastro, ha spiegato che i tempi imposti da Roma sono così stringati da avere la necessità di adottare quanto prima norme conformi alle linee guida. Fonte: regione.puglia.it

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12 ottobre 2010 - Megacentrale fv, c'è il progetto ma la Puglia non sa dove metterla.fotovoltaico14.jpg

Sarebbe un investimento doppio di quello di 700 milioni di euro della Fiat a Pomigliano d’Arco per produrvi la Panda, e addirittura triplo dell’altro da 500 milioni previsto dalla British Gas per costruire il rigassificatore di Brindisi. Ma di cosa si sta parlando? Di un investimento di ben 1,5 miliardi di euro del gruppo tedesco Be4Energy per costruire in Puglia la più grande centrale fotovoltaica al mondo da 250 MW. Si pensi che per insediarla in un unico sito sarebbero necessari 750 ettari di superficie, pari a 1.050 campi di calcio di misure regolamentari, corrispondenti secondo la Fifa a 105 metri di lunghezza per 68 di larghezza. Per avere poi un’idea di cosa significherebbe questa centrale in termini di capacità di generazione, si pensi che la più potente oggi installata in Italia è quella di Montalto di Castro nel Lazio da 24 MW.

Il nuovo complesso energetico, una volta in esercizio, potrebbe soddisfare i consumi di 130mila famiglie ovvero — calcolando un numero medio di tre componenti per nucleo familiare — di 390 mila abitanti, pari ad oltre un terzo di quelli di Napoli, a tutti quelli di Bari e di alcuni Comuni del suo hinterland, e ad oltre sei volte quelli di Matera. Il progetto è stato presentato nei giorni scorsi al Ministero dello Sviluppo Economico, ai tecnici della sua task force per l’occupazione e ai sindacati nell’ambito della vertenza riguardante lo stabilimento di Castellaneta in provincia di Taranto, dismesso ormai da anni dal gruppo tessile Miroglio, ed ancora oggi con 223 lavoratori in cigs dei quali la società tedesca assorbirebbe 180 unità per il montaggio e la manutenzione delle migliaia di pannelli necessari; ed è opportuno rilevare che l’ulteriore proroga della cassa integrazione straordinaria è stata accordata proprio per l’esistenza di questa ipotesi di investimento. I funzionari ministeriali allora, dopo averne analizzato un primo schema, hanno inviato alla Regione Puglia, competente per le relative autorizzazioni, l’intero progetto che è in via di approfondita valutazione tecnica presso gli assessorati allo sviluppo economico, all’ambiente e all’assetto del territorio, dal momento che — come è stato sottolineato da Davide Pellegrino, direttore dell’assessorato allo sviluppo economico — «l'insediamento della megacentrale, pur molto interessante per le sue dimensioni che confermano la capacità della Puglia e delle sue politiche industriali di attrarre quelli di grande taglia, solleva tuttavia problemi paesaggistici, ecologici e tecnologici, riferibili peraltro questi ultimi ai non facili allacciamenti alle reti di trasmissione presenti nel Tarantino».
Certo, la Regione Puglia ha compiuto alcuni anni orsono una scelta strategica in materia di energie rinnovabili, risultando così oggi in Italia la prima per capacità di generazione installate e MW prodotti nell’eolico e nel fotovoltaico, mentre altre centinaia di impianti simili sono in attesa di esame e approvazione. E’ cresciuto di conseguenza nell’industria regionale il settore delle tecnologie e dell’impiantistica legato alle rinnovabili che annovera, fra gli altri, il megaimpianto della multinazionale tedesca Vestas che, proprio a Taranto, costruisce aerogeneratori di grande potenza con 600 addetti e un vasto indotto. Ma questa corsa ‘‘al vento e al sole’’ — promossa dalla Regione anche con l’intento di ridurre l’impiego di olio combustibile, carbone e metano nelle imponenti centrali da anni in esercizio in Puglia — ha finito col creare complessi interrogativi (e relativi dibattiti) per l’uso crescente di suoli agricoli e l’ubicazione dei vari parchi energetici che hanno indotto la Giunta regionale a regolamentare e mitigare i vari insediamenti. Un investimento di 1,5 miliardi di euro — con pochi precedenti nella storia industriale della Puglia e del Mezzogiorno, almeno nell’ultimo quindicennio — se da un lato assicurerebbe rioccupazione per chi, da anni in attesa di tornare al lavoro, sopravvive oggi con 750 euro al mese, dall’altro potrebbe essere rifiutato proprio in base a valutazioni di carattere ecologico, anche se riferite (paradossalmente) ad una centrale sia di pure di enormi dimensioni ad energia solare.
I tecnici della Regione pertanto valutano la possibilità di proporre ai tedeschi di non concentrare l’investimento in un unico sito, ma di distribuirlo anche in altre aree della Puglia, e forse anche in Basilicata e in Campania, nel rispetto dei rispettivi piani energetici e previo confronto ufficiale con le Autorità delle due regioni vicine. Vi sarebbe in ogni caso da esaminare e se possibile risolvere con i tecnici di Terna il non facile problema degli allacciamenti dell’unico grande impianto, o dei vari siti di generazione se si optasse per questa soluzione, alle reti di trasmissione che in alcune aree del Sud sono già sovraccariche. Comunque, se l’intero progetto fosse realizzato in più zone del Meridione potrebbe configurarsi in tal modo un esempio di federalismo orizzontale che vedrebbe associarsi più Regioni del Sud per risolvere un problema nel loro reciproco interesse e in quello più ampio del Paese. Insomma questa proposta di investimento — che per dimensioni finanziarie, tipologia e complesse problematiche sollevate nel territorio interroga sino in fondo le capacità amministrative della Regione Puglia — dimostra tuttavia ancora una volta la forza attrattiva del Mezzogiorno ove già da decenni si localizzano impianti di settori strategici dell’industria italiana e di tante multinazionali estere. Fonte: energymanager.net

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12 ottobre 2010 - Danimarca, una tassa di scopo per gli edifici spreconi. Le imposte alimenterebbero un “libretto di risparmio energetico”.

La scorsa settimana la Commissione danese per il Clima ha annunciato la possibilità di passare, entro il 2050, all’utilizzo esclusivo di energia generata da fonti rinnovabili per alimentare i consumi del Paese. L'idea non sembra così dirompente dal momento che molti studiosi ritengono che le fonti fossili andranno progressivamente esaurendosi entro quarant'anni.

Stretta sulle performance degli edifici
La roadmap danese per il 2050 prevede
tra i primi passi la riduzione dei fabbisogni degli edifici, ormai universalmente riconosciuti come fagocitatori del 40% dell'energia dell'UE.

Su queste inefficienze la Danimarca vuole intervenire con decisione. Si comincierà con il graduale irrigidimento del 75% dei requisiti energetici degli edifici, un percorso che dovrebbe concludersi entro il 2020. E per recuperare l'esistente una cura da cavallo.

La tassa di scopo
La Commissione danese, con l'introduzione della tassa sui combustibili fossili, fornirà maggiori
incentivi per realizzare migliorie volte al risparmio energetico negli edifici. Tuttavia, novità più importante apportata nel comparto edile danese, sono le imposte fissate per i proprietari di immobili spreconi, pubblici e privati. Si tratta di una tassa di scopo, inversamente proporzionale alla classe energetica, che confluirebbe su un libretto di risparmio con il quale finanziare futuri interventi di contenimento energetico.

Il libretto di risparmio energetico
Secondo la Commissione,
il versamento annuale sul conto si determinerà per metro quadrato di superficie riscaldata, sulla base dello standard energetico dell'edificio (etichettatura con scala AG). Gli edifici rispondenti ai più alti standard saranno esentati da tali versamenti. Il conto potrà successivamente essere utilizzato per ottenere una consulenza certificata in merito a interventi di ristrutturazione energetica e, successivamente, come contributo alla realizzazione dell'opera stessa.

Ma siamo certi che i proprietari dovranno aggiungere del proprio per conseguire significativi incrementi di classe. Sarà infatti questa la base sulla quale il governo conteggierà le nuova imposta. Fonte: anit.it

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12 ottobre 2010 - Uncsaal: senza 55% perdita di 1 mld per il comparto serramenti. In una lettera alle Commissioni parlamentari, Uncsaal sottolinea l'impatto sul comparto della mancata proroga della detrazione.

Nell'ambito della sua campagna di sensibilizzazione del Governo e del Parlamento per la conferma delle detrazioni del 55% oltre la scadenza del 31 dicembre 2010, Uncsaal (Unione dei produttori di serramenti metallici) ha inviato ai membri delle Commissioni competenti di Senato e Camera l'analisi sull’impatto dell’abolizione del 55% sul comparto italiano dei serramenti.

Il documento, elaborato dall’Ufficio Studi Economici Uncsaal in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana, è già stato consegnato all’On. Luigi Casero, sottosegretario del Ministero dell’Economia e Finanze, in occasione del suo intervento all’Assemblea Generale Uncsaal svoltasi lo scorso 2 ottobre a Milano, nel quale ha confermato l’orientamento del Governo per la riconferma del 55% subordinata però ad una ricognizione degli impatti di spesa e dell’unitarietà della richiesta da parte degli organismi di rappresentanza del mondo industriale. Il sottosegretario ha sottolineato come le future scelte di politica industriale dell’esecutivo dovranno essere orientate alla cancellazione di sussidi a pioggia, concentrando gli incentivi esclusivamente su fronti in grado di produrre reali benefici alle imprese e al sistema paese.

Perdita di 1 miliardo di euro per il comparto dei serramenti

Nella lettera alle Commissioni parlamentari, Uncsaal sottolinea la grande apprensione che stanno vivendo le imprese italiane della filiera dei serramenti in questi mesi che ci separano dal 31 dicembre, ed evidenzia come senza il 55% l’intero comparto italiano dei serramenti, a causa di un crollo generalizzato della domanda, si ridimensionerà di circa un miliardo di euro (350.000.000 solo riguardo il settore metallico) comportando la chiusura di centinaia di aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro. La mancata proroga della detrazione produrrebbe secondo Uncsaal grandi sofferenze in un settore industriale che negli ultimi anni ha effettuato ingenti investimenti in innovazione di prodotto (con un incremento del 70% rispetto agli anni precedenti) e sarebbe messa a repentaglio, solo nel primo anno, la sopravvivenza di circa il 9% delle imprese.

La detrazione 55% conviene al fisco

Uncsaal nella lettera ha poi ribadito come il 55% sia solo apparentemente una voce di spesa, poiché lo sgravio Irpef sugli interventi per l’efficienza energetica non solo fa risparmiare energia ed emissioni, ma conviene anche economicamente: infatti in 4 anni il ritorno per il sistema paese di questa misura è stato di quasi 4 miliardi di euro superiore alla cifra spesa, o meglio non incamerata, dallo Stato. Fonte: fresialluminio.it

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12 ottobre 2010 - Giovedì 14 ottobre ore 21,00 Masseria Le Cesine. Musicisti per Natura

Giovedì 14 ottobre alle ore 21,00 La Riserva  Naturale dello Stato "Le Cesine"  WWF Italia organizza Musicisti per Natura con Aperitivo e Jazz dal vivo.

 Costo €. 10,00 - Prenotazione obbligatoria - Info e prenotazioni al numero 329/8315714

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7 ottobre 2010 - Rinnovabili, la Toscana punta al 50% della produzione elettrica. La Regione intende raddoppiare la produzione di elettricità da rinnovabili, per raggiungere l'autonomia energetica senza il nucleare.

Raddoppiare la produzione di energia elettrica dalle fonti rinnovabili: è l'obiettivo della Regione Toscana, annunciato dal governatore Enrico Rossi nel corso del seminario “Toscana e Usa: collaborazione per un futuro più pulito”, organizzato da Ministero dello Sviluppo Economico, Istituto nazionale per il Commercio Estero, Regione Toscana, Toscana Promozione, Consolato Generale degli Stati Uniti a Firenze e dalla sede fiorentina della New York University.

Si tratta di “un obiettivo che vogliamo realizzare per essere più autonomi, ridurre l'inquinamento e contribuire a sviluppare un settore strategico come quello energetico. Un'opportunità da cui imprese americane e toscane potranno trovare occasioni di lavoro e di collaborazione”, ha detto Rossi di fronte a una platea di ricercatori italiani e americani e rappresentanti di 23 imprese italiane e 12 statunitensi, interessate a trovare nuove strade di cooperazione e collaborazione nel settore delle energie rinnovabili.

Puntare al 50% della produzione da rinnovabili

“Oggi in Toscana – ha aggiunto il presidente della Regione - importiamo il 25% di energia. Del 75 % di quella prodotta in casa, il 47% arriva da fonti fossili e il 28% da fonti rinnovabili. L’obiettivo è colmare quel deficit del 25% attraverso l’incremento di produzione elettrica da fonti rinnovabili. In questo modo avremo una regione in cui il 50% della produzione di energia elettrica sarà costituito da energie rinnovabili. Il che ci consentirà anche tecnicamente di rinunciare al nucleare. La Regione è pronta a dare il proprio contributo. A questo proposito entro la fine dell’anno i 53 milioni di fondi comunitari dedicati all’energia verranno assegnati per finanziare una parte dei 1200 progetti di impianti di produzione da rinnovabili. Così potremo attivare una mole di investimenti pari a circa 250 milioni di euro”.

Il ruolo della geotermia

In questa prospettiva un ruolo di primo piano sarà giocato dalla geotermia, una fonte della quale la Toscana detiene il primato e dalla quale produce più di 5 miliardi di kWh in 32 centrali. Enel Green Power, alla quale la legge nazionale ha assicurato una conferma delle concessioni fino al 2024, dovrà però lavorare con la Regione e le istituzioni locali per individuare tecnologie utili a migliorare le prestazioni ambientali delle centrali, creare sinergie e favorire la nascita di poli industriali-artigianali capaci di utilizzare il calore geotermico, come nell’agroalimentare e nel settore florovivaistico. “Con Enel Green Power e altre imprese del settore – ha detto Rossi - vogliamo lavorare per costruire il distretto energetico regionale e al tempo stesso per portare avanti progetti in grado di sviluppare ricadute positive in termini di attività e occupazione nelle aree della geotermia. Siamo più interessati a questi che alla trattativa sulle royalties”.

Polo energetico e tecnologico costiero

Per lo sviluppo delle rinnovabili centrale sarà il ruolo del polo energetico e tecnologico costiero. “La nostra costa – ha spiegato il presidente - è stata interessata nel tempo dalla presenza dei principali impianti energetici toscani. Ma si è operato in ordine sparso. Vorremmo invece costituire un tavolo per creare quelle sinergie in grado di dare vita a un distretto energetico della costa supportato da un centro di ricerca regionale su energia e green economy. Questo sarà uno dei temi centrali del prossimo Piano regionale di sviluppo le cui linee generali saranno presentate in consiglio a novembre”. Fonte: energymanager.net

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6 ottobre 2010 - Alleanza tra i sindaci Ue e Usa contro il global warming. Siglato accordo tra i sindaci Usa e le Regioni Ue per la lotta ai cambiamenti climatici. Vendola: “in Puglia piano per il solare su ogni tetto”

 “Stiamo immaginando una solarizzazione integrale delle città: il pannello fotovoltaico per ogni condominio, per ogni abitazione, per ogni ospedale, scuola, capannone industriale o serra agricola”. Così il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, in occasione dell’ottava edizione degli Open days 2010, la settimana europea delle regioni e delle città, ha annunciato il piano della sua regione per portare il fotovoltaico su ogni tetto.

Vendola, che è anche coordinatore politico della sezione cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile della Piattaforma di monitoraggio EU2020 del Comitato delle Regioni, a Bruxelles ha detto che “stiamo cercando di mettere insieme tutti i governi dei territori, delle regioni, delle province, dei comuni d'Europa, per ragionare su cosa possiamo fare in prima persona, dal punto di vista di un nuovo modello energetico, di governo dell'acqua, del ciclo dei rifiuti”. Vendola cita l'esempio della sua regione, dove “abbiamo ad esempio deciso di sfruttare l'energia del sole e del vento: ora la Puglia è primo produttore italiano di energia fotovoltaica ed eolica. E aver impiantato una grande industria delle rinnovabili sta convincendo i cittadini a cambiare il proprio stile di vita”.

Accordo tra le Regioni Ue e i sindaci statunitensi

Nell'ambito degli Open days si è svolto ieri un evento di grande valore simbolico, e cioè la firma di un protocollo di cooperazione tra il Patto dei sindaci europei (Covenant of Mayors), la Commissione Europea, il Comitato delle Regioni e la Conferenza dei sindaci statunitensi, tutti uniti per la lotta ai cambiamenti climatici attraverso lo scambio delle buone pratiche e un lavoro congiunto sui piani di sostenibilità. “Ognuno di noi, in Usa e Ue, sta realizzando un grande lavoro in termini di efficienza energetica e protezione ambientale per il nostro Pianeta”, ha dichiarato il sindaco di Burnsville (Minnesota) e presidente della Conferenza dei sindaci americani, Elizabeth Kautz. “Ognuno di noi in Usa - ha sottolineato Kautz - ha firmato il patto per il clima: siamo 1.044 sindaci, per ridurre le nostre emissioni del 7% rispetto al livello del 1990. Ogni città farà i suoi calcoli e poi metteremo insieme i piani di sostenibilità, ma l'obiettivo è diventare massa critica”, creando una rete di collegamento fra l'America e l'Europa.

 Puntare sulle buone pratiche sul territorio

Secondo Nichi Vendola, “c'è bisogno di collegare le attività dei governi e le comunità internazionali alla vita quotidiana e allo stile di comportamento dei territori. Non c'è dubbio che osservando i dati statistici si possa rimanere sconfortati dall'incidenza delle buone pratiche territoriali rispetto ai dati globali dell'inquinamento e dei mutamenti climatici. Il rischio però è di non capire che le buone pratiche possono diventare una felice epidemia”. Sempre nell'ambito del dibattito pubblico intitolato “Climate change: Working together across the Atlantic”, è intervenuta anche Mercedes Bresso, presidente del Comitato delle Regioni, che ha sottolineato come “la strategia dell'Europa fissata per il 2020 invita tutti i cittadini e le città a sviluppare una crescita intelligente, cioè capace di innovazione, ambientalmente e socialmente sostenibile”. Fonte: energymanager.net

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6 ottobre 2010 - L'UE rilancia sul taglio delle emissioni: -30% entro il 2020. Leinen: "Sarà un vantaggio sia per l'Europa che per i Paesi in via di sviluppo"

"Se l'UE vuole agire nel proprio interesse economico, il target di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2020 dovrebbe passare dal 20% al 30%".

E' quanto affermato in una risoluzione approvata dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, la quale evidenzia l'importanza degli impegni assunti sul fronte degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, per far progredire i negoziati internazionali alla prossima conferenza Onu sul clima, prevista a Cancun in Messico.

30% di CO2 in meno = più crescita economica
"Se l'Ue non è leader nella protezione del clima, sarà perdente della crescita economica - ha dichiarato Joe Leinen, presidente della Commissione Ambiente UE -. La Commissione Europea deve agire sia nel proprio interesse che in favore dei paesi in via di sviluppo più vulnerabili portando gli obiettivo di riduzione al 30%".

Il presidente ha poi affermato che, fino ad oggi, gli obiettivi sulle riduzioni assunti dall'Europa sono sempre stati legati agli impegni presi da altri Paesi e mai ai proprio interessi.

Un proposta già sentita
L'Europa accelera, dunque, ancora una volta, sul taglio delle emissioni puntando ad una riduzione più massiccia entro il 2020. Già a
luglio, però, Francia, Germania e UK avevano affidato alle pagine del Financial Times questa richiesta attraverso un commento firmato da Ministro dell'ambiente francese Louis Borloo, dall'omologo tedesco Norbert Roettgen, e dal segretario al cambiamento climatico inglese Chris Huhne. "L'Unione europea dovrebbe aumentare il suo obiettivo sul taglio delle emissioni. Una riduzione del 30% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 rappresenterebbe un vero incentivo per l'innovazione e l'azione nel contesto internazionale", scrivono i tre.

Costi
Inoltre, i tre esponenti governativi ricordano che
i costi per passare da un taglio del 20 a uno del 30 sono inferiori alle aspettative (48 miliardi di euro anziché i 70 previsti), in quanto la crisi ha già ridotto di fatto le emissioni. "Il passaggio al 30% è ora stimato costare solo 11 miliardi di euro in più che il costo originale per il raggiungimento della riduzione del 20%".
Fonte: rinnovabili.it

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5 ottobre 2010 - Uk, rete di biogas da acque reflue domestiche - Biometano derivante dalle fognature alimenta 200 abitazioni a Didcot.

La nuova era dell'energia rinnovabile sta iniziando in Gran Bretagna. Ad annunciarlo è stato il Segretario britannico al cambiamento climatico e all'energia Chris Huhne, il quale ha fieramente annunciato che "per la prima volta nel Regno Unito, la popolazione è in grado di cucinare e riscaldare le proprie case con gas generati dalle acque reflue domestiche".

E'stato infatti inaugurato oggi, 5 ottobre, presso Didcot, nella Contea di Oxfordshire, un impianto in grado di servire 200 abitazioni con biogas prodotto dal trattamento delle acque fognarie.

Il progetto è nato dall'unione tra la Thames Water, British Gas e la Scotia Gas Networks, sull'onda degli incentivi promessi dal governo inglese per le compagnie produttrici di biogas derivante da fonti totalmente rinnovabili.

Recupero di parte solida
La collaborazione tra le tre società è sorta dunque con il preciso obiettivo di recuperare la parte solida contenuta nelle acque reflue per trasformarle in biometano e a questo scopo è stata concepito a Didcot un insediamento di digestori altamente specializzati. Proprio tramite un processo di assimilazione anaerobica il biogas che si ottiene a fine processo risulta completamente depurato, pronto per l'uso domestico e "conforme ai più elevati standard", come ha voluto precisare John Morea, rappresentante della Scotia Gas.

La reazione della popolazione
In una congiuntura che sempre più ci vede alla ricerca di nuove, residue fonti da cui trarre energia, l'iniziativa di ricavare gas naturale e pulito dagli scarti umani pare non scandalizzare affatto la popolazione inglese, che ha anzi acclamato l'esempio di Didcot, auspicandosi si tratti del primo di una serie di villaggi serviti dal nuovo biogas. La National Grid ha, infatti, stimato che grazie a questo tipo di gestione delle acque reflue in meno di 10 anni il mercato del gas potrà beneficiare di un contributo pari al 15% di biogas sul totale prodotto.

Il portavoce della British Gas Martin Orrill ha comunicato alla stampa inglese che rifornire le case di biometano ottenuto riqualificando i liquami di origine umana, vuole essere un avanzamento in questa direzione, proprio per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2010. Orrill ha infine aggiunto che gli abitanti di Didcot possono sentirsi fieri di essere coinvolti in questo inusuale, quanto vantaggioso, tentativo di riciclaggio. Fonte: rinnovabili.it

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5 ottobre 2010 - Sabato 23 e domenica 24 ottobre scopri la biodiversità.

Nell’ Anno Internazionale della Biodiversità e in coincidenza con lo svolgimento della Decima Conferenza delle Parti sulla Diversità Biologica a Nagoja (18-29 ottobre) il WWF, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Musei Scientifici Italiani, Orti Botanici e Acquari, promuove BiodiversaMente.
Su tutto il territorio nazionale il
 23 e il 24 OTTOBRE Musei Scientifici, Orti Botanici e Acquari programmeranno visite tematiche ed iniziative speciali per promuovere il valore della biodiversità, della ricerca e della scoperta scientifica ed il ruolo fondamentale svolto dalle istituzioni museali per la conservazione della biodiversità. In questo fine settimana speciale ci saranno anche visite guidate in aree protette e nelle Oasi WWF. BiodiversaMente ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

 

5 ottobre 2010 - Pubblicati i percorsi relativi al Progetto MIUR – WWF 2007-2009, sulla Sostenibilità, negli Annali della Pubblica Istruzione .

Sono stati inseriti sul sito della Pubblica istruzione dedicata agli Annali della Pubblica Istruzione . i percorsi, delle scuole salentine, relativi al Progetto MIUR – WWF 2007-2009, sulla Sostenibilità,

all'interno della RIVISTA TRIMESTRALE DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA Numero 128-129/2009 - Il progetto «Percorsi di Educazione per la Sostenibilità nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione» L’educazione allo sviluppo sostenibile è un requisito fondamentale per rendere i cittadini maggiormente consapevoli della complessità e della fragilità del contesto ambientale in cui viviamo e dell’assoluta necessità di tutelarlo. http://www.annaliistruzione.it/riviste/quaderni/rivistaquaderni.htm

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4 ottobre 2010 - Casero: "ridurre i contributi a fondo perduto per prorogare il 55%". Questa l'ipotesi allo studio del vice-Tremonti, che punta il dito contro trucchi utilizzati da committenti e imprese per “aggirare” il fisco.

 “Esiste la possibilità di lavorare sulla proroga del 55% che ha dato diversi benefici al settore. Cercheremo di reintrodurla nell'ambito della salvaguardia complessiva del debito pubblico. Dal punto di vista del recupero di gettito è servita un po' di più di altri benefici fiscali”.

Lo ha dichiarato il sottosegretario all'Economia e Finanze, Luigi Casero (nella foto), nel corso del suo intervento “Il Governo e gli strumenti a disposizione delle imprese per superare la crisi”, che si è svolto lo scorso 2 ottobre all'Assemblea Generale di Uncsaal. Tra le questioni affrontate in questa Assemblea generale, in primo piano l'auspicata proroga al 2011 della detrazione fiscale del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, in scadenza al 31 dicembre 2010.

Come committenti e imprese aggirano il Fisco

“Lo strumento del 55% si è dimostrato utile e può essere messo in campo nell’ambito di un progetto complessivo di salvaguardia dei conti pubblici”, ha sottolineato Casero, che poi ha accennato ad alcuni trucchi utilizzati da committenti e imprese per “aggirare” il fisco. “Un'anomalia di questo Paese è che il singolo contribuente pianifica la propria spesa, per cui abbiamo riscontrato che mentre ad esempio dichiara tutto dove c'è il 55% poi vengono fatte altre operazioni in nero sempre nell'ambito della ristrutturazione della casa in altri settori in modo tale che tratta lo sconto sulla parte”.

Inutilità degli incentivi a pioggia

Chiusa questa parentesi, Casero ha poi dichiarato: “le associazioni del settore dell’edilizia devono essere consapevoli che alcuni incentivi non fiscali, quelli a pioggia e sull’occupazione in alcune parti del Paese e in alcuni settori, si sono rivelati inutili o hanno creato delle truffe. Confindustria da questo punto di vista deve prendere una posizione chiara e rinunciare ad alcuni incentivi a pioggia, per cercare di destinare quei fondi a riduzioni fiscali mirate in alcuni settori che possono portare allo sviluppo dei settori e dell'Italia”.

Riconvertire i fondi per finanziare il 55%

Pertanto, “si tratta di ridurre i contributi dati a fondo perduto a imprese che spesso non crescono e invece – ha detto il sottosegretario - occorre destinare questi fondi consistenti per le detrazioni alle imprese che reinvestono gli utili o per le manovre sul 55% o altre manovre che servono a rilanciare le imprese”. Rivolgendosi a Uncsaal, Casero ha aggiunto: “la vostra pressione esercitata in questi mesi sul Governo sarebbe bene farla anche nei riguardi delle associazioni di settore, perché anche lì si gioca una partita importante, facendo ben capire che questi incentivi mirati servono non solo alla salvaguardia del singolo settore ma alla salvaguardia del sistema economico del Paese. È quello che cercheremo di fare nei prossimi mesi e che cercheremo di portare a casa per dare una risposta a chi ce la chiede, a chi come voi lavora sul campo per riuscire a fare crescere questo Paese”. Fonte.fresialluminio.it

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2-3 ottobre 2010 - EUROBIRDWATCH 10 - Il più importante evento europeo dedicato al BIRDWATCHING nella Zona Umida della Salina di Margherita di Savoia 2 e 3 ottobre 2010 alle ore 9.00

 

Anche quest’anno il Comune di Margherita di Savoia, la LIPU provinciale di Foggia e l’Atisale S.p.A., allo scopo di sensibilizzare la popolazione locale alla difesa della natura selvatica e a tutte le creature che vi abitano con particolare riguardo nei confronti degli uccelli che fungono da ottimi indicatori ambientali, organizzano escursioni e visite guidate gratuite alla scoperta degli uccelli selvatici in migrazione nella Zona Umida della Salina di Margherita di Savoia, proprio in queste settimane infatti milioni di uccelli selvatici lasceranno l’Europa per migrare verso l’Africa, dove trascorreranno l’inverno.

Il pubblico partecipante potrà visitare la Zona Umida della Salina di Margherita di Savoia e praticare il birdwatching sotto la guida del personale del Corpo Forestale dello Stato.

Tutte le osservazioni ornitologiche effettuate nel corso delle visite saranno raccolte all’interno di un database europeo ed elaborate anche  dal Corpo Forestale dello Stato - Ufficio della Biodiversità, per la stesura della statistica nazionale relativa alle specie di uccelli acquatici migratori.

 L’evento, patrocinato dal Corpo Forestale dello Stato, da Federparchi e dal Ministero dell’Ambiente, mira a far conoscere al grande pubblico il miracolo della migrazione degli uccelli, i gravi pericoli che li minacciano e far maturare la consapevolezza che tutti insieme possiamo e dobbiamo salvarli.

 La manifestazione, che si tiene nell’ambito del 2010 Anno Internazionale della Biodiversità e si svolgerà contemporaneamente in 32 Paesi europei, si terrà in Italia nelle 32 Oasi e Riserve gestite dalla LIPU e, inoltre, in altre decine di siti naturalistici (parchi, riserve, siti di Rete Natura 2000, aree importanti per gli uccelli “IBA”).

 L’EuroBirdwatch è coordinato da BirdLife International, la più grande rete mondiale di associazioni per la tutela della natura e degli uccelli selvatici (LIPU è il rappresentante italiano). L’operazione fornirà dettagli sulla migrazione degli uccelli (quanti individui e quali specie solcheranno in quei giorni i cieli d’Europa) e inoltre ci dirà molte cose sullo stato di salute della natura nel nostro Paese, in quanto gli uccelli selvatici sono efficaci e riconosciuti indicatori della qualità dell’ambiente che ci circonda.

 Grazie al supporto delle decine di migliaia di persone che aderiranno all’Eurobirdwatch (nell’edizione dello scorso anno i partecipanti in Europa furono quasi 70mila) BirdLife International chiederà ai leader dei Paesi della Convention sulla Diversità Biologica (CBD) di Nagoya (Giappone) un impegno forte e concreto per salvare la biodiversità.

AVVERTENZE PER I PARTECIPANTI:

2 e 3 ottobre 2010 - ore 9.00

Raduno presso Centro percorsi Cultura-Natura

Via Africa Orientale, 50 a Margherita di Savoia

 Muniti di mezzo di trasporto

 Necessaria la prenotazione

Tel/fax 0883 657519 cell. 338 6216349 - mail: info@museosalina.it

 Durata 3 ore circa

 EQUIPAGGIAMENTO: Scarpe da ginnastica, abbigliamento comodo e di colore in sintonia con l'ambiente naturale. Si suggerisce cappello, zainetto, borraccia, guida tascabile per le piante e gli animali, taccuino e matita, binocolo, macchina fotografica.

REGOLE DA SEGUIRE durante le visite nelle Riserve e negli ambienti naturali:

Cerca di restare il più possibile in silenzio o, se necessario, parla sottovoce, così non disturberai gli animali e ti sarà più facile vederli o ascoltarne la "voce".

Osserva ogni cosa con molta attenzione: e ti accorgerai che ci sono mille particolari che ad un primo sguardo ti erano sfuggiti.

Rispetta qualunque cosa che e' intorno a te, non lasciare traccia del tuo passaggio e ricordati che puoi portar via solo i ricordi, le emozioni ed eventualmente delle immagini fotografiche.

Leggi il comunicato stampa - guarda il manifesto

 

 

29 settembre 2010 - 2050, grazie alle rinnovabili elettricità a meno di 70 centesimi al giorno. Il punto dei senatori Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, sullo studio "Roadmap 2050"

Diminuire dell'80% le emissioni di CO2 al 2050, rispetto al 1990, stoppando l'effetto serra "comporterebbe, nello scenario peggiore, una bolletta di 250 euro l'anno per la famiglia media europea" senza costi superiori per i consumatori "se si seguirà la strada delle energie rinnovabili", perché il costo futuro dell'elettricità per una famiglia si potrà attestare a meno di 70 centesimi al giorno.

Questo è quanto è emerso dalla "Roadmap 2050: guida pratica a un'Europa progredita e a basso livello di emissioni", progetto presentato a Roma dalla European Climate Foundation in un incontro promosso dai senatori Pd Roberto Della Seta, capogruppo del Pd in Commissione Ambiente, e Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici.

Scenario possibile
“Un Europa con un’economia a basse emissioni di carbonio, in linea con gli obiettivi economici, ambientali e di sicurezza energetica dell’Unione europea non solo è
sicuramente possibile, ma è anche un traguardo conveniente per tutti, a partire dai cittadini che possono veder alleggerite notevolmente le loro bollette" hanno dichiarato i due senatori, i quali ritengono
possibile lo scenario presentato dalla Roadmap a patto che si inizi ad agire entro il 2015.

Nucleare
Della Seta e Ferrante hanno poi espresso il loro parere anche in merito al nucleare: "A fronte dei dati chiarissimi dello studio la strada dell’
energia nucleare perde ancor di più ragione d’essere: l’energia atomica ha come fattori negativi che lo rendono chiaramente anti economico i problemi della sicurezza, del mantenimento e dello smaltimento delle scorie, costi non solo enormi, ma anche difficili da prevedere e da quantificare esattamente".
Fonte: fire.it

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24 settembre 2010 - AEEG, 166 MILIONI INDEBITAMENTE PERCEPITI DA RINNOVABILI O CIP6

A seguito dell'attività di controllo svolta negli ultimi cinque anni l'Autorità per l'energia, con la collaborazione della Cassa conguaglio per il settore elettrico (CCSE), ha individuato 166 milioni di euro di incentivi indebitamente percepiti da impianti a fonti assimilate o rinnovabili; le somme recuperate andranno a favore delle bollette dei consumatori.

Lo rende noto l'AEEG precisando che dall'inizio dell'attività di verifica sono state effettuate 130 le ispezioni, su un parco di centrali per una potenza complessiva di 9.350 MW, il 43% circa costituito da impianti alimentati da fonti assimilate, cioè di origine fossile. Ricordiamo che secondo il Cip 6, risultano alimentati da fonti assimilate gli impianti di cogenerazione e quelli che utilizzano calore di recupero e fumi di scarico, gli scarti di lavorazione e/o di processo, le fonti fossili prodotte esclusivamente da giacimenti minori.

“A seguito di queste verifiche - spiega il presidente dell'Autorità Alessandro Ortis - è stato possibile avviare azioni di recupero amministrativo di incentivi, indebitamente percepiti, per circa 166 milioni di euro; di questi, più di 110 milioni sono già stati versati. Il tutto si è sviluppato con efficienza, perché il costo per i controlli effettuati è stato inferiore a 1,5 milioni di euro. I recuperi vanno a vantaggio diretto dei consumatori, a contenimento delle bollette”.
COLLABORAZIONE TRA AEEG E GSE
A partire dal 1° luglio 2010, in attuazione della legge 99/09, l'Autorità ha iniziato ad avvalersi del Gestore dei servizi energetici (GSE) per lo svolgimento delle attività tecniche di controllo, mirate all'accertamento e alla verifica dei costi degli oneri di sistema posti a carico dei consumatori. A questo fine l'Autorità ha previsto (delibere GOP 71/09 e 43/10) la continuità operativa del Comitato di esperti presso il GSE, nonché dell'Albo degli esperti ispettori che sarà ampliabile con nuovi bandi di selezione. In questo modo, ed anche attraverso l'approvazione di un Disciplinare di avvalimento per il GSE, l'Autorità ha inteso dare ulteriore impulso alle attività di controllo, ispezione e verifica rispetto all'utilizzo corretto ed oculato dei fondi messi a disposizione degli operatori, anche a sostegno delle fonti rinnovabili.

Tav. 1
Verifiche ispettive in materia di impianti di produzione incentivata svolte con la CCSE

Gennaio 2005 - 30 giugno 2010

 

 

IMPIANTI

 

DI CUI ANCHE COGENERATIVI

 

N.

MW

%

N.

MW

%

Assimilati CIP6

27

3.176

 

12

2 150

 

Assimilati ex CIP n. 34/90

5

532

 

6

237

 

Assimilati eccedenze

18

286

 

4

81

 

TOTALE ASSIMILATI*

50

3.994

42,7%

22

2.468

 

Cogenerativi puri

44

4.752

 

 

 

 

TOTALE COGENERATIVI

44

4.752

50,8%

66

7.220

77,2%

Biomasse

17

269

 

 

 

 

Biogas

3

14

 

 

 

 

Eolico

1

22

 

 

 

 

RSU

15

300

 

 

 

 

TOTALE RINNOVABILI

36

605

6,5%

 

 

 

TOTALE

130

9.351

100,0%

 

 

 

(*)Le fonti energetiche 'assimilate' sono risorse di origine fossile; secondo il Cip 6, risultano alimentati da fonti assimilate: gli impianti di cogenerazione, gli impianti che utilizzano calore di recupero e fumi di scarico; gli impianti che utilizzano gli scarti di lavorazione e/o di processo; gli impianti che utilizzano fonti fossili prodotte esclusivamente da giacimenti minori.FONTE: gse.it

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23 settembre 2010 - GIOVEDÌ 23 SETTEMBRE LIBERAZIONE DI “RITA” UNO STUPENDO FENICOTTERO ROSA: SIMBOLO VIVENTE DELLA NATURA

Domani, Giovedì 23 Settembre 2010, alle ore 10.00, presso la località Foce Aloisa, Ex S.S. 159 (delle Saline del Comune di Margherita di Savoia, nel territorio della Riserva Naturale Statale Salina di argherita di Savoia, al fine di incrementare nell’area la popolazione del Fenicottero Rosa (Phoenicopterus roseus), sarà effettuato il rilascio di un giovane esemplare recuperato dagli attivisti del WWF lo scorso mese di agosto.

Il volatile ferito è stato prontamente consegnato alla Polizia Municipale del Comune di Margherita di Savoia e successivamente trasferito all’Osservatorio Faunistico del Centro recupero rapaci della Regione Puglia di Bitetto.

Grazie alle cure mediche impartite presso il Centro, l’animale è stato pienamente recuperato e domani finalmente potrà riprendere il volo.

Sarà una vera festa per la Natura perché si tratta dell’unico caso in Puglia di rilascio di un esemplare cresciuto in cattività e si spera che la popolazione di fenicotteri rosa preesistente presso la Foce accolga la piccola Rita (questo il nome che è stato dato al giovane volatile).

“Si tratta di un importante evento per la tutela della Biodiversità”, evidenzia il Presidente del WWF Puglia Antonio de Feo, “perché il Phoenicopterus roseus è un esempio di fauna autoctona protetta per la quale nel corso degli ultimi anni è stata sviluppata una strategia internazionale di conservazione”.

“Nel bacino del Mediterraneo”, evidenzia Matteo Orsino Consigliere Regionale del WWF Puglia, “la gran parte della popolazione è concentrata nel settore occidentale e fondamentali per la sopravivenza della specie sono le Saline di Margherita di Savoia, diventate nel 1977 Riserva Naturale dello Stato e nel 1979 zona umida di valore internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, proprio per la considerevole importanza faunistica conseguita”.

Al suggestivo momento di liberazione del Fenicottero Rosa, il WWF Puglia sarà rappresentato dagli attivisti del WWF Bari.

Leggi il comunicato stampa - Vai alla nostra sezione dedicata alla biodiversià

23 settembre 2010 - La ricetta ANCE per proroga detrazione 55% e certificazione energetica

Puntare su interventi davvero efficaci e per certificare il nuovo meglio professionisti controllati da un ente terzo.

Con l'avvicinarsi della legge di Stabilità in autunno il Parlamento avrà l'opportunità di prorogare la detrazione del 55% per lavori di riqualificazione energetica. "Speriamo - aveva affermato Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd,  dopo l'approvazione dell’ordine del giorno presentato dal Partito Democratico per garantire continuità al credito di imposta del 55% - che il Governo non parli con lingua biforcuta e confermi quanto promesso al Parlamento. Se le buone intenzioni saranno mantenute o meno sarà possibile verificarlo presto nella manovra finanziaria”.

Da più parti sono giunte le voci delle associazioni di categoria per la proroga dell'incentivo, nelle modalità in cui lo abbiamo conosciuto nel passato. Ma a smuove le acque è l'Ance, per bocca del vice presidentre, Piero Torretta, che propone sulle pagine del Sole24Ore una differente modulazione che sicuramente suciterà accese prese di posizione. "In quattro anni l'incentivo del 55%, afferma Torretta, è andato sostanzialmente a contribuire alla sostituzione di serramenti esterni e alla installazione di pannelli solari. Interventi certamente utili perché hanno consentito un risparmio di energia del 20% ma poco significativi rispetto agli obiettivi del Paese". Si tratta di una visione in linea con quella espressa dall'ENEA negli ultimi mesi a seguito del monitoraggio dei benefici conseguiti dalla collettività attraverso l'incentivo del 55%.

La ricetta Ance
"Chiediamo she sia fissata una soglia di consumo da raggiungere, 90-95 kWh m2a," il doppio di quanto si riuscirebbe a conseguire oggi a seguito degli interventi sopra descritti, ha spiegato Torretta al quotidiano di Confindustria. Ance qundi guarda con maggior interesse ad interventi d'isolamento, che secondo i dati raccorti dall'ENEA (vedi sotto) sono stati pochi nel numero ma molto efficaci nella sostanza.
Certificazione di qualità per il nuovo
Ma Ance propone anche una ricetta per incentivare le nuove costruzioni ad elevata efficienza.  "Già oggi- afferma Toretta -il 30% dei nuovi alloggi si colloca nelle classi A e B, ma va avviata una politica d'incentivi per
ridurre il peso degli extracosti che le imprese sostengono per andare oltre i limiti di legge". Secondo Torretta il bonus di settemila euro per alloggio di classe A stanziato dal decreto incentivi va a benefici di immobili già realizzati e non stimola le nuove costruzioni. Ma gli sforzi dovrebbero essere indirizzati anche sul come comunicare le qualità del prodotto al alta efficienza. Torretta ipotizza ad una certificazione degli edifici di fascia energetica elevata svolta da professionisti controllati da un ente terzo che garantisca anche la qualità dell'eseguito. A tutto vantaggio del consumatore.

LA POSIZIONE DELL'ENEA
Per tutte queste ragioni - commenta Giancarlo Valentini - è auspicabile una proroga delle detrazioni, da decidersi però al più presto per dare certezze ai produttori, agli installatori, ai professionisti e agli utenti al fine di poter programmare le proprie attività almeno a medio termine e venire incontro alle esigenze di tutti i cittadini. Quindi, una volta dimostrato la ragione per cui il Paese ha bisogno, soprattutto in questa fase, di continuare ad investire è altrettanto evidente,

La posizione di Ance non è del tutto isolata. Anche l'ENEA nel convegni degli ultimi mesi ha lasciato intendere che per continuare la detrazione dovrà essere modulata differentemente.
CAMBIARE PER CONTINUARE

Il primo obiettivo - ha speigato Gianpaolo Valentini, a capo del gruppo efficienza energetica dell'ENEA, è quello di eliminare alcune criticità.
Infissi sotto osservazione
Una delle “storture" più evidenti emerse dalle indagini è che
circa il 50% degli interventi si sono indirizzati sulla sostituzioni di infissi, 275mila in tre anni, per un costo medio di 7000 euro, che hanno prodotto un investimento complessivo di circa 2 mld di euro a fronte di un risparmio energetico medio per tipologia dʼintervento di 2, 56 MWh. Esattamente pari a un decimo del risparmio ottenuto attraverso la coibentazione di tetti e solai (20,56 MWh), eseguite nel 3-4% dei casi, e 1/5 della sostituzione dellʼimpianto termico (11,97 MWh). “Visto il grande successo ottenuto dalla sostituzione di infissi (circa il 48% di tutti gli interventi), indice di un mercato maturo, occorrerebbe forse pensare qui ad una rimodulazione dell’agevolazione - ha commentato Valentini a proposito di questi risultati-. La direzione sembra essere quella di privilegiare, sempre che permanga la detrazione sugli infissi, gli interventi che consentano di conseguire una sensibile riduzione di energia primaria piuttosto che il rispetto di un paramentro di trasmittanza" abbastanza agevole da conseguire, che ha messo sullo stesso piano produttori che fanno dell’efficienza il proprio atout di vendita con altri che si sono limitati solamente ad aggiornare le produzioni.
Iter burocratico leggero
Secondo l'ENEA i requisiti tecnici richiesti agli interventi per usufruire delle detrazioni comportano spese alcune volte ritenute dagli utenti “eccessive” a sostenersi; il limitato periodo della detrazione, per alcune opere (soprattutto ai sensi del comma 344), che comportano investimenti importanti, con difficoltà consente di rientrare in 5 anni della spesa sostenuta per incapienza reddituale; le procedure, in termini di documentazione necessaria, vengono ritenute ancora troppo laboriose; le agevolazioni non sono accessibili alle imprese per immobili di loro proprietà ma che non sono “strumentali” all’esercizio delle attività. Compatibilmente con le esigenze del Ministero delle Finanze, si potrebbe pensare a riportare il periodo della detrazione a scelta dall’utente (da 3 a 10 anni), soprattutto nel caso di opere di notevole entità (di solito ai sensi del comma 344).

Caratterizzazione degli interventi nel triennio 2007-2009.

Fonte: energoclub.it

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23 settembre 2010 - Altro che risparmio: bisogna consumare più energia. Per Franco Battaglia il risparmio energetico è inutile e dannoso, perché riduce il nostro benessere

battaglia_risparmio2Il risparmio energetico è inutile, dannoso e catastrofico: parola di Franco Battaglia (nella foto), docente di Chimica ambientale all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ed editorialista del Giornale, noto per le sue battaglie contro il fotovoltaico e le rinnovabili in generale.

Battaglia illustra la sua opinione partendo dalla definizione della parola “risparmio”: risparmiare non significa “non sprecare” e neppure servirsi di un bene in modo più efficiente. L'efficienza, infatti, non comporta un risparmio ma al contrario un maggior consumo di un bene: “dopo aver prodotto frigoriferi più efficienti, ci siamo dotati di congelatori”, osserva Battaglia. Proprio perché l’efficienza energetica dei Paesi industrializzati sta migliorando al ritmo dell’1.7% l’anno, i consumi d’energia degli stessi crescono al ritmo del 2.2%.

Risparmiare vuol dire ridurre il benessere

Ma allora cosa significa “risparmiare”? Secondo il professore, “evitare di usare un bene ove si desidererebbe altrimenti: non riscaldarsi quando si desidera stare più al caldo, né rinfrescarsi quando si desidera stare più al fresco e andare a piedi quando si desidera andare in auto”. Quindi, per Battaglia risparmiare energia vuol dire ridurre il nostro benessere ed essere più poveri.

Consumare più energia con il carbone e il nucleare

Risparmiare un bene finito, d'altronde, non ha alcun senso. Le fonti fossili sono infatti destinate ad esaurirsi e risparmiarne un 10% sposterebbe solo di 10 anni in avanti il momento in cui le generazioni future resteranno a secco di petrolio. Pertanto, conclude Battaglia, “sarebbe auspicabile che i consumi di energia aumentino”: per mantenere il benessere di chi sta bene e per aumentare quello di chi sta male i primi dovrebbero conservare gli stessi livelli di consumo di energia e i secondi dovrebbero aumentarli. Ciò è possibile solo se l'energia costa di meno ed è disponibile in modo più abbondante, e cioè attraverso il carbone e il nucleare.

Fonte: casaeclima.it

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23 settembre 2010 - Rinnovabili, al via indagine conoscitiva al Senato. La Commissione Industria esaminerà la strategia energetica nazionale e le problematiche legate allo sviluppo delle rinnovabili in Italia

Nel corso della seduta del 21 settembre scorso della Commissione Industria del Senato, è stata approvata la proposta avanzata dai senatori del PD Tomaselli, Bubbico e Garraffa per una Indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale, con particolare riferimento allo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia.

Nel corso dei lavori della Commissione, più volte nelle ultime settimane, il gruppo del PD – si legge in un comunicato - aveva sottolineato l'opportunità di focalizzare l'attenzione dell’organo parlamentare sulle problematiche legate allo sviluppo di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con particolare riguardo al Mezzogiorno, e di approfondire nel contempo le ragioni dell’aumento di fenomeni speculativi, a volte legati alla stessa eterogeneità delle procedure autorizzative individuate dalle diverse regioni italiane.

Varato il Conto Energia 2011 e le Linee Guida per le rinnovabili
Il tema, di particolare attualità, si intreccia, a sua volta, con una serie di recenti novità normative emanate nelle ultime settimane. Tra queste, l'introduzione del nuovo sistema di incentivi per le rinnovabili attraverso il cosiddetto “conto energia”e l'emanazione, da parte del Governo, delle Linee guida sulle fonti rinnovabili pubblicate lo scorso 18 settembre e che le Regioni dovranno recepire entro novanta giorni.

“Siamo particolarmente soddisfatti – ha commentato il senatore Tomaselli - che la Commissione abbia accolto la nostra proposta di una Indagine conoscitiva che possa evidenziare un quadro d’insieme dello sviluppo dell'energia da fonti rinnovabili nel Paese che, ovviamente, non potrà essere disgiunto dall'approfondimento della stessa strategia energetica nazionale che il Governo si è impegnato a presentare al Parlamento. Il significativo incremento di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che nel Paese si è avviato - nell'ottica di raggiungere gli obiettivi concordati in sede europea con l'adozione del pacchetto “20-20-20” - dovrà essere accompagnato da una significativa riduzione del ricorso ai combustibili fossili, nell'ambito di un equilibrato mix energetico e promuovendo una maggiore efficienza energetica”.

Focus sulla Puglia
“Un'attenzione particolare, nell'ambito dell'Indagine – spiega Tomaselli - sarà dedicata alla
Puglia
, regione oramai leader nello sviluppo delle rinnovabili, in cui, però, si stanno evidenziando problematiche complesse sia in relazione alla normativa finora adottata che in ordine al tema della sostenibilità ambientale di una così larga diffusione di impianti da rinnovabili.

Fonte: energymanager.net

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23 settembre 2010 - La nebbia dei veleni sopra Taranto e il governo vara il decreto salva Ilva. Liberalizzate le emissioni di benzoapirene con un decreto legge del governo Berlusconi pubblicato il 13 agosto. Ecco come appare il cielo di Taranto, avvolto in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva

di GIULIANO FOSCHINI

La nebbia dei veleni sopra Taranto e il governo vara il decreto salva IlvaL'Ilva vista dal lungomare di Taranto con il cielo oscurato da una nube di veleni

Il 13 agosto del 2010 in Italia c´era qualcuno che lavorava. Era il governo Berlusconi e, quella mattina, ha partorito un decreto legge «per inquinare meglio e di più», denunciano le associazioni ambientaliste. A partire da Taranto dove, se mai ce ne fosse bisogno, le fotografie scattate negli ultimi giorni raccontano di una città sempre più avvolta in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva.
Il 13 agosto del 2010 in Italia c´era qualcuno che lavorava. Era il governo Berlusconi e, quella mattina, ha partorito un decreto legge «per inquinare meglio e di più», denunciano le associazioni ambientaliste. A partire da Taranto dove, se mai ce ne fosse bisogno, le fotografie scattate negli ultimi giorni raccontano di una città sempre più avvolta in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva. La pietra dell´ultimo scandalo è appunto questo decreto legge con il quale si sospende una vecchia legge, valida dal primo gennaio del 1999, che poneva il limite di un nanogrammo al metrocubo di emissioni di benzoapirene. Fino al 31 dicembre del 2012, dice il decreto legge pubblicato il 15 settembre, nelle città superiori ai 150mila abitanti invece non ci sarà più alcun limite. Libertà assoluta di inquinare.
«Una vergogna» ha tuonato il parlamentare dell´Italia dei valori Pierfelice Zazzera che ha già presentato un´interrogazione parlamentare. Secondo Zazzera, infatti, la legge di Ferragosto altro non è che un decreto «salva Ilva». «Una sanatoria - spiega il deputato - per aiutare Riva e l´Ilva sotto indagine dalla procura di Taranto proprio per disastro ambientale legato allo sforamento dei limiti di benzoapirene». Una tesi questa, però, che l´azienda rifiuta categoricamente: «Quello - dicono - era un obiettivo di qualità e non di legge ma comunque da anni le nostre tecnologie ci permettono di essere tranquillamente sotto quel limite».
In realtà sul benzoapirene proprio nelle ultime settimane si era scatenata una guerra con le associazioni ambientaliste nella quale era intervenuta anche la Regione con l´assessore all´Ambiente, Lorenzo Nicastro, che aveva convocato tavoli tecnici con l´Arpa e chiesto il rispetto delle regole. «Così si annulla tutto - dice però Alessandro Marescotti di Peacelink - Quel decreto ha evitato all´Ilva l´adozione di misure di contenimento delle emissioni cancerogene degli idrocarburi policiclici aromatici, una famiglia di componenti fra cui ci sono dei cancerogeni, come il benzoapirene che è un killer spietato. Grazie a questa legge non rischieranno più quello che invece sembrava invece inevitabile, e cioè il blocco della cokeria, la parte più pericolosa di tutto l´impianto». Proprio Peacelink un anno fa aveva fatto uno studio comparativo sul benzoapirene sostenendo che la quantità di veleno emanata è equivalente a fumare mille sigarette all´anno, bambini compresi. «Non è un caso - conclude Marescotti - perché non può esserlo che il Governo abbi avviato l´iter del decreto salva-Ilva il 13 maggio, cioè quando l´Arpa, noi e la Regione avevamo cominciato a denunciare con forza il problema del benzoapirene a Taranto». Fonte:repubblica.it

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23 settembre 2010 - Scorie nucleari, individuati i 52 siti possibili. Annunciata un'azione congiunta Italia-Francia per far inserire dalla UE il nucleare tra le fonti rinnovabili

Questa mattina i cittadini italiani si sono svegliati con una diversa attenzione sulla questione nucleare. Un articolo del Corriere della Sera, basato su alcune indiscrezioni, annuncia che la Sogin, società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, dopo un anno di lavori, ha individuato i futuri depositi radioattivi. Le zone più coinvolte, sparse su tutto il territorio italiano, sono quelle della Maremma, del Viterbese, del Piacentino e del Monferrato. A queste si aggiungono le colline emiliane e l'area di confine tra Puglia e Basilicata: 52 siti di circa 300 ettari potenzialmente idonei.

Criteri per i siti di stoccaggio
Che si sia vicini ad un primo risultato lo confermerebbero anche le parole del direttore per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell'Ambiente, Corrado Clini, che, intervenendo a un seminario organizzato dall'ambasciata francese e dallo stesso Ministero, ha esposto i
parametri per individuare i siti di stoccaggio
: "Bisogna affrontare le criticità rappresentate dalla forte antropizzazione del nostro Paese, la sua fragilità idrogeologica e sismica, la disponibilità variabile dell’acqua, le caratteristiche dei corpi idrici ricettori degli scarichi termici. Insomma la ricetta non è unica: la tipologia degli impianti deve essere commisurata alle caratteristiche delle aree interessate dagli insediamenti”.

Incentivi
La scelta del deposito, che dovrà essere in grado di accogliere, oltre alle scorie, anche il parco tecnologico e il centro ricerche, che a loro volta ospiteranno circa 1000 ricercatori, non sarà imposta. Benché la nascente Agenzia per la sicurezza nucleare sulla scelta del sito avrà un peso molto importante, anche le Regioni dovranno infatti essere d'accordo. Per questo motivo sarà creata una sorta di asta:
la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà compensata con forti incentivi economici.

34 provvedimenti ancora da adottare
Tutto è dunque "quasi" pronto. La prima pietra per il nucleare dovrebbe essere deposta nel 2013, ma, vista la mancanza di un'autorità in materia, il
ritardo di un anno sulla tabella di marcia è praticamente assicurato. Lo conferma anche il direttore Corrado Clini: "Il timing non è stato rispettato perché finora si è costruita un’impalcatura senza strumentazioni. Ci sono 34 provvedimenti da adottare e questa cifra dà l’idea che sono molte le problematiche che vanno messe in ordine. Occorre concentrarsi sui nodi strategici per lo start up che sono la creazione dell’Agenzia di sicurezza nucleare
, la strategia nucleare (rispetto al piano energetico nazionale), i parametri per individuare le aree".

Nucleare: fonte rinnovabile
Questa però non è l'unica criticità rilevata da Clini, il quale annuncia un'azione verso la UE per una migliore considerazione dell'energia nucleare: “Il parteneariato (in materia nucleare) stretto con la Francia può avere come obiettivo non solo lo sviluppo delle tecnologie, ma anche quello di
fare inserire a livello europeo il nucleare tra le fonti pulite".

Piemonte: una scelta insensata
Sulla questione "scelta del sito" si sono espressi anche gli Onorevoli piemontesi Luigi Bobba, Massimo Fiorio e Mario Lovelli del Partito Democratico, i quali ritengono un'
assurdità definire il Monferrato e la zona appenninica delle Bormide luoghi idonei ad ospitare il nucleare.

Le ragioni che sostengono questa tesi sono semplici: "Se Sogin ha escluso le zone ad alta densità abitativa e  a rischio sismico, allora non ha senso prendere in considerazione il Monferrato (zona sismica, fortemente antropizzata e sede di un importante acquedotto) né tanto meno le Bormide, che sono area montana che hanno conosciuto una complessa opera di bonifica da poco conclusa. Ricordiamo, inoltre, che è in via di conclusione l’iter per il riconoscimento del Monferrato insieme ai territori di Langhe e Roero a patrimonio dell’Unesco".

Ciò che i tre esponenti del Pd piemontese auspicano è "che la mappatura dei luoghi idonei ad ospitare il deposito nazionale sia realizzata secondo criteri davvero ragionevoli".

Fonte: energymanager.net

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21 settembre 2010 - Prima bozza del decreto energia tedesco. Focus sulle rinnovabili mentre le riqualificazioni energetiche dovranno raddoppiare il loro tasso annuo

La bozza del decreto per l'energia sviluppata dai ministeri tedeschi per l'economia e per l'ambiente, prevede anche delle linee guida per l'approvvigionamento energetico sostenibile, affidabile e a prezzi accessibili, con un focus particolare sulle energie rinnovabili. L'idea è di avere un lungo periodo, fino al 2050, per raggiungere gli obiettivi preposti, tra cui quello di ridurre il fabbisogno energetico per il riscaldamento degli edifici.
Più riqualificazioni
Per farlo è necessario un raddoppio del tasso annuo di riqualificazioni edilizie, dall'1% al 2%. Entro il 2020, infatti, il fabbisogno energetico per il riscaldamento dovrà essere ridotto del 20%, ed entro il 2050 dell'80%. Inoltre, il rapporto di fornitura di energia rinnovabile dovrà aumentare in modo significativo.
Maggiori incentivi
In particolare il decreto prevede aiuti governativi ai proprietari che soddisfino determinati requisiti durante le riqualificazioni. Il programma di incentivazione percepirà fondi supplementari pari a 200 milioni di euro l'anno e un programma comunitario di sostegno per l'efficienza energetica nelle riqualificazioni urbane sarà avviato da parte della banca statale KfW. FONTE: Energymanager.net

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21 settembre 2010 - Secondo contatore dedicato alla pompa di calore: novità / autore Marco Saccone

Il 19 Aprile 2010 l’ AEEG, l’agenzia delle tariffe energia elettrica e gas ha deliberato cio’ che era nell’aria da tempo: è stato abolito il limite a 3,3 Kw per l’installazione di un secondo contatore dedicato alla pompa di calore.(secondo contatore testo di legge in pdf).

Come tutti sappiamo la politica energetica italiana è palesemente orientata al gas. Le tariffe elettriche sono state costruite di conseguenza: più è alto il consumo di energia elettrica, maggiore è il costo del KW/h. Così il legislatore ha pensato di disincentivare il consumo di energia elettrica, obiettivo condivisibile, se non fosse che ha finito per disincentivare l’utilizzo di tutti gli elettrodomestici, inclusi quelli estremamente efficienti e a zero emissioni come le pompe di calore.

Questa politica è miope per almeno tre ragioni.

Primo, non considera che l’incremento di efficienza dei motori elettrici di qualunque genere è molto maggiore rispetto ai normali motori a combustione; secondo, non considera che l’energia elettrica è producibile da fonti rinnovabili e non è una risorsa fossile in esaurimento. Terzo, non considera che l’evoluzione della rete della distribuzione dell’energia elettrica è molto più promettente rispetto a quella del gas che è ha vincoli fisici di trasporto. (Basti vedere cosa succede con le smart grid negli Stati Uniti).

Il secondo contatore è stato intordotto perchè aiutasse lo sviluppo delle pompe di calore. Chiunque installasse una pompa di calore in casa poteva far richiesta per avere un secondo contatore dedicato che, piombato sulla pompa di calore, funzionasse con una tariffa agevolata e flat, bloccata, intorno ai 0,185 e/kwh.  Il vincolo risiedeva nella potenza disponibile dell’utenza. Se superiore ai 3,3 KW, non era possibile richiedere e installare un secondo contatore dedicato alle pompe di calore.

Da oggi, con l’AEEG ha modificato l’articolo della disposizione precedente rendendo possibile l’installazione del secondo contatore dedicato anche per le utenze la cui potenza installata sia superiore ai 3,3 KW possono richiedere il secondo contatore.

Timidi passi verso una politica energetica orientata allo sviluppo delle rinnovabili, verso il raggiungimento degli obbiettivi di contenimento di emissioni di CO2, verso l’obbiettivo 20-20-20 definito a livello di Unione Europea.

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21 settembre 2010 - Scenario 2016: 2,4 GW per il fotovoltaico integrato. Entro i prossimi 6 anni, uno studio prevede per il BIPV ricavi fino a 4 mld di dollari

Relegati finora entro una nicchia di mercato ristretta a causa sia dell'elevato costo dei moduli che della poca esteticità, il film sottile sembrerebbe pronto a prendersi una rivincita sul mercato. La previsione è dell'istituto di analisi Pike Research, secondo cui la crescita di questo mercato sarà più di 10 volte entro il 2016, portandosi a circa 2,4 GW a livello mondiale.

4 mld di dollari entro il 2016
Anche se più difficile da prevedere la Pike affronta anche la questione dei ricavi annuali del mercato all’ingrosso, stimati in questo caso intorno ai
4 miliardi di dollari sempre entro il 2016.

Alla base del rinnovato trend di crescita, spiega l’analista Dave Cavanaugh, c’è la rapida diminuzione del costo per watt istallato. “Inoltre, le istallazioni stanno diventando molto più semplici con l’entrata sul mercato di nuovi moduli ad alta efficienza in CIGS. Allo stesso tempo, stanno migliorando le qualità estetiche con l’introduzione ad esempio di tegole fotovoltaiche in grado di fondersi perfettamente con le coperture degli edifici”.

Condizioni di mercato favorevoli
Effettivamente nel 2009 il calo dei prezzi per i moduli fotovoltaici ha portato alla riduzione del costo totale di un sistema BIPV. Inoltre, la crescente standardizzazione dei tetti solari e dei pannelli fotovoltaici ridurrà ancora di più il costo del sistema. Le cause del calo dei costi per i moduli fotovoltaici è in parte dovuto al
crollo dei prezzi del silicio. Il prezzo del polisilicio ammonta a circa 70 $/kg, un quinto del prezzo in vigore all'inizio del 2008
, e un ulteriore dimezzamento è possibile a medio termine. A titolo di confronto: nel 1995 un kg di silicio costava 800 $ e il prezzo di una cella da 1W era vicino ai 300 $.

Esempio svizzero
A causa della forte erosione dei prezzi, la
banca svizzera Sarasin ha previsto per il 2010 una crescita del 40% per il mercato fotovoltaico a livello mondiale. Per il BIPV, Francia e Italia sono mercati interessanti, in particolare a causa del persistere di un alto Conto Energia e un bonus per l’integrazione nell’edificio.
I banchieri svizzeri consigliano alle imprese di non sviluppare ulteriormente le loro capacità, ma piuttosto di adeguare i costi in linea con il calo dei prezzi e di rafforzare le attività di vendita. FONTE: energymanager.net

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21 settembre 2010 - ENEA: esperimento a Frascati conferma fattibilità reattore a Fusione Nucleare. Funzionerà forse tra 40 anni, ma oggi è stata confermata la validità progettuale del reattore europeo ITER

gran_sasso

L'Enea annuncia che nei Laboratori dell'ENEA di Frascati è stato completato un esperimento sulla fusione nucleare commissionato dai progettisti della macchina ITER che sarà il più grande prototipo per la fusione nucleare. L'esperimento ha consentito di confermare la validità del progetto. Quando in ITER verranno prodotti 500 MW di fusione, i neutroni generati depositeranno l'80% di tale potenza nei componenti che circondano la camera di reazione che devono, pertanto, essere progettati in modo tale da proteggere completamente i superconduttori mantenuti a temperatura vicina allo zero assoluto.
La nascita di ITER
Il progetto internazionale
ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) rappresenta il prossimo passo nello sviluppo dell'energia di fusione. ITER sarà il primo impianto a fusione di dimensioni paragonabili a quelle di di una centrale elettrica convenzionale, ed ha il compito di dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica della fusione come fonte di energia. Il progetto dettagliato di ITER è stato messo a punto negli ultimi anni sulla base di un'intensa attività di Ricerca e Sviluppo condotta in numerosi centri di ricerca, università e industrie di tutto il mondo a cui hanno partecipato centinaia di ricercatori e tecnici.
Unione Europea, Giappone, Federazione Russa, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e India hanno siglato ufficialmente l'accordo per la realizzazione di ITER il 28 giugno 2005 a Mosca.
La costruzione è cominciata nel 2007 nel sito europeo di Cadarache nel sud della Francia.
Si inizia negli anni '90

L'Italia partecipa al progetto di fusione con il "Tokamak di Frascati. Qui sono stati condotti numerosi esperimenti su prototipi di componenti che costituiscono oggi il data base sperimentale per la procedura autorizzativa alla realizzazione di ITER.

Il Generatore di Neutroni di Frascati è una camera toroidaile dalla larghezza di 90 cm all'interno della quale viene 'sparato' il plasma. Si va avanti dai primi anni novanta, tutte le settimane. Al plasma vengono aggiunti pochi milligrammi di deuterio. Con sistemi di sconfinamento magnetico viene mantenuto a distanza costante dalle pareti del cilindro.  L'intera apparecchiatura e' raffreddata con sistemi ad azoto liquido.
A ogni sessione sperimentale il plasma gira per due secondi. A ogni sparo si registrano i paramenti per indagare soprattutto le interazioni con i componenti. Lo scopo della fusione sta nel portare il plasma, composto di deuterio e trizio, entrambi isotopi dell'idrogeno, a temperature solari di 100 milioni di gradi. Fondendosi, i neutroni generano particelle di elio e si produce energia che, attraverso il differenziale di massa nel mantello viene trasformata in calore.

iterLa conferma delle ipotesi progettuali
Ma con oggi si è registrata una tappa importante per il percorso dell'umanità nella fusione nucleare."Un prototipo del sistema (oltre un metro di spessore) - spiega Enea in una nota - che comprende il mantello, il vessel e i magneti superconduttori è stato realizzato e irraggiato con il Generatore di Neutroni del Centro ENEA di Frascati. Il  debolissimo riscaldamento di origine nucleare risultante nei materiali superconduttori è stato misurato mediante dosimetri ad alta sensibilità, opportunamente calibrati, e confrontato con le previsioni ottenute con calcoli numerici.
Grazie alla accuratezza delle misure e dei calcoli è stato possibile confermare che i calcoli di progetto forniscono risultati corretti entro un'incertezza totale inferiore al 10%".

Non solo esperimenti

Ma L'Enea parteciperà attivamente alla costruzione del reattore ITER. Si è appena aggiudicata una commessa insieme alla CRIOTEC Impianti Srl, esperta nella realizzazione di componenti operanti alle bassissime temperature, e la TRATOS Cavi S.p.a, leader a livello internazionale nella produzione di cavi elettrici, elettronici e a fibre ottiche, di tipo Cable-In-Conduit (CIC) da utilizzarsi per la costruzione dei magneti per il reattore internazionale ITER e per quello giapponese JT-60SA.
La commessa, che avrà la durata di 5 anni per un valore pari a circa 49 milioni di Euro, verrà gestita da un costituendo consorzio denominato ICAS (Italian Consortium for Applied Superconductivity), che sarà coordinato dall'ENEA. Fonte: enea.it

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21 settembre 2010 - Da ENEA il primo Atlante delle biomasse.

Si tratta di un database online che contiene la produzione potenziale di biomasse e biogas e la loro distribuzione sul territorio italiano

Sapere che al Nord si produce più paglia di mais rispetto al Sud o che in Calabria c’è molta più potatura di olivo della Puglia è un’informazione utile per chi decide di investire nello sviluppo di filiere energetiche locali.

Finora le informazioni sulle quantità di biomasse producibili in Italia erano frammentarie: una lacuna ora risolta grazie a un progetto realizzato dall’ENEA, sulla base di un accordo con il Ministero dello Sviluppo Economico, che ha richiesto da parte dell’Agenzia un grosso impegno nella raccolta e nell’elaborazione dei dati.

Banca dati online
Si tratta dell’Atlante delle Biomasse, una banca dati online (www.atlantebiomasse.enea.it), che contiene la produzione potenziale di biomasse e biogas e la loro distribuzione sul territorio nazionale. L’Atlante è suddiviso in
sette categorie
che comprendono le biomasse agricole e forestali, come legname, paglia e gusci di frutta, le colture energetiche e i biogas da allevamento suino e bovino, da scarti di macellazione e da rifiuti urbani.

Utilizzato un software GIS
Oltre a visualizzare i dati sulla produzione di biomasse, l’utente può produrre con pochi click la mappa del territorio d’interesse. Il database infatti utilizza un
software GIS, ossia un sistema informativo territoriale
, e permette di incrociare i dati sulla produzione con quelli sul territorio. Per utilizzare l’Atlante l’utente non deve installare nessun programma, basta avere un comune software di navigazione in internet.

Telerilevamenti satellitari
I dati sulla disponibilità della biomassa forestale sono stati ricavati da telerilevamenti satellitari, come pure l’uso del suolo e gli elementi cartografici e infrastrutturali. L’Atlante contiene tutti gli elementi della moderna cartografia elettronica, come vie di comunicazione, aree protette, zone urbane, immagini satellitari. I geodatabase delle biomasse sono scaricabili come tabelle Excel, ma anche messi a disposizione in modalità WMS (web map server) per essere utilizzati in formato geografico da utenti professionali. Fonte: enea.it

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20 settembre 2010 - In Gazzetta le Linee Guida per le rinnovabili. Rispunta la DIA. Criteri nazionali unitari per i nuovi impianti, comunicazione d'inizio attività per impianti in edilizia libera. DIA o SCIA per i piccoli impianti?

Dopo oltre due mesi dall'approvazione in Conferenza Unificata fanno la loro apparizione sulla Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre le Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.

Avranno 90 giorni le Regioni per adeguarsi alle Linee Guida amministrative. Si tratta del tanto atteso provvedimento, predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell'Ambiente e con il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, che giovedì 8 luglio è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni-Enti Locali insieme al terzo Conto energia fotovoltaico.

Le Linee Guida nazionali riguardano l'Autorizzazione Unica per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. L'obiettivo è definire modalità e criteri unitari sul territorio nazionale per assicurare uno sviluppo ordinato delle infrastrutture energetiche. A fine giugno Piemonte e Umbria hanno anticipato alcune indicazioni delle linee Guida sottraendo ai nuovi impianti fotovoltaici fette di territorio considerato di pregio. Ma le due Regioni avevano giocato "d'azzardo" perché mancava ancora una normativa nazionale a cui adeguarsi.

Tutela dei professionisti e dei cittadini
"Con le Linee Guida approvate dalla Conferenza Unificata vengono
fornite regole certe che favoriscono gli investimenti e consentono di coniugare le esigenze di crescita e il rispetto dell'ambiente e del paesaggio" afferma il sottosegretario allo Sviluppo Stefano Saglia, ma soprattutto consentono a tecnici e professionisti di avere un indicazione chiara delle tipologie d'impianto, fonte per fonte, che possono accedere a DIA e ad attività di edilizia libera. Si tratta, come chiarisce una nota del ministero dello Sviluppo di regole per la trasparenza amministrativa dell'iter di autorizzazione, individuando i contenuti delle istanze, le modalità di avvio e svolgimento del procedimento unico di autorizzazione.

Tutela del territorio
Le linee guida avranno l'ulteriore funzione di determinare  i criteri e le modalità di
inserimento degli impianti nel paesaggio e sul territorio, con particolare riguardo agli impianti eolici (per cui è stato sviluppato un allegato ad hoc). Nelle intenzioni delle regioni e del Governo occorre puntare verso un giusto mix tra esigenze di sviluppo del settore e tutela del territorio: eventuali aree non idonee all'installazione degli impianti da fonti rinnovabili possono essere individuate dalle Regioni esclusivamente nell'ambito dei provvedimenti con cui esse fissano gli strumenti e le modalità per il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di sviluppo delle fonti rinnovabili. In sostanza, le regioni non potranno acriticamente sottrarre aree di territorio agli impianti per le fonti di energia rinnovabile in assenza di un quadro d'interventi atti a conseguire gli obiettivi imposti dalla UE e dal Piano nazionale sulle rinnovabili.

Autorizzazione e comunicazione uniche
Vi sarà un sistema di
autorizzazione unica rilasciata dalle Regioni per la costruzione, l'esercizio e la modifica degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di maggiore importanza. Ma anche un sistema di comunicazione unica, da inviare on-line al Comune competente (insieme alla documentazione) per gli impianti considerati opere di edilizia libera di maggiore rilevanza; e infine un terzo sistema facilitato, basato esclusivamente sulla Dia
(ora SCIA), per gli impianti domestici più piccoli.

Via per gli impianti sopra 1 MW
Assicurare uno sviluppo ordinato delle infrastrutture energetiche, definendo modalità e criteri unitari su tutto il territorio nazionale: è questo l'obiettivo delle Linee Guida predisposte dal ministero dello Sviluppo economico di concerto con i ministeri dell'Ambiente e per i Beni e le Attività culturali. Entrando nello specifico, è prevista la verifica di assoggettabilità alla
Valutazione d'impatto ambientale (Via) per gli impianti da fonti rinnovabili di potenza nominale complessiva superiore a 1 MW
.

Dia per i piccoli impianti
Secondo Nella legge vine indicato che sarà sufficiente la
denuncia di inizio attività (Dia ora SCIA
) per la realizzazione di impianti fotovoltaici sugli edifici, con superficie dei pannelli non superiore a quella del tetto. Basterà la Dia /SCIA anche per i mini impianti con capacità di generazione inferiore a 20 kW e per gli impianti elettrici di cogenerazione a biomasse, con capacità massima inferiore a 1000 kWe (piccola cogenerazione) e a 3.000 kWt. La sola Dia/SCIA è prevista anche per gli impianti a biomasse, aventi capacità di generazione al di sotto dei 200 kW, e per gli impianti eolici con capacità inferiore a 60 kW e le torri anemometriche per la misurazione temporanea del vento, con fase di rilevazione superiore ai tre anni. Sarà infine sufficiente la denuncia di inizio attività per gli impianti idroelettrici e geotermoelettrici, con capacità di generazione inferiore a 100 kW.

DIA O SCIA??
Il testo licenziato dalla Conferenza Unificata non ha tenuto però conto degli aggiornamenti normativi introdotti con la manovra finanziaria (legge 122 art. 49). La Segnalazione Certificata d'inizio attività sostituisce la DIA (Denuncia d'inizio attività) ma la Scia non è perfettamente sovrapponibile alla DIA. Come una recente nota interpretativa di Calderoli ha indicato la SCIA
riguarda tutti gli interventi finora soggetti alla “dichiarazione di inizio attività” (Dia), anche nel caso dell'edilizia, e cioè manutenzione straordinaria su parti strutturali, restauro, ristrutturazione edilizia “leggera”. La Scia non si applica invece agli interventi più rilevanti
– soggetti al permesso di costruire e alla Super-Dia – e cioè ristrutturazioni “pesanti”, ampliamenti e nuove costruzioni e presumibilmente nuovi impianti. Dunque, la nota chiarisce che l'ambito di applicazione del nuovo istituto è quello della Dia e non può estendersi agli ambiti propri degli altri titoli abilitativi: avviare nuove costruzioni solo sulla base della Scia, per esempio, non è possibile.

Vincoli
Nel caso poi di preesistenti vincoli paesaggistici, ambientali e culturali, vale quanto è già previsto per la Dia, e cioè la
possibilità di acquisire in via preventiva il parere della Soprintendenza
e poi presentare al comune la segnalazione certificata di inizio attività. Fonte: rinnovabili.it

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21 settembre 2010 - IEFE: le rinnovabili attirano più investimenti. Secondo uno studio, nel 2009 gli investimenti mondiali nell'energia pulita hanno superato quelli nelle energie tradizionali

Nel 2009, per il secondo anno consecutivo, i nuovi investimenti nel mondo in energie rinnovabili, pari a 163 miliardi di dollari, hanno superato quelli nelle energie tradizionali, portando le rinnovabili a coprire il 25% della generazione elettrica mondiale.

È quanto emerge da un rapporto di ricerca realizzato dello IEFE, l’Istituto di economia e politica dell’energia e dell’ambiente dell’Università Bocconi, in collaborazione con Ernst & Young. Lo studio ha rilevato che la crescita record interessa non solo i nuovi investimenti industriali ma anche le operazioni straordinarie: contando il valore delle acquisizioni, il valore degli investimenti raggiunge i 223 miliardi di dollari.

Le politiche dei Governi

In questo contesto i governi non sono rimasti con le mani in mano: ad oggi sono più di 100 i Paesi che hanno messo in campo politiche di promozione e misure di sostegno delle energie rinnovabili. “Le istituzioni governative, in particolare nei paesi emergenti, giocano un ruolo importante sviluppando politiche energetiche ed economiche per attrarre investimenti diretti nel paese e alimentare una vera e propria ‘industria’ delle rinnovabili”, spiega Andrea Paliani, partner di Ernst & Young.

L'Europa sarà superata dall'Asia

L'area geografica ancora maggiormente coinvolta risulta essere l'Europa con 43,7 miliardi di investimenti nel 2009, ma è destinata ad essere superata dall'Asia, che ha raggiunto investimenti pari a 40,8 miliardi grazie alla fortissima crescita cinese. Il 43% degli investimenti riguarda l’eolico, il 18% il solare e il 17% i biocarburanti. Il 17,5% della produzione mondiale di energia da fonti rinnovabili si concentra nei 27 Stati dell’Unione europea; il primo paese in Ue risulta la Svezia con il 16%, mentre in Italia viene prodotto il 13% dell'energia da fonti rinnovabili generata in Europa.

Investimenti all'estero delle imprese italiane

Da un'indagine rivolta alle imprese italiane che svolgono attività di produzione e vendita di energia e condotta nei primi quattro mesi del 2010, emerge che più del 45% del campione ricava dall’estero meno del 5% del fatturato, mentre circa il 13% fattura fuori Italia più del 40%. Dal momento che i costi delle tecnologie rappresentano tra il 70% e il 90% del costo di produzione dell’energia, nella scelta di internazionalizzazione risulta decisiva l’affidabilità della filiera a monte. Tuttavia le imprese manifatturiere (tecnologie e componenti) italiane investono ancora poco all’estero.

Secondo la ricerca a preoccupare non è tanto il ritardo con cui l’industria italiana ha intrapreso il processo di internazionalizzazione, quanto la sua concentrazione geografica nelle aree più vicine. Il 33% degli investimenti riguarda l’Unione europea, il 22% i Balcani, mentre solo una quota minoritaria degli investimenti è rivolta alle aree a più alta attrattività di breve e lungo termine: Asia, Nord e Sud America, Africa. Fonte: europa.eu

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20 settembre 2010 - In Gazzetta Ufficiale il Conto Energia 201. Decreto che taglia gli incentivi per il fotovoltaico a partire dal 2011 e fino al 2013

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 197 del 24 agosto 2010 è stato pubblicato il decreto interministeriale (Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente) 6 agosto 2010, recante “Incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare”.

Il decreto definisce il terzo Conto Energia (2011-2013) che entrerà in vigore alla scadenza (il 31 dicembre 2010) dell'attuale sistema incentivante per il fotovoltaico. Entro 60 giorni da oggi 25 agosto 2010, data di entrata in vigore del decreto, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas dovrà definire, con uno o più provvedimenti, le modalità, i tempi e le condizioni per l'erogazione delle nuove tariffe e la loro copertura finanziaria con la componente A3 della bolletta elettrica.

Tagli agli incentivi
Per gli impianti che entreranno in funzione a partire dal 2011, è previsto un taglio degli incentivi che arriverà al
18% alla fine del prossimo anno. Per gli impianti che entreranno in esercizio nel 2012 e nel 2013 è stabilita un'ulteriore riduzione delle tariffe del 6%
all'anno, mentre per gli anni successivi si provvederà con un nuovo decreto. La riduzione degli incentivi è comunque più contenuta per i piccoli impianti e più marcata per quelli con maggiori dimensioni.

Tre categorie di tariffe
Il decreto prevede una suddivisione in tre categorie delle tariffe che andranno a decrescere a seconda del periodo di entrata in esercizio degli impianti: dopo il 31 dicembre 2010 ed entro il 30 aprile 2011; dopo il 30 aprile 2011 ed entro il 31 agosto 2011; dopo il 31 agosto 2011 ed entro il 31 dicembre 2011. Inoltre, vengono distinte due tipologie di impianti, quelli realizzati sugli edifici e tutti gli altri, e individuate sei classi di potenza: da 1 a 3 kW, da 3 a 20 kW, da 20 a 200 kW, da 200 a 1000 kW, da 1000 a 5000 kW e oltre 5000 kW.

Premi in tariffa
Gli impianti fotovoltaici realizzati su edifici, operanti in regime di scambio sul posto, possono beneficiare di un premio aggiuntivo – fino al
30% di maggiorazione della tariffa – nel caso siano abbinati ad un uso efficiente dell’energia. Per gli impianti ubicati in aree industriali, commerciali, cave o discariche e in comuni sotto i 5.000 abitanti è previsto un incremento della tariffa del 5%, che sale al 10%
per gli impianti installati in sostituzione di coperture in eternit o comunque contenenti amianto.

Impianti integrati innovativi e a concentrazione
Infine, il decreto riconosce un particolare sistema tariffario, con incentivi più alti, per gli impianti fotovoltaici
ad alta integrazione architettonica e per quelli che sfruttano la tecnologia del solare a concentrazione.

Fonte: fire.it

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14 settembre 2010 - Aria inquinata nelle scuole, Italia e Danimarca ultime in Europa. Secondo uno studio in molte scuole europee l'aria è inquinata: la ventilazione meccanica risulta molto più efficace di quella naturale

scuole_allarmesmogNelle aule scolastiche è necessario provvedere a un'adeguata ventilazione, come la ventilazione meccanica: nelle scuole europee l'aria risulta infatti inquinata con una esposizione degli alunni alle PM10 e alla CO2 superiore ai limiti consigliati.

Sono questi i risultati dello studio pilota HESE (Effetti dell’ambiente scolastico sulla salute), al quale ha partecipato l’Ifc-Cnr e che ha monitorato la qualità dell’aria nelle aule scolastiche e le possibili implicazioni sulla salute respiratoria degli alunni. Coordinato dal prof. Piersante Sestini dell’Università di Siena, lo studio è stato condotto su un campione di scuole situate a Siena e Udine, Aarhus (Danimarca), Reims (Francia), Oslo (Norvegia) e Uppsala (Svezia) frequentate da più di 600 alunni con età media di 10 anni.

Aria inquinata in due terzi delle aule
I primi risultati riportati in un articolo dall’European Respiratory Journal, la più importante rivista europea di settore, di cui è primo autore Marzia Simoni, collaboratrice dell’Unità di epidemiologia ambientale polmonare dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc) di Pisa, indicano che, in due terzi delle aule, a causa della mancanza di
una adeguata ventilazione, vi è una esposizione di PM10 e CO2 superiore ai limiti consigliati
, con la conseguenza che i bambini soffrono di problemi respiratori con frequenza maggiore alla media.

Il monitoraggio
“Sono stati misurati all’interno e all’esterno delle scuole fattori ambientali quali temperatura, umidità relativa, polveri respirabili, anidride carbonica, biossido d’azoto, composti organici volatili, ozono, allergeni, muffe, focalizzandosi sulla concentrazione, nelle aule, di un inquinante (PM10, polveri respirabili con diametro fino a dieci micron) e di un indicatore di scarsa qualità dell’aria da affollamento in ambienti poco ventilati (anidride carbonica)”, spiega
Giovanni Viegi, direttore dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim) del Cnr di Palermo
. “Inoltre – aggiunge Viegi - sono state raccolte informazioni su sintomi e malattie respiratorie, in particolare la presenza, nell’ultimo anno, di sibili, tosse secca notturna e rinite e pervietà nasale, cioè il grado di apertura delle narici, insufficiente. Un sottocampione di bambini è stato sottoposto ad alcuni test clinici (tra cui spirometria, test allergologici cutanei, rinometria acustica, raccolta di secrezioni nasali, valutazione dell’irritazione degli occhi”.

Maglia nera a Danimarca e Italia
La ricercatrice Marzia Simoni spiega che “per la concentrazione di PM10, la soglia suggerita dall’Epa (Environmental Protection Agency) per esposizioni a lungo termine, 50 microgrammi (mg) per m3, risulta superata nel 78% delle aule monitorate. La maglia nera spetta alla
Danimarca (circa 170 mg/m³), seguita dall’Italia
(circa 150 mg/m³): in questi due Paesi le PM10 risultano spesso superiori persino allo standard Epa per esposizione a breve termine (150 mg/m3)”. Quanto alla CO2, riferisce la ricercatrice, “il valore standard suggerito dall’Ashrae (American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers) per esposizione a lungo termine (mille ppm, parti per milione) viene superato nel 66% delle aule europee con Italia, Francia e Danimarca prime a quasi 1900 ppm. Le concentrazioni di PM10 e CO2 risultano correlate, cioè all’aumentare di un inquinante corrisponde un aumento dell’altro”.

L'importanza della ventilazione meccanica
Secondo gli studiosi è importante il ruolo di un’adeguata ventilazione per mantenere una buona qualità dell’aria nelle aule. “
Dove è installato un sistema di ventilazione meccanica (in tutte le aule svedesi e in parte delle norvegesi), la concentrazione di inquinanti risulta sempre sotto i livelli di guardia”, dice la ricercatrice. “Secondo l’Ashrae, il ricambio d’aria minimo nelle scuole dovrebbe essere di 8 litri al secondo per persona. In circa il 70% delle aule – avverte Simoni - questo valore non viene raggiunto: nel 100% in Francia, nel 94% in Italia e nell’86% in Danimarca. Il ricambio è insufficiente nel 97% delle aule con ventilazione naturale (apertura delle finestre), rispetto al 13% di quelle con ventilazione meccanica
”.

L'impatto sulla salute dei bambini
Le ricadute dell'inquinamento sulla salute degli alunni sono evidenti. “I circa due bambini su tre esposti a livelli elevati, rispetto agli altri, riportano sibili e tosse secca notturna con maggior prevalenza di circa 3,5 volte e rinite in frequenza doppia, anche considerando gli effetti dell’esposizione a fumo passivo a casa, oltre a una pervietà nasale significativamente minore”, aggiunge Viegi. “Per la prima volta - conclude il direttore dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim) del Cnr di Palermo - lo studio HESE ha permesso un corretto confronto della situazione ambientale nelle scuole europee, grazie anche alla standardizzazione delle misurazioni eseguita ad Uppsala, e sottolinea la necessità, da parte delle autorità di sanità pubblica, di promuovere la consapevolezza dell’impatto che la qualità dell’aria può avere sulla salute dei bambini”.

Secondo Viegi “sarebbe auspicabile effettuare future ricerche in un campione più esteso e in altri Paesi dell’Unione Europea. All’interno degli edifici anche basse concentrazioni di inquinanti possono avere effetti dannosi sulla salute se l’esposizione è prolungata e i bambini sono particolarmente vulnerabili poiché respirano una quantità di aria superiore, in proporzione al peso, e i loro meccanismi di difesa sono ancora in fase di crescita”.

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8 settembre 2010 - Innovazione ed energia: 500 milioni per le imprese del Sud In arrivo tre bandi del MSE per le aziende di Sicilia, Campania, Puglia e Calabria

Sbloccati dal Ministero dello Sviluppo Economico 500 milioni di euro a favore delle imprese del Mezzogiorno che effettuano investimenti produttivi innovativi, per la ricerca e le energie rinnovabili.

Ministero dello Sviluppo Economico - Istituzione di un nuovo regime di aiuto in favore di investimenti ..

 Il Ministro dello Sviluppo Economico ad interim, Silvio Berlusconi, ha firmato tre decreti destinati alle aziende di Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, nel quadro dell’intesa programmatica siglata con queste ultime, in attuazione della programmazione europea. Colmando il vuoto della vecchia legge n. 488/1992, sono stati emanati tre nuovi bandi a favore di imprese piccole, medie e grandi.
 A seguito dell’avvio dei decreti nei territori della convergenza, è in corso di valutazione, in sede programmatica, la richiesta di
Basilicata e Sardegna di estendere il regime nei rispettivi territori grazie all’utilizzo delle risorse liberate della vecchia programmazione 2000-2006.
 I bandi (che attuano il regime di aiuti introdotto dal
DM 23 luglio 2009 riguardano i settori innovativi produttivi: industrializzazione dei risultati di ricerca, utilizzo di tecnologie innovative, energie rinnovabili, efficienza energetica.
 Nel dettaglio i tre decreti disciplinano termini, modalità e procedura per la concessione ed erogazione delle agevolazioni, previste in contributo a fondo perduto ed un finanziamento agevolato, in favore di:
 1) programmi di investimento finalizzati all’industrializzazione dei programmi qualificati di
ricerca e sviluppo sperimentale, per un importo stanziato di 100 milioni di euro a valere su fondi PON;
 2) programmi di investimento finalizzati al perseguimento di specifici obiettivi di
innovazione, miglioramento competitivo e tutela ambientale (attività del settore alimentare, attività di fabbricazione di apparecchiature elettriche, attività di produzione di biotecnologie) per un importo stanziato di 100 milioni di euro a valere su fondi PON;
 3) programmi di investimento riguardanti la produzione di beni strumentali funzionali allo sviluppo di
fonti di energia rinnovabili e al risparmio energetico nell’edilizia, per un importo stanziato di 300 milioni di euro su fondi POI.
 “La pubblicazione dei tre decreti” - ha detto Gianluca Esposito, Direttore Generale per l’incentivazione delle Attività Imprenditoriali del Ministero dello Sviluppo Economico - “rappresenta un traguardo importante per il dicastero che, grazie a un percorso di rinnovamento degli aiuti alle imprese, ha superato la vecchia logica degli aiuti a pioggia ed ha introdotto la cultura del risultato. Questo vuol dire che se le imprese non realizzeranno l’investimento, nel rispetto di tutti gli standard stabiliti, sin dai primi stadi di avanzamento, non beneficeranno di alcun aiuto. L’erogazione di queste risorse, a valere sui programmi europei PON ricerca e competitività e POI Energie Rinnovabili” - ha aggiunto Esposito - “consentirà di dare un ulteriore impulso al sistema produttivo nella direzione del riposizionamento competitivo delle imprese su scala globale”.
 Tutte le informazioni sulla procedura per la presentazione della domanda saranno reperibili sul sito
www.sviluppoeconomico.gov.it.
 I programmi di investimento potranno essere presentati telematicamente a partire dal novantesimo giorno successivo alla pubblicazione dei decreti sulla Gazzetta Ufficiale, attesa nei prossimi giorni.
 L’esame delle domande avverrà secondo la procedura valutativa cosiddetta“a sportello” prevista dall’art. 5 del Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n.123 e rispetterà l’ordine cronologico di presentazione delle istanze. 
Fonte:
Ministero dello Sviluppo Economico
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6 settembre 2010 - Dalla UE 114 milioni agli enti locali per efficienza energetica e rinnovabili. Un Fondo per riqualificazione energetica delle abitazioni, produzione di energia da fonti rinnovabili, mobilità urbana

La Commissione Industria del Parlamento europeo ha approvato, il 2 settembre scorso, lo stanziamento di 114 milioni di euro per le città, le regioni e gli enti locali per progetti di efficienza energetica e fonti rinnovabili

 Le risorse provengono dai fondi non spesi del Programma energetico europeo per la ripresa, lanciato nel luglio 2009 per favorire la ripresa economica, che conta su un bilancio di quasi 4 miliardi di euro.
 Il risparmio energetico - si legge nella Relazione - è il mezzo più diretto ed economicamente più efficace che l’UE ha a disposizione per raggiungere i propri obiettivi strategici, ovvero la lotta contro i cambiamenti climatici, la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e il conseguimento di uno sviluppo economico e sociale sostenibile.
 Il contributo agli investimenti nelle energie sostenibili - spiega ancora il documento - risulta più efficace quando viene concentrato a livello comunale e locale. La ristrutturazione energetica delle abitazioni, gli impianti decentralizzati per la produzione di energia da fonti rinnovabili, i piani di mobilità urbana necessitano di molto lavoro da parte di gente qualificata, il cui impiego non si presta a delocalizzazione. Si tratta pertanto di attività fortemente creatrici di posti di lavoro.
 Inoltre, a livello locale, le energie sostenibili partecipano chiaramente allo sviluppo di altre politiche, quali l’integrazione sociale o il miglioramento della qualità di vita, e contribuiscono a rendere attrattive le comunità locali agli occhi delle imprese e dei turisti.
 L’UE propone quindi di utilizzare le risorse disponibili per istituire uno specifico strumento finanziario specifico volto a sostenere lo sviluppo di progetti redditizi nel settore dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili e a facilitare il finanziamento degli investimenti in tale settore, soprattutto in ambiente urbano. Beneficiarie dello strumento saranno le autorità pubbliche comunali, locali e regionali e l’iniziativa si avvarrà del successo del “Patto dei Sindaci”, firmato da oltre 1.600 regioni e città europee.
 Tra i progetti da finanziare rientrano gli interventi su edifici pubblici e privati, la produzione combinata di calore ed elettricità e le reti di teleriscaldamento e/o di teleraffreddamento ad alto rendimento energetico (soprattutto a partire da fonti di energia rinnovabili), le fonti energetiche rinnovabili decentrate e integrate nel contesto locale, i trasporti urbani puliti e le infrastrutture locali, quali reti elettriche e contatori intelligenti e un’illuminazione stradale efficiente.
 
L’attuazione dello strumento sarà affidata ad intermediari finanziari, quali gli IFI (Istituzioni Finanziarie Internazionali), selezionati sulla base della loro capacità di usare i fondi nel modo più efficiente ed efficace. Gli intermediari finanziari dovranno istituire meccanismi di finanziamento che garantiscano un potente effetto leva tra i fondi dell’UE e il totale degli investimenti mobilitati, in modo da incrementare significativamente gli investimenti in tutta l’UE.
Fonte: energymanager.net

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6 settembre 2010 - I costi del nucleare tra previsioni e realtà. A Cernobbio presentata la possibilità di risparmiare col nucleare tra i 4,5 e gli 11 mld di euro all'anno. Dall'Europa però arrivano segnali diversi

Si rinnova il dibattito sul nucleare dopo la presentazione, avvenuta a Cernobbio il 5 settembre, della ricerca "Il nucleare per l'economia, l'ambiente e lo sviluppo", realizzata da The European House-Ambrosetti per Enel e Edf.

Secondo il rapporto il nucleare garantirebbe al Paese un risparmio compreso tra i 4,5 e gli 11 miliardi di euro all'anno, tagliando gli attuali costi dell'energia del 20-30%.

Insorge, però, il Partito Democratico che ribadisce l'invito a puntare su efficienza energetica e fonti rinnovabili,  portando a sostegno della loro tesi il fallimento di alcune centrali nucleari già in funzione.

Diminuire la dipendenza dall'estero
Ciò che emerge dal rapporto è che, ad oggi, l'Italia è
l'unico Paese del G8 con una produzione elettrica superiore ai 250 TWh l'anno a non disporre di energia nucleare, tanto che per oltre 7/8 del fabbisogno dipende dall'estero. Tesi sostenuta anche dal capo economista della Iea (Agenzia internazionale per l'energia), Fatih Birol, che, intervenendo all'incontro, sottolinea come il nucleare permetterebbe al Paese non solo di diminuire la sua dipendenza dall'estero, ma anche di tagliare le emissioni di anidride carbonica (fino a 381mila tonnellate in 10 anni).

Il programma governativo
Inoltre, stimando una domanda di energia elettrica annua di 439 TWh (+36% dal 2010), il costo della produzione con le politiche attuali sarebbe di 49 miliardi di euro, mentre con il nucleare scenderebbe a 44 miliardi.
Per quanto riguarda le rinnovabili, esse risultano comunque più onerose: 488 i miliardi stimati contro i 431 miliardi del nucleare.

Quanto alle ricadute sull'occupazione, se entro il 2013 verrà avviata la costruzione delle 8 centrali da 1600 MW previste dal piano governativo per fronteggiare la sfida energetica, per la costruzione di ogni centrale verrebbero impiegati circa 5.000 addetti, mentre la gestione ne utilizzerà 200.

Pro e contro il nucleare
Certo, sottolinea anche Birol, sono ancora molti gli scogli da superare. In primis, e non è cosa da poco, il varo di un piano energetico nazionale e successivamente gli alti costi iniziali per la costruzione degli impianti e lo smaltimento delle scorie. Nel rapporto costi benefici, sottolinea però l'ad di Enel, Fulvio Conti, il nucleare è vincente. "Il nostro progetto sul nucleare è aperto al contributo di altri operatori che volessero aggiungersi all'investimento, ma anche a grandi clienti energivori", ha sottolineato Conti, ricordando che Enel-Edf vogliono restare gestori e investitori a maggioranza, ma lasciano spazio anche alla partecipazione dei privati.

Anche Edison - ha osservato l’ad Umberto Quadrino - parteciperà al piano per il nucleare, ovviamente al fianco di Edf che è già suo partner, con una quota del 20% che ricalca la sua attuale parte di produzione dell’energia in Italia. "Se parte il progetto come tutti sperano, sicuramente Edison vi farà parte con una quota al 20%" pari a circa 4 miliardi, spalmati su circa 10 anni.

Davvero il nucleare costa meno?
Un
secco NO al piano governativo arriva però dall'opposizione
che accusa la maggioranza di non avere una strategia di costruzione del sistema e un piano per la gestione delle scorie radioattive o per lo smantellamento delle centrali esistenti. "Aspettiamo da mesi - sottolinea Stella Bianchi, responsabile Ambiente Pd - che il governo chiarisca questi elementi essenziali. Gli appelli non servono a nulla: non si può parlare di confronto senza coinvolgere enti locali e cittadini. La verità - continua Bianchi - è che tutto questo affannarsi sul nucleare sta facendo perdere tempo all'Italia, mentre dovremmo concentrarci subito su risparmio energetico e fonti rinnovabili".

Alla protesta innescata dal Pd, si aggiunge anche Greenpeace Austria che ha aperto il sito "Stop Berlusconi", una petizione in tedesco per dire no ai piani atomici del Governo italiano. Gli austriaci sono infatti preoccupati dell'apertura di una possibile centrale nucleare in Veneto, probabilmente a Chioggia.

I fallimenti del nucleare
A sostegno di queste tesi, i dati sul
fallimento di alcune centrali europee. Ad esempio, a Olkiluoto (Finlandia) entro il 2009 doveva essere completata un centrale nucleare da 1600 MW di energia. Doveva essere il fiore all’occhiello per il lancio internazionale del reattore francese EPR, il modello che Enel intenderebbe installare anche nel nostro Paese, invece ritardi ed extracosti si susseguono tanto che, se tutto andrà bene, il reattore inizierà a funzionare solo nel 2013, con quattro anni di ritardo rispetto alle previsioni. Stessa sorte capitata anche al sito francese di Flamanville, al quale verrà consegnato con 2 anni di ritardo e con un costo maggiorato del 50% il reattore EPR.
Il progetto della centrale
bulgara di Beleme è invece stato sospeso a causa degli alti costi, stimati in prima battuta a 4 miliardi di euro, che hanno raggiunto quota 9 miliardi di euro. Per questo motivo il ministro bulgaro dell'economia, Traicho Traikov, ha deciso di lasciar perdere. FONTE: energymanager.net

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6 settembre 2010 - la sede dell'Associazione riapre alle attività SABATO 11 settembre 2010

Informiamo tutti che la sede dell'Associazione riapre alle attività con diverse novità SABATO 11 settembre 2010 a partire dalle ore 18,30. Vi aspettiamo.

 

22 luglio 2010 - L'Ue vuole la fine degli incentivi al carbone. Fonte:agenziaradicale.com

carbone.jpgPresto l'Europa potrebbe finirla con il carbone. Per la precisione, entro il primo ottobre 2014. Con una sorprendente presa di posizione, la Commissione Ue presieduta da Josè Manuel Barroso ha dichiarato la ferma intenzione di chiudere definitivamente i rubinetti degli aiuti al settore carbonifero. Tutte le aziende produttrici del minerale fossile verranno, grazie ad una normativa europea, completamente abbandonate sulla loro strada.

Gli Stati membri dell'UE saranno costretti a non erogare più i finanziamenti alle aziende del settore, glorioso quanto obsoleto, delle estrazioni di carbone (su cui paesi come la Germania e l'Inghilterra hanno costruito le basi delle loro economie). 26 miliardi di euro in cinque anni, dal 2003 al 2008, erogati senza criterio dai 27 membri dell'Unione.

  "Tutte le miniere che non fanno utili devono chiudere" ha dichiarato Joaquim Almunia. Il principio cui ci si appella è semplicissimo: la necessità di giustizia nei confronti dei concorrenti che operano senza aiuti di Stato, con una mossa che va anche nell'interesse di contribuenti e governi, ora che la pressione per il risanamento finanziario è più forte. Le aziende carbonifere soldi ne riceveranno ancora: per il riassetto e la riorganizzazione legati alla cessazione d'attività. Solo nel 2008 i governi europei hanno erogato 2,8 miliardi di euro di sussidi, che andranno a calare sempre più fino alla cessazione totale nel 2014. Poi chi sarà in rosso dovrà chiudere. La legge del mercato, applicata forse tardivamente.

  La fine definitiva di un'era che ha cambiato radicalmente la vita dell'essere umano. Secondo per importanza solo alla scoperta del fuoco e della ruota, il carbone ha modificato completamente il corso della storia dell'umanità: motore della rivoluzione industriale sette-ottocentesca e addirittura alla base della moderna Europa; nel 1950 il carbone ispirò Robert Schuman, gettando le basi per il processo di unità europea e dando vita, nel 1951, alla Ceca (Comunità del carbone e dell'acciaio).

  Con il passare degli anni le miniere e i giacimenti di carbone del Vecchio Continente però sono diventati sempre meno importanti: nel 1973 i nove membri dell'Europa estraevano 233 milioni di tonnellate di fossile l'anno. Oggi i 27 membri ne estraggono 147 milioni, il 2,5% della produzione mondiale. Il mercato del carbone oggi si muove ad oriente, in Cina, che detiene il record mondiale di estrazione (47% del totale). Ogni anno l'Europa importa 180 milioni di tonnellate di combustibile fossile per far fronte al fabbisogno delle sue centrali. In Italia il 15% dell'energia elettrica proviene dal carbone. In Germania il 40%; difatti il governo tedesco ha espresso forti perplessità in merito al provvedimento.

  Ma non è solo un discorso economico. L'Europa, come è noto, ha ambizioni "verdi". Incentivi agli impianti eolici, solari, geotermici, non hanno senso se poi il mercato viene inquinato dall'industria del carbone, la cui produzione interna in Europa comporta inoltre un altissimo volume di emissioni di CO2 e polveri varie. Con costi elevatissimi.

Ora ne dovranno discutere i governi prima ed il Parlamento europeo poi. Forse la Befana, dal 2014, porterà ai bimbi d'Europa non più carbone ma oli vegetali.

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29 agosto 2010 - 5 settembre 2010 - Dal 29 agosto al 5 settembre il Salento è un’oasi di vita.

Parchi naturali e aree protette si aprono alla curiosità del visitatore in tutta la loro bellezza avvolgendolo nella fascinazione di un ambiente naturale che corre lungo direttrice obbligate: mare e palude, grotte e torri costiere, paesaggio rurale e siti di interesse archeologico “persi” tra macchia mediterranea, uliveti secolari, pinete costiere e boschi di rara vegetazione. Qui, in un continuo di emozioni, la vacanza-avventura diventa benessere per corpo, mente e anima. Anche a tavola. I sapori del mare e della terra sono la cornice perfetta di un programma di ospitalità articolato nella molteplicità delle proposte ma semplice nella sua fruizione.

Le proposte dell'Associazione WWF Salento nel PARCO NATURALE REGIONALE BOSCO E PALUDI DI RAUCCIO:

Prenotazioni: WWF Salento - Centro educ. Ambientale Rauccio
(+39) 0832328627 - 3392742742 - e-mail: lecce@wwf.it

 

Domenica 29 agosto - h. 9.30-12.30

"Alla scoperta del Parco: in bici tra natura, storia ed arte"
Partenza dall'Abbazia di Cerrate. Visita al complesso storico-artistico e, attraverso strade interpoderali, visita alle masserie "Giampaolo", "Monacelli" e "Coccioli". Il percorso si conclude presso il nostro CEA di Rauccio.
Il gruppo sarà guidato in bici dal Prof. Alessandro Calcagnile con la collaborazione del Prof. Rosario Rizzo.

Lunedì 30 agosto
- h. 9.30-12.30

"Alla scoperta della biodiversità: le piante alimentari spontanee e aromatiche".
Appuntamento al nostro CEA di Rauccio. Accoglienza e presentazione dell'argomento a cura del Prof. Antonio Rodia e partenza presso la tenuta "Solicara" i cui titolari offriranno un aperitivo a base di piante aromatiche.

Martedì 31 agosto
- h. 9.30-12.30

"Alla scoperta del mondo delle api".

a cura del Prof. Rosario Gatto - CEA Rauccio.

Mercoledì 1 settembre
- h. 9.30-12.30

"Alla scoperta della biodiversià del Parco di Rauccio" (SIC, habitat e piante rare).

A cura della curatrice dell'Orto Botanico dell'Università del Salento Prof.sa Rita Accogli.

Giovedì 2 settembre
- h. 9.30-12.30

"Alla scoperta del Parco: aspetti storico-geografici e naturalistici".

A cura del Prof. Vittorio De Vitis - CEA Rauccio.

Per un errore di stampa sulle brochure dell'APT era prevista l'iniziativa "L'archeologia nel Parco: Laboratorio per ragazzi" che, invece, è spostata al Sabato 4 settembre.

Venerdì 3 settembre
- h. 9.30-12.30

"Alla scoperta della biodiversità del paesaggio: Rauccio, Cervalura e Acquatina".

 A cura del Prof. Vittorio De Vitis - CEA Rauccio.

Sabato 4 settembre
- h. 9.30-12.30

"L'archeologia nel Parco: Laboratorio per ragazzi".

Il Laboratorio si terrà nei pressi del CEA WWF di Rauccio (nella stessa area interessata all'allestimento di  un "Sentiero Natura") a cura della Prof.sa Maria Laura Spano responsabile del Museo Archeologico dei Ragazzi (è previsto un piccolo contributo di €. 3,00).

Per un errore di stampa sulle brochure dell'APT era prevista l'iniziativa "Alla scoperta del Parco: aspetti storico-geografici e naturalistici" che, invece, è spostata al Giovedì 2 settembre.

Contatti - Elenco completo delle iniziative

 

 

22 Luglio 2010 - E Vendola incalza anche l´Enel "A Brindisi ridurre le emissioni"

Giuliano Foschini

Si sta studiando la possibilità di catturare parte dell´anidride carbonica. Oggi nel porto arrivano circa 8 milioni di tonnellate di carbone all´anno Dicono i tecnici della Regione che «la fase due è già cominciata». Martedì il presidente della Regione, Nichi Vendola, ha annunciato che dopo aver affrontato il problema dell´Ilva di Taranto e delle diossine, sarebbe toccato allo stabilimento Enel di Cerano e all´anidride carbonica. Ieri il primo passo è stato fatto: nel pomeriggio il Governatore ha incontrato Roma il direttore generale di Enel, Fulvio Conti insieme con l´assessore all´Ambiente Michele Losappio. «Abbiamo chiesto ufficialmente la verifica del piano energetico sul polo di Cerano. Abbiamo chiesto all´Enel la disponibilità a ridurre la produzione di Co2 del 10 per cento nei primi mesi del 2009. E un´ulteriore riduzione del 15 per cento, per un totale del 25, quindi in un cronoprogramma da definire». «L´incontro - dice l´Enel in una nota - è stato ritenuto da entrambe le parti un utile passo in avanti nella giusta direzione del dialogo e della condivisione delle strategie da adottare in campo energetico, un settore fondamentale per la regione Puglia e per l´intero paese. Le parti hanno concordato nella necessità di proseguire il confronto che dovrà coinvolgere tutte le istituzioni nazionali e locali interessate».
Ieri infatti Conti ha prospettato una serie di possibilità per la riduzione delle emissioni. Da un lato c´è l´ipotesi del tombamento del Co2, un progetto pilota in Europa presentato dall´Enel nei giorni scorsi: si sta studiando la possibilità di catturare parte dell´anidride carbonica prodotta, liquefarla e stoccarla sotto terra. L´altra alternativa prospettata è un ammodernamento degli impianti che comporterebbe un´automatica diminuzione delle emissioni, «possibilità questa - spiega Losappio - che non preclude alternative al fossile. L´Enel ritiene la probabilità come aggiuntiva ma anche potenzialmente sostitutiva». La Regione ha spiegato all´Enel che l´atteggiamento che avrà d´ora in avanti è lo stesso avuto con l´Ilva a Taranto: «Collaborazione, coordinamento - continua l´assessore - Ma purché si arrivi a quello che noi riteniamo l´unico obiettivo possibile: e cioè la riduzione delle emissioni. Se questo non avverrà, andremo dritti sulla nostra strada. Abbiamo dato già dimostrazione che ne siamo capace».
La centrale di Cerano non è un posto qualsiasi. Dicono i dati che è il più grande polo a carbone d´Europa, il maggior produttore di anidride carbonica industriale nel continente. Oggi nel porto di Brindisi arrivano circa 8 milioni di tonnellate di carbone all´anno. «Nel rispetto di Kyoto e nella programmazione della Regione quelle tonnellate devono diminuire, compensate dalla produzione delle fonti alternative» dice la Regione. Quella produzione, infatti, determina fattori di inquinamenti importanti. In alcuni tratti importantissimi. Da attività di monitoraggio del sottosuolo, condotta nel 2006, nelle campagne più vicine alla struttura, è emerso come su 243 punti, solo 12 non fossero contaminati da metalli pesanti e pesticidi. In alcuni punti è stata vietata la coltivazione, parti di terreno sono stati espropriate. A Torchiarolo, paesino di cinquemila abitanti, a pochi chilometri dalla zona industriale si registrano superamenti di polveri sottili manco fosse una metropoli. L´Arpa sta attendendo i risultati di un´analisi capillare sulla presenza di microinquinanti nell´aria proprio per indagare la presenza di pericoli per la popolazione. Che intanto ha paura. Nei mesi scorsi gli agricoltori di Cerano - che oggi non hanno più i propri ampi - hanno presentato un esposto in procura per capire le responsabilità dell´inquinamento. Non solo. Temono anche per la loro salute: una serie di studi mette in correlazione alcune patologie (come per esempio il tumore alla vescica) con l´inalazione di determinate particelle presenti nel carbone utilizzato dalla centrale fino a non molto tempo fa. Allegati all´esposto ci sono le storie e le malattie di alcuni agricoltori (alcuni morti) che negli anni si sono ammalati di leucemia linfatica cronica, carcinoma basocellulare multicentrico ulcerato, neoplasie alla vescica, neoplasie prostatiche, metastasi polmonari. Fonte: Espresso

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22 Luglio 2010 - Rinnovabili, le osservazioni delle Regioni al PAN. Detrazione 55%, rinnorinnovabili_altoadige_disegnoleggevabili termiche e burden sharing tra le questioni sollevate in merito al Piano d'azione nazionale per le rinnovabili.

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome dello scorso 8 luglio ha espresso parere favorevole al “Piano d'azione nazionale per le energie rinnovabili” (PAN), posto in consultazione dal ministero dello Sviluppo economico fino al 10 luglio e poi trasmesso alla Commissione europea.

La Conferenza delle Regioni ha però consegnato al Governo alcune “osservazioni” e ha subordinato il “via libera” all’impegno da parte del Governo a coinvolgere in modo più fattivo le Regioni e Province autonome nelle successive fasi di definizione del Piano.

Confermare la detrazione 55%
Le Regioni ritengono assolutamente condivisibili i principi di massima che hanno guidato il Ministero nella stesura del documento, quali ad esempio la necessità di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, la riduzione dei costi dell’energia, la promozione di filiere tecnologiche innovative e la tutela ambientale. Manifestano però la loro preoccupazione per la previsione di un ridimensionamento della detrazione del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, in scadenza il 31 dicembre 2010.

Burden sharing e industria nazionale “verde”
Inoltre, definiscono “troppo vaghi e poco convincenti” gli scenari definiti nel Piano per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, chiedono la definizione di nuovi strumenti per la promozione delle fonti energetiche rinnovabili nel settore termico e la presentazione di proposte metodologiche per l'attuazione del cosiddetto “burden sharing”, chiedendo di essere coinvolte nella loro predisposizione. Le Regioni osservano poi che i meccanismi finora promossi per incentivare i settori delle rinnovabili e dell'efficienza energetica non sono stati accompagnati da un parallelo sviluppo di una industria nazionale “verde”.

Adeguare la rete elettrica esistente
Inoltre, sottolineano l’importanza di limitare, per l’Italia, le importazioni di biocarburanti da paesi non UE ai soli biocarburanti in linea con i criteri di sostenibilità per le biomasse liquide (previsti dalla direttiva FER 2009/28/CE); e, al fine di garantire l'aumento delle rinnovabili nella produzione elettrica, chiedono l’impegno esplicito del Ministero per sostenere gli interventi di adeguamento della rete esistente e per definire meccanismi sanzionatori per i comportamenti non idonei tenuti dai soggetti gestori.

Fonte:regioni.it

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22 Luglio 2010 - Meglio un tetto bianco. Parola di Steven Chu. Il DOE investe in tetti bianchi e tetto-bianco_lowriflettenti, un sistema veloce ed economico per aiutare il clima e risparmiare soldi

“Se stai pensando di sostituire il tetto di casa tua, pensa ad un tetto bianco.” Così afferma il Dottor Steven Chu, Segretario all'Energia per gli Stati Uniti d'America. “Economicamente parlando, non cambia tra montare un tetto bianco piuttosto che uno nero o grigio”. E di fatto, il Dottor Chu ha già dato ordine di riqualificare i tetti di tutti gli edifici del Dipartimento con tetti bianchi o riflettenti.
Chu questa settimana ha messo sotto i riflettori della stampa i vantaggi nel raffreddamento degli edifici che i tetti bianchi sono in grado di produrre, quando
combinati con un impianto d'aria condizionata. Stiamo parlando di un potenziale di risparmio che si aggira intorno ai 735 milioni di dollari annui, se l'85% degli edifici americani fosse munito di coperture bianche o riflettenti.
I “tetti freddi” sono uno dei sistemi
più veloci e a costi ridotti per ridurre le emissioni di CO2 globali. Potrebbero ridurre drasticamente il cosiddetto “effetto isola di calore”, il fenomeno che determina un microclima più caldo all'interno delle aree urbane cittadine, per cui si soffre, tra le altre cose, del caldo assorbito dalle superfici degli edifici e dall'asfalto. Uno studio del Lawrence Berkeley Laboratory ha dimostrato che l'aumento della riflettività del manto stradale e delle coperture in aree urbane con popolazione superiore a 1 milione di abitanti, ridurrebbe le emissioni di 1,2 miliardi di tonnellate ogni anno
.Fonte: energoclub.org

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22 Luglio 2010 - LA POLEMICA Irene Grandi e Cristicchi suonano a Cerano Protestano i fan: "E' lIrene Grandi e Cristicchi suonano a Cerano Protestano i fan: "E' la centrale della morte"a centrale della morte"

I due cantanti annunciano una data in Puglia, alla centrale Enel 'Federico II', e la rete si scatena. Da anni al centro di battaglie ambientaliste, per GreenPeace è il primo killer del clima in Italia: 270 ettari per una potenza di 2.640 megawatt e emissioni pari a 14,9 milioni di tonnellate annue di anidride carbonica di KATIA RICCARDI

ROMA - Su Facebook la stanno implorando di non andare a suonare. Utenti e fan scrivono da giorni sulla bacheca del profilo (ufficiale) di Irene Grandi, da quando è stato annunciato un concerto, il 7 agosto, sponsorizzato dall'Enel alla centrale di Cerano, provincia di Brindisi, in riva al Mare Adriatico. Le chiedono di rinunciare, di non salire su quel palco, di ascoltare le loro storie. Di rendersi conto. Così le spiegano che quella di Cerano, dove suonerà anche Simone Cristicchi nell'ambito della ressegna "correnti musicali", è anche detta "la centrale assassina". La centrale della morte.
Quella dell'Enel 'Federico II', è infatti una centrale termoelettrica a carbone e per estensione è la più grande centrale a carbone d'Italia e una tra le maggiori d'Europa, con un'estensione di circa 270 ettari. Le sostanze che rilasciano i composti solubili che emette negli anni hanno contaminato suolo, sottosuolo e falda idrica. I contadini hanno rinunciato ai raccolti, i casi di cancro sono oltre la media europea. La zona idrogeologica è a rischio dissesto nonostante l'area sia sottoposta a vincoli rigorosi.
I fan brindisini sono i più delusi, e nelle poche righe concesse dalla 'bacheca' urlano alla loro maniera. Ma né Irene Grandi né Simone Cristicchi danno segni di voler rinunciare. La cantante senese ha pubblicato un breve comunicato, in cui giustifica la società e ribadisce: "Nei live di alcuni artisti vengono calcolate le emissioni prodotte e per compensare si interviene con progetti di riforestazione nelle zone in cui si tiene il concerto". Ma nessuno è stato contento.
Ma il messaggio  firmato dall'artista su Facebbok, continua con il tono ufficiale da comunicato: "Cerco di rispettare l'ambiente attraverso i piccoli gesti di ogni giorno (...). Da anni Enel sta lavorando con la musica. L'attività della centrale di Cerano è svolta nel pieno rispetto dei severi limiti di legge sulle emissioni, poste proprio a tutela della salute e dell'ambiente. Nel prossimo biennio sono previsti oltre 300 milioni di euro di nuovi investimenti per abbattere ulteriormente le emissioni che sono controllate continuamente da una rete di centraline per il monitoraggio e per il controllo della qualità dell'aria che analizza di continuo i residui della combustione presenti nell'aria. I dati sono trasmessi in tempo reale sia alle Autorità competenti per il controllo (Comune e Provincia di Brindisi, ARPA regionale, etc.), che ai Comuni limitrofi all'impianto", scrive, forse, l'artista.
"Partecipo al concerto di Cerano perché credo sia possibile attraverso azioni mirate (ammodernamento centrali, diminuzione dell'anidride carbonica prodotta, nuovi investimenti per abbattere ulteriormente le emissioni, riconversione a carbone pulito delle centrali a carbone) costruire un futuro in cui le scelte energetiche e il rispetto dell'ambiente vadano in una sola direzione. Mi hanno colpito le tante mail arrivate, da cantante durante il concerto, chiederò all'Enel di impegnarsi sempre di più con scelte lungimiranti per la tutela dell'ambiente, nel rispetto della salute e della vita.", conclude lei. E i fan, non sono brindisini, si scatenano contro la cantante di 'Bruci la città'
La Puglia aspetta un segnale d'empatia. I Sud Sound System anche. E uno dei commenti sul profilo di Facebook a Irene Grandi, è proprio del collettivo pugliese, firmato da Nando. Chiede "per favore...". Ma altri commenti sono più duri, diretti. Delusi. Sono migliaia. "Mancano 19 giorni allo S'Concerto di irEnel grandi nel cimitero (centrale) a carbone di Cerano", scrive Frank L. "Irene ti chiedo con il cuore in mano di rinunciare al live di Cerano, i comunicati sono carta e le decisioni si possono rivedere...", digita Stefano. E ancora. "Per noi l'Enel è come un'arma usata in guerra che provoca delle vittime innocenti e che con questi concerti, dimostra di sbattersene altamente di tutto e tutti", dice Emanuele.
"Irene, sembra che tu abbia dato dei visionari a tutti quelli che ti hanno chiesto di non suonare a Cerano, purtroppo ti bagli tantissimo perché non lo sono", dice Filomena. "Ehi Irè! Ricordati...quando verrai a ballare in Puglia...quando sarai sul palco di Cerano...con tutta quella gente che è li per ascoltare te...prima di iniziare a cantare...se sarai un po' tesa...chiudi gli occhi...e fai un bel respiro...", provoca Vituzzo. "Chiediamo solo un gesto d'amicizia", afferma Angelo.
La centrale è un dente che duole. Irene Grandi avrà a che fare con gli abitanti di Brindisi, con i militanti di
Greenpeace arrestati per aver calato dal tetto della centrale lo striscione: "First Climate Killer in Italy" (Primo killer del clima in Italia). Avrà contro i contadini. Tutti quelli che sanno bene che la centrale termoelettrica vanta una potenza di 2.640 megawatt ed emette 14,9 milioni di tonnellate all'anno di anidride carbonica (CO2).
Sul sito Filippo G. è preciso, si rivolge a entrambi i cantanti e spiega: "Le analisi svolte dal ministero dell'Ambiente e validate dall'Arpa hanno riscontrato la presenza di pesticidi e metalli pesanti oltre i limiti consentiti nelle coltivazioni di ortaggi destinati alla vendita, nel sottosuolo e nella falda profonda del territorio compreso tra Brindisi e Cerano. Ossidi di azoto e di zolfo, oltre a nanoparticellle e microinquinanti di vario genere danzano allegramente nei polmoni degli ignari (o quasi) salentini. In questo scenario la città di Lecce appare colpita direttamente dalle incidenze neoplastiche diffuse dal Registro tumori jonico salentino. La classifica delle tre province salentine configura proprio Lecce al primo posto con un'incidenza pari all'11,8 per cento dei casi di tumore alle vie respiratorie, seguita dai due poli industriali del territorio, Brindisi (9,3 per cento) e Taranto (8,3 per cento)".
Le facce del libro mettono video di
YouTube. Chiedono che la musica non li tradisca. Sono pronti a perdonare la loro eroina. Ma deve andare via, non salire sul palco. "Iren(e)diti conto, Grandi potresti esserlo davvero", dice  Federico F. che non considera l'ignoranza di una situazione una scusante. A volte fare l'artista è complicato. Così, gli utenti hanno aperto il gruppo:  I veri brindisini boicottano i concerti dell'Enel
. "C'è poco da fare qui, iscrivetevi al gruppo e invitate i vostri amici...credo che nessuno avrà il coraggio, almeno tra i giovani, di andare al concerto. I ragazzi del 'No al carbone' saranno amministratori del gruppo .
L'appello per Irene Grandi e Simone Cristicchi passa anche dalle voci in coro dei Sud Sound System che scrivono: "Non sappiamo se siete informati o meno di quello che produce la centrale a carbone Federico II, ma sappiamo che come noi avete la necessità di comunicare usando il linguaggio della musica, un linguaggio che supera le barriere. La centrale di Cerano è la seconda fabbrica italiana per emissioni di diossina e la prima per anidride carbonica. Ha fatto e sta facendo ammalare gli abitanti del salento. Tutto questo è documentato da primari, ricercatori, giornalisti e dall'amministrazione regionale. La musica è amore, è vita, la centrale di Cerano no. Come avrete capito le informazioni riguardo a questa quotidiana ingiustizia sono spesso confinate alla nostra regione, vi chiediamo di riflettere e, se ve la sentite, di spendere la vostra voce per dire 'no' a tutto questo". Fonte:Repubblica

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22 Luglio 2010 - In Italia 8 centrali nucleari entro il 2019. Scaglia e Prestigiacomo a Washington: intnucleareeresse per il reattore americano. Annunciata la tabella di marcia per il piano nucleare.

Dopo aver sventagliato la possibilità che Caorso torni ad ospitare una centrale nucleare, Stefano Scaglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico, al termine del Forum sull'Energia organizzato da Obama, ha dichiarato che entro il 2019 l'Italia potrebbe avere otto reattori nucleari di nuova generazione in esercizio, probabilmente del modello americano AP1000. Scaglia è entrato nei particolari di fronte alla platea di Washington, ha parlato di quattro centrali da 1.600 MW e di accordi già avviati tra Enel e la francese Edf. Ma con questo non vuole intendere che chiude le porte ad altre ipotesi, tra cui appunto il reattore AP1000, prodotto dalla Westinghouse Electric Company di Pittsburgh.
Autorizzazioni nel 2013 fine lavori per il 2019
Proprio ieri il sottosegretario, insieme ad una delegazione capitanata dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha visitato il sito di produzione del reattore. Scaglia ha concluso confermando l'interesse crescente per questa tecnologia americana, di dimensioni ridotte e complementare ai sistemi francesi. La tabella di marcia è la seguente: nel 2013 si dovrebbero ottenere le autorizzazioni per le otto centrali che saranno ultimate entro il 2019. Le centrali saranno finanziate a due mani, stato e regioni, anche se non sarà una trattativa facile. La mancanza di consenso popolare potrebbe essere più forte dei vantaggi economici a delle forniture energetiche gratuite promesse.
Il Governo non deve scegliere i siti

Anche la Prestigiacomo, in conferenza stampa, assicura il suo impegno per riuscire a posare la “prima pietra” del piano nucleare entro massimo “due o tre anni”. Un buon segno, ricorda, è la fondazione ufficiale dell'Agenzia per la Sicurezza, dopo due anni di pianificazione. E risponde alle domande sulla scelta dei siti affermando che non è competenza del Governo questa decisione. Il Governo sceglie i criteri di fondo a cui il progetto deve attenersi, ma in Italia c'é molta confusione sul tema nucleare, a detta del ministro. Fonte: fire.it

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21 Luglio 2010 - Linee Guida rinnovabili, per i piccoli impianti basterà la Dia. Comunicazione unicfotovoltaico_incentivivenetoa al Comune per gli impianti di maggiore rilevanza, prevista la Via per gli impianti oltre 1 MW.

Un sistema di autorizzazione unica rilasciata dalle Regioni per la costruzione, l'esercizio e la modifica degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di maggiore importanza. Ma anche un sistema di comunicazione unica, da inviare on-line al Comune competente (insieme alla documentazione) per gli impianti considerati opere di edilizia libera di maggiore rilevanza; e infine un terzo sistema facilitato, basato esclusivamente sulla Dia, per gli impianti domestici più piccoli.

Questi, in sintesi, i tre punti principali previsti dalle Linee Guida nazionali per le energie rinnovabili, approvate lo scorso 8 luglio dalla Conferenza Stato-Regioni-Enti locali unitamente al Conto Energia 2011. A partire dalla pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale, le Regioni avranno 90 giorni di tempo per adeguarsi alle Linee Guida. Che però sono state anticipate per taluni aspetti da alcune Regioni – come il Piemonte e l'Umbria– che hanno adottato dei provvedimenti per porre un freno al proliferare degli impianti fotovoltaici su terreni agricoli e in aree vincolate.

Via per gli impianti sopra 1 MW
Assicurare uno sviluppo ordinato delle infrastrutture energetiche, definendo modalità e criteri unitari su tutto il territorio nazionale: è questo l'obiettivo delle Linee Guida predisposte dal ministero dello Sviluppo economico di concerto con i ministeri dell'Ambiente e per i Beni e le Attività culturali. Entrando nello specifico, è prevista la verifica di assoggettabilità alla
Valutazione d'impatto ambientale (Via) per gli impianti da fonti rinnovabili di potenza nominale complessiva superiore a 1 MW
.

Dia per i piccoli impianti
Sarà sufficiente la
denuncia di inizio attività (Dia)
per la realizzazione di impianti fotovoltaici sugli edifici, con superficie dei pannelli non superiore a quella del tetto. Basterà la Dia anche per i mini impianti con capacità di generazione inferiore a 20 kW e per gli impianti elettrici di cogenerazione a biomasse, con capacità massima inferiore a 1000 kWe (piccola cogenerazione) e a 3.000 kWt. La sola Dia è prevista anche per gli impianti a biomasse, aventi capacità di generazione al di sotto dei 200 kW, e per gli impianti eolici con capacità inferiore a 60 kW e le torri anemometriche per la misurazione temporanea del vento, con fase di rilevazione superiore ai tre anni. Sarà infine sufficiente la denuncia di inizio attività per gli impianti idroelettrici e geotermoelettrici, con capacità di generazione inferiore a 100 kW.

Il caso Puglia
Va ricordato infine che la stessa Corte Costituzionale, con la sentenza n. 119 del 22 marzo 2010 con la quale bocciava la semplificazione degli iter autorizzativi prevista dalla R. Puglia, aveva denunciato i
gravi problemi derivanti dall'assenza delle Linee Guida nazionali. In Puglia una Legge regionale (la n. 31/2008), in deroga alle norme nazionali, aveva innalzato a 1 MW
le soglie massime di potenza per la realizzazione di impianti di produzione d'energia da fonti rinnovabili, fissate dal Decreto legislativo n. 387 del 2003 – e confermate oggi dalle Linee Guida nazionali - a 60 kW per l'eolico, 20 kW per il fotovoltaico, 200 kW per la biomassa. La Regione Puglia aveva pertanto reso possibile realizzare con una semplice DIA, una sorta di auto-certificazione, impianti industriali da fonte eolica, fotovoltaica e da biomasse, fino a potenze di 1 MW.

La Corte Costituzionale ha però dichiarato incostituzionale la legge regionale n. 31/2008, ricordando che “maggiori soglie di capacità di generazione e caratteristiche dei siti di installazione per i quali si procede con la disciplina della DIA possono essere individuate solo con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, d’intesa con la Conferenza unificata, senza che la Regione possa provvedervi autonomamente”. Nella sentenza, la Consulta ha quindi rinviato la definizione dei limiti per la sola Dia alle Linee Guida nazionali, che ora sono finalmente in via di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

 Fonte: rinnovabili.it

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15 Luglio 2010 - Detrazione 55%, niente proroga oltre 2010. Per ora. Il maxiemendamento alla soldimanovra fiscale non rifinanzia il credito d'imposta per le ristrutturazioni energetiche. Si spera nella legge di Stabilità

La grande mobilitazione delle forze politiche ed imprenditoriali è riuscita a correggere alcuni provvedimenti inseriti nel testo iniziale della manovra fiscale (DL 78/2010). Nel maxiemendamento si conferma pertanto il regime d'incentivazione dei certificati verdi e viene corretta la deregulation edilizia attraverso paletti inseriti in extremis nella SCIA, la segnalazione certificata d'inizio attività che andrà a sostituire per le attività d'impesa il permesso di costruire e la DIA.

“Grazie alla mobilitazione delle associazioni ambientaliste e all’impegno dell’opposizione il governo è stato costretto a escludere le autorizzazioni paesaggistiche e ambientali dalle norme della finanziaria sulla cosiddetta semplificazione burocratica (SCIA) " dichiarano i senatori del PD Roberto Della Seta e Francesco Ferrante tra i primi che avevano denunciato l’azzeramento delle autorizzazioni paesaggistiche.
Ma non c'è la proroga del 55%
“Nella finanziaria – continuano i senatori del PD - restano invece altre norme che avranno un impatto molto negativo sulle politiche ambientali.  Resta in generale la totale assenza della green economy come frontiera di innovazione tecnologica e di competitività economica". "Basti dire – concludono Ferrante e Della Seta - che malgrado le richieste arrivate da numerose rappresentanze sociali
non è stato rifinanziato il credito d’imposta per le ristrutturazioni energetiche degli edifici
, che ha consentito l’apertura di decine di migliaia di cantieri, e favorito il risparmio d’energia e la riduzione dei consumi di combustibile fossile”.

 Green economy addio
''Bel capolavoro -afferma fabrizio Vigni -a capo di EcoDem:  si spalancano le porte al condono edilizio (attraverso la sanatoria catastale)" . "Come si fa a pensare – continua Vigni - di non prorogare gli incentivi fiscali del 55 per cento per il risparmio energetico nelle abitazioni e per il solare termico? Anche in questo caso si mette il bastone tra le ruote ad una politica virtuosa, dal carattere anticiclico, che nel settore dell'edilizia ha prodotto lavoro, innovazione, sviluppo''.

L'ultima spiaggia sembra essere la Legge di Stabilità in autunno.

Ma quanto costa allo Stato la detrazione del 55%
La realtà dei fatti, come ha spiegato l'Enea, è che la Detrazione del 55% è un provvedimento”anticiclico” cioè che innesca l'economia, come ha fatto negli ultimi due anni.

Nel quadriennio il costo totale dellʼinvestimento è stato stimato in 11,7 miliardi di euro che comporterebbero un mancato gettito per lʼerario di 6,445 miliardi. Una piccola manovra finanziaria, da qui le preoccupazione di Tremonti. Eppure questi investimenti hanno cominciato a rendere e il valore di questa rendita lo calcola il Cresme, a cui LʼEnea ha affidato lo studio. Secondo Cresme il risparmio sulla bolletta energetica è stimabile in 3,2 miliardi di euro. Il dato è valutato su uno specchio temporale di 8 anni, ma si sa che i benefici degli interventi vanno oltre. A questi si aggiungerebbero 3,3 miliardi di gettito fiscale aggiuntivo (IVA, Irpef, Ires delle imprese e dei professionisti coinvolti). Ulteriori 3,8 miliardi sarebbero imputabili allʼincremento dei valori immobiliari. Quindi il beneficio del Sistema Paese ammonterebbe a circa 10 miliardi a fronte dei 6,4 a cui avrebbe dovuto “rinunciare” lʼerario. Ma il sacrificio sembra sia valso la pena perché nelle valutazioni precedenti non sono stati computati una serie di benefici indubbi e non facilmente quantificabili, come:

 • start-up imprese green economy
• nuova occupazione (in termini sociali e fiscali, soprattutto per i giovani)
• emersione sommerso
• vantaggi ambientali
• contenimento penali europee

A onore della cronaca va però riportato che lo stimolo della detrazione ha mosso “solamente” il 47% degli investimenti prodotti. Infatti, secondo quanto emerso da un indagine del Cresme, il 52% degli di coloro che hanno beneficiato della detrazione  avrebbero dato corso agli interventi anche in assenza del beneficio del 55%, anche se è lecito ipotizzare in misura minore e con un sommerso maggiore.

E se non si continuasse?
Nel caso che la detrazione non venisse prorogata, Cresme
stima un aggravio per le casse dello Stato a partire dal 2011
, causato dall’interruzione del maggiore gettito generato dagli investimenti. Ma non andrebbero sottovalutati nemmeno il rallentamento delle potenzialità di innovazione tecnologica e di efficientamento energetico degli edifici; l'interruzione della crescita virtuosa del risparmio energetico e della limitazione della emissione di CO2; il disimpegno pubblico alla crescita culturale in ambito ambientale, che non gioverebbe ad un Paese che ha tutto da guadagnare dalla tutela del proprio patrimonio.

Per tutte queste ragioni - commenta Gianpaolo Valentini a capo del GDL efficienza energetica dell'Enea - è auspicabile una proroga delle detrazioni, da decidersi però al più presto per dare certezze ai produttori, agli installatori, ai professionisti e agli utenti al fine di poter programmare le proprie attività almeno a medio termine e venire incontro alle esigenze di tutti i cittadini. Quindi, una volta dimostrato la ragione per cui il Paese ha bisogno, soprattutto in questa fase, di continuare ad investire è altrettanto evidente, agli occhi dellʼEnea il motivo per cui la detrazione dovrà essere modulata differentemente".

Il bilancio energetico della Detrazione 55%
Nel 2007 sono state inoltrate 106mila domande per investimenti pari a 1,453 mld di euro e un beneficio energetico di 786 GWh. Nel 2008 le domande sono salite a 247.800 per investimenti, pari a 3,5 mld con un beneficio energetico di 1961 GWh. Il dato è un poʼ drogato della ipotizzata sospensione della detrazione con il Dlgs 185, poi ritirata. Infatti nellʼanno successivo cʼè stato un leggero calo, 238mila interventi (dato provvisorio) che hanno indotto investimenti per 2,930 mld. Il risparmio energetico ottenuto è stato di 1656 GWh. Interessante notare
in questʼultimo anno un calo dei prezzi medi per intervento, indotto dalla concorrenza intervenuta e dai nuovi prodotti.

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 Fonte: www.rinnovabili.it

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14 Luglio 2010 - Green design per l'educazione. Dagli esperti USA una proposta per ridisegnare l'iscuolestruzione, fulcro per città più intelligenti e un pianeta più sostenibile

Trung Le, un dei principali education designer dello studio americano Cannon Design, sulle pagine di Fastcodesign.com, ha sviluppato una propria ricetta per un migliore equilibrio tra le nostre limitate risorse planetarie e la rapida espansione della popolazione umana.
Il ruolo delle città
Più della metà dell'umanità intera vive in città e la cifra è destinata a salire del 70% entro il 2050. Questo perché i centri urbani sono supportati da una diversità di sistemi interconnessi e da infrastrutture che migliorano la condizione umana. Data la densità demografica e la massa critica delle politiche economiche, le città, con il loro capitale sociale e intellettuale, diventano poli di innovazione interconnessi tra di loro.
L'importanza della scuola
L'istruzione è però fondamentale per un florido sistema urbano, Trung Le suggerisce quindi di ridisegnare l'istruzione per sviluppare città più intelligenti e un pianeta più sostenibile. La sua idea è “copiata” dal marketing di McDonald's, secondo cui bisogna aprire un fast food ogni 25.000 persone. Una formula che si potrebbe utilizzare con le scuole, assegnandone un certo numero di piccole dimensioni per ogni quartiere di ogni città con una passeggiata di massimo 20 minuti tra la scuola e tutte le case della zona designata. Costruire scuole più vicino a casa, serve a mantenere i quartieri più sicuri e a ridurre drasticamente i costi di trasporto visto che, in questo modo, gli autobus scolastici non servono più.
Concezione obsoleta

Inoltre, tra i banchi di scuola, bisogna educare alla sostenibilità e coinvolgere maggiormente i bambini su questi temi, magari insegnando le pratiche del Leed direttamente nelle ore scolastiche. Un principio di innovazione da applicare a tutte le fasce d'età. Secondo Le, bisogna anche ripensare l'ambiente scolastico in generale, cambiando la pedagogia attuale e la sua dipendenza da un approccio prettamente didattico. E anche la costruzione stessa della scuola, ferma alla tipologia “fabbrica del diciannovesimo secolo” deve essere rinnovata, con spazi e ambienti più sostenibili e moderni, che siano da esempio e da insegnamento per i giovani occupanti.

Fonte: Klimahouse2011

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14 Luglio 2010 - Europa a 27: gli obiettivi del 20-20-20 dell'Italia e degli altri Paesi. Eurostat eleeurostat_uenca i numeri delle rinnovabili nei 27 stati membri. Italia sotto la media

Aumenta il consumo energetico soddisfatto dalle rinnovabili nell'Europa a 27, tanto che nel 2008 è stato il 10,3% del totale. Ma, se a livello europeo ci viene mostrato un vero "boom" in materia di rinnovabili, l'Italia non è da meno. Ovviamente c'è ancora da lavorare, ma i dati sono incoraggianti.

Nel Bel Paese infatti il consumo energetico soddisfatto dalle rinnovabili si è attestato nel 2008 attorno al 6,8%, dato sì sotto la media europea (10,3%), ma in crescita rispetto al 5,2% dell'anno precedente. Ora l'obiettivo assunto dall'Italia in ambito comunitario è quello di raggiungere il 17% entro il 2020; ciò implicherà una forte diffusione delle tecnologie esistenti e l'introduzione accelerata di quelle in fase di sviluppo.

Indagine Eurostat
Questi i dati raccolti da un'indagine Eurostat che conferma l'
aumento della quota di consumo energetico soddisfatta dalle rinnovabili sia nell'Europa a 27, nel 2008 è stata del 10,3% del totale, che nei singoli Stati. Il dato, senza dubbio, costituisce un passo avanti verso l'obiettivo del 20% contenuto nella direttiva comunitaria "20-20-20" e fa ben sperare per i prossimi 10 anni. Il cammino è ovviamente ancora lungo, ma i dati confermano un amento rispetto al 2007 (9,7%)
che fa ben sperare.

Primato svedese
Nel dettaglio, sempre in riferimento al consumo totale, la quota più elevata da fonti rinnovabili (triennio 2006-2008) appartiene a Svezia, Finlandia, Lettonia, Austria e Portogallo. Il
paese svedese si riconferma, dunque, re assoluto grazie al suo 44,4% sul consumo energetico nazionale,
mentre le altre seguono distanziate dalla capolista di almeno 15 punti percentuali.

Fanalini di coda
Al contrario,
chiudono la classifica Malta con il valore più basso (0,2%)
, Lussemburgo (2,1%), il Regno Unito (2,2%), i Paesi Bassi (3,2%) e Belgio (3,3%).

Per quanto riguarda gli incrementi maggiori, questi sono stati registrati in Austria (dal 24,8% nel 2006 al 28,5% nel 2008), Estonia (dal 16,1% al 19,1 ), Romania (dal 17,5 al 20,4%), Portogallo (dal 20,5% al 23,2%) e Slovacchia (dal 6,2 % all’8,4%).

 

2006

2007

2008

obiettivo 2020

EU27

8,8

9,7

10,3

20

Belgio

2,7

3,0

3,3

13

Bulgaria

9,3

9,1

9,4

16

Rep.Ceca

6,4

7,3

7,2

13

Danimarca

16,8

18,1

18,8

30

Germania

6,9

9,0

8,9

18

Estonia

16,1

17,1

19,1

25

Irlanda

3,0

3,4

3,8

16

Grecia

7,2

8,1

8,0

18

Spagna

9,1

9,6

10,7

20

Francia (escluso Guyana francese,
Guadeloupe, Martinique e Réunino)

9,6

10,2

11,0

23

Italia

5,3

5,2

6,8

17

Cipro

2,5

3,1

4,1

13

Lettonia

31,3

29,7

29,9

40

Lituania

14,7

14,2

15,3

23

Lussemburgo

0,9

2,0

2,1

11

Ungheria

5,1

6,0

6,6

13

Malta

0,1

0,2

0,2

10

Olanda

2,5

3,0

3,2

14

Austria

24,8

26,6

28,5

34

Polonia

7,4

7,4

7,9

15

Portogallo

20,5

22,2

23,2

31

Romania

17,5

18,7

20,4

24

Slovenia

15,5

15,6

15,1

25

Slovacchia

6,2

7,4

8,4

14

Finlandia

29,2

28,9

30,5

38

Svezia

42,7

44,2

44,4

49

Gran Bretagna

1,5

1,7

2,2

15

 Fonte Eurostat

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12 Luglio 2010 - Governo: contro lo smog incentivi per veicoli commerciali e recupero energecontro_lo_smog_2tico nel pubblico. Fondo per riqualificazioni energetiche in edifici pubblici. Introdotti anche divieti alla circolazione in migliaia di comuni della cintura padana

E' stato predisposto in tutta velocità dal Ministro Prestigiacomo (ancora non è stato pubblicato il testo definitivo) per evitare una multa della Unione Europea. Si tratta di un disegno di legge (Disposizioni in materia di emissioni di PM10 e di ossidi di azoto) che interviene significativamente sui valori di inquinamento dell'aria in considerazione dei picchi registrati in almeno cinquanta zone del territorio nazionale.

Divieti per i mezzi pesanti
Il disegno di legge prevede l'introduzione di divieti e limiti alla circolazione del traffico per diverse categorie di mezzi di trasporto: gli autobus e i pullman (categorie M2 e M3) e i mezzi N2 e N3 (gli autocarri) con motorizzazioni Euro 1, Euro 2 ed Euro 3 senza Fap
non potranno circolare
dalle 7 alle 23 nelle aree in cui le polveri sottili (Pm10), negli ultimi tre anni hanno oltrepassato i limiti previsti.

Incentivi per mezzi commerciali leggeri Euro 5
Ma non ci sono solamente divieti nel disegno di legge. Vengono anche introdotti incentivi per l'acquisto di veicoli di nuova immatricolazione o classe di omologazione Euro 5, in sostituzione di veicoli commerciali classificati nella categoria N1 ed Euro 0.

Riqualificazione energetica edifici pubblici
Nel medesimo provvedimento il Governo pone attenzione anche al patrimonio immobiliare pubblico. Viene infatti istituito un
Fondo di rotazione (da quantificare) per interventi di riqualificazione energetica per gli edifici pubblici,
installazione di pannelli solari, sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti a caldaie di condensazione.

Nel Ddl sono anche previste misure di limitazione e contenimento delle emissioni inquinanti delle navi all'ormeggio.

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12 Luglio 2010 - BIOMASSE LOCALI E SVILUPPO TERRITORIALE, AL VIA UN BANDO EUROPEO.

 Elaborare Piani d'Azione Regionali e/o locali per lo sviluppo e lo sfruttamento delle biomasse (legnose, da rifiuti, da allevamento, ecc.) per la produzione di energia. È questo l'obiettivo del progetto europeo BIO-EN-AREA (acronimo che sta per “miglioramento delle politiche regionali per la bioenergia e lo sviluppo territoriale”), il cui bando si è aperto nei giorni scorsi.

Con un budget complessivo di 3.160.000 euro e cofinanziato con i Fondi Europei di Sviluppo Regionale (FESR), il progetto coinvolge sette Paesi europei: Italia con l'Agenzia provinciale per l’Energia della Provincia di Trento, Spagna, Irlanda, Svezia, Estonia, Grecia, Slovacchia. Tra gli obiettivi, individuare nelle Regioni partner delle aree svantaggiate che agiscano come “aree pioniere” nello sfruttamento sostenibile di bio-risorse locali a fini energetici per promuovere, attraverso questa iniziativa, lo sviluppo socio-economico dei territori.

Il progetto prevede quindi l’implementazione di sotto-progetti territoriali all'interno delle Regioni partner, che saranno selezionati in base al bando pubblicato il 16 giugno 2010 sul sito del progetto: www.bioenarea.eu. Il bando ha una dotazione complessiva di 1.400.000 euro di cui circa 200.000 euro sono riservati ai partecipanti della Provincia autonoma di Trento. Ciascuno dei sotto-progetti presentati dovrà coinvolgere almeno tre autorità locali o enti di diritto pubblico, situati nei territori di tre diverse Regioni partner. I progetti vanno presentati entro il 20 settembre 2010.

Maggiori informazioni, anche in italiano, sono disponibili sul sito dell'Agenzia Provinciale per l'Energia (APE): www.energia.provincia.tn.it

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10 Luglio 2010 - Linee Guida per autorizzazione di impianti da rinnovabili. Ok da conferinnovabili_altoadige_disegnoleggerenza Stato-Regioni.  Definiti criteri unitari e procedure semplificate per impianti da rinnovabili sul territorio nazionale.

Avranno 90 giorni le Regioni per adeguarsi alle Linee Guida amministrative per le fonti rinnovabili. Il conto alla rovescia partirà con la pubblicazione del  testo in GU. Si tratta del tanto atteso provvedimento, predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell'Ambiente e con il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, che giovedì 8 luglio è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni-Enti Locali insieme al terzo Conto energia fotovoltaico.

Le Linee Guida nazionali riguardano l'Autorizzazione Unica per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. L'obiettivo è definire modalità e criteri unitari sul territorio nazionale per assicurare uno sviluppo ordinato delle infrastrutture energetiche. Pochi giorni addietro Piemonte e Umbria hanno anticipato alcune indicazioni delle linee Guida sottraendo ai nuovi impianti fotovoltaici fette di territorio considerato di pregio. Ma le due Regioni avevano giocato "d'azzardo" perché mancava ancora una normativa nazionale a cui adeguarsi.

Tutela dei professionisti e dei cittadini
"Con le Linee Guida approvate dalla Conferenza Unificata vengono
fornite regole certe che favoriscono gli investimenti e consentono di coniugare le esigenze di crescita e il rispetto dell'ambiente e del paesaggio" afferma il sottosegretario allo Sviluppo Stefano Saglia, ma soprattutto consentono a tecnici e professionisti di avere un indicazione chiara delle tipologie d'impianto, fonte per fonte, che possono accedere a DIA e ad attività di edilizia libera. Si tratta, come chiarisce una nota del ministero dello Sviluppo di regole per la trasparenza amministrativa dell'iter di autorizzazione, individuando i contenuti delle istanze, le modalità di avvio e svolgimento del
procedimento unico di autorizzazione.

Tutela del territorio
Le linee guida avranno l'ulteriore funzione di determinare  i criteri e le modalità di
inserimento degli impianti nel paesaggio e sul territorio, con particolare riguardo agli impianti eolici (per cui è stato sviluppato un allegato ad hoc). Nelle intenzioni delle regioni e del Governo occorre puntare verso un giusto mix tra esigenze di sviluppo del settore e tutela del territorio: eventuali aree non idonee all'installazione degli impianti da fonti rinnovabili possono essere individuate dalle Regioni esclusivamente nell'ambito dei provvedimenti con cui esse fissano gli strumenti e le modalità per il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di sviluppo delle fonti rinnovabili. In sostanza, le regioni non potranno acriticamente sottrarre aree di territorio agli impianti per le fonti di energia rinnovabile in assenza di un quadro d'interventi atti a conseguire gli obiettivi imposti dalla UE e dal
Piano nazionale sulle rinnovabili.

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08 Luglio 2010 - Dalla UE nuove regole sulle emissioni industriali. Limiti più severi daciminiere_batl 2016, anticipati al 2012 per le centrali elettriche. Legambiente attacca: "I vecchi impianti inquineranno per altri 10 anni"

Già dal 2012 le nuove centrali elettriche ed energetiche dovranno rispettari limiti più stingenti sulle emissioni inquinanti. Dal 2016 il giro di vite sulle emissioni di sostanze nocive, quali ossido d'azoto, anidride solforosa e polveri sottili, coinvolgeranno anche gli altri impianti industriali. In sintesi sono questi i contenuti della Direttiva UE sulle emissioni industriali, approvata mercoledì 7 luglio, con 639 voti a favore, 35 contrari e 10 astensioni. Il testo, frutto di un accordo col Consiglio dei Ministri, cercherà di colmare le gravi lacune dell'attuale legislazione comunitaria sulle emissioni inquinanti.

Le nuove regole potrebbero invece non applicarsi mai a un certo numero d'impianti di vecchia data, nel caso questi cessino ogni attività nel 2023 o 17.500 ore di lavoro dopo il 2016. Le nuove centrali elettriche ed energetiche dovranno comunque conformarsi alle nuove regole entro il 2012.

Obiettivi
Obiettivo della Direttiva, che riunisce sette diverse legislazioni in materia, inclusa la Direttiva sui grandi impianti di combustione e quella sulla Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (IPPC), è il
miglioramento della protezione dell'ambiente e della salute.

Soddisfatto il relatore per il PE, Holger Krahmer: " Dopo oltre due anni di negoziati difficili, abbiamo raggiunto un compromesso che contribuirà a migliorare l'attuazione della direttiva. Rispetto alla situazione attuale, l'accordo offre maggiore chiarezza e condizioni eque in tutta Europa sui requisiti ambientali per gli impianti industriali".

Possibilità di deroghe
La nuova direttiva offre ai governi nazionali anche
flessibilità nell'applicazione delle limitazioni per le centrali elettriche e la possibilità di sospendere le regole, sotto certe condizioni, per un circoscritto numero d'impianti. I Governi dovranno però dimostrare che i costi relativi all'applicazione dei nuovi limiti sono sproporzionati rispetto ai benefici in termini ambientali, a causa di ragioni tecniche o circostante locali specifiche. Per evitare che tale flessibilità porti a una disapplicazione ingiustificata delle nuove regole, ogni decisione di questo tipo dovrà essere seguita da una valutazione d'impatto ambientale
.

La nuova direttiva, spiega Legambiente in una nota, "prevede la possibilità per gli Stati membri di concedere agli operatori di grandi impianti di combustione deroghe sull’applicazione delle BAT (Best Available Techniques) fino al 30 giugno 2020 attraverso la redazione di Piani nazionali da inviare entro la fine del 2013 alla Commissione per la loro verifica ed eventuale approvazione. Si tratta in particolare delle vecchie centrali a carbone responsabili di circa il 90% delle emissioni industriali di anidride solforosa (SO2) e ossidi di azoto (NOx) con un forte impatto sulla qualità dell’aria e la salute dei cittadini europei. Potranno comunque usufruire di deroghe anche gli impianti che non rientrano nei Piani nazionali approvati dalla Commissione".

Le critiche di Legambiente

"Gli impianti industriali e le centrali a carbone che finora hanno potuto inquinare senza adeguarsi alle BAT  potranno continuare a farlo per almeno un altro decennio – ha sottolineato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – mentre i cittadini italiani dovranno continuare a pagare i costi ambientali e sanitari provocati dall’attività inquinante di questi impianti”. Critiche che sono state ribadite da Ciafani anche per ciò che riguarda i criteri di applicazione della BAT (best available techniques) che “continuano a mantenere la forma di "linee guida" e non di criteri legalmente vincolanti”.

Italia: Ilva di Taranto peggior impianto per inquinamento atmosferico
In Italia la
nuova normativa verrà applicata ai grandi impianti industriali e alle centrali a carbone
già in notevole ritardo rispetto ai limiti meno rigorosi previsti dalla normativa vigente.

Secondo i dati riportati nell’E-Prtr l’European Pollutant Release and Transfer Register – in corso di validazione da parte dell’Ispra – nel 2008 è stata l’Ilva di Taranto a raggiungere il poco invidiabile traguardo del peggior impianto industriale per inquinamento atmosferico. Sono state circa 248.000 le tonnellate di monossido di carbonio prodotte dallo stabilimento pugliese insieme a 12.500 tonnellate di ossidi di azoto (NOx), 12.700 tonnellate di ossidi di zolfo (SOx), 11,2 tonnellate di piombo, 105 kg di mercurio e i 97 grammi di diossine e furani.

Fonte:www.Energymanager.net

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07 Luglio 2010 - Piemonte e Umbria, freno sugli impianti Fv a terra. Meno consumo fotovoltaico_rapportogsedi terreni agricoli e con vincoli territoriali. Incentivi ad impianti su edifici e in aree marginali

Si scalda l'attivita legislativa delle Regioni in attesa della Conferenza Unificata di domani in cui si discuterà anche  delle linee guida nazionali sugli impianti per rinnovabili. Tra le regioni che non hanno saputo attendere l'atto d'indirizzo nazionale ci sono il Piemonte e l'Umbria, le cui Giunte si sono espresse nelle ultime ore nel merito del provvedimento, togliendo fette di territorio "dall'aggressione" del fotovoltaico a terra.
La moratoria del Piemonte
La Giunta regionale del Piemonte ha approvato un disegno di legge, che ora passa all'esame del Consiglio, per regolamentare l’utilizzo del territorio finalizzato ad ospitare impianti fotovoltaici a terra.

“La posizione dell’amministrazione su questi temi - spiega l’assessore all’Energia, Massimo Giordano - è nota: al suo insediamento, questa Giunta sta lavorando per la definizione di nuovi strumenti di incentivazione al fotovoltaico sulla superficie di edifici e in aree marginali. È fra le nostre priorità porre un freno al proliferare di questi impianti su terreni agricoli e con vincoli territoriali. In questi anni c’è stata un’eccessiva crescita di tali installazioni, che hanno deturpato intere aree del territorio piemontese. Si impone quindi una regolamentazione”.

In arrivo le linee guida nazionali
Domani, ha ricordato l'assessore, sarà all'ordine del giorno della Conferenza unificata Stato-Regione-Autonomie locali l'adozione delle
linee guida nazionali con le quali viene riconosciuto alle Regioni l’obiettivo di salvaguardia dei territori
, disciplinando il corretto sviluppo delle energie da fonti rinnovabili. “Il problema di disciplinare questo utilizzo – sottolinea Giordano - è comune a tutti. Noi abbiamo deciso di intervenire con un disegno di legge, su cui stiamo lavorando, perché da molti anni attendiamo l’approvazione delle linee guida a livello nazionale”.

“Come è nostra abitudine - conclude l’assessore - intendiamo sottoporre il testo del disegno di legge a tutti gli attori interessati, con particolare riferimento alle amministrazioni locali e al mondo dell’agricoltura”.
Stretta di vite anche dalla Giunta Umbra
Non ha perso tempo neanche la Giunta regionale dell'Umbria che ha emanato la terza delibera (in quattro mesi) sull'installazione dei pannelli solari volta alla "minimizzazione dell'impatto paesaggistico connesso alla realizzazione di impianti per la produzione di energia mediante l'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili - solare fotovoltaica - con moduli al suolo e potenza superiore a 20 kW". Questa iniziativa legislativa, che pone un
vincolo ad impianti in aree di interesse paesaggistico e storico
, avrebbe suscitato qualche dubbio nella stessa maggioranza poiché ''simili provvedimenti spettano alla Conferenza Stato Regioni (in programma per l'8 luglio)''.

La nuova delibera prevede che nelle aree non classificate di particolare interesse agricolo, la realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli al suolo è consentita fino alla potenza di 1 MW senza vincoli specifici. Sono precluse all'installazione i centri storici, gli edifici di particolare interesse architettonico e paesaggistico, le aree boscate e i parchi, i terreni con produzioni agricole di qualità, le aree classificate come beni paesaggistici. Nelle aree di particolare pregio non ci sono vincoli per piccoli impianti in autoconsumo certificato dalle fatturazioni dei consumi.

Utilizzare le aree compromesse
Le disposizioni non riguardano gli impianti fotovoltaici integrati su tetti di edifici civili e capannoni industriali, che costituiscono "interventi da privilegiare" , come ha spiegato l'assessore regionale all'Ambiente Silvano Rometti durante la conferenza stampa di presentazione. L'assessore ha chiarito che "per la localizzazione degli impianti fotovoltaici sono
da preferire le aree produttive e le aree "compromesse"
come quelle di pertinenza o adiacenti alle reti infrastrutturali viarie, ferroviarie, alle reti elettriche di alta tensione, alle aree produttive artigianali e industriali, a quelle utilizzate per depuratori, impianti di trattamento, recupero e smaltimento rifiuti e aree di cava e di giacimento di cava, stabilendo per queste aree specifici criteri".

Fonte: Assosolare

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07 Luglio 2010 - Certificati verdi, salvi con nuovo emendamento in Commissione. Se approcertificati_verdi_emendamento_due_azzolinivato ridotta del 30% la quota di ritiro dal 2011, i risparmi sul Cip6 finanzierebbero la Ricerca. Il PD: "una toppa peggiore del buco"

Forse le telefonate di Marcegaglia a Berlusconi hanno avuto un certo effetto, forse il tiro di polemiche sul contestato art. 45 della manovra fiscale, osteggiato dalla stessa maggioranza ha smosso il ministro Tremonti. Finalmente oggi è arrivato in Commissione Bilancio del Senato un nuovo emendamento che manterrebbe l'obbligo di riacquisto dei certificati verdi invenduti da parte del GME. Ma il nuovo emendamento prevede di mantenere anche il finanziamento alla ricerca universitaria così come indicato nel primo emendamento proposto dal relatore Azzollini.

L'emendamento in discussione in questa ore in Commissione Bilancio prevede il mantenimento dell'obbligo di riacquisto da parte del GME, ma metterebbe in condizione il Governo di fare cassa dalle economie derivanti dalle convenzioni per l'abolizione volontaria anticipata dei contributi Cip6 . Dal 2011 ci sarebbero i risparmi per i consumatori grazie a una diminuzione del 30% (rispetto al 2010) dei certificati verdi, prevedendo che almeno l'80% di tale riduzione derivi dal contenimento della quantità di certificati verdi in eccesso.
Nelle intenzioni del Governo c'è la creazione delle condizioni affinché il prezzo di ritiro da parte del Gestore sia sempre inferiore al prezzo di vendita dei CV sul mercato, evitando così le distorsioni che si sono verificate nel passato.
Le reazioni dell'opposizione
"Non ci sono scorciatoie e anche l'ultimo emendamento proposto dal relatore questa mattina è una toppa peggiore del buco in quanto da una parte insiste nell'introduzione di una nuova tassa a carico dei cittadini e dall'altra non risolve il pasticcio sui certificati verdi" - dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile delle politiche per i cambiamenti climatici del Pd. - "O si cancella l'articolo 45, come abbiamo chiesto fin dall'inizio della discussione di questa manovra, rimandando ad un confronto più organico e approfondito sul sistema di incentivazione delle rinnovabili, o s
i aumenta la quota d'obbligo di acquisto di certificati verdi da parte dei produttori di energia da fonti fossili
come richiesto dai Senatori Sanna e Bubbico) in modo da trasferire i costi dal cittadino alle imprese più inquinanti" - conclude Ferrante. Fonte: www.rinnovabili.it

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06 Luglio 2010 - Parchi, industrie, condono: I tre "schiaffi" della manovra. La legge finanziarParchi, industrie, condono I tre "schiaffi"  della 
manovra  ia sferrà tre colpi devastanti all'economia reale, quella che corre nei binari della legalità e produce beni invece di speculazioni

ROMA - Il condono che i giorni pari entra in Finanziaria e i giorni dispari esce. I parchi con i fondi che vengono dimezzati annullando 30 anni di sforzi e di successi anche economici. Le industrie rinnovabili bloccate a metà corsa, punendo gli imprenditori che hanno scommesso sul futuro. Tre colpi devastanti. Dritti sul bersaglio dell'economia reale, quella che corre nei binari della legalità e produce beni invece di speculazioni.
L'aspetto ambientale della manovra finanziaria ha un potenziale talmente rovinoso da aver creato un'onda di rigetto che ha spinto più volte il governo a fare un passo indietro. Ma a ogni passo indietro sono seguiti due passi avanti. Risultato: le minacce restano ancora lì. Ecco i rischi principali.
Condono. Siamo all'ennesimo replay. Replay dell'effetto diretto e dell'effetto annuncio. Il condono Berlusconi del 2003 ha prodotto 40 mila nuove case illegali nel corso dell'anno e 82 mila case nei due anni precedenti, quelli di attesa dell'evento annunciato. Il ripetersi dei colpi di spugna finisce per cancellare il senso della normativa rischiando di creare assuefazione e abitudine all'illegalità e di consegnare un'altra quota di potere alle ecomafie. Inoltre, come nota il responsabile green economy del Pd Ermete Realacci, i condoni rendono tutti meno sicuri: "I morti per la frana ad Ischia che ha spazzato via una casa abusiva su un costone ad alto rischio di smottamento prefigurano uno scenario in cui il malgoverno del territorio si traduce in un aumento secco del pericolo". Andiamo incontro a un periodo in cui, a causa dei cambiamenti climatici, il rischio di dissesto territoriale aumenterà e invece di ridurlo si esaspera ulteriormente.
Articolo 45. Smantellare il meccanismo dei certificati verdi non porterà un euro nelle casse dello Stato ma ne toglierà parecchi. Ci sono impianti di rinnovabili per 4,6 miliardi di euro già realizzati e altri per 2,7 miliardi in fase di completamento: bloccando i certificati verdi si bloccano i pagamenti. "E' come se si rendesse impossibile pagare le rate del mutuo di una casa", spiega Simone Togni, segretario dell'Anev, l'associazione dei produttori eolici. "Vorrebbe dire consegnare gli impianti alle banche, che non avrebbero la possibilità di gestirli e li chiuderebbero. Tradotto in termini energetici ed economici approvare l'articolo 45 porterebbe dunque a tre danni. Primo: si rinuncia a 3,5 miliardi di chilowattora di energia pulita. Secondo: si toglie dal bilancio dello Stato il gettito fiscale garantito dalle industrie che vengono chiuse; al 2020 saranno 8 miliardi di gettito fiscale mancante. Terzo: scatterebbero sanzioni da parte di Bruxelles per un valore complessivo di alcuni miliardi, e saremmo costretti a pagare per il mancato rispetto degli obiettivi europei".
Parchi
. Il dimezzamento dei fondi per la rete nazionale dei parchi (attualmente 50 milioni di euro) cancellerebbe il percorso che ha faticosamente portato il nostro paese ad avere più del 10 per cento di territorio tutelato ottenendo benefici non solo in termini ambientali ma anche per l'indotto creato da uno dei pochi segmenti turistici che in Italia continua a crescere. "Io utilizzo 500 mila euro per far funzionare i comandi della Forestale e 300 mila euro per le misure anti incendio", fa presente Domenico Pappaterra, presidente del parco nazionale del Pollino. "Se me li toglieranno si perderà il beneficio che riesco a garantire, circa 500 ettari l'anno di bosco salvato. Questi 500 ettari valgono 3 milioni di euro e assorbono 500 mila tonnellate di anidride carbonica. Il taglio del governo non è un buon affare da nessun punto di vista". Fonte: Repubblica

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06 Luglio 2010 - Conto energia 2011, giovedì in Conferenza Unificata. Le Regioni vconto_energia_in_conferenza_unificataaluteranno la versione definitiva del decreto. Confermato il taglio del 6% a quadrimestre da gennaio 2011

Giovedì la seduta della Conferenza Unificata  discuterà le Linee guida per le rinnovabili e la bozza del Conto Energia 2011. Lo ha annunciato il ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto, che parteciperà alla riunione insieme al ministro Tremonti. L'attesa bozza per il rinnovo nel 2011 degli incentivi per il Conto Energia fotovoltaico è stata esaminata dai gruppi tecnici delle regioni nelle sedute del 22 e 24 giugno scorso e successivamente trasmessa dal Ministero dello Sviluppo alle associazioni di categoria, agli enti interessati e all'Authority.

I contenuti sembrerebbero essere definitivi; lo stesso Sottosegretario Stefano Saglia ha anticipato durante la presentazione del portale corrente.it il calo graduale del 6% al quadrimestre dell'incentivo nel 2011 e 2012. Affinché il tutto sia confermato si attende però il pronunciamento della Conferenza Stato Regioni e la pubblicazione in G.U. del Decreto.

Ma anche questa volta potrebbe saltare l'incontro. Nella stessa riunone Governo e Regioni dovranno discutere della Manovra.  "Come facciamo - afferma Chiamparino, presidente Anci - a dare un parere se non abbiamo avuto un incontro politico con il governo per capire se ci sono i margini per riequilibrare la manovra?''.

Validità del nuovo conto energia
Lasciando da parte la querelle politica che sta investendo il settore delle rinnovabili anticipiamo i contenuti della bozza del nuovo conto energia, che entrerà in vigore il prossimo gennaio e rimarrà valido sino a tutto il 2013, momento entro il quale si attende il Decreto che definirà le tariffe e le modalità per gli anni successivi.

Secondo la bozza circolata gli impianti verrebbero divisi in diverse classi di potenza con incentivi decrescenti: da 1 a 3 kW; da 3 a 20 kW; da 20 a 200 kW; tra 200 e 1000 kW; dai 1000 kW a 5mila kW; e oltre 5mila kW. Prima un impianto superiore a 20 kWp aveva lo stesso incentivo di un impianto multimegawatt. Ora ci sono vari scaglioni, l’ultimo dei quali di 1.000 kWp a salire”.

La bozza del conto energia prevede tre variazioni di tariffe nel corso del 2011, con un calo del 6% ogni quadrimestre, a partire dal primo gennaio. Alla fine dell'anno la decurtazione sarà del 18% rispetto a oggi. Scenderà di un ulteriore 6% l'anno sia nel 2012 che nel 2013.

Potenza incentivabile fino a 3mila MW
Riguardo la potenza incentivabile, la bozza di decreto prevederebbe un aumento dagli attuali 2 mila MW fino ai 3 mila MW. A questa potenza andrebbero aggiunti altri 200 MW per il fotovoltaico a concentrazione e ulteriori 3
00 MW per gli impianti integrati con caratteristiche innovative
.

Gli impianti che hanno potenza sino a 200 Kw potranno usufruire del regime di scambio sul posto anche dopo la scadenza degli incentivi

Il Decreto specifica anche gli ambiti di cumulabilità degli incentivi con altri ricevuti da enti in conto capitale e chiarisce da subito la non cumulabilità con le detrazioni fiscali.

DUE TIPOLOGIE DI TARIFFE
La bozza del Conto Energia divide gli impianti in “Altri impianti” e “Impianti realizzati su edifici” Scompare la definizione di “parzialmente integrati” e di “integrati”che ha consentito di interpretare in modo molto ampio le prescrizioni della Guida del GSE all'integrazione, favorendo l'accesso a tariffe particolarmente incentivanti di interventi architettonicamente poco significativi. Infatti, secondo i dati forniti dal GiFI (marzo 2010), solo il 7% degli impianti installati nel 2009 non avrebbe alcuna integrazione, mentre ben il 62% degli impianti risulta parzialmente integrato, e il 31% integrato. Guardando le statistiche sotto l'aspetto della potenza installata troviamo il 32% di potenza non integrata (gli impianti a terra sono di maggiori dimensioni) il 38% parzialmente integrati e il 30% integrati. E palese che un quadro di questo tipo contrasti con l'esperienza visiva di ciascuno relativamente agli impianti poco integrati nel panorama delle città o sui capannoni industriali.

Nella tabella che segue si riportano le tariffe attualmente previste dalla bozza del Decreto, tariffe non ancora confermate:

tabella_conto_en

GLI IMPIANTI SU EDIFICI
Il decreto dedica ampia parte alla definizione delle caratteristiche degli impianti installati su edifici. Queste sono indicate nell'allegato 2 e specificano che per accedere alla tariffa gli impianti devono rispettare le seguenti prescrizioni:

-Moduli installati sui tetti piani o coperture con pendenza fino a 5° (altezza massima rispetto al piano 30 cm)

-Moduli complanari installati sui tetti a falda

-Installazione su tetti differenti rispetti a quanto sopra ma con tolleranze di più meno 10°

-Moduli utilizzati come frangisole di superfici trasparenti e collegati alla facciata

Si specifica che pergole, serre, tettoie e pensiline non rientrano nella definizione di edificio e accederebbero ad una tariffa media tra le due.

A migliore comprensione delle tipologie ammesse verrà predisposta una apposita guida dal GSE entro fine anno.

PREMI
Il nuovo decreto individua anche premi del 5% in funzione delle aree in cui sorge l'impianto (discariche, cave, ex aree industriali, siti da bonificare ecc.) e se installato in sostituzione di coperture in eternit.

Viene confermato il premio fino al 30% per impianti realizzati su edifici che conseguano anche un miglioramento del fabbisogno di energia dell'involucro edilizio per il fabbisogno  estivo ed invernale, anche con interventi parziali eseguiti in tempi successivi, purché ciascun intervento riduca il fabbisogno di almeno il 10%.

Relativamente al nuovo viene introdotto un premio del 30% per un miglioramento del 50% degli indici di prestazione energetica estiva (solo involucro) ed invernale indicati nel DPR 59/09.

IMPIANTI FOTOVOLTAICI INTEGRATI CON CARATTERISTICHE INNOVATIVE
Un apposito articolo del decreto è dedicato alla definizione delle tariffe incentivanti per impianti realizzati con moduli e componenti speciali,
sviluppati appositamente per sostituire elementi architettonici
che rispondono alle indicazioni dell'allegato 4 del decreto. Per questa tipologia di impianti le nuove tariffe confrontate con quelle precedenti, riferite agli impianti totalmente integrati, sono di fatto ridotte in alcuni casi dello 0,5%. Più precisamente: da 1 a 20 kW 0,44 euro kWh; da 20 a 200 kW 0,40 euro kWh; sopra 0,37 euro kWh.

In realtà su questo aspetto le cose si complicano perché secondo il decreto i moduli dovrebbero assolvere a funzioni fondamentali quali:

- la protezione e regolazione termica dell'edificio (trasmittanza termica comparabile con quella del componente architettonico sostituito);

- la tenuta all'acqua;

- la tenuta meccanica.

Se queste funzioni risultano assolvibili dai componenti d'involucro fv vetro-vetro, che facilmente possono sostituire gli elementi trasparenti, a parere nostro, sarebbero di difficile conseguimento, almeno nella formulazione attuale del decreto, dai componenti opachi, quali moduli per facciate ventilate o elementi di copertura opachi, quali tegole. Dalla lettura del decreto sembrerebbe che le prestazioni debbano esse assicurate dal solo modulo che integra il fotovoltaico, quando nella pratica costruttiva è il pacchetto costituente il componente edilizio che assolve questa funzione.  Sembra quasi che il legislatore voglia indirizzare l'industria fotovoltaica verso la produzione di componenti edilizi pacchettizzati con caratteristiche fotovoltaiche. Fonte: www.energymanager.net

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06 Luglio 2010 - ELENA: sostegno a città e regioni per uno sviluppo sostenibile. Dalla Commielenassione europea 1 miliardo di euro per sostenere progetti di efficienza energetica su larga scala

Attualmente, le aree urbane sono responsabili per il 70-80% del consumo energetico e delle emissioni di CO2 in Europa. Per questo motivo, diverse città e regioni europee hanno elaborato piani ambientali ed energetici ambiziosi. Molte però devono rinunciare a queste politiche sostenibili poiché non dispongono delle capacità tecniche necessarie per sviluppare programmi di investimento di ampio respiro.

Il programma ELENA
Proprio per venire incontro a questi ambiziosi progetti, nel 2009 la Commissione Europea insieme alla Banca Europea per gli investimenti (BEI) hanno varato il meccanismo ELENA (European Local ENergy Assistance),
nato proprio con l'obiettivo di sostenere progetti di efficienza energetica e di energia rinnovabile per un valore di oltre 1 miliardo di euro nel 2010.

Per conseguire tale obiettivo, ELENA intende erogare 30 milioni di euro tramite il programma Energia intelligente per l’Europa (EIE) al fine di aiutare città e regioni a mettere in atto progetti di investimento praticabili nei settori dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e dei trasporti urbani sostenibili.

Come funziona?
Il meccanismo
aiuta gli enti locali e regionali dei paesi che partecipano al programma EIE. T
ramite studi di fattibilità e di mercato offre assistenza nella fase di definizione dei programmi di investimento. Vengono, inoltre, offerte attività di orientamento all’elaborazione di piani aziendali, allo svolgimento di audit energetici e al rispetto delle rigorose procedure delle gare di appalto. Per garantire che le località interessate ricevano il sostegno necessario, ciascun progetto di investimento viene valutato da tecnici ed economisti della BEI.

Primo firmatario
La
Diputació de Barcelona (provincia di Barcellona) è stata il primo ente a ottenere il sostegno di ELENA. Grazie all’accordo, la provincia riceverà 2 milioni di euro per finanziare l’assistenza tecnica necessaria ai fini dell'elaborazione di un programma di investimenti da 500 milioni di euro. Tale programma dovrebbe consentire di raggiungere una capacità fotovoltaica di 87,5 MWp
(ovvero 1,5 milioni di m2 di superficie fotovoltaica), in grado di generare fino a 114 GWh di elettricità all’anno.

150.000-200.000 ton di CO2 in meno all'anno
Nel complesso, si punta a un
risparmio di 280 GWh all’anno. Le emissioni di CO2, inoltre, saranno ridotte mediamente di 150.000-200.000 tonnellate all'anno, mentre da un punto di vista sociale verranno creati 4.500 nuovi posti di lavoro. A livello locale, la Diputació de Barcelona è diventata un pioniere nel campo del cambiamento climatico:
tramite il suo piano energetico per il periodo 2002-2012, la provincia mira a ridurre il consumo energetico del 17% e le emissioni di gas a effetto serra del 20%.

56 nuove attività a Barcellona
I finanziamenti, che potrebbero essere creati grazie al meccanismo, aiuteranno Barcellona ad avviare
56 attività delineate nel piano energetico,
tutte misure ambientali inserite nell’ambito dei trasporti sostenibili, della gestione dei rifiuti, dell’edilizia sostenibile e dell’efficienza energetica.

Ad esempio, il comune di Mataró ha investito in una rete sotterranea di tubature lunga 13 km che servirà a fornire riscaldamento (utilizzando fonti di energia rinnovabile) e acqua calda a 14 edifici pubblici. Grazie all’aiuto offerto dal meccanismo, la provincia di Barcellona può stimolare gli altri suoi comuni ad adottare misure ambientali simili.

Di per sé fondamentale, l’assistenza tecnica e finanziaria fornita da ELENA sarà determinante per garantire che gli enti locali riescano a portare a termine i propri programmi di sviluppo sostenibile. Fornendo loro gli strumenti utili a vincere le sfide poste dal cambiamento climatico, l’UE può aiutare gli attori locali a sviluppare soluzioni proprie.

FONTE: Energoclub

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05 Luglio 2010 - Europa: il 62% dei nuovi impianti produce energia verde. Con tale tassorenewable-energy-in-tourism di crescita nel 2020 raggiungeremo il 35/40% da FER del consumo complessivo di energia elettrica in tutta Europa

Pubblicato oggi dalla European Commission's Joint Research Centre (JRC), il rapporto "Renewable Energy Snapshots" all'interno del quale è stato rilevato che le fonti energetiche rinnovabili rappresentano il 62% (17 GW) della capacità di generazione di energia elettrica installata nell'UE a 27 nel 2009. La quota, rispetto al 2008, è salita di ben 5 punti percentuali. Il report si basa principalmente su due tipi di dati: quelli provenienti dai paesi UE e quelli forniti da Eurostat, Ufficio Statistico delle Comunità Europee.

Cauto ottimismo
Ecco ciò che è emerso dalla consultazione del report.
Nel 2009, in termini assoluti, circa il 19,9% (608TWh) del consumo totale di energia elettrica in Europa (3042 TWh) proveniva da fonti energetiche rinnovabili.
Tra queste il contributo maggiore è arrivato dall'energia idroelettrica (11,6%), seguita da eolico (4,2%), biomasse (3,5%) e solare (0,4%).

Per quanto riguarda le costruzioni di nuove aree produttrici di energia rinnovabile, sempre per l'anno 2009, il 37,1% di queste è sono state destinate all'eolico, il 21% al fotovoltaico, il 2,1% alle biomasse, l'1,4% all'idroelettrico e, infine, lo 0,4% all'energia solare a concentrazione. Il restante 38% è stato invece così suddiviso: 24% per le centrali elettriche a gas, 8,7% per quelle a carbone, 2,1% per il petrolio, 1,6% per l'incenerimento dei rifiuti e altrettanto per il nucleare.

Se i tassi di crescita annuali verranno mantenuti, nel 2020 potremmo produrre da fonti rinnovabili fino a 1400 TWh di elettricità, ossia il 35-40% del consumo complessivo in tutta Europa. Ovviamente ciò dipende da diversi fattori, soprattutto dalle politiche comunitarie in materia di rendimento elettrico, ma costituirebbe sicuramente un grosso aiuto per il raggiungimento dell'obiettivo del 20% (entro il 2020) per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Sintesi dei risultati

In seguito mostriamo in pillole i risultati emersi dalla consultazione delle 53 pagine del report.

Energia eolica: con oltre 74 GW di capacità installata nel 2009, è già stato superato l'obiettivo prefissato per il 2010, ossia i 40 GW. Ora il nuovo obiettivo è quello di raggiungere entro il 2020 230 GW di capacità installata (40 GW off-shore) che forniranno il 20% del fabbisogno elettrico europeo.

Biomassa: se continua il trend positivo la produzione di energia elettrica da biomassa potrebbe raddoppiare, passando dai 108 TWh del 2008 ai 200 TWh nel 2010.

Solare a concentrazione (CSP): in Europa la capacità installata è relativamente piccola: 0,430 GW in maggio 2010, circa lo 0,5% del totale anche se in costante aumento. Si stima che circa 20 GW potrebbero essere installati entro il 2020 se verrà realizzata l'European Solar Industry Initiative (ESII).

Solare fotovoltaico: dal 2003 a oggi la capacità totale installata è raddoppiata ogni anno. Nel 2009 ha raggiunto i 16 GW, pari al 2% della capacità complessiva. La crescita continuerà, come per il 2010, tanto che sono attesi impianti fino a 10 GW.

Altre fonti: tecnologie come la geotermia, lo sfruttamento delle maree e del moto ondoso sono ancora in fase di sviluppo. Tuttavia potrebbero essere introdotte sul mercato entro il prossimo decennio. Per quanto concerne la generazione idroelettrica non è previsto nessun aumento.

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05 Luglio 2010 - PD: "Il Governo mantiene l'art. 45 perché servo di lobby dei potenti". Il Cbiomassa_madeinitalyip6 nel 2009 è costato il doppio dei certificati verdi

Mancano poche ore alla conclusione della discussione sulla Manovra in Commissione Bilancio del Senato e il confronto si fa più serrato. Venerdì l'emendamento Azzolini che non cancellava l'art. 45, ma che destinava due terzi dei risparmi alla ricerca. Oggi il Presidente dell'AEEG, Alessandro Ortis, risponde alla maggioranza definendo l'emendamento  "l'istituzione di una nuova imposta poco trasparente". Non si scompone il Senatore Azzolini che spiega di "aver presentato questo emendamento sulla destinazione dei risparmi dei Certificati Verdi che dovrà però passare l'esame della praticabilità tecnica".

Ma qualora le valutazioni dovessero anche essere negative non si sposta la questione della cancellazione dell'obbligo di riacquisto dei certificati verdi. "Niente da fare: sono stati bocciati in Commissione tutti i nostri emendamenti" dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile per le politiche per i cambiamenti climatici del Pd, che rincara la dose e denuncia altri sprechi che avvengono nel settore energetico.

"L'articolo 45 che, è bene ricordare, vale circa 500 milioni in bolletta, ovvero un decimo di quanto avviene in Germania. Il governo dovrebbe concentrarsi sui veri sprechi come ad esempio il Cip6 (i contributi dati alle fonti assimilate quali inceneritori, risidui a raffinazione ecc. ), con cui per anni si è regalato a petrolieri e produttori di energia elettrica da fonti fossili miliardi e miliardi di euro: solo nel 2009 oltre 1milardo e 100 milioni. Oppure - continua Ferrante - il Governo dovrebbe sanare l'incredibile vicenda per cui la mancanza di un cavo di collegamento tra la Sicilia e continente costa al Paese circa 800 milioni all' anno, gentile concessione ai produttori che hanno la fortuna di avere impianti in Sicilia. Ma se il governo affrontasse il tema Cip6 e il collegamento Sicilia-continente dovrebbe entrare in conflitto con lobbies molto potenti e influenti. Fonte: ANSA

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03 Luglio 2010 - COMITATO INTERCOMUNALE CONTRO LA CENTRALE A BIOMASSA DI CAVALLINO

 NOBIOMASSECAVALLINO@ALICE.IT

 COMUNICATO  STAMPA        

 Centrale a Biomasse di Cavallino: verso il no della Regione.

 Dal tavolo tecnico confermate le criticità già espresse da ARPA, ASL e Provincia di Lecce nel sub procedimento per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.

 Si è tenuta nella giornata di ieri, nella sede dell’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Puglia, l’ennesima conferenza di servizi per il rilascio dell’Autorizzazione Unica alla realizzazione e all’esercizio della tanto contestata centrale a biomasse di Cavallino, alla luce del mancato rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) da parte della Provincia di Lecce.

Presenti per la società richiedente, la TG ENERGIE RINNOVABILI SRL, il Prof. Calò, l’Avv. Viola e una squadra formata da una decina di esperti, tra legali, ingegneri e agronomi. Il Comune di Cavallino era rappresentato dallo staff del suo Ufficio Tecnico, nelle persone dell’Arch. Ciccarese e del Geom. De Giorgi ed assistito dallo studio legale Sticchi-Damiani.

Intervenuti anche il Comune di San Donato, con l’Assessore Dell’Anna, l’Ing. Nicolaci e l’assistenza dell’Avv. Andrea Memmo e le associazioni portatrici di interessi diffusi ammesse ad assistere ai lavori, nelle persone del Dott. Federico Serafino per il Comitato di San Donato contro la Centrale a Biomasse di Cavallino e il Dott. Toma Paolo Giovanni del Comitato per la Tutela della Salute di Cavallino e Castromediano anche in rappresentanza dei Grilli Salentini.

Assenti la Provincia di Lecce oltre all’ASL che, anche in relazione alla documentazione prodotta dalla TG Energie Rinnovabili successivamente al parere negativo dell’8 giugno, ha fatto pervenire una nota in cui ribadisce la propria posizione. A tal riguardo, l’Avv. Viola, per conto della propria società assistita, ha tenuto ad evidenziare l’ovvietà del parere della ASL, nella parte in cui l’Azienda Sanitaria fa riferimento all’immissione in atmosfera di microinquinanti, e – di contro - a contestare i paventati danni per la salute, facendo con ciò rimando alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), nella quale tali evenienze non erano emerse.

Anche l’ARPA Puglia, presente con tre giovanissimi ma altrettanto valenti ingegneri, ha ribadito i pareri espressi in precedenza, lamentando l’impossibilità ad esprimere un parere sugli atti prodotti dalla società istante nell’ambito dello Studio di Impatto Ambientale (SIA), non essendone stata mai interessata.

Le contestazioni della TG Energie sono state tante quante le 32 osservazioni dell’ARPA che, per merito dell’acume e della tenacia dell’Ing. Barbara Valenzano, si sono quasi tutte dissolte di fronte alle puntuali precisazioni della validissima collaboratrice del Dott. Giorgio Assennato, Direttore Generale dell’Agenzia regionale, la quale non ha esitato ad esporre di fronte alla nutrita schiera di esperti della società, le motivazioni poste alla base di ciascuna osservazione, dovute, in estrema sintesi, alle carenze di documentazione prodotta nell’ambito del procedimento, come quella riguardante l’impatto acustico ed elettromagnetico prodotto dalla centrale.

Animato quindi il confronto tra i tre ingegneri dell’ARPA e lo staff tecnico della TG Energie Rinnovabili che hanno più volte ribadito il loro rifiuto a comunicare alla Regione la composizione chimica dell’olio vegetale destinato ad alimentare la centrale termoelettrica, oltre ad altri dati tecnici dell’impianto.

Rigettata dal responsabile del procedimento – Dott. Rubino -, la richiesta dell’istante di ulteriori sessanta giorni per formulare una proposta di adeguamento alle prescrizioni indirettamente contenute nelle osservazioni dell’ARPA, la conferenza di servizi si è conclusa con le posizioni arroccate di ARPA e TG ENERGIE RINNOVABILI SRL nell’attesa del pronunciamento definitivo del Responsabile Unico del Procedimento, il cui esito appare assodato, alla luce degli atti letti e confermati nell’ambito della stessa conferenza.

 Dopo questa breve sintesi della conferenza di servizi durata ben 6 ore, senza soluzione di continuità, questo Comitato intercomunale e i comitati e le associazioni che lo compongono intendono esprimere il loro vivo apprezzamento per l’evidente impegno profuso e per le conclusioni espresse con estrema puntualità e chiarezza dagli ingegneri di Arpa Puglia, nonostante la complessità del progetto da esaminare a dispetto del tempo assai limitato a loro disposizione, sia nella prima valutazione, che nella seconda, sulla base della copiosa documentazione prodotta dalla società richiedente soltanto lo scorso 15 giugno.

 Cavallino, 03 luglio 2010

 p. Il Comitato Intercomunale contro la Biomassa a Cavallino

 Dott. Paolo G. Toma

 Dott. Federico SERAFINO

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02 Luglio 2010 - Certificazione energetica. Quali gli sviluppi? Revisione delle norme UNI TS 11300 eecocase_vendite la nuova Direttiva sull'eco-edilizia tra i temi di un incontro organizzato dal CTI

L’edilizia è un capitolo fondamentale per la politica energetica italiana, ma occorre lavorare ancora perché l’azione di tutti i diversi settori professionali converga verso l’unico obiettivo dell’efficienza. E’ questa la conclusione della giornata di studio “Certificazione energetica degli edifici: quali sviluppi – La revisione delle norme UNI TS 11300:2008” organizzata dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI), ente normativo federato dell’UNI, che si è svolta a Milano il 1 luglio.

Giovanni Riva, dell’Università Politecnica delle Marche, ha introdotto i lavori con un excursus sintetico dell’attività del CTI di cui è Direttore generale, collegandola alla recente Direttiva 31/2010/UE sulla prestazione energetica nell'edilizia che chiede per il 2014 la revisione dell’intero apparato normativo sulla certificazione energetica degli edifici da parte del CEN, ente di normazione europeo. Un’attività che il CTI ha intrapreso con la revisione delle parti 1 e 2 delle 11300 anche per influire sulle attività europee di normazione e che proseguirà con il completamento delle altre parti per concludersi nel 2014, in accordo con le richieste comunitarie.

Edifici a energia quasi zero, manca una definizione univoca
Giuliano dall’O’,
del Politecnico di Milano e Presidente del Sottocomitato 1 del CTI, ha sottolineato come le norme non riguardino solamente la certificazione, ma debbano entrare anche nella progettazione. Dall’O’ ha illustrato come le singole regioni abbiano raggiunto stadi diversi nella certificazione optando anche per procedure differenti di calcolo. Sulla Direttiva 31/2010 ha segnalato come uno dei problemi che deve essere affrontato a livello europeo sia quello degli “edifici ad energia quasi 0”, edifici che dovrebbero in futuro rappresentare lo standard costruttivo, ma dei quali non è stata ancora data una definizione univoca.

L'esperienza lombarda
Roberto Moneta,
del Ministero dello sviluppo economico, ha portato il punto di vista governativo sul percorso di attuazione delle norme. In particolare, Moneta ha ricordato il contributo italiano a livello europeo che, con il CTI, è riuscito a declinare il complesso insieme delle norme CEN rendendolo praticabile, al punto tale che la 11300 è considerata un esempio da seguire.

Parlando della certificazione, Moneta ha citato il dato lombardo dei quasi 300.000 certificati energetici prodotti, segnalando però la necessità di assicurare la qualità di tali documenti, come pure l’indipendenza dei certificatori. L’argomento è stato ripreso da Mauro Fasano, dell’Unità Organizzativa Energia e Reti Tecnologiche della Regione Lombardia. Fasano ha illustrato i dati dell’esperienza lombarda, mostrando ad esempio che i quasi 10.000 certificatori della regione sono nel 97% dei casi ingegneri, architetti, geometri o periti. Relativamente al metodo di calcolo utilizzato dalla regione Lombardia, Fasano ha annunciato che è intenzione della regione stessa allinearlo alle UNI-TS 11300.

La voce dei costruttori
Nel corso della giornata di studio è stato sottolineato il disagio da parte dei costruttori nell’essere costretti ad utilizzare due sistemi di calcolo differenti per la determinazione della classe degli edifici e per l’accesso al contributo del 55%. Nel suo intervento,
Pietro Torretta, vice presidente Ance, ha riportato la posizione dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, secondo cui il settore edilizio ha la possibilità di contribuire per il 50% del taglio delle emissioni, ossia ha un impatto potenziale nella lotta ai gas serra superiore a quello ottenibile con l’adozione delle rinnovabili. L’edilizia, infatti, incide per il 40-42% sul totale della bolletta energetica nazionale e per il 32% sulle emissioni di gas serra.

Secondo il vice presidente Ance, è quindi necessario che la certificazione acquisti un ruolo propositivo non solamente nella costruzione di edifici nuovi, ma anche nella ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Si calcola che nel nostro Paese quattro edifici su cinque siano inefficienti dal punto di vista energetico: si tratta quindi di 23 milioni di costruzioni il cui recupero potrebbe costituire una spinta importante per l’economia italiana.

Altri temi in discussione
Durante la tavola rotonda - alla quale hanno partecipato anche Paola Ferroli di Assotermica; Valerio Dabove di Assistal; Pietro Ernesto de Felice del Consiglio Nazionale degli Ingegneri; Sergio Colombo e Mauro Grazia del Collegio Nazionale Periti Industriali; Giorgio Gallesio dell’ANCE; Giovanni Nuvoli della Regione Piemonte - sono stai toccati altri temi di stretta attualità. Tra questi, la
preoccupazione per la prossima scadenza dell’incentivo del 55%, la necessità della convergenza dei metodi di calcolo, la richiesta di software i cui risultati siano confrontabili, l’importanza di incentivi adeguati al settore edilizio per la riqualificazione degli edifici, nonché il capitolo della formazione dei certificatori e l’esigenza di controlli sui certificati.

Il pomeriggio è stato dedicato alla disamina dei punti di revisione e di completamento della norme UNI TS 11300: 2008 con l’intervento dei diversi responsabili CTI che hanno illustrato i punti in discussione. (Fonte: Ufficio Stampa CTI)

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02 Luglio 2010 - Certificati verdi, l'art. 45 non viene stralciato dalla manovra. Introdotto appena rinnovabili_ronchil'emendamento Azzollini che destina a Ricerca e bollette i benefici dell'abolizione dell'obbligo di ritiro dei CV.

Era da tutti attesa una cancellazione dell'articolo 45 della manovra finanziaria 2010 che, nella attuale formulazione, abroga l'obbligo del ritiro dell'invenduto dei Certificati Verdi, a prezzi amministrati, da parte del Gestore dei servizi energetici.

Invece l'articolo 45 rimane come è, salvo l'integrazione presentata con un emendamento da parte del presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini che introduce l'obbligo di impiegare i due terzi (circa 400 milioni) dei risparmi prodotti dalla norma (circa 600 milioni) a un fondo destinato "ad interventi nel settore della ricerca e dell'Università" e per il rimanente terzo (200 milioni) ad abbattere il costo del kW elettrico nelle bollette dei consumatori. La misura è valida per la seconda metà del 2010 e nei tre anni successivi.

Come noto la legge sui certificati verdi prevede che tutte le imprese produttrici di elettricità abbiano una quota obbligatoria di produzione di energia da fonti rinnovabili pari al 6%. Quota che si può raggiungere sia con produzione propria, sia acquistando i certificati verdi dai produttori terzi. Il meccanismo appena descritto ha funzionato per alcuni anni, dopo di che il trend si è capovolto a causa dell'aumento delle importazioni di energia da fonti rinnovabili di altri paesi, dell'insufficiente adeguamento da parte del governo della percentuale d'obbligo e del boom di nuovi impianti di energia pulita in Italia. Risultato: offerta sovrabbondante e prezzo in calo. Oggi il rapporto tra domanda e offerta è di circa 8 a 15; ciò significa che l'invenduto è pari a quasi la metà dei certificati emessi. Qualora tale rapporto ripiombasse sul mercato, la prospettiva sarebbe, secondo alcuni, il dimezzamento del valore dei Cv (attualmente pari, per il ritiro dell'eccesso, a 88,91 euro a MW). Da qui l'introduzione dell'obbligo di ritiro da parte del GSE.
Effetti dell'emendamento Azzollini

Con l'emendamento introdotto dal senatore Azzollini si spalma su tutta la collettività il beneficio dell'abolizione, concedendo un contentino al settore della ricerca che è duramente colpito dalla manovra. Come conseguenza vengono però danneggiati gli operatori italiani della green economy, che hanno denunciato, tra i tanti, anche il pericolo di perdere molti "green job" del settore delle rinnovabili, garantiti anche  dalla "clausola di salvezza" del riacquisto dei certificati verdi.

Nel frattempo però l'art.45 è legge e sono diversi gli effetti che sta avendo sul mercato del Cv. Primo tra tutti il semicongelamento degli scambi di certificati verdi gestiti dal Gestore dei mercati energetici (Gme) ogni mercoledì. Nelle giornate successive all'emanazione del decreto (1 e 9 giugno) sono stati, rispettivamente, 3.386 e 1.886 i Cv compravenduti, contro una media nel periodo novembre 2009 - maggio 2010 di 52.635 certificati a seduta. Non solo: in attesa di istruzioni del Governo, è possibile che il Gse blocchi il rimborso annuale chiesto a marzo dagli operatori dei Cv, che dovrebbe avvenire a giugno. Si tratta di cifre importanti: nel 2009, secondo i dati resi noti dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, la spesa per coprire l'invenduto era stata pari a circa 600 milioni di euro.

Fonte:www.energymanager.net

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02 Luglio 2010 - PRESTIGIACOMO: PER ACCORDO SUL CLIMA TEMPI NON MATURI.

''Tutti devono capire - ha affermato il ministro Prestigiacomo al termine del Major Economies Fosrum su energia e clima di Roma- che i tempi non sono maturi per un accordo globale sul clima. Bisognera' avvicinare le posizioni e a Cancun (la prossima conferenza Onu sul clima) si lavorera' per definire l' architettura di un futuro accordo che potra' essere concluso nella riunione successiva''.

L'incontro di Roma ha visto la partecipazione dei ministri dell'Ambiente di 22 paesi del mondo, la Commissione Europea, la Presidenza Ue, il segretariato generale della Convenzione Onu sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) l'AWG-LCA gruppo di lavoro per le azioni di lungo periodo in ambito dell'UNFCCC.

Dopo il vertice dei ministri dell' Ambiente delle principali economie mondiali secondo Prestigiacomo ''vedremo risultati tangibili perche' abbiamo individuato gruppi di lavoro e ci saranno progetti di collaborazione''.

Sul tavolo dell'incontro di Roma sono stati discussi i seguenti temi:
• Interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e relativo finanziamento;
• Monitoraggio, Rendicontazione e Verifica/Consultazione Internazionale e analisi degli interventi per la riduzione delle emissioni;
• Impegni di Mitigazione in vista della conferenza sui cambiamenti climatici di Cancun (Cop 16);
• Progressi nelle negoziazioni in ambito UNFCCC per Cancun
• Aggiornamento sulla preparazione della riunione Ministeriale su "Clean Energy" di Luglio a Washington;

La prossima conferenza Onu sul clima che si terra' a Cancun, in Messico, a fine novembre non raggiungera' un accordo definitivo sulle emissioni, ma perseguira' un' accordo intermedio. Secondo Prestigiacomo uno degli obiettivi della conferenza di Cancun sara' definire un sistema di monitoraggio (Mrv) per sbloccare i finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo.

Fonte:FIRE

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02 Luglio 2010 - PUGLIA E CINA INSIEME PER LE RINNOVABILI.

La più importante realtà cinese in materia di energie pulite, la municipalità di Suzhou, guarda alla Puglia con ammirazione, tanto che in questi giorni la delegazione pugliese, rappresentata dal presidente della regione, Nichi Vendola, ha incontrato nella città cinese il vicesindaco della città, Jin Ming.

"In Cina - ha detto Jin Ming - sappiamo tutti che la Puglia  è una delle regioni più importanti d'Italia. La nostra speranza è che questa nuova relazione possa aprire rapporti di collaborazione. Da noi tantissime aziende operano nel solare e nell'eolico. Ci auguriamo che le vostre imprese possano presto lavorare con le nostre''.

Dello stesso avviso anche l'assessore allo Sviluppo economico pugliese, Loredana Capone: "La collaborazione e lo scambio tra le reciproche esperienze può essere quanto mai proficua. Da un lato infatti potrebbe contribuire a ridurre l'inquinamento cinese aumentando la quantità di rinnovabili, dall'altro potrebbe aiutare la Puglia a costituire nel proprio territorio l'intera filiera  dell'energia''.

Durante l'incontro sono dunque emerse sia opportunità di sviluppo che possibili collaborazioni in materia di rinnovabili tra le due amministrazioni. Le due realtà hanno sì un comune interesse per le rinnovabili, ma con una differenza: la Puglia produce energia dal sole e dal vento, mentre la città cinese fabbrica pannelli solari e pale eoliche. Ecco da dove nasce il reciproco interesse. Anche per questo motivo, al termine dell'incontro, le due delegazioni si sono ripromesse si incontrarsi nuovamente a settembre.

Fonte: Regione Puglia

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2010 - L'Associazione WWF Salento apre la sua nuova sede al pubblico.

 Vieni a trovarci in via Casotti, 23 a Lecce tutti i sabati dalle 18:00 alle 19:00, qualora tale giorno sia festivo si anticipa al venerdì precedente alle ore 19:00, per richieste su temi specifici si prega di contattarci per avere un appuntamento. Il prossimo appuntamento è venerdì 30 aprile 2010 alle ore 19:00.

Chi Siamo  e cosa facciamo - Cosa puoi fare per l'associazione

 

05 Luglio 2010 - PD: "Il Governo mantiene l'art. 45 perché servo di lobby dei potenti". Il Cbiomassa_madeinitalyip6 nel 2009 è costato il doppio dei certificati verdi

Mancano poche ore alla conclusione della discussione sulla Manovra in Commissione Bilancio del Senato e il confronto si fa più serrato. Venerdì l'emendamento Azzolini che non cancellava l'art. 45, ma che destinava due terzi dei risparmi alla ricerca. Oggi il Presidente dell'AEEG, Alessandro Ortis, risponde alla maggioranza definendo l'emendamento  "l'istituzione di una nuova imposta poco trasparente". Non si scompone il Senatore Azzolini che spiega di "aver presentato questo emendamento sulla destinazione dei risparmi dei Certificati Verdi che dovrà però passare l'esame della praticabilità tecnica".

Ma qualora le valutazioni dovessero anche essere negative non si sposta la questione della cancellazione dell'obbligo di riacquisto dei certificati verdi. "Niente da fare: sono stati bocciati in Commissione tutti i nostri emendamenti" dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile per le politiche per i cambiamenti climatici del Pd, che rincara la dose e denuncia altri sprechi che avvengono nel settore energetico.

"L'articolo 45 che, è bene ricordare, vale circa 500 milioni in bolletta, ovvero un decimo di quanto avviene in Germania. Il governo dovrebbe concentrarsi sui veri sprechi come ad esempio il Cip6 (i contributi dati alle fonti assimilate quali inceneritori, risidui a raffinazione ecc. ), con cui per anni si è regalato a petrolieri e produttori di energia elettrica da fonti fossili miliardi e miliardi di euro: solo nel 2009 oltre 1milardo e 100 milioni. Oppure - continua Ferrante - il Governo dovrebbe sanare l'incredibile vicenda per cui la mancanza di un cavo di collegamento tra la Sicilia e continente costa al Paese circa 800 milioni all' anno, gentile concessione ai produttori che hanno la fortuna di avere impianti in Sicilia. Ma se il governo affrontasse il tema Cip6 e il collegamento Sicilia-continente dovrebbe entrare in conflitto con lobbies molto potenti e influenti. Fonte: ANSA

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03 Luglio 2010 - COMITATO INTERCOMUNALE CONTRO LA CENTRALE A BIOMASSA DI CAVALLINO

 NOBIOMASSECAVALLINO@ALICE.IT

 COMUNICATO  STAMPA        

 Centrale a Biomasse di Cavallino: verso il no della Regione.

 Dal tavolo tecnico confermate le criticità già espresse da ARPA, ASL e Provincia di Lecce nel sub procedimento per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.

 Si è tenuta nella giornata di ieri, nella sede dell’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Puglia, l’ennesima conferenza di servizi per il rilascio dell’Autorizzazione Unica alla realizzazione e all’esercizio della tanto contestata centrale a biomasse di Cavallino, alla luce del mancato rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) da parte della Provincia di Lecce.

Presenti per la società richiedente, la TG ENERGIE RINNOVABILI SRL, il Prof. Calò, l’Avv. Viola e una squadra formata da una decina di esperti, tra legali, ingegneri e agronomi. Il Comune di Cavallino era rappresentato dallo staff del suo Ufficio Tecnico, nelle persone dell’Arch. Ciccarese e del Geom. De Giorgi ed assistito dallo studio legale Sticchi-Damiani.

Intervenuti anche il Comune di San Donato, con l’Assessore Dell’Anna, l’Ing. Nicolaci e l’assistenza dell’Avv. Andrea Memmo e le associazioni portatrici di interessi diffusi ammesse ad assistere ai lavori, nelle persone del Dott. Federico Serafino per il Comitato di San Donato contro la Centrale a Biomasse di Cavallino e il Dott. Toma Paolo Giovanni del Comitato per la Tutela della Salute di Cavallino e Castromediano anche in rappresentanza dei Grilli Salentini.

Assenti la Provincia di Lecce oltre all’ASL che, anche in relazione alla documentazione prodotta dalla TG Energie Rinnovabili successivamente al parere negativo dell’8 giugno, ha fatto pervenire una nota in cui ribadisce la propria posizione. A tal riguardo, l’Avv. Viola, per conto della propria società assistita, ha tenuto ad evidenziare l’ovvietà del parere della ASL, nella parte in cui l’Azienda Sanitaria fa riferimento all’immissione in atmosfera di microinquinanti, e – di contro - a contestare i paventati danni per la salute, facendo con ciò rimando alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), nella quale tali evenienze non erano emerse.

Anche l’ARPA Puglia, presente con tre giovanissimi ma altrettanto valenti ingegneri, ha ribadito i pareri espressi in precedenza, lamentando l’impossibilità ad esprimere un parere sugli atti prodotti dalla società istante nell’ambito dello Studio di Impatto Ambientale (SIA), non essendone stata mai interessata.

Le contestazioni della TG Energie sono state tante quante le 32 osservazioni dell’ARPA che, per merito dell’acume e della tenacia dell’Ing. Barbara Valenzano, si sono quasi tutte dissolte di fronte alle puntuali precisazioni della validissima collaboratrice del Dott. Giorgio Assennato, Direttore Generale dell’Agenzia regionale, la quale non ha esitato ad esporre di fronte alla nutrita schiera di esperti della società, le motivazioni poste alla base di ciascuna osservazione, dovute, in estrema sintesi, alle carenze di documentazione prodotta nell’ambito del procedimento, come quella riguardante l’impatto acustico ed elettromagnetico prodotto dalla centrale.

Animato quindi il confronto tra i tre ingegneri dell’ARPA e lo staff tecnico della TG Energie Rinnovabili che hanno più volte ribadito il loro rifiuto a comunicare alla Regione la composizione chimica dell’olio vegetale destinato ad alimentare la centrale termoelettrica, oltre ad altri dati tecnici dell’impianto.

Rigettata dal responsabile del procedimento – Dott. Rubino -, la richiesta dell’istante di ulteriori sessanta giorni per formulare una proposta di adeguamento alle prescrizioni indirettamente contenute nelle osservazioni dell’ARPA, la conferenza di servizi si è conclusa con le posizioni arroccate di ARPA e TG ENERGIE RINNOVABILI SRL nell’attesa del pronunciamento definitivo del Responsabile Unico del Procedimento, il cui esito appare assodato, alla luce degli atti letti e confermati nell’ambito della stessa conferenza.

 Dopo questa breve sintesi della conferenza di servizi durata ben 6 ore, senza soluzione di continuità, questo Comitato intercomunale e i comitati e le associazioni che lo compongono intendono esprimere il loro vivo apprezzamento per l’evidente impegno profuso e per le conclusioni espresse con estrema puntualità e chiarezza dagli ingegneri di Arpa Puglia, nonostante la complessità del progetto da esaminare a dispetto del tempo assai limitato a loro disposizione, sia nella prima valutazione, che nella seconda, sulla base della copiosa documentazione prodotta dalla società richiedente soltanto lo scorso 15 giugno.

 Cavallino, 03 luglio 2010

 p. Il Comitato Intercomunale contro la Biomassa a Cavallino

 Dott. Paolo G. Toma

 Dott. Federico SERAFINO

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02 Luglio 2010 - Certificazione energetica. Quali gli sviluppi? Revisione delle norme UNI TS 11300 eecocase_vendite la nuova Direttiva sull'eco-edilizia tra i temi di un incontro organizzato dal CTI

L’edilizia è un capitolo fondamentale per la politica energetica italiana, ma occorre lavorare ancora perché l’azione di tutti i diversi settori professionali converga verso l’unico obiettivo dell’efficienza. E’ questa la conclusione della giornata di studio “Certificazione energetica degli edifici: quali sviluppi – La revisione delle norme UNI TS 11300:2008” organizzata dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI), ente normativo federato dell’UNI, che si è svolta a Milano il 1 luglio.

Giovanni Riva, dell’Università Politecnica delle Marche, ha introdotto i lavori con un excursus sintetico dell’attività del CTI di cui è Direttore generale, collegandola alla recente Direttiva 31/2010/UE sulla prestazione energetica nell'edilizia che chiede per il 2014 la revisione dell’intero apparato normativo sulla certificazione energetica degli edifici da parte del CEN, ente di normazione europeo. Un’attività che il CTI ha intrapreso con la revisione delle parti 1 e 2 delle 11300 anche per influire sulle attività europee di normazione e che proseguirà con il completamento delle altre parti per concludersi nel 2014, in accordo con le richieste comunitarie.

Edifici a energia quasi zero, manca una definizione univoca
Giuliano dall’O’,
del Politecnico di Milano e Presidente del Sottocomitato 1 del CTI, ha sottolineato come le norme non riguardino solamente la certificazione, ma debbano entrare anche nella progettazione. Dall’O’ ha illustrato come le singole regioni abbiano raggiunto stadi diversi nella certificazione optando anche per procedure differenti di calcolo. Sulla Direttiva 31/2010 ha segnalato come uno dei problemi che deve essere affrontato a livello europeo sia quello degli “edifici ad energia quasi 0”, edifici che dovrebbero in futuro rappresentare lo standard costruttivo, ma dei quali non è stata ancora data una definizione univoca.

L'esperienza lombarda
Roberto Moneta,
del Ministero dello sviluppo economico, ha portato il punto di vista governativo sul percorso di attuazione delle norme. In particolare, Moneta ha ricordato il contributo italiano a livello europeo che, con il CTI, è riuscito a declinare il complesso insieme delle norme CEN rendendolo praticabile, al punto tale che la 11300 è considerata un esempio da seguire.

Parlando della certificazione, Moneta ha citato il dato lombardo dei quasi 300.000 certificati energetici prodotti, segnalando però la necessità di assicurare la qualità di tali documenti, come pure l’indipendenza dei certificatori. L’argomento è stato ripreso da Mauro Fasano, dell’Unità Organizzativa Energia e Reti Tecnologiche della Regione Lombardia. Fasano ha illustrato i dati dell’esperienza lombarda, mostrando ad esempio che i quasi 10.000 certificatori della regione sono nel 97% dei casi ingegneri, architetti, geometri o periti. Relativamente al metodo di calcolo utilizzato dalla regione Lombardia, Fasano ha annunciato che è intenzione della regione stessa allinearlo alle UNI-TS 11300.

La voce dei costruttori
Nel corso della giornata di studio è stato sottolineato il disagio da parte dei costruttori nell’essere costretti ad utilizzare due sistemi di calcolo differenti per la determinazione della classe degli edifici e per l’accesso al contributo del 55%. Nel suo intervento,
Pietro Torretta, vice presidente Ance, ha riportato la posizione dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, secondo cui il settore edilizio ha la possibilità di contribuire per il 50% del taglio delle emissioni, ossia ha un impatto potenziale nella lotta ai gas serra superiore a quello ottenibile con l’adozione delle rinnovabili. L’edilizia, infatti, incide per il 40-42% sul totale della bolletta energetica nazionale e per il 32% sulle emissioni di gas serra.

Secondo il vice presidente Ance, è quindi necessario che la certificazione acquisti un ruolo propositivo non solamente nella costruzione di edifici nuovi, ma anche nella ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Si calcola che nel nostro Paese quattro edifici su cinque siano inefficienti dal punto di vista energetico: si tratta quindi di 23 milioni di costruzioni il cui recupero potrebbe costituire una spinta importante per l’economia italiana.

Altri temi in discussione
Durante la tavola rotonda - alla quale hanno partecipato anche Paola Ferroli di Assotermica; Valerio Dabove di Assistal; Pietro Ernesto de Felice del Consiglio Nazionale degli Ingegneri; Sergio Colombo e Mauro Grazia del Collegio Nazionale Periti Industriali; Giorgio Gallesio dell’ANCE; Giovanni Nuvoli della Regione Piemonte - sono stai toccati altri temi di stretta attualità. Tra questi, la
preoccupazione per la prossima scadenza dell’incentivo del 55%, la necessità della convergenza dei metodi di calcolo, la richiesta di software i cui risultati siano confrontabili, l’importanza di incentivi adeguati al settore edilizio per la riqualificazione degli edifici, nonché il capitolo della formazione dei certificatori e l’esigenza di controlli sui certificati.

Il pomeriggio è stato dedicato alla disamina dei punti di revisione e di completamento della norme UNI TS 11300: 2008 con l’intervento dei diversi responsabili CTI che hanno illustrato i punti in discussione. (Fonte: Ufficio Stampa CTI)

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02 Luglio 2010 - Certificati verdi, l'art. 45 non viene stralciato dalla manovra. Introdotto appena rinnovabili_ronchil'emendamento Azzollini che destina a Ricerca e bollette i benefici dell'abolizione dell'obbligo di ritiro dei CV.

Era da tutti attesa una cancellazione dell'articolo 45 della manovra finanziaria 2010 che, nella attuale formulazione, abroga l'obbligo del ritiro dell'invenduto dei Certificati Verdi, a prezzi amministrati, da parte del Gestore dei servizi energetici.

Invece l'articolo 45 rimane come è, salvo l'integrazione presentata con un emendamento da parte del presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini che introduce l'obbligo di impiegare i due terzi (circa 400 milioni) dei risparmi prodotti dalla norma (circa 600 milioni) a un fondo destinato "ad interventi nel settore della ricerca e dell'Università" e per il rimanente terzo (200 milioni) ad abbattere il costo del kW elettrico nelle bollette dei consumatori. La misura è valida per la seconda metà del 2010 e nei tre anni successivi.

Come noto la legge sui certificati verdi prevede che tutte le imprese produttrici di elettricità abbiano una quota obbligatoria di produzione di energia da fonti rinnovabili pari al 6%. Quota che si può raggiungere sia con produzione propria, sia acquistando i certificati verdi dai produttori terzi. Il meccanismo appena descritto ha funzionato per alcuni anni, dopo di che il trend si è capovolto a causa dell'aumento delle importazioni di energia da fonti rinnovabili di altri paesi, dell'insufficiente adeguamento da parte del governo della percentuale d'obbligo e del boom di nuovi impianti di energia pulita in Italia. Risultato: offerta sovrabbondante e prezzo in calo. Oggi il rapporto tra domanda e offerta è di circa 8 a 15; ciò significa che l'invenduto è pari a quasi la metà dei certificati emessi. Qualora tale rapporto ripiombasse sul mercato, la prospettiva sarebbe, secondo alcuni, il dimezzamento del valore dei Cv (attualmente pari, per il ritiro dell'eccesso, a 88,91 euro a MW). Da qui l'introduzione dell'obbligo di ritiro da parte del GSE.
Effetti dell'emendamento Azzollini

Con l'emendamento introdotto dal senatore Azzollini si spalma su tutta la collettività il beneficio dell'abolizione, concedendo un contentino al settore della ricerca che è duramente colpito dalla manovra. Come conseguenza vengono però danneggiati gli operatori italiani della green economy, che hanno denunciato, tra i tanti, anche il pericolo di perdere molti "green job" del settore delle rinnovabili, garantiti anche  dalla "clausola di salvezza" del riacquisto dei certificati verdi.

Nel frattempo però l'art.45 è legge e sono diversi gli effetti che sta avendo sul mercato del Cv. Primo tra tutti il semicongelamento degli scambi di certificati verdi gestiti dal Gestore dei mercati energetici (Gme) ogni mercoledì. Nelle giornate successive all'emanazione del decreto (1 e 9 giugno) sono stati, rispettivamente, 3.386 e 1.886 i Cv compravenduti, contro una media nel periodo novembre 2009 - maggio 2010 di 52.635 certificati a seduta. Non solo: in attesa di istruzioni del Governo, è possibile che il Gse blocchi il rimborso annuale chiesto a marzo dagli operatori dei Cv, che dovrebbe avvenire a giugno. Si tratta di cifre importanti: nel 2009, secondo i dati resi noti dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, la spesa per coprire l'invenduto era stata pari a circa 600 milioni di euro.

Fonte:www.energymanager.net

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02 Luglio 2010 - PRESTIGIACOMO: PER ACCORDO SUL CLIMA TEMPI NON MATURI.

''Tutti devono capire - ha affermato il ministro Prestigiacomo al termine del Major Economies Fosrum su energia e clima di Roma- che i tempi non sono maturi per un accordo globale sul clima. Bisognera' avvicinare le posizioni e a Cancun (la prossima conferenza Onu sul clima) si lavorera' per definire l' architettura di un futuro accordo che potra' essere concluso nella riunione successiva''.

L'incontro di Roma ha visto la partecipazione dei ministri dell'Ambiente di 22 paesi del mondo, la Commissione Europea, la Presidenza Ue, il segretariato generale della Convenzione Onu sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) l'AWG-LCA gruppo di lavoro per le azioni di lungo periodo in ambito dell'UNFCCC.

Dopo il vertice dei ministri dell' Ambiente delle principali economie mondiali secondo Prestigiacomo ''vedremo risultati tangibili perche' abbiamo individuato gruppi di lavoro e ci saranno progetti di collaborazione''.

Sul tavolo dell'incontro di Roma sono stati discussi i seguenti temi:
• Interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e relativo finanziamento;
• Monitoraggio, Rendicontazione e Verifica/Consultazione Internazionale e analisi degli interventi per la riduzione delle emissioni;
• Impegni di Mitigazione in vista della conferenza sui cambiamenti climatici di Cancun (Cop 16);
• Progressi nelle negoziazioni in ambito UNFCCC per Cancun
• Aggiornamento sulla preparazione della riunione Ministeriale su "Clean Energy" di Luglio a Washington;

La prossima conferenza Onu sul clima che si terra' a Cancun, in Messico, a fine novembre non raggiungera' un accordo definitivo sulle emissioni, ma perseguira' un' accordo intermedio. Secondo Prestigiacomo uno degli obiettivi della conferenza di Cancun sara' definire un sistema di monitoraggio (Mrv) per sbloccare i finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo.

Fonte:FIRE

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02 Luglio 2010 - PUGLIA E CINA INSIEME PER LE RINNOVABILI.

La più importante realtà cinese in materia di energie pulite, la municipalità di Suzhou, guarda alla Puglia con ammirazione, tanto che in questi giorni la delegazione pugliese, rappresentata dal presidente della regione, Nichi Vendola, ha incontrato nella città cinese il vicesindaco della città, Jin Ming.

"In Cina - ha detto Jin Ming - sappiamo tutti che la Puglia  è una delle regioni più importanti d'Italia. La nostra speranza è che questa nuova relazione possa aprire rapporti di collaborazione. Da noi tantissime aziende operano nel solare e nell'eolico. Ci auguriamo che le vostre imprese possano presto lavorare con le nostre''.

Dello stesso avviso anche l'assessore allo Sviluppo economico pugliese, Loredana Capone: "La collaborazione e lo scambio tra le reciproche esperienze può essere quanto mai proficua. Da un lato infatti potrebbe contribuire a ridurre l'inquinamento cinese aumentando la quantità di rinnovabili, dall'altro potrebbe aiutare la Puglia a costituire nel proprio territorio l'intera filiera  dell'energia''.

Durante l'incontro sono dunque emerse sia opportunità di sviluppo che possibili collaborazioni in materia di rinnovabili tra le due amministrazioni. Le due realtà hanno sì un comune interesse per le rinnovabili, ma con una differenza: la Puglia produce energia dal sole e dal vento, mentre la città cinese fabbrica pannelli solari e pale eoliche. Ecco da dove nasce il reciproco interesse. Anche per questo motivo, al termine dell'incontro, le due delegazioni si sono ripromesse si incontrarsi nuovamente a settembre.

Fonte: Regione Puglia

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28 Giugno 2010 - CENTRALE A CICLO COMBINATO DA OLI VEGETALI GREZZI DA 25 MWe “HELIANTOS 2” DELLA SOCIETA’ “ITALGEST” NEL COMUNE DI CASARANO.

 Osservazioni

del Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”

 1. PREMESSA

Il presente documento contiene una serie di osservazioni sul progetto della Centrale “Heliantos 2”, sulla base della documentazione in possesso del Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”.

Una organica valutazione dell’insediamento proposto non può prescindere dalla considerazione del quadro energetico-ambientale complessivo in cui tale scelta si inserisce. Una centrale a biomassa ha conseguenze complesse e delicate, conseguenti alla particolare attività di trasformazione energetica, fornendo un contributo sicuramente non positivo alla qualità dell’aria, che già oggi presenta aspetti assai critici a causa di emissioni presenti anche fuori dal territorio provinciale, e che stanno facendo aumentare vistosamente l’incidenza di patologie specifiche sul nostro territorio.

Per una maggiore chiarezza, le osservazioni sono suddivise per paragrafi relativi ai singoli aspetti, da valutare comunque in modo correlato ed organico.

 2. DIFFORMITA’ DALLA DIRETTIVA COMUNITARIA 2009/28/CE DEL 23.04.2009

La Comunità Europea ha introdotto nella Direttiva in oggetto alcuni principi fortemente innovativi, destinati ad incidere profondamente sulla futura politica di utilizzo delle biomasse da parte degli stati membri e sullo stesso progetto in esame.

Si introduce, innanzitutto, il criterio di sostenibilità ambientale nell’uso delle biomasse, precisando che i criteri già adottati per i biocarburanti vanno estesi a tutte la biomasse liquide (art. 67). Tale criterio comporta, ad esempio, che la domanda mondiale di bioliquidi non deve “avere l’effetto di incoraggiare la distruzione di terreni ricchi di biodiversità” (art. 69), in quanto i consumatori della Comunità riterrebbero tale fenomeno “moralmente inaccettabile”. Per questi motivi “è necessario prevedere criteri di sostenibilità che assicurino che i biocarburanti e i bioliquidi possano beneficiare di incentivi soltanto quando vi sia la garanzia che non provengono da aree ricche di biodiversità”.

Bisogna aggiungere che proprio negli ultimissimi giorni la Comunità Europea ha adottato un pacchetto di norme con cui si intende dare, nell'immediato, attuazione pratica ai criteri di sostenibilità introdotti dalla Direttiva in oggetto. Il pacchetto consiste in due Comunicazioni (2010/C 160/01 e 2010/C 160/02) e una Decisione (2010/335/EU) attraverso cui la Commissione introduce la certificazione di sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi. I sistemi di certificazione devono avvalersi di metodi di revisione indipendenti ed affidabili per l'esame dell'intero ciclo di produzione in modo tale da evitare qualsiasi tentativo di frode. I due criteri fondamentali da rispettare per l'ottenimento della certificazione sono: che i biocarburanti e i bioliquidi non provengano da aree ad elevata biodiversità, e che il loro utilizzo consenta considerevoli risparmi di gas serra rispetto ai combustibili fossili (nella misura del 35% nell'immediato, del 50% nel 2017 e del 60% nel 2018). Solo ed esclusivamente i biocarburanti ed i bioliquidi (sia quelli prodotti in Europa che quelli importati da paesi terzi) che avranno ottenuto la certificazione verranno contabilizzati ai fini degli obiettivi nazionali previsti dalla Direttiva 2009/28/CE e potranno beneficiare di incentivi e sostegni finanziari pubblici.

Il progetto in esame non fornisce in proposito alcuna informazione e/o garanzia. Si riportano più volte le caratteristiche agronomiche, merceologiche ed energetiche degli oli vegetali, ma manca ogni riferimento alla provenienza del prodotto ed al suo ciclo integrato (tracciabilità). Permane quindi il fondato dubbio che, in contrasto con le indicazioni CE, il combustibile possa essere ricavato con danni a preesistenti patrimoni vegetazionali e forestali e alle popolazioni indigene ivi insediate.

  Jean Ziegler, Relatore Ufficiale delle Nazioni Unite per l’Alimentazione, nell’ottobre 2007 di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite definiva la politica di acquisizione di terreni nel sud del mondo, la loro deforestazione o il loro cambiamento d’uso (da uso agricolo locale ad uso industriale) un “crimine contro l’umanità”. Chiedeva pertanto una moratoria di almeno 5 anni per evitare il dilagare della fame. L’acquisizione di terreni da parte delle industrie energetiche è invece andata avanti, ed oggi almeno 20 milioni di ettari - in Africa, America latina e Asia - sono destinati dalle multinazionali a produzioni finalizzate ad alimentare le centrali elettriche e le auto dei paesi ricchi. Mentre le persone sofferenti la fame sono passate da 860 milioni nel 2005 a 1.070 milioni nel 2009 (FAO, Roma dicembre 2009).

Il concetto di sostenibilità investe poi altre problematiche, lontane anni luce dall’approccio - culturale prima ancora che scientifico - del progetto in esame. Occorre, cioè, considerare il contenuto energetico di ogni prodotto (compresi i combustibili come le biomasse) nell’intero ciclo di vita: coltivazione, concimazione, trattamenti agronomici, raccolta, trasporto.

 Nello studio  “Feasibility of Large-Scale Biofuel Production”, Mario Giampietro, Sergio Ulgiati e David Pimentel scrivono: “La produzione su larga scala di combustibile di provenienza biologica non costituisce un’ alternativa all’uso corrente del petrolio e non è neanche una scelta consigliabile per sostituirne una porzione significativa”. Il biocarburante rappresenta infatti una perdita di energia netta, dato che richiede mediamente il 50% di energia in più di quella che si può ottenere dal prodotto stesso. Ma anche altre risorse ottenute da biomasse mostrano, nei migliori dei casi, una bassissima resa energetica netta, nell’ambito del ciclo di prodotto.

Secondo gli stessi autori citati, negli Stati Uniti servono circa 2 tonnellate di petrolio per produrre e spargere una tonnellata di concime azotato. Questi ed altri dati disponibili in letteratura, mostrano che la superficie destinata all’agricoltura energetica in genere non è in grado di assorbire la CO2, come potrebbe farlo un bosco o un prato di dimensioni equivalenti, ma anzi produce più CO2 di quanta possa assorbirne.

Lo stesso autore citato, Mario Giampietro, ha spiegato in vari convegni che per coprire il 10% dei consumi energetici italiani servirebbe una superficie tre volte superiore alla terra arabile nel nostro paese, che tra l’altro non ha eccedenze di produzione alimentare ma anzi importa cereali dall’estero.

In un mondo in cui la fame rimane una questione prioritaria e irrisolta, non possiamo destinare risorse indispensabili all’alimentazione per la produzione di biocombustibili.

Impraticabile d’altronde, per molteplici ragioni di carattere agronomico, socio-economico e ambientale, come ammesso dallo stesso proponente in sede di conferenza dei servizi, risulta la conversione a colture di oli vegetali di 20.000 Ha al servizio dell’impianto in provincia di Lecce.

 3. DIFFORMITA’ DALL’ALLEGATO A, PUNTI 2.1.A1) E 2.1.A2) DELLA D.G.R. 23.01.2007 N. 35

(COMPATIBILITA’ CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ESISTENTI D’AMBITO REGIONALE E LOCALE, COERENZA CON LE ESIGENZE DI FABBISOGNO ENERGETICO DELLA REGIONE O DELLA ZONA INTERESSATA DALLA RICHIESTA)

 3.1 Difformità dal Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR)

L’impianto in esame è palesemente in contrasto con diversi fondamentali indirizzi del Piano Energetico Ambientale Regionale, adottato con D.G.R. n. 827 del 8.06.2007. Il Piano fornisce una fondamentale indicazione laddove prescrive che “i sistemi della domanda e dell’offerta si sviluppino in forma coordinata” (pag. 158/471). La realizzazione di nuove centrali, cioè, – prescrive il Piano – deve essere rapportata alle reali necessità del fabbisogno energetico. Su questo punto il progetto presenta una preoccupante carenza, limitandosi a riferire (Relazione ambientale, par. 2.1, in tutto 9 righe) una generica previsione di una “quota pari al 18% del fabbisogno di energia da fonti rinnovabili, con uno sguardo particolare al settore delle biomasse agricole provenienti da colture dedicate”. Non un accenno agli effetti del cumulo di potenza relativa ad altri impianti simili previsti nella stessa area, con una sovrapproduzione destinata a centri di consumo lontani dalla regione.

A questo proposito è opportuna una valutazione specifica.

La Puglia presentava al 2007 (statistiche Terna, ultimi dati disponibili sul sito www.terna.it) una produzione elettrica netta (cioè al netto dei servizi ausiliari degli impianti) di 37,0 miliardi di kWh, a fronte di una richiesta di 19,6 miliardi di kWh, con un esubero quindi di 17,4 miliardi di kWh, pari al 89%. Si può rilevare il grave squilibrio del sistema elettrico nazionale e regionale (nella perdurante mancanza di un Piano Energetico Nazionale) notando, ad esempio, che la Campania e la Basilicata hanno invece un deficit di bilancio elettrico rispettivamente di 11,2 miliardi di kWh (-60%) e di 1,6 miliardi di kWh (-51,4%). In questo scenario è sbagliato, secondo i principi della corretta pianificazione energetica, continuare ad aggravare ulteriormente il carico produttivo della regione, poiché gran parte dell’energia prodotta sarebbe destinata a “viaggiare” verso altri centri di consumo, con sensibili perdite di trasmissione (mediamente il 7-8%) e ulteriori costi e impatti delle infrastrutture di trasporto.

Da considerare ancora, restando nel settore delle sole centrali a biomassa, che sono proposte e/o in corso di autorizzazione nella stessa area leccese (limitandosi ad un elenco delle iniziative di cui si ha notizia diretta e sicuramente non esaustivo), le seguenti centrali elettriche a biomassa (proponente, combustibile, sito, potenza nominale):

 

Oli Salento                         sansa                                     Veglie            54 MW

TG Energie rinnovabili      olio vegetale grezzo Cavallino        37 MW

Italgest                                olio vegetale grezzo Lecce             25 MW

Energreen                          olio vegetale grezzo Martignano    10 MW

Polaris Energy                   olio vegetale grezzo Alliste             10 MW

Fiusis                                  cippato di legno                   Calimera          1 MW

 

Affinché, come prescrive il PEAR, “i sistemi della domanda e dell’offerta si sviluppino in maniera coordinata”, è necessario che la valutazione dell’insediamento in esame sia effettuata nel quadro di altre iniziative relative ad insediamenti simili (valutazione integrata).

In ogni caso, non è accettabile che questa fondamentale esigenza sia totalmente ignorata nel progetto in esame, in cui la proposta viene illustrata prescindendo dal contesto produttivo circostante, ignorando ogni esigenza di coordinamento delle proposte e di equilibrio del sistema di produzione e consumo dell’energia nell’area.

Un’altra fondamentale prescrizione del PEAR, intrinsecamente disattesa, è quella derivante dalla scelta “di privilegiare una generazione diffusa di impianti di dimensione medio-piccola con produzione termica ed, eventualmente, cogenerazione (e trigenerazione). ” (PEAR; pag. 158/471).  Poco oltre (pag. 159/471, il Piano ribadisce che “in uno scenario di breve periodo si ritiene che si debba favorire l’avvio e la diffusione, nelle aree di vocazione agricola della regione, di filiere bioenergetiche “corte” finalizzate alla valorizzazione della risorsa in impianti di piccola-media taglia di tipo diffuso, con eventuale funzionamento in cogenerazione. Tali impianti, inseriti in un sistema di approvvigionamento locale organizzato, che veda il coinvolgimento di singole aziende agricole o gruppi di aziende, appaiono attualmente i più idonei per rispondere a queste esigenze e per favorire uno sviluppo armonico e sostenibile tra offerta e domanda locali di biomasse.”

Pur non essendovi una classificazione univoca per impianti di piccola, media e grande taglia, non vi è dubbio che la centrale in questione non si possa definire “medio-piccola”, se si esaminano e si comparano le seguenti indicazioni normative:

-          il D. Lgs. 29.12.2003 n. 387 prevede (art. 12, comma 5 e Tabella A allegata) una soglia di 200 kW per gli impianti soggetti a semplice Denuncia di Inizio Attività;

-          la stessa norma prevede procedure semplificate, da definire con un successivo decreto, per gli “impianti cogenerativi con potenza elettrica inferiore a 5 MW” (art. 5, comma 1, lettera g);

   D’altronde il D.Leg. 152/2006 definisce (art. 268, comma 1, punto gg) “grande impianto di combustione” quelli con potenza termica nominale non inferiore a 50 kW, potenza vicina al nostro caso (48 MWt).

   Il progetto in esame quindi, per la pesante taglia ed il carattere centralizzato, e per essere basato su olio di importazione, come ammesso dagli stessi rappresentanti dell’azienda nella prima conferenza dei servizi tenutasi a Bari, va in direzione opposta a quanto previsto nel PEAR.

 3.2 Difformità dall’art. 1, comma 4. lettera f, Legge 23.08.2004 n. 239

In tale norma si prevede un “adeguato equilibrio territoriale nella localizzazione delle infrastrutture energetiche”. Per quanto detto, l’insediamento proposto, insieme ad un vasto elenco di impianti proposti o in via di autorizzazione, contribuisce al contrario ad accentuare lo squilibrio territoriale dell’area. Tale conclusione è confortata dai dati Terna, ente gestore e proprietario della rete di trasmissione nazionale, che prevede (dati su www.terna.it) per l’intero Meridione un fabbisogno al 2016 di 70 miliardi di kWh. In tale ipotesi la Puglia, che già oggi produce più del 60% dell’intero fabbisogno meridionale potrebbe sopperire da sola agli aumenti di potenza richiesti a tutte le altre regioni continentali del Sud per i prossimi dieci anni; il ché aggraverebbe sprechi di trasporto, impatti ambientali e vulnerabilità dell’intero sistema elettrico.

 3.3 Difformità dal Piano Energetico Provinciale (PEP)

La Provincia di Lecce ha approvato in via definitiva, con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 36 del 23.04.2004, il “Programma d’intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico”, di seguito denominato Piano Energetico Provinciale (PEP), in attuazione del Decreto Legislativo n. 112/98. A prescindere dalla validità “legale” del Piano, soggetto alla catena di deleghe previste dalla normativa e redatto in anticipo rispetto allo stesso PEAR, il documento, frutto del  lavoro coordinato di Provincia e Università di Lecce, ha un indubbia valenza sotto l’aspetto del quadro di programmazione, che non può essere evidentemente ignorata.

In tale documento si valuta (pag. 253/348) che “allo stato attuale, in assenza di strumenti di pianificazione e persistendo un esubero di produzione che al 2000 era del 36% (oggi, come si è visto, è passato all’89%, n.d.r.), appare ingiustificato ogni ulteriore insediamento di centrali elettriche sul territorio provinciale e regionale. Possono richiedere una deroga a tale indirizzo gli impianti che fanno ricorso a fonti rinnovabili, per il notevole valore aggiunto, in termini socio-economici ed ambientali, che si associa a tali produzioni; ciò però a patto che tali fonti vadano a sostituire equivalenti fonti fossili, e non ad aggiungersi ad esse, perpetuando una scriteriata politica di esuberanza dell’offerta.

Tali considerazioni rimangono sostanzialmente valide anche alla luce dell’approvazione del PEAR, in cui non sono contenute specifiche previsioni quantitative per le centrali a biomassa. Lo stesso PEP (paragrafo 7.4) valuta una potenzialità di biomassa sul territorio provinciale sufficiente ad alimentare centrali per un massimo di 35 MWt totali, corrispondenti a meno di 10 MWe. Beninteso, la biomassa considerata dal Piano è solo quella prodotta sul territorio (residui di potatura di olivo e vite, sansa, vinacce, cereali), con esclusione assoluta di oli di importazione.

Fondamentali inoltre, per l’economicità del processo – prevede il Piano – è scegliere in maniera idonea i siti di ubicazione delle centrali, che dovranno essere il più possibile baricentrici rispetto alle zone di produzione del combustibile, in modo da abbattere notevolmente le spese di trasporto.”

Si evince da ciò agevolmente come la proposta di insediamento in oggetto sia decisamente difforme dalle previsioni del PEP per vari aspetti:

-          si prevede l’utilizzo di biomassa di importazione;

-          si prescinde, come si è detto, da una valutazione congiunta di altri possibili insediamenti proposti a livello regionale e locale, con il rischio di una potenza installata di gran lunga superiore alle potenzialità del territorio;

-          si prescinde da una collocazione ”baricentrica” delle centrali; anzi, sono previste ad esempio, con procedimenti distinti e affatto coordinati, due centrali di notevole potenza entrambe a pochi chilometri di distanza (Lecce e Cavallino).

 4. DIFFORMITA’ DALL’ALLEGATO A, PUNTI 2.1.A4) E 2.1.A6) DELLA D.G.R. 23.01.2007 N. 35

(GRADO DI INNOVAZIONE TECNOLOGICA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RENDIMENTO ENERGETICO ED AL LIVELLO DI EMISSIONI DELL’IMPIANTO PROPOSTO, MASSIMO UTILIZZO POSSIBILE DELL’ENERGIA TERMICA COGENERATA)

L’impianto presenta i seguenti dati nominali:

-          energia elettrica netta alla rete: 22.900 KW;

-          energia primaria del combustibile 47.886 kW;

-          energia termica per uso industriale: 8.100 kW.

Il rendimento netto dichiarato dell’impianto, cioè il rapporto tra i due valori sopra riportati, è del 47,8%. Quindi la metà circa (52%) dell’energia immessa nell’impianto è trasformata in calore. Dando per scontato che si tratta di tecnologie non certamente innovative (grandi motori diesel di derivazione marina), la valutazione dei rendimenti energetici dell’impianto non può prescindere dall’analisi della destinazione di questa ingente quantità di calore prodotta. Infatti dei 25 MW circa di energia termica prodotta, il progetto dichiara un impiego per “uso industriale” di soli 8,1 MW, al netto di altri recuperi effettuati all’interno del ciclo produttivo. Ma tale previsione non è supportata da alcun progetto per l’utilizzo del calore residuo.

Nella Relazione Ambientale si dedicano a tale fondamentale argomento solo 3 righe (!!):

Tale calore disponibile, vista la temperatura di uscita dalla sezione di recupero, potrebbe essere utilizzato per utenze esterne, quali ad esempio una rete di teleriscaldamento o aziende agricole per coltivazioni in serra”. (pag. 40/97)

Si deve ritenere, quindi, che tale calore, in assenza di reali previsioni di utilizzo, sarà destinato ad essere semplicemente disperso in ambiente; conferma tale conclusione lo schema di flusso allegato  alla Relazione tecnica illustrativa del Progetto, che riporta 2 “radiatori”, cioè scambiatori acqua-aria, destinati a smaltire in atmosfera l’intero calore residuo. Non si conosce, d’altronde, alcuna previsione specifica (destinazione del calore, accordi con utilizzatori, rete di teleriscaldamento ecc.) su tale aspetto.

Tale fondamentale carenza denota la reale natura della proposta in esame: non un impianto improntato all’uso efficiente dell’energia, inserito in un sistema energetico con un sostanziale equilibrio tra domanda ed offerta, ma un intervento speculativo, finalizzato al conseguimento dei Certificati Verdi, in cui il calore residuo rappresenta un fastidioso sottoprodotto di cui sbarazzarsi!

 5. DIFFORMITA’ DALL’ALLEGATO A, PUNTO 2.1.A5) DELLA D.G.R. 23.01.2007 N. 35

(UTILIZZO DELLE MIGLIORI TECNOLOGIE AI FINI ENERGETICI ED AMBIENTALI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA MINIMIZZAZIONE DELLE EMISSIONI DI NOx e CO)

Uno dei punti su cui deve incentrarsi l’esame della proposta in oggetto è senza dubbio costituito dalla minimizzazione delle emissioni. Invece è proprio questo uno degli aspetti più carenti della proposta progettuale. La Relazione ambientale liquida questo argomento con 4 pagine e 3 righe; si riporta una tabella (pag. 36/97) con le composizioni teoriche dei fumi ai camini; si cita un sistema catalitico di abbattimento degli ossidi di azoto con ammoniaca (SCR, Selective Catalytic Reduction); si cita sommariamente, un “sistema catalitico di ossidazione del CO a CO2”.

Nessun accenno alla tecnologia adottata per l’abbattimento delle polveri (cicloni?, filtri a manica?, filtri elettrostatici?), salvo l’indicazione assai generica di una “preventiva filtrazione” dei fumi di scarico (Relazione ambientale, pag. 36/97).

Nell’annessa “Relazione tecnica Emissioni atmosferiche” ci si potrebbe aspettare una trattazione più dettagliata ed approfondita; nulla di ciò: si trovano riprese le stesse generiche considerazioni contenute nella Relazione ambientale (tabella con la composizione teorica dei fumi, ennesima descrizione del sistema catalitico SCR). Salvo poi, con un salto logico poco consono ad una relazione tecnico, concludere:

 

si può stimare che a regime si produrranno una concentrazione di inquinanti inferiore ai limiti consentiti dal D.Lgs. 152/2006, così come riportato nella tabella seguente (pag. 13/17”):

EMISSIONE

VALORI ATTESI

LIMITE (1)

Polveri totali

60-100 mg/Nmc

130 mg/Nmc

Ossidi di azoto

170-190 mg/Nmc

200 mg/Nmc

Monossido di carbonio

250-300 mg/Nmc

650 mg/Nmc

(1) Allegato I, parte III, punto (3), “motori fissi a combustione interna”, del D. Lgs. 152/2006

 

In questi dati preoccupa, oltre alla mancanza di un qualunque metodo scientifico per analizzare gli effetti delle emissioni, la conclusione, del tutto arbitraria e soggettiva, con cui si dichiarano valori di concentrazioni pur sempre vicini a quelli limite (190 mg/Nmc rispetto al limite di 200 mg/Nmc per gli ossidi di azoto).

 6. DIFFORMITA’ DALLE PRESCRIZIONI DELLA L.R. 12.04.2001 N. 11

La legge prevede, tra i progetti di competenza della Provincia da sottoporre a verifica di assoggettabilità a V.I.A., gli “impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda, … con potenzialità uguale o superiore a 10 MW”.

L’art. 8 della stessa Legge prescrive i contenuti dello Studio di impatto ambientale (SIA) definito (art. 2, c. 1, lettera c) come “uno studio tecnico-scientifico degli impatti ambientali di un progetto, di un programma di intervento o di un piano”, da presentare per la procedura di verifica. Tra i dati richiesti compaiono:

·        una valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previsti (inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni ecc.) risultanti dall’attività del progetto proposto;

·        la descrizione delle tecniche prescelte per prevenire le emissioni degli impianti e per ridurre l’utilizzo delle risorse naturali, confrontandole con le migliori tecniche disponibili.

Esaminando l’impatto sulla qualità dell’aria e quanto contenuto nella Relazione ambientale, e’ di tutta evidenza, come si è notato sopra, che lo studio proposto non è adeguato a rappresentare efficacemente gli effetti derivanti dal funzionamento dell’impianto. Infatti:

a) non vengono neppure riportate, nelle relazioni e negli schemi relativi, come si è notato sopra, le tecnologie impiegate per la filtrazione degli inquinanti; poiché è noto che la scelta del sistema di abbattimento incide notevolmente sui successivi costi di esercizio dell’impianto, occorre rilevare che il progetto lascia ampi margini discrezionali in tal senso; salvo poi, con un approccio superficiale e poco scientifico, fornire assicurazioni sul rispetto dei limiti imposti;

b) i modelli proposti per la valutazione della distribuzione degli inquinanti sono inadeguati a rappresentare i reali impatti; infatti:

·             le ipotesi prese a base dello studio (stazionarietà, comportamento chimicamente inerte degli inquinanti, assenza di assorbimento al suolo), sono vistosamente lontane dalla realtà; basti pensare a situazioni meteo particolari (inversioni termiche, fumigazioni ecc.), ben lontane dalle ipotesi assunte, alle molteplici reazioni degli inquinanti con l’ambiente (es. combinazione di ossidi di zolfo e fosforo con l’umidità atmosferica, piogge acide, ecc), all’assorbimento degli inquinanti da parte del terreno (vedi casi pugliesi, da Cerano alla Copersalento, di sequestri di aree contaminate da emissioni di centrali elettriche);

·             non viene fornito alcuno studio ante operam sulla qualità dell'aria del sito in cui è previsto l'insediamento;

·             viene solo citato sommariamente (5 righe) l’algoritmo di calcolo impiegato (software NOAA denominato HYSPLIT), senza descrivere ipotesi, passaggi, approssimazioni, e riportando semplicemente le rassicuranti conclusioni;

·             partendo dall’erroneo presupposto che il rispetto medio dei limiti di legge garantisca di per sé assenza di danni alla salute, si ignorano gli effetti dovuti a particolari concentrazioni degli inquinamenti al suolo; gli studi scientifici in merito hanno provato che esiste un diretto rapporto causa-effetto tra concentrazione in aria di taluni inquinanti (come gli ossidi di azoto) e insorgenza di patologie anche a breve e medio termine;

·             si ignorano gli effetti degli inquinanti su soggetti particolarmente sensibili (bambini, soggetti esposti a patologie polmonari, donne in gravidanza ec.).

Considerati i diversi studi dell'OMS che attribuiscono buona parte delle patologie presenti nel mondo all'esposizione a fattori ambientali, avvalorando così il nesso causa-effetto fra aumento delle patologie ed inquinamento; considerati i dati del Registro Nazionale INES che denotano una situazione allarmante per la Regione Puglia per quel che concerne le emissioni; considerati i dati dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale ed in particolare i dati relativi al Registro Tumori Jonico Salentino in cui viene posta in rilievo l'anomalia della provincia di Lecce che presenta tassi per patologia tumorale (in particolare carcinoma del polmone) superiori a quelli delle provincie di Brindisi e Taranto, pur essendo assenti sul suo territorio insediamenti industriali rilevanti:  prima di esporre un’intera popolazione ai danni derivanti da ulteriori emissioni, nella situazione epidemiologica attuale già preoccupante, possono essere presi in considerazione, a parere degli scriventi, solo studi scientifici di ben diverso spessore rispetto a quello presentato.

 7. CARENZE NEI DATI RELATIVI AI LIMITI DI EMISSIONE AI SENSI DEL D. LEG. 12.04.2006 N. 152

Ai sensi di questa norma (art. 269) “per tutti gli impianti che producono emissioni (salvo quelli alimentati a biomasse di potenza inferiore a 1 MW e altre tipologie di piccola taglia, n.d.r.) deve essere richiesta un’autorizzazione ai sensi della Parte V” del Decreto. Ai fini del rilascio dell’autorizzazione, l’autorità competente indice … una conferenza dei servizi.

I limiti di emissione sono riportati nell’Allegato I della Parte V. Il progetto (Relazione ambientale, pag. 37) riporta i seguenti limiti di emissione, riferiti a “motori fissi a combustione interna”:

                     polveri                                                           130 mg/Nmc

                     ossidi di azoto                                  200 mg/Nmc

                     monossido di carbonio                   650 mg/Nmc

Ma, a ben vedere, tali limiti si riferiscono ad un “tenore di ossigeno nell’effluente gassoso del 5%”. Nel progetto invece (pag.36/97) si riporta una concentrazione di O2 nei fumi al camino del 10,61%. La composizione dei fumi va pertanto corretta, introducendo un tasso di ossigeno pari a quello di legge, in modo da rendere confrontabili i due dati. L’eccesso d’aria può infatti alterare sensibilmente le conclusioni della simulazione. Ciò appare ancor più necessario in quanto, come si è detto, il tenore dichiarato di ossidi di azoto nei fumi (170-190 mg/Nmc) è vicino al valore di soglia.

 8. DIFFORMITA’ DAGLI ATTUALI INDIRIZZI DELLA REGIONE PUGLIA IN TEMA DI CENTRALI A BIOMASSA

Con Deliberazione G.R. n. 767 del 14.05.2008 la Regione Puglia ha specificato i criteri per la localizzazione delle centrali a biomasse ed i requisiti amministrativi ed impiantistici necessari per ottenere l’autorizzazione unica. Tra l’altro si prevedono.

·        l’incentivazione dell’uso di biomasse di origine agricola e forestale prodotte localmente;

·        uno screening  qualitativo/quantitativo periodico, da valutare in sede autorizzativa, per i seguenti inquinanti: IPA, metalli, composti inorganici del fluoro espressi come HCL e HF, diossine e furani (PCDD + PCDF);

·        la redazione di un Piano di approvvigionamento delle biomasse utilizzate, con contratto di fornitura valido per 5 anni dal rilascio dell’autorizzazione;

·        la stretta “interconnessione” tra produzione di energia elettrica e calore.

Per quanto il progetto in esame sia stato presentato prima dell’approvazione della norma citata, è utile notare che l’insediamento proposto si pone in netto contrasto rispetto agli attuali indirizzi assunti dall’Amministrazione Regionale.

 9. CONCLUSIONI

L’insediamento in oggetto risulta slegato da ogni reale esigenza del territorio; puntando su combustibile di importazione e rinunciando alla “filiera corta”, utilizzerà del Salento solo lo spazio e l’ambiente fisico necessario e la eventuale disponibilità dei suoi amministratori ad accoglierlo. Limitati saranno i vantaggi (una manciata di posti di lavoro la cui ricaduta locale è da dimostrare), mentre gravi e certi saranno i danni all’ambiente e alla salute. Tutto ciò non per un necessario contributo alla copertura dei nostri fabbisogni energetici, per cui godiamo di un notevole esubero di produzione, destinato purtroppo ad accentuarsi con le tendenze attuali, ma essenzialmente per ragioni di profitto aziendale legato agli incentivi pubblici; ne è la prova la scarsa attenzione al riutilizzo della importante quota di calore residuo.

Il progetto rimane poi gravemente carente proprio sull’aspetto più importante e delicato per la salute dei cittadini: l’inevitabile ulteriore peggioramento della qualità dell’aria già compromessa da scriteriati insediamenti industriali esistenti nella nostra Regione.

 Casarano, 28.6.2010

  

Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”

 Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT)

Sezione Provinciale di Lecce

 Comitato Civico “Io Conto” - Ugento (LE)

Tribunale dei Diritti del Malato - Casarano (LE)

Legambiente - Casarano (LE)

 Comitato “Energia Ambiente e Vita” - Casarano (LE)

 

Comitato Cittadino Tutela Ambiente - Casarano (LE)

 

Associazione “I Paladini di Via Messina” - Casarano (LE)

 

Forum Ambiente e Salute - Lecce

 

Associazione Grande Salento - Avetrana (TA)

 

Comune di Supersano (LE)

 

Comune di Matino (LE)

 

Comune di Presicce (LE)

 

Comune di Ruffano (LE)

 

Gruppo Politico “Popolo della Libertà” - Sezione di Casarano (LE)

 

Gruppo Politico “Centro Democratico Cristiano” - Casarano (LE)

 

Gruppo Politico “Sinistra Ecologia e Libertà” - Circolo Cittadino di Casarano (LE)

 

Gruppo Politico “Italia dei Valori” - Circolo Cittadino di Casarano (LE)

 

Gruppo Politico “Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della Sinistra” - Sezione di

Casarano (LE)

        Leggi il Comunicato Stampa - Vai alla nostra sezione dedicata al settore Energia

 

 

24 Giugno 2010 - WWF – GREENPEACE- LEGAMBIENTE
PERCHE’ AUMENTARE LE AMBIZIONI DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI AL 2020 NELLA UE E’ NECESSARIO PER MANTENERE LA COMPETITIVITA’ E L’INNOVAZIONE
L'obiettivo di riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020, alla luce del trend attuale di
riduzione a livello europeo, appare del tutto sottostimato rispetto alle potenzialità e costringerebbe
l'Europa a fermarsi, con il grave rischio di riprendere l'ascesa delle emissioni inquinanti una volta
attenuata la crisi economica e di perdere l'occasione di imprimere una forte spinta di politica
industriale verso la nuova economia pulita. Mentre a livello mondiale gli investimenti pubblici e
privati verso la green economy si moltiplicano, anche quale strumento di uscita dalla crisi e
con la finalità di raggiungere la sicurezza energetica, l'Europa non può permettersi di abbandonare
la politica su cui ha fondato la propria azione negli ultimi 10 anni proprio ora che sta decollando a
livello mondiale.
Nuovi Investimenti Globali nell’Energia Sostenibile
2004 US$33.2 miliardi
2005 US$58.5 miliardi
2006 US$92.6 miliardi
2007 US$148.4 miliardi
(Fonte: New Energy Finance)
2007 – 2009: USD$ 1,3 Migliaia di miliardi 60%
(Fonte: Global Climate Prosperity Scoreboard®)
La richiesta degli ambientalisti di portare l'obiettivo europeo di riduzione delle emissioni come
minimo al meno 30% entro il 2020, dunque, nasce da considerazioni che vanno anche oltre i
negoziati internazionali per un nuovo accordo sul clima, pur nascendo dalla convinzione che un
recupero di leadership europea gioverebbe a un successo in sede multilaterale. Occorre rilevare,
infatti, che proprio nei negoziati internazionali, l'Unione Europea ha negli ultimi anni assunto un
ruolo di attesa nei confronti di Stati Uniti ed Economie Emergenti che non ha solo danneggiato le
trattative in sé, ma ha anche minato l'autorevolezza europea a livello globale, ben oltre l'ambito
della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici. Gli ambientalisti sostengono che un
obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 40% entro il 2020, compresi i meccanismi
flessibili attuati con regole più stringenti e anche nel quadro di un impulso alle migliori tecnologie
disponibili, oltre che fattibile dal punto di vista economico, assicurerebbe al Vecchio Continente
una reale capacità contrattuale a livello internazionale.
Per quel che riguarda l’Italia, occorre rilevare che una posizione di netta chiusura, quale quella
tenuta sinora dal ministero dell’Ambiente, potrebbe da una parte impedire di capitalizzare i risultati
che pure si stanno ottenendo nella corsa alle rinnovabili, con le luci dovute soprattutto
all’introduzione del conto energia, e le ombre derivanti da uno sviluppo anarchico del settore
energetico, non in sostituzione dei combustibili fossili e costantemente minacciato da revisioni
delle tariffe del conto energia non dettate da considerazioni di politica industriale sulla modulazione
della leva economica.
Quando, quasi tre anni fa, venne proposto il cosiddetto pacchetto 20-20-20 dell'Unione Europea1, il
trend di riduzione delle emissioni in Europa era lento, ma in quasi tutti i Paesi dell'Europa a 152
costante (Italia esclusa, dove il trend era in netta ascesa, e la Spagna) . Con la crisi economica, nel
2008 si è registrata un'accelerazione delle riduzioni di gas serra, arrivate nel 2008 all'11,3% (Europa
a 27 membri)3.
Tabella 1 - Accelerazione dei trend di riduzione delle emissioni con la crisi economica
Di conseguenza, secondo i calcoli del Potsdam Institute, l'attuale target di riduzione del 20% entro
il 2020 equivarrebbe a un -0,45% di riduzione l'anno, al di sotto del trend di riduzione storica dello
0,6% l'anno dal 1980. In altre parole, l'Europa dovrebbe decelerare o addirittura fermarsi.
Questa situazione è pericolosa sotto almeno due punti di vista, uno ambientale e l'altro economico.
Dal punto di vista ambientale, una riduzione dello sforzo di riduzione in presenza di un
rallentamento produttivo dei settori energivori (come l'acciaio) implica che una volta terminati gli
effetti della crisi economica le emissioni ricominceranno a salire. Dal punto di vista economico, il
fatto che le emissioni calino non per loro conto, e non grazie a investimenti, cambiamento dei
modelli di consumo e innovazione tecnologica, rischia di far perdere all'Europa, e ai singoli Stati,
una grande occasione e costituire uno svantaggio in termini di competitività a livello internazionale.
Occorre sottolineare che, come rileva la Comunicazione della Commissione UE che analizza le
opzioni per un aumento del target di riduzione4, i costi per ridurre le emissioni, nell'attuale
contingenza economica, si sono abbassati notevolmente, passando da 70 a 48 miliardi di Euro
l'anno (0,32% del PIL nel 2020), il 30% in meno di quanto previsto due anni fa. Questo è dovuto
anche all'aumento del prezzo del petrolio, che ha reso convenienti gli interventi di efficienza
energetica, e alla diminuzione del prezzo del carbonio nel sistema ETS.
Anche il mondo delle imprese e della finanza ha colto la grande opportunità derivante
dall'incremento del target europeo di riduzione delle emissioni per il 2020. In una dichiarazione
1 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2008:0030:FIN:IT:PDF
2 Mentre il target complessivo dell'Unione Europea, del -8%, rispetto alle emissioni del 1990, entro il 2012, si riferisce
all'Europa a 15 Stati membri, il target del -20% entro il 2020 si riferisce all'Europa allargata a 27 Paesi.
3 http://www.eea.europa.eu/pressroom/newsreleases/eu-greenhouse-gas-emissions-more
4 http://ec.europa.eu/environment/climat/pdf/2010-05-26communication.pdf
congiunta5 The Climate Group, The Corporate Leaders Group on Climate Change e il Programma
Climate Savers del WWF rilevano che "non esiste un futuro ad alto tenore di carbonio e basso costo
per l'Europa" e che aumentare le ambizioni di riduzione delle emissioni si tradurrà in sviluppo
economico e aumento dei posti di lavoro. Nella dichiarazioni, sottoscritta anche individualmente da
ben 13 imprese6, tra cui l'italiana Barilla, si rileva tra l'altro che un incremento delle ambizioni
europee si tradurrà in sviluppo economico e aumento dei posti di lavoro, l'Europa deve mantenere la
leadership per essere competitiva sui prodotti e servizi di mercato a basso tasso di carbonio, deve
investire nella propria sicurezza energetica, deve evitare di dover procedere a una rapida inversione
tecnologica domani (con costi ben più alti degli investimenti necessari oggi).
Nella stessa Comunicazione della Commissione UE, peraltro, si sottolinea che la competizione
internazionale nel settore delle fonti rinnovabili rischia di lasciare la UE al palo: si pensi che la Cina
ha aumentato gli investimenti nell'energia rinnovabile del 148% negli ultimi 4 anni. Secondo
l'ultimo rapporto "Country Attractiveness Indices" dell'agenzia Ernst & Young, ormai la Cina
spende quasi il doppio degli Stati Uniti7 in investimenti per le rinnovabili, con 34,6 miliardi di
dollari nel 2009 (contro i 18,6 degli USA). Tant'è che alcuni dei maggiori leader industriali USA
hanno lanciato un appello perché il loro paese triplichi le spese per la ricerca e la realizzazione di
nuova energia, alternativa ai combustibili "sporchi" tradizionali. Tra di loro, Bill Gates (Microsoft)
e Jeffrey R. Immelt, amministratore delegato della General Electric8. Al di là della preoccupazione
creata negli USA dal disastro nel Golfo del Messico, l'aumento dei prezzi del petrolio e la crescente
competizione per l'accaparramento delle risorse petrolifere (e degli altri combustibili fossili)
rendono la virata verso le nuove fonti energetiche un obbligo per guadagnare una certa sicurezza
energetica, nonché un dovere verso la pace mondiale.
Un target di riduzione delle emissioni del 30% a livello europeo farà risparmiare oltre 40 miliardi di
Euro, che in caso contrario andrebbero spesi per petrolio e gas, e questo postulando che il prezzo
del barile di petrolio rimanga 88 dollari.
I vantaggi sarebbero enormi anche dal punto di vista dei posti di lavoro, dal momento che le
tecnologie pulite sono a maggiore intensità di impiego. Come evidenziato in un rapporto del WWF,
al momento, nell'Unione Europea l'economia verde impiega già circa 3 milioni e 400 mila persone
(400 mila nell'industria dell'energia rinnovabile, direttamente o indirettamente; 2.100.000 nei
trasporti efficienti; 900 mila nell'efficienza energetica). L'indotto di questa industria, già enorme
per proporzioni, si calcola intorno a 5 milioni di persone. Si pensi che l'industria "sporca"
(elettricità, gas, cemento, acciaio) impiega oggi 2.800.000 persone9. In Italia uno scenario di
sviluppo delle fonti rinnovabili con obiettivi più spinti rispetto agli attuali fissati al 2020
consentirebbe di raddoppiare gli occupati diretti del settore elettrico a oltre 100 mila unità, secondo
le stime di Greenpeace10. L’occupazione totale per il settore elettrico sarebbe oltre il doppio.
WWF, Greenpeace e Legambiente, nel porre all'attenzione del Governo, del Parlamento e delle
parti sociali i vantaggi di un incremento delle ambizioni europee di riduzione delle emissioni di gas
serra per il 2020, non possono esimersi dal rilevare che non sono le ambizioni e gli obiettivi a
5 http://www.theclimategroup.org/_assets/files/Increasing-Europe-climate-ambition-will-be-good-for-EU-economy-andjobs-
say-businesses.pdf
6 Acciona, BNP Paribas, Barilla, Crédit Agricole, Elopak, F&C Asset Management, Johnson Controls Inc, Google,
Marks and Spencer, Nike, Philips, Sony Europe, Swiss Re
7
http://www.ey.com/Publication/vwLUAssets/Renewable_energy_country_attractiveness_indices_Issue_25/$FILE/Rene
wable_Energy_Issue_25.pdf
8 http://www.nytimes.com/2010/06/10/business/energy-environment/10gates.html
9 http://assets.panda.org/downloads/low_carbon_jobs_final.pdf
10 http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/green-jobs
danneggiare l'economia italiana, bensì la totale mancanza di approccio strategico. In quasi tutti gli
Stati Europei esistono Programmi, se non addirittura Leggi, che segnano il cammino verso un
obiettivo intermedio e uno a lungo termine (2050) di riduzione delle emissioni. In Italia, con una
travisata idea di libertà di mercato, si continua ad alimentare una competizione fondata su privilegi
acquisiti e intoccabili e speculazione. Oggi è ora di dire che bisogna puntare sulle rinnovabili e
sull'efficienza energetica non quali investimenti complementari, ma quale nerbo della futura politica
energetica ed ambientale del Paese. Si contesta che, a fronte di una potenza istallata di 102.000
MW, con un picco di potenza richiesta di 56.822 MW, il Governo abbia autorizzato dal 2002
21.742 MW di nuovi impianti termoelettrici e tra questi 2390 MW a carbone. Nel 2010 si prevede
l’entrata in funzione di 3220 MW e altri 5568 MW sono attesi per il 201311.
Le rinnovabili oggi si pongono come vera alternativa alle centrali tradizionali, e per questo si chiede
di puntare al futuro, attuando una vera e propria moratoria delle centrali a carbone e di quelle
nucleari ancora in fase di programmazione, inutili e antieconomiche, oltre che pericolose sotto il
profilo ambientale e della sicurezza. Va inoltre predisposto il phase out delle vecchie centrali a
olio combustibile
11 Ministero dello sviluppo economico: Rapporto sull’andamento delle autorizzazioni di cui all’art. 1-quarter, C.8 della
legge 27-10-2003, N. 290 agosto 2009-aprile 2010.

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24 Giugno 2010 - sentenza n° 215 del 17 giugno 2010 della Corte Costituzionale in materia di energia nucleare, che secondo alcuni, pronunciando l'illegittimità costituzionale delle norme che prevedono poteri straordinari d'emergenza governativi per la costruzione di nuove centrali, potrebbe costituire un colpo importante contro la strategia di reintroduzione dell'energia nucleare in Italia

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24 Giugno 2010 - Rivoluzione in bolletta:arrivano le fasce orarie. Da luglio, 4 milioni di faRivoluzione in bolletta Arrivano le fasce orariemiglie pagheranno tariffe diverse a seconda del momento in cui usano l'elettricità. I risparmi, all'inizio contenuti, a regime supereranno il 40%. L'Authority: "Più equità e rispetto per l'ambiente"

ROMA - Più equità, meno costi in bolletta e benefici per l'ambiente. Sono le promesse della rivoluzione nella bolletta dell'elettricità pronta a scattare il primo luglio. Per circa quattro milioni di famiglie a partire dall'inizio del nuovo mese l'energia non costerà infatti più lo stesso, ma sarà divisa in fasce orarie. Quando la richiesta ed i costi dell'elettricità sono minori, dalle 19.00 alle 8 del mattino dal lunedì al venerdì, nell'intero fine settimana e nei giorni festivi (indicate in bolletta come fasce orarie "F2 e F3") si pagherà l'elettricità a un prezzo più basso. Il costo sarà invece più alto nelle restanti ore dei giorni feriali, ovvero dalle 8.00 alle 19.00, quando la domanda e i costi dell'elettricità sono maggiori (fascia oraria "F1"). Al momento la possibilità di pagare l'elettricità con prezzi diversi a seconda degli orari già esiste su base volontaria, ma dal primo luglio la novità riguarderà automaticamente tutti gli utenti dotati di un nuovo contatore elettronico appositamente "riprogrammato che hanno ricevuto in questi mesi l'apposito avviso da parte del loro fornitore.
Volendo introdurre questo cambiamento destinato a influire su usi e abitudini quotidiani con gradualità, la differenza tra le due tariffe per un periodo transitorio di 18 mesi sarà solo del 10%. Questo significa che anche adeguando i propri comportamenti alla nuova tabella oraria il risparmio in bolletta sarà di pochi euro. L'Autorità per l'energia e il gas ha realizzato ad esempio le proiezioni con i profili di due consumi tipo, quelli di un single e quelli di una famiglia composta da quattro persone. Tenendo conto che l'utilizzo degli elettrodomestici più energivori (lavatrice, lavastoviglie, scaldabagno elettrico, ferro da stiro, forno elettrico) è già orientato verso le fasce orarie a costo minore (72% in "F2" e "F3" e 28% in "F1" nel caso della famiglia, 79% in "F2" e "F3" e 21% in "F1" nel caso del single) su base annuale il risparmio sarebbe in entrambi i casi inferiore ai quattro euro. A determinare uno scarto così basso non è solo il piccolo margine di differenza iniziale tra le due tariffe, ma soprattutto il fatto che il costo dell'energia è solo una parte marginale di ciò che paghiamo in bolletta, mentre il grosso è determinato da canone e imposte varie.
"Andando a toccare un aspetto così importante della vita degli italiani siamo convinti che ci volesse grande gradualità, anche per dare alle persone la possibilità di valutare nel concreto i cambiamenti della spesa in bolletta e di adottare comportamenti favorevoli al risparmio", spiegano dall'Autorità per l'energia e il gas, l'istituzione che più a spinto affinché venisse introdotta la tariffa bioraria. "Finita la fase transitoria - sottolineano ancora  -  la differenza di prezzo salirà di oltre il 40% e i comportamenti virtuosi potranno incidere in maniera più consistente, ma la prima motivazione che ha portato a questa novità su scala mondiale è stata la volontà di introdurre un principio di equità: all'ingrosso il prezzo dell'energia elettrica è più alto quando la domanda è elevata e più basso quando c'è minore richiesta. I prezzi biorari consentono di pagare l'elettricità consumata nei diversi momenti al suo giusto valore: oggi, invece, con un unico prezzo indifferenziato, chi usa l'elettricità nelle ore a basso prezzo paga anche una parte dei costi di chi consuma nelle ore più costose".
Più equità da subito, possibili risparmi consistenti a partire dai prossimi anni, ma anche vantaggi futuri per l'ambiente. L'Autorità ritiene, in particolare, che lo spostamento dei consumi potrà contribuire a ridurre il picco di domanda elettrica e, di conseguenza, a ridurre la necessità di ricorrere alla produzione garantita dalle centrali meno efficienti. Tutto ciò avrà un positivo effetto di riduzione delle emissioni inquinanti nel breve periodo e, nel medio-lungo periodo, potrà ridurre la necessità di costruire nuovi impianti diminuendo inoltre le perdite sulla rete.

  FONTE: Repubblica

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24 Giugno 2010 - Respinti i ricorsi delle Regioni contro il nucleare. Per la Consulta i rinucleare_decretocorsi presentati da 10 Regioni contro la legge delega sono infondati e inammissibili.

La Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi presentati da 10 Regioni in merito alla legge delega sul nucleare. I giudici della Consulta hanno dichiarato in parte infondate e in parte inammissibili le questioni sollevate da Lazio, Umbria, Basilicata, Toscana, Calabria, Marche, Molise, Puglia, Liguria ed Emilia Romagna (il Piemonte con la nuova giunta ha poi deciso di ritirare il suo ricorso) sul riparto della competenza legislativa fra Stato e Regioni in tema di produzione dell'energia elettrica nucleare.

Per le ricorrenti alcune disposizioni contenute nella legge di delega n. 99 del 2009 erano costituzionalmente illegittime, mentre non è di questo parere la Consulta, che depositerà le motivazioni della sentenza nelle prossime settimane. Soddisfazione è stata espressa dal ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto: “La sentenza della Corte Costituzionale, della quale attendiamo comunque di conoscere nel dettaglio le motivazioni, conferma il principio della competenza nazionale su questioni dalle quali dipende il futuro del Paese nel suo complesso oltre che dei singoli territori”, afferma Fitto. “La linea di tendenza che riconosce un principio unitario e non frammentato delle competenze su questioni di tale rilevanza, allo stato degli atti, mi appare pienamente condivisibile. E' evidente – aggiunge il ministro - che le prese di posizione, inutilmente polemiche, di alcuni presidenti di regione si dimostrano finalizzate solo a strumentalizzazioni politiche”.

Prestigiacomo: ora accelerare

Apprezzamento per il no della Consulta ai ricorsi delle Regioni arriva anche dal ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo: “La decisione della Corte Costituzionale di rigettare l'impugnativa delle Regioni sulla legge delega per il nucleare – dice il ministro - fuga ogni dubbio sulla legittimità della impostazione del Governo su questo tema chiave per lo sviluppo del paese. Ho affrontato oggi il tema con il premier Berlusconi chiedendogli di accelerare le procedure per l'avvio dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare e che domani approfondiremo a margine del consiglio. Ora bisogna andare avanti senza indugio per definire le scelte concrete da adottare, i costi e i benefici per i territori e per il paese”.

La sentenza 215/2010

Va ricordato, tuttavia, che nei giorni scorsi la Corte Costituzionale – con la sentenza 215/2010 del 9 giugno scorso- aveva accolto il ricorso presentato da alcune Regioni contro il nucleare, bocciando l'articolo 4, commi da 1 a 4, della legge n. 102/2009. Questo articolo consentiva le procedure d'urgenza per la realizzazione di nuove infrastrutture per la produzione di energia elettrica, tra le quali le centrali nucleari, scavalcando la competenze in materia delle Regioni.

Secondo l'interpretazione del sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Stefano Saglia, il decreto legge 78 del luglio 2009 al quale questa sentenza dei giudici fa riferimento “non riguarda assolutamente le norme sull'energia nucleare”. Secondo il sottosegretario la decisione della Consulta “riguarda semplicemente la possibilità da parte dello Stato di nominare commissari per sbloccare le procedure sulle infrastrutture”. Saglia replicava così alle dichiarazioni del governatore della Puglia Nichi Vendola, secondo il quale la sentenza della Consulta ha restituito “agli enti locali, ed in particolar modo alle regioni, la facoltà di appoggiare o rigettare integralmente le scelte operative e territoriali dell'esecutivo nazionale in materia di energia nucleare. Finisce anche – ha aggiunto Vendola - ogni possibilità di commissariamento, essendo stata dichiarata illegittima ogni urgenza in materia”.

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23 Giugno 2010 - PM10: MAGLIA NERA PER LE CITTA' ITALIANE.

Un primato di cui certamente l'Italia non può andare fiera. L'Istat ha infatti presentato in questi giorni i risultati dell'analisi, condotta dal database AirBase dell'Agenzia europea per l'ambiente, sulla qualità dell'aria nelle città europee, riferiti agli anni 2004-2008.

Situazione italiana
Ebbene 17 città su 30 sono italiane. A guidare la classifica, dopo la città bulgara di Plovdiv, è la città di
Torino, seguita da Brescia, Milano e Sofia. Il capoluogo piemontese risulta infatti essere la città europea peggiore per la presenza nell'aria di ozono troposferico. Ma non solo, detiene anche un altro primato: il
maggior numero di giorni (77) di superamento del valore limite di 120 μg/m3.

Torino è comunque in buona compagnia poiché solamente 10 città italiane hanno presentato nel 2008 un numero di giorni di superamento inferiore a 35. Tra queste troviamo Bologna, Genova, Palermo, Perugia, Forlì, Trento, Firenze, Roma, Novara e Prato. In particolare, il capoluogo emiliano è la città italiana con il livello di PM10 più basso, mentre Palermo si è aggiudicata il titolo di città italiana con la migliore qualità dell'aria nel 2008.

Napoli: Ossidi azoto e piogge acide
Altro primato negativo tutto italiano arriva dalla città di Napoli che ha fatto registrare il valore
più elevato di concentrazione annua di biossido di azoto
(66,6 μg/m3, al di sopra del valore limite di 40 μg/m3), considerato tra i responsabili delle piogge acide.

Bene il Nord Europa
All'opposto, ai primi
5 posti della graduatoria delle 30 città più virtuose
troviamo: Tallinn in Estonia, le città svedesi di Stoccolma, Lund e Malmö e Rostock in Germania.

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22 Giugno 2010 - IL MINISTRO PRESTIGIACOMO VISITA IL REATTORE NUCLEARE EPR.

Il Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, visiterà oggi il sito di Flamanville (Francia) dove è in costruzione una centrale nucleare di terza generazione EPR (European Pressurized Reactor) di proprietà della francese Edf con la partecipazione di Enel.

Reattore EPR

Si tratta di un reattore ad acqua pressurizzata, nel quale la refrigerazione del nocciolo e la moderazione dei neutroni vengono ottenuti grazie alla presenza nel nocciolo di acqua naturale (detta anche leggera per distinguerla dall'acqua pesante) in condizioni sottoraffreddate.

 Protocollo d'intesa
Già il 9 aprile scorso la Prestigiacomo aveva firmato con il suo collega francese, Jean-Louis Borloo,
un protocollo d' intesa sulla sicurezza nucleare volto a istituire tra i due paesi un regolare sistema di scambio di informazioni e di esperti in materia di sicurezza nucleare.

Il tutto per facilitare la collaborazione fra le due agenzie nazionali competenti in materia di sicurezza nucleare, l'Ispra e l'Adn, tra la quali è stato sottoscritto un accordo di collaborazione per lo scambio di informazioni in materia di nucleare: questioni relative alla scelta dei siti, costruzione, messa in opera e dismissione di impianti nucleari, ciclo del combustibile, gestione dei rifiuti radioattivi, protezione radiologica nei settori industriali, ricerca e salute.

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21 Giugno 2010 - Robin Tax, chiarimenti dalle Entrate. Il rialzo al 6,5% dell'addizionaleraffineria_robintax Ires si applica dal 2010, ma sono esclusi i produttori di energia da solare, eolico e biomasse.

L'aumento dal 5,5 al 6,5% dell'addizionale Ires per le imprese che operano nel settore energetico (la cosiddetta Robin tax) si applica a partire dal 2010 con un'esclusione limitata per i produttori di energia verde.

Lo ha chiarito l'Agenzia delle Entrate con la circolare n. 35/E pubblicata oggi che fa il punto sulle novità introdotte dalla legge n. 99/2009 per le imprese che operano nell’ambito dell’energia. Il comma 3, articolo 56 della legge 23 luglio 2009, n. 99 ha infatti elevato al 6,5% l'aliquota del 5,5% per l’addizionale all’imposta sul reddito delle società (IRES), prevista all’articolo 81 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.

Gli esclusi dal rialzo

La circolare dell'Agenzia delle Entrate precisa che restano fuori dall’incremento dell’imposta le società che producono in prevalenza energia elettrica dalle fonti rinnovabili indicate nella norma, ossia quella solare-fotovoltaica, eolica e con biomasse. Restano invece coinvolti dal prelievo aggiuntivo i produttori di energia idroelettrica e geotermica. L’altra condizione necessaria per evitare l’applicazione dell’addizionale è che queste imprese ottengano prevalentemente ricavi che derivano dall’energia elettrica. L’esclusione dall’addizionale, infatti, vale solo per chi produce energia pulita, non per chi la commercializza.

Dove si applica l'aumento dell'imposta

L’addizionale Ires si applica invece alle società che si dedicano prevalentemente ad attività legate alla ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, alla raffinazione del petrolio e alla produzione o commercializzazione dei derivati del petrolio o gas naturali, così come alla produzione o commercializzazione di energia elettrica. Inoltre, la circolare chiarisce che rientrano tra i destinatari del rialzo dell’imposta anche coloro che operano nel commercio all’ingrosso o al dettaglio di prodotti petroliferi e che producono o commercializzano gli oli rigenerati. È invece escluso chi svolge soltanto attività ausiliarie alla raffinazione del petrolio e alla produzione e commercializzazione dei suoi derivati, come ad esempio lo stoccaggio, il trasporto o la rigassificazione del gas naturale.

In ogni caso, precisa l'Agenzia, l’incremento dell’Ires scatta solo nel caso in cui i contribuenti che operano nel settore energetico abbiano raggiunto nell’anno d’imposta precedente un valore d’affari sopra i 25 milioni di euro. La soglia minima dei ricavi rilevanti per far salire l’Ires è data non solo da quelli che derivano dall’esercizio delle attività nel settore energetico, ma dal volume d’affari complessivo.

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21 Giugno 2010 - Ritorno al nucleare, stop della Consulta. La Corte ha bocciato il decreto chnuclearee toglieva alle Regioni la competenza in materia di energia e nucleare

Dalla Consulta arriva la bocciatura del primo atto legislativo del Governo per il ritorno del nucleare in Italia. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato incostituzionale l'articolo 4, commi da 1 a 4, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78 (Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102.

Questo provvedimento apriva le porte alle procedure d'urgenza per la realizzazione di nuove infrastrutture per la produzione di energia elettrica, tra le quali le centrali nucleari. L’art. 4 prevede infatti che il Consiglio dei ministri possa individuare interventi relativi alla produzione, al trasporto ed alla distribuzione dell’energia, da realizzare con capitale prevalentemente o interamente privato, per i quali ricorrono particolari ragioni di urgenza in riferimento allo sviluppo socio-economico e che devono essere effettuati con mezzi e poteri straordinari (comma 1). La disposizione richiede la necessità dell’intesa con la Regione solo per l’individuazione degli interventi relativi alla produzione e non anche per quelli concernenti il trasporto e la distribuzione dell'energia.

Commissari straordinari
Il comma 2 prevede che il Governo nomini uno o più Commissari straordinari per la realizzazione dei suddetti interventi. Il Commissario straordinario può fissare, per l’attività occorrente per l’autorizzazione e l’esecuzione degli interventi in questione, termini più brevi rispetto a quelli ordinariamente previsti; inoltre, in tutti i casi in cui le amministrazioni non rispettino tali termini, (comma 3). Con i provvedimenti di cui al comma 1, inoltre, sono individuate le strutture di cui si avvale il Commissario straordinario, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, nonché i poteri di controllo e di vigilanza del Ministro per la semplificazione normativa e degli altri Ministri competenti (comma 4).
può sostituirsi alle amministrazioni medesime nel compimento di tutta l’attività che sarebbe di loro competenza

Incostituzionalità dell'articolo
Su questo articolo Umbria, Toscana, Emilia-Romagna e la Provincia autonoma di Trento avevano sollevato la questione della costituzionalità dinanzi alla Consulta. E la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 215 del 9 giugno 2010, ha rilevato la
violazione degli art. 117, terzo comma, e 118, primo e secondo comma, della Costituzione
, dichiarando illegittimo l’art. 4, commi da 1 a 4, del d.l. n. 78 del 2009.

Nel mirino della suprema corte di giustizia italiana, in particolare, da un lato la previsione d'urgenza degli interventi per la produzione dell'energia, da realizzare però con capitali privati, dall'altro la sottrazione dei poteri decisionali delle Regioni in materia. Secondo la Consulta, “trattandosi di iniziative di rilievo strategico, ogni motivo d’urgenza dovrebbe comportare l’assunzione diretta, da parte dello Stato, della realizzazione delle opere medesime. Invece la disposizione impugnata stabilisce che gli interventi da essa previsti debbano essere realizzati con capitale interamente o prevalentemente privato, che per sua natura è aleatorio, sia quanto all’an che al quantum”.

Inoltre “la previsione, secondo cui la realizzazione degli interventi è affidata ai privati, rende l’intervento legislativo statale anche sproporzionato. Se, infatti, le presunte ragioni dell’urgenza non sono tali da rendere certo che sia lo stesso Stato, per esigenze di esercizio unitario, a doversi occupare dell’esecuzione immediata delle opere, non c’è motivo di sottrarre alle Regioni la competenza nella realizzazione degli interventi”. Pertanto, conclude la Consulta, “i canoni di pertinenza e proporzionalità richiesti dalla giurisprudenza costituzionale al fine di riconoscere la legittimità di previsioni legislative che attraggano in capo allo Stato funzioni di competenza delle Regioni non sono stati, quindi, rispettati”.

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18 Giugno 2010 - UE: pubblicata la nuova Direttiva sull'eco-edilizia. La direttiva 2010/31/CE entrerà in vigore il 9 luglio. Nuovi edifici a energia quasi zero dal 2021. Negli annunci immobiliari andrà indicata la classe.

Già approvata in via definitiva dal Parlamento europeo il 18 maggio scorso, la Direttiva europea 2010/31/CE sulla prestazione energetica nell'edilizia è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale europea di oggi. Entrerà in vigore fra venti giorni e sostituirà la direttiva 2002/91/CE, che sarà abrogata dal 1º febbraio 2012.

La nuova direttiva promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne nonché delle prescrizioni relative al clima degli ambienti interni e dell’efficacia sotto il profilo dei costi. Nel provvedimento è definito il quadro comune generale di una metodologia per il calcolo della prestazione energetica degli edifici e delle unità immobiliari che gli Stati membri sono tenuti ad applicare in conformità a quanto indicato nell'allegato I della direttiva. In particolare, la metodologia di calcolo dovrà tenere conto delle caratteristiche termiche dell’edificio e delle sue divisioni interne (capacità termica, isolamento, riscaldamento passivo, elementi di raffrescamento, ponti termici), degli impianti di riscaldamento e di produzione di acqua calda, di condizionamento e ventilazione, di illuminazione, della progettazione, posizione e orientamento dell’edificio, dei sistemi solari passivi e di protezione solare, delle condizioni climatiche interne, dei carichi interni.

Inoltre, il calcolo della prestazione energetica deve essere differenziato a seconda della categoria di edificio (abitazioni monofamiliari, condomini, uffici, scuole, ospedali, alberghi e ristoranti, impianti sportivi, esercizi commerciali).

Requisiti minimi di prestazione energetica
Gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie affinché siano fissati requisiti minimi di prestazione energetica (rivisti a scadenze regolari non superiori a cinque anni, se necessario aggiornati in funzione dei progressi tecnici nel settore edile) per gli edifici o le unità immobiliari al fine di raggiungere
livelli ottimali in funzione dei costi
. I requisiti minimi potranno non essere applicati agli edifici tutelati per il loro valore architettonico o storico o adibiti a luoghi di culto; ai fabbricati temporanei (tempo di utilizzo non superiore a due anni), i siti industriali, le officine, gli edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno energetico; agli edifici residenziali utilizzati meno di 4 mesi all’anno e ai fabbricati indipendenti di superficie inferiore a 50 m2.

Calcolo dei livelli ottimali
Entro il
30 giugno 2011 la Commissione stabilirà un quadro metodologico comparativo per il calcolo dei livelli ottimali, in funzione dei costi, dei requisiti di prestazione energetica degli edifici ed elementi edilizi. Il quadro metodologico distinguerà tra edifici nuovi ed esistenti e tra diverse tipologie edilizie. Gli Stati membri calcoleranno i livelli ottimali avvalendosi del quadro comparativo e di altri parametri - condizioni climatiche, accessibilità delle infrastrutture energetiche - e compareranno i risultati di tale calcolo con i requisiti minimi di prestazione energetica in vigore. Entro il 30 giugno 2012, gli Stati trasmetteranno alla Commissione la prima relazione contenente tutti i dati
e le ipotesi utilizzati per il calcolo, con i relativi risultati. Se i requisiti minimi vigenti risulteranno sensibilmente meno efficienti dei livelli ottimali, gli Stati dovranno giustificare tale differenza per iscritto alla Commissione e ridurre il divario.

Edifici nuovi ed esistenti
Per gli edifici di nuova costruzione gli Stati dovranno garantire che, prima dell’inizio dei lavori, sia valutata la
fattibilità tecnica, ambientale ed economica di sistemi alternativi ad alta efficienza
, se disponibili, tra cui: sistemi di fornitura energetica decentrati basati su fonti rinnovabili; cogenerazione; teleriscaldamento o teleraffrescamento; pompe di calore. Per gli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni importanti, la prestazione energetica dovrà essere migliorata al fine di soddisfare i requisiti minimi; inoltre, andranno valutati e tenuti presenti sistemi alternativi ad alto rendimento.

Impianti tecnici per l'edilizia
Al fine di ottimizzarne i consumi, gli Stati dovranno stabilire
requisiti minimi per i sistemi tecnici per l’edilizia (impianti di riscaldamento e di produzione di acqua calda, impianti di condizionamento d’aria, grandi impianti di ventilazione). Inoltre, promuoveranno l’introduzione di sistemi di misurazione intelligenti
quando un edificio è in fase di costruzione o è oggetto di una ristrutturazione importante.

Edifici a energia quasi zero
La direttiva 2010/31/CE stabilisce che gli Stati provvedano affinché entro il
31 dicembre 2020 tutti gli edifici di nuova costruzione siano “edifici a energia quasi zero”, cioè ad altissima prestazione energetica, in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo sia coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa quella prodotta in loco o nelle vicinanze. Gli edifici pubblici di nuova costruzione dovranno essere a energia quasi zero a partire dal 31 dicembre 2018
. Gli Stati dovranno elaborare piani nazionali destinati ad aumentare il numero di “edifici a energia quasi zero”; entro il 31 dicembre 2012 e successivamente ogni tre anni, la Commissione pubblicherà una relazione sui progressi realizzati ed elaborerà un piano d'azione.

Incentivi
La direttiva sottolinea l'importanza di mettere a disposizione
adeguati strumenti di finanziamento e incentivi per favorire l'efficienza energetica degli edifici e il passaggio a edifici a energia quasi zero. Pertanto gli Stati membri dovranno adottare gli strumenti più pertinenti sulla base delle circostanze nazionali e dovranno redigere entro il 30 giugno 2011
un elenco delle misure e degli strumenti esistenti e proposti.

Attestato di prestazione energetica
Gli Stati membri dovranno istituire un
sistema di certificazione energetica degli edifici
. L'attestato comprenderà la prestazione energetica dell’edificio e i valori di riferimento, quali i requisiti minimi di prestazione energetica, al fine di consentire ai proprietari o locatari di valutare e raffrontare la prestazione energetica. Il certificato, valido al massimo per 10 anni, comprende raccomandazioni per il miglioramento efficace o ottimale in funzione dei costi della prestazione energetica e potrà contenere informazioni supplementari (il consumo energetico annuale per gli edifici non residenziali e la percentuale di energia da fonti rinnovabili nel consumo energetico totale).

Entro il 2011 la Commissione adotterà un sistema comune volontario a livello di Ue per la certificazione della prestazione energetica degli edifici non residenziali.

Rilascio dell'attestato
L'attestato di prestazione energetica andrà rilasciato:

- per gli edifici o le unità immobiliari costruiti, venduti o locati;

- per gli edifici in cui una superficie di oltre 500 m2 è occupata da enti pubblici e frequentata dal pubblico. A partire dal 9 luglio 2015, cioè cinque anni dopo l'entrata in vigore della direttiva, la soglia di 500 m2 è abbassata a 250 m2.

L'obbligo del rilascio del certificato viene meno ove sia già disponibile e valido un attestato rilasciato conformemente alla direttiva 2002/91/CE. In caso di costruzione, vendita o locazione, l'attestato di prestazione energetica dovrà essere mostrato al potenziale acquirente o nuovo locatario e consegnato all'acquirente o al nuovo locatario.

Annunci immobiliari
In caso di vendita o locazione di un edificio prima della sua costruzione, gli Stati potranno disporre che il venditore fornisca una valutazione della futura prestazione energetica dell’edificio; in tal caso, il certificato di prestazione energetica va rilasciato entro la fine della costruzione. In caso di offerta in vendita o in locazione di edifici o unità immobiliari aventi un certificato di prestazione energetica,
l'indicatore di prestazione energetica che figura nell'attestato dovrà essere riportato in tutti gli annunci commerciali
. Negli edifici pubblici, il certificato dovrà essere esposto al pubblico.

Ispezioni degli impianti di riscaldamento e condizionamento
Sono previste nella nuova direttiva ispezioni periodiche degli impianti di riscaldamento degli edifici dotati di caldaie con una potenza superiore a
20 kW e degli impianti di condizionamento d'aria con potenza superiore a 12 kW
. Per gli impianti di riscaldamento con caldaie la cui potenza è superiore a 100 kW l'ispezione deve avvenire almeno ogni due anni; per le caldaie a gas questo periodo può essere esteso a quattro anni.

Esperti indipendenti
Gli Stati dovranno garantire che la certificazione della prestazione energetica degli edifici e l'ispezione degli impianti di riscaldamento e condizionamento d'aria siano effettuate in
maniera indipendente da esperti qualificati e/o accreditati
, operanti in qualità di lavoratori autonomi o come dipendenti di enti pubblici o di imprese private. L'accreditamento degli esperti va effettuato tenendo conto della loro competenza; gli elenchi periodicamente aggiornati di esperti e/o società accreditate dovranno essere a disposizione del pubblico. I sistemi di controllo per gli attestati di prestazione energetica e i rapporti di ispezione degli impianti dovranno essere indipendenti.

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rinnovabili_ronchi

18 Giugno 2010 - Elettricità “verde”, l'Ue punta al 45% nel 2030. Edo Ronchi: nel 2030 l'Italia dovrà produrre il 45% di elettricità da rinnovabili, pari a 167 TWh.

 L'Italia deve cominciare già oggi a discutere quale sarà il mix energetico nel 2030 e quale dovrà essere il contributo delle fonti rinnovabili.

È questa l'opinione di Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, intervenuto nel corso del convegno “Rinnovabili e territorio: dalle linee guida nazionali alle buone pratiche”, organizzato dall'Anev. L'Unione Europea, ha osservato il presidente della Fondazione, progetta di passare dal 30% di elettricità prodotta da rinnovabili nel 2020 al 45-50% nel 2030. “Queste indicazioni europee - ha detto Ronchi - secondo un possibile scenario tecnico, significherebbero per l'Italia nel 2030 una produzione di 167 TWh di elettricità da fonte rinnovabile (il 45%) così ripartita: 29 TWh dal solare, 49 TWh dall'eolico, 45 TWh dalle biomasse, 49TWh dall'idroelettrico e 14 TWh dal geotermico. La Germania, la Francia e la Gran Bretagna hanno già avviato questa discussione al 2030, una discussione necessaria perché nel settore dell'energia un orizzonte decennale è insufficiente”.

Il Piano di Azione Nazionale

Il Ministero per lo Sviluppo economico, ha ricordato Ronchi, ha presentato pochi giorni fa una bozza di piano di azione nazionale per le energie rinnovabili in attuazione della Direttiva 2009/28/CE. Tale bozza prevede di raggiungere l'obiettivo del 17% del consumo finale di energia al 2020 con fonti rinnovabili così ripartite: 9,1 Mtep di elettricità, 9,5 Mtep di fonti termiche (calore e raffrescamento), 2,5 Mtep di biocarburanti per il trasporto. “I 9,1 Mtep di elettricità da fonte rinnovabile - ha osservato Ronchi - corrispondono a circa 106 TWh: un dato molto simile a quello proposto lo scorso anno dalla Fondazione, pari a 107 TWh. Questa bozza conferma che in sede tecnica, fra i diversi studi presentati, c'è ormai un'ampia convergenza: per attuare la Direttiva europea occorrerà passare dagli attuali 66 TWh a 106-107 TWh da fonte rinnovabile per produrre elettricità nel 2020”.

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17 Giugno 2010 - 55% e mobilità sostenibile, proposte alla Camera. Chiesta al Governo la proroga del bonus 55%, interventi per l'efficienza nel riscaldamento e un piano per il trasporto pubblico.

Dopo l'appello dei produttori di infissi, anche il mondo politico sta facendo pressioni sul Governo affinché venga finalmente prorogata la detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, in scadenza il 31 dicembre 2010.

Martedì scorso le Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, riunite per discutere delle misure di riduzione dell'inquinamento atmosferico, hanno approvato una Risoluzione a firma dei deputati Ermete Realacci (PD), Vincenzo Garofalo (Pdl), Carlo Monai (Idv) e Guido Dussin (Lnp) nella quale si impegna il Governo “ad avviare iniziative legislative volte a dare continuità alla detrazione del 55 per cento per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici”.

Programma di interventi per l'efficienza
Viene proposto inoltre l'avvio di un programma di interventi volti a incentivare l'efficientamento energetico e a ottimizzare i consumi energetici per il riscaldamento privato
attraverso impianti di teleriscaldamento su scala locale, disponendo controlli sull'efficienza degli impianti termici civili
.

Mobilità sostenibile
Le Commissioni impegnano inoltre il Governo a verificare la possibilità di
escludere dai vincoli del patto di stabilità interno le spese di investimento sostenute dagli enti locali per la lotta ai cambiamenti climatici e per la riduzione delle emissioni inquinanti; e di rifinanziare il fondo per la mobilità sostenibile. La Risoluzione chiede la definizione di un piano straordinario per favorire il trasporto pubblico
, introducendo meccanismi volti a disincentivare la circolazione dei mezzi inquinanti in transito su tutto il territorio nazionale e favorendo l'utilizzo di veicoli a minore impatto ambientale.

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10 Giugno 2010 - L'art.45 della Manovra evidenzia il problema dei troppi certificati verdi.

Generare confusione, incertezza e ripercussioni negative sui destinatari della norma. Sono questi gli effetti che secondo Cogena, Associazioni italiana per la promozione della cogenerazione, producono i continui "stop&go", effettuati sia sulla detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica che sull'art.45 del D.L. 78/2010 (Manovra finanziaria 2010) all'esame del Parlamento.

 Contro i certificati verdi
Con l'art.45, intitolato “Abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di certificati verdi”, il Governo punta ad abolire l'obbligo per il gestore unico di ritirare i certificati verdi in eccesso di offerta al fine di ridurre i "costi del sistema": viene eliminata una voce costo, generatasi in misura significativa a partire dal 2008, a causa appunto dell'eccesso di offerta, posta a carico del gestore dei servizi elettrici e quindi della componente tariffaria A3 (pari a 630 milioni di euro per la competenza dello stesso anno 2008). Pertanto, l'art.45 produrrebbe
minori costi sulla bolletta elettrica dei cittadini stimabili tra i 500 e i 600 milioni di euro annui
.

Favorevoli o contrari?
Secondo parte degli operatori questo articolo è un provvedimento che non produrrà alcun vantaggio per le casse statali, nè andrà a incidere sulla fiscalità generale. Anzi denunciano gravi ripercussioni per l'intero settore, tra cui il rischio per gli investimenti effettuati ed in corso. Non tutti però, a quanto pare, la pensano così. Cogena ritiene infatti che l'articolo in questione abbia ottenuto un importante risultato:
evidenziare l'esistenza dell'eccesso di offerta di un regime di sostegno - i certificati verdi - il cui valore si è deprezzato nel tempo e che ha richiesto, nel 2008, una serie di interventi finalizzati a stabilizzare il mercato.
Produttori e consumatori penalizzati
Il vero problema per l'associazione non è dunque l'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta, ma l
a causa che ha determinato questo eccesso, i
l quale ha finito per penalizzare i produttori "veri" di energia da fonti rinnovabili ed i consumatori finali. Infatti, a causa dell'eccesso di offerta, la componente A3 presente in bolletta finisce per essere appesantita e gravare ulteriormente sulle tasche dei clienti finali. Impatto contenuto rispetto a quello del sistema di incentivazione della produzione fotovoltaica, stimato in cira 1 miliardo di euro/anno per un totale di 20 miliardi di euro in 20 anni.

Evoluzione dei certificati verdi
Di fatto, spiega Cogena, la Voce A3 svolge, da un lato funzione di salvadanaio per finanziare con i CV la produzione di energia rinnovabile e dall’altra di stabilizzazione statale del “mercato” per finanziare “incentivi invenduti”. La norma ora abrogata fu introdotta per correggere le distorsioni create da alcuni provvedimenti che avevano portato all’inflazione di CV, attribuendo il diritto alla loro emissione ad esempio anche ad impianti di co-combustione (grandi centrali termoelettriche, impianti di cogenerazione abbinati al teleriscaldamento, limitatamente alla quota di energia termica effettivamente utilizzata per il teleriscaldamento).

Ripristinare l'equilibrio del mercato
Secondo l'Associazione occorre dunque
ripristinare immediatamente le condizioni di equilibrio di mercato tra domanda e offerta
per escludere ogni intervento diretto di finanza pubblica, a partire, ad esempio, dall'aumento della quota d'obbligo, ora prevista, ad un valore doppio. L'ipotesi più ragionevole, sempre secondo Cogena, sarebbe quella di rinviare la modifica dell'articolo 45, stralciandolo dalla Manovra, senza tuttavia sospendere la finalità della riduzione dei costi del sistema, avviando da subito la riforma dei regimi di sostegno all'energia generata da unità/impianti alimentati da rinnovabili e da cogenerazione ad alto rendimento, anche in sito, alla luce del Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili e della Direttiva 2009/28/CE.

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10 Giugno 2010 - L'Europa verso un mercato unico dell'energia. La proposta: creare una Comeuropa_mercatoenergiaunità europea dell'energia basata sullo sviluppo delle rinnovabili e sulla sicurezza energetica.

L'iniziativa è stata lanciata a maggio dal Presidente del Parlamento Europeo Jerzey Buzek e dall'ex Presidente della Commissione europea Jacques Delors: costruire una Comunità europea per l'energia, con un mercato unico dell'energia, un ciclo produttivo sostenibile e la sicurezza dell'approvvigionamento energetico.

Su questi temi si è svolto un incontro fra deputati europei e nazionali di tutti gli Stati membri presso il Parlamento europeo di Bruxelles. L'evento, sul tema “Verso una Comunità europea per l'energia per il 21° secolo?” è stato organizzato dal Parlamento europeo e dal Parlamento spagnolo (Cortes Generales) e presieduto congiuntamente dal Presidente del PE Jerzey Buzek e dal Presidente del Senato spagnolo Javier Rojo Garcia.

Sviluppare le rinnovabili

Nel suo discorso di apertura, il Presidente Buzek ha espresso il suo sostegno alla creazione di una nuova Comunità europea, dotata di un mercato unico per l'energia, di una rete di distribuzione integrata, con un sistema di stabilizzazione dei prezzi e con un'enfasi sulle politiche d'innovazione. “Dobbiamo attuare la legislazione esistente, ma anche aggiungere più carne al fuoco”, ha sottolineato Buzek, che ha chiesto il sostegno dei parlamenti e dei governi nazionali a tale iniziativa. I punti principali di tale proposta sono l'interconnessione delle reti di distribuzione nazionali e la creazione di un fondo comune per la ricerca e lo sviluppo di fonti alternative e di gruppi d'acquisto di petrolio e gas da fornitori stranieri.

Reti di distribuzione interconnesse

Per il Presidente del Senato spagnolo Rojo Garcia l'energia può avere e avrà una forte influenza su come sarà rinnovata la struttura dell'Ue: “Esiste un reale bisogno per un tale progetto ed è urgente”. Rojo Garcia ha anche assicurato che la politica energetica dell'Unione sarà “sicura e pulita per il benessere dell'Ue e dei cittadini europei”, grazie a reti di distribuzione interconnesse e meccanismi di controllo di mercato più efficaci.

Servono regole comuni

Dopo gli interventi di apertura, i deputati – oltre 250 erano presenti all'incontro - si sono divisi in tre gruppi di lavoro per discutere la questione della sicurezza energetica, la possibilità di creare un mercato unico per l'energia e lo sviluppo delle energie rinnovabili. La conclusione a cui sono giunti è che l'UE dovrebbe accelerare la realizzazione di regole comuni in tema di politica energetica, politica che dovrebbe essere basata su competitività, sicurezza dell'approvvigionamento e sostenibilità ambientale.

Sicurezza energetica

Le conclusioni raggiunte dal gruppo di lavoro sulla sicurezza energetica sono state riassunte in tre punti: l'attuazione di una politica energetica comune dovrebbe essere sostenuta da una maggiore volontà politica da parte dei governi nazionali; la sicurezza energetica è elemento essenziale per garantire l'efficienza di un mercato unico per l'energia, cosi come la creazione di un meccanismo finanziario di compensazione a livello europeo per incoraggiare maggiori investimenti nelle infrastrutture.

Mercato unico dell'energia

Il senatore spagnolo Félix Lavilla Martínez ha sottolineato la necessità di un sistema di reti distributive integrato come precondizione per un mercato unico dell'energia. Tale sistema avrebbe come effetto l'abbassamento dei prezzi energetici con immediato vantaggio per il consumatore europeo. Una migliore efficienza energetica migliorerebbe inoltre la competitività del settore, e i fornitori d'energia potrebbero così investire in fonti alternative.

Efficienza e rinnovabili

Jesús Alique López, deputato al Parlamento spagnolo, ha chiesto una maggiore efficienza energetica e più cooperazione fra gli Stati membri per lo sviluppo di tecnologie pulite. Il sostegno fiscale e finanziario può, sottolinea il relatore, aumentare la produzione e diminuire i costi nel lungo termine, mentre l'introduzione di autovetture elettriche può essere una delle soluzioni per diminuire le emissioni di CO2.

Nel suo intervento conclusivo, il Presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek ha sottolineato che le fonti rinnovabili di energia dovrebbero costituire la priorità per la futura politica energetica europea, che dovrebbe però anche assicurare la competitività delle industrie europee. Il Presidente ha riconosciuto il problema della mancanza di una base legale chiara per la politica energetica comune, dove la cooperazione rinforzata risulterebbe essere la via più praticabile, ma ha anche sottolineato che la discussione è appena cominciata.

Pedro Luis Marín Uribe, Segretario di stato per l'energia del governo spagnolo, ha spiegato come la creazione di una Comunità per l'energia potrebbe rappresentare una svolta per l'economia europea nel prossimo futuro, e che questa dovrebbe essere basata su “tre pilastri: competitività, sicurezza dell'approvvigionamento e sostenibilità”. Joaquin Almunia, vice Presidente della Commissione europea, ha espresso il suo sostegno al “sistema dei tre pilastri”, e sottolineato che l'accesso all'energia dovrebbe essere garantito a tutti, a prezzi abbordabili per i consumatori e per i fornitori. Il Commissario ha anche spiegato che tale Comunità non può essere costruita da un giorno all'altro e che per arrivarci bisogna innanzitutto rafforzare la cooperazione regionale e in specifiche aree dell'Unione. (Fonte: Parlamento europeo)

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09 Giugno 2010 - Da campi agricoli luce per 350mila famiglie.biomasse3.jpg

Per la prima volta in Italia, energia elettrica sufficiente per le esigenze di 350 mila famiglie sarà prodotta utilizzando esclusivamente semi di oleaginose come il girasole e legno dei pioppi coltivati in 80 mila ettari di campi nazionali grazie alla prima filiera agro energetica al 100% italiana resa operativa dalla collaborazione tra Coldiretti, Consorzi Agrari d'Italia, PowerCrop e il gruppo Maccaferri. L'iniziativa è stata presentata alla sesta edizione del Forum "Green economy", organizzato da Coldiretti e Studio Ambrosetti, al quale ha partecipato il Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan che ha dato il via libera al progetto con il primo decreto per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili completamente Made in Italy dal "seme alla lampadina".

L'attività degli impianti per la produzione di energia elettrica, collegati alla riconversione degli ex zuccherifici dell'Eridania Sadam, sarà alimentata ogni anno dalla fornitura di 400 mila tonnellate di cippato di pioppo e di 160 mila tonnellate di semi di oleaginose, come il girasole, provenienti esclusivamente dalle aree agricole presenti nell'arco di 300 chilometri dagli stabilimenti, per un periodo di 15 anni. Un impegno che riguarda 500 milioni di euro di investimenti industriali negli impianti con una ricaduta economica sul settore agricolo di 1,5 miliardi di euro nell'intero periodo ed un impatto occupazionale superiore a 4 mila unità a tempo pieno, tra lavoratori diretti e indiretti. L'obiettivo è infatti quello di garantire tutela ed adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e la riduzione degli impatti ambientali e sociali, anche attraverso un rigido e trasparente monitoraggio da parte delle comunità locali. "L'accordo - ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini - consente di realizzare una filiera energetica tutta italiana a forte coinvolgimento agricolo, con un meccanismo di remunerazione della materia prima trasparente ed atto a consentire un reddito stabile per le imprese nel medio e lungo periodo". Per il presidente Gaetano Maccaferri "questo accordo rappresenta un'ulteriore progresso nello sviluppo dei rapporti tra il mondo agricolo nazionale e il nostro gruppo industriale, che già vanta un patrimonio di esperienze di lunga tradizione nel settore dell'agroindustria italiana". Fonte: Ansa

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03 Giugno 2010 - Detrazione 55%, NON c'è il rifinanziamento nella Manovra. Salta la spfisco_detrazionieranza della proroga della detrazione nel DPF estivo. La mancata prosecuzione  cancellerebbe 3,3 MLD di gettito fiscale aggiuntivo. Aspettavano tutti il documento di programmazione finanziaria dell'estate per consolarsi sulla continuazione della detrazione fiscale del 55%. Invece è arrivata la Manovra, che non rifinanzia la detrazione del 55%.

La procedura legislativa
Il Disegno di Legge noto come “ Legge Finanziaria”, che teneva impegnati i rami del Parlamento per gli ultimi mesi dell'anno, con la reggenza Tremonti è stata anticipata nel periodo pre-estivo. E' qui che si fanno le sorti del futuro economico del Paese. Il Disegno di Legge, di iniziativa governativa, dovrebbe essere consegnato al parlamento e qui discusso, con i tempi dell'Aula. Proprio in questo ambito ci si attendeva la decisione sulla proroga della detrazione fiscale del 55%.

Ma la crisi greca ha cambiato le carte e i contenuti di quella finanziaria sono stati anticipati nel Decreto Legge 78/2010, cioè la Manovra Fiscale. Che non mostra alcuna traccia del rifinanziamento della detrazione fiscale per le ristrutturazioni energetiche. Ora si attende il passaggio alle Camere.

Green economy addio
''Bel capolavoro -afferma fabrizio Vigni -a capo di EcoDem: da una parte si spalancano le porte al condono edilizio, dall'altra si colpiscono al cuore le politiche per le energie rinnovabili (cancellazione dell’obbligo di ritiro dei certificati verdi e il canone aggiuntivo per l
'idroelettrico) e l'efficienza energetica. “ E come si fa a pensare – continua Vigni - di non prorogare gli incentivi fiscali del 55 per cento per il risparmio energetico nelle abitazioni e per il solare termico? Anche in questo caso si mette il bastone tra le ruote ad una politica virtuosa, dal carattere anticiclico, che nel settore dell'edilizia ha prodotto lavoro, innovazione, sviluppo''. '' Mentre altri paesi contrastano la crisi investendo sulla green economy, da noi si va in senso esattamente opposto. Fermiamoli
– afferma Vigni''.

L'ultima spiaggia sembra essere la Legge di Stabilità in autunno, sempre che l'enorme eco del settore delle costruzioni non produca maggiori certezze prima di quella data.

Ma quanto costa allo Stato la detrazione del 55%
La realtà dei fatti, come ha spiegato l'Enea, è che la Detrazione del 55% è un provvedimento”anticiclico” cioè che innesca l'economia, come ha fatto negli ultimi due anni.

Nel quadriennio il costo totale dellʼinvestimento è stato stimato in 11,7 miliardi di euro che comporterebbero un mancato gettito per lʼerario di 6,445 miliardi. Una piccola manovra finanziaria, da qui le preoccupazione di Tremonti. Eppure questi investimenti hanno cominciato a rendere e il valore di questa rendita lo calcola il Cresme, a cui LʼEnea ha affidato lo studio. Secondo Cresme il risparmio sulla bolletta energetica è stimabile in 3,2 miliardi di euro. Il dato è valutato su uno specchio temporale di 8 anni, ma si sa che i benefici degli interventi vanno oltre. A questi si aggiungerebbero 3,3 miliardi di gettito fiscale aggiuntivo (IVA, Irpef, Ires delle imprese e dei professionisti coinvolti). Ulteriori 3,8 miliardi sarebbero imputabili allʼincremento dei valori immobiliari. Quindi il beneficio del Sistema Paese ammonterebbe a circa 10 miliardi a fronte dei 6,4 a cui avrebbe dovuto “rinunciare” lʼerario. Ma il sacrificio sembra sia valso la pena perché nelle valutazioni precedenti non sono stati computati una serie di benefici indubbi e non facilmente quantificabili, come:

enea_1• start-up imprese green economy
• nuova occupazione (in termini sociali e fiscali, soprattutto per i giovani)
• emersione sommerso
• vantaggi ambientali
• contenimento penali europee

A onore della cronaca va però riportato che lo stimolo della detrazione ha mosso “solamente” il 47% degli investimenti prodotti. Infatti, secondo quanto emerso da un indagine del Cresme, il 52% degli di coloro che hanno beneficiato della detrazione  avrebbero dato corso agli interventi anche in assenza del beneficio del 55%, anche se è lecito ipotizzare in misura minore e con un sommerso maggiore.

E se non si continuasse?
Nel caso che la detrazione non venisse prorogata, Cresme
stima un aggravio per le casse dello Stato a partire dal 2011
, causato dall’interruzione del maggiore gettito generato dagli investimenti. Ma non andrebbero sottovalutati nemmeno il rallentamento delle potenzialità di innovazione tecnologica e di efficientamento energetico degli edifici; l'interruzione della crescita virtuosa del risparmio energetico e della limitazione della emissione di CO2; il disimpegno pubblico alla crescita culturale in ambito ambientale, che non gioverebbe ad un Paese che ha tutto da guadagnare dalla tutela del proprio patrimonio.

Per tutte queste ragioni - commenta Gianpaolo Valentini a capo del GDL efficienza energetica dell'Enea - è auspicabile una proroga delle detrazioni, da decidersi però al più presto per dare certezze ai produttori, agli installatori, ai professionisti e agli utenti al fine di poter programmare le proprie attività almeno a medio termine e venire incontro alle esigenze di tutti i cittadini. Quindi, una volta dimostrato la ragione per cui il Paese ha bisogno, soprattutto in questa fase, di continuare ad investire è altrettanto evidente, agli occhi dellʼEnea il motivo per cui la detrazione dovrà essere modulata differentemente".

Il bilancio energetico della Detrazione 55%
Nel 2007 sono state inoltrate 106mila domande per investimenti pari a 1,453 mld di euro e un beneficio energetico di 786 GWh. Nel 2008 le domande sono salite a 247.800 per investimenti, pari a 3,5 mld con un beneficio energetico di 1961 GWh. Il dato è un poʼ drogato della ipotizzata sospensione della detrazione con il Dlgs 185, poi ritirata. Infatti nellʼanno successivo cʼè stato un leggero calo, 238mila interventi (dato provvisorio) che hanno indotto investimenti per 2,930 mld. Il risparmio energetico ottenuto è stato di 1656 GWh. Interessante notare
in questʼultimo anno un calo dei prezzi medi per intervento, indotto dalla concorrenza intervenuta e dai nuovi prodotti.

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15 Giugno 2010 - Rinnovabili al 2020, pronto il Piano nazionale. Dovranno coprire il 28,97% drinnovabiliell'energia elettrica e il 15,83% di quella termica.

Previsto dalla Direttiva 2009/28/CE e dalla Legge Comunitaria 2009 entro il 30 giugno 2010, il Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili da tempo atteso è stato finalmente pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Il documento programmatico, posto in consultazione fino al 29 giugno, sarà poi trasmesso alla Commissione europea. Nella bozza viene introdotto l'obiettivo per l'Italia di coprire entro il 2020 con le fonti energetiche rinnovabili il 17% dei consumi energetici nazionali (in linea con le indicazioni europee), con la quota del 6,38% del consumo energetico del settore trasporti, del 28,97% per l’elettricità e del 15,83% per il riscaldamento e il raffreddamento, tenendo conto degli effetti di altre misure relative all’efficienza energetica sul consumo finale di energia, atteso per il 2020 pari a 131,2 Mtep.

Energia elettrica da rinnovabili
L'apporto delle rinnovabili alla generazione elettrica dovrà quindi passare dal 16% a quasi il 29%, con l'idroelettrico che dovrà contribuire per l'11,49% dei consumi elettrici, seguito dall'eolico (6,59%, cioè dieci volte l'apporto attuale), biomasse (5,74%, pari al doppio), solare (3,1% rispetto all'attuale 0,01%), geotermia (2,05% contro l'attuale 1,5%).
Consumi finali per riscaldamento/raffrescamento
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili a copertura del fabbisogno dell'energia termica rappresenta una linea d’azione di primaria importanza, da perseguire con azioni di sviluppo sia delle infrastrutture che dell’utilizzo diffuso delle rinnovabili. Tra le prime rientrano lo sviluppo di
reti di teleriscaldamento, la diffusione di cogenerazione con maggiore controllo dell’uso del calore, l’immissione di biogas nella rete di distribuzione di rete gas naturale.
Riguardo alle seconde, sono necessarie misure addizionali per promuovere l’ utilizzo   diffuso    delle    fonti    rinnovabili    a    copertura    dei    fabbisogni    di    calore,    in particolare nel settore degli edifici, che peraltro possono essere funzionali anche al miglioramento dell’efficienza energetica. Il balzo in avanti sarà notevole, se consideriamo che si passa, dalla modesta quota del 2,80 % da rinnovabile nel 2005 per la produzione di energia termica, al 15,83% nel 2020. La parte maggiore dovrebbe essere assorbita dalle biomasse (9,18% sul totale), seguite dall'energia prodotta da pompe di calore (4,16%). Tra queste quelle aerotermiche dovrebbero fornire il maggior apporto: 3,12% sul totale dell'energia impiegata. Al solare è assegnato un ruolo di appena il 2,33% a livello nazionale.
fer2020

Confermati i meccanismi di incentivazione
Nel Piano di azione nazionale sono descritte le misure (economiche, non economiche, di supporto, di cooperazione internazionale) necessarie per raggiungere questi obiettivi. Il documento
interviene sul quadro esistente dei meccanismi di incentivazione (certificati verdi, conto energia, certificati bianchi, agevolazione fiscale per gli edifici, obbligo della quota di biocarburanti ecc.) per incrementare la quota di energia prodotta rendendo più efficienti gli strumenti di sostegno, in modo da evitare una crescita parallela della produzione e degli oneri di incentivazione, che ricadono sui consumatori finali, famiglie ed imprese.
Nella bozza il Ministero manifesta l'intenzione di rafforzare il meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica TEE e di procedere alla completa attuazione o potenziamento dell'obblico del 50% di ACS da FER.

Procedimenti autorizzativi semplificati
In una nota, il Mse spiega che il Piano prevede l’adozione di ulteriori misure trasversali, volte alla
rimozione o attenuazione delle barriere correlate ai procedimenti autorizzativi, allo sviluppo delle reti di trasmissione e distribuzione per un utilizzo intensivo/intelligente del potenziale rinnovabile, alle specifiche tecniche di apparecchiature e impianti, alla certificazione degli installatori.

Sistema di monitoraggio delle rinnovabili
Il Piano considera inoltre sia l’
introduzione di criteri di sostenibilità da applicare alla produzione di biocarburanti e bioliquidi, sulla base di sistemi di tracciabilità sull’intera filiera produttiva, sia misure di cooperazione internazionale. Il monitoraggio complessivo statistico, tecnico, economico, ambientale e delle ricadute industriali connesse allo sviluppo del Piano di azione verrà effettuato dal ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con il ministero dell’Ambiente e con il ministero delle Politiche Agricole, con il supporto operativo del GSE (Gestore dei Servizi Energetici), che implementerà e gestirà un apposito Sistema Italiano di Monitoraggio delle Energie Rinnovabili (SIMERI). Fonte: ministero dello Sviluppo Economico

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15 Giugno 2010 - Al consiglio ambiente UE l'Italia dice no alla riduzione del 30% delle emisrisparmio_energetico14sioni.

"L' Italia non è assolutamente disponibile ad avvallare il passaggio unilaterale dal 20% al 30% di riduzione del C02". È quanto ha annunciato venerdì scorso da Lussemburgo il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, al termine dell’incontro con gli altri ministri europei, in occasione del Consiglio Ambiente della Ue.

 Diversa la posizione degli altri rappresentanti, come quelli di Francia e Germania, che hanno invece accettato e apprezzato la proposta dell’Unione europea di ridurre ulteriormente le emissioni di C02 entro il 2020, tagliandoli non più del 20%, come già deciso, ma del 30%. 

"La Francia ritiene che si debba lavorare rapidamente per produrre uno studio dettagliato delle possibili opzioni – ha fatto sapere il ministro dell’Ambiente francese, Jean-Louis Borloo - per scegliere un percorso che consenta di raggiungere il 30% il più presto possibile". Stefania Prestigiacomo è quindi rimasta isolata nelle sue posizioni contrarie.

"Con il risultato di Copenaghen, è evidente che le condizioni per passare dal 20 al 30% non ci sono - ha fatto sapere il ministro italiano - il passaggio non è perseguibile oggi per via della crisi economica mondiale che colpisce duramente anche l'Europa". E' fuori dal mondo continuare a sentire proposte di passaggio in maniera unilaterale, sganciandolo addirittura dall'accordo e dal negoziato globale''.
Secondo il nostro Ministro dell’ambiente, non si può negare la necessità di andare avanti sul taglio delle emissioni di Co2, ma è indispensabile rivedere tempistiche e scadenze a fronte di una crisi economica che rallenta lo sviluppo.

A questo atteggiamento hanno risposto il Wwf, Greenpeace e Legambiente, che hanno invece sottolineato che l’Italia, con la sua politica, ha manifestato una completa assenza di strategie per l’ambiente, che sta provocando un arretramento del Paese e una perdita di tempo prezioso. Questo – secondo le tre associazioni ambientaliste – sta comportando gravi danni al Paese, che rischia non solo di restare indietro, rallentando la crisi economica, ma addirittura di peggiorare sensibilmente la sua posizione. Un esempio? L’ipotesi di tornare al nucleare, una decisione rischiosa, per la salute umana e per l’ambiente, impopolare e inadatta a combattere i cambiamenti climatici. 
Intanto si attende la decisione che i rappresentanti dei 27 Paesi UE prenderanno al vertice giovedì prossimo.

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08 Giugno 2010 - Sondaggio: l'eolico piace all'80% degli italiani. Secondo un'indagine commissionateolico_sondaggioa da Aper, la maggioranza è favorevole all'eolico ma permangono false credenze

L'80% degli italiani è favorevole allo sviluppo dell'energia eolica in Italia. È quanto emergerebbe da un'indagine che Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili) ha realizzato attraverso l'istituto di ricerca Ispo, guidato da Renato Mannheimer.

Obiettivo del sondaggio demoscopico comprendere l'atteggiamento e la conoscenza dell'energia eolica da parte degli italiani e dell'opinione pubblica. “I recenti articoli apparsi sui media nazionali - spiega Fabrizio Tortora, vice presidente di Aper - ci hanno portato a riflettere sul modo in cui l’eolico viene percepito dall’opinione pubblica e su come dobbiamo guardare oltre i confini della nostra quotidianità di operatori per comprendere come proseguire in futuro. Obiettivo della nostra iniziativa - affiancandoci all’attività istituzionale e di promozione svolta da Aper - è quello di dare una risposta forte e amplificata ai detrattori dell’energia eolica che ad oggi trovano ampio spazio sui mezzi di comunicazione”.

Eolico tra le fonti rinnovabili più conosciute
Secondo quanto emerso dall'indagine, l'eolico riscuote simpatia sia tra gli esperti (87%) che tra i residenti vicino a un impianto (71%).
In termini di notorietà, l'energia eolica sarebbe al secondo posto dopo l'energia solare tra le fonti rinnovabili
: l'87% di intervistati ha dichiarato di conoscerla, il 58% sa bene di cosa si tratta e il 29% ne ha almeno sentito parlare. In generale, le fonti di energia pulita sono ritenute dal 94% degli intervistati “l'unica via per lasciare in eredità più risorse naturali alle generazioni future”, ma anche un intervento “indispensabile per consentire all'Italia di ridurre la dipendenza energetica da altri paesi” (93%).

Il 60% degli intervistati ha visto dal vivo un impianto eolico e nella maggior parte dei casi ne ha avuto un'impressione positiva. La maggioranza considera gli impianti visti “moderni” (85%) e “suggestivi” (58%) e non ritiene né che possano “rovinare il paesaggio” (69%) né che “siano rumorosi” (65%).

False credenze sull'eolico
Dal sondaggio emerge tuttavia il persistere di molti dubbi e false credenze intorno all'eolico. Per il 61% del campione l'eolico non comporta rischi per la salute, tuttavia
molti non hanno un'idea corretta della resa energetica di un impianto, né della sua completa reversibilità
. La popolazione italiana in generale, così come i residenti nei comuni dotati di impianti eolici, ignorano la possibilità di riportare alle condizioni iniziali il terreno sul quale è stato installato un parco eolico (circa i due terzi degli intervistati).

Inoltre, la maggior parte degli italiani non conosce le direttive europee in materia di rinnovabili: il 57% non ha mai sentito parlare dell'obiettivo 20-20-20. Il 42% della popolazione e il 35% degli esperti ritengono che gli impianti eolici non funzionino bene perché sono spesso fermi, mentre il 66% degli opinion leader ritiene (sbagliando) che gli impianti eolici presenti in Italia godano di incentivi e finanziamenti da parte della Comunità europea.

Eolico e salute
Tuttavia, il 61% degli intervistati ritiene che i parchi eolici non creino affatto dei campi elettrici ed elettromagnetici dannosi per la salute. Il 48% pensa che tra le rinnovabili, l'eolico sia la fonte con la resa energetica maggiore, mentre sulla quantità di energia prodotta mediamente in un anno da una turbina eolica, il 40% degli intervistati risponde correttamente.

Rapporto con l'economia e l'ambiente
Riguardo al legame con l'economia, la maggioranza degli intervistati è dell'opinione che l'eolico possa essere volano di innovazione per il Paese (75%) e le comunità locali (74%), soprattutto chi ha avuto l'occasione di vedere dal vivo un parco eolico, i più giovani e i più istruiti. Per quanto riguarda il rapporto tra l'eolico e l'ambiente,
il 64% nega che la presenza di un impianto eolico danneggi le condizioni climatiche dell'ambiente circostante.

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08 Giugno 2010 - Rinnovabili, in Cassazione legge di iniziativa popolare. Al via la raccrinnovabili_altoadige_disegnoleggeolta firme per un progetto di legge contro il nucleare e il Cip 6 e a favore di rinnovabili ed efficienza

 Una legge di iniziativa popolare contro il nucleare e per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica. Intitolato “Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima”, il progetto di legge – depositato ieri in Cassazione - è promosso dal Comitato “Sì alle energie rinnovabili, no al nucleare” e da Legambiente e a breve è prevista la raccolta delle firme dei cittadini.

Obiettivo del progetto di legge la piena attuazione degli obiettivi europei del 20-20-20 entro il 2020 attraverso l'approvazione, entro 90 giorni dall'entrata in vigore del provvedimento, di un “Piano Energetico Ambientale Nazionale” che escluda il nucleare e punti invece sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili di energia. Sono quindi definite le fonti energetiche alternative da considerate di utilità pubblica, che vanno sostenute finanziariamente, ma anche attraverso la semplificazione delle procedure burocratiche.

No al nucleare e al Cip6

Nel progetto di legge, che interviene su tutti i settori dei consumi di energia (residenziale, produttivo e terziario, trasporti), è tra l'altro prevista l'abolizione dei contributi ai termovalorizzatori (CIP 6) che oggi costano il doppio delle rinnovabili e delle norme che mirano a reintrodurre il nucleare (legge 99/2009 e D.Lgs 8 marzo 2010). Un'altra misura riguarda l'istituzione di “una imposta di bollo sulle transazioni valutarie in contanti e a termine (Tobin tax)” la cui aliquota sarà “pari all'1 per mille del valore delle transazioni effettuate”. Inoltre, è previsto un Fondo di 3 miliardi di euro presso la Cassa Depositi e Prestiti per interventi finalizzati al risparmio energetico e alle energie rinnovabili sugli edifici pubblici, a partire dalle scuole e dagli ospedali.

Rete di sportelli locali

Viene proposta inoltre la realizzazione di una rete di agenzie o di sportelli locali e di un albo di professionisti che operano a tariffa calmierata, in modo da agevolare i cittadini nelle scelte e nei passaggi procedurali richiesti in materia di energie rinnovabili.

La cabina di regia

Ad una cabina di regia composta da Stato, Regioni, Enti locali sarà affidata l'attuazione delle legge, anche attraverso il contributo delle associazioni ambientaliste, dei consumatori, delle Università e dei centri di ricerca, delle organizzazioni rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro.

Pieno sostegno del PD

Il progetto di legge di iniziativa popolare ha riscosso il sostegno del Partito Democratico. “È un’idea – ha dichiarato Stella Bianchi, responsabile Ambiente della segreteria del Partito Democratico - che risponde all’esigenza di cambiare la politica energetica del nostro Paese, dicendo un no chiaro al nucleare proposto dal governo e concentrando le risorse per attuare gli obiettivi europei di aumento dell’efficienza energetica e uso delle rinnovabili entro il 2020. Il PD darà il proprio sostegno a un’iniziativa che coinvolge direttamente i cittadini, con una campagna di mobilitazione e la raccolta di firme, su un tema centrale per il futuro del Paese”.

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08 Giugno 2010 - Con Microsoft Hohm le famiglie possono confrontare i propri consumicrosoft-hohm-01-468mi domestici. L'applicazione online assegna dei punti ad ogni abitazione per favorire il confronto

Il sito web Hohm, l'applicazione online per la gestione dell'energia domestica di Microsoft da oggi fornisce anche dei punteggi agli utenti che possono essere confrontati con i punteggi delle famiglie di paesi limitrofi o del resto del Paese. Microsoft ha annunciato di poter assegnare punteggi ad oltre 60 milioni di abitazioni negli Stati Uniti. In questo modo, lo strumento fornisce agli utenti un modo per confrontare il proprio uso energetico con quello degli altri e crea motivazioni efficaci nel modificare i comportamenti e le abitudini di consumo.
Gli utenti possono ottenere il loro punteggio visitando il sito www.microsoft-hohm.com e inserendo il loro indirizzo. I
punteggi hanno un range da 1 a 100 mentre la media nazionale americana è di 61. Hohm assegna un punteggio per l'efficienza energetica stimata per ogni indirizzo, per la media nella zona del codice di avviamento postale e per il potenziale di risparmio energetico stimato.
Microsoft prevede che il suo sito web diverrà uno stimolo per gli utenti che si vogliono avvicinare alle smart grid. Attualmente però, solo i residenti in alcune parti di Washington e della California si collegano ad Hohm per ottenere informazioni in più sui propri consumi. Bisogna però ricordare una dichiarazione di Troy Batterberry, product manager di Microsoft Hohm: “Se ciascuna delle 60 milioni di famiglie migliorasse il proprio punteggio di soli cinque punti, collettivamente si risparmierebbero circa 8 miliardi di dollari all'anno”.

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07 Giugno 2010 - Manovra Economica: la parola fine sulla detrazione del 55%?

risparmio_energeticoChe peso e che ruolo avrà la Green Economy in Italia dopo l'approvazione del DL Manovra ( Dl 78 del 31 Maggio 2010)? Associazioni di settore e associazioni ambientaliste sono sul piede di guerra per l'introduzione di un nuovo canone (da pagare in misura variabile alla potenza dell'impianto) per gli impianti idroelettrici ( art 15 comma 6 del Decreto), nonché per la soppressione dell' obbligo, da parte del GSE, di riacquistare i certificati verdi in esubero.

 Misure ritenute assai dannose per tutta la Green Economy italiana con pesanti ripercussioni sugli investimenti e sull'occupazione, con notevole diminuzione, dei green jobs che il sistema e l'indotto italiano delle rinnovabili è in grado di creare. Ma oltre a questo, a preoccupare maggiormente è il destino delle detrazioni fiscali del 55% per le riqualificazioni energetiche e le eco-case.

Secondo gli ambientalisti del PD, Stella Bianchi e Fabrizio Vigni, che hanno spulciato attentamente la Manovra, le misure fiscali in questione non sono state rifinanziate e, quindi, le agevolazioni a disposizione previste, ad esempio, per chi cambia la vecchia caldaia con una nuova caldaia a condensazione, sono destinate ad esaurirsi con la fine del 2010. Si tratterebbe di uno dei tanti tagli ( 24 miliardi complessivi che hanno suscitato numerose polemiche, tanto da far dire al Governatore di Banca d' Italia Draghi, che certo non è un rappresentante dell'opposizione politica, che si tratta di "macelleria sociale") previsti in manovra, ma un taglio particolarmente siginificativo e doloroso.

Proprio mentre assistiamo a previsioni ottimistiche in merito alla approvazione, finalmente, del Nuovo Conto Energia 2011, con bozze che parrebbero aver tenuto conto, almeno parzialmente, delle proposte degli operatori del fotovoltaico, i nuovi provvedimenti del DL Manovra sembrano un fulmine a ciel sereno e, peraltro, contraddittorie con quanto dichiarato fino ad oggi.

Il che confermerebbe un atteggiamento piuttosto schizofrenico da parte del Governo che, in materia di politica energetica parrebbe navigare a vista: lungaggini per il Conto Energia, finanziamento del ricorso al nucleare e, nello stesso decreto, l'autorizzazione allo sviluppo della geotermia, quindi nuovamente il ricorso alle politiche di approvvigionamento basate sul petrolio, come nel caso dell'autorizzazione alla trivellazione delle Tremiti.

E' giusto che l' Italia sia autonoma dal punto di vista energetico e che, quindi, si percorrano tutte le vie che possano portare a questo obiettivo. E bisogna essere realisti: le fonti rinnovabili da sole non bastano. Ci sono, comunque, gli obiettivi di riduzione delle emissioni di C02, fissati in sede europea, che non sembrano perseguiti con decisione e, soprattutto, il comparto delle rinnovabili è uno dei pochi settori che, non solo sembrano reggere alla crisi ma, addirittura, sembra ancora in crescita.

Se, dunque,  il Governo non provvederà con la legge di stabilità in autunno, la detrazione del 55%  introdotta con la manovra 2007 ( Governo Prodi) scadrà il 31 dicembre 2010. Una  grana per Tremonti, costretto a "fare i conti" anche con  una certa opposizione interna,  in questo caso con la collega dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo: «Condivido le ragioni e la portata della manovra», è la sua reazione, ma «credo che tutto ciò che punta all’efficienza energetica e allo sviluppo delle fonti rinnovabili vada incentivato e supportato. Perché come ha sottolineato recentemente lo stesso Ministro Tremonti, la Green Economy sarà il motore dello sviluppo globale del futuro». Conclusione della ministra, «promuovere, seppure in una fase di difficile congiuntura, l’economia del futuro è una scelta obbligata».

Appare particolarmente contraddittoria, quindi, proprio  l'esclusione del rifinanziamento delle detrazioni fiscali del 55%: infatti in questo caso non ci sono di mezzo solo i grandi gruppi, spesso multinazionali, del fotovoltaico, bensì i cittadini i quali, invogliati dalle agevolazioni fiscali ad investire nella propria casa, ad esempio per mettere i pannelli solari sul tetto e sfruttare le tecnologie del solare termico avrebbero fatto in prima persona bene all'ambiente ed avrebbero smosso tutto un indotto di periti, ingegneri, geometri, artigiani ed installatori, spesso piccole e medie imprese che fanno i conti tutti i giorni con la crisi economica e che, rispetto ai grandi gruppi, hanno minore massa critica per investire o diversificare le attività verso settori più redditizi.

Stando ai dati Enea, infatti, la misura sugli “edifici intelligenti” dal 2007 in poi ha messo in moto un giro di affari notevole. Il primo anno sono stati realizzati 106 mila interventi, più che raddoppiati a 248 mila nel 2008 e scesi a 236 mila nel 2009. E pensare che Edo Ronchi così si esprimeva proprio pochi giorni or sono:  «Anche l’energia diventa un elemento di pregio di un immobile e il rendimento energetico sarà un indicatore che dovrà essere sempre presente in ogni annuncio di vendita o di locazione», esultando dopo il varo di una direttiva Europea mirata a centrare l’obiettivo sul cambiamento climatico usando il 20% in meno di energia.

«Circa il 30% dell’energia consumata in Italia - spiegava Ronchi - è assorbita dagli edifici e a questi consumi è riconducibile il 28% delle emissioni nazionali di CO2». Ed è proprio Ronchi oggi con una lettera al Ministro dell'Economia ad esprimere tutto il suo disappunto nei confronti della manovra definita "DEVASTANTE"per lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia.

Anche il PD è andato all'attacco allargando il discorso a tutto l'impianto della Manovra: «Con questa manovra, da una parte si spalancano le porte al condono edilizio, dall’altra si colpiscono al cuore le politiche per l'efficienza energetica e le energie rinnovabili»- ha detto Vigni. E se quelle per l’efficienza energetica soffriranno della mancata proroga degli incentivi fiscali, quelle per le energie rinnovabili subiscono un «colpo di mannaia», ha detto  il responsabile economico del Pd, Boccia.

«L’articolo 45 - spiega invece la  Bianchi - elimina ogni certezza per le aziende che producono energia da fonti rinnovabili sul prezzo finale di vendita, togliendo l’obbligo per lo stato di ritirare i cosiddetti “certificati verdi” in eccesso: il che può comportare la non sostenibilità dei piani di investimento su energie alternative. Con ricadute pesanti sull’occupazione e sugli obblighi dell’Italia con l’Ue a produrre con fonti rinnovabili il 17% dell’energia consumata».

Il mancato rifinanziamento delle detrazioni del 55% da parte del Governo è legato, sicuramene, a motivi di gettito e di riduzione delle spese in tempi di crisi economica, anche se c'è da dire che Tremonti stesso aveva perentoriamente escluso la necessità di manovre correttive a giugno, giudicando in ottima salute i conti pubblici italiani. Secondo l' Agenzia delle Entrate, infatti, solo considerando i «lavori pluriennali» e cioè quei 27.559 interventi che incidono «in più periodi di imposta», si vede che sono state sostenute spese per oltre 309 milioni di euro per rifare infissi, pareti e finestre, che hanno gravato sulle casse dello stato in termini di mancato gettito.

Il meccasnimo della detrazione, infatti, consente al contribuente di togliere una cifra (portata, appunto, in detrazione) da quanto, invece, sarebbe normalemente dovuto allo Stato a titolo di imposta sui redditi. «Con questa misura però - obietta la Bianchi - lo Stato incoraggia la ristrutturazione degli edifici a fini ambientali. E in molti casi si tratta di lavori, come i pannelli solari o la sostituzione di impianti di riscaldamento, che senza la detrazione fiscale non verrebbero fatti e, quindi, si tratta di un importante volano per l'economia».

Del resto, nel corso della trasmissione "Annozero" il Ministro Tremonti è stato attaccato direttamente da Pierluigi Bersani, segretario del PD che così si è espresso: "il Governo non dia la colpa alla crisi economica, ammetta i propri errori facendo una operazione verità, altrimenti il Pd non si mette nemmeno a discutere''. 

Secca la risposta da parte del ministro dell'Economia: ''Se si fa propaganda, così non andiamo da nessuna parte'' che ha, poi, continuato replicando alle accuse di aver sostenuto, in precedenza, che non ci fosse bisogno di manovre correttive a giugno: ''il caso Grecia è esploso all'improvviso, tutto è precipitato. Tutti i paesi europei - precisa il ministro - hanno messo in campo manovre economiche analoghe".

La manovra non sarebbe dovuta, perciò, ad un problema di conti pubblici italiani, per i quali l' Italia avrebbe avuto il plauso di Ecofin, ma agli  attacchi speculativi contro l'euro a seguito della crisi che ha travolto la Grecia. L'analisi non convince Bersani, che ritiene che lo scostamento di 25 miliardi che ci separano dal 2,7% di deficit del 2012 abbia a che fare con la politica italiana ed ha paventato il ricorso a futuri condoni, criticando anche i tagli indiscriminati e le previsioni troppo ottimistiche del Governo.

Tremonti ha escluso perentoriamente dissensi interni e ipotesi di ricorso al condono ma, per adesso, non ci sono state assicurazioni in merito al rifinanziamento delle detrazioni d'imposta del 55%, un provvedimento che fin da poco tempo dopo l'insediamento del Governo Berlusconi è stato nel mirino di vari ministri e che, più volte, è stato rimaneggiato, sia con accorgimenti tecnici ( ad esempio sui valori della trasmitttanza termica che devono avere gli edifici) sia riguardo al meccanismo di fruizione degli incentivi ed alla procedura da metter in atto allo scopo.

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07 Giugno 2010 - Fotovoltaico: in dirittura d’arrivo il Conto Energia 2011.

Nella bozza di decreto tariffe incentivanti più basse rispetto alle attuali e decurtate del 6% all’anno a partire dal 2012. Potrebbe arrivare sul tavolo della Conferenza Unificata del prossimo 10 giugno il nuovo Conto Energia per il fotovoltaico, che regolerà gli incentivi a partire dal 2011.

È stata infatti diffusa una nuova bozza di decreto che accoglie in parte le richieste dei produttori di sistemi fotovoltaici, pur riducendo drasticamente le tariffe incentivanti (i contributi che il GSE paga al produttore di energia per ogni kWh prodotto dall'impianto) rispetto alle attuali.

Ricordiamo, infatti, che dopo il primo annuncio, a febbraio 2010, di riduzione del 20-25% delle tariffe incentivanti, non si sono fatte attendere le proteste dei produttori, preoccupati per gli eccessivi tagli agli incentivi e per i ritardi nell’emanazione del nuovo decreto.

Successivamente, a maggio, il sottosegretario del MSE con delega all’energia, Stefano Saglia, ha annunciato l’imminente varo del nuovo Conto Energia, confermando la riduzione delle tariffe incentivanti. Dopo un mese però, l’inerzia delle istituzioni ha spinto il GIFI (Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane) a chiedere direttamente al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio di procedere con urgenza all’emanazione del nuovo Conto Energia. 

Rispetto alle ipotesi di febbraio, la nuova bozza di decreto rivede leggermente al rialzo le tariffe incentivanti per gli impianti che entreranno in esercizio dal 1° gennaio al 31 agosto 2011 (che sarebbero comunque molto più basse rispetto a quelle oggi vigenti): le nuove tariffe aumenterebbero tra 1 e 15 millesimi di euro per kilowattora prodotto, rispetto a quelle previste a febbraio, con un picco di 24 millesimi per gli impianti a terra tra 200 e 1000 kW di potenza, che entreranno in esercizio tra il 30 aprile e il 31 agosto 2011 (da 0,285 €/kWh di febbraio si passerebbe a 0,309).

Le tariffe per gli impianti che inizieranno a produrre energia tra il 31 agosto e il 31 dicembre 2011 resterebbero quelle indicate nella bozza di febbraio, con lievissimi aumenti per gli impianti più grandi (da 0,295 a 0,302 €/kWh). Per gli impianti che entreranno in esercizio nel 2012 e nel 2013 le tariffe saranno decurtate del 6% all’anno.

Restano confermate nella nuova bozza di decreto:

- la semplificazione delle tipologie installative, con la previsione di due sole tipologie: “impianti fotovoltaici realizzati sugli edifici” e “altri impianti fotovoltaici” (eliminando la categoria della parziale integrazione);
 - la suddivisione degli impianti in
5 classi di potenza: tra 1 e 3 kW; tra 3 e 20 kW; tra 20 e 200 kW; tra 200 e 1000 kW; oltre i 1000 kW;
 - il
premio aggiuntivo per gli impianti in regime di scambio sul posto, realizzati sugli edifici e che riducano di almeno il 10% l’indice di prestazione energetica dell’edificio (da dimostrare con una certificazione energetica). Il premio può raggiungere il 30% della tariffa incentivante riconosciuta all’impianto;
 - una tariffa incentivante incrementata del 5% per gli
impianti diversi da quelli realizzati sugli edifici, che si trovino in aree industriali, commerciali, cave esaurite, aree di pertinenza di discariche o di siti contaminati:
 - l’introduzione della categoria
“impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative”
che beneficeranno di tariffe incentivanti (secondo tre intervalli di potenza) più alte rispetto alle altre due tipologie. Queste tariffe saranno decurtate del 2% all’anno (anziché del 6%) nel 2012 e 2013;
 - le tariffe incentivanti per gli impianti a concentrazione, divise in due intervalli di potenza e decurtate del 2% all’anno nel 2012 e 2013.

La nuova bozza ministeriale non modifica l’obiettivo nazionale della potenza da installare, che resta fissato a 8.000 MW entro il 2020. Il tetto della potenza incentivabile è di 3.000 MW, a cui si aggiungono 200 MW per gli impianti integrati e 150 MW per gli impianti a concentrazione.

Sono confermate anche le condizioni per la cumulabilità delle tariffe incentivanti e la riduzione dell’Iva; resta il divieto di cumulo con le detrazioni fiscali.

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07 Giugno 2010 - Efficienza e rinnovabili, 11 proposte in Parlamento. Da maggioranza e opposiziparlamento_italianoone proposte di legge su biomasse, efficienza energetica e risparmio negli edifici pubblici e privati.

A differenza del nucleare, risparmio energetico ed energie rinnovabili sembrano mettere d'accordo maggioranza e opposizione in Parlamento, concordi sulla necessità di sviluppare le fonti energetiche alternative per ridurre la costosa dipendenza dal petrolio, e di favorire consumi più 'intelligenti', soprattutto nei settori dell'edilizia pubblica e privata.

Tra Camera e Senato sono undici le proposte di legge presentate da maggioranza e opposizione per favorire il risparmio energetico e garantire un approvvigionamento energetico alternativo, rispetto a petrolio, gas e carbone, attraverso l'utilizzo delle biomasse e lo sviluppo delle fonti rinnovabili. D'altronde, secondo quanto stabilito a livello comunitario, nel 2020 il 17% del consumo finale lordo di energia per l'Italia dovrà provenire da fonti rinnovabili; pertanto il nostro Paese dovrà triplicare la quota di rinnovabili consumate da 7,1 Mtep nel 2005 a 22,25 Mtep nel 2020.

Sviluppo delle biomasse

Delle undici iniziative in campo, sei sono già all'esame della commissione Agricoltura di Montecitorio, presentate da Pdl, Pd, Lega, Udc e Noi Sud e riguardano lo sviluppo della produzione di energia da biomasse, i materiali organici che possono essere utilizzati direttamente come combustibili o trasformati in combustibili solidi, liquidi e gassosi.

La filiera agroenergetica si può realizzare attraverso consorzi e varie forme associative tra gli operatori agricoli, ma ai soggetti pubblici - sottolineano i promotori delle iniziative di legge - è assegnato un ruolo di supporto e di sviluppo, oltre che di consolidamento dell'attività privata. Le amministrazioni pubbliche, per esempio, possono ampliare l'impiego dei biocarburanti di origine agricola garantendone un utilizzo significativo nel trasporto pubblico e per il riscaldamento degli edifici pubblici, come propone la deputata del Pd Giuseppina Servodio.

Incentivi fiscali

L'agricoltura, spiega il parlamentare leghista Giampaolo Dozzo, può fornire un contributo significativo alla produzione alternativa di energia, ma anche come 'ambiente ospitante' per impianti eolici e solari, più semplici da collocare nelle aree rurali. Naturalmente, e anche qui le forze politiche parlano con una voce sola, serve l'incentivo fiscale per invogliare ad investire nelle rinnovabili: per questo, in tutte le proposte è previsto che l'energia di origine agricola reimpiegata nell'impresa agricola sia esente da qualunque accisa.

Efficienza energetica

L'altro versante su cui puntano maggioranza e opposizione è quello dell'efficienza energetica, a cominciare dall'ottimizzazione dei consumi domestici. Dagli anni '90 in poi, dice il senatore del Pd Roberto Della Seta, l'Italia ha smesso di investire in efficienza, facendosi scavalcare da molti Paesi europei, con conseguenze negative sotto il profilo ambientale ed economico.

Da qui la proposta di semplificare le procedure di autorizzazione per l'installazione di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili, prevedere incentivi al consumo per l'acquisto di elettrodomestici ad elevata efficienza energetica, obbligare il gestore della rete elettrica a garantire la capacità della rete stessa di ricevere l'elettricità prodotta da fonti rinnovabili, considerare gli impianti che producono energia da fonti rinnovabili alla stregua di strutture di pubblica utilità, esentandoli da forme di tassazione comunale.

Interventi sugli edifici pubblici

Sempre dal Pd, questa volta con il deputato Guglielmo Vaccaro, arriva la proposta di un programma di interventi 'verdi' che coinvolga i due terzi degli edifici pubblici, comprese le sedi istituzionali, le scuole, gli ospedali e gli uffici. Si tratterebbe di interventi per il risparmio e l'efficienza energetica in grado di ridurre di un terzo la quantità di energia consumata, sviluppando al tempo stesso l'utilizzo di fonti rinnovabili per soddisfare il 30% del fabbisogno energetico. Una soluzione, sottolinea il parlamentare del Pd, che garantirebbe una sostanziosa crescita delle imprese del settore con un aumento degli occupati, valutabile in 300mila posti in più a regime.

Obbligo dei regolatori della temperatura

Anche il Pdl, con la proposta del deputato Gaetano Nastri, punta al risparmio energetico fra le mura domestiche e negli edifici pubblici. Prevedendo, ad esempio, che sin dalla fase progettuale le nuove costruzioni siano dotate di regolatori ambientali della temperatura per gestire con più raziocinio i consumi. Un obbligo, questo, vincolante per la concessione edilizia o la certificazione di abitabilità ed agibilità degli edifici.

Imposta sui combustibili fossili

Dal Pd, con la deputata Elisabetta Zamparutti, arriva invece la proposta di una delega al governo per un'imposta sul consumo di combustibili fossili, destinando i proventi alla riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e ad incentivi per il risparmio energetico negli edifici. (Fonte: Adnkronos)

 

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01 Giugno 2010 - Sentenza della corte costituzionale n° 171/2010 in tema di impianti eolici off-shore, che annulla la conferenza dei servizi indetta dalla Regione Puglia per vari impianti tra cui uno a largo di Lecce.

SENTENZA N. 171

ANNO 2010

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori: Presidente: Francesco AMIRANTE; Giudici : Ugo DE SIERVO, Paolo MADDALENA, Alfio FINOCCHIARO, Alfonso QUARANTA, Franco GALLO, Luigi MAZZELLA, Gaetano SILVESTRI, Sabino CASSESE, Maria Rita SAULLE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI,

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

nel giudizio per conflitto di attribuzione tra enti sorto a seguito della Nota della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia, settore ecologia del 25 settembre 2008, n. 13.442, avente ad oggetto l’indizione di una conferenza di servizi per il giudizio di compatibilità ambientale di impianti eolici off-shore per la produzione di energia elettrica, da realizzarsi ad opera della Trevi Energy s.p.a. nel mare antistante le Province di Brindisi e Lecce, promosso dal Presidente del Consiglio dei ministri con ricorso notificato il 24-27 novembre 2008, depositato in cancelleria il 26 novembre 2008 ed iscritto al n. 23 del registro conflitti tra enti 2008.

Visto l’atto di costituzione, fuori termine, della Regione Puglia;

udito nell’udienza pubblica del 12 gennaio 2010 il Giudice relatore Paolo Maddalena;

udito l’avvocato dello Stato Giuseppe Fiengo per il Presidente del Consiglio dei ministri.

Ritenuto in fatto

1. ( Con ricorso notificato il 24 novembre 2008, depositato il successivo 26 novembre ed iscritto al n. 23 del registro conflitti dell’anno 2008, il Presidente del Consiglio dei ministri ha proposto conflitto di attribuzione avverso la nota n. 13.442 del 25 settembre 2008 della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia, settore ecologia, chiedendone l’annullamento.

1.1. ( Con la nota impugnata l’Assessorato all’Ecologia – Settore Ecologia della Regione Puglia ha indetto, ai sensi degli artt. 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi), nonché ai sensi dell’art. 9, Capo II, della legge 24 novembre 2000, n. 340 (Disposizioni per la delegificazione di norme e per la semplificazione di procedimenti amministrativi – legge di semplificazione 1999), una conferenza di servizi per «rendere il parere sulla compatibilità ambientale» in ordine alla realizzazione di alcuni impianti eolici off-shore per la produzione di energia elettrica da costruirsi in mare davanti la costa pugliese da parte della società Trevi Energy s.p.a. (d’ora in poi Trevi Energy).

2. ( Il Presidente del Consiglio dei ministri sostiene che con l’indizione di tale conferenza di servizi in ordine alla valutazione di impatto ambientale (d’ora in poi: VIA) degli impianti per la cui realizzazione la Trevi Energy ha presentato domanda il 16 gennaio 2008, la Regione avrebbe violato le attribuzioni statali in materia di tutela dell’ambiente e di produzione, trasporto e distribuzione dell’energia, di cui agli artt. 117, secondo comma, lettera s) e terzo comma, e 118 della Costituzione, in quanto gli artt. 12, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità) e 25 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), vigenti alla data di presentazione della domanda da parte della Trevi Energy, avrebbero assegnato ad organi statali (Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali) la VIA dei progetti di impianti eolici off shore.

2.1. ( Secondo la difesa erariale, la intervenuta modifica della disciplina della VIA da parte del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale) ed, in specie, la prevista competenza regionale (ex art. 7, comma 4, e allegato III alla parte seconda, del D.Lgs. n. 152 del 2004, come modificato) in ordine alla VIA per gli impianti eolici, non negherebbe la competenza statale per la VIA dell’impianto off-shore per la produzione di energia eolica della potenza nominale di 150 MW da costruirsi davanti la costa dei comuni di Brindisi, Torchiarolo (BR), San Pietro Vernotico (BR) e Lecce e non assumerebbe, quindi, rilievo ai fini del presente conflitto, considerato che, ai sensi dell’art. 35, comma 2-ter, del d. lgs. n. 152 del 2006, come sostituito dall’art. 1, comma 3, del d. lgs. n. 4 del 2008, «Le procedure di VAS e di VIA avviate precedentemente all’entrata in vigore del presente decreto sono concluse ai sensi delle norme vigenti al momento dell’avvio del procedimento» e che la relativa istanza della Trevi Energy (allegata al ricorso) è stata presentata il 10 gennaio 2008 ed è stata ricevuta dal Ministero il 16 gennaio 2008, cioè anteriormente all’entrata in vigore (il 13 febbraio 2008) della nuova disciplina introdotta dal d. lgs. n. 4 del 2008.

2.2. ( La difesa erariale ricorda, peraltro, che proprio in ragione dei dubbi interpretativi sorti in ordine a tale regime transitorio, a fronte della posizione della Regione, che con nota del 27 maggio 2008 sosteneva di avere competenza in ordine alla valutazione ambientale per gli impianti in questione, il Ministero dell’ambiente, pur confermando la propria competenza al riguardo, ha manifestato «la piena disponibilità al raggiungimento di una soluzione adeguata per evitare non volute situazioni di conflitto», individuando nella Conferenza Stato-Regioni la sede più adatta alla analisi dei «fondamenti applicativi della norma in contestazione».

La impugnata nota regionale n. 13.442 del 25 settembre 2008 costituirebbe, allora, secondo l’Avvocatura (che cita, in proposito, la sent. n. 199 del 2004 della Corte costituzionale), un tentativo della Regione di risolvere unilateralmente un potenziale conflitto di competenze tramite un proprio atto amministrativo e si porrebbe in contrasto, oltre che con i parametri costituzionali indicati, anche con il principio di leale collaborazione.

3. ( Con atto depositato il 27 gennaio 2009 si è costituita, fuori termine, la Regione Puglia, sostenendo l’inammissibilità e l’infondatezza del ricorso.

4. ( Successivamente alla proposizione del ricorso ed al deposito dell’atto di costituzione, l’art. 42 della legge 23 luglio 2009 n. 99 (Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia) ha modificato l’allegato II alla parte seconda del d.lgs. n. 152 del 2006, aggiungendo all’elenco dei progetti per i quali la VIA è di competenza statale il numero 7-bis riferito agli impianti eolici per la produzione di energia elettrica ubicati in mare.

Considerato in diritto

1. ( Con ricorso notificato il 24 novembre 2008, depositato il successivo 26 novembre ed iscritto al n. 23 del registro conflitti dell’anno 2008 il Presidente del Consiglio dei ministri ha proposto conflitto di attribuzione avverso la nota n. 13.442 del 25 settembre 2008 della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia, chiedendone l’annullamento.

1.1. ( Con la nota impugnata l’Assessorato all’Ecologia – Settore Ecologia della Regione Puglia ha indetto, ai sensi degli artt. 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi), nonché ai sensi dell’art. 9 Capo II della legge 24 novembre 2000, n. 340 (Disposizioni per la delegificazione di norme e per la semplificazione di procedimenti amministrativi – legge di semplificazione 1999), una conferenza di servizi per la valutazione di impatto ambientale e per «rendere il parere sulla compatibilità ambientale» in ordine alla realizzazione di alcuni impianti eolici off-shore per la produzione di energia elettrica da costruirsi in mare davanti la costa pugliese da parte della società Trevi Energy s.p.a. (d’ora in poi Trevi Energy).

2. ( Deve preliminarmente dichiararsi l’inammissibilità dell’atto di costituzione della Regione Puglia, in quanto depositato oltre il termine di venti giorni dalla notificazione del ricorso, secondo quanto prevedeva, nella precedente formulazione, l’art. 27, terzo comma, delle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale, applicabile ratione temporis al presente giudizio (cfr. sent. n. 149 del 2009).

3. ( Nel merito il ricorso è fondato.

4. ( Il Presidente del Consiglio dei ministri sostiene che, con l’indizione di tale conferenza di servizi in ordine alla valutazione di impatto ambientale (d’ora in poi: VIA) degli impianti per la cui realizzazione la Trevi Energy ha presentato domanda il 16 gennaio 2008, la Regione avrebbe violato le attribuzioni statali in materia di tutela dell’ambiente e di produzione, trasporto e distribuzione dell’energia, di cui agli artt. 117, secondo comma, lettera s) e terzo comma, e 118 Cost. Ciò in quanto gli artt. 12, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità) e 25 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), vigenti alla data di presentazione della domanda da parte della Trevi Energy, assegnavano ad organi statali (Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali) la valutazione di impatto ambientale dei progetti di impianti eolici off shore.

4.1. ( Il dato temporale della presentazione di tale domanda (il 16 gennaio 2008) è essenziale ai fini della risoluzione del conflitto, attesa la successione di norme che è intervenuta nella materia.

4.2. ( Il testo originario del d.lgs. n. 152 del 2006 (vigente fino al 12 febbraio 2008) attribuiva la competenza in ordine alla valutazione di impatto ambientale allo Stato o alle Regioni secondo la competenza ad autorizzare il progetto da esaminare.

L’art. 12 del d.lgs. n. 387 del 2003, recante, come detto, attuazione della direttiva 2001/77/CE in materia di energia alternativa prevedeva, a sua volta, la competenza regionale in ordine alla autorizzazione degli impianti di energie alternative (e, tra essi, pertanto, di quelli ad energia eolica).

Dal combinato disposto di tali disposizioni, pertanto, derivava che la competenza in ordine alla autorizzazione ed alla VIA di tutti gli impianti eolici era regionale (salva la necessaria partecipazione ai lavori della relativa conferenza di servizi del Ministero per i beni e le attività culturali, in caso di impianti in aree paesistiche, e del Ministero dell’ambiente).

L’art. 2, comma 158, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato ( legge finanziaria 2008), ha, tuttavia, modificato l’art. 12 del d.lgs n. 387 del 2003, prevedendo, per quanto interessa il presente giudizio, la attribuzione allo Stato della competenza in ordine agli impianti eolici off shore.

Dopo la legge n. 244 del 24 dicembre 2007 e fino al 12 febbraio 2008, la competenza per la autorizzazione dei soli impianti eolici off-shore (quali quelli per cui è causa) è, pertanto, passata allo Stato e, con essa, è passata allo Stato anche la competenza in ordine alla VIA (mentre è rimasta alle Regioni quella relativa ad ogni impianto eolico su terra).

A partire dal 13 febbraio 2008, data di entrata in vigore del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale), invece, la competenza in ordine alla VIA per tutti gli impianti eolici (su terra o off-shore) è stata attribuita alle Regioni. Conseguentemente in caso di impianti off-shore si è prevista una duplicità di competenze: statale in ordine alla autorizzazione dell’impianto, regionale in ordine alla VIA.

4.3. ( Il d.lgs. n. 4 del 2008, oltre a dettare una diversa disciplina per l’avvenire, ha regolato il regime transitorio applicabile alle domande di VIA pendenti alla data della sua entrata in vigore.

In particolare l’art. 1, comma 3 (che introduce l’art. 35, comma 2-ter, del d. lgs. n. 152 del 2006) e l’art. 4, comma 1, del d.lgs. n. 4 del 2008, prevedono che la valutazione di impatto ambientale delle domande pendenti continua ad essere effettuata dalla autorità competente al momento della presentazione della relativa istanza dalla parte interessata.

4.4. ( Posto che la domanda dell’impresa Trevi Energy interessata alla realizzazione degli impianti per i quali è stata indetta la VIA da parte della Regione con la nota impugnata è del 16 gennaio 2008 ovvero successiva alla entrata in vigore della legge n. 244 del 2007 (24 dicembre 2007) ed anteriore alla entrata in vigore del d.lgs. correttivo n. 4 del 2008 (13 febbraio 2008), alla luce delle osservazioni appena fatte, deve riconoscersi la competenza dello Stato in ordine alla VIA degli impianti in questione.

Il ricorso è, pertanto, fondato, dato che con la nota impugnata la Regione Puglia ha usurpato la funzione amministrativa attribuita ad un organo statale da una legge dello Stato nell’esercizio della sua competenza esclusiva in materia di tutela dell’ambiente (cfr. sentenza n. 225 del 2009).

5. ( La impugnata nota n. 13.442 del 25 settembre 2008 della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia, ancorché il Presidente del Consiglio dei ministri ne abbia chiesto (tanto nell’incipit, quanto nelle conclusioni del ricorso) l’integrale annullamento, deve, peraltro, essere annullata solo parzialmente.

Essa, in effetti, indice la procedura di VIA in relazione a quattro diversi impianti da realizzare da parte della impresa Trevi Energy.

Sennonché l’Avvocatura erariale riferisce e comprova (mediante copia semplice) solo la avvenuta presentazione, in data 16 gennaio 2008, della domanda relativa all’impianto di potenza nominale pari a 150 MW, da costruirsi davanti alla costa dei comuni di Brindisi, Torchiarolo (BR), San Pietro Vernotico (BR) e Lecce.

Difettano, quindi, tanto la allegazione, quanto la prova di elementi che possano individuare la data di avvio dei procedimenti relativi agli altri tre impianti cui la impugnata nota regionale si riferisce. Posto che la data di presentazione della domanda (anteriore o successiva al 13 febbraio 2008) è determinante per la individuazione della competenza in ordine alla indizione della VIA, dalla mancata allegazione e prova di tali elementi, il cui onere gravava sul ricorrente, discende il parziale rigetto della domanda di annullamento.

Per Questi Motivi

LA CORTE COSTITUZIONALE

dichiara che non spettava alla Regione Puglia indire una conferenza di servizi per la valutazione di impatto ambientale di progetti di impianti eolici off-shore presentati il 16 gennaio 2008;

conseguentemente, annulla la nota n. 13.442 del 25 settembre 2008 della Regione Puglia – Assessorato all’ecologia, nella parte in cui si riferisce al progetto di impianto di energia eolica potenza nominale pari a 150 MW, da costruirsi off-shore, davanti la costa dei comuni di Brindisi, Torchiarolo (BR), San Pietro Vernotico (BR) e Lecce da parte della Trevi Energy s.p.a.

Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 10 maggio 2010.

F.to:

Francesco AMIRANTE, Presidente

Paolo MADDALENA, Redattore

Maria Rosaria FRUSCELLA, Cancelliere

Depositata in Cancelleria il 13 maggio 2010.

Il Cancelliere

F.to: FRUSCELLA

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28 Maggio 2010 - La Manovra colpisce anche i Certificati Verdi. Una norma del Dl precertificativerdi_finanziariavede l'abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di certificati verdi da parte del Gse

L'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di certificati verdi da parte del Gse potrebbe essere abolito. Una misura in tal senso è prevista dalla Finanziaria approvata dal Consiglio dei Ministri, che comprende l'articolo 45 intitolato “Abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di certificati verdi”.

Emessi dal Gse su richiesta dei produttori di energia da fonti rinnovabili, i certificati verdi rappresentano un sistema di incentivazione della produzione di energia verde. L'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di questi certificati, introdotto dalla legge n. 244 del 24 dicembre 2007 (Finanziaria 2008) e attuato dal decreto dello Sviluppo economico 18 dicembre 2008, impone al Gestore Servizi Energetici (GSE) di ritirare i certificati rimasti invenduti (cioè in eccesso rispetto a quelli necessari per assolvere l'obbligo) in ciascun anno fino al 2011.

Oneri a carico dei consumatori
Secondo i dati resi noti dall'Autorità per l'energia, nel 2009 il Gse ha speso circa
1 miliardo di euro per l'acquisto dell'eccesso di offerta, mentre l'onere caricato sulle bollette attraverso la componente A3 è stato pari a 630 milioni di euro. Per il 2010 l'Autorità per l'energia prevede un onere di 540 milioni per i consumatori.

Le conseguenze dell'abolizione
Ma quali sarebbero le conseguenze dell'abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta ? “E’ ancora presto per dirlo – ha dichiarato a Zeroemission.Tv
Gerardo Montanino, direttore operativo del Gse -. L’articolo non è ancora entrato in vigore. E nel caso di sua approvazione, dobbiamo aspettare la sua forma definitiva. Detto questo, in un contesto in cui si registra un eccesso di offerta rispetto alla domanda, la misura potrebbe avere come effetto di aggravare questo squilibrio: il rischio è infatti che la presenza di tanti cv rimasti invenduti, faccia crollare il loro prezzo”. Per i produttori di energia da fonti rinnovabili, quindi, i certificati verdi diventerebbero uno strumento molto meno vantaggioso.

 Anev: a rischio migliaia di posti di lavoro

Secondo Anev (Associazione nazionale energia del vento) le misure contenute all'articolo 45 della manovra economica “se approvate mettono in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili e la tutela dell'ambiente”.

Per l'Associazione la misura prevista dalla Finanziaria “abolisce, anche retroattivamente, l'unico meccanismo di garanzia del sistema di sostegno alla crescita delle fonti rinnovabili, che serve invece proprio a tutelare il mercato e ad evitare speculazioni derivanti dall'oscillazione artificiosa dei prezzi dei certificati verdi” e “comprometterebbe tutti gli investimenti in corso di finanziamento nel settore delle rinnovabili, che negli ultimi due anni è stato uno dei pochi anticiclici a consentire crescita occupazionale nel nostro Paese”.

Anev ritiene che l'abolizione dell'obbligo del riacquisto da parte del Gestore dei Servizi Energetici dei certificati verdi in eccesso in dote agli operatori delle rinnovabili “potrebbe portare in assenza di un adeguamento coerente della quota d'obbligo, ad una sostanziale destabilizzazione del sistema e di conseguenza, da un punto di vista occupazionale” ad “effetti disastrosi” oltre al “sicuro default finanziario per le iniziative in essere che vedrebbero tagliati i ritorni economici necessari a ripagare gli investimenti”.

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27 Maggio 2010 - Nuova direttiva EPBD: efficienza energetica edifici. Le proposte del Gruedifici_nuovadirettiva_ueppo di lavoro per il recepimento in Italia della nuova Direttiva Ue sull'efficienza degli edifici..

“Recepimento in Italia della nuova EPBD (Energy Performance Buildings Directive): priorità alla proprietà pubblica” è stato il tema al centro di un seminario organizzato ieri a Palazzo Cispel dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Federcasa.

Focalizzato in particolare sull'edilizia pubblica, in senso ampio, comprensiva anche del “social housing” e della proprietà cooperativa, il convegno ha illustrato le principali misure contenute nella nuova Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici, approvata dal Parlamento Ue il 18 maggio scorso e che sarà pubblicata a giorni sulla Gazzetta Ufficiale Europea.

Le misure della nuova Direttiva
Tra le novità, viene introdotta l'indicazione del
consumo vicino allo zero per tutti i nuovi edifici costruiti dopo il 2020 e per gli edifici pubblici dopo il 2018. È prevista la scadenza del 30 giugno 2014 che sancisce il divieto agli Stati membri di concedere incentivi per la costruzione o la ristrutturazione di edifici o di loro parti che non siano conformi ai requisiti minimi di rendimento energetico. Nella nuova Direttiva c'è anche l’indicazione agli Stati membri di elaborare piani nazionali che fissino obiettivi per edifici a basso consumo energetico e impiego di rinnovabili (emissioni di CO₂ nulle o quasi nulle), affidando agli edifici pubblici un ruolo di esempio
; e l’obbligo per gli Stati membri di comunicare ogni tre anni, a partire dal 30 giugno 2011, i risultati che hanno ottenuto. È previsto inoltre l'obbligo della certificazione energetica per gli edifici pubblici con una superficie maggiore di 250 m², anziché di 1000 m2; e l’adozione di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive in grado di rendere operative le prescrizioni della Direttiva.

Inefficienti gli edifici italiani
“Ci dobbiamo preparare ora – ha dichiarato il
presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi - ad attuare le misure contenute nella direttiva che mirano a rendere più efficiente il nostro patrimonio immobiliare e che potranno dare anche una spinta al settore delle costruzioni, creando nuovi investimenti e nuova occupazione. Gli edifici italiani – ha aggiunto Ronchi - soffrono di una grave inefficienza energetica. Il fabbisogno energetico medio degli edifici è di 300 kWh/m2 l'anno
, contro 200 in Germania e 60 in Svezia. Circa il 30% dell’energia finale consumata in Italia viene consumata dagli edifici e a questi consumi energetici sono riconducibili il 28% delle emissioni nazionali di CO2”.

Intervenire sugli edifici pubblici
Nel corso del seminario è stato mostrato come gli interventi di efficienza energetica sul patrimonio immobiliare esistente possono risollevare l'edilizia, attualmente in crisi con 94 mila posti di lavoro persi nel 2009. Secondo una valutazione dell'Enea, per realizzare interventi di efficienza energetica solo su scuole e uffici, si richiedono
investimenti pari a 8,2 miliardi di euro, ma si ottiene un risparmio energetico per 0,44 Mtep/ anno, pari a 0,42 miliardi euro/anno; e si eviterebbe il 20% di emissioni di CO2 producendo una occupazione aggiuntiva di 150.000 unità
. Il contributo degli interventi sui presidi sanitari e sportivi, sul social housing e sulla proprietà cooperativa non sono però compresi nella valutazione dell'Enea.

Le barriere
Per rendere eco-efficiente il patrimonio pubblico è comunque necessario superare due barriere che bloccano l'iniziativa delle amministrazioni locali: il
freno agli investimenti energetici, dovuto al “patto di stabilità” e il peso degli interessi sulla restituzione del finanziamento bancario iniziale, associato agli elevati tempi di ritorno
(19,5 anni di media secondo l'ENEA). Si rende quindi necessario un intervento legislativo ad hoc che preveda il superamento del blocco dell'iniziativa delle amministrazioni locali, dovuto al patto di stabilità, per gli interventi di efficienza energetica o fonti rinnovabili; e l'abbinamento, finanziariamente vantaggioso, dell'intervento di efficienza con quello sulle fonti rinnovabili.

Inoltre, andrebbe previsto l'accesso delle amministrazioni locali ai crediti bancari al più basso tasso disponibile sul mercato, con riduzione dei tempi di ritorno degli investimenti e della spesa per interessi; un intervento di efficienza energetica, su almeno 2/3 dei volumi pubblici entro il 2020, grazie ai punti precedenti e all'obbligo di programmazione dell'amministrazione locale; l'estensione al settore dell'alloggio sociale dei benefici fiscali del 36% e del 55%; il disincentivo ad eseguire opere di manutenzione straordinaria non associate alla riqualificazione energetica, per la parte oggetto dell'intervento, con obbligo di certificazione energetica.

Altre misure proposte riguardano l'assistenza regionale alle amministrazioni locali, con possibile delega alla Provincie; la creazione di un quadro articolato di informazioni on line; lo svolgimento di una attività permanente di rilievo e verifica dei risultati; la previsione di semplificazioni procedurali e, quando necessario, di sanzioni per eventuali inadempienze, in accordo con la nuova Direttiva europea.

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26 Maggio 2010 - Bellò: le Pompe di Calore soppianteranno i tradizionali impianti. Incentivbelloate dall'Europa faranno molta strada nella climatizzazione a ciclo annuale.

"I sistemi ecologici in pompa di calore, rappresentano certamente il futuro dei sistemi di riscaldamento e climatizzazione". Ne è fermamente convinto Bruno Bellò, fondatore Clivet e presidente Coaer, che nella cittadina di Feltre, nel bellunese, ha messo in piedi uno stabilimento produttivo da circa 50.000 mq, dove operano circa 500 dipendenti.

Le ragioni del cambiamento
"Riteniamo - afferma Bruno Bello - che i sistemi in pompa di calore a ciclo annuale soppianteranno, nei prossimi 10 anni, i tradizionali impianti di riscaldamento e climatizzazione". Ci sono dietro ragioni di
semplificazione applicativa - con un unico impianto è possibile riscaldare, raffreddare, produrre acqua calda sanitaria, rinnovare e purificare l'aria nelle abitazioni e nelle strutture collettive - ma anche di vantaggio energetico, "sfruttando, grazie alle pompe di Calore, tutte le forme di energia rinnovabile ed abbattendo i consumi medi annuali di energia primaria anche del 50%, le emissioni di CO2 del 45%, rispetto ai sistemi tradizionali" spiega il presiedente di Clivet.
Bellò fa notare come "in Italia si parli solamente da pochi anni di applicare la tecnologia nel residenziale. Ma
nel terziario questa tecnologia è ormai già molto diffusa e paesi come la Svezia, in cui il mercato del riscaldamento è coperto per l'82% da pompe di calore, dimostrano la maturità della soluzione.

La sfida industriale
Ma non si tratta solo di una sfida energetica. E' interessato un intero comparto industriale, che nel Veneto è rappresentato da numerosi attori sulla scena, e può rappresentare lo sviluppo futuro di un pezzo del Paese. "La tecnologia della pompa di calore sicuramente è un elemento in sintonia con il territorio del Bellunese - afferma Bellò - con potenziali di sviluppo del comparto energie rinnovabili, oltre che occupazionale, molto importanti."
Come qualsiasi sfida, questa non può essere condotta senza alleanze.
Industria, istituzioni, progettazione, installazione e distribuzione hanno ruoli importanti e integrati tra loro, poiché come tutte le nuove tecnologie necessita di formazione e coinvolgimento di tutti gli attori. Proprio per dare corso alle parole l'azienda bellunese ha organizzato un evento, lo scorso 21 maggio, cercando di coinvolgere tutta la filiera del riscaldamento e climatizzazione: amministrazioni locali, progettisti, installatori, distributori.

L'Europa spinge
I sistemi in pompa di calore sono fortemente sostenuti all'Unione Europea, che con la Direttiva 2009/28/CE del 23 aprile 2009 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (nota come direttiva RES), riconoscendo l'energia contenuta in aria, acqua e terra come fonte rinnovabile di energia, ha inserito a pieno titolo le pompe di calore (che sfruttano questa energia) tra le tecnologie che utilizzano le rinnovabili equiparandole al solare termico, al fotovoltaico ed alle biomasse.

Riconoscimento dell'AEEG
Bellò ricorda come anche l'Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas, in una recentissima
delibera del 19 aprile 2010 - Rif.ARG/elt 56/10-, abbia riconosciuto la maggior efficienza energetica delle pompe di calore rispetto ai sistemi a combustione per il riscaldamento e la loro capacità di dare un contributo al conseguimento del cosiddetto obiettivo 20-20-20, privilegiando l'uso di un secondo contatore a tariffa agevolata (0,16 €/kWh contro i 0,30 €/kWh della tariffa D2) dedicato alla pompa di calore, che in questo modo diventa estremamente
vantaggiosa anche dal punto di vista economico.

Per saperne di più
Tutti questi elementi sono chiaramente visibili all'interno del "Libro Bianco sulle Pompe di Calore" edito da ANIMA COAER, che dimostra come "solo" con un 30% di domanda di servizio coperto dalle pompe di calore, sia possibile una riduzione di energia primaria pari a 6,2 Mtep ed una riduzione di 14,2 milioni di tonnellate di CO2, un grosso contributo al raggiungimento dell'obiettivo del 20/20/20 nell'anno 2020 per l'Italia

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25 Maggio 2010 - Puglia, al via le selezioni per i tetti pubblici solari. I locatari di tetti pubblici iscfotovoltaico_edificiopubblicoritti nell'albo regionale potranno partecipare alle gare per installare impianti fotovoltaici.

 La Regione Puglia ha dato il via oggi alla selezione delle aziende interessate ad affittare tetti e aree pubbliche da destinare all'installazione di impianti fotovoltaici.

L'avvio della selezione segue l'emanazione nell'aprile scorso del disciplinare che consente alle imprese che si occupano di energia di essere inserite nell’albo regionale dei locatari di pensiline, parcheggi, coperture di edifici pubblici; gli imprenditori-locatari potranno così partecipare alle gare indette dai Comuni per l'installazione degli impianti fv. “Con l’istituzione di questo Albo – ha dichiarato la vice presidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone – la Regione Puglia scrive una nuova pagina nella storia delle rinnovabili in Puglia, nella quale sviluppo economico e difesa dell’ambiente sono unite in un binomio indissolubile. Questa è l’idea di economia verde che il governo Vendola sta costruendo per la Puglia e in questa direzione intendiamo camminare a dispetto degli ostacoli che il Governo centrale sta mettendo sulla nostra strada”.

Gli ammessi all'albo

Nell’Albo regionale potranno essere inseriti gli imprenditori individuali (anche artigiani), le società commerciali, le società cooperative, i consorzi fra società cooperative di produzione e lavoro, i consorzi stabili, i raggruppamenti temporanei di concorrenti, i consorzi ordinari di concorrenti, i soggetti che abbiano stipulato il contratto di gruppo europeo di interesse economico, gli operatori economici stabiliti in altri Stati membri purché abilitati e iscritti al registro delle imprese delle Camere di Commercio o, se stranieri, nel registro professionale dello Stato di residenza.

Tre categorie

L’albo regionale è articolato in tre categorie stabilite secondo le capacità tecnico-economiche degli operatori. La Categoria I riguarda l’installazione di impianti fotovoltaici allacciati alla rete di potenza compresa tra 200 e 300 kWp. Appartiene alla Categoria II l’installazione di impianti fotovoltaici allacciati alla rete di potenza compresa tra 300 e 600 kWp, e alla Categoria III l’installazione di impianti fotovoltaici allacciati alla rete di potenza superiore a 600 kWp. L’inserimento in una di queste categorie abilita l’operatore a partecipare alle gare indette dai Comuni, alle quali saranno invitati solo ed esclusivamente gli iscritti all’Albo regionale dei locatari.

Domande entro 60 giorni

Gli imprenditori che intendono partecipare dovranno presentare personalmente la domanda o inoltrarla con raccomandata A R al Servizio Ricerca e Competitività Ufficio Incentivi alle PMI dell’Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione (corso Sonnino 177, Bari). Il plico, sigillato, dovrà arrivare agli uffici entro sessanta giorni dalla pubblicazione dell’Avviso sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia, prevista nel corso della settimana. La Regione (Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione) provvederà alla verifica dei requisiti (Fonte: Regione Puglia).

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24 Maggio 2010 - IL 57% DEGLI ITALIANI SOGNA LA VILLETTA. IL 43% LA VORREBBE AL MARE. Dove sognano di vivere gli italiani e come dovrebbe essere il loro quartiere ideale? A queste e altre domande risponde un'indagine condotta dal portale immobiliare www.casa.it, che ha analizzato le preferenze degli italiani mettendo il luce una predilezione per il mare e i piccoli centri urbani, a patto che siano ben serviti: giardini pubblici, scuole, ospedali, farmacie etc…
Il 57% sceglie la villetta con giardino
Il non plus ultra risulta essere la villetta in un piccolo paese di mare. Questo è infatti il desiderio del 43% del campione. Anche i grandi centri economici e le città d'arte suscitano un certo fascino (30%), probabilmente per i servizi offerti e per la ricchezza della proposta culturale. Il 17% è invece attratto dalla campagna, spesso riconducibile all'idea di qualità della vita e buon cibo. In fatto di dimensioni sembra valido il motto "piccolo è bello". Il 24% degli intervistati ha infatti dichiarato che preferirebbe vivere in un piccolo paese di 5000 abitanti o in una piccola cittadini di 20000 (23%). L’ideale sarebbe poi abitare in una zona residenziale (48%), in cui poter godere di maggiore tranquillità rispetto al centro storico. Ma il sogno per eccellenza risulta essere una villetta con giardino (57%).
Vicino a scuola
Per quanto riguarda invece il quartier ideale, il 50% degli intervistati desidererebbe vivere accanto ai giardini pubblici. Infatti, dopo la supremazia del mare (39%), sembra che parchi e giardini rappresentino il panorama ideale. Altro vicino di casa ideale è la scuola (38%) che, essendo vicina a casa, renderebbe più semplici gli spostamenti. Seguono gli ospedali (27%) e gli uffici postali con il 24%. Grande interessa anche per il tempo libero, tanto che il 26% vorrebbe abitare nei pressi di centri ricreativi, il 22% accanto a palestre o strutture sportive e infine il 20% vicino a cinema e teatri.
Negozi sotto casa
Tra i negozi che gli italiani vorrebbero avere vicino casa troviamo in pole position la farmacia (44%), seguita dal panificio (42%) e dal supermercato (41%). Il 24% preferirebbe addirittura un centro commerciale, mentre sono gettonati anche i bar-tabacchi con il 20% delle preferenze. Una discreta percentuale, 19%, vorrebbe invece una pizzeria sotto casa.
L’incubo dei fumi tossici e dei rumori fastidiosi
Due problematiche ambientali saltano all’occhio, il 64% aborrisce l’idea di una discarica e il 55% rifugge dagli inceneritori. Altrettanto importante la percentuale di quelli che detesterebbero la prossimità di un’autostrada o di un cavalcavia (40%), fonti di smog e di noiosi rumori. L’inquinamento acustico è probabilmente la ragione per cui in molti si rifiuterebbero di abitare nei pressi di aeroporti (21%) o stazioni (17%), ma anche l’eccessiva tranquillità sembra spaventare gli italiani: il 14% non  vorrebbe mai vivere vicino a un cimitero.

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24 Maggio 2010 - Biomasse, firmato il decreto per la filiera made in Italy. Obiettivo ridurre labiomassa_madeinitaly dipendenza dall'estero e l'impatto ambientale con una filiera agro energetica italiana.

Via libera all’accordo di interesse nazionale siglato tra Coldiretti e il Gruppo Maccaferri (con il coinvolgimento dei Consorzi Agrari d'Italia) per lo sviluppo della prima filiera agro energetica italiana che utilizza esclusivamente biomassa di origine vegetale di provenienza dal territorio limitrofo agli impianti o in una logica di accordi di filiera italiana.

Nei giorni scorsi il ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan ha firmato il decreto ministeriale per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili interamente Made in Italy. Il provvedimento, per ora sottoscritto da Coldiretti, Consorzi Agrari d’Italia e il Gruppo industriale Maccaferri, è stato varato in applicazione del contratto quadro per le produzioni di biomasse agricole destinate alla trasformazione in energia elettrica, attraverso impianti di potenza superiori a 1 MW.

Sviluppo di una filiera italiana
Secondo il ministero delle Politiche agricole, il decreto consentirà di ridurre la dipendenza energetica dall’estero, contenere l’impatto ambientale e climatico e garantire un’adeguata remunerazione dei prodotti agricoli italiani. Si tratta, afferma il Mipaaf, di “un primo passo verso lo sviluppo di una filiera agro energetica italiana, a forte coinvolgimento agricolo,
che utilizzi solo ed esclusivamente biomassa di origine vegetale, proveniente da territori limitrofi agli impianti o in una logica di accordi di filiera italiana
”.

Monitoraggio delle comunità locali
Tra gli obiettivi, la riduzione degli impatti ambientali e sociali, anche attraverso un rigido e trasparente monitoraggio delle comunità locali. Soddisfatti per la firma del decreto il presidente di Coldiretti Sergio Marini e il presidente del Gruppo Industriale Maccaferri, Gaetano Maccaferri. “L’accordo consente di realizzare una filiera energetica tutta italiana a forte coinvolgimento agricolo – sottolinea Marini - con un meccanismo di remunerazione della materia prima trasparente ed atto a consentire un reddito stabile per le imprese nel medio e lungo periodo. Si tratta della dimostrazione concreta – ha affermato il presidente di Coldiretti - del contributo che possono offrire le imprese agricole italiane ad una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale, climatico e occupazionale”.

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21 Maggio 2010 - AEEG: energia domestica per le auto elettriche. L'Autorità ha stabilito chautoelettrica_autorite la ricarica dei veicoli elettrici si potrà effettuare anche presso l'abitazione

Le batterie delle auto elettriche si potranno d'ora in poi ricaricare direttamente presso la propria abitazione, il garage o nei parcheggi condominiali o aziendali. Lo ha stabilito l'Autorità per l'energia con un provvedimento che elimina i vincoli normativi che ostacolavano la predisposizione di eventuali punti di ricarica anche presso le utenze domestiche.

“La disponibilità di punti di ricarica – afferma l'Autorità in una nota - è un fattore condizionante dello sviluppo virtuoso della mobilità elettrica, un settore che vede impegnati diversi grandi produttori e nel quale è atteso l'arrivo di diversi modelli. Sullo sviluppo del settore punta anche il Piano Cars21 della Commissione europea che ha recentemente presentato la sua strategia per incoraggiare la diffusione di veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico”.

Possibili più punti di fornitura
La vecchia normativa vietava ai consumatori domestici di disporre di un duplice punto di fornitura elettrica nella stessa unità immobiliare. Con la modifica introdotta dall'Autorità con la delibera
ARG/elt 56/10, ora sarà possibile - nelle abitazioni private e loro pertinenze, o negli spazi condominiali (previo accordo dell'assemblea condominiale) - richiedere al proprio fornitore di energia elettrica più punti di fornitura
, ognuno con un contatore, destinati espressamente all'alimentazione di veicoli elettrici. Il provvedimento si estende anche alle aree aziendali destinate a parcheggio di flotte di veicoli.

La tariffa
Secondo quanto stabilito dall'Autorità,
ai punti di ricarica verrà applicata la stessa tariffa già prevista per “gli usi diversi” (BTA)
, indipendentemente dal fatto che il richiedente sia un cliente domestico o un'impresa. Per l'energia, precisa l'Autorità, “il prezzo potrà variare a seconda dell'offerta che verrà selezionata fra quelle dei diversi venditori del mercato libero e potrà essere diversa da quella scelta per la fornitura domestica”.

Pompe di calore
Nella medesima delibera 56/10 l'autorità ha esteso la possibilità di installare un secondo punto di prelievo nelle abitazioni con potenza impegnata sopra 3,3 kW allo scopo di alimentare una pompa di calore, anche reversibile, destinata al riscaldamento domestico. Fino ad oggi, ciò era consentito solamente per potenze impegnate fino a 3,3kW. Si segnala come il medesimo contatore possa essere utilizzato anche per la ricarica dei veicoli elettrici.

Le potenzialità delle smart grids
Secondo l'Authority, in futuro i sistemi di ricarica intelligente dei veicoli elettrici potranno sfruttare le potenzialità delle smart grids (reti intelligenti), sulle quali l'Autorità ha emanato la delibera ARG/elt 39/10. Ma anche la rete potrà trovare sinergie con i veicoli elettrici: utilizzando ad esempio come strumenti di stoccaggio dell'energia elettrica le batterie dei veicoli elettrici parcheggiati, sarà possibile limitare i rischi gestionali di rete causati dalla natura intermittente e poco prevedibile di certe produzioni (fotovoltaico ed eolico in particolare), incrementandone quindi l'utilizzo.

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19 Maggio 2010 - UE: approvata la nuova Direttiva sull'edilizia efficiente. Dopo il 20edifici_nuovadirettiva_ue20 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno avere un consumo di energia vicino allo zero

In Europa gli edifici assorbono circa il 40% del consumo totale di energia dell'Unione europea e rappresentano la più grande fonte di emissioni d'Europa. Per aiutare i consumatori a tagliare i costi della bolletta energetica e favorire l'Ue nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, il Parlamento europeo ha approvato ieri la nuova direttiva sull'efficienza energetica degli edifici, già concordata con il Consiglio europeo.

La nuova normativa, parte del pacchetto “Efficienza energetica” e approvata in seconda lettura, stabilisce che tutti gli edifici costruiti dopo il 31 dicembre 2020 dovranno presentare un consumo di energia vicino allo zero. Per gli edifici pubblici l'obbligo di rispettare questi standard energetici diventerà operativo dopo il 31 dicembre 2018. Sono esenti dall'obbligo gli edifici con un particolare valore storico o architettonico, quelli adibiti a luoghi di culto, i fabbricati temporanei utilizzati per meno di 18 mesi, le officine, i siti industriali e gli edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno energetico. Esclusi dalla nuova normativa anche i fabbricati indipendenti con una metratura utile totale inferiore a 50 mq e gli edifici residenziali impiegati per meno di quattro mesi l'anno (case di vacanza).

Efficienza e rinnovabili
Tutti gli edifici costruiti dalla fine del 2020, informa in una nota il Parlamento Ue, “dovranno possedere
elevati standard di risparmio energetico e dovranno essere alimentati in larga misura con forme di energia rinnovabili
. I progetti di costruzione degli edifici delle autorità pubbliche dovranno dare l'esempio partendo due anni prima. Una parte dei finanziamenti per queste innovazioni proverrà dal bilancio dell'Unione europea”.

Edifici esistenti
Gli Stati membri dovranno
adeguare i loro building codes in modo tale da garantire che tutti gli edifici realizzati dalla fine del 2020 siano conformi ai più elevati standard di efficienza energetica. Inoltre, la spesa energetica degli immobili esistenti dovrà essere migliorata
, ove possibile, in occasione dei lavori di ristrutturazione. “I proprietari – prosegue il comunicato - saranno incentivati a installare 'contatori intelligenti' e a sostituire gli impianti di riscaldamento, quelli idraulici per l'acqua calda e i sistemi di climatizzazione con soluzioni alternative ad alta efficienza come le pompe di calore. La normativa nazionale richiederà, inoltre, ispezioni regolari alle caldaie e ai sistemi di climatizzazione”.

Due anni di tempo per gli Stati membri
La nuova Direttiva prevede che gli Stati membri adottino misure atte a raggiungere requisiti di rendimento energetico
a costi ottimali e secondo la metodologia comparativa
, in base a un quadro che sarà definito dalla Commissione europea entro il 30 giugno 2011. Una volta pubblicata la nuova normativa sulla Gazzetta ufficiale europea, gli Stati avranno tempo due anni per adeguare la loro legislazione alla direttiva.

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18 Maggio 2010 - Pompe di calore, tariffe “usi diversi” anche per utenze sopra 3,3 kW. contatori_intelligentiAEEG: rimosso il limite dei 3,3 kW per il doppio contatore e consentita la ricarica di veicoli elettrici.

Le pompe di calore iniziano ad entrare nei pensieri dell'Autorità per l'Energia (AEEG), che avrebbe intrapreso una serie di azioni per agevolarne l'adozione domestica, a cominciare dalla rimozione delle penalizzazioni tariffarie. Già dal 2008 la delibera 30/2008, comma 5.2 (che modificava la delibera 348 del 2007), dell'Autorità per l'Energia ha introdotto la possibilità di un secondo contatore con tariffa BTA, nel caso di utilizzo di un impianto in pompa di calore destinato alla climatizzazione invernale. Il che ha consentito a molti proprietari di allacciare un secondo contatore con tariffa BTA, con cui alimentare solamente la pompa di calore, liberandosi dagli scaglioni di consumo previsti dalle tariffe D2 e D3. Poiché la norma non è nota a tutti la riportiamo: "In deroga a quanto previsto dal comma 5.1, per le utenze domestiche in bassa tensione, con potenza disponibile fino a 3,3 kW, può essere richiesta l'installazione, di un secondo punto di prelievo destinato esclusivamente all'alimentazione di pompe di calore per il riscaldamento degli ambienti, anche di tipo reversibile".

Il costo del kW domestico per la pompa di calore
Il vantaggio per l'utente domestico sta nel fatto che questo secondo punto di prelievo può essere legato ad una tariffa per usi diversi BTA1/2/3, che prevede un i
mporto fisso per kWh, circa 11 centesimi, che oltretutto, nel caso dell'applicazione in ambito residenziale continua a godere dell'IVA agevolata al 10%. Sostanzialmente questa delibera rimuove una penalizzazione che colpiva l'utilizzatore della pompa di calore. Infatti un elevato consumo di energia primaria implica, per il cliente elettrico domestico che faccia uso di pompe di calore con funzione di riscaldamento degli ambienti, la fatturazione di una quota rilevante dei propri consumi di energia elettrica negli scaglioni di consumo più elevati e quindi, per effetto dell'andamento progressivo della tariffa, l'applicazione di corrispettivi unitari più elevati. A questo si aggiunge l'ulteriore penalizzazione della tariffa D3 (per utenze sopra i 3,3 kW) a cui si era obbligati per l'aumento della potenza impegnata richiesto dal maggior carico elettrico della pompa di calore. In sostanza, più consumi più paghi. Infatti, dal 1 gennaio 2009 i consumi sono calcolati per ciascun periodo sulla base del pro-quota giorno, cioè per scaglioni di consumo che di fatto renderebbero poco vantaggioso l'uso dell'elettricità per il riscaldamento. Secondo le tariffe riportate sul sito dell'Autorità per l'energia elettrica, in tariffa destinata ad una potenza impegnata superiore ai 3kW, gli scaglioni sono sostanzialmente quattro: 1) fino a 1800 kWh/annui si pagano 0,14486; 2) da 1800 a 2640 si pagano 0,16394; 3) da 2640 a 4440 si pagano 0,21272; 4)
oltre i 4440 si pagano 0,27421. Più accise, addizionali e IVA. Fino al 31/12/2008 si pagavano tutti i kWh 0,184890, indipendentemente dal consumo annuo.

Aeeg: "pompa di calore competitiva"
Fortunatamente l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas ha riconosciuto che "
la diffusione di pompe di calore, con funzione di riscaldamento degli ambienti, consente al contempo il conseguimento di obiettivi di risparmio di energia primaria, di incremento nell'utilizzo di energia rinnovabile e di contenimento delle emissioni climalteranti, caratterizzandosi quindi come tecnologia atta a fornire un contributo al raggiungimento del cosiddetto obiettivo 20-20-20 definito a livello di Unione Europea". Non solo, l'AEEG riconosce che "l'impiego di pompe di calore si mostra competitivo
anche economicamente rispetto alla soluzione tradizionale basata sull'impiego di caldaie alimentate a gas, anche ad alto rendimento, in corrispondenza di elevati valori di fabbisogno termico abitativo ovvero di elevati consumi di energia primaria".

Tolto il limite dei 3kW
Come abbiamo sopra ricordato nel caso di cliente finali con livello dei consumi elettrici obbligati non elevato (fino a 3,3kW), l'attuale disciplina già consente l'attivazione di una fornitura separata per l'alimentazione della pompa di calore. Ma l'Autorità riconosce che l'evoluzione del contesto socio-economico e la più ampia penetrazione di apparecchiature elettriche per usi domestici ha portato a una più ampia diffusione di contratti per utenze domestiche con potenza disponibile superiore a 3,3 kW, e che pertanto "
occorreva consentire la diffusione delle pompe di calore per il riscaldamento anche nel caso di clienti finali che abbiano un elevato livello di assorbimento di potenza e di consumo di energia elettrica". A questo scopo l'Aeeg ha emanato il 19 di aprile la delibera n. 56/2010
che rimuove il limite di potenza di 3,3 kW, modificando il comma 5.2 del TIC (cioè l'Allegato B alla deliberazione n. 348/07, recante le condizioni economiche per l'erogazione del servizio di connessione, come successivamente modificato e integrato).

Ricarica veicoli elettrici
Nella stessa delibera l'Autorità ha anche analizzato la disciplina normativa in merito ai punti di ricarica per i veicoli elettrici. Secondo l'Aeeg la disposizione di cui al comma 5.1 del TIC (che stabilisce il principio dell'unicità della fornitura per unità immobiliare e tipologia di contratto) potrebbe rivelarsi di ostacolo alla installazione di infrastrutture di ricarica nel caso di
aree condominiali o aziendali destinate a parcheggio, qualora in relazione alla medesima unità immobiliare si dovessero prevedere una pluralità di punti di prelievo dalla rete con obbligo di connessione di terzi. Ma anche sul fronte domestico esistono degli ostacoli. Infatti le attuali disposizioni non consentono la connessione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici a punti di prelievo regolati con contratti della tipologia per utenze domestiche, di cui al comma 2.2, lettera a) del TIT. Per queste ragioni l'Aeeg ha voluto rimuovere gli ostacoli della disciplina del TIT e del TIC
che possano in qualche misura ostacolare l'installazione di infrastrutture di ricarica private per veicoli elettrici. In particolare, nella delibera 56/2010 l'Autorità ha disposto di:

·         prevedere specifiche deroghe alle disposizioni di cui al comma 5.1 del TIC, relativo all'unicità del punto di prelievo, per l'alimentazione di veicoli elettrici in aree condominiali destinate a parcheggio, aree destinate a parcheggio appartenenti ad aziende, stabilimenti industriali e simili;

·         prevedere un'estensione esplicita delle disposizioni di cui al comma 2.2, lettera a), punto ii) del TIT all'alimentazione di infrastrutture di ricarica private per veicoli elettrici, in modo da non precludere la possibilità di utilizzare le connessioni esistenti anche a questi fini, ferma restando la possibilità di richiedere l'attivazione di un separato punto di prelievo della tipologia di cui al comma 2.2, lettera c), del TIT;

·         prevedere la possibilità di utilizzare il punto di prelievo destinato all'alimentazione di pompe di calore per il riscaldamento degli ambienti anche per l'alimentazione di infrastrutture di ricarica private per veicoli elettrici, quindi godendo della tariffa BTA -usi diversi

Fare bene i conti
Anche se il legislatore cerca di rimuove gli ostacoli normativi ed economici l'utente è comunque costretto a investimenti di allaccio che lo obbligano a fare bene i propri conti. Il secondo contatore in tariffa BTA ha un costo di allaccio, parametrato sulla distanza dalla cabina del gestore, che varia dai 600 ai 1200 euro. Anche il canone d'uso è superiore rispetto alla tariffa D3, quella in cui necessariamente si ricade per gli extraconsumi indotti dal riscaldamento elettrico. Pertanto, una simulazione preliminare, basata sul reale fabbisogno dell'immobile, risulta necessaria prima di effettuare scelte in tal senso.

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14 Maggio 2010 - Qualità dell'aria, l'Italia recepisce la Direttiva Ue. Prevista la “zonizinquinamento_milanozazione” del territorio, misurazioni mirate e disciplinata la possibilità di richiedere deroghe all'Ue sugli sforamenti.

Il Consiglio dei ministri di ieri ha dato il via libera a uno schema di decreto che apporta alcune modifiche alle Parti I, II e V del D.Lgs 152/2006(Codice dell'Ambiente).

Le nuove correzioni riguardano in particolare le procedure di valutazione di impatto ambientale e strategico (VIA e VAS), nonché una parte della disciplina in materia di inquinamento atmosferico. Per quanto riguarda la VIA e la VAS, sottolinea una nota del ministero dell'Ambiente, “il riordino della disciplina consentirà alla Commissione del Ministero (che ha praticamente azzerato il gravoso arretrato ereditato dal precedente Governo) di superare i problemi che finora avevano favorito il perpetuarsi di situazioni di stallo: tempi non certi per le decisioni delle autorità pubbliche coinvolte nel processo deliberativo, cattiva formulazione delle norme, mancato coordinamento tra le diverse fasi di uno stesso procedimento”.

Ok al decreto sulla qualità dell'aria
Il ministero dell'Ambiente spiega che le modifiche apportate al Codice ambientale in tema di inquinamento atmosferico sono complementari a quelle introdotte da un altro decreto legislativo, di recepimento della
direttiva 2008/50/CE in materia di qualità dell’aria e per un'aria più pulita in Europa, anch'esso approvato dal Consiglio dei ministri di ieri. Entrambi i provvedimenti andranno in Conferenza Stato Regioni per poi passare all’esame del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari. “Si realizza in questo modo - afferma il MinAmbiente - la prima parte dell’azione di contrasto dell’inquinamento atmosferico, che sarà a breve completata dal Governo italiano con il Piano anti-smog
(di cui si è discusso preliminarmente anche nel Consiglio dei Ministri odierno)”.

Secondo quanto riporta l'agenzia stampa Il Velino, lo schema di decreto di attuazione della direttiva 2008/50/CE si compone di 22 articoli, 16 allegati e 11 appendici, e si propone di superare le criticità tra Stato e Regioni nell’applicazione del Dlgs 351/99 realizzando un quadro normativo unitario nel settore della valutazione e gestione della qualità dell’aria per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, il benzene, il monossido di carbonio, il piombo, le Pm10, le Pm 2,5 e l’ozono, includendo anche i valori di arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene.

Zonizzazione” del territorio nazionale
Il nuovo decreto prevede una “zonizzazione”, ossia una suddivisione del territorio nazionale - soggetta al controllo del ministero dell’Ambiente - in spazi uniformi all’interno di ciascuna regione, fondata su elementi come la densità emissiva, le caratteristiche orografiche, quelle meteo-climatiche o il grado di urbanizzazione del territorio.

Ottimizzazione delle misurazioni
Viene prevista inoltre una valutazione della qualità dell’aria basata, sempre in ciascuna regione, su un
programma nel quale devono essere definiti la rete di misurazione ufficiale, le misure indicative e le simulazioni. L’intera rete deve essere poi soggetta alla gestione o almeno al controllo pubblico assicurata dalle regioni o su delega dalle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. Le attività di pianificazione, volte a garantire il raggiungimento dei valori limite (concentrazioni atmosferiche fissate in base alle conoscenze scientifiche per evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi sulla salute umana e sull'ambiente) o i valori obiettivo (una sorta di media annua) sulla qualità dell’aria, dovranno fare riferimento alle “sorgenti di emissione” intervenendo con misure in modo “mirato”, senza cioè l’obbligo di estendersi all’intero territorio della zona o di limitarsi a quest’ultimo. Sarà possibile tuttavia adottare misure di risanamento nazionali
qualora tutte le misure individuabili nei piani regionali non possano assicurare il raggiungimento dei valori previsti.

Deroghe sugli sforamenti
Nel provvedimento, secondo quanto riportato da Il Velino, viene disciplinata anche la
possibilità dei paesi di richiedere deroghe alla Commissione europea sugli sforamenti relativi a benzene, biossido di azoto, Pm 10
. Disposizione, questa, che consentirebbe il venir meno della procedura di infrazione aperta da Bruxelles nel 2008 per il mancato rispetto dei valori limite da parte dell’Italia per le Pm10. Tra le novità dovrebbe esserci, infine, l’istituzione di un apposito Comitato presso la presidenza del Consiglio dei ministri per l’adozione delle misure di carattere nazionale e l’istituzione presso il ministero dell’Ambiente di un coordinamento di tutte le autorità competenti ad applicare il decreto.

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13 Maggio 2010 - Acque reflue, l'Italia deferita alla Corte di Giustizia Ue. Per la Commissionacque_refluee europea l'Italia ha violato la direttiva Ue sul trattamento delle acque reflue urbane.

La Commissione europea ha deferito l’Italia e la Spagna alla Corte di giustizia dell’UE per aver violato la direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane, che come è noto rappresentano un rischio per la salute, se non adeguatamente trattate, così come per l'ambiente marino e le acque dolci.

In base alla direttiva 91/271/CEE i due Paesi avrebbero dovuto infatti predisporre entro il 31 dicembre 2000 sistemi adeguati per il convogliamento e il trattamento delle acque nei centri urbani con oltre 15mila abitanti. Già nel 2004 l’Italia e la Spagna avevano ricevuto una prima lettera di diffida, poiché risultava che un numero elevato di città e centri urbani non era in regola con la normativa.

178 Comuni italiani inadempienti
Una seconda lettera è stata spedita alla Spagna nel dicembre 2008 e all’Italia nel febbraio 2009 e da una successiva valutazione è risultato che circa
178 città e centri urbani italiani (tra cui Reggio Calabria, Lamezia Terme, Caserta, Capri, Ischia, Messina, Palermo, San Remo, Albenga e Vicenza) e circa 38 centri urbani spagnoli (fra cui A Coruña, Santiago, Gijon e Benicarlo) non si erano ancora conformati alla direttiva
. “Le acque reflue urbane non trattate – ha dichiarato il commissario europeo per l’ambiente Janez Potočnik - costituiscono sia un pericolo per la sanità pubblica sia la principale causa di inquinamento delle acque costiere e interne. Non è accettabile che, più di otto anni dopo il termine stabilito, l’Italia e la Spagna non si siano ancora conformate a questa importante normativa. La Commissione non ha altra scelta se non portare i due casi innanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea”.

Record negativo in Sicilia
“L'Italia primeggia per inadempienza sia alle proprie leggi che a quelle comunitarie”. Questo il commento dell'
Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) che ha anche fornito un elenco dei Comuni inosservanti suddivisi per Regioni( 6 in provincia di Lecce). Ad “eccellere” è la Sicilia con 74 Comuni su 178, pari al 42%; segue la Calabria con 32, pari al 18%; poi la Campania con 23 comuni, 13%; la Liguria con 19, 11%; la Puglia con 10, 6%, ecc. Le tre regioni del Sud, Sicilia, Calabria e Campania, hanno 129 Comuni sui 178 sotto accusa
, pari al 73% del totale. “Insomma – conclude l'Aduc - governi di centro-destra o di centro-sinistra, la situazione cambia poco. A danno dei cittadini, ovviamente”.

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12 Maggio 2010 - ediliziaverde_patres_290_200Edilizia verde, al via il progetto “Patres”. Obiettivo promuovere l'integrazione di sistemi energetici da fonti rinnovabili nell'edilizia .

Supportare autorità pubbliche ed enti che si occupano di edilizia popolare a realizzare piani e regolamenti per promuovere l’integrazione di sistemi energetici da fonti rinnovabili nei nuovi edifici e in quelli in ristrutturazione.

È questo il compito principale di PATRES (Public Administration Training and coaching on Renewable Energy Systems), un progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del bando IIE - Intelligent Energy Europe Programme 2009, e che mira a fornire analisi, selezione di best practice e formazione sulle politiche per promuovere l’utilizzo di energia verde nell'edilizia.

Percorso di formazione per la PA
Il
progetto, che ha preso il via ieri con il primo meeting dei partner in programma fino a oggi a Trieste, presso il campus di Padriciano di AREA Science Park di Trieste, coinvolge sette Paesi: Austria, Croazia, Estonia, Italia, Repubblica Ceca, Romania e Spagna. Due i partner italiani: il Consorzio per l'Area di ricerca di Trieste (AREA Science Park)
, capofila del progetto, e l’ente di formazione ForSer, Formazione e Servizi per la Pubblica Amministrazione di Udine. “PATRES – spiega in una nota il Consorzio Area - è rivolto a dirigenti e responsabili tecnici di enti locali della pubblica amministrazione e a manager di realtà che si occupano di edilizia popolare. Propone un percorso di formazione e consulenza espressamente studiato per queste figure professionali e un programma di supporto per la realizzazione di piani energetici, regolamenti e normative sulla costruzione e la ristrutturazione di edifici, che contribuirà al raggiungimento degli obiettivi 20/20/20 della Direttiva europea sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”.

Selezione dei progetti migliori
Nello specifico, il piano formativo sarà strutturato in modo tale da dare
spazio a tutte le “forme” dell’energia verde (oltre che alle tecniche di semplificazione amministrativa): solare termico e fotovoltaico, geotermia, biomasse ecc.. Dopo una prima fase con corsi di formazione organizzati nei diversi Paesi, è prevista una conferenza internazionale che riunirà tutti i partecipanti al progetto. Un’ultima fase, infine, è dedicata alla selezione dei migliori project work sviluppati dai partecipanti e alla successiva azione di coaching da parte di esperti del settore. I migliori project work saranno accompagnati dalla fase di ideazione fino all’adozione di regolamenti che promuovano la diffusione di sistemi energetici rinnovabili
.

“PATRES non vuole solo accompagnare le autorità locali nel raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla direttive europee, ma anche e soprattutto favorire il networking tra i partecipanti ai corsi, al fine di agevolare lo scambio di esperienze tra i diversi Paesi europei”, spiega Fabio Tomasi, coordinatore del progetto. “Per facilitare la creazione di reti – aggiunge Tomasi - saranno organizzate visite a realtà individuate come best practice a livello nazionale ed europeo. Verrà inoltre pubblicata una guida che suggerirà come migliorare i regolamenti per l’introduzione di sistemi energetici da fonti rinnovabili negli edifici”.

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12 Maggio 2010 - OK del Senato. DIA per rinnovabili (1 MW) e conferma sospensione DPCfotovoltaico_bolzanoM 5-12-1997. E' legge la Comunitaria 2009. Introdotto l'incentivo di 28 cent anche per l'alcol etilico. Ancora sospesa la disciplina acustica degli edifici.

Sarà sufficiente la Dia (denuncia di inizio attività) per gli impianti a energie rinnovabili fino a 1 MW di capacità elettrica. È quanto prevede la Legge Comunitaria 2009 approvata nei giorni scorsi alla Camera, e confermata oggi in Senato in quarta lettura.

L'articolo 17 dispone le misure per l’adeguamento dell’ordinamento nazionale alla normativa comunitaria in materia di energia, nonche´ in materia di recupero di rifiuti). Al comma 1 lettera c), l'emendamento stabilisce "l'assoggettamento alla disciplina della DIA di cui agli articoli 22 e 23 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, per gli impianti per la produzione di energia elettrica con capacità di generazione non superiore ad un MW elettrico di cui all'articolo 2, lettera e), del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, alimentate dalle fonti di cui alla lettera a)". L'emendomento si prefigge lo scopo di sopperire alla carenza normativa a livello nazionale che ha prodotto delle incongruenze normative nelle leggi regionali in materia.

Acustica e edifici
Ma la legge Comunitaria 2009 disciplina anche
i requisiti acustici degli edifici,
o meglio, disciplina di non disciplinarli. E' stata infatti confermata la sospensione del DPCM 5-12-1997 sui requisiti acustici degli edifici in attesa di una nuova normativa in materia attesa dall'Uni.

Tutto cominciò con la Legge Comunitaria 2008
Già la Comunitaria 2008 all'Art. 11, comma 5 recitava:" 5.
In attesa del riordino della materia, la disciplina relativa ai requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti di cui all'articolo 3, comma 1, lettera e), della legge 26 ottobre 1995, n. 447, non trova applicazione nei rapporti tra privati e, in particolare, nei rapporti tra costruttori-venditori e acquirenti di alloggi sorti successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge". Ora  l'art. 15 della Comunitaria 2009 riformula parzialmente il punto, che recita: "la disciplina relativa ai requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti non trova applicazione nei rapporti tra privati e, in particolare, nei rapporti tra costruttori-venditori e acquirenti di alloggi, fermi restando gli effetti derivanti da pronunce giudiziali passate in giudicato e la corretta esecuzione dei lavori a regola d'arte asseverata da un tecnico abilitato
". Una pezza parziale sul congelamento, a seguito della Comunitaria 2008, di molti ricorsi da parte di utenti insoddisfatti delle caratteristiche acustiche dell'alloggio acquistato.

A onor della cronaca l'adeguamento alla direttiva UE 2002/49/CE si occupa del rumore ambientale. Tanto è vero che l'art. 15  2009 dispone anche "l'indicazione, con uno o più decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dei criteri per la progettazione, l'esecuzione e la ristrutturazione delle costruzioni edilizie e delle infrastrutture dei trasporti, ai fini della tutela dall'inquinamento acustico".

Obiettivi per le rinnovabili
Sempre all'articolo 17, riguardante l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla normativa Ue in materia di energia (direttive 2009/28/CE, 2009/72/CE e 2009/73/CE), sono stati introdotti alla Camera altri emendamenti, nei quali viene richiesto al Governo  l'individuazione, entro il 30 giugno 2010, degli obiettivi nazionali sulla quota di rinnovabili al 2020, così come la definizione del Nap (Piano di azione nazionale, da adottare entro il 30 giugno 2010), debbano garantire lo sviluppo equilibrato dei settori produttivi, tenendo conto del rapporto costi-benefici derivanti dal raggiungimento dei target al 2020.

Smart Grid
Ma il la Comunitaria fa anche un passo avanti verso le reti distributive intelligenti prevedento " la realizzazione di sistemi di accumulo dell’energia e di reti intelligenti, al fine di assicurare la dispacciabilita` di tutta l’energia producibile dagli impianti alimentati da fonti rinnovabili e di ridurre gli oneri di gestione in sicurezza delle reti di trasporto e distribuzione dell’energia.

Biomasse e biogas
Preoccupazione nel settore desta invece la possibilità di una
revisione degli incentivi per la produzione di energia elettrica prodotta da impianti alimentati da biomasse e biogas
al fine di promuovere, compatibilmente con la disciplina dell’Unione europea in materia di aiuti di
Stato, la realizzazione e l’utilizzazione di impianti in asservimento alle attivita` agricole da parte di imprenditori che svolgono le medesime attivita`;

A cosa si riferisce la legge lo leggiamo qualche comma dopo: "l’alcol etilico di origine agricola proveniente dalle distillazioni vinicole si considera ricompreso [...] nella produzione di energia elettrica mediante impianti di potenza nominale media annua non superiore a 1 MW, immessa nel sistema elettrico, l’entita` della tariffa di 28 euro cent/KWh di cui al numero 6 della tabella 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni"

 Concorrenza nel settore gas
Sempre l'art. 17 impegna il Governo a promuovere una concorrenza effettiva nel mercato del gas, assicurando una efficace separazione tra le
attivita` di trasporto, bilanciamento, distribuzione e stoccaggio e le altre attivita` del settore del gas naturale [...]  ottimizzando l’utilizzo del gas naturale e introducendo sistemi di misurazione intelligenti, anche ai fini della diversificazione dei prezzi di fornitura;

 Altre modifiche alla Comunitaria
Ma il testo della legge comunitaria, composto da 56 articoli, contiene innumerevoli norme Ue da recepire, alcune delle quali con ricadute importanti sulla vita quotidiana dei cittadini. Tra le materie disciplinate si fa riferimento all'attuazione delle direttive nel
settore energetico ed in quello dei rifiuti, la tutela penale dell'ambiente, la regolamentazione nei sistemi di pagamento, il riassetto della normativa in materia di pesca ed acquacoltura, il mercato interno dei servizi postali, la tutela della fauna selvatica
.

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12 Maggio 2010 - In arrivo nuove correzioni al Codice dell'Ambiente. Modificate le procedure peambiente_emissionir Via e Vas e introdotto il principio di precauzione e del "chi inquina paga".

Potrebbe approdare al prossimo Consiglio dei ministri il nuovo correttivo al Codice dell’Ambiente, già oggetto in passato di disposizioni correttive e ulteriormente modificabile entro il 30 giugno di quest’anno. L'annuncio è stato dato nella giornata di ieri dall'agenzia stampa Il Velino, di area Pdl.

Secondo Il Velino le modifiche e le integrazioni previste dal correttivo elaborato dalla commissione Malinconico del ministero dell’Ambiente riguardano le Parti I, II e V del Dl 152/2006, e anzitutto chiariscono una questione di principio: l’ambiente è un bene meritevole di tutela in sé e non più in quanto strumentale alla qualità della vita umana. I principi generali sono adottati in attuazione del dettato costituzionale, degli obblighi derivanti dal diritto internazionale e dal diritto comunitario; eventuali deroghe, modifiche o abrogazioni devono garantire anche il rispetto delle competenze delle regioni e degli enti locali.

I principi dell'azione ambientale
Nel nuovo correttivo al 152/2006 vengono codificati i principi dell’azione ambientale: si tratta del
principio di precauzione (definito sulla base della Dichiarazione di Rio de Janeiro del 1992 e dalla Comunicazione della Commissione europea del 2 febbraio del 2002), la nozione di prevenzione (che richiama quella contenuta nella legge sulla Protezione civile del 1992), il principio della correzione dei danni provocati all’ambiente (che prende spunto dalla giurisprudenza della Cassazione in materia di inquinamento). Il principio del “chi inquina paga
”, invece, è definito in base della dottrina che individua, tra quanti svolgono un’attività potenzialmente idonea a ledere l’ambiente, i soggetti che hanno l’obbligo di farsi carico dei costi derivanti dall’attività di prevenzione dei rischi nonché di riparare i danni eventualmente provocati, siano esso soggetti pubblici o privati. Il correttivo recepisce anche il principio, in linea con alcune sentenze della Consulta, in base al quale - nei casi in cui è previsto il potere sostitutivo del Governo - rimane salvo il potere delle regioni di prevedere poteri sostitutivi, in caso di inerzia o inadempimento dell'ente competente (ad esempio il comune).

Procedure per la Via e la Vas
Nelle modifiche alla Parte II del Codice dell’Ambiente predisposte dalla commissione Malinconico spicca il titolo apposito riservato all’
Autorizzazione integrata ambientale (AIA)
, che nel caso di opere di competenza statale viene assorbita dalla procedura di Valutazione di impatto ambientale (VIA). Quando la Via è obbligatoria, il proponente è obbligato a presentare da subito la documentazione delle informazioni richieste per l’Aia. La necessità di acquisire il concerto del ministero dei Beni e Attività culturali viene prevista solo nei casi in cui si pongono esigenze di tutela del patrimonio culturale; in quest’ultimo caso i componenti delle Commissioni Via-Vas sono integrati con il direttore del Mibac. Norme ricognitive riguardano anche la Commissione Istruttoria per l’autorizzazione integrata ambientale alla quale vengono estesi, riguardo alla sua composizione, principi come la parità di genere o il regime dei componenti che siano dipendenti pubblici. Per la procedura Vas è introdotto il rimedio del silenzio-inadempimento quando la mancata decisione determini un blocco del procedimento.

Autorizzazioni alle emissioni
L’ultima parte del correttivo al Codice Ambiente si riferisce alla Parte V. Per quanto riguarda gli impianti di
termovalorizzazione dei rifiuti, i certificati verdi maturati a fronte dell’energia prodotta possono essere utilizzati “in misura non superiore al 10 per cento” ai fini dell'obbligo relativo alla immissione nel sistema elettrico nazionale della quota prodotta da impianti da fonti rinnovabili. Il nuovo testo stabilisce inoltre che per istruire le domande di autorizzazione alle emissioni è obbligatorio indire una conferenza di servizi solo nel caso di stabilimenti nuovi. La durata delle autorizzazioni è ridotta da 15 a 10 anni
e l’autorità competente può imporre il rinnovo anche prima della scadenza se necessario per rispettare i valori prescritti dai piani regionali.

Valori limite delle emissioni
Il nuovo decreto correttivo precisa inoltre i valori limite delle emissioni inquinanti: per gli impianti anteriori al 1998 sono quelli fissati nel 1990, mentre per gli altri devono essere stabiliti “in sede di autorizzazione, sulla base delle migliori tecniche disponibili e di quelli stabiliti dai piani regionali di qualità dell’aria”. Sulla base presumibilmente del caso Ilva di Taranto, il testo consente che le autorizzazioni possano individuare “
per ciascun inquinante, speciali valori di emissione” che si aggiungono a quelli fissati per ciascun impianto, finalizzati al controllo sull’impatto complessivo che si può determinare sulla qualità dell’aria. Le regioni possono introdurre valori e prescrizioni aggiuntive
dal momento che va considerato il generale stato di qualità dell’aria nella zona interessata.

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12 Maggio 2010 - Tra cinque anni il gas sarà la prima fonte di energia in Italia

gasdotto2.jpgMentre l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha fatto sapere dal Mit di Boston che il petrolio prima o poi - comunque non prima di 40 anni - non sarà più centrale per le nostre vite, l’associazione che riunisce i petrolieri italiani prevede che già dal 2015 il gas supererà l’oro nero diventando la principale fonte energetica del nostro Paese. Questo è forse il dato più saliente delle “Previsioni di domanda energetica e petrolifera italiana 2010-2015”, dove l’Unione Petrolifera stima che la domanda complessiva di energia primaria in Italia potrebbe calare quest’anno a 175,4 milioni di Tep rispetto ai 175,6 milioni del 2009, a causa del rallentamento delle attività industriali, per poi riprendersi gradualmente e arrivare nel 2025 a 196,9 milioni di Tep. È da notare che i 192,7 milioni di Tep previsti per il 2020 sono quasi equivalenti ai consumi del 2004. Sul fronte dell’elettricità l’Up stima invece una crescita annua della richiesta su rete dell’1,4% nel quinquennio 2010-2015, che salirà all’1,8% nei dieci anni successivi. La richiesta elettrica totale nel 2025 dovrebbe dunque arrivare a 426 TWh l’anno, rispetto ai circa 340 TWh del 2008.

Vi sono altre considerazioni importanti che emergono dall’analisi dell’Up, prime tra tutte quelle relative al non raggiungimento dei target europei al 2020 su più fronti. Per esempio, l’Up prevede che l’intensità energetica del nostro Paese (Tep per milione di Pil) si ridurrà del 6% nel prossimo decennio e del 13% da lì in poi fino al 2025. Potrebbe sembrare un ottimo risultato ma invece non basta per raggiungere l’obiettivo (-20%) previsto dal piano 20x20x20 per l’efficienza energetica.
Cambia il mix energetico
Nel 2010 si consumerà meno petrolio rispetto alle previsioni fatte dodici mesi fa, sostiene l’Unione Petrolifera , ma nei prossimi anni la tendenza si invertirà con la ripresa del ciclo produttivo e il ritorno ali livelli di consumo pre-crisi è previsto tra quattro anni. Questo trend non sarà sufficiente per far mantenere al petrolio la propria leadership nella classifica delle fonti energetiche italiane. Nel dettaglio, dal 42% attuale delle fonti di energia primaria il petrolio dovrebbe scendere al 36% nel 2020 e al 34,6% nel 2025; il gas salirà per contro dal 37,4% del 2010 al 41,3% del 2025, compiendo il sorpasso sull’oro nero tra cinque anni; una sostanziale stabilità, attorno all’8,5%, è prevista per i consumi di combustibili solidi, cioè il carbone. Le fonti che cresceranno più velocemente saranno le rinnovabili, che nel 2025 dovrebbero arrivare a coprire il 13% del totale della domanda rispetto al 9% attuale. Anche in questo caso, tuttavia, si tratta di una percentuale decisamente inferiore rispetto agli obiettivi dell’Europa, che all’Italia ha assegnato il 17% nel 2020.
Le fonti rinnovabili
Secondo l’Up, grazie ai sostegni economici e in virtù delle economie di scala, le fonti rinnovabili potranno comunque proseguire il trend di sviluppo messo in atto nel recente passato, ma sembra solo in alcuni settori. Per esempio nella generazione elettrica dove la progressione indica per il 2025 il raggiungimento del potenziale indicato dal Positon paper, cioè 104 TWh. L’idroelettrico si manterrebbe stabile su valori annuali di 44 TWh, l’energia geotermica dovrebbe salire da 5,4 TWh del 2010 ai 7,5 del 2025, le biomasse e i rifiuti solidi urbani passerebbero da 8,3 a 18 Gwh e per eolico e fotovoltaico il contatore potrebbe metter a segno un boom, da 8,7 TWh previsti per quest’anno fino a 34,5. Un buon trend è previsto anche per i biocarburanti nel settore trasporti (da 1,3 milioni di Tep nel 2010 a 3,6 nel 2025), mentre nel comparto civile e industriale il contributo delle rinnovabili avrà una crescita molto più modesta.

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7 Maggio 2010 - Scenari elettrici al 2030: “il nucleare non servirà”. Senucleare_decretocondo uno studio, la crescita rallentata dei consumi elettrici e le rinnovabili renderanno superfluo il nucleare

Almeno fino al 2030, non c'è spazio per il nucleare nel mix elettrico italiano. Dopo la crisi, la crescita dei consumi elettrici sarà rallentata e le rinnovabili potrebbero produrre nel 2030 dal 39 al 45% dell'elettricità consumata; in questo scenario, viste le nuove centrali convenzionali in costruzione e già progettate, non c'è spazio di domanda aggiuntiva per nuove grandi centrali nucleari.

È quanto emerge dal rapporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “Scenari elettrici post crisi al 2020 e 2030”. Lo studio prende in esame due scenari, uno virtuoso, blu, con un miglioramento di efficienza elettrica ed uno, grigio, di peggioramento dell'efficienza elettrica. In entrambi gli scenari si ipotizza un forte aumento delle fonti rinnovabili che, mantenendo il trend di crescita in atto, raggiungerebbero nel 2020 la produzione di circa 107 miliardi di chilowattora e potrebbero poi superare 165 TWh nel 2030.

Scenario blu

Nello scenario blu, che il Rapporto reputa il più probabile perché coglie tendenze già avviate prima della crisi, l'incremento dei consumi di elettricità sarebbe dimezzato rispetto al decennio precedente. Con questo scenario si ritornerebbe ai consumi elettrici pre-crisi (del 2007) solo nel 2020, migliorerebbe l'efficienza energetica del Pil (da 261 chilowattora ogni mille euro di Pil nel 2010, a 240 nel 2030), vi sarebbe una riduzione della produzione di elettricità da combustibili fossili e le emissioni di CO2 si ridurrebbero, rispetto al 2005, del 20% nel 2020 e del 26,7% nel 2030. In questo scenario servirebbero centrali elettriche con una potenza totale di 70,6 GW nel 2020 e 77 GW nel 2030. Considerato che oggi ce ne sono già in funzione per 76 GW, con le nuove centrali in costruzione ci potrebbe essere un eccesso di capacità produttiva di elettricità.

Scenario grigio

Nello scenario grigio, invece, si registrerebbe una crescita del consumo di elettricità significativo, ma comunque minore rispetto al decennio pre-crisi, con un peggioramento dell'efficienza elettrica del Pil. In questo scenario aumenterebbe la produzione di elettricità da combustibili fossili e le emissioni di CO2 diminuirebbero in modo insufficiente: nel 2020 del 10,3% rispetto al 2005, la metà rispetto agli obiettivi europei del 2020. Il fabbisogno di potenza elettrica al 2020 sarebbe di circa 76 GW che potrebbe essere soddisfatto con le centrali esistenti e con le nuove centrali termoelettriche convenzionali già in costruzione. Nel 2030 il fabbisogno di potenza elettrica sale a circa 87,6 GW: con l'aggiunta degli ulteriori impianti già autorizzati e non ancora in costruzione e quelli con progetti definiti ed in fase avanzata di autorizzazione, si potrà coprire tranquillamente il fabbisogno di potenza elettrica a quella data senza ricorrere al nucleare.

Secondo il Rapporto, per ridurre ulteriormente le emissioni di CO2 per il 2020 e per il decennio successivo, invece del nucleare, sarebbe più opportuno sviluppare e applicare alle centrali a carbone la cattura e sequestro della CO2 (CCS).

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6 Maggio 2010 - Biomasse, in G.U. il decreto sulla filiera corta. biomasse_bandoDefinite le modalità per tracciare le biomasse ai fini della produzione di elettricità con i certificati verdi.

Nella Gazzetta Ufficiale n. 103 di ieri 5 maggio 2010, è stato pubblicato il decreto 2 marzo 2010 che definisce le modalità per tracciare e rintracciare le biomasse destinate alla produzione di energia elettrica per ottenere il coefficiente di moltiplicazione dei certificati verdi.

L'iter legislativo
Il provvedimento, spiega in una nota l'Aiel (Associazione italiana energie agroforestali), “trae origine da un percorso legislativo assai tortuoso iniziato con la legge finanziaria del 2007, proseguito con la finanziaria del 2008 e dal suo collegato (L.222/2007) e infine, con la legge 99/2009 che all’art. 42 ne ha abrogato alcune parti”. Alla fine si è stabilito che “all’energia elettrica prodotta da impianti alimentati a biomasse,
della potenza superiore a 1 MW, è riconosciuto un coefficiente di moltiplicazione dei certificati verdi pari a 1,8. Ma la condizione per ottenere questo beneficio – precisa Aiel - era che le biomasse utilizzate devono provenire da filiera corta
, cioè ottenute entro un raggio di 70 km dall’impianto che le utilizza. In alternativa le biomasse potevano provenire da accordi di filiera o contratti quadro ai sensi degli art. 9 e 10 del D.lgs 102/2005”.

Previsto un decreto interministeriale
La
legge 222/2007
aveva stabilito che entro 60 giorni dalla sua emanazione, un apposito Decreto interministeriale avrebbe dovuto definire “le modalità con le quali gli operatori della filiera di produzione e distribuzione di biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, ivi inclusi i sottoprodotti, sono tenuti a garantire la tracciabilità e la rintracciabilità della filiera (...)”. Dopo tre anni di attesa e a distanza di due mesi dalla firma, il Decreto interministeriale (Min. Agricoltura e Sviluppo Economico) è stato finalmente pubblicato, e da oggi è entrato in vigore.

Definizione di “biomassa da filiera corta”
Il provvedimento definisce come “biomassa da filiera corta” la “parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura, comprendente sostanze vegetali e animali, e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, prodotti entro il raggio di 70 km dall'impianto di produzione dell'energia elettrica. La lunghezza del predetto raggio è misurata come la distanza in linea d'aria che intercorre tra l'impianto di produzione dell’energia elettrica e i confini amministrativi del Comune in cui ricade il luogo di produzione della biomassa”.

Tracciabilità e rintracciabilità
Riguardo alla tracciabilità, i produttori di energia dovranno acquisire, trasmettere al
Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) e conservare, per ogni singolo fornitore della biomassa, una serie di informazioni di dettaglio circa i fornitori stessi, le specie di ciascuna materia prima, la relativa superficie e i dati catastali, il quantitativo di prodotto ottenuto. Verificata la documentazione ricevuta, il Mipaaf “comunica al GSE (Gestore Servizi Energetici) l'esito di tale verifica ai fini del controllo della quantità delle biomasse utilizzate dal produttore di energia elettrica nel corso dell'anno solare”. Nel caso di esito positivo della verifica, “il GSE provvede al
riconoscimento del coefficiente moltiplicativo k = 1,8” dei certificati verdi applicato all'energia prodotta dall'impianto.

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6 Maggio 2010 - Conto Energia: nel 2011 le tariffe saranno tagliate del 20%risparmio_energetico29.

Il Sottosegretario Saglia: in arrivo linee guida per le rinnovabili e il nuovo Conto Energia. “È intenzione del Governo far approvare entro la prossima riunione della Conferenza Stato-Regioni le linee guida per la realizzazione degli impianti alimentati a fonti rinnovabili e il nuovo conto energia fotovoltaico in modo da dare certezza a tutto il settore”.

Lo ha annunciato Stefano Saglia, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico con delega all’energia, nella giornata inaugurale dell’Italian PV Summit 2010, organizzata da Solarexpo il 3 e 4 maggio a Verona. Stando alle parole del sottosegretario, questi due importanti e attesi provvedimenti, ormai definitivamente predisposti, dovrebbero essere approvati per fine maggio o al più tardi entro la metà di giugno.

Il sottosegretario ha aggiunto che “il Governo intende confermare il suo impegno per lo sviluppo del fotovoltaico in Italia nella speranza che anche da noi si possano creare occasioni di investimento, occupazione e sviluppo di una filiera nazionale, anche se - ha chiarito - gli investimenti stranieri sono certamente benvenuti”.

Per quanto riguarda il nuovo Conto Energia, Stefano Saglia ha spiegato che il nuovo decreto, operativo dal 1° gennaio 2011, prevede una riduzione delle tariffe in linea con il calo del costo dei moduli che si è registrato nell’ultimo anno, cioè intorno al 20%. Tuttavia la decurtazione degli incentivi, rispetto alle tariffe 2010, sarà più ridotta per gli impianti residenziali di piccola taglia.

“Nel complesso - ha detto Saglia – il nostro sistema incentivante resterà tra i più generosi al mondo”. Il nuovo conto energia punterà ad un obiettivo di installazioni per una potenza pari a 3.000 MW nei prossimi 3 anni, ma con la possibilità di usufruire delle tariffe per ulteriori 14 mesi al raggiungimento del target.

Saglia ha evidenziato che i nuovi incentivi saranno più semplici: verranno infatti divisi quelli per gli impianti su edifici e quelli per gli impianti a terra. Tra gli impianti incentivabili anche quelli fotovoltaici a concentrazione e saranno previsti anche specifici premi per le realizzazioni che contemplino la completa sostituzione di elementi architettonici.

Particolari possibilità di accumulo degli incentivi saranno date alle proprietà pubbliche, come le strutture scolastiche, in un’ottica di ristrutturazione di questa tipologia edilizia, spesso fatiscente, con l’obiettivo in più di renderla autosufficiente energeticamente. Un progetto che lo stesso sottosegretario ha definito “molto ambizioso”.

“Semplificare, ma anche dare anche certezza delle regole” ha detto Saglia. È il caso della Regione Puglia, che ha visto un impressionante boom di impianti fotovoltaici e di domande, ma che richiede ora una attenta gestione della situazione, garantendo ad alcuni il diritto di autorizzazione alla realizzazione degli impianti e il diniego per coloro che invece dietro a quelle richieste non hanno previsto effettivi investimenti, ma solo una documentazione da rivendere sul mercato.

“L’impegno economico totale del Governo per le rinnovabili nei prossimi anni – ha concluso il sottosegretario – è di circa 13 miliardi di euro. Il solare è parte di questo programma, così come lo sviluppo delle reti, in particolare nel Mezzogiorno, che è uno dei punti deboli per la più massiccia diffusione del fotovoltaico e delle energie rinnovabili in generale”.

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5 Maggio 2010 - Efficienza e proroga del 55%, nuovo Piano in arrivo - Sagliaecoedilizia_popolare: entro l'estate il nuovo piano per l'efficienza energetica, possibile la proroga del bonus 55%

Parlando a margine della presentazione del Rapporto dell'Enea sui risultati delle detrazioni Irpef del 55%, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, ha annunciato che entro l'estate sarà presentato un nuovo piano per l'efficienza energetica.

Con esso, anche “l'eventuale proroga” del bonus fiscale del 55% sulle spese per la riqualificazione energetica degli edifici, che scade il 31 dicembre 2010. “Ci impegneremo a far comprendere nel Governo – ha dichiarato Saglia - che questi investimenti hanno un ritorno sia ambientale che economico, con la spinta a uscire dal sommerso. Dobbiamo fare attenzione al controllo della spesa pubblica, in questo Tremonti sta facendo un ottimo lavoro, ma qui lo spazio e la convenienza ad investire c'è e ci sono degli obiettivi europei ancora da raggiungere”.

Il progetto “Casa sostenibile”
Saglia ha inoltre annunciato che è allo studio un “
Piano per la casa sostenibile
”, ossia “un pacchetto che possa comprendere - spiega il sottosegretario - sia le detrazioni per l'efficienza energetica che gli incentivi per la sostituzione degli elettrodomestici o delle cucine”. Per questo progetto, Saglia pensa all'Enea e si augura di poter attivare presto un tavolo con il ministero dell'Ambiente. “Questo pacchetto - sottolinea - può diventare un ulteriore Piano Casa. Se da un lato, cioè, semplifichiamo la normativa come abbiamo fatto con il Piano Casa per quanto riguarda le norme edilizie, dall'altro possiamo fare case nuove, efficienti e quindi moderne anche nelle modalità di costruzione”.

Adiconsum: prorogare il bonus 55%
Per Adiconsum, l'associazione difesa consumatori e ambiente, “la nuova efficienza energetica può consentire alle famiglie un abbattimento della bolletta del 50%”. E torna a chiedere la proroga del 55%: “al call center Adiconsum-Enea (n° verde 800 589090) arrivano
500 telefonate al giorno di consumatori interessati ad avere più informazioni
”, spiega in una nota. “Allo Stato questo incentivo è costato nel 2009 circa 500 milioni, ma più della metà sono stati recuperati in maggiori introiti di Iva, di fisco (con l’emersione del “nero”) e di minor consumo di barili di petrolio”, sottolinea Adiconsum, che chiede al Governo di rendere il provvedimento più efficiente. Ad esempio prevedendo parametri più precisi per impedire fenomeni speculativi dovuti alla mancanza di controlli, fissando non solo il tetto massimo di spesa per intervento, fornendo indicazioni, ad esempio, sul costo al mq per i doppi vetri o sulla potenza della caldaia sostituita.

Inoltre, l'incentivo andrebbe esteso anche ai condomini e agli edifici pubblici, oggi esclusi dal beneficio, mentre il ruolo dell'Enea andrebbe potenziato per promuovere l’agevolazione anche nelle regioni del Centro-Sud, meno coinvolte rispetto a quelle del Centro Nord.

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10/04/2010 - 2010 Anno Internazionale della Biodiversità. Manifestazione “Lu riu” 2010 del 06 aprile 2010 presso il parco regionale “bosco e paludi di rauccio”.

Grande successo di adesioni e di pubblico per le attività che i volontari e gli esperti del WWFSalento hanno organizzato in occasione dell’evento “Lu riu 2010” svoltosi il 6 aprile u.s.

La tradizionale festa della “pasquetta dei leccesi” è stata un’ulteriore occasione per proporre iniziative coerenti e operative per la salvaguardia e valorizzazione dei beni naturali del parco di Rauccio nel più grande contesto dell’Anno Internazionale della Biodiversità che viene celebrato nel 2010.

L’Associazione, che è stata la principale e indiscussa protagonista sin dal 1987 dell’istituzione del Parco (L.R. n. 25 del 23.12.’02), ha individuato un’area in stato di relativo abbandono e degrado dove spesso si è cercato di intervenire con modesti risultati (ripetuti incendi, furto di piante, atti vandalici, …) e iniziato ad allestire un “Sentiero Natura” con l’obiettivo di arricchire il parco di un polmone verde, anche ad uso didattico-scientifico, e di responsabilizzare bambini e adulti per la sua cura e manutenzione attraverso un piccolo ma significativo atto formale di “adozione”.

In collaborazione con l'Orto Botanico dell'Università del Salento, che ha messo a disposizione essenze vegetali autoctone, sono state consegnate piante ed alberi a bambini ed adulti che hanno provveduto, aiutati da attivisti, esperti e volontari dell’Associazione, a metterle a dimora con una piccola ma simpatica cerimonia che si è conclusa con la sottoscrizione di un “Certificato di Adozione”, con cui ci si impegna a “prestare le cure necessarie finché l’albero (o arbusto) non sarà del tutto indipendente dai primi ed indispensabili interventi dopo la piantumazione”.

Presso l’omonima masseria, dove la nostra Associazione ha allestito (dal 1997) con molto impegno e sacrifici un piccolo ma attrezzato Centro di Educazione Ambientale, sono state svolte con personale qualificato attività di informazione, sensibilizzazione e proiezione di audiovisivi sul tema “La biodiversità del parco: studi, ricerche ed esperienze didattico-educative”.

Questa iniziativa del WWF Salento è stata sostenuta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Lecce e dal Corpo Forestale dello Stato.

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5 Maggio 2010 - Al largo del Salento il primo parco eolico - «Impianto a impatto 0» di GIUSEPPE MARTELLA
TRICASE - Nulla osta per la mega centrale eolica nel mare del Capo di Leuca. Il comitato regionale per la Valutazione di impatto ambientale ha approvato nella giornata di ieri il progetto per la realizzazione del primo parco eolico offshore in Puglia, il più grande del mondo. «Quello di Tricase - è il commento dell’assessore regionale per la Qualità dell’ambiente, Lorenzo Nicastro - sarà una struttura a zero impatto ambientale. La Regione Puglia prosegue il suo impegno di promozione delle energie rinnovabili, applicando ad esso criteri di massima riduzione dello sconvolgimento dell’ambiente».
La struttura, costo complessivo dell’opera 162 milioni di euro, sorgerà a una ventina di chilometri dalla costa di Tricase: 24 pale necessarie alla produzione di circa 90 megawatt di potenza, sistemata su una piattaforma triangolare ancorata a 108 metri di profondità. Una centrale che servirà il fabbisogno energetico di oltre 75mila famiglie (l’energia prodotta sarà convogliata nella rete di distribuzione) che dalla costa, dalla quale dista una ventina di chilometri, è appena percettibile come un punto in fondo all’orizzonte. 
Il progetto, che dovrebbe andare in produzione a partire dal 2012, è firmato dalla Blue H, società a capitale inglese che in Italia opera attraverso la Sky Saver di Santeramo in Colle. Nei prossimi mesi, dunque, il porto di Tricase si prepara a divenire un cantiere dove verranno assemblate le parti del parco offshore. E, una volta conclusa la grande piattaforma, tanti saranno i progetti che monitorati da enti di ricerca e realizzati da aziende «made in Puglia» prenderanno il via. Interessante, ad esempio, quello che prevede l’allevamento dei tonni rossi in prossimità delle tre torri della piattaforma, con successiva lavorazione del prodotto sulla terraferma. La Puglia si conferma regione di frontiera per l’eolico sul mare, così come hanno stabilito alcuni studi per i quali la Puglia sarà negli anni a venire in testa alla classifica per l’impiantistica eolica offshore assieme alla Sicilia.

05-05-2010 Fonte: gazzetta del mezzogiorno

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3 Maggio 2010 - Impianto di cogenerazione “oil free”. Inaugurato il primo impianto italiaturbocem_cogenerazioneno a biogas in una discarica che funziona con cuscinetti ad aria

A Covenago di Brianza (MB) è stato inaugurato venerdì scorso “TurboCem”, il primo impianto in Italia di cogenerazione con tecnologia a turbina installato in una discarica.

Realizzato dalla società trevigiana Ibt Group per lo sfruttamento energetico del biogas prodotta dalla discarica esaurita di rifiuti solidi urbani di Cavenago Brianza, l'impianto è composto da cinque microturbine da 65 kWe ciascuna costruite in USA dalla società Capstone Turbine Corporation. Le microturbine sono in grado di erogare una potenza elettrica complessiva di 325 kW e una potenza termica di 510 kW per il fabbisogno degli uffici Cem di Cascina Sofìa (riscaldamento invernale) e del depuratore a servizio della discarica. È previsto anche lo sfruttamento del calore estivo – trigenerazione - attraverso opportuni assorbitori per climatizzare in estate gli uffici Cem.

Cuscinetti ad aria
L'impianto è innovativo in quanto
funziona con cuscinetti ad aria e non più ad olio. La rotazione ad altissima velocità dell'albero della turbina accoppiato all'alternatore (96.000 giri al minuto) permette di mantenere la sospensione in aria dell'intera massa dell'albero della turbina che ruota su veri e propri “cuscinetti d'aria” . In questo modo la manutenzione delle turbine si riduce al minimo rispetto ad una turbina tradizionale e non è paragonabile a quella di un motore a biogas convenzionale; è possibile, così, mantenere costantemente in produzione le turbine per 8000 ore consecutive
(basta fermarle per un'ora per la manutenzione ordinaria - pulizia filtro dell'aria).

Emissioni contenute
Secondo i dati forniti dall'azienda, i valori di emissione degli
ossidi di azoto dell'impianto si attestano attorno ai 18 mg/Nmc (per metro cubo) per le turbine contro i 350 mg/Nmc dei motori tradizionali a scoppio (400 mg/Nmc quelli previsti dalla legge). Anche le emissioni di ossido di carbonio
sarebbero decisamente inferiori, di circa la metà con 35 mg/Nmc contro i 65/70 mg/Nmc dei classici motori (100 mg/Nmc quelli previsti dalla legge).

Consumi ridotti
L'impianto, secondo le stime dell'azienda, contribuirà a ridurre le emissioni nell'atmosfera di anidride carbonica di
1.800 tonnellate all'anno. La riduzione dei consumi energetici è pari ad oltre l'80%
, grazie anche alla possibilità di modulare la potenza elettrica nominale in base all'effettiva necessità dell'impianto.

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29 Aprile 2010 - La strategia Ue per la mobilità efficiente e pulita. Riduzione delle autoelettrica_strategia_ueemissioni, innovazione e incentivi nel Piano presentato dalla Commissione Ue

Incoraggiare lo sviluppo e la diffusione di veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico, in modo da aiutare l'industria automobilistica europea a rafforzare su scala globale il suo ruolo guida. È questa la strategia della Commissione europea per lo sviluppo di un sistema di mobilità verde ed energeticamente efficiente, presentata ieri a Bruxelles e concordata dai 27 Stati membri dell'Ue, che ora passa all'esame del Consiglio europeo.

“Nel 2010 l'industria automobilistica entra in una fase decisiva per la sua riuscita. La nuova strategia europea creerà un quadro favorevole basato su un duplice approccio: migliorare l'efficienza dei motori convenzionali e assicurare ai consumatori europei una mobilità a bassissime emissioni di carbonio”, ha dichiarato Antonio Tajani, commissario europeo all'Industria, illustrando la nuovo piano Ue. “Il fatto che la strategia tenga conto di tutti i tipi di veicoli – spiega Tajani - consentirà a questo approccio parallelo di trovare un giusto equilibrio assicurando la competitività futura della nostra industria automobilistica senza compromettere i nostri obiettivi a lungo termine per la riduzione dei gas a effetto serra e altri inquinanti”.

Verso un rapido aumento dei veicoli elettrici
Secondo le stime della Commissione europea, entro il 2030 il parco automobilistico globale dovrebbe passare da 800 milioni a 1,6 miliardi di veicoli per arrivare poi entro il 2050 a 2,5 miliardi di veicoli. Al 2020 i veicoli convenzionali rimarranno prevedibilmente lo strumento dominante della mobilità, ma parallelamente si assisterà a una rapida espansione dei veicoli elettrici. Per questo tipo di automobili, la strategia della Commissione prevede di porre in atto standard comuni in modo che possano essere ricaricate ovunque nell'UE.

40 azioni
Bruxelles propone nel suo documento una serie di azioni con l'obiettivo di proseguire il programma legislativo in materia di
riduzione delle emissioni degli autoveicoli, sostenere la ricerca e l'innovazione nelle tecnologie verdi e proporre orientamenti in materia di incentivi per far crescere la domanda
. La strategia, spiega Tajani, prevede “40 azioni concrete che avranno impatto nel breve e nel lungo periodo”.

Gli interventi sulla mobilità elettrica
Per quanto riguarda i veicoli elettrici, oggi considerati maturi per il mercato di massa, il documento della Commissione indica come priorità quella di assicurare che i veicoli a propulsione alternativa siano almeno altrettanto sicuri di quelli convenzionali; di promuovere norme comuni che consentano a tutti i veicoli elettrici di essere ricaricati ovunque nell'UE; di incoraggiare l'installazione di punti di ricarica pubblicamente accessibili; di promuovere lo sviluppo di reti elettriche intelligenti; infine, di aggiornare le regole e promuovere la ricerca sul riciclaggio delle batterie.

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29 Aprile 2010 - Enea: 600.000 utenti in tre anni per la detrazione 55%

ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha organizzato per il prossimo 4 maggio, a Roma, un seminario su “Detrazioni fiscali per l'efficienza energetica: analisi, risultati e prospettive”.

Obiettivo dell'incontro è stilare un bilancio dei risultati ottenuti a tre anni dall'introduzione della detrazione fiscale del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti, insieme a un confronto tra le parti interessate sulle prospettive del programma e le implicazioni della sua scadenza, fissata al 31 dicembre 2010.

Secondo l'Enea il bonus, introdotto dalla Legge Finanziaria 2007 e confermato fino alla fine di quest’anno, rappresenta “il più generoso programma di incentivazione messo in campo, non solo in Italia, ma anche in Europa, per limitare il consumo di energia e le emissioni di gas climalteranti nel settore edile, a cui si deve circa un terzo del consumo di energia per gli usi finali”.

Successo del programma di incentivazione

“La possibilità, da parte di chiunque, sia persona fisica che giuridica, di fruire degli incentivi per realizzare lavori di efficientamento energetico del proprio immobile – prosegue la nota dell'Enea - e la consistenza dei limiti massimi di detrazione previsti per i diversi interventi, sono alcuni dei fattori che hanno determinato il successo di questo programma, testimoniato da circa 600.000 utenti in tre anni di vigenza delle detrazioni”.

Dal 2007, l’Enea è incaricata per conto del ministero dello Sviluppo economico di ricevere la documentazione e di provvedere al monitoraggio dei dati ambientali ed economici in essa contenuti. L'Agenzia, inoltre, fornisce assistenza tecnica a tutte le categorie di utenti, cittadini, tecnici e imprese, riguardo ai requisiti tecnici degli interventi e alle procedure per usufruire degli incentivi.

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27 Aprile 2010 - Cogenerazione: Dia per gli impianti sotto i 3 MW. Lo prevede il decreto impianto_cogenerazione_dian. 56/10, che inoltre anticipa al 1° luglio 2010 i limiti di trasmittanza termica dei vetri del D.Lgs 192/2005

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 92 del 21 aprile 2010, è stato pubblicato il decreto legislativo n. 56 del 29 marzo 2010, “Modifiche ed integrazioni al decreto 30 maggio 2008, n. 115, recante attuazione della direttiva 2006/32/CE, concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e recante abrogazioni della direttiva 93/76/CEE”.

Il provvedimento, approvato dal Consiglio dei ministri del 19 marzo 2010 e la cui entrata in vigore è prevista per il 6 maggio 2010, si propone di rendere maggiormente efficaci le politiche di promozione dell'efficienza energetica e dei servizi energetici, attraverso modifiche e integrazioni al D.Lgs 115/2008 e ai D.Lgs 192/2005 e 311/2006. Oltre ad intervenire sulla trasmittanza termica dei vetri, il nuovo decreto modifica la normativa sugli usi finali dell'energia e i servizi energetici, ed innalza la soglia di potenza che definisce i “Sistemi efficienti di utenza” (SEU). Inoltre, prevede il coinvolgimento del Ministero dell'Ambiente nelle decisioni relative al funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'efficienza energetica e coordina le disposizioni in materia di procedure autorizzative per gli impianti di cogenerazione.

Anticipati i valori di trasmittanza termica dei vetri

L'articolo 7 del D.Lgs 56/2010 modifica l'allegato C del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, più precisamente la tabella 4.b, anticipando dal 1° gennaio 2011 al 1° luglio 2010 i valori limite della trasmittanza termica centrale dei vetri previsti dal decreto 192/2005. Purtroppo, va segnalata nel nuovo decreto una incongruenza tra il testo dell'art. 7 e la nuova versione della tabella 4.b, che alla terza colonna riporta le parole “Dal 1° gennaio 2010” anziché “Dal 1° luglio 2010”. Inoltre, nella seconda colonna della nuova tabella si legge “Dal° 1 gennaio 2008” mentre la vecchia tabella riportava “Dal 1° luglio 2008”.

 

tabella4b_vecchia

La vecchia tabella 4.b del Dlgs 192/2005, in vigore fino al 5 maggio 2010

 Novità sui SEU (Sistemi efficienti di utenza)

Per quanto riguarda le modifiche al 115/2008, il decreto 56/2010 innalza da 10 a 20 MW elettrici la soglia massima di potenza degli impianti di produzione ammessa per costituire un SEU (Sistema efficiente di utenza), cioè un sistema caratterizzato dalla presenza contemporanea di un impianto per il consumo di un solo cliente finale e di un impianto di produzione di energia elettrica “alimentato da fonti rinnovabili ovvero in assetto cogenerativo ad alto rendimento”.

Il nuovo decreto chiarisce come i SEU riguardano unicamente i collegamenti privati “senza obbligo di connessione di terzi” alla rete elettrica. Inoltre, il trattamento dell'energia prelevata da un SEU viene equiparato a quello stabilito per tutti gli altri clienti del sistema elettrico, evitando così discriminazioni. L'Autorità per l'energia elettrica e il gas (AEEG) dovrà infatti provvedere a regolamentare i SEU “in modo tale che i corrispettivi tariffari di trasmissione e di distribuzione, nonché quelli di dispacciamento e quelli a copertura degli oneri generali di sistema (…), siano applicati esclusivamente all'energia elettrica prelevata sul punto di connessione”.

Dia per gli impianti di cogenerazione sotto i 3 MW

Infine, il nuovo provvedimento modifica l'articolo 27 della legge n. 99 del 23 luglio 2009, coordinando le disposizioni in materia di procedure autorizzative per gli impianti di cogenerazione, previste dalla Legge Sviluppo, con quelle indicate dal Testo Unico ambientale. Nello specifico, viene prevista la disciplina della Dia (Denuncia di inizio attività) per gli impianti di cogenerazione di potenza termica nominale inferiore a 3 MW, già esenti dall'autorizzazione ambientale. Il comma 20, secondo periodo, dell'articolo 27 della Legge Sviluppo, come modificato dal D.Lgs 56/2010, recita infatti: “L'installazione e l'esercizio di unità di piccola cogenerazione, così come definite dall'art. 2, comma 1, lettera d), del decreto legislativo 8 febbraio 2007, n. 20, ovvero di potenza termica nominale inferiore a 3 MW, sono assoggettati alla disciplina della denuncia di inizio attività di cui agli articoli 22 e 23 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380”.

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27 Aprile 2010 - Ancora 5 milioni per le scuole. Il Min Ambiente sollecita le scuole a fascuola_elementare_sunergre domanda per il contributo sul fotovoltaico

Ad oggi complessivamente sono 604 gli impianti fotovoltaici realizzati nelle scuole italiane che hanno aderito al bando "Il Sole a scuola",promosso dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ed altri 119 sono stati ammessi a finanziamento con Decreto Dirigenziale del 19.11.2009 e saranno realizzati in altrettanti istituti scolastici italiani. Lo ha comunicato proprio il Ministero dell'Ambiente segnalando la possibilità per gli enti locali e le scuole, che ancora non si fossero fatte avanti, di procedere domanda di stanziamento, con buona probabilità che venga accolta.

Risorse disponibili
Per il Bando, che ha da subito riscontrato un gran successo tra le scuole e le amministrazioni locali, sono impegnate risorse pari complessivamente ad
euro 9.700.000,00 in parte ancora disponibili
(4.700.000,00 euro stanziati a cui si aggiungono ulteriori 5milioni di euro a valere sulle risorse del fondo di cui all'art.2, comma 322, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato" - Legge Finanziaria 2008 ). Pertanto, il bando è aperto e si possono presentare le istanze di contributo fino ad esaurimento delle risorse.

Il sole a scuola, come aderire
Il progetto, rivolto ai Comuni ed alle Province, è finalizzato alla realizzazione di impianti fotovoltaici sugli edifici scolastici e all'avvio di attività didattiche per la realizzazione di analisi energetiche e interventi di razionalizzazione e risparmio energetico negli stessi edifici tramite il coinvolgimento degli studenti.Possono presentare istanza di cofinanziamento i Comuni e le Province che siano proprietari di edifici ospitanti scuole medie inferiori o superiori.

La percentuale massima del contributo pubblico concesso dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è pari al 100% del costo ammissibile per l'investimento, con un limite massimo pari a 10.000 euro per edificio scolastico, di cui fino a 1.000,00 euro utilizzabili per l'attività didattica di realizzazione delle analisi energetiche e degli interventi di razionalizzazione e risparmio energetico.

Possono essere ammessi al contributo impianti fotovoltaici, di potenza nominale non inferiore a 1kW e non superiore a 20 kW, realizzati su edifici scolastici di proprietà pubblica conformemente a quanto indicato nei requisiti indicati nell'Allegato "specifica tecnica di fornitura".

Quando eseguire i lavori
Il soggetto beneficiario dovrà impegnarsi a dare inizio ai lavori entro 120 giorni dalla data di ricevimento della notifica del decreto medesimo, e dovrà impegnarsi a completare le opere entro il termine di 240 giorni solari a decorrere dalla stessa data.

L'erogazione del contributo ai beneficiari è previsto in una prima quota pari al 50% dell'importo ammesso a cofinanziamento a seguito del ricevimento della comunicazione di inizio lavori della realizzazione dell'intervento ed in un saldo erogato al termine dei lavori a seguito della verifica da parte della Direzione del Ministero della conformità e idoneità della documentazione inviata a corredo dell'intervento realizzato.

Nella foto: l’impianto ibrido Sunerg Solar che integra  moduli fotovoltaici e pannelli solari termici presso l’istituto elementare Don Lorenzo Dilani, Torre del Moro (FC).

L'invio della domanda e della documentazione, pena la non ammissione all'istruttoria, deve essere effettuata a mezzo plico raccomandato con avviso di ricevimento al seguente indirizzo:Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Direzione Generale per lo Sviluppo Sostenibile, il Clima e l'Energia
Via Cristoforo Colombo, 44 -  00147 Roma.

Fonte: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

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22 Maggio 2010 - Giornata "Pro spiagge Salento" dedicata alla pulizia della costa di San Cataldo

Il 22 maggio nell'ambito del progetto "Coastwatch e cittadinanza" per la "Settimana UNESCO DESS 2009: Città e cittadinanza"  si conclude il percorso articolato in quattro fasi con una giornata dedicata alla pulizia di un segmento di costa di San Cataldo. Il progetto ha coinvolto gli alunni dell'Istituto di Istruzione Superiore "A. De Pace" e la Pro Loco di Lecce in quattro momenti:

Incontro con un educatore dell'Associazione WWF Salento sull'Impronta ecologica;

Visita al museo di Biologia Marina di Porto Cesareo;

Visita all'oasi delle Cesine;

Giornata "Pro spiagge Salento" dedicata alla pulizia della costa di San Cataldo.

Vai al settore educazione

 

2010 - L'Associazione WWF Salento apre la sua nuova sede al pubblico.

 Vieni a trovarci in via Casotti, 23 a Lecce tutti i sabati dalle 18:00 alle 19:00, qualora tale giorno sia festivo si anticipa al venerdì precedente alle ore 19:00, per richieste su temi specifici si prega di contattarci per avere un appuntamento. Il prossimo appuntamento è venerdì 30 aprile 2010 alle ore 19:00.

Chi Siamo  e cosa facciamo - Cosa puoi fare per l'associazione

 

23 Aprile 2010 - Il 29% del PM10 è causato dal riscaldamento a legna. Lo prova una rstufaicerca dell'Università degli Studi Milano Bicocca

La combustione di legna per riscaldamento domestico contribuisce per il 29% circa alle concentrazioni di PM10. E' quanto emerge dalla una ricerca presentata al SEP Padova dal dipartimento di Scienze dell'Ambiente e del Territorio dell'Università Studi di Milano Bicocca.

"Il riscaldamento domestico rappresenta un importante contributo di pressione ambientale nel contesto cittadino - spiega Andrea Piazzalunga, del Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e del Territorio, Università Milano Bicocca - Nonostante i dati presentati oggi possano avere un margine di errore, anche recenti studi europei evidenziano la correlazione esistente tra combustione della legna per riscaldamento domestico e concentrazione di PM10 nell'atmosfera".

Troppe utenze
L'attenzione sta crescendo negli ultimi anni poiché nonostante il combustibile sia rinnovabile e nel bilancio della CO2 può essere considerato a impatto zero, la sua combustione, con le tecnologie oggi più diffuse, ha delle emissioni in atmosfera che non possono essere considerate trascurabili.  Preoccupazioni che aumentano se si considera che
oggi in Italia esistono quasi 4 milioni e mezzo di utenze utilizzate dal 20% della popolazione: solo in Lombardia sono 800 mila le apparecchiature che consumano 2 milioni di tonnellate di biocombustibile legnoso in un anno.
Preferire impianti nuovi
"Il particolato da biomassa deriva dalle ceneri e dalla combustione del combustibile - aggiunge Piazzalunga - e
la formazione del particolato dipende principalmente dal tipo di tecnologia e dall'efficienza della combustione, dalla qualità del combustibile, dalla corretta installazione dell'apparecchio e dalla sua corretta gestione. Dobbiamo considerare inoltre che la combustione della legna sembra essere anche una importante sorgente in atmosfera di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), composti che possono rappresentare un rischio per la salute umana".
Lo studio presentato in occasione del SEP 2010 di Padova mostra inoltre che bastano 3 semplici regole per ridurre il peso della combustione di legna nelle concentrazioni di PM10:

1.        È necessario considerare
la stufa come un impianto di riscaldamento, per cui il fattore tecnologico incide notevolmente. Tecnologia più avanzata e una costante manutenzione riducono la pressione sull'ambiente.
2.        Accendere con l'
accendifuoco provoca meno emissioni in atmosfera rispetto all'accensione con carta.
3.        
Accendere la stufa dall'alto
provoca meno emissioni, rispetto alla tradizionale accensione dal basso.

(Fonte: Sep)

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23 Aprile 2010 - Rinnovabili, emendamento Pdl per Dia fino a 1 MW. Nella Comrinnovabili_piemonteunitaria 2009 prevista la disciplina della DIA agli impianti a fonti rinnovabili fino a 1 MW

 Disciplina della Dia (denuncia di inizio attività) per gli impianti a energie rinnovabili fino a 1 MW di capacità elettrica. È quanto prevede un emendamento, approvato nei giorni scorsi alla Camera, alla legge Comunitaria 2009, che dopo il primo via libera alla Camera ritorna ora all'esame del Senato.

All'articolo 17, comma 1 lettera c), l'emendamento stabilisce “l'assoggettamento alla disciplina della DIA di cui agli articoli 22 e 23 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, per gli impianti per la produzione di energia elettrica con capacità di generazione non superiore ad un MW elettrico di cui all'articolo 2, lettera e), del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, alimentate dalle fonti di cui alla lettera a)”.

Regolamentazione del settore

Obiettivo dell'emendamento, a firma dei deputati del Pdl Aldo Di Biagio e Antonino Foti, è quello di chiarire e regolamentare il settore delle energie rinnovabili, ad oggi privo di linee guida generali per quanto riguarda gli iter autorizzativi per la realizzazione degli impianti. Proprio questa carenza normativa a livello nazionale aveva prodotto delle incongruenze normative nelle leggi regionali in materia.

Incostituzionale la legge pugliese

È il caso ad esempio della Regione Puglia, la cui legge n. 31/2008 è stata dichiarata incostituzionale da una sentenza della Corte Costituzionale. Questo pronunciamento della Consulta, sottolinea Di Biagio, primo firmatario dell'emendamento, “ha ingenerato varie problematiche a chi aveva deciso di investire nel settore energetico, alla politica energetica dei Comuni e all’intera politica energetica del Paese. La promozione e l’uso delle fonti rinnovabili, come da previsioni europee – aggiunge il deputato - è necessaria ai fini della crescita del Paese e pertanto è auspicabile agevolare l’utilizzo e lo sfruttamento di tali risorse naturali”.

Altri emendamenti

Sempre all'articolo 17, riguardante l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla normativa Ue in materia di energia (direttive 2009/28/CE, 2009/72/CE e 2009/73/CE), sono stati introdotti altri emendamenti, nei quali viene richiesto che l'individuazione degli obiettivi nazionali del 20-20-20 al 2020, così come la definizione del Nap (Piano di azione nazionale, da adottare entro il 30 giugno 2010), debbano garantire lo sviluppo equilibrato dei settori produttivi, tenendo conto del rapporto costi-benefici derivanti dal raggiungimento dei target al 2020.

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19 Aprile 2010 -Fotovoltaico più adatto in città che in campagna? Secondo Carlo Petrini di Slfotovoltaico_agricolturapetriniow Food il fv sui terreni agricoli mette a rischio la biodiversità. Meglio piccoli impianti distribuiti sui tetti delle città.L'energia rinnovabile non è “sostenibile” per definizione: il fotovoltaico, come qualsiasi altra tecnologia alternativa per la produzione di energia, diventa “insostenibile” se crea dei danni ambientali.

In un articolo apparso su La Repubblica di sabato scorso, il fondatore del movimento culturale Slow Food, Carlo Petrini, ha espresso la sua posizione in merito a un tema oggetto in questi anni di un dibattito acceso: l'utilizzo dei terreni agricoli per ospitare i pannelli fotovoltaici. Citando il caso della Puglia, dove secondo la stima dell'Arpa nel 2009 gli impianti fotovoltaici hanno “rubato” all'agricoltura 2.214 ettari di superficie, e nei primi due mesi del 2010 sono giunte richieste d'installazioni per altri 1.217 ettari, Petrini invoca maggiore cautela. “Questi impianti – scrive - hanno un impatto ambientale da tenere assolutamente in considerazione”.
I rischi per i terreni

Secondo Petrini, con enormi distese di impianti fotovoltaici “i suoli sottostanti perdono permeabilità; l'attività biologica tende a morire dando luogo a fenomeni di desertificazione che ne decreterebbero l'infertilità e aumenterebbero il pericolo di alluvioni. Inoltre non si può calcolare cosa succederà quando tutti questi pannelli andranno smaltiti”.

La soluzione distribuita
Un modo sostenibile di inserire il fotovoltaico nel mix energetico e nel contesto agricolo, secondo Petrini, ci sarebbe:
privilegiare l'autoconsumo e la produzione distribuita. Questo significa portare il fotovoltaico sui tetti delle città e delle industrie o in luoghi abbandonati, e in ambito agricolo seguire regole che lo rendano compatibile con l'agricoltura locale. Quindi inserire i pannelli fotovoltaici su serra
o per azionare pompe irrigue o per altri consumi legati alla trasformazione del prodotto. “Per quanto riguarda i terreni coltivati – puntualizza Petrini – nulla vieta di utilizzare pannelli montati su piloni abbastanza alti da permettere la coltivazione dei prodotti nella terra sottostante”.

No alla logica centralistica
Insomma: per il fondatore di Slow Food bisogna rifuggire l'idea che le energie verdi vadano raccolte in grandi centrali, secondo la vecchia logica (propria delle energie fossili) del “concentrare” la produzione energetica in poche centrali; al contrario, bisogna
incentivare la generazione distribuita dell'energia, attraverso milioni di piccole installazioni compatibili con il territorio che le ospita
.

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22 Aprile 2010 - I pannelli fotovoltaici sbarcano sugli edifici pubblici, pronto il provvedimento. Capone: "Arriva disciplina per impianti fotovoltaici su edifici pubblici"

La Giunta regionale della Puglia ha approvato ieri un provvedimento che spiana la strada nella direzione di uno sviluppo più sostenibile delle rinnovabili. Si tratta di un disciplinare che permetterà alle imprese che si occupano di energia di essere inserite nell’albo regionale dei locatari di aree e di edifici pubblici da destinare alla realizzazione di impianti fotovoltaici.

 Possono essere inseriti nell’albo gli imprenditori individuali (anche artigiani), le società commerciali, le società cooperative, i consorzi fra società cooperative di produzione e lavoro, i consorzi stabili, i raggruppamenti temporanei di concorrenti, i consorzi ordinari di concorrenti, i soggetti che abbiano stipulato il contratto di gruppo europeo di interesse economico, gli operatori economici stabiliti in altri Stati membri purché abilitati e iscritti al registro delle imprese delle Camere di Commercio o, se stranieri, nel registro professionale dello Stato di residenza. Saranno i Comuni o le Province ad affittare aree e tetti di edifici pubblici agli imprenditori perché le dotino di pannelli solari. Il meccanismo attivato funziona con il coinvolgimento delle Aree Vaste. Sono queste ad individuare tra gli enti locali gli edifici che possono essere destinati alle opere di efficientamento energetico, facendo una sorta di selezione interna. La Regione Puglia ha messo a disposizione delle Aree Vaste 75milioni di euro (a valere sul Programma Operativo 2007-2013) per gli interventi di miglioramento della sostenibilità ambientale e delle prestazioni energetiche degli edifici. I Comuni dovranno cofinanziare gli interventi per il 15%, ma, grazie al provvedimento di ieri, potranno coprire completamente questa spesa dando in locazione superfici pubbliche come pensiline, tetti, parcheggi a soggetti che si occupano di fotovoltaico. Per aiutare i gli Enti locali ad affittare le aree, la Regione istituirà una lista che i Comuni o le Province potranno utilizzare, invitando i soggetti inseriti a partecipare alle gare. Questa possibilità oltre a permettere agli Enti locali di risparmiare tempo e danaro potrebbe consentire, con il meccanismo attivato dalle gare, di ottenere dalle imprese anche altri servizi, ad esempio l’illuminazione delle piazze con il fotovoltaico o servizi di manutenzione di impianti di illuminazione già esistenti. Per quanto riguarda le imprese, il contratto di locazione dovrà essere di almeno 20 anni e il canone annuo non potrà essere inferiore a 12 euro per kwp (chilowatt picco, cioè la potenza massima o “di picco” di un impianto fotovoltaico). Grande soddisfazione è stata espressa dalla Vice Presidente della Regione Puglia e Assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone. “Con questo provvedimento – ha detto - che segue alle linee guida approvate a febbraio, la Regione imprime una svolta nelle politiche energetiche. I pannelli solari saranno spostati sempre più sui tetti degli edifici, a cominciare da quelli pubblici, ma arriveranno presto, grazie ai meccanismi dell’attestato di certificazione energetica, anche a quelli privati. La nostra idea di sviluppo è nell’economia verde. Noi crediamo davvero che la crescita si possa coniugare con la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente”. “Oggi – ha aggiunto – il Gestore dei Servizi Energetici ci conferma il primato della Puglia nel fotovoltaico con 219,395 megawatt di potenza elettrica installata al 19 aprile 2010, la Lombardia, seconda in graduatoria, ne ha 133,401. La Puglia sta viaggiando ad una velocità paragonabile a quella della Germania. Adesso la sfida è rendere più sostenibile la nostra vocazione per l’energia”. 22/04/2010  Fonte: SUDNEWS

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Aprile 2010 - Eco-Energia: nel 2050 100% energia verde

 Nel 2050 tutta l'energia necessaria per produrre elettricità, caldo e freddo, come quella richiesta dal settore dei trasporti, potrà essere prodotta a partire da fonti rinnovabili. Lo stabilisce un nuovo rapporto presentato a Bruxelles dall'Erec (European Renewable Energy Council) al Parlamento europeo. Il documento chiarisce come le differenti tecnologie di energia verde potranno contribuire a raggiungere l'ambizioso obiettivo. Condizione sine qua non rimane quella di un forte appoggio politico, pubblico ed economico con imperative linee guida a livello europeo per tutte le politiche, dall'energia, al clima alla ricerca, all'industria, allo sviluppo regionale, alla cooperazione internazionale.

L'uso delle rinnovabili nel 2020 dovrebbe portare ad una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 1200 milioni di tonnellate rispetto a quelle del 1990, stima lo studio. E nel 2050 l'Unione europea dovrebbe essere in grado di ridurre le emissioni legate all'uso dei fossili di oltre il 90% con un beneficio addizionale totale di 3800 miliardi di euro. Ricadute positive sono previste anche sul fronte occupazione. Se si seguiranno le indicazioni indicate dallo studio per arrivare al 100% di rinnovabili nel 2050 il settore garantirà 2,7 milioni di posti di lavoro nel 2020, 4,4 milioni nel 2030 e 6,1 milioni nel 2050. Fonte: Ansa

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16 Aprile 2010 - Con l'energia verde risparmi fino a 27 miliardi per l'Italia. Secorinnovabili_piemontendo uno studio di Althesys, con le rinnovabili si potrebbero generare notevoli benefici al 2020 L’Italia è uno dei Paesi europei con la maggior crescita delle fonti rinnovabili e le 389 operazioni (tra investimenti in nuovi impianti e attività di finanza straordinaria) effettuate nel biennio 2008-2009 lo dimostrano. È quanto emerge dal primo Irex Annual Report “L'industria italiana delle rinnovabili, tra convenienza aziendale e politiche di sistema”, messo a punto da Althesys e presentato mercoledì scorso a Milano alla Camera di commercio.

Secondo il rapporto, gli investimenti in impianti a fonti rinnovabili ammontano nel periodo 2008-2009 a circa 6,5 miliardi di euro, pari a 4.127 MW di capacità. L’analisi costi-benefici condotta da Althesys su scenari alternativi di sviluppo delle Fer al 2020 mostra un beneficio netto per l’Italia compreso tra 23,6 e 27 miliardi di euro, con 86mila nuovi posti di lavoro.

L'energia verde conviene
Lo studio evidenzia come, a fronte della spesa per gli incentivi, puntare sulle rinnovabili conviene, per i benefici sia economici, sia ambientali, sia di politica energetica. La crescita delle rinnovabili genera infatti occupazione e indotto, con felici ricadute sul Pil, e il minor impiego di combustibili porta non solo a una diminuzione delle emissioni, ma anche del fuel risk.

Un comparto frammentato verso la razionalizzazione
Il comparto delle rinnovabili risulta ancora frammentato, ma tenderà a razionalizzarsi. “La frammentazione e la numerosità di operatori, anche piccoli, sono elementi che caratterizzano la prima fase di forte sviluppo delle rinnovabili – sottolinea Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys e autore dell’Irex Annual Report. – Questa fase, che il nostro paese sta attraversando, è favorita da attese di alti ritorni dagli investimenti e da barriere all’ingresso più basse di quelle presenti nei mercati energetici tradizionali”. “È tuttavia prevedibile che alla fase di crescita, rapida e per certi versi disordinata segua un processo di progressivo consolidamento con l’uscita o l’assorbimento degli operatori minori o più fragili”, conclude Marangoni.

In Borsa più stabili le rinnovabili del petrolio
Il rapporto ha analizzato anche l’andamento in Borsa delle aziende dell’energia verde. Scoprendo che le rinnovabili sono più stabili del petrolio. L’indice Irex, che traccia l’andamento delle società “pure” renewable quotate alla Borsa Italiana, evidenzia infatti performance superiori al mercato in generale e, nonostante la limitata capitalizzazione, una maggior stabilità rispetto al segmento oil&gas.

Le proposte e il “nodo” Puglia
Di cosa hanno bisogno le rinnovabili made in Italy? Secondo lo studio, soprattutto di una politica industriale di ampio respiro, che riguardi i processi autorizzativi e la pianificazione territoriale, i sistemi di incentivazione, le infrastrutture di rete, le misure per favorire il consolidamento delle imprese, la promozione e il coordinamento della ricerca e sviluppo. È urgente la necessità di linee guida per il settore, attese dal 2003, come ha sottolineato Loredana Capone, vice presidente della Regione Puglia. “Lo Stato italiano - ha dichiarato la vice di Vendola - deve fare una deroga alla sentenza della Consulta (che ha bocciato la norma pugliese che estende la Dia per impianti a fonti rinnovabili fino a 1 MW) affinché gli operatori e le banche che si sono già esposti non perdano investimenti per 4,5 miliardi di euro. Sarebbe assurdo – ha concluso la Capone - tagliare la gambe al settore trainante dell’economia regionale, fermando una macchina che ha fatto della Puglia il leader europeo delle rinnovabili dopo la Germania. In ballo ci sono circa 30mila posti di lavoro”.
 

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15 Aprile 2010 - Edilizia sostenibile, in Puglia una Guida online Pubblicato un opuediliziaverde_guidapugliascolo informativo sulle norme per l'abitare sostenibile introdotte dalla R. Puglia

Sul sito web istituzionale della Regione Puglia, alla pagina “Certificazione abitare sostenibile”, è stata pubblicata la Guida alla Legge Regionale n. 13 del 10 giugno 2008, recante “Norme per l'abitare sostenibile”.

Si tratta di un opuscolo che si propone di favorire la conoscenza della L.r n. 13/2008, per una sua corretta e diffusa applicazione. La legge si basa su uno schema normativo elaborato dall’Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale (ITACA) e fatto proprio dalla Conferenza delle Regioni. “La versione pugliese – spiega Angela Barbanente, assessore all'Assetto del Territorio della Regione Puglia - contiene alcune rilevanti specificità: la sostenibilità ambientale è perseguita negli strumenti urbanistici, dal livello regionale fino alla pianificazione esecutiva comunale, al progetto edilizio, dedicando particolare attenzione al risparmio idrico ed energetico, alla permeabilità dei suoli, all’uso di materiali da costruzione riciclabili, recuperati, di provenienza locale e che rispettano il benessere e la salute degli abitanti”.

 Informare e sensibilizzare
La parte attuativa della legge n. 13 di competenza regionale – si legge nell'opuscolo - non si esaurisce nell’approvazione del sistema di valutazione e di certificazione. “Per promuovere e incentivare la sostenibilità nell'edilizia residenziale e nelle trasformazioni del territorio – sottolinea l'assessore Barbanente - non è sufficiente approvare leggi e atti amministrativi. Occorre anche tenere desta l'attenzione sul tema, e informare e sensibilizzare enti locali, tecnici, operatori economici e cittadini sulle potenzialità, le modalità attuative e i benefici sociali del sistema di norme, criteri di valutazione e strumenti di certificazione messi a punto dalla Regione”. Proprio a questo intende contribuire la Guida, da alcuni giorni consultabile in rete.

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14 Aprile 2010 - Conto energia 2011: “premiare la bonifica dell'amianto” È la richiesta di Assosolare, che sottolinea l'enorme potenziale del fotovoltaico su tetto in Italia.

Confermare nel nuovo Conto Energia 2011 il bonus per la bonifica dell'amianto dai tetti. Lo chiede Assosolare (Associazione nazionale dell'industria solare fotovoltaica) e lo ha ribadito ieri a Roma nel corso del convegno “L'energia solare fotovoltaica: il sistema incentivante e le normative sull'economia emergente dell'edilizia sostenibile”, organizzato dall'associazione in collaborazione con Saienergia e con il patrocinio dell'Ordine degli Architetti di Roma e provincia.

L'evento, rivolto a costruttori, ingegneri e architetti oltre che alle istituzioni pubbliche e agli operatori del settore, ha affrontato i recenti aspetti legislativi legati al Conto Energia e alla sua prossima definizione, ma anche la recente decisione del Governo di posticipare di un anno l'obbligo per le nuove costruzioni di essere alimentate - almeno parzialmente - da fonti rinnovabili, tra cui i pannelli fotovoltaici. La norma, introdotta dalla Finanziaria 2008 (legge 244/2007), prevedeva all'art. 1 comma 289 la modifica dell'art. 4 del Testo unico dell'edilizia (DPR 380/2001), fissando al 1° gennaio 2009 la data entro la quale i regolamenti edilizi comunali avrebbero dovuto vincolare il rilascio del permesso di costruire all'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

 Il potenziale dei tetti italiani
Il rinvio dell'obbligo al 1° gennaio 2011 rappresenta, secondo Assosolare, l'ennesima opportunità mancata per lo sviluppo del fotovoltaico, visto l'enorme potenziale che i tetti residenziali, commerciali e industriali, rappresentano per il settore. Secondo l'analisi dell'International Energy Agency-Photovoltaic Power Systems Programme, l'Italia avrebbe potenzialmente a disposizione un'area di tetti per l'inserimento di pannelli fotovoltaici pari a 763,53 chilometri quadrati (410 km2 per gli edifici residenziali e, il restante, in edifici agricoli, industriali e commerciali) e un'area per le facciate pari a 286,32 chilometri quadrati. Nel caso di idoneità di tutta l'area presa in considerazione dallo studio Iea, la produzione potenziale da fotovoltaico sarebbe pari a circa 126 TWh/anno, cioè l'equivalente del 45% dei consumi elettrici nazionali.

 Obiettivi ancora lontani
Obiettivi che in Italia, secondo la fotografia scattata da Legambiente e Cresme in collaborazione con Saieenergia nel rapporto “L'innovazione energetica nei regolamenti edilizi comunali”, sono ancora lontani dall'essere raggiunti. Nei 577 Comuni analizzati dallo studio, sono solo 135 quelli in cui è stato recepito l'obbligo di installazione di 1 kW di fotovoltaico per unità abitativa, mentre per 103 vige l'obbligo di 0,2 kW di fotovoltaico per unità abitativa.

 Premio per la bonifica dell'amianto
Nel corso del convegno, Assosolare ha ribadito che il premio per la sostituzione delle coperture in amianto con tetti fotovoltaici, già previsto dal precedente Conto Energia, deve essere confermato anche nella nuova versione in fase di approvazione da parte del Governo. “Il fotovoltaico - ha dichiarato Gianni Chianetta, amministratore delegato di BP Solar Italia - rappresenta un prezioso contributo al design di qualsiasi edificio dando vita ad un connubio perfetto tra produzione di energia pulita ed aspetto estetico. Sta nascendo un'industria legata all'applicazione del fotovoltaico in architettura, un'economia ancora vergine a livello mondiale e su cui l'Italia potrebbe avere il primato. Sempre più spesso – sottolinea Chianetta - architetti e progettisti utilizzano i moduli fotovoltaici come elementi di costruzione, persino decorativi, in alternativa spesso anche ad elementi più costosi. E questo, tra l'altro, vuol dire per l'utente finale anche un vantaggio economico: in caso di integrazione architettonica totale le attuali tariffe incentivanti del Conto Energia sono più alte”. (Fonte: agenzia AGI)
 

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14 Aprile 2010 - ANIT: per l’ecobonus conta l’EPi non la classe L'associazione per l'isolascuole_bioediliziamento termoacustico ha inoltrato una nota sulla corretta interpretazione del DL incentivi.

<<All'interno di un provvedimento nato per "..il sostegno della domanda finalizzata ad obiettivi di efficienza energetica, ecocompatibilità e di miglioramento della sicurezza sul lavoro", purtroppo dobbiamo sottolineare la difficile applicazione di alcuni requisiti fondamentali: l'attestato di certificazione energetica per primo. Le Regioni hanno procedure, parametri di classificazione e indicatori differenti, che spesso non permettono un confronto di classi energetiche.>>. L'Associazione fra i produttori d'isolamento termoacustico denuncia questa incongruenza nella nota di approfondimento sul DL incentivi. Secondo l'Associazione << il DM 26 marzo 2010 presuppone che vengano utilizzate le Linee Guida Nazionali per la certificazione energetica in tutte le Regioni, non essendoci nessun riferimento alle delibere locali. Edifici con pari fabbisogno di energia primaria possono ricadere in classi differenti in funzione della tipologia di classificazione. Non bisogna farsi sviare dalle indicazioni che riportano un contributo di 83 euro al m2 per edifici in classe B e di 116 euro al m2 per edifici in classe A, questo è un errore formale: è fondamentale ricordarsi di parlare sempre di EPi e non di classi energetiche. Tale parametro deve essere calcolato in conformità con le norme di riferimento ufficialmente in vigore: le UNI TS 11300 e deve essere confrontato con i valori limite in vigore dal gennaio 2010 previsti dal DLgs 192/2005 e s.m. >>.

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Manca ancora il DL sui requisiti dei certificatori
Altro problema è quello relativo all'accreditamento dei certificatori. Anit fa notare che l'attestato di certificazione energetica, obbligatorio per le pratiche, dovrebbe comunque essere quello ufficiale nella regione di riferimento ed eseguito da un certificatore accreditato laddove esiste un Elenco regionale oppure un tecnico abilitato così come definito dal DLgs n.115.

Improbabile ottenere gli incentivi
Altro problema che potrebbe ridurre l'accesso degli acquirenti agli incentivi è dovuto alle tempistiche. Secondo Anit "..la concessione del contributo all'acquirente è ordinata alla sussistenza dell'attestato di certificazione energetica sulla base delle procedure fissate dal decreto legislativo 192 e s.m., rilasciato da un soggetto accreditato..", risulta indispensabile possedere tale documento all'atto della prenotazione del contributo da parte del venditore, quindi prima della stipula del contratto finale di compravendita. Spesso la vendita di edifici nuovi viene effettuata sulla carta: il venditore, a seguito di un analisi energetica preliminare, può prospettare all'acquirente la possibilità del contributo, deve registrarsi sul sito e 20 giorni prima del contratto definitivo di compravendita, deve premunirsi dell'attestato di certificazione energetica definitivo per poi passare alla richiesta di contributo.

INCENTIVO (DM 26/03/2010, ART.2 COMMA 1-S)
Inizio incentivi 15 aprile 2010. I contributi riguardano: - se EPi<0,7 EPi limite: 83,00 euro al m2 di superficie utile (massimo 5000 euro) - se EPi<0,5 EPi limite: 116,00 euro al m2 di superficie utile (massimo 7000 euro) Laddove con EPi si intende il fabbisogno di energia primaria calcolato come previsto nel DLgs 192/2005 e s.m., e per EPi limite si intende quello previsto dal gennaio 2010 riportato nell'allegato C, tab. 1-3 del suddetto DLgs 192/2005 e s.m. Il rispetto del requisito va certificato da un soggetto accreditato.

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12 Aprile 2010 - Settimana Nazionale “Porta la Sporta”

 DAL 17 AL 24 APRILE PORTA ANCHE TU LA SPORTA CON IL WWF, ITALIA NOSTRA, FAI- Fondo Ambiente Italiano e ADICONSUM Parti da questo piccolo gesto di attenzione per l'ambiente e non fermarti piu!

 A pochi giorni dalla settimana nazionalePorta la Sporta” – promossa dal 17 al 24 aprile da Associazione dei Comuni Virtuosi, WWF, Italia Nostra, FAI e Adiconsum per diffondere l'utilizzo della borsa riutilizzabile invece dei sacchetti in plastica e monouso – continuano ad arrivare nuove adesioni per un’iniziativa che coinvolgerà oltre cento Comuni, più di 2500 punti vendita di insegne come Esselunga, Unes, Simply Sma, NaturaSì, Despar Triveneto e Provincia di Ferrara, Viridea, e che conta anche la collaborazione di Novacoop, Carrefour e Conad che ospiteranno speciali laboratori creativi in alcuni centri commerciali del Nord. Dopo l’adesione di Federparchi, quella di ANCI Lombardia ha fatto della Lombardia la regione ad oggi più rappresentata come numero di enti locali comunali e provinciali aderenti. Tra le province hanno aderito Como, Ferrara, Lecco, Novara, Parma, Pesaro-Urbino, Salerno, Varese, Verbano Cusio Ossola, Forlì-Cesena. Tra le regioni il Molise e l'Umbria.

 La “Settimana nazionale” costituisce il secondo evento, dopo la giornata internazionale “Plastic Bag Free” dello scorso 12 settembre, che viene lanciato nell'ambito della campagna “Porta la Sporta”.

La campagna promossa dall'Associazione dei Comuni Virtuosi è stata  lanciata nel marzo 2009  con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'uso ormai fuori controllo del sacchetto in plastica (e conseguente danno ambientale), come esempio emblematico di uno stile di consumo “usa e getta” non più sostenibile.

 Anche il rapporto annuale “State of the World 2010″ del WorldWatch Institute recentemente presentato ribadisce la necessità di superare al più presto il consumismo aderendo ad un modello culturale fondato sulla sostenibilità per prevenire il collasso della civiltà umana.

Le parole d'ordine che devono entrare nel quotidiano di tutti noi sono riuso, riciclo ma soprattutto RIDUZIONE dello spreco.

 L'invito a partecipare all'evento Porta la Sporta, che promuove l'adozione delle borse riutilizzabili, è stato rivolto a ogni tipo di azienda e di impresa, al settore commerciale, alimentare e non, alle associazioni e alle organizzazioni no profit, agli istituti scolastici di ogni grado, agli enti e alle istituzioni nazionali e locali e, ovviamente, ai singoli cittadini.

 Le iniziative di partecipazione alla settimana nazionale che gli enti locali, associazioni, scuole e aziende partecipanti hanno programmato verso i propri portatori di interesse, comprendono azioni di sensibilizzazione e informazione sull'impatto ambientale del sacchetto di plastica con l'utilizzo del materiale messo a disposizione dal sito di Porta la Sporta come volantini, locandine, presentazioni in power point, ecc.

In diversi casi si è inserita la promozione di Porta la Sporta all'interno di giornate all'insegna dell'ambiente con azioni di pulizia di spazi naturali e piantumazione di alberi.

Numerose sono anche le iniziative in cui scuole o adulti volontari verranno coinvolti in laboratori di decorazione di borse o laboratori di cuci la sporta che, nella provincia del Verbano Cusio Ossola, andranno in mezzo alla gente poiché ospitati in 5 diversi centri commerciali con la collaborazione di Novacoop, Carrefour e Conad.

Pur essendo molto soddisfatti dei contributi di partecipazione in generale siamo particolarmente orgogliosi della risposta ottenuta dai gruppi della media e grande distribuzione organizzata citati in apertura. Va detto, inoltre, che parteciperanno localmente  diverse altre insegne che, grazie all'ottimo lavoro svolto da amministratori comunali e provinciali,  hanno dato la loro disponibilità a collaborare con i singoli punti vendita per un'ottimale riuscita dell'iniziativa.

 E quest’anno l’interesse per l’iniziativa ha varcato i confini nazionali interessando anche i media stranieri.

Il messaggio che questo evento vuole anche trasmettere è che tutti possiamo prender parte alla lotta ai cambiamenti climatici in atto, riducendo l'impronta ecologica determinata dai nostri stili di vita e che.... non c'è tempo da perdere! Dobbiamo partire da adesso impegnandoci ciascuno nel proprio ruolo per un futuro che utilizzi in maniera più efficiente e sostenibile le risorse naturali in diminuzione: acqua potabile, foreste, terreni fertili, ecc.

 Portare la sporta può diventare qualcosa di più di una semplice abitudine, può rappresentare  il "primo" atto di consapevolezza ecologica che apre un percorso di atti ulteriori di rispetto verso l'ambiente.

 Così come il sacchetto, seppur biodegradabile, è diventato l'icona di uno stile “usa e getta” la borsa deve diventare segno distintivo di quanti non hanno solamente adottato un oggetto ma uno stile di vita di cui essere orgogliosi che antepone “il prendersi cura, l'essere consapevole delle proprie azioni” all'agire automaticamente e superficialmente nel quotidiano per soddisfare comodità momentanee, inconsapevoli del pegno che le future generazioni dovranno pagare.

 Ulteriori dettagli sull'iniziativa, sulle modalità di adesione e sulle iniziative di partecipazione sono disponibili sul sito www.portalasporta.it.

Leggi il comunicato stampa - www.portalasporta.it

 

8 Aprile 2010 - Lampade a basso consumo: “tenersi a distanza” Uno studiolampada_bassoconsumo_distanza rivela: stare troppo vicini alle lampade fluorescenti a risparmio energetico può provocare infiammazioni.

Mantenere una distanza di almeno 30 centimetri dalle lampade a risparmio energetico, soprattutto se queste restano a lungo accese, come nel caso delle lampade da scrivania.

È il consiglio diffuso dall'Ufficio federale della sanità pubblica svizzera, sulla base di uno studio realizzato dalla “It'Is Foundation” (Foundation for Research on Information Technologies in Society) di Zurigo. L'indagine, attraverso un nuovo metodo di misura basato su un manichino e una simulazione al computer, ha effettuato una stima delle correnti elettriche indotte nel corpo umano dai campi elettromagnetici generati delle lampade a risparmio energetico.

Rischio infiammazioni ed eritemi
Per tutte le lampade a basso consumo esaminate nello studio, i valori rilevati a una distanza di 30 centimetri risultano ampiamente al di sotto (inferiori al 10%) dei valori limite fissati dall'International Commission for Nonionizing Radiation Protection e riconosciuti a livello internazionale.
Se tuttavia la distanza diminuisce, i valori misurati crescono rapidamente fino superare in alcuni casi i limiti stabiliti
. Le correnti elettriche generate nel corpo umano dai campi elettromagnetici a bassa e media frequenza, emessi dalle lampade a basso consumo, ad una certa intensità possono provocare infiammazioni dei nervi e dei muscoli. Inoltre, in certe condizioni le lampade a risparmio energetico con tubo fluorescente lasciano filtrare una piccola quantità di raggi ultravioletti: è possibile quindi che si formino eritemi cutanei dopo una lunga esposizione a una distanza al di sotto dei 20 centimetri.

Tenersi a 30 cm di distanza
A differenza delle lampade a risparmio energetico, le lampade a LED e le tradizionali lampade ad incandescenza producono generalmente solo campi elettromagnetici molto deboli. Secondo i risultati dello studio, i campi elettromagnetici delle lampade a risparmio energetico non producono effetti negativi sulla salute, a condizione che si rispetti una distanza minima di 30 centimetri. Pertanto a titolo precauzionale, l'Ufficio federale della sanità pubblica di Berna suggerisce di mantenere la giusta distanza, in particolare se le lampade restano a lungo accese, come nel caso di quelle da scrivania o da comodino per la lettura.

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3 Aprile 2010 - Lu riu nel Parco di Rauccio

 In occasione dell'iniziativa "lu riu" di martedì 6 aprile del Comune di Lecce, il Centro di Educazione Ambientale WWF di Rauccio presente al primo piano dell'omonima masseria ha organizzato, oltre a delle qualificate presentazioni con audiovisivi degli aspetti più salienti della biodiversità del Parco di Rauccio e più in generale del Salento (dalle ore 10,00 alle ore 13,00), l'allestimento di un “sentiero natura” nei pressi dello stesso Centro con specie vegetali autoctone fornite dall'Orto Botanico dell'Università del Salento. Tale iniziativa, che si inquadra nel più ampio contesto dell’Anno Internazionale della Biodiversità che ricorre quest’anno, comprende anche dei laboratori condotti dai nostri attivisti che riguardano, tra l’altro, la messa a dimora di piante a cura dei bambini (prioritariamente) o dei visitatori che lo desiderano a condizione che sottoscrivano un “certificato di adozione”:

Accanto alle piante verranno collocati cartellini con il loro nome comune e scientifico e il nominativo dei bambini (o degli adulti) che le hanno “adottate”.

L'Associazione con i suoi attivisti e volontari vi aspetta al parco. Tanti auguri di Buona Pasqua.

 Guarda la nuova realtà virtuale realizzata per l'occasione in collaborazione con il sito lecce360

Visita la sezione dedicata al parco

 

29 Marzo 2010 - Puglia: stop della Consulta alla legge sulle rinnovabili - Bfotovoltaico_smartgridocciata dalla Corte Costituzionale la semplificazione degli iter autorizzativi prevista dalla R. Puglia

 Alcuni articoli della legge 21 ottobre 2008, n. 31 della Regione Puglia, recante “Norme in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili e per la riduzione di immissioni inquinanti e in materia ambientale”, sono incostituzionali.

Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con la sentenza n. 119 del 22 marzo 2010, emessa a seguito del ricorso presentato dal Tar di Bari e dal Governo italiano. La Legge regionale n. 31/2008, in deroga alle norme nazionali, aveva innalzato a 1 MW le soglie massime di potenza per la realizzazione di impianti di produzione d'energia da fonti rinnovabili, fissate invece dal Decreto Legge n. 387 del 2003 a 60 kW per l'eolico, 20kW per il fotovoltaico, 200 kW per la biomassa.

 In Puglia sufficiente la Dia

Il provvedimento regionale, sottolinea Italia Nostra, una delle associazioni che ha promosso i ricorsi al Tar e alla Consulta, “ha reso in questi ultimi mesi e giorni la nostra regione l'eldorado delle rinnovabili in Europa, il luogo dove poter accedere ai lauti finanziamenti pubblici collegati alla produzione delle eco-energie, in maniera rapidissima, abbattendo i necessari e doverosi controlli e cautele, e semplificando ai minimi termini gli iter autorizzativi. Si son potuti realizzare così impianti industriali veri e propri da fonte eolica, fotovoltaica e da biomasse, fino a potenze di 1MW (MegaWatt), con una semplice DIA, Dichiarazione di Inizio Attività, una sorta di auto-certificazione, presentata semplicemente al comune in cui si vuole realizzare l'impianto”.

 Stop della Consulta

Secondo la Corte Costituzionale, invece, “maggiori soglie di capacità di generazione e caratteristiche dei siti di installazione per i quali si procede con la disciplina della DIA possono essere individuate solo con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, d’intesa con la Conferenza unificata, senza che la Regione possa provvedervi autonomamente”.

La Dia non è quindi una procedura valida nel caso di impianti di grandi dimensioni. Per soglie superiori a quelle previste dalla Stato, per la validità della semplice DIA (tabella A del Decreto Legge n. 387 del 2003), la costruzione e l'esercizio degli impianti da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse, sono invece soggetti all'Autorizzazione Unica nel rispetto sempre delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico (art. 12, comma 3, del d.lgs. n. 387 del 2003).

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28 Marzo 2010 - CONCLUSA L’ORA DELLA TERRA WWF: “CENTINAIA DI MILIONI DI PERSONE HANNO PARTECIPATO” EARTH HOUR CITATA 74.6 MILIONI DI VOLTE SU GOOGLE IN 24 0RE
Si è chiusa stamattina alle 8.30 ore italiane, con lo spegnimento delle luci ad Apia, capitale delle Isole Samoa, la maratona mondiale per il clima – l’Ora della Terra - Earth Hour – organizzata dal WWF. Centinaia di milioni di persone in oltre 4.000 città di 126 paesi hanno aderito spegnendo le luci per un’ora intera dando un fortissimo segnale di interesse per il futuro del pianeta e un’adesione altrettanto forte a un’azione globale contro i cambiamenti climatici. Il WWF ringrazia tutti coloro che hanno partecipato in Italia: le centinaia di amministrazioni grazie alle quali i monumenti della Bell’Italia hanno regalato la suggestione di un’ora di buio, alle migliaia di cittadini, dai testimonial alle aziende.
A Roma si è spenta per la prima volta la Fontana di Trevi, a Firenze al suono della Pinoli Steet band si è spento Palazzo Vecchio, a Pisa la Torre e tutta la piazza dei Miracoli e grazie alla collaborazione di 18 amministrazioni comunali altri 18 tra palazzi e monumenti in tutta la Toscana. Da Nord a Sud si sono spenti il Castello Sforzesco e il Pirellone a Milano, la Mole Antonelliana a Torino, l’Acquario di Genova, , il Castello di Monteriggioni, il Planetario a Roma, Piazza Sant’Oronzo a Lecce, la Torre San Pancrazio a Cagliari, il Palazzo comunale di Palermo, la Valle dei Templi ad Agrigento e moltissimi altri.
“Nelle passate 24 ore centinaia di milioni di persone in tutto il mondo hanno fatto sentire la propria voce, spegnendo la luce. E’ un gesto semplice e simbolico, ma incredibilmente potente che mostra quanto l’umanità abbia a cuore il benessere dell’unico pianeta che ha a disposizione e l’azione contro il cambiamento climatico” ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente onorario del WWF Italia
Roma, 28 marzo 2010 - Ufficio Stampa WWF Italia 06 84497213, 377, 265, 463 – 02 83133233

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27 Marzo 2010 - ORA DELLA TERRA A LECCE SI SPEGNE PIAZZA S. ORONZO

L’ORA DELLA TERRA IL GIRO DEL MONDO A LUCI SPENTE IL WWF COINVOLGE IN UNA MARATONA PER IL CLIMA 125 PAESI, OLTRE 4.000 CITTA’ E 1274 ICONE MONDIALI SPENTE PER LA PRIMA VOLTA LA CITTA’ PROIBITA E LA FONTANA DI TREVI, LA TORRE PIU’ ALTA DEL MONDO A DUBAI E IL PONTE SUL BOSFORO UNA GRANDE ‘OLA PLANETARIA’ PER LA LOTTA CONTRO I CAMBIAMENTI CLIMATICI
Il conto alla rovescia per l’Ora della Terra - Earth Hour è agli sgoccioli e il numero di adesioni di città e monumenti continua a crescere: mancano poche ore all’inizio del ‘giro del mondo a luci spente’ che da sabato mattina (7.45 italiane) fino a domenica vedrà spegnersi città e monumenti di 125 paesi, oltre 4.000 città e ben 1274 icone mondiali, molte delle quali per la prima volta come la Città Proibita a Pechino, la Fontana di Trevi a Roma, la torre più alta del mondo, il Burj Khalifa a Dubai di oltre 800 metri e il Ponte sul Bosforo. L’Ora della Terra toccherà gli estremi del pianeta, la Davis Station in Antartico e la città di Longyearben, la più settentrionale. Tante le nazioni che partecipano all’evento per la prima volta come Madagascar, Kosovo, Nepal, Mongolia, Cambogia, Repubblica Ceca, Arabia Saudita, Paraguay, Ecuador. Si spegnerà anche il palazzo dell’ONU a New York e in tutti gli altri uffici del mondo.
Insieme ai monumenti più noti si spegneranno per un’ora, alle 20.30 di ciascun paese, anche scuole, uffici, alberghi ed edifici privati, tutti uniti in un gesto simbolico per richiamare l’attenzione sulla lotta ai cambiamenti climatici e sulla necessità di una svolta planetaria verso l’economia pulita ‘a basso consumo di carbonio’.
L’Earth Hour, partita da Sydney nel 2007 con il coinvolgimento dei suoi 2,2 milioni di abitanti, quest’anno è letteralmente esplosa. L’idea è quella di coinvolgere nello stesso giorno dell’anno e per un’ora quante più persone possibili ai capi opposti del mondo, unite in un simbolico ed eloquente messaggio: tagliare le emissioni inquinanti e agire per fermare i cambiamenti climatici.
L’ONDA NERA E ‘BENEFICA’ CHE AVVOLGERA’ IL MONDO
La maratona mondiale inizierà alle 20.30 locali (ovvero, le ore 7.45 italiane di sabato 27) nelle Isole Chatam in Nuova Zelanda per poi attraversare le isole Fiji, e l’intero arcipelago di Tuvalu (alle 9.30) luogo simbolo degli effetti del cambiamento climatico insieme alle isole Solomon. Alle 10.30 toccherà a Sidney (si spegneranno l’Opera House e altri monumenti) e in successione Nuova Guinea, Giappone dove il buio calerà sull’Hiroshima Peace Memorial (alle 12.30). Praticamente tutti gli stati dell’Asia saranno coinvolti tra cui Sud Corea (la N Tower), Cina (la Città Proibita a Pechino-alle 13.30), Malesia, Filippine, Taiwan e Taipei (con la torre Taipei 101 – 13.30), Vietnam, Cambogia, Indonesia, Kazakhstan (alle 15.30) , Bangladesh, Nepal (alle 15.45) India, Pakistan, Maldive, Emirati Arabi Uniti (con la torre più alta del mondo – alle 17.30).
L’ora della Terra attraverserà i confini africani alle 18.30 italiane in Madagascar e contemporaneamente in Tanzania, Israele, Kenia. In Russia si spegnerà Mosca ( alle 18.30) Kenia; Alle 19.30 toccherà all’Europa e la prima città del vecchio continente che si spegnerà sarà Atene (Statua di Alessandro Magno e la White tower alle 19.30) per poi proseguire in Romania. Alla stessa ora si spegneranno anche le piramidi in Egitto e la Table Mountain a Città del Capo in Sud Africa, Helsinki in Finlandia, Istanbul col Ponte sul Bosforo. Alle 20.30 sarà la volta dell’Italia con Roma (Fontana di Trevi e Planetario) e altre città e monumenti simbolo tra cui la Torre di Pisa e il Castello sforzesco a Milano. Alla stessa ora si spegneranno tutte le capitali europee: la Porta di Brandenburgo a Berlino, Belgrado, Bruxelles, Budapest, Copenaghen, Ljubliana, Madrid, Oslo, Parigi (la Tour Eiffel, l’Arco di Trionfo, il Louvre, Notre Dame), Podgorica in Montenegro, Praga, Pristina in Kosovo, Sarajevo, Stoccolma, Tirana, Vaduz, Vienna, Varsavia, Zagabria, Zurigo, La Valletta.
L’ora di buio proseguirà il giro in Irlanda (alle 21.30), Marocco, Scozia, Portogallo, Londra (London Eye e Piccadilly Circus, la Tower Bridge, Buckingham Palace e il Numero 10 di Downing Street, residenza del Primo Ministro) e Isole Faroe, per poi ‘atterrare’ sulle coste del Sudamerica. All’alba di domenica (ore 24.30 italiane) sarà la volta del Paraguay, Argentina, Bermuda, Uruguay, Brasile (Rio de Janeiro col Cristo redentore e altri monumenti), Chile e poi Groenlandia; Alle 2.30 ora italiana si spegnerà l’Empire State Building e il Palazzo dell’ONU ai New York insieme ad altre città del Centro e Sudamerica, Toronto (con la CN Tower); alle 5.30 italiane sarà la volta di Las Vegas (Golden Gate Bridge e molti altri edifici), il Monte Rushmore e Vancouver. Chiuderà l’evento alle 8.30 di domenica 28, ora italiana la città di Apia, al confine con la ‘Date Line’, nelle Isole Samoa.
L’ORA DELLA TERRA IN ITALIA
Anche l’Italia, sarà protagonista con uno dei monumenti più rappresentativi, la Fontana di Trevi, che per la prima volta partecipa all’evento, accanto a decine di grandi città e piccoli comuni italiani. Considerata la fontana più famosa del mondo questo monumento è un capolavoro classico/barocco, meta ogni anno di milioni di turisti che vengono ad ammirarla da ogni parte del mondo ed è stata protagonista nel Cinema nella celebre scena del film La Dolce Vita di Federico Fellini,
Ed è proprio il mondo del cinema che accompagnerà il WWF nell’evento romano: accanto ai volontari del WWF e al Presidente onorario Fulco Pratesi, ci sarà Ricky Tognazzi, attore e regista e figlio d’arte. Accanto ad un grande interruttore posto davanti alla Fontana i due personaggi spegneranno le luci della Fontana che per un’ora sarà protagonista con il suono delle sue acque mentre gli esperti del Planetario aiuteranno il pubblico a conoscere meglio le costellazioni con un lezione ‘ a cielo aperto’ dedicata. Infatti, anche il Planetario di Roma si spegnerà per un’ora. Verrà così lanciato dalla ‘città eterna’ un messaggio di speranza al mondo intero.
Oltre 120 tra piccoli e grandi comuni quelli che hanno aderito con alcuni dei simboli dell’arte e dell’architettura: la Mole Antonelliana a Torino, il castello Sforzesco a Milano, il castello Visconteo a Trezzo sull’Adda, il Palazzo Vecchio a Firenze, la Torre di Pisa e tutta la Piazza dei Miracoli, il Castello di Monteriggioni , Piazza Sant’Oronzo a Lecce, la Torre San Pancrazio a Cagliari e il Palazzo comunale di Palermo, la Valle dei Templi ad Agrigento e perfino l’Acquario di Genova. Non mancano iniziative ‘speciali’ come quella organizzata dal WWF di Livorno che ha coinvolto tutti i locali del centro della città per un suggestivo aperitivo a lume di candela o le visite ‘notturne in oltre 10 Oasi WWF come quella di Burano, sempre in Toscana e di Pian Sant’Angelo, vicino Roma, per conoscere meglio il ‘popolo della notte’ come gufi, civette, anfibi , farfalle notturne. Per conoscere i programmi delle serate di buio nella natura WWF: http://www.wwf.it/oradellaterra/news_scheda.aspx?idnews=23988
TESTIMONI NEL MONDO
Un video messaggio del Nobel per la Pace Desmond Tutu ha accompagnato quest’anno l’invito a partecipare a Earth Hour a dimostrazione che le questioni del clima riguardano non solo l’ambiente ma soprattutto la stabilità e la sicurezza di tutti i popoli della terra. Anche il Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon ha inviato un messaggio di adesione: “I cambiamenti climatici rappresentano un problema che ci riguarda tutti. Questo è l’Anno Internazionale della Biodiversità. Nonostante gli impegni presi per rallentare il tasso di estinzione entro il 2010 le specie della terra, gli ecosistemi da cui dipendiamo per la nostra sopravvivenza, lo sviluppo economico e il benessere continuano a declinare. I cambiamenti climatici ne sono una delle principali cause. Le soluzioni sono nelle nostre mani e possono essere messe in atto da individui, comunità, mondo degli affari e governi di tutto il pianeta”.
Anche alcune first ladies hanno appoggiato Earth Hour: Helen Clark, premier della Nuova Zelanda, Pilar Nores de Garcia del Perù e la Principessa della Cambogia, Sita Norodom. Non mancano testimonial internazionali tra cui la modella Gisele Bundchen e il suo fidanzato Tom Brady, campione di football americano nella NFL. Anche la squadra di calcio del Real Madrid aderisce all’evento spegnendo il proprio campo di gioco, lo Stadio del Santiago Bernabeu. Insieme alla squadra del Real Madrid anche quella del Valencia accanto al regista Pedro Almodovar. Anche l’Allianz Arena a Monaco di Baviera, con il sostegno della squadra del Bayern Monaco, si spegnerà per un’ora. E sempre nel mondo dello sport ha confermato anche quest’anno il sostegno all’Ora della Terra il Capitano della Roma, Francesco Totti con un messaggio speciale sul suo sito ufficiale.

Roma, 26 marzo 2010 - Ufficio Stampa WWF Italia 06 84497213, 377, 265, 463 – 02 83133233

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22 Marzo 2010 - Niente Dia per installare pannelli solari  fotovoltaico_incentivivenetoIl DL incentivi liberalizza l'installazione dei pannelli fotovoltaici o termici senza serbatoio sulle case.

Via l'obbligo della presentazione della Dia (denuncia di inizio attività) per l'installazione, sugli edifici al di fuori della zona A (centri storici), di impianti solari fotovoltaici o termici, senza serbatoio di accumulo esterno.

Lo prevede il decreto legge sugli incentivi ai settori industriali in crisi, varato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento liberalizza così l'installazione dei pannelli solari sugli edifici residenziali, uniformando e snellendo le procedure. In precedenza, la Dia doveva essere presentata all'ufficio tecnico del Comune insieme alla firma del responsabile del progetto, al nominativo dell'azienda incaricata e al Durc (documento unico di regolarità contributiva). Per l'inizio dei lavori valeva il silenzio-assenso: per opporsi il Comune aveva 30 giorni di tempo.

 D.Lgs 115/2008
Va tuttavia ricordato che, sebbene per un numero più ristretto di casi, il
D.Lgs 115/2008 aveva già eliminato l'obbligo della Dia “per impianti solari termici o fotovoltaici aderenti o integrati nei tetti degli edifici con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda e i cui componenti non modificano la sagoma degli edifici stessi”. Regolamenti di questo tipo, inoltre, sono già stati adottati da alcune Regioni.

 Manutenzioni straordinarie senza DIA
Oltre all'installazione dei pannelli solari, il decreto legge toglie l'obbligo della Dia anche per tutta una serie di altre attività edilizie, e in primo luogo per gli
interventi di manutenzione straordinaria, a condizione che “non riguardino le parti strutturali dell'edificio, non comportino aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino incremento dei parametri urbanistici”. Questa norma è criticata da Legambiente: “avrà come unico effetto di incrementare il lavoro nero e aumentare i contenziosi condominiali – sostiene Edoardo Zanchini, responsabile energia e urbanistica di Legambiente - Ma non solo: chi abita in un palazzo, infatti, non potrà sapere nulla dei lavori che si stanno facendo al piano di sotto o nell’appartamento accanto, né avere alcuna certezza che veramente non si stiano toccando parti strutturali dell’edificio, visto che a garantire sarà semplicemente il proprietario di casa”. Per l'associazione ambientalista è assurdo consentire a chiunque di iniziare lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria nella propria casa senza un progetto, senza informare il Comune, senza un’impresa che si assuma la responsabilità dei lavori. “Invece di introdurre finalmente il libretto del fabbricato – aggiunge Zanchini - per avere certezza della statica e manutenzione dell’edificio, di spingere sulla riqualificazione statica e energetica
, di coinvolgere in questa direzione architetti, ingegneri, imprese, con questo provvedimento si introduce una deregulation dannosa per il settore e pericolosissima per la sicurezza degli edifici”.

Legambiente chiede pertanto alle Regioni di impedire l’attuazione di questo decreto legge nei propri territori, lasciando l’obbligo della Dia per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria; e di favorire il recupero edilizio con semplificazioni vere per tutti gli interventi di messa in sicurezza e di miglioramento energetico.

 Critiche al bonus per le eco-case
Anche il bonus fino a 7mila euro per l'acquisto di case ad alta efficienza energetica, previsto nel provvedimento approvato dal Governo, non entusiasma Legambiente: “Come segnale per il settore, sarebbe stato meglio impegnarsi nel
prorogare gli incentivi del 55% per il risparmio energetico e il solare termico
, che scadono nel 2010. Uno sconto di qualche migliaio di euro per acquistare una casa ha, infatti, pochissimo senso, soprattutto se si considera che gli edifici con queste caratteristiche sono rarissimi”.

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22 Marzo 2010 - Commissione UE: ‘il nucleare non è una fonte rinnovabile’ - Per raggiungere l’obiettivo del 17% da rinnovabili entro il 2020, l’Italia dovrà importare energia solare o eolica

di Rossella Calabrese del 22/03/2010

 Per raggiungere l’obiettivo europeo del 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020, l’Italia sarà costretta a comprare dall’estero energia da fonte solare o eolica. E non potrà contare sul nucleare, dal momento che non è considerato una fonte rinnovabile.

 È quanto emerge dalle prime previsioni sul raggiungimento del target europeo del 20% di energia da fonti verdi entro il 2020, uno dei tre pilastri della strategia Ue contro il cambiamento climatico, insieme all’obbligo di ridurre del 20% le emissioni di CO2 e di aumentare del 20% l’efficienza energetica entro il 2020.
 “Le prime stime ci confermano che la Ue nel suo insieme riuscirà a raggiungere, e perfino a superare, l’obiettivo del 20%: è un segnale molto positivo che dimostra quanto gli Stati membri prendano sul serio la politica a favore della rinnovabili”, ha detto Marlene Holzner, portavoce del commissario Ue all’energia Gunther Oettinger, come riportato dall’ANSA.
 Secondo i calcoli della commissione Ue, con la tendenza attuale, i 27 Stati membri arriveranno al 2020 con il 20,3% di energia da fonti rinnovabili (sole, vento, biofuel e biomasse). Dodici Stati (comprese Francia e Gran Bretagna) prevedono sia sufficiente la propria produzione nazionale di rinnovabili, mentre altri dieci saranno in grado di oltrepassare il loro target nazionale: tra questi, la Spagna dovrebbe ‘sforare’ il 20% previsto, raggiungendo il 22,7% e la Germania arriverà al 18,7%, contro il 18% prefissato; l’Austria potrebbe addirittura arrivare al 34%.
 Tra i Paesi che hanno, invece,
ipotizzato un deficit di rinnovabili da coprire con le importazioni, anche da paesi terzi, l’Italia è quella che ha il gap maggiore: 1,17 Mtep su circa 2 in totale. Per questo motivo, insieme a Belgio, Lussemburgo, Danimarca e Malta, dovremo acquistare energia verde da partner o da Paesi terzi (il nostro Paese ha indicato Albania, Croazia, Montenegro, Svizzera e Tunisia).
Nel conteggio delle energie verdi non è calcolato il
nucleare: “Non lo consideriamo una fonte rinnovabile”, ha precisato la Holzner. “La politica della Commissione non è cambiata”, e continua a considerare fonti rinnovabili solo quelle derivanti da sole, vento, biofuel e biomasse.
 “Senza un adeguato sistema di incentivi alla produzione di energia da fonti rinnovabili e all’utilizzo di energia verde per il riscaldamento residenziale e industriale, sarà davvero difficile per l'Italia raggiungere gli obiettivi del 2020, cioè il traguardo del 17% di produzione di energia rinnovabile. Attualmente, l'energia rinnovabile copre appena il 7% dei consumi energetici totali italiani.” Lo ha detto pochi giorni fa alla Reuters, a Milano, Costantino Lato, responsabile dell’unità ingegneria della direzione operativa del Gse.
 “La direttiva consente il trasferimento o l’importazione da altri Paesi”, ha spiegato la Holzner. “L’Italia ci ha detto che non ce la può fare da sola, pertanto è autorizzata a comprare energia rinnovabile, ad esempio dalla Germania, che registra un surplus”. Il raggiungimento del target sull’energia da fonti rinnovabili è diverso per ciascuno Stato, ma è vincolante per tutti. “Se qualcuno non lo rispetterà - ha ricordato la portavoce - scatterà il ricorso alla Corte di giustizia”. La Commissione Ue non ha competenze sul ‘mix energetico’ e quindi non interferisce con le scelte di ciascuno Stato membro.    Entro il 30 giugno 2010 Ciascuno Stato membro dovrà presentare alla Commissione il piano d’azione nazionale che illustri la strategia scelta per raggiungere gli obiettivi del 2020. La Commissione vigilerà sull’attuazione dei piani nazionali, e potrà, se necessario, ricorrere alle procedure d’infrazione contro i Paesi inadempienti.
FONTE. Edilportale

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15 Marzo 2010 - UE: l'Italia deve importare energia “green” commissione_europea

Ma secondo il Presidente dell'associazione Energie Future non conviene acquistare energia dall'estero per rispettare gli impegni internazionali

Secondo il rapporto della Commissione Europea sulle previsioni dei Paesi membri in fatto di mitigazione del cambiamento climatico, l'Italia non riuscirà a centrare gli obiettivi della Direttiva Europea e a produrre il 17% di energia rinnovabile entro il 2020. Dovrà per forza acquistare quote di energia rinnovabile da altri Paesi.
Il parere di Asso Energie Future
Il presidente di Asso Energie Future, Massimo Daniele Sapienza, non è però di questo avviso: “è impensabile comprare all'estero l'elettricità verde, quando l'Italia può produrne in abbondanza e addirittura esportarne in altri Paesi”. Secondo le ricerche effettuate dall'associazione, il settore rinnovabili italiano occupa 15.000 lavoratori e vanta 16 miliardi di euro di investimenti privati che hanno permesso di raggiungere i 6 GW di potenza installata.
I costi dell'import
Secondo Asso Energie Future, lo sviluppo di una filiera porterebbe l'occupazione a 200.000 posti di lavoro entro il 2020. Il Governo invece continua ad acquistare energia dall'estero per oltre 4 milioni di tonnellate di petrolio che equivalgono a 32GW di potenza installata da solare e eolico. Una simile quantità di impianti in Italia permetterebbe la formazione di ben più di 200.000 posti di lavoro e si eviterebbe la spesa di importazione di 1,3 miliardi di euro a carico dei consumatori finali.
La conclusione di Sapienza è stata: “è inutile impegnare tante risorse per liberarsi dalla dipendenza dall'estero, se poi andiamo a comprare fuori dai confini il minimo indispensabile per rispettare i nostri impegni internazionali. È in gioco la sicurezza e l'autonomia energetica del Paese”.

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12 Marzo 2010 - Sviluppo del verde urbano: ok al disegno di legge verdeurbano 

Primo ok del Governo al provvedimento. Obbligo per i Comuni di piantare un albero per ogni nato. Il Consiglio dei Ministri di oggi ha approvato in via preliminare, su proposta del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, un disegno di legge per la promozione degli spazi verdi urbani e la “cultura del verde”.

Quattro i campi sui quali interviene il Ddl, che dovrà ora essere sottoposto al parere della Conferenza Stato-Regioni. In primo luogo, spiega il ministro Prestigiacomo, “viene istituita la 'Giornata nazionale degli alberi' che si svolgerà ogni anno il 21 novembre e che sostituisce la 'Festa degli Alberi', ormai desueta. Nella 'Giornata Nazionale degli Alberi' le istituzioni scolastiche cureranno, in collaborazione con i Comuni e con il Corpo forestale dello Stato, la messa a dimora di piantine, con particolare riferimento alle varietà tradizionali dell’ambiente italiano e preferibilmente di provenienza locale. Ogni anno la Giornata nazionale degli alberi sia intitolata ad uno specifico tema di rilevante valore etico, culturale e sociale”.

 Un albero piantato per ogni nato
Inoltre, aggiunge il ministro, “il decreto punta a rendere effettivo per i Comuni l’
obbligo di piantare un albero per ogni nato
modificando la normativa vigente e rendendola più cogente per i sindaci. In particolare si abbreviano i tempi per la messa a dimora dell’albero portandoli da 12 mesi a 30 giorni. Analogamente si stabilisce che entro 30 giorni dalla nascita del neonato il Comune informi la famiglia sul luogo esatto in cui l’albero è stato piantato. Si impone quindi ai Comuni di effettuare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge un censimento degli alberi piantati nelle aree pubbliche. Due mesi prima del termine del mandato il sindaco dovrà rendere pubblico il 'bilancio arboricolo' del Comune, evidenziando il rapporto fra gli alberi piantati all’inizio ed alla fine del ciclo amministrativo”.

 Esenzione dalla Tosap
Un altro intervento previsto dal decreto introduce una
ipotesi di esenzione dalla TOSAP
(Tassa occupazione suolo pubblico) per le aiuole realizzate o da realizzare in spazi adiacenti i pubblici esercizi. L’intervento si rende necessario a fronte di interventi giurisdizionali che avevano assimilato le aiuole realizzate dai privati al suolo pubblico occupato a fini commerciali assoggettandole alla TOSAP.

 Sponsorizzazione
Il decreto, infine, interviene sulla legge che disciplina i
contratti di sponsorizzazione per le amministrazioni pubbliche
: fra le iniziative che possono essere sponsorizzate potranno rientrare quelle finalizzate a favorire l’assorbimento delle emissioni di anidride carbonica dall’atmosfera tramite l’incremento e la valorizzazione del patrimonio arboreo delle città.

“Gli alberi – sottolinea Prestigiacomo – non sono solo essenziali elementi di 'arredo' ecologico per le nostre città ma anche grandi fornitori di 'servizi ambientali'. Infatti un singolo albero è in grado di fornire abbastanza ossigeno per 10 persone e di assorbire, a seconda delle dimensioni, da 7 a 12 chilogrammi di emissioni di CO2 all’anno. Inoltre, gli alberi riducono l’inquinamento acustico e possono farci risparmiare sino al 10 % del consumo energetico”.

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11 marzo 2010 -  …e ntisi le ranocchiole cantare… Sabato 13 marzo  dalle 19e30  a Le Cesine una serata dedicata a rane, rospi e raganelle, tra pizzica e pittule.

 Nell'anno della biodiversità Le Cesine danno il via ad una serie di percorsi dedicati alla conoscenza ed alla scoperta delle numerose varietà di forme viventi che popolano le terre e le acque della Riserva.

Questa prima esperienza è dedicata agli anfibi, animali così spesso sottovalutati, ma, che riservano interessanti aspetti e che ricoprono ruoli fondamentali negli ecosistemi ed è organizzata in collaborazione con la Coop. Seges.

 Partendo da un verso famoso di una canzone , Lu rusciu de lu mare, in cui sono proprio le rane ad essere padroni di una nottata vicino le Paludi, si farà un viaggio per conoscere questa specie animale. Anfibi come indicatori di cambiamenti climatici, come ad esempio l’anticipo della riproduzione e della stessa deposizione delle uova, un indicatore sensibile ed efficace, oltre che protagonista di racconti e leggende. Anfibi sottoposte ad un processo di estinzione per una serie di motivi, come l’impatto del traffico stradale.La sede stradale non è l’unica minaccia per questi Anfibi. La conduzione agricola intensiva dei terreni prospicienti i laghi, i prelievi idrici illeciti, l’abbandono di rifiuti, gli incendi estivi, l’introduzione di specie alloctone e quant’altro, si ripercuotono in modo drastico sul delicato ecosistema de Le Cesine, gravando  in particolar modo sulla stabilità di specie particolarmente sensibili come gli Anfibi.

 Il problema di fondo è che l’uomo  crede ancora di essere al di sopra di tutto, di poter “controllare l’incontrollabile”, ignorando che  l’estinzione di una specie si ripercuote inevitabilmente sulla stabilità dell’ecosistema di cui questa fa parte e che lo sconvolgimento degli ecosistemi mette a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza. Ogni anno migliaia di specie scompaiono per causa nostra, la perdita di biodiversità è una delle maggiori tragedie scaturite dal moderno rapporto uomo-natura. Siamo arrivati molto tempo dopo, con arroganza abbiamo occupato i loro territori, relegandoli in angoli sempre piùpiccolii,  abbiamo avvelenato i loro habitat,  abbiamo bloccato le  loro vie di spostamento con barriere insormontabili,  li abbiamo costretti a condividere i loro habitat con pericolosi animali esotici. Non  pensate che siamo in debito con loro?

La serata, dopo un giro a cercare anfibi, anche tra miti e leggende, tra letture e racconti, continuerà presso la Masseria Le Cesine con “pittule e mieru” alla riscoperta delle tradizioni culinarie salentine che culmineranno con la danze e la pizzica dei Lingatere e la voce di Rachele Andrioli.

Info e prenotazioni al 329.8315714 o www.riservalecesine.it

 Vernole (Masseria Cesine),11 marzo 2010

Info Comunicato: 348.7203061   c.annicchiarico@wwf.it

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Nucleare: in
 Gazzetta il decreto per la costruzione delle centrali

10 Marzo 2010 - Nucleare: in Gazzetta il decreto per la costruzione delle centrali - Il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola: al via entro il 2013 i lavori per la realizzazione del primo impianto

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo n. 31 del 15 febbraio 2010 che disciplina la costruzione delle centrali nucleari nel territorio italiano.

Norme correlate

Decreto Legislativo 15/02/ 2010 n. 31

Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti ..

Legge dello Stato 23/07/ 2009 n. 99

Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonche' in materia di energia ..

Il provvedimento, che entrerà in vigore il 23 marzo prossimo, detta le regole per la localizzazione, la realizzazione e l’esercizio delle centrali nucleari e dei depositi delle scorie radioattive, per le misure compensative e le campagne informative al pubblico.
 Due giorni fa, da Parigi, dove ha partecipato alla conferenza internazionale sull’accesso al nucleare civile, il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola ha dichiarato che “il programma nucleare italiano procede nei tempi previsti. Il Governo sta creando le condizioni necessarie affinchè le imprese possano avviare i lavori per la costruzione della prima centrale nucleare entro il 2013”.
 “L’energia nucleare rappresenta una fonte energetica disponibile su vasta scala e competitiva, che consente ai Paesi di diversificare gli approvvigionamenti energetici e di contenere la dipendenza dai combustibili fossili, i cui prezzi sono instabili e poco prevedibili. Il nostro obiettivo di lungo periodo - ha concluso il Ministro - è il riequilibro del sistema di generazione elettrica: puntiamo, infatti, ad un mix composto dal 25% di nucleare, 25% di fonti rinnovabili, 50% di combustibili fossili”.
 Il Dlgs 31/2010 stabilisce che per la costruzione e la messa in esercizio delle centrali atomiche è necessaria un’autorizzazione unica rilasciata all’operatore dal Ministro dello Sviluppo Economico, d’intesa con la Conferenza Unificata e di concerto con gli altri Ministri, e definisce i requisiti degli operatori che eserciteranno l’attività nucleare, e la procedura che essi devono seguire per presentare i progetti per lo sviluppo di impianti.
 Entro tre mesi dall’entrata in vigore del decreto (quindi entro il 23 giugno 2010) dovrà essere messo a punto un documento programmatico contenente gli obiettivi strategici in materia nucleare, l’indicazione della potenza complessiva delle centrali e i tempi di costruzione e messa in esercizio.
 Entro fine luglio 2010, l’Agenzia per la sicurezza nucleare (ASN), con il contributo di IPSRA, ENEA e delle Università, proporrà i parametri esplicativi dei criteri tecnici per individuare le aree idonee alla localizzazione delle centrali; un mese dopo (fine agosto 2010) il Ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con gli altri Ministeri (Ambiente, Infrastrutture, Beni culturali), sulla base della proposta dell’ASN, definirà i criteri per la localizzazione degli impianti e li renderà noti attraverso i siti web dei Ministeri e i quotidiani per avviare una fase di consultazione pubblica che durerà due mesi (fine ottobre 2010). Trenta giorni dopo il termine della consultazione (fine novembre 2010) sarà emanato il decreto con i parametri definitivi utili ad individuare le aree nella quali localizzare le centrali.
 Tali parametri, insieme con la strategia nucleare, saranno sottoposti a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Gli esiti della VAS comporteranno l’adeguamento della Strategia nucleare. Entro tre mesi dalla pubblicazione degli adeguamenti della Strategia nucleare, gli operatori potranno avviare il procedimento di autorizzazione unica, presentando al MSE l’istanza di certificazione del sito sul quale intendono insediare la centrale atomica. L’istanza dovrà contenere l’indicazione puntuale del sito, il progetto preliminare dell’impianto, le indagine tecniche, la valutazione di sicurezza e degli effetti ambientali, ecc.
 A questo punto entrano in gioco le Regioni, le quali dovranno esprimersi sui progetti, secondo una procedura e una tempistica molto articolata (artt. 11 e 12 del Dlgs 31/2010), al termine della quale l’operatore potrà richiedere l’autorizzazione unica, contenente il progetto definitivo della centrale, lo studio di impatto ambientale, il modello operativo per la gestione e lo studio di disattivazione dell’impianto. Al termine di una complessa procedura, sarà rilasciata l’autorizzazione unica.
 Gli articoli successivi illustrano gli obblighi e le responsabilità degli operatori titolari dell’autorizzazione che riguardano, oltre alle centrali, anche i depositi dei rifiuti radioattivi.
 Alla disattivazione degli impianti provvederà la Sogin SpA, la società con unico socio il ministero dell'Economia e delle Finanze, con risorse provenienti dal Fondo per il decommissioning alimentato dagli operatori che hanno gestito le centrali.
 Ai cittadini residenti, agli enti locali e alle imprese operanti nei territori circostanti alle centrali saranno riconosciuti benefici economici a carico dell’operatore che ottiene l’autorizzazioneunica: - dall’inizio dei lavori ammonterà a 3.000 euro/MW all’anno, fino a 1.600 MW realizzati nel sito, più un incremento del 20% per l’eventuale potenza eccedente installata; - dall’entrata in esercizio sarà corrisposto ogni trimestre un beneficio di 0,4 euro/MWh di energia prodotta e immessa in rete.
 Il 10% dei benefici relativi al periodo di costruzione dell’impianto è destinato alla/e Provincia/e, il 55% al Comune nel quale sorge la centrale e il 35% ai Comuni ricadenti in un’area di 20 km intorno alla centrale (o 10 km per gli impianti di produzione di combustibile nucleare). Quest’ultimo 35% è suddiviso tra i Comuni in base alla superficie e alla popolazione residente. I benefici alle persone e alle imprese saranno corrisposti attraverso la riduzione della spesa energetica e di Tarsu, Irpef, Ires e Ici.
 
È, infine, prevista la realizzazione di un Deposito nazionale per lo smaltimento definitivo delle scorie radioattive e di un Parco tecnologico.

FONTE: Edilportale/normativa

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Marzo 2010 - Nel residenziale spreco energetico da 8 mld di euro l'anno

dispersione_termica.jpgNel settore residenziale il costo annuo dello spreco energetico è di oltre 8 miliardi di euro, l’equivalente di una finanziaria, che si ripete puntualmente ogni anno. Lo rivela il VI rapporto annuale “Strategie e scelte quotidiane per la sicurezza energetica”, realizzato dal Consiglio nazionale dei periti industriali (Cnpi) in collaborazione con il Censis e presentato a Roma. Per Giuseppe Jogna, presidente del Cnpi, “questa tassa da nessuno voluta, ma da tutti pagata, potrebbe essere drasticamente ridotta se finalmente si adottassero procedure accurate per la progettazione delle opere, per i collaudi e per la diagnosi e la certificazione energetica degli edifici”. È necessario quindi un deciso cambio di mentalità: “La normativa regolamentare sul risparmio energetico – aggiunge Jogna - negli ultimi anni ha trascurato completamente il ruolo della diagnosi energetica e ha sottovalutato l’importanza della progettazione esperta. Stupisce allora la tranquillità di fronte a questi sprechi e le grandi preoccupazioni manifestati per i presunti costi di progettazione. Forse qualcuno dimentica che il costo della qualità è enormemente inferiore al costo degli sprechi”.

Secondo l'indagine, commissionata dal Cnpi al Censis, nel breve periodo occorre intervenire sul risparmio energetico realizzato attraverso l’attribuzione di maggiore efficienza agli impianti esistenti. Il Censis, sulla base di dati forniti dai periti industriali, stima che un immobile di 100 mq, che all’acquisto presenti un impianto energetico tradizionale, quindi ricadente nella classificazione tradizionale E/D, adottando un impianto di classe B/A, aumenterebbe il suo valore del 20%. Se poi venissero effettuati in tale immobile interventi estesi e radicali di risparmio energetico, fino a prefigurare un consumo energetico nullo, il valore potrebbe aumentare del 50%. Secondo uno studio effettuato dall’Enea, gli effetti di un intervento sul 35% del patrimonio edilizio costituito da uffici direzionali e scuole, sarebbero 150.000 nuovi posti di lavoro nella sola fase di cantiere e un impatto complessivo sull’economia di circa 28 mld di euro, mentre, a fronte di un investimento di circa 8 mld di euro, si otterrebbe un risparmio annuo sulla bolletta petrolifera di circa 450 mln di euro.
Quanto alle fonti rinnovabili (idrico, eolico, solare, geotermica, biomasse) l'indagine Cnpi-Censis evidenzia come nel quinquennio 2003-2007 la loro produzione lorda è cresciuta del 3% e il consumo legato a fonti rinnovabili è salito del 10%. Solo il 14,2% della produzione di energia elettrica deriva dalle rinnovabili, il 13,6% dall'importazione netta e 72,2% dalla produzione tradizionale. Oltre ai dati negativi, il rapporto evidenzia anche l'esistenza di margini di miglioramento rispetto agli sprechi energetici: gli italiani e i giovani dai 18 ai 30 anni mostrano di essere abbastanza responsabili nei loro comportamenti che hanno un riflesso diretto o indiretto negli sprechi di energia. L'uso di materiali riciclati (72,4%), la raccolta differenziata dei rifiuti (85,2%), l'uso della doccia piuttosto che del bagno in vasca (69,3%) sono solo alcuni esempi di consapevolezza energetica dei giovani italiani, che assumono sotto questo profilo comportamenti del tutto virtuosi. (Fonte: www.energymanager.net)

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3 Marzo 2010 - Idrogeno da fonti rinnovabili: arriva la firma del protocollo di intesa tra Regione Puglia -Fondazione H2U, l’ Università dell’Idrogeno      

La sperimentazione sarà finalizzata alla costruzione e messa in esercizio della rete pugliese di distributori ad idrogeno e miscela metano-idrogeno. Giovedì 4 Marzo alle ore 12 e 30, presso la Presidenza della Regione Puglia (Lungomare Nazario Sauro, 33 Bari), verrà sottoscritto un Protocollo d’Intesa tra Regione Puglia e Fondazione “H2U The Hydrogen University di Monopoli”, per la sperimentazione e la realizzazione in Puglia di progetti legati all’utilizzo di idrogeno prodotto da fonti rinnovabili, così come previsto da una delibera approvata dalla Giunta Regionale il 10 Febbraio scorso.
A porre la firma al documento saranno il Presidente della Regione Puglia e il Presidente della Fondazione Nicola Conenna. Il protocollo, della durata di tre anni, prevede la realizzazione, da parte della Fondazione “H2U The Hydrogen University, di un “Master Plan dell’economia dell’idrogeno in Puglia” e l’organizzazione annuale di una “Conferenza Internazionale Euromediterranea sulla mobilità a idrogeno” e più in generale sull’economia dell’idrogeno.
 La sperimentazione sarà finalizzata alla costruzione e messa in esercizio della rete pugliese di distributori ad idrogeno e miscela metano-idrogeno, a partire dalle aree ad elevato rischio di crisi industriale, come Brindisi e Taranto, e dall’area metropolitana del capoluogo regionale Bari. “Il protocollo d’intesa con la Regione Puglia- dichiara il presidente della Fondazione “H2U The Hydrogen University di Monopoli Nicola Conenna - pone le basi per la sperimentazione dell’economia dell’idrogeno nella regione in anteprima mondiale, in un delicato momento in cui la Conferenza di Copenhagen mostra il suo totale fallimento con le dimissioni del Direttore ONU Yvo de Boer, responsabile per il clima, e in Italia in centinaia di Comuni la nocività da emissioni veicolari suggerisce misure drastiche di limitazione del traffico automobilistico. La Regione Puglia con questo accordo mostra di voler puntare sullo sviluppo di tecnologie innovative ad emissioni zero. E’ il nostro obiettivo ed inizieremo subito il lavoro coinvolgendo le Università pugliesi e il sistema delle imprese”. (fonte: www.sudnews.it)

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1 Marzo 2010 - Anche la Puglia al Tavolo Nazionale per l’Idrogenoidrogeno_ricerca. Primo incontro in Italia per definire una strategia di utilizzo dell'idrogeno a costi sostenibili.

Giovedì scorso (25febbr2010), in seguito a un accordo raggiunto a margine di un incontro tra la Regione Abruzzo, i rappresentanti di HyRamp (Associazione di Comuni e Regioni Europee per l'idrogeno), di 7 regioni italiane e 4 Stati europei e del Ministero per lo Sviluppo Economico, è stato costituito il Tavolo nazionale sull'Idrogeno.

Il suo obiettivo è portare avanti il progetto per l'utilizzo dell'idrogeno nella mobilità urbana. Si tratta di un accordo di Programma che ha seguito un percorso di concertazione e confronto tra i diversi soggetti pubblici e privati, grazie al quale è stata focalizzata l'attenzione sulle criticità e sugli ostacoli reali che impediscono, in tempi brevi, alla filiera idrogeno nella mobilità di decollare, in particolare per quanto riguarda le procedure di omologazione, i collaudi, la rete di distribuzione, e soprattutto la normativa ad hoc da predisporre.

 Miscela idrogeno-metano
Giovedì si è tenuto il primo incontro pubblico in Abruzzo e il primo in Italia, per condividere una strategia per lo start up dell'idrogeno a costi sostenibili, che consenta di utilizzare questo prezioso elemento chimico in modo efficace ed efficiente. La Regione Abruzzo (uno dei soci fondatori di HyRamp, sorta nel 2007, ed oggi con una precisa competenza sulla materia delegatagli dalla Commissione Europea) è d'accordo con la maggior parte delle regioni presenti al Tavolo tecnico - Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Veneto, Piemonte, Lombardia, Marche - su un primo esempio di applicazione che prevede la miscela idrogeno-metano, quest'ultimo già molto distribuito in Italia.

 I vantaggi
I vantaggi sarebbero notevoli: all'azzeramento dell'inquinamento, in quanto si emetterebbero vapori di acqua pura, al miglioramento delle prestazioni del motore delle macchine. Già si dispone di macchine-prova a miscela idrogeno-metano – ha sottolineato il rappresentante della Regione Lombardia - e i costi di trasformazione delle macchine sarebbero bassi. (fonte: Casa&Clima www.casaeclima.com )

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26 Febbraio 2010 - UE: ottime previsioni in vista del 2020. europaGli obiettivi del 20-20-20 sono praticamente cosa fatta per 21 Stati Membri, Italia esclusa.

L'Unione Europea raggiungerà l'obiettivo del 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Secondo un'analisi dell'European Wind Energy Association (EWEA), 21 Stati membri sono già sulla buona strada per centrare l'obiettivo e 13 di questi dovrebbero addirittura superarlo di un poco. Solo sei non riusciranno a raggiungerlo, anche se due di questi assicurano che, con le nuove iniziative nazionali in programma, dovrebbero recuperare lo svantaggio. Nessuno dei sei, comunque, si aspetta di rimanere oltre l'1%- al di sotto del loro obiettivo.
Spagna a testa alta, Italia fanalino di coda
In prima fila c'è la Spagna che pensa di poter raggiungere il 22,7% (+2,7%) da rinnovabili entro il 2020. A seguire vengono Germania, con un +0,7% sul proprio target, oltre a Estonia, Grecia, Irlanda, Polonia, Slovacchia e Svezia, le quali dovrebbero tutte superare i propri obiettivi. Tra quelli che invece non raggiungeranno la soglia del 20% c'è anche l'Italia, insieme a Belgio, Lussemburgo, Malta, Bulgaria e Danimarca. Addirittura l'Italia è quella con la probabilità più bassa di centrare l'obiettivo, ma n
essuno di questi sei si aspetta di essere oltre l'1% l di sotto della loro soglia.
Cambio di rotta
“L'Europa ha assistito a un cambiamento di rotta, dalla direttiva sulle energie rinnovabili 2008 si è concordato, come molti paesi trovino difficile raggiungere le loro quote mentre ora la maggior parte delle previsioni soddisfano o superano gli obiettivi nazionali”, ha dichiarato Justin Wilkes , Direttore di EWEA. “I documenti danno un chiaro segnale alla Commissione europea che potrebbe facilitare l'attuazione della direttiva sulle energie rinnovabili”.
Secondo Christine Lins, Segretario Generale della European Renewable Energy Council: “La netta maggioranza di Stati membri dell'Unione Europea riconosce i benefici economici, ambientali e sociali del promuovere una vasta gamma di tecnologie energetiche rinnovabili a livello nazionale, e questo si riflette sulle previsioni sviluppate dall'EWEA”. (fonte: Casa&Clima www.casaeclima.com )

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25 febbraio 2010 - A UN MESE DALLE ELEZIONI REGIONALI 2010 WWF AI CANDIDATI: “RICOMINCIARE DALLA ‘A’ DI AMBIENTE” IL DECALOGO DELLE RICHIESTE E LA MAPPA DELLE EMERGENZE AMBIENTALI DAL NORD AL SUD DEL PAESE NELL’ANNO DELLA BIODIVERSITA’

    Quanto ‘pesa’ il fattore A di ambiente nelle politiche dei futuri governatori regionali? Lo chiede il WWF Italia che da oggi in tutte le sezioni regionali vede l’associazione al lavoro per presentare nelle 13 regioni che vanno al voto le proprie proposte ai candidati governatori degli opposti schieramenti sulle emergenze ambientali e sul ruolo che le Regioni possono svolgere per fare in modo che nella nuova legislatura ci siano segnali chiari di un impegno concreto in difesa dell’ambiente, del paesaggio, del territorio. Dalle richieste specifiche emerge, infatti, un “Decalogo dell’Ambiente” con temi comuni a tutto il territorio e una “Mappa delle emergenze ambientali” di ciascuna regione come il recupero di cave, l’istituzione di parchi, interventi strutturali per il trasporto, la revisione di opere a forte impatto ambientale, piani di azione per la biodiversità, permessi di estrazione petrolifera, normative specifiche sulla tutela delle coste, impianti di recupero rifiuti, etc. 

    “Mai come in questo momento di ripetute crisi ambientali è fondamentale il ruolo delle Regioni– ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia – Eppure c’è ancora una sproporzione tra le competenze attribuite alle Regioni in materia ambientale e le risorse messe a disposizione. Infatti queste spendono oggi per l’ambiente in media 75 euro l’anno pro capite, una cifra che complessivamente è pari a solo lo 0,31 per cento del PIL (poco più di 2,4 miliardi di euro: il 64% destinato alla difesa dell’ambiente, il 36% a gestire le risorse naturali, fonte ISTAT). Eppure il Titolo V della Costituzione, pur riservando la tutela dell’ambiente alla competenza esclusiva dello Stato, vede un importante ruolo delle Regioni nella materia concorrente del governo del territorio, tutela del paesaggio, gestione delle aree protette regionali e della Rete Natura 2000, oltre che in settori economici tradizionali, quali quelli industriale, agricolo e turistico. Il nostro appello, lanciato proprio nell’Anno della Biodiversità è di investire nella difesa della natura, ripartendo da un tema che accomuna tutti i cittadini, perché salvare l’ambiente vuol dire tutela della salute, , investimenti per lanciare seriamente la green-economy, futuro garantito alle nuove generazioni”. 

    Nel DECALOGO DELL’AMBIENTEvengono declinate le tematiche comuni a tutte le Regioni su cui il WWF chiede precisi impegni:

 1. tutelare la ricchezza naturale delle regioni, predisponendo Piani d’azione regionali e inserendo la tutela della biodiversità nella pianificazione territoriale e nei programmi operativi economico-finanziari;

2. perseguire l’Obiettivo: consumo del suolo “zero”, prevedendo che i nuovi piani paesistici contengano obiettivi chiari e misurabili di riduzione progressiva e significativa del consumo del suolo (favorito da interventi estemporanei, da abbandonare, come il c.d. Piano Casa);

3. pianificare per prevenire il dissesto idrogeologico, adottando Piani di tutela delle acque in linea con l’Europa che facciano decollare la gestione dei Distretti idrografici per contrastare il rischio idrogeologico e conseguire il traguardo del “buono stato ecologico di laghi e fiumi”;

4. far respirare i territori assediati dal traffico, inserendo nei Piani regionali dei trasporti obiettivi espliciti di riduzione delle emissioni di Co2, di rientro nei limiti per l’inquinamento dell’aria (in particolare per quanto riguarda  NO2 e di PM10) e di riduzione del rumore e non prevedendo la costruzione di nuove autostrade;

5. predisporre l’alternativa al nucleare, adeguando i Piani energetici regionali ai nuovi obiettivi internazionali di riduzione dei gas serra (-30% entro il 2020 e -80% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990) attraverso il risparmio, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili e contrastando qualsiasi realizzazione/riconversione di impianti a carbone, nonché  la costruzione di centrali nucleari, assolutamente inutili, dannose ed economicamente insostenibili;

6. contribuire alla lotta sui cambiamenti climatici, elaborando Piani strategici regionali che fissino obiettivi per la riduzione di Co2  in tutti i settori (in particolare quelli non sottoposti all’emission trading: trasporti, settore civile, agricoltura) e linee d’azione per l’adattamento ai cambiamenti climatici;

7. premiare chi riduce i rifiuti, redigendo i Programmi di prevenzione dei rifiuti richiesti dalla Commissione Europea e perseguendo l’obiettivo di riduzione dei rifiuti, anche sollecitando i Comuni ad usare virtuosamente la leva fiscale con il passaggio dalle tasse attuali a tariffe premianti per chi adotta comportamenti virtuosi;

8. consolidare la rete delle aree protette,  sviluppando una rete di aree protette, collegate alla Rete Natura 2000 (tutelata dall’Europa) basata sull’efficienza e l’efficacia degli interventi programmati e pianificati;

9. contrastare la caccia selvaggia, non promuovendo modifiche peggiorative alla legge quadro sulla caccia (come stabilito dalla Conferenza delle Regioni), contenendo la pressione venatoria e non derogando dall’elenco delle specie cacciabili stabilito dall’Europa;

10. educare all’ambiente, rafforzando il Sistema INFEA (Informazione, Formazione, Educazione Ambientale) e integrandolo con le attività educative delle scuole e le attività di formazione.

    La MAPPA DELLE EMERGENZE AMBIENTALI(in allegato le richieste nelle 13 regioni) riassume gli impegni prioritari contenuti negli articolati documenti che le Sezioni regionali del WWF sottoporranno alla valutazione dei candidati governatori. Numerose le richieste di revisione delle politiche, ma anche gli impegni positivi per costruire il futuro elaborate dalle Sezioni regionali del WWF.

 Ed ecco che nel Nord Italia il WWF chiede, ad esempio: in Veneto, il radicale ridimensionamento del Piano regionale dell’attività di cava e il blocco del progetto della mega-discarica di amianto (la più grande d'Europa con ben 500.000 mc di asbesto stoccati in 9 ettari) prevista in una cava a sud di Roverchiara (Vr), zona umida vincolata dalla Regione e, nel contempo, l’istituzione dei parchi regionali della Laguna di Venezia e del Monte Baldo; in Lombardia, il blocco della terza pista dell’aeroporto di Malpensa, scalo situato all’interno del parco regionale del Ticino (visto il calo dei passeggeri da 24 a 19 mln l’anno) e interventi concreti per il miglioramento della qualità dell’aria (attraverso il contenimento della circolazione di auto e furgoni diesel senza Filtro Anti Particolato  - FAP - e introducendo pedaggi autostradali proporzionali all'inquinamento del singolo mezzo e alle fasce orarie di maggior congestione) e, nel contempo, l’adozione delle misure supplementari per tutelare il Po indicate nel Piano di gestione idrografico padano; in Piemonte, dare la priorità agli interventi sul nodo ferroviario di Torino e sul Servizio ferroviario metropolitano, invece di perseguire l’obiettivo di una inutile nuova linea ad AV Torino-Lione, e nel contempo arrivare a tutelare il biocorridoio Alpi-Appennino, creando una grande area transfrontaliera per la tutela della biodiversità, in accordo con il parco nazionale francese del Mercantour.

 Nel Centro Italia il WWF chiede, ad esempio: in Toscana, la razionalizzazione degli interventi infrastrutturali puntando sull’aeroporto di Pisa invece che sugli scali minori di Peretola e Ampugnano e sul potenziamento a 4 corsie della SS1 Aurelia tra Rosignano e Civitavecchia invece che sull’Autostrada Tirrenica, e, nel contempo, procedere all’approvazione portare a compimento il lavoro sul  Piano d’azione sulla biodiversità, che farebbe della Regione Toscana la prima amministrazione regionale in Italia che si dota di uno strumento attuativo in linea con la Convenzione internazionale della Biodiversità (CBD); nel Lazio, un ripensamento su quegli interventi infrastrutturali che, se realizzati, avranno un pesante impatto sul paesaggio, su aree sottoposte a vincoli naturalistici, culturali, archeologici e idrogeologici quali il Corridoio intermodale Roma-Latina, l’aeroporto ed il porto di Fiumicino e, nel contempo, concludere al più presto la fase istruttoria e procedere alla definitiva approvazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale.

Nel Sud Italia il WWF chiede, ad esempio: in Basilicata, di sospendere la concessione di ulteriori permessi di ricerca ed estrazione petrolifera e avviare immediatamente il monitoraggio ambientale della Val d’Agri, a tutela della salute dei cittadini e del parco nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese, e, nel contempo, l’istituzione del parco regionale dei Calanchi; in Calabria, la conferma della fuoriuscita della Regione dalla Stretto di Messina SpA e dell’opposizione al ponte sullo Stretto di Messina e, nel contempo, maggiore tutela per il territorio con l’immediata attuazione degli interventi previsti nel Piano di difesa del suolo della Regione e l’approvazione di una legge di tutela integrale delle coste; in Puglia, l’approvazione di piani per affrontare e risolvere le criticità ambientali relative agli insediamenti industriali di Brindisi-Cerano e Taranto-Ilva e, nel contempo, costituire un sistema informatizzato in rete con le Province e gli Enti gestori delle aree naturali protette per la pianificazione e la corretta gestione integrata dei Siti Natura e della aree protette.

  Roma, 25 febbraio 2010

Ufficio stampa WWF Italia – 06-84497.377, 213, 265, 463

Sito WWF: www.wwf.it

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25 febbraio 2010 - Alla Riserva  “Le Cesine” “Darwin Day 2010” Darwin e Leonardo, due geni tra biodiversità e tecnica domenica 28 febbraio

Domenica 28 febbraio  dalle 9e30  il “Darwin Day” un viaggio particolare a Le Cesine,  tra le Teorie di Darwin e le Macchine di Leonardo al Castello di  Acaya. Si apre così il programma della iniziative del  2010 organizzate nella  Riserva dello Stato Le Cesine, con la collaborazione della neonata Coop. Seges che proprio nella Masseria Cesine, sede della Riserva,  muove i suoi primi passi. Il Darwin Day è una celebrazione in onore di Charles Darwin che si tiene in occasione dell'anniversario della sua nascita, il 12 febbraio. Questa tradizione è nata inizialmente in Inghilterra e negli Stati Uniti immediatamente dopo la morte di Darwin stesso nel 1882 e continua tutt'oggi in tutto il mondo .I Darwin Day, divenuti occasione per difendere l'impresa scientifica attraverso i valori del razionalismo e della laicità.

 Charles Darwin  e Leonard Da Vinci la biodiversità nel loro modo di pensare, di ricercare, di costruire.

Una giornata all'insegna della diversità come fonte di genialità; un confronto tra due personaggi che hanno fatto dell'originalità delle loro idee la natura della loro meritata fama.

Una giornata che prevede un programma diviso in due parti la mattinata a Le Cesine con Darwin e il pomeriggio con un viaggio a  ritroso nel tempo per raggiungere il Castello di Acaya e Leonardo.

 La possibilità di fare un breve viaggio "insieme" a Darwin, per provare a guardare dal suo punto di vista e rivivere la sua meraviglia nell'osservare quelle piccole o grandi differenze che lo spinsero a capire il segreto nascosto dietro la sua famosa teoria dell'evoluzione. Il genio, l'evoluzione e l'osservazione si intersecano per suggerire un nuovo punto di vista più sostenibile, originale, biodiverso nell’anno, il 2010, che l’ONU ha dedicato alla Biodiversità.

Ma dove può arrivare il genio dell’uomo che sfrutta, in modo sostenibile, la forza della Natura e le elementari leggi della fisica ce lo spiega Giuseppe Manisco,  ideatore della mostra  “le macchine di Leonardo”ed autore  delle macchine stesse, il quale accompagnerà i partecipanti al Castello di Acaya dove, le macchine, sono esposte da alcuni mesi.

 Vernole (Masseria Cesine), 25 febbraio 2010

 Info comunicato: tel 348.7203061   email: c:annicchiarico@wwf.it

allegato: locandina della manifestazionen “Darwin day 2010”

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Progetto MIUR – WWF 2010 “Scuole BioDiverse” 

Nell’ambito delle iniziative per l’ANNO DELLA BIODIVERSITA', l’Associazione WWF Salento segnala all’attenzione  dei dirigenti scolastici e degli insegnanti il progetto MIUR-WWF “Scuole Biodiverse” indirizzato a tutte le scuole dell’Infanzia e del I ciclo d’istruzione. Il progetto propone alle Istituzioni  scolastiche di riflettere sul tema della biodiversità, progettando percorsi trasversali in grado di mettere in evidenza la natura interdisciplinare della tematica. Per la realizzazione del progetto il WWF fornirà alle classi che vi aderiranno materiale informativo-didattico ed il supporto degli educatori dell’Associazione.
Per informazioni consultare il sito MIUR: http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2009/prot12817_09.shtml

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22 Febbraio 2010 - Rinnovabili: chiesto il ripristino dell’obbligo per i nuovi edifici 

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 Le associazioni del settore chiedono alla Camera di annullare il rinvio al 2011 dell'obbligo previsto dalla Finanziaria 2008. Il Comitato di Indirizzo di 16 Associazioni ambientaliste e del settore delle rinnovabili (Aiel, Anest, Anev, Aper, Assolterm, Assosolare, Federpern, Fiper, Gifi, Greenpeace Italia, Gses, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club, Legambiente e WWF) ha espresso la sua contrarietà alla nuova proroga dell'obbligo delle energie rinnovabili nei nuovi edifici.

Ricordiamo che l’obbligo dell'integrazione delle fonti alternative nella realizzazione dei nuovi edifici e nei fabbricati industriali, era stato introdotto con l’articolo 1, comma 289 della Finanziaria 2008. Già prorogato al 1° gennaio 2010 con la legge 14/2009, è stato ulteriormente spostato al 1° gennaio 2011 con il maxi-emendamento al Dl 194/2009 “Milleproroghe”, approvato dal Senato l'11 febbraio 2010.

 Chiesto l'annullamento della proroga

In una lettera il Comitato di Indirizzo chiede alla Camera dei Deputati e al suo Presidente on. Gianfranco Fini di annullare la nuova proroga, in modo tale che nell’esame del Dl 194/2009 “Milleproroghe” venga ripristinato il contenuto dell’articolo 1, comma 289 della Finanziaria 2008 a partire dal 1 gennaio 2010.

 Art. 1, comma 289 della Finanziaria 2008

L'articolo in questione, modificando l'articolo 4, comma 1-bis del Testo unico dell'edilizia (Dpr 380/2001), stabilisce che “A decorrere dal 1 gennaio 2009, ai fini del rilascio del permesso di costruire, deve essere prevista, per gli edifici di nuova costruzione, l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 1 kW per ciascuna unità abitativa, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell’intervento. Per i fabbricati industriali, di estensione superficiale non inferiore a 100 metri quadrati, la produzione energetica minima è di 5 kW”.

 Le conseguenze del rinvio

Il rinvio dell'obbligo, avvertono le associazioni, comporterà “un grave danno al nostro Paese, non solo per le sanzioni a cui dovremo fare fronte, ma in particolare per la battuta d’arresto inflitta a quelle forme di sviluppo economico-sociale sostenibili che il settore delle fonti rinnovabili e della green economy in generale sta perseguendo (al 2020, creazione di almeno 250.000 nuovi posti di lavoro diretti e indiretti nel settore e contributo all’incremento del PIL superiore all’1,5%)”.

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18 Febbraio 2010 - WWF: E’ INIZIATO IL ‘TAM TAM’ PER “L’ORA DELLA TERRA” 27 MARZO ore 20,30 IL PIANETA RESTA SPENTO PER UN’ORA A cinque settimane dall’evento centinaia di città sono già pronte a spegnere i monumenti più rappresentativi.

Sul sito del WWF www.wwf.it tutti gli strumenti per aderire e ‘far’ aderire all’evento Mancano 38 giorni ma per l’Earth Hour – l’Ora della Terra, il 27 marzo alle ore 20.30, è già certo che si spegneranno migliaia di città di 80 paesi in tutto il mondo. Milioni di persone ai poli opposti del Pianeta, uniti in un coro per il 4° anno consecutivo, spegnendo le luci per un’ora, diranno in un gesto che stili di vita all’insegna del risparmio energetico e dell’efficienza sono a portata di mano.
Sono tutti invitati a partecipare cittadini, comunità, città grandi e piccole, aziende, istituzioni, per ricordare che vincere il riscaldamento globale è una sfida non procrastinabile. Sul sito del WWF da oggi si possono trovare tutte le informazioni sull’evento. L’invito è quello di partecipare e di aiutare il WWF nel ‘passa-parola’ diffondendo il più possibile la convocazione. A tutti coloro che segnaleranno la propria adesione all’Ora della Terra su www.wwf.it verrà inviato lo sfondo per il proprio pc realizzato appositamente per l’iniziativa di quest’anno.
Tra le città che hanno confermato ad oggi la loro adesione ci sono Singapore, Mosca, Atene, Città del Capo, Bruxelles, Dallas, Hong Kong, Suva, Tel Aviv, Rio de Janeiro, Edimburgo, Roma, Toronto, Sidney, Auckland, Seul e molte altre. Ad oggi il numero di città che anno aderito ha già superato quello dello stesso periodo della scorsa edizione. In Nuova Zelanda il ‘conto alla rovescia’ è iniziato ufficialmente ieri con un evento che ha coinvolto vari testimonial tra cui il cantante e attore britannico Sir Tom Jones.
Partito da Sidney nel 2007, come evento di sensibilizzazione al risparmio energetico, l’Ora della Terra ha conquistato anno dopo anno milioni di persone; nel 2009 è stata la più grande mobilitazione al mondo sui temi ambientali con oltre 4.000 città di 88 paesi. In Italia, oltre a monumenti simbolo come il Ponte di Rialto, la Torre di Pisa, la Basilica di San Pietro, il Capitano della Roma Francesco Totti aveva aderito all’iniziativa del WWF spegnendo il Colosseo. Per il direttore generale del WWF Italia, Michele Candotti “Questo evento ha un potenziale enorme per dimostrare ai grandi della terra che è possibile parlare ai governi con una ‘sola voce’.
Purtroppo quando si parla di clima, i governi di tutto il mondo latitano ma il pianeta non può attendere e noi del WWF non molliamo. Dopo l’esito deludente del vertice di Copenaghen, continuiamo a chiedere una politica globale efficace e vera”. “Earth Hour, per la sua stessa natura, è l’essenza di un’azione popolare – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del WWF Italia – E’ un appuntamento planetario che quest’anno ha un significato ancora più forte: è il nostro modo per dire ai leader della terra che sul clima c’è ancora tanto lavoro da fare e che il mondo continua a chiedere un accordo globale equo ed efficace”.
Anche quest’anno confermate le media partnership per l’Ora della Terra: a fianco del WWF per il clima ci saranno RTL 102,5, che inviterà gli ascoltatori a partecipare tramite spot radiofonici e promozione sul proprio sito; Animal Planet, il canale parte del gruppo Discovery Networks distribuito sulla piattaforma SKY, parteciperà attivamente all'Earth Hour 2010 trasmettendo lo spot dell’iniziativa su tutti e sei i canali del portfolio, e spegnendo le luci dei suoi uffici dalle ore 20.30 alle 21.30.
IMMAGINI, SPOT WEB E BANNER SCARICABILI DA http://upload.wwf.it/earthhour/
Roma, 18 febbraio 2010
Ufficio stampa WWF Italia – 06-84497.377, 213, 265, 463
www.wwf.it/stampa

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17 Febbraio 2010 - Protocollo d’intesa tra la Regione Puglia e il WWFItalia per la diffusione del Turismo natura in Puglia. DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 2 febbraio 2010, n. 176

 

16 Febbraio 2010 - Nuova sede operativa dell'Associazione WWF Salento

 Il WWF Salento si è trasferito presso la nuova sede operativa, a Lecce in via F. Casotti 23, nei pressi del cinema S. Lucia, attualmente la sede è in fase di allestimento.

 

15 Febbraio 2010 - Pubblicato il regolamento regionale che istituisce l'attestato di certificazione energetica per gli edifici nuovi e non

certificazioneener_pugliaSul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 27 del 10 febbraio, è stato pubblicato il Regolamento n. 10/2010 (vedi sotto) che disciplina in Puglia i criteri e le procedure in materia di certificazione energetica degli edifici, secondo le disposizioni fissate dal Dlgs n. 192/2005.

Il provvedimento istituisce nella regione l’Attestato di certificazione energetica – documento obbligatorio con validità temporale di dieci anni, suscettibile di aggiornamento in relazione ad eventuali modifiche effettuate sull'immobile – disciplinando anche le modalità del suo rilascio da parte dei soggetti accreditati.

 Gli edifici esclusi
In Puglia l'obbligo della certificazione energetica riguarderà gli edifici di nuova costruzione e quelli da ristrutturare. Sono invece esclusi gli immobili considerati beni culturali e quelli che secondo le norme urbanistiche possono essere sottoposti al solo restauro conservativo; i fabbricati industriali, artigianali e agricoli non residenziali nei quali gli ambienti sono mantenuti a temperatura controllata per esigenze del processo produttivo; i box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi.

L'iter
In base all'iter definito dal regolamento, il tecnico accreditato dalla Regione valuta le prestazioni energetiche dell'edificio e compila il certificato energetico. Questo documento deve essere inviato all'Assessorato allo Sviluppo economico della Regione, che lo valuta e gli assegna un numero, redigendo un attestato che sintetizza i dati della certificazione energetica.

 Catasto regionale
Gli attestati di certificazione energetica degli edifici concorrono alla formazione di un sistema informativo regionale denominato Catasto Regionale per le Certificazioni Energetiche - tenuto presso la Regione Puglia, Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione, Servizio Energia, Reti e Infrastrutture Materiali per lo Sviluppo -, che classificherà gli immobili in relazione alle prestazioni in materia di energia.

 Elenco dei certificatori
Inoltre, l’Ufficio Energia dell’Assessorato allo Sviluppo economico istituirà l’elenco dei certificatori energetici del quale potranno far parte professionisti che oltre al possesso dei titoli tecnico-scientifici e alle relative abilitazioni, devono dimostrare di aver svolto per almeno tre anni attività in alcuni settori legati all’energia. In alternativa dovranno seguire un corso di formazione della durata di 80 ore col superamento di un esame finale.

 Norme in vigore tra 55 giorni
Il regolamento, che si integra con i provvedimenti in materia di edilizia sostenibile promossi dall’Assessorato all’Urbanistica, è stato varato dopo aver consultato gli ordini, i collegi professionali e le associazioni di categoria ed entrerà in vigore a sessanta giorni dalla sua pubblicazione sul Burp.

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12 Febbraio 2010 - CACCIA WWF: “DA IDV UNA PROPOSTA INDECENTE”

 Il WWF ritiene vergognosa la proposta di legge  dell’on. Cimadoro di Italia dei Valori dove si vogliono eliminare i reati di caccia per l’uccisione di animali appartenenti  alle specie protette più rare e minacciate in Italia e in Europa, come  la lontra, la lince, il cervo sardo, il camoscio d'Abruzzo, la cicogna, il fenicottero, tutte le specie di rapaci, il cavaliere d'Italia e molte altre . Questa proposta è davvero indecente, soprattutto se lanciata nell’anno della biodiversità ed in un momento in cui lo scontro tra la fazione più bieca  dei cacciatori e gli ambientalisti si sta inasprendo  a causa di altre proposte di legge che farebbero tornare  l’Italia al medioevo venatorio.

E’ ancora più sorprendente che la proposta  di eliminare le sanzioni penali per i reati  di bracconaggio (ancora  numerosi e gravissimi in Italia ) venga proprio  da Italia   dei  Valori che ha fatto della legalità il proprio vessillo. Il WWF chiede ai parlamentari di Italia dei Valori che hanno presentato questa proposta l’immediato ritiro ed al Presidente Di Pietro di intervenire e sui propri parlamentari per ricondurli alla ragione ed al rispetto della legge.  

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04 Febbraio 2010  - NUCLEARE WWF “RITORSIONE DEL GOVERNO ALL’AZIONE DELLE REGIONI SUL NUCLEARE”

Il WWF Italia reputa una ritorsione inutile e dannosa la decisione del Consiglio dei Ministri di oggi di impugnare le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono insediamenti di produzione di energia nucleare e smaltimento delle relative scorie. Nei provvedimenti fin qui presi dal Governo è stato gravemente leso il ruolo delle Regioni stabilito dalla Costituzione – che in materia di energia affida ad esse potere concorrente – facendo in modo che la potestà sul proprio territorio diventi non vincolante e, addirittura, non venga nemmeno considerata. Questo ha provocato il ricorso da parte della stragrande maggioranza delle Regioni interessate. Il WWF rileva inoltre che anche regioni attualmente governate dal centro destra, i cui atti non sono stati impugnati, hanno previsto il bando del nucleare dal proprio territorio. Questa ulteriore azione del Governo, tesa a imporre il nucleare alle Regioni con atti di forza e senza alcun dialogo, rappresenta un’evidente violazione delle competenze previste dalla Costituzione che non promuove di certo una maggiore autonomia dei territori in senso federalista, come una forza di Governo a parole chiede, ma propone logiche autoritarie e centralistiche. 

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01 Febbraio 2010  - WWF E REGIONE ALLEATE PER INCREMENTARE IL “TURISMO NATURA”  IN PUGLIA

Potenziare il settore dell’ecoturismo, fondamentale veicolo di promozione delle risorse naturali e culturali della Puglia, è l’obiettivo del protocollo d'intesa firmato tra la Regione Puglia e il WWF Italia. Il documento è stato firmato a Bari da Onofrio Introna, assessore all'ecologia della Regione Puglia, e dall’ avv. Antonio de Feo, Presidente del WWF Puglia, nell’ambito della Fiera Mediterre. Erano presenti anche il Consigliere del WWF Puglia ing. Matteo Orsino e il Dott. Antonio Canu del WWF OASI. “Il viaggiare responsabile in zone naturali, attività che conserva l’ambiente e sostiene il benessere della popolazione locale” così l’International Ecotourism Society (IES), uno dei soggetti più autorevoli a livello mondiale di questa componente turistica, definisce l’ecoturismo, vale a dire il Turismo Natura.  Dati alla mano, le cifre rassicurano chi crede nell’ecoturismo: una crescita annua di oltre il 20%. Per quanto riguarda l’Italia, il turismo naturalistico, detto anche “Ecoturismo”, rappresenta una nicchia di mercato in forte espansione che nel solo 2007 ha contato quasi 96 milioni di presenze complessive con un fatturato globale di quasi 10 miliardi di euro e nel 2008 ha avuto un ulteriore incremento con quasi 98 milioni di presenze ed un fatturato salito a 10,5 miliardi (dati Rapporto Ecotur). Wildilife pays (la natura paga, la natura rimane) recita un vecchio detto. Gli economisti in questi anni hanno cercato così di mettere in risalto che i conti tornano quando si cerca di coniugare conservazione e turismo.  Due esempi fra i tanti possibili. Per osservare balene e delfini ogni anno 9 milioni di turisti spendono un miliardo di dollari, mentre il giro d’affari annuo generato per avere il privilegio di osservare i gorilla in Uganda, nel Mgahinga Park, in Congo nel Parco dei Virunga e in Ruanda nel Parco dei Vulcani è di 1 milione di dollari d’entrate dirette (guide, tickets dei parchi) e 9 milioni di dollari d’entrate indirette. Ai benefici di carattere economico si aggiungono quelli per la conservazione. È un dato di fatto che l’ecoturismo contribuisce in molti casi a tutelare i territori: Kenya, Tanzania, Costa Rica, Ecuador, Sud Africa, Namibia sono alcuni validi esempi. Inoltre può essere un valido strumento d’autofinanziamento delle aree protette e determinare, se ben gestito, ricadute socio economiche a livello locale. La Puglia, osserva il WWF, ha le carte in regola per puntare anche sul turismo naturalistico, considerato che la Regione ha istituito il Sistema per la Conservazione della Natura, costituito dalle aree naturali protette regionali e dalla Rete Europea Natura 2000 (Siti d'Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale), e che in Puglia il WWF gestisce un sistema di 6 Oasi, per un totale di oltre 3000 ettari di territorio protetto, con una notevole varietà d’ambienti naturali di grande interesse conservazionistico. Il sistema delle Oasi WWF può in definitiva rappresentare una buona base di partenza per la costruzione di un sistema turistico pugliese basato sul turismo natura, in quanto si tratta d’aree già gestite, dotate di strutture per l'accoglienza e distribuite su tutto il territorio regionale. Il protocollo prevede azioni congiunte tra Regione e WWF allo scopo principalmente di ampliare l’offerta nel settore dell’ecoturismo, destagionalizzare l'offerta turistica (i periodi migliori per la visita, dal punto di vista naturalistico, sono la primavera e l'autunno), aumentare la capacità delle aree naturali protette pugliesi di rappresentare dei buoni esempi di corretto utilizzo delle risorse naturali. A tale scopo il WWF formulerà alla Regione Puglia proposte coordinate di valorizzazione turistica delle aree naturali incentrate, ad esempio, sulla qualificazione delle strutture ricettive secondo i criteri di sostenibilità ecologica. È prevista la messa in rete di tali strutture e la realizzazione di un centro unico di prenotazioni anche al fine di costruire un'immagine coordinata del sistema. Si punterà alla realizzazione di sistemi innovativi come ad esempio l’utilizzo del GPS per la realizzazione d’itinerari naturalistici. È prevista la diffusione attraverso il web di informazioni aggiornate al turista naturalista per l'organizzazione della propria visita e la realizzazione di campagne da veicolare attraverso specifici canali (tour operator, internet, riviste specializzate, ecc.). Con il Protocollo sottoscritto, la Regione Puglia si impegna ad individuare le procedure ed i canali di finanziamento idonei per l'attuazione delle proposte ritenute valide e coerenti con il Sistema per la Conservazione della Natura in Puglia.

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Febbraio 2010  - Inizia la sperimentazione delle Smart – Grids

Per una volta l’Italia è un passo avanti nel settore della gestione e distribuzione dell’energia elettrica. Il Ministero per lo Sviluppo economico, infatti, ha firmato una convenzione con Enel Distribuzione per l’avvio della sperimentazione delle cosiddette smart grids, cioè le reti intelligenti di trasporto dell’elettricità. Si tratta di un primo passo verso la rete del futuro che sarà profondamente diversa da quella attuale basata su grandi dorsali formate da enormi tralicci da 380Kv che collegano i poli produttivi (in buona sostanza le zone dove ci sono le centrali termoelettriche) e i poli di consumo (cioè le grandi città).

Le nuove reti, al contrario, nascono per interconnettere tante piccole centrali di produzione, generalmente da fonti rinnovabili e intermittenti, che spesso si trovano all’interno delle zone dove l’energia si consuma come nel caso dei tetti fotovoltaici.

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26 Gennaio 2010  - A MEDITERRE PER LA BIODIVERSITA’ - WWF: TURISMO E NATURA PER LA PUGLIA

Conferma la sua presenza anche per il 2010 il WWF Italia alla Fiera mediterre che si apre il 27 alla Cittadella della Cultura di Bari. Evento centrale per il WWF Italia  è il workshop "Il contributo delle Oasi WWF per la valorizzazione e la Conservazione della Biodiversità in Puglia" che si terrà giovedì 28 gennaio alle ore 17.00  presso la saletta Mediterre - Cittadella della Cultura.

Alla presenza di Gaetano Benedetto, Codirettore del WWF  e di Antonio Canu, direttore dell’Ente  Oasi del WWF verranno presentati dati e buone pratiche sugli oltre 2.000 ettari delle 5 oasi gestite dal WWF in Puglia. Saranno presenti anche numerosi direttori delle Aree Protette Gestite dal WWF. Proprio in occasione di Mediterre a queste si aggiungerà  l'Oasi Lago Salso di Manfredonia, ampia e ricchissima zona umida all’interno del parco nazionale del Gargano, portando a oltre 3000 ettari la superficie di natura pugliese protetta dal WWF.

La fiera sarà l’occasione per la firma del protocollo d'intesa tra il WWF Italia e la Regione Puglia per la valorizzazione del turismo natura.

La firma avverrà nell'ambito del workshop alla presenza di Onofrio Introna, Assessore all'ecologia della Regione Puglia. Il protocollo, che durerà due anni, prevede azioni congiunte per il turismo natura in Puglia, utilizzando in particolare il patrimonio di biodiversità delle oasi WWF incluse nel sistema per la conservazione della natura in Puglia. Grazie infatti agli ambienti naturali e alle numerose specie animali e vegetali di questa zona si vuole promuovere a livello nazionale questo territorio, valorizzando soprattutto le opportunità che la primavera e l’autunno offrono, valorizzando le molte buone pratiche già in atto. La riqualificazione delle strutture ricettive in chiave ecologica, l’utilizzo del GPS per la realizzazione di itinerari naturalistici, la messa a sistema delle varie offerte e strutture presenti utilizzando il web sono alcune delle azioni previste.

Numerosi altri momenti vedranno coinvolto il WWF, come la relazione di apertura di Gianfranco Bologna, direttore Scientifico del WWF Italia  al Convegno  "2010 anno nazionale della biodiversità: ora è il tempo di agire”,  l’intervento di Maurizio Spoto, direttore dell’AMP Miramare gestita dal WWF, nel convegno “LE AREE MARINE PROTETTE TRA RISCHI DI SOPRAVVIVENZA E IPOTESI DI RIFORMA” e l’intervento di Emanuele Coppola del Gruppo Foca Monaca del WWF  al WORKSHOP “IL SIMBOLO DEL MEDITERRANEO: LA FOCA MONACA, UN’AMICA DA SALVAGUARDARE”.  Il programma e il flyer della manifestazione, la brochure.

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http://www.mediterre.regione.puglia.it/

 

Gennaio 2010 - Emergenza Haiti Chiediamo a tutti i soci e sostenitori del WWF di fare la loro parte per aiutare Haiti. Invia ora il tuo contributo.

 

27-30 Gennaio 2010  - Mediterre 2010 lancia la sfida alla sostenibilita'

Al via la sesta edizione di Mediterre, la manifestazione organizzata dalla regione Puglia in collaborazione con Federparchi. Dal 27 al 30 gennaio 2010 Bari sarà  la capitale della sostenibilità  con un programma ricco di eventi ed iniziative. Il programma e il flyer della manifestazione, la brochure.

http://www.mediterre.regione.puglia.it/

 

22 Gennaio 2010  - PARERE TECNICO SUL PARCO EOLICO OFFSHORE SU PIATTAFORME SOMMERSE A SPINTA BLOCCATA, IN ACQUE PROFONDE NELLO SPECCHIO D’ACQUA CANALE DI OTRANTO, LOC. TRICASE

Gli aspetti connessi agli impianti per la produzione di energia alternativa e rinnovabile nella realtà del nostro territorio rivestono particolare complessità per una serie di ragioni socio-economiche, politico-amministrative e per le peculiari caratteristiche paesaggistiche del Salento.

In estrema sintesi, se ci riferiamo al solo settore della produzione di energia eolica, la cronaca passata e recente testimonia numerose difficoltà di accettazione di tale tipo di impianti da parte della popolazione salentina che risiede in numerosissimi comuni (97) molto vicini tra loro. È notorio, infatti, che la realizzazione di un impianto eolico realizzato in un certo territorio comunale del Salento - comporta delle royalty (e/o altre "prebende") all'amministrazione locale - anche per il negativo impatto paesaggistico (!?) che determina a scapito dei comuni viciniori che a loro dire ricevono solo "danni" (?!) e senza nessun  risarcimento. Sono ormai anni che si assiste a continue polemiche in tal senso. In alcuni casi interviene anche la Soprintendenza ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici. Il linguaggio alla fine, come sempre, è legato solo a benefici economici concreti e immediati visto soprattutto che le risorse degli enti locali sono sempre più esigue e che le "rimesse" da parte del Governo sono continuamente tagliate.

Il vantaggio degli impianti eolici offshore, invece, è che tutto questo viene eliminato:

- Le competenze sono demandate a enti "superiori" (Governo e/o Regione) evitando conflitti e polemiche;

- Le potenze delle torri possono essere superiori (non c'è l'esigenza di ridurne l'altezza per questioni paesaggistiche)

- Possono essere aggiunte altre tecnologie come la produzione di energia che si può ottenere dal moto ondoso e dalle correnti;

- Un aspetto tecnologico molto importante (e potrebbe essere un nostro suggerimento "originale") è che l'istallazione di un impianto di questo tipo nel Canale d'Otranto ha già la possibilità di connettersi nella rete internazionale intercettando - se così possiamo dire - il cavo già esistente tra l'Italia e la Grecia che "attracca" a Otranto nei pressi del porto.

- Ci sono anche altri vantaggi minori ma importanti come per esempio la possibilità di essere un "ancoraggio" di fortuna in caso di naufragio o di difficoltà di natanti, ecc. 

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2009/2010  - PROGRAMMI E PROGETTI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE per A.S. 2009/2010.

Il WWF Salento in occasione della FESTA DEGLI ALBERI il 21 novembre 2009 ha lanciato i "PROGRAMMI E PROGETTI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE per A.S. 2009/2010." visita la sezione dedicata all'educazione ambientale e per tutte le scuole che aderiranno al programma Il WWF Salento regalerà il poster realizzato per la Festa degli Alberi.

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11/01/2010 Nel giorno del lancio ONU del 2010 Anno internazionale della biodiversità

WWF:“DIFENDERE IL PATRIMONIO NATURALE CON UNA STRATEGIA NAZIONALE PER LA BIODIVERSITA’TRA 167 PAESI CHE L’HANNO ADOTTATA MANCA L’ITALIA” LETTERA ALLE ISTITUZIONI: “5 PILASTRI DA COSTRUIRE ENTRO IL 2010” Il WWF ricorda che ogni 3-4 anni si perde una porzione di foresta pluviale equivalente alla Francia.

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11/01/2010 2010, Anno internazionale della biodiversità

Oggi si apre ufficialmente l’Anno Internazionale della Biodiversità: il WWF scrive alle massime cariche istituzionali, chiedendo una strategia nazionale per difendere flora e fauna

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